«Mio padre si chiamava Eric Fletcher Waters. Morì ad Anzio il 18 febbraio 1944. Io sono nato 165 giorni prima della sua morte. La gente mi conosce come Roger Waters, voce, bassista e autore della maggior parte dei testi dei Pink Floyd». Inizia così una delle confessioni dell'immaginaria «istruttoria» che fa da spina dorsale a questo libro. Un romanzo che ricostruisce la parabola artistica dei Pink Floyd facendo coincidere i dati biografici con quelli fantastici, dando forma a un impasto unico modellato intorno a una delle band più celebrate del ventesimo secolo. A sovraintendere a questa febbrile requisitoria sono «i siamesi»: due cervelli per un solo corpo, un legame conflittuale come quello che unì Roger Waters e David Gilmour. Ma qual è stato l'originario «evento scarlatto» che ha fatto dei Pink Floyd la leggenda che sono diventati? Sappiamo che Syd «Diamante Pazzo» Barrett - dopo appena due dischi e un'esperienza psichedelica dalla quale non si riprenderà mai più - viene allontanato dai suoi stessi compagni. È allora che decide di rinchiudersi nello scantinato della casa di famiglia a Cambridge, in compagnia delle sue amate chitarre e di tutta la musica che ha in testa. La stessa musica che, grazie ai concerti tenuti dal gruppo, continua a fare il giro del mondo: come se il talento visionario di Barrett - tramite insondabili vie oniriche - avesse continuato a influenzare sotterraneamente ogni canzone composta dagli altri Pink Floyd dopo il suo esilio. L'estro catalogatore ed enciclopedico di Michele Mari si fa in questo libro vertiginoso: l'autore sembra schiudere le porte del suo laboratorio per interrogare in profondità la genesi del processo creativo. Il potere della letteratura si allea in queste pagine a quello della musica: solo così è possibile far dialogare i personaggi delle canzoni dei Pink Floyd con i membri stessi della band, Stanley Kubrick con le coriste, David Bowie con Michelangelo Antonioni... Come il prisma scompone un raggio di luce mostrando lo spettro di colori che lo costituisce, così l'autore disseziona il nucleo incandescente delle canzoni dei Pink Floyd fino a svelare come dietro ogni loro singolo verso si nasconda un messaggio rivolto all'altrove.
Michele Mari è nato a Milano nel 1955. Figlio del designer e artista Enzo Mari, insegna Letteratura Italiana all'Università Statale di Milano. Dal 1992 risiede a Roma.
Filologo, cultore di fantascienza e di fumetti, il suo stile letterario, estremamente composito, sembra richiamare scrittori quali Carlo Emilio Gadda, Tommaso Landolfi e Giorgio Manganelli, e fuori d'Italia, Louis-Ferdinand Céline.
Oltre alle opere narrative, va segnalata la produzione poetica. Rilevante anche l'attività critico-filologica e saggistica, volta soprattutto alla letteratura italiana del Sette-Ottocento e alla letteratura fantastica in chiave comparatistica.
Alcuni suoi libri sono Di bestia in bestia (Longanesi 1989), Io venía pien d'angoscia a rimirarti (Longanesi 1990; Marsilio 1998), La stiva e l'abisso (Bompiani 1992; Einaudi 2002), Euridice aveva un cane (Bompiani 1993; Einaudi 2004), Filologia dell'anfibio (Bompiani 1995; Laterza 2009), Tu, sanguinosa infanzia (Mondadori 1997; Einaudi 2009), Rondini sul filo (Mondadori 1999), I sepolcri illustrati (Portofranco 2000), Tutto il ferro della torre Eiffel (Einaudi 2002), I demoni e la pasta sfoglia (Quiritta 2004; Cavallo di Ferro (2010), Cento poesie d'amore a Ladyhawke (Einaudi 2007), Verderame (Einaudi 2007), Milano fantasma (2008, in collaborazione con Velasco Vitali), Rosso Floyd (Einaudi 2010) e Fantasmagonia (Einaudi 2012).
