Anna era una bambina bellissima cresciuta a pane e proverbi. Viveva con sua nonna, che ne aveva uno per ogni circostanza. Da grande quei paletti avevano delimitato la sua vita.
Una vita mediocre. Perché non aveva mai potuto fare il passo più lungo della gamba.
Una vita ad accontentarsi, meglio un uovo oggi.
Una vita in direzione obbligata, mai lasciare la via vecchia. E così via.
E si era ritrovata a trentacinque anni, con un lavoro insoddisfacente e sottopagato di infermiera, che però non osava lasciare e un uomo più grande di vent’anni cui era stata destinata quando lei ne aveva appena quattordici e il cui massimo slancio di affetto era stato non aver ancora riattaccato la fibbia alla cintura quando si era rotta a furia di colpirla.
Era in camera da letto. Una stanza completamente disadorna. Dall’armadio semiaperto s’intravedevano i pochi vestiti banali e dimessi. E nel letto, già immerso nel sonno, il fagotto informe del marito ronfante.
Lei si stava pettinando come al solito davanti allo specchio i lunghi capelli che di giorno portava raccolti, ma l’immagine che le rimandava il cristallo le sembrò un po’… strana. Niente di particolarmente sconvolgente, più una cosa tipo “scova le sette piccole differenze”. Una piega volitiva delle labbra, lo sguardo più intenso e deciso, il sorriso, così raro, che faceva capolino. E poi una consapevolezza nuova. Sul ripiano della credenza, il cestino della frutta, otto mele golden. Quei pomi di cui il marito era così ghiotto tanto da volerne sempre addentare una anche prima di andare a dormire.
"Una mela al giorno leva il medico di torno".
Come d’incanto, quei frutti dorati sembrarono animarsi. Apparvero occhietti e boccucce e poi presero a fluttuare per la stanza e ad inseguirla e lei fuggì, temendo volessero morderla. Ma quelle labbra non nascondevano denti aguzzi, solo sorrisi.
Si disposero ad orbitare intorno a lei, come satelliti, e la invitarono a seguirla… nello specchio!
Vi si lasciò condurre. E in quel mondo rovesciato la sua stessa camera da letto era tinteggiata con colori soffici e avvolgenti e ospitava arredi eleganti ed abiti alla moda. Le sfuggì un gridolino di sorpresa e gioia, ma subito si portò le mani alla bocca, preoccupata di svegliare il marito, sapeva bene quanto poteva essere pericoloso! E difatti il fagotto iniziò a muoversi, e tese una mano verso di lei, come a volerla afferrare. Lei provò a ritrarsi terrorizzata ma non fece in tempo, e in un attimo fu fra le sue braccia.
Braccia forti e delicate, che l’accarezzarono e la coccolarono e la strinsero, fino a farle dimenticare ogni dolore passato.
Quando si svegliò, faticò a comprendere se era stato davvero solo un sogno.
Probabilmente sì, nella realtà la frutta non insegue le persone. Ma quanto era stato vivido! E che emozioni forti aveva provato, una sensazione nuova ed inaspettata che difficilmente le si sarebbe ripresentata nella sua stanca e triste quotidianità di botte e fatica.
Lo specchio era ancora lì. E pure il cestino con le mele di cui il marito era ghiotto.
Si ricordò di Alice. “Quasi quasi ci provo. In fondo, se andasse male non potrà che essere una nuova delusione, e a quelle ci sono abituata. Ma se ci fosse una sola possibilità di inseguire ancora quel sogno…”
E si tuffò. Con un’iniezione di tetracloruro di carbonio.
Attraverso lo spicchio.
dal punto di vista morale, gesto inaccettabile.
RispondiEliminadal punto di vista femminile, legittima difesa ineccepibile.
dal punto di vista "giallistico", delitto imperfetto.
dal mio punto di vista, racconto deliziosamente lieve nella sua drammaticità.
m.
Grazie, M.! Si tratta di un racconto ideato per un gruppo di scrittura cui avevo partecipato e la sfida era inventare in mezz'ora una storia in cui Anna fosse inseguita da mele che volevano morderla. In ventisette minuti riuscii appena a pensare a questo delitto "imperfetto" :)
EliminaBen fatto!! Ben fatto!!!! IN generale, ben fatto!
RispondiEliminaSAM
Ahahah! Grazie, ti ringrazia anche Anna! Il marito meno :)
EliminaIl marito ha da tacere, oramai!! Saluti cordialissimi ad Anna.
RispondiEliminaAvrai stupito il docente, voglio immaginare...
RispondiEliminaSai che se ricordo bene era sul blog di Monia, dove ci siamo conosciuti?
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