I bambini hanno troppi giocattoli?
Molti genitori non sanno come gestirli, soprattutto ora che arrivano le feste, ma non è necessariamente un problema
I giocattoli che verranno regalati durante le feste sono una preoccupazione per molti genitori: devono gestire i desideri dei figli, distribuire le richieste in modo sensato tra i parenti e poi trovare spazio per nuovi oggetti e cianfrusaglie che si accumuleranno in camerette spesso già caotiche e strapiene. Alcuni, poi, temono che troppi giocattoli potrebbero rendere i figli viziati e incapaci di dar valore alle cose.
Questa è una preoccupazione recente, nata in reazione all’allegro consumismo degli anni Ottanta e Novanta: oggi qualsiasi sito con velleità pedagogiche consiglia di scegliere pochi giocattoli semplici, educativi, dai colori pastello e in materiali naturali come il legno, e scoraggia invece quelli in plastica, pieni di luci, suoni, sensori e dai colori troppo accesi, cioè quelli che di solito attirano immediatamente l’attenzione dei più piccoli. Soprattutto si consiglia di avere pochi, pochissimi giocattoli, e invitare bambine e bambini a divertirsi con quel che capita per stimolare la fantasia. Alcuni esperti, però, sono meno categorici, anche perché è molto difficile coniugare questi rigidi precetti con la vita quotidiana e arginare i regali portati dai parenti in visita, dire costantemente no alle richieste di oggettini invitanti esposti furbescamente alle casse dei negozi o opporsi al giocattolo che hanno e desiderano tutti, di solito non propriamente montessoriano.
Alcuni studi hanno in effetti scoperto che i più piccoli, in età prescolare, giocano meglio quando hanno a disposizione pochi giocattoli. Nel 2017 una ricerca dell’università di Toledo, in Ohio, condotta su 36 bambini e bambine tra 18 e i 30 mesi scoprì che giocavano più a lungo, con più concentrazione e in modo più creativo se avevano a disposizione 4 giocattoli anziché 16.
La ricercatrice Valentina Tobia, che insegna psicologia dello sviluppo a Milano, spiega che se i bambini piccoli sono circondati da tanti giochi per tanto tempo poi «non giocano con niente o giocano in modo meno creativo» e suggerisce di «dare poche opzioni alla volta e soprattutto di guidarli quando ci si accorge che passano da un gioco all’altro e vanno in confusione». Sull’età scolare ci sono meno studi ma «penso che il principio sia simile, poi più crescono più sono autonomi», aggiunge.
Alcuni esperti consigliano di fare la “rotazione dei giocattoli”, cioè di lasciarne pochi (anche solo 4 o 5) in vista e di nascondere gli altri: in questo modo il bambino sfrutterà al meglio quello che ha a disposizione e sarà entusiasta di ritrovare i giocattoli che non vedeva da un po’. I genitori decidono la cadenza più congeniale per loro: può essere un mese, un anno o semplicemente quando il figlio sembra annoiarsi con quello che ha.
È un metodo che funziona soprattutto con i bambini più piccoli e meno autonomi, che magari non hanno ancora accumulato troppi giocattoli, ma è più difficile da attuare dai due-tre anni in poi, a meno di voler rendere i giocattoli irraggiungibili. A quell’età i bambini sono più autonomi, si ricordano delle cose che possiedono, le vanno a cercare se le desiderano e sono meno confusi dalla quantità. «Se un bambino o una bambina gioca con 10 peluche, sta facendo un unico gioco, “il gioco delle bambole”, con tanti giocattoli, e questo lo rende più complesso», dice Tobia. Se poi i giocattoli da ruotare sono tanti, è più faticoso per un genitore riorganizzare periodicamente la cameretta e trovare dei posti dove sistemare pupazzi e macchinine.
Uno studio condotto negli anni Duemila su 32 famiglie statunitensi che si definivano della classe media scoprì che avevano in casa 139 giocattoli visibili, oltre a quelli nascosti o finiti sotto al letto. Non ci sono dati su quanti giocattoli abbiano in media i bambini in Italia ma è possibile che le cifre «siano simili», dice Maurizio Cutrino, direttore di Assogiocattoli, la più importante associazione italiana del settore.