Questo romanzo non è un romanzo, è un' istruttoria. Ma è anche un incontro. L'incontro di un ex sedicenne invecchiato con i quattro pazzi diamanti che hanno invasato la sua gioventù: ben trovati Waters, Gilmour, Mason, Wright, vi trovo in forma.
Pagina dopo pagina Michele Mari con un lavoro immenso di analisi e di bibliografia riesce a consegnarci la testimonianza di decine e decine di protagonisti del rock, che raccontano i loro pensieri e le loro esperienze sulla fantasmagorica epopea dei Pink Floyd. Va detto subito che l'opera è immaginaria: non esistono prove documentarie che Eric Clapton piuttosto che Syd Vicious abbiano veramente espresso testimonianze come quelle riportate, ma il risultato è incredibilmente verosimile, e chi si porta dietro il suo Mattone del muro da oltre venticinque anni può bene rendersene conto.
Questo libro è polarizzante nei confronti del lettori. Nel senso che chi non sia appassionato di rock psichedelico, e dei Pink Floyd in particolare, difficilmente potrà apprezzarne il valore. Al contrario per chi ha avuto la fortuna di prendere in mano un disco di vinile con uno strano prisma attraversato da un raggio colorato, Rosso Floyd ha il potenziale di diventare una pietra miliare.
Che terremoto, Pink, per il mondo della musica! Un dato su tutti: Dark Side of the Moon dopo la sua uscita non è mai uscito dalle superclassifiche per i TRENTA-DICO-TRENTA anni successivi. ovviamente per un gruppo così all' avanguardia e che ha visto contatti con pionieri dell'arte come Clapton, Alan Parsons, Bob Ezrin, Stanley Kubrik la domanda è ovvia. Quanto del loro furioso lirismo dei primi anni è stato sacrificato al successo commerciale? Come è stato possibile superare la geniale follia di Syd Barrett (SE è stato possibile) mantenendo la propria identità? E di che cosa era fatta poi, quella identità?
Michele Mari cerca di dare una risposta a queste domande e di chiudere un cerchio che forse è come il nastro di Mobius. Lo fa a modo suo, ovvero da un lato caricando i personaggi che di volta in volta si alternano a parlare di profondità e ricchezza, dall'altro non rinuciando a far emergere dalle testimonianze quel tocco freak, pazzoide, tenebroso con cui sembra non riuscire a fare a meno di giocare.
Tenebra. E' il segno distintivo di Michele Mari, ma per certi versi anche quello dei floyd. I tenebrosi tentacoli che tormentano la mente di Barrett (ma dalla quale esce un genio irripetibile), l'oscurità che cinge ogni uomo rinchiuso nel Muro, il proprio cervello divorato da vermi... Non mancano spiriti dell'oltretomba con strane lamentazioni oltremondane, racconti di incubi ricorrenti, deliri indotti dalla droga.
Quello che ho apprezzato molto di Rosso Floyd è la sua struttura snella e martelllante. Sembra che nelle sue ultime opere Michele Mari si sia reso conto che la pesantezza citazionistica, che l'estetica baroccheggiante dei suoi primi libri siano in realtà un problema. Mi viene da dire che ci sia dietro una mentalità deliberatamente paratattica. Il modello dell'istruttoria consente di non tenere le scene troppo lunghe, e di poter cambiare punto di vista rapidamente senza affaticare il lettore. Il lessico è semplice e preciso, il periodare riesce ad essere leggero senza perdere di incisività.
Penso che sia un libro bello e godibile, sui livelli di Verderame. ma forse parto prevenuto e condizionato dalla mia anima pinkfloydiana; l'anima di un ragazzino di 16 anni con brufoli e tutto che la sera invece di stare con gli amici si chiudeva in camera, metteva un misterioso disco di vinile con due braccia meccaniche che si davano la mano, e cominciava a nutrire il Verme nel sue cervello.
Un consiglio importante, al di là del libro. Cercate su youtube Shine on you crazy diamond, la suite che occupa più della metà dell'album "Wish you were here". Si costruisce su un solfeggio di quattro note che un purista definirebbe "brutto": ed in effetti è dissonante, stonato. Ma quelle quattro note hanno fatto la storia della musica. Enjoy e state attenti ai mattoni.
