Quindici anni non hanno portato fuori dal limbo la produzione dei Miracle Mile. Nonostante le lodi della critica inglese e americana, il raffinato pop di Trevor Jones e Marcus Cliffe non ha ottenuto i consensi che meritava. In occasione dell'uscita del secondo album solista, Jones racconta i segreti e le passioni che si celano dietro una lunga sequenza di canzoni memorabili e racconta il suo universo fatto di amicizie, letture e sguardi verso un mondo di persone autentiche.
Più di vent'anni di sodalizio musicale con Marcus Cliffe non sembrano aver sopito la voglia di cercare nuove soluzioni sonore alla vostra musica, quale è il segreto?
Io ci descrivo come il "Il Gobbo e Lo Scienziato", ti lascio indovinare chi è l'uno e chi è l'altro. Suppongo che si potrebbe dire, in generale, che io sono il cantautore e Marcus è l'arrangiatore e musicista. Alla base di tutto c'è la profonda amicizia tra me e Marcus. Ci piace godere della reciproca compagnia e, musicalmente parlando, ci completiamo a vicenda senza invadere la zona di competenza altrui. Non abbiamo mai predefinito i nostri ruoli e sono pertanto riluttante nell'articolare il nostro rapporto creativo, a volte dare un nome a qualcosa può minacciarne il respiro che lo sostiene. Alcune combinazioni artistiche prosperano sulla dissonanza per incentivare la creatività; nel nostro universo musicale, penso che la "calma" rappresenta l'essenza di ciò che facciamo, la nostra amicizia si riflette essenzialmente in questo balsamo musicale. Prima di ogni nuovo album, ci incontriamo, apriamo una bottiglia di vino rosso (o due) e facciamo fluire gli eventi, discutendo delle nostre vite e degli amori; parliamo di cosa abbiamo ascoltato, letto, o di cosa abbiamo visto. Questo crea l'atmosfera e l'ambiente adatto per ciò che ne verrà fuori.
La tua voce sembra crescere in intensità ed espressione col passare degli anni, frutto di studi o di una spontanea maturità artistica?
Temo che la mia voce sia questa e questa resterà! Nessuna lezione potrebbe addomesticare l'indomabile. C'è un detto antico nello Yorkshire che recita "non si può lucidare uno "stronzo" e credo che calzi a pennello. Io parlo e canto nel modo più onesto possibile. L'ascoltatore potrebbe altrimenti percepire arroganza o presunzione, ma essendo la nostra musica basata sulla correlazione, è essenziale che la gente mi creda e abbia fiducia nella mia voce.
I primi due album ("Blue Skies Than This" e "God's Own Swimming Pool") non sono più apparsi nella discografia dei Miracle Mile, una scelta artistica o di mercato?
Quei due album furono fatti solamente come demo con l'intenzione di venderli ai concerti e per ottenere un contratto discografico. Molte di quelle canzoni furono remixate e andarono a formare il cuore del nostro esordio "Bicycle Thieves". Penso che "Bicycle Thieves" e il successivo "Candids" necessitino di una re-masterizzazione. Forse in quella occasione includeremo alcune della tracce non pubblicate di quei demo.
Il brano "Folding Street" mi ha sorpreso per la sua irruenza tipica di una folk song ma nello stesso tempo per il suono elaborato e un arrangiamento vezzoso, sei particolarmente legato a questo brano o ami altre canzoni di "Keepers"?
È troppo presto per me per avere un giudizio obiettivo sulle canzoni di "Keepers". Sono tutte mie creature, a volte ami il figlio strabico più di quello bello. "Folding Street" sembra essere uno dei più affascinanti; è il preferito di molti.
Quanto influenzerà il nuovo corso dei Miracle Mile questa prova discografica? E Marcus Cliffe ha in progetto anche lui un album solista?
Io continuo a incitare Marcus verso la realizzazione di un album solista, lui sta adagiato su una notevole quantità di linfa creativa, quando la sua musa scalcerà lui non potrà nascondermela e tutto sarà più facile e naturale. Abbiamo discusso di un altro album dei Miracle Mile ma nulla è ancora in progetto.
Ti ha creato problemi l'esistenza del compositore di colonne sonore Trevor Jones per la tua identità artistica, per questo motivo usi il nome Jones?
Sono stato confuso col compositore di soundtrack Trevor Jones. Lui è sudafricano e una volta ho mangiato e bevuto molto bene in vari ristoranti di Città del Capo presentandomi come il musicista Trevor Jones. Ma fu scoperto il mio inganno quando ordinai il deserto (desert) invece del dessert.
Naturalmente ho tenuto ciò in considerazione, ma oltretutto "Jones" mi sembrava più facile da ricordare.
L'orchestra sembra avere un ruolo più rilevante in questo nuovo album, mentre la rinuncia a certe atmosfere più moderne ha incrementato il range emotivo della musica, come sei giunto a questo nuovo assetto sonoro?
