ROMA - L'imprenditore sardo Flavio Carboni è stato arrestato questa mattina dai carabinieri su ordine della magistratura romana nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti dell'eolico. Insieme a Carboni, 78 anni, che è stato condotto a Regina Coeli, sono stati arrestati il geometra Pasquale Lombardi, ex esponente della Dc ed ex sindaco del suo paese di origine in provincia di Avellino, e l'imprenditore napoletano Arcangelo Martino. Nell'ordinanza del gip si legge che i tre erano legati in "una associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti" caratterizzata "dalla segretezza degli scopi" e volta "a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali nonché degli apparati della pubblica amministrazione". Il difensore di Carboni, Renato Borzone, ha già annunciato che farà ricorso al Tribunale del riesame. Nella stessa inchiesta è accusato di riciclaggio il coordinatore del Pdl Denis Verdini. Secondo il gip Verdini incontrò Carboni per stabilire un tentativo di avvicinamento ai giudici della Consulta.
Dall'inchiesta "emerge un quadro allucinante - commenta il segretario del Pd Pierluigi Bersani - Innanzitutto i magistrati vadano fino in fondo e poi il governo venga, per favore, in Parlamento a dirci qualcosa di questa vicenda". Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro parla di "tentativo chiaro di condizionare l'attività della magistratura, un vero e proprio attentato allo Stato di diritto".
Il gip: "Volevano inflenzare il lodo Alfano". Nell'ordinanza con cui ha disposto gli arresti, il gip Giovanni De Donato afferma che tra settembre e ottobre 2009 i tre arrestati tentarono di avvicinare i giudici della Corte Costituzionale allo scopo di influire sull'esito del giudizio sul cosiddetto lodo Alfano, la legge che prevedeva la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato. L'episodio si intreccia col tentativo dei tre di ottenere la candidatura dell'ex sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, alla carica di presidente della Regione Campania, in cambio appunto degli interventi compiuti sulla Corte Costituzionale.
L'incontro con Verdini. Il 23 settembre dello scorso anno, a pochi giorni dal giudizio della Corte Costituzionale sul lodo Alfano, avvenne una riunione nell'abitazione romana di Verdini per stabilire un tentativo di avvicinamento ai giudici della Consulta. All'incontro erano invitato anche Carboni, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre a Martino e Lombardi. E' quanto emerge dal provvedimento del gip. I preparativi dell'incontro sono stati ricostruiti dal magistrato attraverso le conversazioni avvenute nei giorni 22 e 23 settembre dalle quali tra l'altro emerge che fu Lombardi a curare i contatti con Caliendo, Martone e Miller. Tra le personalità avvicinate da Lombardi, secondo quanto è scritto nell'ordinanza, c'era anche il parlamentare Renzo Lusetti che secondo le intenzioni di Lombardi avrebbe dovuto far da tramite con i giudici della Consulta, una richiesta alla quale Lusetti reagisce con imbarazzo. L'altra personalità avvicinata è il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli che a sua volta cerca di sottrarsi alle richieste di Lombardi che chiedeva appunto di avvicinare uno dei giudici che avrebbe dovuto pronunciarsi sul lodo Alfano. Il 7 ottobre 2009 la Corte boccia il provvedimento, suscitando le ire di Carboni e Martino, che accusano Lombardi del fallimento e della figuraccia fatta con i propri referenti politici, a partire da Verdini.
L'inchiesta. Il fascicolo che ha portato agli arresti nasce da uno stralcio, aperto quest'anno, dell'inchiesta sugli appalti per l'eolico in Sardegna in cui è coinvolto, tra gli altri, anche il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellaci. La richiesta d'arresto di Carboni e dell'ex esponente della Dc Campana, Pasquale Lombardi, è stata fatta dal pm della procura di Roma, Rodolfo Sabelli e accolta dal gip Giovanni De Donato. L'ipotesi di reato è quella di associazione a delinquere e di violazione degli articoli 1 e 2 della legge Anselmi sulle associazioni segrete.