All'inizio mi sembrava meno entusiasmante degli altri libri di Mari. Sarà l'argomento? Però anche la scrittura... Intanto, una dopo l'altra le confessioni, le lamentazioni, le testimonianze mi facevano scendere nel gorgo e non volevo più smettere.
Non il mio genere. In primo luogo perché io prendo la musica dei Pink Floyd seriamente, la ascolto troppo seriamente per riuscire a farci su dell'umorismo o qualcosa di spassoso, preferisco nutrirmi della sua vena malinconica. In secondo luogo perché se si parla di personaggi, dei musicisti in quanto persone, non ho la tendenza a farne un culto, anzi preferisco separare la musica dal musicista con la sua vita, le sua abitudini, i suoi pregi e difetti ( Mozart docet.…).
La storia dei Pink Floyd è raccontata come vicenda che ruota tutta attorno a un fulcro, ovviamente Syd Barrett. Non è un vero racconto, si tratta di un mosaico di aneddoti - veri o immaginari che siano - messo giù in modo da risultare volutamente ironico e spassoso, assolutamente mai noioso. E' una sorta di istruttoria in cui ogni personaggio coinvolto direttamente o indirettamente nella storia dei Pink Floyd rilascia un'intervista o dichiarazione spontanea. In questo modo i fatti reali e i fatti di fantasia si mescolano, e come sempre non è detto che gli eventi più improbabili rientrino tra i secondi. Tutto questo gioco tra testimonianze reali e inventate si basa sul fatto che ci sono due storie, anzi due in una, che anche se raccontate in maniera perfettamente aderente alla realtà sarebbero già sufficientemente singolari: una è la storia di Barrett, leggenda del pop pur avendo avuto una carriera di soli pochi anni e pur non essendo morto all'età ventisette come invece è stato per tanti altri famosissimi; e i Pink Floyd, storia di una trentennale presenza di successi tutti basati sul racconto di un'assenza. L'elemento fantasioso di questa istruttoria non consiste soltanto nel far parlare personaggi deceduti, inventare interviste mai rilasciate o episodi mai accaduti. Il principale elemento fantasioso intorno al quale ruota tutta l'istruttoria è il soprannaturale, le presunte caratteristiche magiche e/o ultraterrene di un personaggio singolare come Syd Barrett. Mari sembra voler suggerire tra le righe che Barrett, oltre ad essere la leggendaria pop star che tutti conoscono, si presenta bene anche come protagonista di un racconto di Poe o di un film di Argento.
Quindi finisco per trovarmi d'accordo con la citazione attribuita a Frank Zappa, che scrivere di musica è come ballare di architettura…
Giallo Freud Leggere Mari e anche di più pensare ai suoi libri dopo averli letti spesso mi fa sorridere, perchè me lo vedo come da foto ufficiali, serissimo, inoltre: studioso eminente di letteratura classica, e poi penso alle idee buffe, maniacali, fantasmatiche e mostruose che mette nei libri di narrativa. Per chi conosce un po' la sua produzione letteraria, Rosso Floyd si inquadra così, un libro che non c'entra nulla col resto: una storia non autorizzata dei Pink Floyd, gruppo celebre che Mari non ha ascoltato per decenni. Ho trovato in rete una imperdibile intervista che dura 3.33 minuti (teledurruti) in cui Fulvio Abbate gli chiede di spiegare perchè ha scritto Rosso Froid (Froid, così, oppure Freud? Chissà) e Mari dice che ai tempi del celebre album con la mucca, Atom heart mother, lui ascoltava musica classica, al massimo Brassens e Sergio Endrigo e poi era rimasto colpito dalla storia di Syd Barrett. https://www.youtube.com/watch?v=hYn-M... Mari descrive il libro come un documento di istruttoria in cui tutti gli amici e conoscenti di Barrett vengono invitati a parlare di Syd, mentre lui non ha voce, perchè è morto, espediente molto mitopoietico. Il libro alimenta molto la curiosità intorno a Syd Barrett e in effetti a fine lettura sono andata