La dieta per il cervello
di Marco Cattaneo
L'editoriale del n.236 di Mind, in edicola il 22 luglio 2024
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Quando pensiamo alla parola dieta, inevitabilmente ci passano per la testa quei benedetti chili che si sono accumulati sull’addome e ci hanno guastato il girovita. Soprattutto quando l’estate è alle porte, con la proverbiale prova costume. Così andiamo a rifugiarci nelle provvidenziali insalatine della dieta mediterranea, cercando di resistere alle tentazioni della carbonara e sperando di porre rimedio ai danni. È uno stereotipo, certo, ma quando pensiamo alla dieta pensiamo per lo più al benessere del corpo.
E invece da qualche anno a questa parte sta prendendo corpo un complesso di studi che associano la nostra alimentazione anche alla salute mentale, come racconta Guillaume Fond a pagina 24. Studi tanto fondati da far nascere una nuova disciplina, la psiconutrizione, e da far crescere la reputazione di una pubblicazione scientifica, il «Journal of Neuroinflammation», che si occupa di una delle principali cause potenziali di disturbi mentali legate all’alimentazione: la neuroinfiammazione, appunto, o infiammazione cerebrale, un fenomeno infiammatorio che «compromette la plasticità sinaptica, ossia la capacità dei neuroni di funzionare e rigenerarsi». In particolare, «la neuroinfiammazione e lo stress ossidativo portano a una riduzione della sintesi di neurotrasmettitori come la serotonina […] e la dopamina», coinvolti nella genesi della depressione. E una possibile soluzione è in alcuni di quegli acidi grassi, gli omega-3, di cui è ricca proprio la dieta mediterranea. Tanto che in uno studio di rassegna condotto nel 2019 «i partecipanti che seguivano una dieta mediterranea avevano un rischio di depressione inferiore del 33 per cento rispetto a chi non la seguiva».
Ma non è tutto. La carenza di alcuni nutrienti come la vitamina D o la forma attiva della vitamina B9, spiega ancora Guillaume Fond, può alterare in qualche misura la regolazione dell’espressione genica, provocando sbalzi dell’umore, calo del morale, disturbi del sonno. L’integrazione di questi nutrienti può avere effetti positivi e stabilizzare l’umore. Mentre secondo diverse ricerche un composto presente nel tè verde, la L-teanina, può dare sollievo allo stress, riducendo la concentrazione di cortisolo, ma avrebbe effetti benefici anche sulla regolazione del sonno nelle persone che soffrono di disturbi d’ansia (come pure la melatonina) e in combinazione con la caffeina favorirebbe la capacità di concentrazione, migliorando l’attenzione e le prestazioni cognitive. In quello che mangiamo ci sono ingredienti, insomma, che fanno bene alla salute del corpo ma anche della mente. Ricordando che un’alimentazione salutare non deve necessariamente diventare un regime totalitario. Non negatevela quella carbonara, una volta ogni tanto. Può pur sempre attivare i circuiti della ricompensa…
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