Papers by Fabio Malaspina
European Journal of Post-classical Archaeologies, 14, 2024
Nel territorio tra i fiumi Serio e Oglio, l’archeologia preventiva, condotta dalla Soprintendenza... more Nel territorio tra i fiumi Serio e Oglio, l’archeologia preventiva, condotta dalla Soprintendenza nell’ambito delle grandi opere, ha rivelato una notevole densità di siti. A partire dagli scavi nel territorio del Dignone/Cortenuova, il contributo analizza l’evoluzione degli insediamenti, tra età romana e medioevo, negli attuali comuni di Romano, Cortenuova e Cividate al piano. Questo territorio, tra VI e XIII secolo, è stato conteso da Bizantini e Longobardi e poi da Cremona e Bergamo. Se ne discutono, utilizzando fonti scritte, cartografia storica, toponimi e dati archeologici, le caratteristiche geomorfologiche in rapporto all’idrografia, alla viabilità e alle divisioni agrarie erroneamente riferite alla centuriazione. Con riferimento ad un territorio più ampio si accenna ai sistemi di difese e alla mobilità degli insediamenti, in particolare legati ai beni fiscali. Se ne rimarcano infine i problemi aperti, nella prospettiva di una pubblicazione dei numerosi scavi di emergenza, tuttora inediti.
Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia 2012-2013, 2023
Inquadramento topografico del progetto della variante con posizionamento delle aree di necropoli ... more Inquadramento topografico del progetto della variante con posizionamento delle aree di necropoli su Carta Tecnica Regionale.
Notiziario della Soprintendenza per i Beni Aia 2012-2013, 2023
Anforetta biansata e piccola olpe in ceramica invetriata dalla T. 22.
Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia 2012-2013, 2023
BARIANO (BG) Opera connessa BREBEMI lotto 0H variante ex SS591 da casello di Bariano a SP129. Tra... more BARIANO (BG) Opera connessa BREBEMI lotto 0H variante ex SS591 da casello di Bariano a SP129. Tratta PK 1+600/1+740. Cascina Limbo Insediamento rustico di epoca romana
Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia 2012-2013, 2023
Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia 2012-2013, 2023
Esedra centrale lungo il fronte settentrionale del cortile con fondazioni delle scale e della nic... more Esedra centrale lungo il fronte settentrionale del cortile con fondazioni delle scale e della nicchia, da sud.
Notizie Archeologiche Bergomensi , 2022
The archaeological investigation at Palazzo Locatelli, although not exhaustive, has allowed the r... more The archaeological investigation at Palazzo Locatelli, although not exhaustive, has allowed the recognition of a prolonged and extremely diversified frequentation of the site, with some characteristics common to the various phases. In particular, the factor that unites all the buildings is the presence of water, as a hydraulic structure from the Roman age seems to suggest, a fountain, probably of a public nature, perhaps connected to the entertainment buildings built nearby and maybe object of a devotional cult. The leitmotif, connected to the same theme, reappears in the Renaissance and modern times with the installation of considerable service structures, initially represented by a cistern and a notable E-W pipeline, which still exploited the layout of the eastern slope of the hill of San Giovanni; then, the foundation of the Magistral Aqueduct and its subsequent modifications. Nor can it be excluded that the large E-W oriented conduit, which originally went beyond the current via San Salvatore and was to head towards the site of the current University courtyard, is an older version of the same aqueduct, restructured in more modern forms and functional with a route that served the upper part of via San Salvatore, once this was traced in the form that has come down to us today, and then descended along via Salvecchio towards via Colleoni.
Heavy interference, such as the construction of the Seminary, in the second half of the 20th century, as well as the limited archaeological investigations, especially in the south-eastern sector of the construction site area, due to the early termination of excavation activities, on the one hand make the reading of the most ancient phases difficult, on the other hand, at the moment, limit the understanding of the stratigraphic sequence relating to the layout of Palazzo Locatelli and to the oldest portion of the retaining wall of the embankment on via San Salvatore.