su youtube ad ascoltare lui, non i Pink Floyd. Le canzoni di Barrett mi sono sembrate belle e luminose, non ci ho trovato l'alienazione nella quale era scivolato già ai tempi della registrazione. I Pink Floyd non escono benissimo dal libro, combattuti fra l'affetto per l'amico talentuoso e divertente, ma rovinato forse dall'abuso di droghe e le difficoltà che creava durante i concerti e le apparizioni pubbliche. Infine lo mettono fuori dai Pink Floyd, pur aiutandolo nella preparazione di due album da solista. In seguito, Mari attribuisce a Waters complessi di colpa e al tempo stesso sfruttamento del mito psichedelico (I wish you were here). Mari inserisce un omaggio ai suoi mostri personali nella figura del mostro a due teste, Pink e Fluido, solo che le due teste del bicipite non guardano da due parti opposte ma si affrontano, metafora delle due anime della band, Waters e Gilmour. Dopo un inizio tiepido, mi sono affezionata alla lettura, a Syd Barrett e a Dave Gilmour, che fa la parte del buono o almeno del personaggio più umano del gruppo. “Pronunciate queste parole, il mostro rosa si torse verso il mostro fluido azzannandogli il collo. Il mostro fluido, com'era solito fare in queste occasioni, affondò tutte le unghie nella schiena del congiunto, lacerandogli le carni in profondità. E un sangue chiaro scorreva copioso lungo il loro unico corpo fremente, un sangue rosa che sceso a terra fluiva, e fluiva.”
Mi convinco sempre di più che Michele Mari sia lo scrittore più versatile, sorprendente e geniale nel panorama letterario italiano contemporaneo. Ogni suo libro è un'esplosione pirotecnica di originalità inventiva, di competenza culturale e di perfezione stilistica.
A much stranger book than I anticipated, "Mr. Pink Floyd" is a novel about Pink Floyd, and Syd Barrett in particular. However, saying it like this, makes it sound much too straight-forward. It's written in short segments from many POVs - the band's (although never Syd's), people the band worked with, people I don't know why they're in there (Julian Lennon's segment says literally nothing relating to Pink Floyd), people from the afterlife, family and even the gnome from Piper at the Gates of Dawn.
I picked up this book because I'm a fan of the band and my main fear was that his was going to horribly written and boring. It was not boring at all, in fact I breezed through it in a day and couldn't put it down. But for most of my reading I didn't know if I liked it or not. I found the reading experience very bizarre. Every character has the same narrating voice, which I found confusing, but the mixture of fact and fiction was even more disorientating. As this is fiction, of course the author is free to write the band as he wants, but I found his choices baffling at times. Why make Nick Mason and Rick Wright out to be the villans and have Roger Waters be Syd's hero who "loves him like no other person has ever love another before"? There's also stuff like giving one member of the band a different date of birth and changing other facts around where I didn't see what it brought to the book?
Narrative-wise, I found the conclusion a little disappointing. Because there is none, there are only "might this have happened...?" bits, some of which are hinted at being supernatural. I don't find the idea of Roger Waters channeling Syd and/or literally being/becoming him very appealing. Also, was the author trying to say David Bowie slept with David Gilmour in his version of events?
I have no idea if this book is readable for non-fans, but I thought it was baffling and fun in equal measure. Is this trash or literary? I can't quite decide. And can someone explain what's up with the bleeding? I felt I was definitely missing something there.
Update 13.06.2019, dopo aver letto molto altro di Michele Mari.
