Books by Gianni Pittiglio
Atti del Convegno Internazionale di Studi, Roma, Biblioteca Vallicelliana, 23 settembre 2021
Papers by Gianni Pittiglio
Dante Visualizzato V. Il XVI secolo, 2024
2 Dal convegno sono oggi scaturiti gli atti (Paesano/PittiGlio 2023). Il mio saggio (PittiGlio 20... more 2 Dal convegno sono oggi scaturiti gli atti (Paesano/PittiGlio 2023). Il mio saggio (PittiGlio 2023a), già impostato in precedenza dal punto di vista iconografico, dopo quel convegno si è arricchito di rilevanti dati, scaturiti dalle indagini e dalle riflessioni dei diversi studiosi che vi hanno partecipato.
M. Collins (ed.), Reading Dante with Images. A Visual Lectura Dantis, Los Angeles 2021, pp. 55-76, 2021
Dante Bonifacio VIII e il Lazio meridionale (atti del convegno Anagni-Ferentino, 4-6 dicembre 2020), Biblioteca di Latium, 23, 2022
Dante e l’Arte, 2021
Nella tradizione miniata della Commedia, le illustrazioni riguardano quasi costantemente la narra... more Nella tradizione miniata della Commedia, le illustrazioni riguardano quasi costantemente la narrazione del viaggio di Dante nei tre regni dell'Aldilà. Tra le deroghe più interessanti, però, esistono casi in cui gli autori dei programmi iconografici provano ad andare oltre e a mettere in immagine alcune delle numerose figure retoriche del testo dantesco. Lo Yates Thompson 36, grazie al suo ricchissimo apparato figurativo, è uno degli esemplari che lo fa in maniera piuttosto frequente, dando sostanza fisica a singole parole o a concetti più complessi che ispirano composizioni che senza utilizzare i versi o gli antichi commenti come "libretto" non sembrerebbero avere nessuna connessione con la Commedia.
In the illuminated tradition of the Commedia, illustrations are often dedicated to visualize the narration of Dante’s journey into the three realms of the Afterlife. Among the most interesting exceptions, however, there are cases in which the authors of the illuminations try to go one step further and put into images some of the numerous rhetorical figures in
Dante’s text.
The manuscript Yates Thompson 36, thanks to its very rich figurative apparatus, is an example of this attempt. Its illuminations give a sort of essence to single words or to more complex concepts that, neither referring to the verses of the poem nor to its comments, would wrongly appear as not having any connection with the Comedy.
Dante e Shakespeare. Il mito di Verona, catalogo della mostra a cura di Tiziana Franco, Fausta Piccoli, Francesca Rossi (Verona, Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, 23/4 – 3/10/2021), Cinisello Balsamo, Silvana editoriale, pp. 106-114., 2021
In occasione del settimo centenario dalla morte di Dante Alighieri, il volume rievoca il suo rapp... more In occasione del settimo centenario dalla morte di Dante Alighieri, il volume rievoca il suo rapporto con Verona, città nella quale egli soggiornò a lungo nei primi vent'anni del Trecento. Il Poeta fu ospite della corte scaligera, celebrata per la sua liberalità e magnificenza, dove, secondo Vasari, avrebbe lavorato anche Giotto. Il XVII canto del Paradiso testimonia l'ammirazione e la stima di Dante verso Cangrande della Scala e ha favorito nel tempo il nascere del mito attorno alla sua personalità e al suo rapporto con l'illustre Poeta in esilio. Ciò ha alimentato in ambiente veronese un secolare interesse, da un lato verso l'opera e la figura di Dante, dall'altra verso il medioevo di età scaligera, interesse che si è accresciuto soprattutto nell'Ottocento, sollecitato da motivazioni patriottiche, dando origine a una ricca produzione artistica. L'attenzione per Dante e la Verona medievale si è, inoltre, intrecciata con la celebre storia d'amore di Giulietta e Romeo, che, nata nel Cinquecento dalla penna di Luigi Da Porto e resa celebre da William Shakespeare, è ambientata idealmente proprio al tempo di Dante. L'intreccio tra la realtà storica e quella letteraria, a partire dal XIX secolo, ha portato a valorizzare le radici medievali dell'identità cittadina, che, grazie anche ai più noti interventi novecenteschi, sono diventate un tratto saliente e ben riconoscibile della fisionomia urbana e culturale della città. A rappresentare la vitalità dell'eredità dantesca fino al presente, viene infine presentato l'intenso ciclo di incisioni che Michael Mazur ha dedicato all'Inferno e che ha donato alla città di Verona, offrendo l'occasione per una riflessione esistenziale e artistica sul testo della Commedia.
