Tutta intessuta di luce, di spazi, di tempo, la voce della siberiana Sainkho Namtchylak, ha caratteristiche timbriche che la rendono unica. Limpida come acqua di sorgente, spazia dai suoni acuti a quelli piu' gravi con un'estensione prodigiosa, acquista singolare intensita' per improvvisi cambiamenti di vibrazioni, alterna trasparenze a toni densi e scuri, e con un effetto sbalorditivo, si effonde con una doppia emissione di toni uniti fra loro da un legame armonico. La performance di quest'artista, che si accompagna a strumenti tradizionali della sua terra (tabla, duduk, violino piccolo, scacciapensieri), a contrabbasso, chitarra fino alle piu' sofisticate tecnologie (synth, drum machine) è un intreccio di tradizione e modernita', un viaggio che attingendo alle radici musicali popolari siberiane e mongoliche attraversa sonorità di ieri e di oggi.
Sainkho è nata in un villaggio della Siberia meridionale ai confini con la Mongolia, nell'ex-repubblica sovietica di Tuva: padre e madre insegnanti, e nonni nomadi. Dopo aver completato a Mosca una formazione musicale classica cominciata al conservatorio della sua città, l'ha arricchita con studi sulle tradizioni siberiane, sciamaniche e lamaiste.
Si innamora della musica grazie alla nonna e ben presto inizia a studiare sia il repertorio tradizionale tuvano che il canto armonico, pratica canora fino ad allora riservata solo agli uomini. Completa i suoi studi musicali a Mosca e subito dopo si unisce al Tuvan State Folk Ensemble con cui si esibisce per un breve periodo di tempo.Sainkho torna a Mosca alla fine degli anni Ottanta ed entra a far parte della band sperimentale Tri-O con cui il suo talento vocale e il suo spiccato senso melodico e armonico si esprimono al meglio. Con questo nuovo progetto musicale viaggia per la prima volta ad Ovest anche se è con il primo album Out Of Tuva che si fa notare sulla scena musicale internazionale. Un complesso inestricabile di elementi tradizionali etnici fusi con gli stili moderni più disparati.
Ci si chiede quale organizzazione vocale sia alla base del mondo sonoro di Sainkho, a quali profondità dell'inconscio attinga per tradurre in canto i mormorii del vento nelle foreste di betulle e di abeti, le estensioni delle tundre, il gelo dei venti, le voci di animali, evocate con buffa grazia, e quale rapporto abbia la sua voce con la luce, lo spazio, lo spirito, la trascendenza.
Con quel capo rasato, i sari di seta multicolori, le sciarpe sontuose o le tute di canapa grezza, la piccola signora dai tratti orientali appare irraggiungibile; quasi immobile nella grazia composta dei suoi gesti, non sembra concedere nulla all'estroversione. Vocazione all'astrazione? Solo in scena, dove la concentrazione la trasforma in sacerdotessa del suono. Ma fuori dei riflettori, la metamorfosi di Sainkho sorprende. Indossa felpe sportive, una parrucca platino, stivaletti; lascia balenare lampi di arguzia nell'espressione impenetrabile e non disdegna un calice di vino che scioglie la tensione e corona in allegria i concerti applauditi soprattutto dai giovani. "A loro indirizzo suoni cosi' remoti - precisa la cantante - per fare capire che non ci sono incompatibilità nella musica, che esistono anche altre sonorita' oltre a quelle assordanti che li investono di solito, per ricordare che la musica puo' portare armonia e unita' e per provare che il passato si può innestare nel futuro". La sua voce sobbalza di continuo, gioca con le improvvisazioni, passa da armonie celestiali ad asprezze stridule, esce dal naso, dalla gola, dalle viscere. Eppure sostiene il suono con equilibri arditissimi. Ma come si arriva a queste acrobazie tonali? "Ci vuole studio e molta forza. Ma è solo tecnica vocale. Si impara e si può insegnare".
Dopo la caduta del regime comunista, Namtchylak fa di Vienna la sua base ed inizia a collaborare con artisti internazionali e a dare sfogo alla sua voglia di sperimentazione artistica, pubblicando una serie di album incentrati sulla libera improvvisazione. Nel 1997 viene orribilmente attaccata da un gruppo neonazista russo che la lascia in coma per alcune settimane. Da questo terrificante episodio nasce Naked Spirit del 1998 che tende verso sonorità new age e che vince il Deutscher Schallplattenpreis.
Con il nuovo millennio inizia anche una nuova fase della carriera musicale di Sainkho. Nel 2001 rilascia, per Ponderosa Music & Art, Stepmother City che riflette i sentimenti ambivalenti sul suo trasferimento in Europa Occidentale e si pone come un filtro attraverso cui iniziare a conoscere ed apprezzare la spiritualità orientale. L’album viene seguito da Time Out del 2001 e Who Stole The Sky? del 2003.
Nel 2005 Namtchylak si apre a un nuovo sforzo artistico pubblicando, attraverso la casa editrice Libero di Scrivere, un libro di poesie intitolato "Karmaland".
Nel 2016 è uscito Like A Bird Or Spirit, Not A Face, tra i suoi vertici nel nuovo millennio, eppure opera che manifesta tutti i pregi e i difetti dell'artista mostrati in passato. Poco coraggio in fase compositiva e anche qualche reiterazione di troppo su determinate scelte musicali. Nonostante tutto il suo fascino resta immutato, la sua voce ha la capacità di trasportarci dentro e fuori dal creato e dal tempo con una velocità incredibile, sempre a cavallo tra il mondo occidentale e quello orientale dei suoi luoghi natali. Un arrivo che non è una fine per la splendida Sainkho Namtchylak, un punto di partenza obbligatorio di un viaggio indietro nel tempo per chi si appresta per la prima volta a bagnarsi nelle luminose acque della sua voce autentica.
La collaborazione tra Sainkho Namtchylak e il produttore Ian Brennan, vincitore di Grammy, ritorna nel 2023 con Water Meets Water: Bird Songs And Lullabies, un insieme di canzoni improvvisate e registrate in luoghi attorno alle isole abbandonate di Venezia.
Nonostante Sainkho parli ben quattro lingue (Tuvan, Russo, inglese e tedesco), per realizzare questa collezione di brani ha deciso esplorare la fonetica, cantando completamente utilizzando il “linguaggio della natura”. Ad accompagnare la sua voce uno strumento puro e naturale come l’acqua.
Out Of Tuva (Cram World, 1993) |
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