The most relevant data are perhaps to be found in the reconstruction of the original layout of the area, characterized by considerable changes in altitude in the rocky substrate, degrading from SW to NE, terraced since the first phase of Roman occupation with powerful walls, passing from an initial settlement vocation of the area for the installation of monumental structures, presumably of a public nature; the presence of the latter would have characterized the area until the early Renaissance, when this side of the hill was destined for the installation of hydraulic structures, equally at the service of the community.
This research is inspired by the discovery, during some archaeological rescue excavation of the s... more This research is inspired by the discovery, during some archaeological rescue excavation of the site in via San Salvatore, of a group of about
150 coins (dating from the reign of Gallienus up until the 380’s) contained in the fill of an abandoned cistern dug into the rocky substratum. The structure appears to be part of an architectural context of a probably public nature, in the western sector of the Roman city. The findings have been subjected to a full analysis, and comparisons have been drawn with coins of the same period found in the urban archaeological contexts of Bergamo and in other important regional Roman sites; the coins were probably part of a votive stipe, linked to a ritual coin deposition in water, which presumably began in the early 4th century AD and possibly ended because of the anti-pagan legislation enacted by the Emperor Theodosius I. The Authors therefore propose a revision of the attestations of this custom in Italy and a hypothetical interpretation of the structure as a monumental fountain placed in the urban context of Bergomum.
FOLD&R Fasti On Line Documents & Research, 74, 2007
Archeologia Uomo Territorio n. 14, 1995
Archeologia Uomo Territorio n. 16, 1997
La discarica di fornace di ceramica recuperata a Voghera rappresenta un caso al momento unico nel... more La discarica di fornace di ceramica recuperata a Voghera rappresenta un caso al momento unico nella Lombardia occidentale per quantità e uniformità del materiale. Mancano purtroppo i dati relativi alla struttura produttiva e questo lascia un margine di incertezza sulla localizzazione del forno: diversamente da altri casi però, dove gli scarti di fornace erano usati in massa per lavori edili e perciò sottoposti sicuramente anche a grandi spostamenti (ad es. il livellamento di una strada a Ferrara: Gelichi 1992; argini a Moranzani, Venezia: Aulisio, Stievano 1983 e Aulisio 1985), nel caso di Voghera si tratta del riempimento di due buche e probabilmente lo scarico non ha implicato grandi distanze. Se così fosse la fornace si verrebbe a trovare nel centro cittadino, proprio di fronte al duomo (quello attuale è ottocentesco ma riprende il sito di quello più antico), posizione solitamente ritenuta inconsueta; era infatti abitudine, sia per tendenza spontanea, che per sollecitazione delle autorità cittadine, collocare le fornaci alla periferia dell'abitato (Degrassi 1996, p.173), ma l'esistenza di numerose ordinanze che impongono la localizzazione in aree periferiche potrebbe indicare che la situazione in effetti era spesso diversa da quella voluta (Mannoni, Giannichedda 1996, p. 219). La presenza di reperti appartenenti sicuramente a una discarica domestica mischiati a quelli della fornace non è utile ad avvalorare una collocazione in centro urbano, perchè, data la loro esiguità quantitativa, potrebbero benissimo provenire anche da abitazioni adiacenti alla struttura produttiva 1 . È impossibile stabilire quante siano state le infornate che hanno prodotto i materiali ritrovati, ma sono state almeno due per le vetrine; l'ambito cronologico, individuato essenzialmente dalle graffite, rimane comunque ristretto alla metà del XV secolo circa, omogeneo agli altri reperti sia di discarica produttiva sia domestici. Per quanto riguarda i materiali prodotti nella fornace, i reperti studiati indicano la cottura di tre classi di ceramica: la «graffita», suddivisibile a sua volta in tre gruppi distinti, la «ingubbiata» e la «vetrina». Le ceramiche corrispondono in termini tipologici a quelle provenienti dagli scavi della Lombardia occidentale per il XV secolo, anche se recipienti invetriati simili a quelli di Voghera sono testimoniati assai raramente e in alcuni casi, come il n. 67 e il n. 69, mancano i confronti; nessun riscontro anche per il terzo gruppo di ceramiche graffite. In ogni caso, trattandosi di residui di lavorazione, questi reperti possono fornire indicazioni principalmente sulle ceramiche prodotte e non tanto sulla cultura materiale del-