Dante visualizzato, IV. Dante e Botticelli, a cura di Cornelia Klettke, atti del convegno (Potsdam e Berlino, 29-31/10/2018), Firenze, Cesati, 2021, pp. 243-259., 2021
Nell’affastellata rappresentazione della Processione simbolica, dietro al carro allegorico, Botti... more Nell’affastellata rappresentazione della Processione simbolica, dietro al carro allegorico, Botticelli inserisce i “quattro in umile paruta” (Purg. XXIX, 142) caratterizzandoli come dottori della Chiesa, anche se non tutti i commenti concordano sulla loro presenza nel testo dantesco.
La raffigurazione di Agostino, Ambrogio, Girolamo e Gregorio Magno è, quindi, l’occasione per analizzare l’influenza dei commenti sulle immagini della Commedia, i precedenti di questo dettaglio all’interno della tradizione illustrativa del poema, ma anche, a più ampio raggio, l’evoluzione iconografica dei dottori della Chiesa, dall’origine tardo duecentesca fino alla fine del Quattrocento.
Botticelli, peraltro, li raffigura per ben quattro volte nei disegni che vanno da Purg. XXIX a XXXII. Questi, messi a confronto, sembrano rivelare qualcosa in più anche sul procedimento che veniva seguito dal maestro e gli allievi durante la realizzazione del ciclo...
Acheruntica. La discesa agli Inferi dall’antichità classica alla cultura contemporanea, a cura di Roberto M. Danese, Anna Santucci, Alessio Torino, 2020
Spesso si dimentica che il titolo di Divina Commedia, diffuso solo dall’edizione a stampa del 155... more Spesso si dimentica che il titolo di Divina Commedia, diffuso solo dall’edizione a stampa del 1555, è frutto dell’estro di Giovanni Boccaccio. In realtà, infatti, Dante nel suo poema, offeso nella propria fede religiosa da una Chiesa sempre più corrotta, critica pesantemente l’istituzione ecclesiastica inserendo religiosi tra i dannati e scrivendo diverse invettive contro il clero in tutta la sua gerarchia. Analizzando i corredi figurativi che tra XIV e XV secolo arricchirono manoscritti e incunaboli della Commedia, è possibile rintracciare una serie di illustrazioni che mettono in immagine tematiche anticlericali, a conferma di una percezione originaria del poema tutt’altro che “divina” e in aperto contrasto con la Chiesa e con la morale comune del tempo.
One often forgets that the title Divine Comedy, widespread since the 1555 printed edition, is the offspring of Giovanni Boccaccio’s creativity. In fact, Dante, offended in his religious faith by the Church’s increasing corruption, makes it the object of sharp criticisms in his poem. He includes religious people among the damned and addresses several invectives against the clergy in all its hierarchy. By analyzing 14th- and the 15th-century images from manuscripts and incunables of the Comedy, a series of illustrations highlight these anticlerical themes. Such images provide the best confirmation that the poem's first reception regarded Dante’s work as anything but “divine,” and contrasting both the Church and common moral beliefs of the time.
Dante visualizzato. Carte ridenti III: XV secolo, seconda parte, atti del convegno (Tours, 31/5- 2/6/2017), a cura di Rossend Arqués Corominas e Sabrina Ferrara, Firenze, Cesati , 2019
A cura di Rossend Arqués Corominas e Sabrina Ferrara Ciascun autore ha richiesto per il proprio c... more A cura di Rossend Arqués Corominas e Sabrina Ferrara Ciascun autore ha richiesto per il proprio contributo liberatoria di studio e pubblicazione delle immagini pubblicate.
Dante visualizzato. Le carte ridenti II: XV secolo, prima parte, 2019
An essay about the iconography of the illustrations in a Divina Commedia manuscript (Madrid, Bibl... more An essay about the iconography of the illustrations in a Divina Commedia manuscript (Madrid, Biblioteca Nacional, ms. 10057), formerly belonged to the cardinal Francisco Javier de Zelada (1717-1801).