Questo è stato il mio primo romanzo di Michele Mari, letto per caso per via del titolo. Floyd sta per Pink Floyd. È un romanzo che pesca abbondantemente in un immaginario pop e che racconta incubi altrui. Oggi so che tutto ciò è insolito: di solito, Mari pesca nel suo immaginario e racconta i suoi incubi. "Tutto il ferro della Torre Eiffel" raccoglie tutti gli autori feticcio di Mari, tanto che non si legge se non si conosce buona parte della letteratura "alta" e della filosofia occidentale; Tu, sanguinosa infanzia è una collezione di incubi personalissimi; Leggenda privata è autofiction: il padre di Mari, la madre di Mari, gli incubi di Mari, la fidanzata immaginaria di Mari. Rosso Floyd? Gli incubi sono quelli di Syd Barrett e Roger Waters, che NON sono quelli di Mari; non è di Mari neanche l'immaginario (Bob Geldof al posto di Benjamin, gli Stones al posto di Auerbach). Ingenuamente, credevo che i Pink Floyd fossero il gruppo feticcio della giovinezza di Mari (avrà avuto anche Mari una giovinezza, si sarà fatto una canna, avrà messo a palla uno stereo, avrà fatto incazzare i vicini con chitarre distorte): no. Lo ha dichiarato in un'intervista. Lui quella musica non l'ascoltava, i Pink Floyd non gli piacevano proprio. Invece, sono stati gli incubi di Roger Waters e Syd Barrett a incuriosirlo. Questo viaggio in un immaginario che non gli appartiene è stato fatto quasi per forza pur di inseguire quegli incubi -come inseguire una farfalla dai colori lugubri e bellissimi e trovarsi in una fittissima selva di notte- e questo viaggio ha prodotto un romanzo insolito, curioso, un unicum irripetibile. Mari pop.
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La vecchia recensione Questa è su tutto la storia di un amicizia, raccontata da tutti i possibili punti di vista, interni ed esterni all'amicizia stessa. Un'amicizia che diventa ossessione e che continua ad esercitare i suoi effetti, più o meno nefasti, oltre le separazioni, la distanza, il tempo, la morte.
La tecnica narrativa è molto intrigante: il romanzo è diviso in brevissimi capitoli, ognuno corrisponde al racconto di un personaggio, ognuno è il tassello di un puzzle e i tasselli non sono ricomposti, ma sparpagliati. Ne tiri su uno e leggi.
Il fatto che l'amicizia raccontata sia quella tra i Pink Floyd e Syd Barrett è un dettaglio accessorio, a meno che non siate Floydisti al limite del fetish, come nel mio caso.
Il mostro rosa si torce verso il mostro fluido azzannandogli il collo. Il mostro fluido, com'è solito fare in queste occasioni, affonda tutte le sue unghie nella schiena del congiunto, lacerandogli le carni in profondità. E un sangue chiaro scorre copioso lungo il loro unico corpo fremente, un sangue rosa che sceso a terra fluisce, e fluisce.
C'è altro da dire? Mari riesce a scrivere emozioni che non sapevo nemmeno di poter provare, usando la lingua italiana in un modo che non avrei mai creduto possibile.
Nu știu cum sunt alte biografii, fiindcă de obicei nu le citesc (din cauza, recunosc, a preconcepției pe care o am despre realism ca atitudine artistică și care se aplică la fel de bine biografiilor: anume că plimbarea unei oglinzi pe marginea unui drum nu îmbogățește drumul, sau măcar marginea sa, cu nimic și că, dacă deschidem mai bine ochii focalizați pe micile detalii ale pietrelor din pavaj și ne uităm la afirmația făcută de șerpuirile drumului, găsim, redundant, același lucru). Dar transparența procesului de transfigurare a realității în "Pink Floyd în roșu" e fascinant și, dacă insistă cineva să găsească aici o oglindă plimbată de-a lungul vreunui drum, va găsi ca e una întoarsă, distorsionantă sau de-a dreptul magică. Autoarea ia din real, cu o exactitate evlavioasă, ingredientele ce-i compun povestea și, în mod miraculos, le amestecă, le rearanjează, le dospește și le sărează pentru a construi un roman despre care nu mai poți spune dacă este ficțiune sau nu.
Dar oricât de frumoasă ar fi magia acestei transfigurări neașteptat de palpabile, mă revoltă nedreptatea la care asist. Un personaj fictiv, dacă e genial sau are un destin fabulos, poate deveni în mod îndreptățit prototipul unui erou măreț în jurul căruia gravitează lumea. Dar când o persoană reală e descrisă în acest fel, fie și dintr-un unghi pe jumătate fictiv, exaltarea la adresa acesteia poate deveni ușor grețoasă. Nu doar pentru că un om adevărat nu va fi niciodată reductibil la o astfel de descriere, ci mai ales pentru că nu e corect să evidențiezi sau, mai nedrept, să inventezi pentru o mulțime de alți oameni - posibil la fel de geniali, dar neaflați în circumstanțele potrivite - povești și atitudini mediocre cu scopul de a ilumina cu ele geniul unui singur norocos. (Desigur, așa funcționează lumea noastră: în spatele celor al căror nume îl auzim în fiecare zi stau oameni-umbre care le dau viață. Dar, in "Pink Floyd în roșu", această nedreptate e vizibilă și, de aceea, țipătoare.)