Archeologia Uomo Territorio n. 16, 1997
Durante gli scavi nella discarica della fornace di Voghera sono stati rinvenuti nove frammenti di... more Durante gli scavi nella discarica della fornace di Voghera sono stati rinvenuti nove frammenti di pietra ollare. La datazione di questi reperti risulta difficile da stabilire, in quanto non esistono elementi formali o decorativi che permettano di collocare cronologicamente i pezzi entro un periodo di tempo abbastanza ristretto. L'unica eccezione è costituita da un frammento di parete che presenta sul lato esterno una decorazione di tipo «millerighe» (tav. 16, n. 87), riconducibile genericamente al basso medioevo (Bolla 1991). La composizione litologica appare abbastanza omogenea: quasi tutti i frammenti sono costituiti in prevalenza da serpentino e alcuni presentano anche piccoli granati; tale composizione fa supporre che la provenienza possa essere la Valmalenco. È da scartare l'ipotesi che i contenitori in pietra ollare avessero funzione di crogiuoli per la fusione della vetrina, testimoniata anche, in zona, a Pavia (fasi del 1050, Ward Perkins 1978) e a Garlasco in Lomellina (altomedioevo, Faccioli, Nuzzo 1996), in quanto mancano sui frammenti tracce di questo materiale. Più che alla quantità dei reperti, peraltro abbastanza esigua, l'interesse del ritrovamento di queste pietre ollari è legato alle caratteristiche particolari che i frammenti litici presentano. La maggior parte dei frammenti è costituita da fondi, il cui spessore varia da 7 a 9 mm e che presentano, in alcuni casi, lievi incisioni concentriche o irregolari sulla faccia esterna, segno della lavorazione al tornio. Tutti i fondi, tranne uno, sono caratterizzati dalla presenza di numerosi fori, del diametro massimo di 3-4 mm, entro i quali passano fasci di fili metallici. La loro presenza potrebbe aver avuto funzione di giuntura (quella del restauro dei recipienti in pietra ollare non è una situazione rara), tuttavia alcuni elementi portano a escludere che i frammenti di pietra appartengano a contenitori artigianalmente restaurati: innanzitutto la grande quantità di fori, che avrebbe impedito l'utilizzo del recipiente per materiali liquidi o semi-liquidi; in secondo luogo le dimensioni ridotte dei singoli pezzi, che molto probabilmente avrebbero pregiudicato la funzionalità del contenitore una volta riparato; inoltre il tipo di filo metallico usato per le giunture, diverso e meno resistente rispetto a quello che si trova generalmente impiegato nelle riparazioni dei recipienti litici. Infine le tracce di fumigazione, contrariamente a quanto si verifica di solito nelle pentole, la cui parete esterna rimane a contatto con il fuoco, sono presenti su entrambe le superfici dei pezzi o addirittura solo su quella interna. Particolare è anche il taglio regolare di alcuni lati dei frammenti, che sembrano volutamente squadrati. È ipotizzabile il riutilizzo della pietra ollare con una funzione diversa da quella di recipiente: le mattonelle ricavate dalla squadratura di frammenti litici di modeste dimensioni e unite da fili metallici potrebbero forse aver costituito la base di un focolare: le condizioni dei frammenti, ossia il loro taglio, la fumigazione presente su entrambe le superfici, il numero dei fori e il tipo di filo metallico, potrebbero suggerire un'ipotesi di questo genere. In effetti la pietra ollare, per la sua caratteristica di trattenere a lungo il calore, è stata spesso impiegata come piastra da stufa (Mannoni, Giannichedda 1996, p. 280). Sebbene l'unico elemento cronologico tenda a suggerire che si tratti di reperti residuali più antichi della fase della fornace, il lungo utilizzo caratteristico di tutti i recipienti in pietra ollare e il fatto che, come si è detto, ci si trovi proprio di fronte a un caso di riutilizzo, non permettono di escludere una collocazione cronologica coeva. E.N.