The images, drawn at the beginning of the XVth century, hide a lot of interesting details, some of them very far from Commedia's iconographic tradition.
Augustine, Augustinians and Augustinianisms in the Italian Trecento, a cura di Johannes Bartuschat, Elisa Brilli, Delphine Carron (convegno di Zurigo, UZH – Room, 7-8 dicembre 2018), 2019
Sin dalla metà del XIII secolo diversi nuclei di eremiti della Tuscia, che nel 1256 confluiranno ... more Sin dalla metà del XIII secolo diversi nuclei di eremiti della Tuscia, che nel 1256 confluiranno negli Eemitani di sant’Agostino, vengono ripetutamente richiamati dalle bolle pontificie di Innocenzo IV e Alessandro IV sulla necessità di uniformare la propria veste. A questo primo passo in direzione di un’identità visiva dell’ordine, ne seguì un altro nel 1274, quando il concilio di Lione costrinse la comunità religiosa a riflettere sulle proprie origini e ad avvalorare un’improbabile fondazione da parte di Agostino nel IV secolo.
Questa versione dell’origine dell’ordine, che nel corso del Trecento venne “ufficializzata” dagli scritti dei membri dell’ordine, tra cui Enrico di Friemar e Giordano di Sassonia, ebbe un ampio riscontro nella produzione artistica commissionata dagli eremitani che iniziarono a raffigurare Agostino come un confratello contemporaneo, con saio nero e cinta di cuoio, in contrapposizione con la tipologia diffusa da altre comunità – prima su tutte quella dei canonici regolari – e che col tempo si impose anche in contesti “neutri”, laddove il santo era chiamato ad interpretare il solo ruolo di dottore della Chiesa.
Nel Trecento gli eremitani presero coscienza che l’iconografia fosse un utile strumento di propaganda: lo dimostrano la proliferazione di cicli narrativi che confermano le notizie riportate dalle nuove biografie di Agostino e la promozione dell’immagine del fondatore all’interno di scene che i fedeli già conoscevano perché diffuse in altri contesti, attraverso una serie di rimodulazioni iconografiche che nel secolo seguente divennero ancora più frequenti. Si pensi da una parte alla valenza data alla scena della vestizione durante il Battesimo negli affreschi di Guariento agli Eremitani di Padova, dall’altra all’Agostino alter Christus ai piedi del crocifisso di Semitecolo nella stessa chiesa o, negli esempi quattrocenteschi, all’Agostino nel ruolo della Vergine della Misericordia del convento di Santo Stefano a Venezia o al Cristo dell’Ultima cena a Gravedona.
SPI Web - Società Psicanilitica Italiana - Dossier, 2019
L'Illustrazione, 2018
Il presente contributo intende evidenziare le relazioni tra le illustrazioni di due manoscritti c... more Il presente contributo intende evidenziare le relazioni tra le illustrazioni di due manoscritti cinquecenteschi della BnF di Parigi, contenenti la traduzione in francese di una parte del Paradiso della Commedia di Dante di François Bergaigne, allestiti per Guillaume Gouffier e Antoine Duprat, membri della corte di Francesco I, e le silografie delle edizioni veneziane a stampa degli anni Novanta del XV secolo. Confrontando
i due apparati iconografici, infatti, non solo si può comprendere quale
incunabolo abbia utilizzato come modello l’autore del programma, ma anche quali dettagli siano stati modificati per dare una veste più francese alla decorazione.
The article highlights the connections between the illustrations in two sixteenth-century manuscripts kept in the Bibliothèque Nationale de France in Paris of François Bergaigne’s partial translation of Dante’s Paradiso, made for two members of François I’s court, Guillaume Gouffier and Antoine Duprat, and the woodcut illustrations in Venetian printed editions of the work from the 1490s. By comparing the images in the manuscripts and in the printed editions, it is possible to understand not only which incunable edition was used as a model by the illuminator
of the BnF manuscripts but also which details were changed in order to give a more French appearance to the manuscript volumes.