Mie uneia mi-a zgâriat sufletul mai ales atitudinea nedreaptă a autoarei la adresa lui Richard Wright (atitudine dedusă din discursul pe care ea își dă voie să i-l atribuie). Însă, trebuie să recunosc, spre sfârșitul cărții am avut impresia că citesc un fel de scriptură închinată lui Syd Barrett și m-am bucurat că s-a oprit înainte să dau de niscaiva incantații. Pe deasupra, m-au deranjat greșelile de ortografie pe care le-am întâlnit pe alocuri și faptul că, într-o carte editată în anul 2011 de Polirom, „sunt” se scrie încă „sînt”. Regret, dar nu pot da mai multe stele pentru "Pink Floyd în roșu".
passione e morte di Syd Barrett E' un ex-voto, redatto con tecnica evangelica al punto che il capitolo non � ventiquattro o ventiquattresimo ma vigesimoquarto. Parlano quelli che lo conobbero, che l'abbracciarono, che ci suonarono insieme, che lo curarono, che lo disprezzarono, che l'ascoltarono, che l'amarono, che lo temettero, che lo tradirono, che lo ricordarono. E' ricolmo di paranormale - che solitamente detesto (siamo spesso fra il Poe e il Lovecraft) - � locupletato di psichismi - che solitamente aborro - � costruito come il reale ma forse non c'� nulla di ci� che io cerco sempre: il plausibile, cui qui rinuncio, non andr� a verificare paranoicamente una sola singola informazione. Non mi � interessato che sia vero, mi basta che sia stato bello. Sempre solitamente, so che a recensire in questo modo si rischia il chissenefrega ma perdonerete, vero? E' un libro molto bello, anche se probabilmente solo per fan. La tecnica, oltre che evangelica, ha pure debiti verso la fisica: se qualcosa non � definibile, afferrabile o in ogni caso non si pu� rendere con una visualizzazione concreta, si procede per modelli, per matematiche, o per le influenze che questa sfuggente particella, Syd Barrett pi� misterioso di un 'neutrino gravitazionale', ebbe sul mondo fisico che attravers�. Si trova quindi in codesto libro, la stesura del principio d'indeterminazione di Mari: �non � possibile conoscere simultaneamente le intenzioni e la personalit� di Syd Barrett con certezza� E' amore. Colonna sonora: Pink Floyd - Relics PS: Mari non mi legger�, ma so la vera ragione per cui Kubrick non riusc� a coinvolgere i Pink Floyd per 2001 Odissea nello Spazio.
Le diverse voci che prendono la parola e che a volte si trovano a litigare o a darsi manforte, ci raccontano la storia di questi cinque uomini: Syd Barrett, il Diamante, colui che ha inventato il nome Pink Floyd, che ha scritto e composto la maggior parte delle prime canzoni portando la band ai primi posti nelle classifiche, che era all'avanguardia, forse troppo, e che è impazzito obbligando i suoi compagni ad allontanarlo dal gruppo; Roger Waters che ha sofferto più di tutti gli altri per Syd, che si è imposto come leader, che ha scritto quasi per intero "The wall" e "The final cut", che alla fine ha lasciato il gruppo dedicandosi a una carriera solista; Richard Wright, il pianista, quello dall'impostazione più classica, che dopo anni di carriera insieme viene cacciato da Waters per essere riaccolto qualche anno dopo da Gilmour; Nick Mason che come tutti i batteristi rimane un po' meno in primo piano, l'unico che c'è sempre stato e che è sempre andato d'accordo con tutti; David Gilmour che inizialmente doveva solo coprire gli errori in pubblico di Syd ma che alla fine lo ha rimpiazzato, che ha conquistato il cuore di tutti i suoi fan e che alla fine è diventato leader lui stesso. Amici, colleghi, famigliari, fan ci raccontano i Pink Floyd e quello che ha rappresentato per loro negli anni la leggenda del Diamante.