Ho voluto per "Keepers" un assetto sonoro che fosse il naturale sviluppo di "Hopeland". Il contenuto era radicato nello stesso ambiente, così abbiamo conservato le stesse limitazioni usate in precedenza sugli strumenti acustici, ma con "Keepers" erano entrate nella stanza discordia e tristezza che ho voluto evocare introducendo un nuovo elemento, l'orchestra. Utilizzando degli arrangiamenti più raffinati aspiravamo a un suono imponente ma anche intimo e riservato, con l'uso degli archi volevamo evocare il fiume e il mare, il ciottolo e la montagna, volevamo catturare la grandiosità dell'isola (l'album è stato registrato in Corsica e in Portogallo, ndr), particolarmente nei 30 secondi finali dell'album. Solo un'orchestra poteva rendere visiva quella realtà. Penso che Marcus abbia fatto un lavoro brillante traducendo i miei borbottii in qualcosa di articolato e affascinante.
Il mancato successo e la poca attenzione della stampa è conseguenza di una vostra scelta o di sfortuna?
Non sceglierei mai la possibilità che la mia musica venga ignorata e penso che sia una magra consolazione sapere che molta musica di eccellente livello passa inosservata, devi però tenere conto delle limitazioni che questo comporta. Il vantaggio dell'essere indipendente è che puoi rendere onore alla tua integrità, non devi affidarti a un manicure per soddisfare le esigenze di interessi aziendali, puoi sviluppare il tuo percorso artistico nel modo più naturale.
La mia musica è, in definitiva, un tentativo di osservare, comunicare e entrare in relazione con il mondo, sono consapevole che è un attimo umiliante rendersi conto che siamo fatti tutti della stessa solfa, ma è incoraggiante sapere che quella canzone suona come tu avevi inteso e che l'ascoltatore ha apprezzato i dettagli più raffinati della scrittura. Le persone che ascoltano la musica dedicandogli del tempo, come un'unica sequenza di canzoni sono gli amici su cui noi ci sosteniamo.
Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?
Marcus, sempre Marcus.
Ho avuto dei contatti e abbiamo discusso su un progetto con David Bridie, (un musicista e regista australiano che produce un sacco di World Music, nonchè ex-membro dei Not Drawing, Wawing e dei My Friend The Chocolate Cake, ndr), ma al momento è tutto in alto mare.
Tranne "Candids" tutte le cover sembrano seguire un progetto grafico ben preciso, chi ha la scelta finale tra te e Marcus?
Come per tutti i progetti, Marcus e io concordiamo anche le copertine dei Miracle Mile, abbiamo sempre utilizzato lo stesso artista grafico, Nick Reddyhoff, al fine di sviluppare uno stile coerente. Ho scelto un artista diverso (Barry Cross) per l'album da solista per tracciare una linea di demarcazione tra i due progetti.
Qual è la differenza tra il tuo songwriting e quello della scena indie attuale ricca di solitary-hobos e folk-addicted?
Voglio che il mio lavoro sia durevole nel tempo, per ciò sono riluttante ad associare la mia musica con scenari effimeri e fugaci. Questo probabilmente è un suicidio commerciale e anche un po' pretenzioso da parte mia, ma il mio valore principale è l'autenticità. Credo che l'attitudine sia un requisito essenziale per gran parte della scena indie, dove si fonde moda, cultura di strada e musica, questo atteggiamento rende il tutto commercializzabile, è una parata transitoria, un balletto che io non sono disposto a fare, l'integrità è un valore importante della mia scrittura, prendo molto seriamente questa responsabilità. Quello che io cerco è un legame col pubblico, l'onestà è vitale per questo risultato, perciò una qualsiasi finzione stilistica diminuirebbe o svierebbe il senso reale delle mie intenzioni.
Avete molti fan in Italia che vi seguono da anni, credete sarà possibile vedere te e Marcus in concerto in un prossimo futuro ?
È interessante che qualcosa della nostra musica sia così in relazione con la sensibilità del pubblico italiano, io e Marcus amiamo la vostra terra e la vostra cultura. Ma credo che una tournée possa essere molto faticosa, ho il sospetto che i concerti in Italia possano trasformarsi per noi in un carnevale gastronomico, e forse non riusciremo a pagare il conto dei vini.
I tuoi dieci album per un'isola deserta?
1. Joni Mitchell - "Blue"
2. Prefab Sprout - "Steve McQueen" (la versione remastered con le versioni acustiche)
3. The Go Betweens - "16 Lovers Lane"
4. Bruce Springsteen - "Born To Run"
5. Tom Waits - "Asylum Years"
6. Ennio Morricone - "C'era una volta in America"
7. Bob Dylan - "Blonde on Blonde"
8. Frank Sinatra "The Wee Small Hours Of The Morning"
9. Neil Young - "After The Gold Rush"
10. Elvis Costello - "King Of America"
Hai intenzione di scrivere un libro?
E' già stato scritto e riposa in attesa sotto il mio letto.
MIRACLE MILE | |
Bluer Skies Than This (1995) | |
God’s Own Swimming Pool (1996) | |
Bycicle Thieves (1997) | |
Wheels Of The World (1997) | |
Candids (1998) | |
Walking John Wayne (1998) | |
Slow Fade (1999) | |
Alaska (2003) | |
Stories We Could Tell (2003) | |
Glow (2005) | |
Limbo (2008) | |
Coffee And Stars (Best of, 2008) | |
In Cassidy's Care (2013) | |
TREVOR JONES | |
Hopeland (2009) | |
Keepers (2010) |