Cutrino spiega che in Italia le vendite di giocattoli si aggirano attorno al miliardo e mezzo di euro all’anno. Nel 2024 c’è stato un leggero calo nel primo semestre rispetto ai primi sei mesi del 2023 (-5 per cento a valore e -6,9 per cento in quantità), ma ricorda anche che c’era stato un aumento del 9 per cento nel periodo della pandemia, quando si compravano molti giocattoli «per intrattenere i bambini a casa e soprattutto i peluche, come antistress».
Oggi comprare giocattoli è sempre più facile perché costano meno – secondo Business Insider, negli Stati Uniti un giocattolo che nel 1993 costava 20 dollari ora ne costa 4,68, soprattutto a causa del costo inferiore della manodopera – e perché si trovano quasi ovunque: all’edicola, all’alimentari sotto casa e ora anche online, dove si possono acquistare più comodamente di prima, senza pensarci troppo. Cutrino spiega che il 65 per cento dei giocattoli è acquistato in negozi fisici specializzati, grandi catene, supermercati (il 20 per cento) e botteghe varie, mentre il 25 per cento avviene online, compresi i siti dell’usato (dove si trovano opzioni più economiche) e quelli di youtuber rivolti ai bambini, che fanno giocattoli, libri, magliette e altri gadget a loro nome.
Cutrino ricorda anche che il 29 per cento del mercato – una percentuale non da poco – è fatto di prodotti in licenza, come i giocattoli con i personaggi della Disney o i peluche di Super Mario e dei Pokémon.
Alcuni genitori sono restii a comprare qualcosa che segue le tendenze e che è suggerito da influencer ma, ricorda un articolo di Vox, i bambini desiderano spesso i giocattoli che possiedono gli altri bambini perché hanno un significato sociale che li aiuta a connettersi, sentirsi parte di un gruppo e condividere le conoscenze su quel giocattolo. Quando un bambino chiede un giocattolo perché ce l’hanno gli altri «si può provare a capire l’esigenza», consiglia Tobia e aggiunge: «non la vedo come una cosa problematica, lo diventa se è una richiesta ripetuta ed è l’unico motore che sembra spingere il bambino»; in quel caso lo si può aiutare a «capire le sue inclinazioni e poi giocarci insieme».
Se comunque si resta contrari all’acquisto, è utile spiegare al bambino perché e dopo una certa età «si può anche introdurre il concetto dei soldi», dice Tobia, e far capire per esempio «che rinunciando a 4 cose piccole si può prendere un gioco più grande». È una soluzione buona per dissuadere dalla richieste continua di figurine, braccialetti, micro pupazzi e cianfrusaglie che si incontrano alle casse di ogni sorta di negozio ma se si dovesse cedere «non è una cosa grave», assicura Tobia: «solo se l’acquisto non viene spiegato diventa una forma di consumismo». In generale «non è un giocattolo che rende un bambino viziato, è la modalità di gestione, per esempio un bambino che chiede, ottiene subito quello che vuole e poi lo abbandona».
Per questo consiglia di educare il bambino a «donare i giochi che non usa più anziché buttarli o farli sparire alle sue spalle», soprattutto dalla scuola primaria in poi. In questo modo si libera periodicamente la cameretta dall’accumulo e si utilizzano i giocattoli per «far ragionare i bambini su altre cose», insegnare «l’altruismo e il rispetto ecologico», dice.
Tornando alle feste, se si teme di ricevere troppi giocattoli si può chiedere ai parenti di regalarne di meno o dare indicazioni su cosa comprare seguendo le inclinazioni del bambino. È anche vero che, ricorda Cutrino, «il giocattolo, proposto a scuola, all’asilo, a casa, aiuta il bambino a capire cosa gli piace» e anche per questo «sono di tendenza i giochi educativi che permettono di sperimentare» come le serre, il laboratorio per fare i pennarelli o i vestiti di carta, e che «non sono per forza costosi, come il teatro delle marionette».
L’importante, ricorda, è regalare giochi adatti all’età: se i bambini non sono pronti «finiscono per giocare con la scatola», il giocattolo viene messo da parte, si rovina, invecchia e, se è legato a un personaggio del momento, va fuori moda e rischia di essere definitivamente abbandonato. Tobia suggerisce anche di regalare libri e alternative al giocattolo fisico: «si può fare un’esperienza o andare a vedere qualcosa insieme: è una cosa che ai bambini piace moltissimo».