Romanzo atipico (Mari è atipico) sui Pink Floyd, sulla loro “anima” Syd Barrett, ben presente agli esordi e poi, dopo l’allontanamento per follia ingravescente, comunque sempre aleggiante, e sulle due anime di secondo pelo, i “siamesi” Waters e Gilmour, al fine separati (mentre all'origine Pink Anderson e Floyd Council, da cui il nome della band, erano divenuti siamesi per congiunzione); ma anche su tanti altri che qui hanno modo di dire la loro, a vario titolo. La struttura è costituita da una sorta di istruttoria, con contributi molteplici: ciò rende la lettura tendenzialmente pesante... se non adeguatamente dilazionata; il tema, poi, deve chiaramente interessare (altrimenti è meglio astenersi); nel libro c’è del vero (dati e date inoppugnabili) e ovviamente della finzione, come si sa (in narrativa) e come ad ogni buon conto preavvisa esplicitamente l’autore. A me è piaciuto assai: per la densità, per la capacità introspettiva di Mari e anche proprio per l’originalità. (Mi resta un quesito irrisolto: perché "rosso" Floyd? "Rosso" come il sangue vero, che a tratti scorre, contrapposto al sangue "rosa", un po'... annacquato, dei siamesi che si azzuffano?)
È interessante il modo in cui Mari cerca qua di attivare frammenti di immaginario, innescando le storie potenziali che vi sono contenute. Voglio dire: si parte dai Pink Floyd, se ne studiano origine, sviluppo, esiti, significato, valore… ma si lavora, mi pare, anche tutto attorno, sopra, sotto, seguendo ramificazioni ora epiche ora malinconiche, ora inquietanti ora drammatiche ecc., suggerendo, per l’appunto, storie che proseguono in mille direzioni. Connessioni, quindi: cosa sensata nell’ambito dell’analisi di un fenomeno culturale così importante, che sicuramente rispecchia, esprime ecc. tanti aspetti degli anni ecc. – ma non è questo il punto. Il punto sono i romanzi potenziali, oppure segreti, di cui Mari scrive gli incipit – oppure il romanzo segreto – meglio: uno dei romanzi segreti europei, che qui viene… riassunto? citato? Sia come sia, se ne passano in rassegna personaggi e situazioni… (Un romanzo come questo, dove «la precisione onomastica, cronologica e topografica dei riferimenti è strettamente funzionale alla finzione, proprio come si dà nei sogni» [Avvertenza, p. 2], credo che sia prima di tutto un modello, un invito a proseguire il gioco, continuando a estrarre e a combinare carte dal mazzo dei miti moderni.)
"Syd è impazzito perché era sempre un passo più avanti, e non essere mai in sintonia con gli altri fa di te un naufrago su uno scoglio, o un astronauta perso nello spazio..."
Mari costruisce questo romanzo come se fosse un processo. I lettori sono gli spettatori di un processo in cui si dibatte sul making of, sul dietro le quinte della band dei Pink Floyd. Mari, giocando con elementi ora reali, ora fantastici, dà vita alla genesi di una delle band più grandi di sempre, i Pink Floyd, appunto. Partendo dalle lamentazioni, dalle confessioni, dalle testimonianze di artisti come David Gale sino a Glen Buxton, sino ad arrivare a David Bowie, si ricostruisce la loro storia. Da due "siamesi", ovvero David Gilmour e Roger Waters sino ad arrivare a Syd Barrett, il "diamante pazzo", entriamo nel loro mondo scoprendo i legami, il rapporto che li ha uniti fino alla consacrazione. Rosso Floyd è un viaggio psichedelico, visionario nell'universo dei Pink Floyd. Per chi li conosce già, è un ottimo tassello per approfondire la loro conoscenza, mentre per gli altri sarà un ottimo vademecum per imparare ad amarli e apprezzarli.