Archeologia Uomo Territorio n. 16, 1997
Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, 2007
Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, 2007
Archeologia Uomo Territorio n. 12, 1993
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Papers by Fabio Malaspina
Heavy interference, such as the construction of the Seminary, in the second half of the 20th century, as well as the limited archaeological investigations, especially in the south-eastern sector of the construction site area, due to the early termination of excavation activities, on the one hand make the reading of the most ancient phases difficult, on the other hand, at the moment, limit the understanding of the stratigraphic sequence relating to the layout of Palazzo Locatelli and to the oldest portion of the retaining wall of the embankment on via San Salvatore.
The most relevant data are perhaps to be found in the reconstruction of the original layout of the area, characterized by considerable changes in altitude in the rocky substrate, degrading from SW to NE, terraced since the first phase of Roman occupation with powerful walls, passing from an initial settlement vocation of the area for the installation of monumental structures, presumably of a public nature; the presence of the latter would have characterized the area until the early Renaissance, when this side of the hill was destined for the installation of hydraulic structures, equally at the service of the community.
150 coins (dating from the reign of Gallienus up until the 380’s) contained in the fill of an abandoned cistern dug into the rocky substratum. The structure appears to be part of an architectural context of a probably public nature, in the western sector of the Roman city. The findings have been subjected to a full analysis, and comparisons have been drawn with coins of the same period found in the urban archaeological contexts of Bergamo and in other important regional Roman sites; the coins were probably part of a votive stipe, linked to a ritual coin deposition in water, which presumably began in the early 4th century AD and possibly ended because of the anti-pagan legislation enacted by the Emperor Theodosius I. The Authors therefore propose a revision of the attestations of this custom in Italy and a hypothetical interpretation of the structure as a monumental fountain placed in the urban context of Bergomum.
Heavy interference, such as the construction of the Seminary, in the second half of the 20th century, as well as the limited archaeological investigations, especially in the south-eastern sector of the construction site area, due to the early termination of excavation activities, on the one hand make the reading of the most ancient phases difficult, on the other hand, at the moment, limit the understanding of the stratigraphic sequence relating to the layout of Palazzo Locatelli and to the oldest portion of the retaining wall of the embankment on via San Salvatore.
The most relevant data are perhaps to be found in the reconstruction of the original layout of the area, characterized by considerable changes in altitude in the rocky substrate, degrading from SW to NE, terraced since the first phase of Roman occupation with powerful walls, passing from an initial settlement vocation of the area for the installation of monumental structures, presumably of a public nature; the presence of the latter would have characterized the area until the early Renaissance, when this side of the hill was destined for the installation of hydraulic structures, equally at the service of the community.
150 coins (dating from the reign of Gallienus up until the 380’s) contained in the fill of an abandoned cistern dug into the rocky substratum. The structure appears to be part of an architectural context of a probably public nature, in the western sector of the Roman city. The findings have been subjected to a full analysis, and comparisons have been drawn with coins of the same period found in the urban archaeological contexts of Bergamo and in other important regional Roman sites; the coins were probably part of a votive stipe, linked to a ritual coin deposition in water, which presumably began in the early 4th century AD and possibly ended because of the anti-pagan legislation enacted by the Emperor Theodosius I. The Authors therefore propose a revision of the attestations of this custom in Italy and a hypothetical interpretation of the structure as a monumental fountain placed in the urban context of Bergomum.