In corso d'opera 2. Ricerche dei dottorandi in storia dell'arte della Sapienza, a cura di Claudia Di Bello, Riccardo Gandolfi, Monica Latella, 2018
Roma 21-23 aprile 2016) con il quale abbiamo condiviso gli esordi di questa esperienza. I Coordin... more Roma 21-23 aprile 2016) con il quale abbiamo condiviso gli esordi di questa esperienza. I Coordinatori del Dottorato di Ricerca, Manuela Gianandrea e Alessandro Zuccari, e il Collegio docenti per aver sostenuto con entusiasmo questa iniziativa. Un sentito grazie va agli autori dei saggi qui raccolti, ai colleghi e ai docenti intervenuti nel corso delle Giornate di Studio. Desideriamo ancora ringraziare i curatori del precedente volume, Michele Nicolaci, Matteo Piccioni e Lorenzo Riccardi, per i preziosi consigli. Siamo grati all'Accademia Nazionale di San Luca e alla Fondazione Marco Besso per la generosa ospitalità.
Con la fine del Medioevo, che in questa serie di volumi si è convenzionalmente deciso di chiudere... more Con la fine del Medioevo, che in questa serie di volumi si è convenzionalmente deciso di chiudere con il Trecento, il nuovo secolo si pone, com'è ovvio, in stretto dialogo con il precedente da cui recupera molti schemi iconografici già diffusi e se ne distanzia, invece, grazie alla creazione di nuove soluzioni in "immagine" che in alcuni casi diverranno così emblematiche e imprescindibili nella raffigurazione di sant'Agostino da caratterizzarlo anche nei secoli a seguire.
Come nel volume sul Medioevo, anche per il Quattrocento questa sezione presenta le opere divise i... more Come nel volume sul Medioevo, anche per il Quattrocento questa sezione presenta le opere divise in ordine geografico e alfabetico, cosicché come in un sistema di scatole cinesi, alla nazione segue la città e quindi il luogo di conservazione. Ogni scheda, sempre corredata di immagine, è costituita da una parte tecnica con autore, soggetto, datazione, luogo, materia e tecnica, misure ed eventuale provenienza. A questi campi si aggiunge quello dei caratteri, la serie di elementi che permettono di identificare la figura di Agostino. Seguono una breve trattazione storico-critica, che analizza l'opera in esame e pone le principali questioni iconografiche, e infine i riferimenti bibliografici. Si precisa che all'interno del corpus si trovano anche le schedine tecniche delle 125 opere inserite nel primo tomo, a cui naturalmente si rimanda per un più completo approfondimento storico artistico. Fanno eccezione le raffigurazioni agostiniane presenti nelle traduzioni francesi del De civitate Dei, la cui analisi specifica è lasciata all'esauriente saggio di Elisa Brilli. Rispetto al precedente volume, le opere schedate sono aumentate da 700 a 750, alle quali si è ritenuto di dover aggiungere una sezione finale intitolata Oltre il corpus, costituita da una semplice segnalazione di più di 300 opere.
Uploads
Books by Gianni Pittiglio
https://www.isime.it/product/la-commedia-dei-dettagli-storie-seconde-e-deroghe-iconografiche-del-poema-dantesco-tra-xiv-e-xv-secolo/
Papers by Gianni Pittiglio
In the illuminated tradition of the Commedia, illustrations are often dedicated to visualize the narration of Dante’s journey into the three realms of the Afterlife. Among the most interesting exceptions, however, there are cases in which the authors of the illuminations try to go one step further and put into images some of the numerous rhetorical figures in
Dante’s text.
The manuscript Yates Thompson 36, thanks to its very rich figurative apparatus, is an example of this attempt. Its illuminations give a sort of essence to single words or to more complex concepts that, neither referring to the verses of the poem nor to its comments, would wrongly appear as not having any connection with the Comedy.
La raffigurazione di Agostino, Ambrogio, Girolamo e Gregorio Magno è, quindi, l’occasione per analizzare l’influenza dei commenti sulle immagini della Commedia, i precedenti di questo dettaglio all’interno della tradizione illustrativa del poema, ma anche, a più ampio raggio, l’evoluzione iconografica dei dottori della Chiesa, dall’origine tardo duecentesca fino alla fine del Quattrocento.
Botticelli, peraltro, li raffigura per ben quattro volte nei disegni che vanno da Purg. XXIX a XXXII. Questi, messi a confronto, sembrano rivelare qualcosa in più anche sul procedimento che veniva seguito dal maestro e gli allievi durante la realizzazione del ciclo...