Il filone di indagine è collegato all'inchiesta della procura capitolina su un presunto comitato d'affari che avrebbe gestito l'assegnazione di una serie di appalti pubblici in Sardegna per la realizzazione di parchi eolici. Secondo quanto accertato dagli investigatori, il comitato d'affari per l'eolico sorto intorno a Flavio Carboni, avrebbe raccolto enormi capitali di imprenditori siciliani, calabresi e campani. Una parte di questo denaro sarebbe finito in alcune banche italiane, tra cui il Credito Cooperativo Fiorentino di Denis Verdini, e parte in istituti stranieri. I fondi sarebbero stati usati come tangenti per agevolare la concessione di licenze e la realizzazione di parchi eolici in Sardegna.
Dall'inchiesta "emerge un quadro allucinante - commenta il segretario del Pd Pierluigi Bersani - Innanzitutto i magistrati vadano fino in fondo e poi il governo venga, per favore, in Parlamento a dirci qualcosa di questa vicenda". Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro parla di "tentativo chiaro di condizionare l'attività della magistratura, un vero e proprio attentato allo Stato di diritto".
Il gip: "Volevano inflenzare il lodo Alfano". Nell'ordinanza con cui ha disposto gli arresti, il gip Giovanni De Donato afferma che tra settembre e ottobre 2009 i tre arrestati tentarono di avvicinare i giudici della Corte Costituzionale allo scopo di influire sull'esito del giudizio sul cosiddetto lodo Alfano, la legge che prevedeva la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato. L'episodio si intreccia col tentativo dei tre di ottenere la candidatura dell'ex sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, alla carica di presidente della Regione Campania, in cambio appunto degli interventi compiuti sulla Corte Costituzionale.
L'incontro con Verdini. Il 23 settembre dello scorso anno, a pochi giorni dal giudizio della Corte Costituzionale sul lodo Alfano, avvenne una riunione nell'abitazione romana di Verdini per stabilire un tentativo di avvicinamento ai giudici della Consulta. All'incontro erano invitato anche Carboni, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre a Martino e Lombardi. E' quanto emerge dal provvedimento del gip. I preparativi dell'incontro sono stati ricostruiti dal magistrato attraverso le conversazioni avvenute nei giorni 22 e 23 settembre dalle quali tra l'altro emerge che fu Lombardi a curare i contatti con Caliendo, Martone e Miller. Tra le personalità avvicinate da Lombardi, secondo quanto è scritto nell'ordinanza, c'era anche il parlamentare Renzo Lusetti che secondo le intenzioni di Lombardi avrebbe dovuto far da tramite con i giudici della Consulta, una richiesta alla quale Lusetti reagisce con imbarazzo. L'altra personalità avvicinata è il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli che a sua volta cerca di sottrarsi alle richieste di Lombardi che chiedeva appunto di avvicinare uno dei giudici che avrebbe dovuto pronunciarsi sul lodo Alfano. Il 7 ottobre 2009 la Corte boccia il provvedimento, suscitando le ire di Carboni e Martino, che accusano Lombardi del fallimento e della figuraccia fatta con i propri referenti politici, a partire da Verdini.
L'inchiesta. Il fascicolo che ha portato agli arresti nasce da uno stralcio, aperto quest'anno, dell'inchiesta sugli appalti per l'eolico in Sardegna in cui è coinvolto, tra gli altri, anche il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellaci. La richiesta d'arresto di Carboni e dell'ex esponente della Dc Campana, Pasquale Lombardi, è stata fatta dal pm della procura di Roma, Rodolfo Sabelli e accolta dal gip Giovanni De Donato. L'ipotesi di reato è quella di associazione a delinquere e di violazione degli articoli 1 e 2 della legge Anselmi sulle associazioni segrete.
Il filone di indagine è collegato all'inchiesta della procura capitolina su un presunto comitato d'affari che avrebbe gestito l'assegnazione di una serie di appalti pubblici in Sardegna per la realizzazione di parchi eolici. Secondo quanto accertato dagli investigatori, il comitato d'affari per l'eolico sorto intorno a Flavio Carboni, avrebbe raccolto enormi capitali di imprenditori siciliani, calabresi e campani. Una parte di questo denaro sarebbe finito in alcune banche italiane, tra cui il Credito Cooperativo Fiorentino di Denis Verdini, e parte in istituti stranieri. I fondi sarebbero stati usati come tangenti per agevolare la concessione di licenze e la realizzazione di parchi eolici in Sardegna.