One often forgets that the title Divine Comedy, widespread since the 1555 printed edition, is the offspring of Giovanni Boccaccio’s creativity. In fact, Dante, offended in his religious faith by the Church’s increasing corruption, makes it the object of sharp criticisms in his poem. He includes religious people among the damned and addresses several invectives against the clergy in all its hierarchy. By analyzing 14th- and the 15th-century images from manuscripts and incunables of the Comedy, a series of illustrations highlight these anticlerical themes. Such images provide the best confirmation that the poem's first reception regarded Dante’s work as anything but “divine,” and contrasting both the Church and common moral beliefs of the time.
The images, drawn at the beginning of the XVth century, hide a lot of interesting details, some of them very far from Commedia's iconographic tradition.
Questa versione dell’origine dell’ordine, che nel corso del Trecento venne “ufficializzata” dagli scritti dei membri dell’ordine, tra cui Enrico di Friemar e Giordano di Sassonia, ebbe un ampio riscontro nella produzione artistica commissionata dagli eremitani che iniziarono a raffigurare Agostino come un confratello contemporaneo, con saio nero e cinta di cuoio, in contrapposizione con la tipologia diffusa da altre comunità – prima su tutte quella dei canonici regolari – e che col tempo si impose anche in contesti “neutri”, laddove il santo era chiamato ad interpretare il solo ruolo di dottore della Chiesa.
Nel Trecento gli eremitani presero coscienza che l’iconografia fosse un utile strumento di propaganda: lo dimostrano la proliferazione di cicli narrativi che confermano le notizie riportate dalle nuove biografie di Agostino e la promozione dell’immagine del fondatore all’interno di scene che i fedeli già conoscevano perché diffuse in altri contesti, attraverso una serie di rimodulazioni iconografiche che nel secolo seguente divennero ancora più frequenti. Si pensi da una parte alla valenza data alla scena della vestizione durante il Battesimo negli affreschi di Guariento agli Eremitani di Padova, dall’altra all’Agostino alter Christus ai piedi del crocifisso di Semitecolo nella stessa chiesa o, negli esempi quattrocenteschi, all’Agostino nel ruolo della Vergine della Misericordia del convento di Santo Stefano a Venezia o al Cristo dell’Ultima cena a Gravedona.
https://www.spiweb.it/dossier/le-stagioni-del-cibo-aprile-2019/gianni-pittiglio-arte-tavola-medioevo-rinascimento/
i due apparati iconografici, infatti, non solo si può comprendere quale
incunabolo abbia utilizzato come modello l’autore del programma, ma anche quali dettagli siano stati modificati per dare una veste più francese alla decorazione.
The article highlights the connections between the illustrations in two sixteenth-century manuscripts kept in the Bibliothèque Nationale de France in Paris of François Bergaigne’s partial translation of Dante’s Paradiso, made for two members of François I’s court, Guillaume Gouffier and Antoine Duprat, and the woodcut illustrations in Venetian printed editions of the work from the 1490s. By comparing the images in the manuscripts and in the printed editions, it is possible to understand not only which incunable edition was used as a model by the illuminator
of the BnF manuscripts but also which details were changed in order to give a more French appearance to the manuscript volumes.
https://www.isime.it/product/la-commedia-dei-dettagli-storie-seconde-e-deroghe-iconografiche-del-poema-dantesco-tra-xiv-e-xv-secolo/
In the illuminated tradition of the Commedia, illustrations are often dedicated to visualize the narration of Dante’s journey into the three realms of the Afterlife. Among the most interesting exceptions, however, there are cases in which the authors of the illuminations try to go one step further and put into images some of the numerous rhetorical figures in
Dante’s text.
The manuscript Yates Thompson 36, thanks to its very rich figurative apparatus, is an example of this attempt. Its illuminations give a sort of essence to single words or to more complex concepts that, neither referring to the verses of the poem nor to its comments, would wrongly appear as not having any connection with the Comedy.
La raffigurazione di Agostino, Ambrogio, Girolamo e Gregorio Magno è, quindi, l’occasione per analizzare l’influenza dei commenti sulle immagini della Commedia, i precedenti di questo dettaglio all’interno della tradizione illustrativa del poema, ma anche, a più ampio raggio, l’evoluzione iconografica dei dottori della Chiesa, dall’origine tardo duecentesca fino alla fine del Quattrocento.
Botticelli, peraltro, li raffigura per ben quattro volte nei disegni che vanno da Purg. XXIX a XXXII. Questi, messi a confronto, sembrano rivelare qualcosa in più anche sul procedimento che veniva seguito dal maestro e gli allievi durante la realizzazione del ciclo...
One often forgets that the title Divine Comedy, widespread since the 1555 printed edition, is the offspring of Giovanni Boccaccio’s creativity. In fact, Dante, offended in his religious faith by the Church’s increasing corruption, makes it the object of sharp criticisms in his poem. He includes religious people among the damned and addresses several invectives against the clergy in all its hierarchy. By analyzing 14th- and the 15th-century images from manuscripts and incunables of the Comedy, a series of illustrations highlight these anticlerical themes. Such images provide the best confirmation that the poem's first reception regarded Dante’s work as anything but “divine,” and contrasting both the Church and common moral beliefs of the time.
The images, drawn at the beginning of the XVth century, hide a lot of interesting details, some of them very far from Commedia's iconographic tradition.
Questa versione dell’origine dell’ordine, che nel corso del Trecento venne “ufficializzata” dagli scritti dei membri dell’ordine, tra cui Enrico di Friemar e Giordano di Sassonia, ebbe un ampio riscontro nella produzione artistica commissionata dagli eremitani che iniziarono a raffigurare Agostino come un confratello contemporaneo, con saio nero e cinta di cuoio, in contrapposizione con la tipologia diffusa da altre comunità – prima su tutte quella dei canonici regolari – e che col tempo si impose anche in contesti “neutri”, laddove il santo era chiamato ad interpretare il solo ruolo di dottore della Chiesa.
Nel Trecento gli eremitani presero coscienza che l’iconografia fosse un utile strumento di propaganda: lo dimostrano la proliferazione di cicli narrativi che confermano le notizie riportate dalle nuove biografie di Agostino e la promozione dell’immagine del fondatore all’interno di scene che i fedeli già conoscevano perché diffuse in altri contesti, attraverso una serie di rimodulazioni iconografiche che nel secolo seguente divennero ancora più frequenti. Si pensi da una parte alla valenza data alla scena della vestizione durante il Battesimo negli affreschi di Guariento agli Eremitani di Padova, dall’altra all’Agostino alter Christus ai piedi del crocifisso di Semitecolo nella stessa chiesa o, negli esempi quattrocenteschi, all’Agostino nel ruolo della Vergine della Misericordia del convento di Santo Stefano a Venezia o al Cristo dell’Ultima cena a Gravedona.
https://www.spiweb.it/dossier/le-stagioni-del-cibo-aprile-2019/gianni-pittiglio-arte-tavola-medioevo-rinascimento/
i due apparati iconografici, infatti, non solo si può comprendere quale
incunabolo abbia utilizzato come modello l’autore del programma, ma anche quali dettagli siano stati modificati per dare una veste più francese alla decorazione.
The article highlights the connections between the illustrations in two sixteenth-century manuscripts kept in the Bibliothèque Nationale de France in Paris of François Bergaigne’s partial translation of Dante’s Paradiso, made for two members of François I’s court, Guillaume Gouffier and Antoine Duprat, and the woodcut illustrations in Venetian printed editions of the work from the 1490s. By comparing the images in the manuscripts and in the printed editions, it is possible to understand not only which incunable edition was used as a model by the illuminator
of the BnF manuscripts but also which details were changed in order to give a more French appearance to the manuscript volumes.
e vivere il patrimonio culturale attraverso le parole e gli scritti di autori antichi e moderni.
La puntata è stata dedicata a Dante, in occasione del VII centenario della nascita del poeta.
Video about proxemics studied by Edward T. Hall analizing some important paintings in the art history.
È soprattutto nel Paradiso, da sempre e per stessa ammissione di Dante la cantica più difficile da mettere in immagine, che l’artista trova degli escamotage narrativi fortemente innovativi e che si discostano da gran parte della produzione miniata relativa alla Commedia.
Le illustrazioni, infatti, tutte ristrette nello spazio esiguo dei capilettera, appaiono spesso bipartite tra spazio celeste, in cui si dipana il viaggio narrato da Dante, e spazio terreno, in cui invece sono rappresentati dei veri e propri flashback raccontati a Dante dagli altri personaggi.
In una di queste, peraltro, compare un motivo iconografico il cui excursus storico permette intriganti riflessioni…