autenticamente falso, terribilmente verosimile, magicamente vero
Da Platone e Aristotele in poi c’è un’ampia trattazione sul concetto di «verisimile» (eikós), ovvero tutto ciò che non può essere definito «vero» o «falso» in termini assoluti. Se il mito, secondo la definizione attribuita a Asclepiade di Mirlea, è narrazione di fatti non avvenuti e falsi, con la finzione verisimile (plasma) si narrano fatti non avvenuti, ma detti in modo simile a quelli avvenuti. Mari si muove in maniera letterariamente impeccabile proprio in questa terra di confine, senza mai farsi imbrigliare dalla insostenibile pesantezza del vero, ma senza mai arrivare al diabolico artificio del falso.
La storia dei pink floyd viene meticolosamente ricostruita, per giustapposizione di elementi, tramite una sorta di processo istruttorio basato su prove indiziare, confuse testimonianze, lucide confessioni, rancorose lamentazioni. Si procede quasi canzone per canzone, disco per disco, suggestione per suggestione a partire dal fatidico inizio che non c’è stato perché l’evocativo e perfetto nome della band nasce dalla fusione magmatica di altre due band che a loro volta nascevano da altre esperienze. E poi i caratteri dei singoli, fin dall’infanzia, i loro soprannomi, l’aleggiare del fantasma vivente di Syd Barrett, fondatore, anima, autore visionario e cantante dei primi due dischi e poi dolorosamente estromesso dai colleghi e amici per manifesta fumigazione dei neuroni a causa (forse) di eccesso di acidi, ma da allora sempre celebrato e presente, famoso e venerato dai fan come fosse prematuramente scomparso, come hendrix, janis joplin, jim morrison, brian jones.
La tesi o meglio una delle verosimili tesi è che Syd “crazy diamond” Barrett, Syd vorrei tu fossi qui, Syd lo psichedelico, Syd cervello bruciato, Roger Keith Barrett, detto Syd ha avuto un influsso che va ben oltre quei primi due dischi visionari, che abbia legato per sempre a se mediante un filo invisibile, magico e indissolubile tutta l’opera creativa successiva, che Roger Waters e David Gilmour, soprattutto il primo, hanno raccontato e reso indimenticabile un’assenza, quella di Syd o del padre di Waters o di chissà chi altro, nel corso di tutta la loro formidabile carriera da milioni di dischi venduti e memorabili e pirotecnici concerti. Nel libro, godibilissimo e divertente, si nasconde molta psicologia, parecchia psicanalisi e una buona dose di sovrannaturale, gnomi e animali compresi. Anche a non amare i pink floyd viene da riascoltare, a mo' di colonna sonora, i pezzi oggetto del libro, cosa che ovviamente ho fatto.
Questo straordinario “libro” (che non saprei definire altrimenti: Romanzo? Biografia? Saggio?) di Michele Mari mi ha proprio sorpreso.
Partendo dallo strato più superficiale, mi ha stupito in primo luogo perché mai avrei immaginato che un’opera di questo genere potesse provenire dalla medesima penna di “Verderame”, romanzo che ho senz’altro apprezzato ma di tutt’altro genere, stile e registro.
Mi ha inoltre sorpreso che, anche al di fuori della cerchia dei giornalisti specializzati e dei vecchi fans accaniti, si sia in grado di affrontare e descrivere con tale precisione e cura maniacale uno spicchio, corposo ma ben definito, di storia del “Rock” ed in particolare del rock degli anni 60-70, del rock inglese, dei Pink Floyd e non circoscritto solo al periodo del loro successo di massa. La risposta a questo arcano è che probabilmente l’autore di Verderame (e anagraficamente ci sta…) è proprio uno dei “vecchi fans accaniti” di cui sopra, perché non si possono cogliere certi dettagli e certe analogie solo per mezzo di uno studio retrospettivo, quantunque accurato, della documentazione. No, certi brividi bisogna necessariamente averli vissuti in contemporanea sulla propria pelle, pelle ventenne o giù di lì…
Ma il livello che conferisce maggiore profondità all’opera, aggiungendovi il carattere narrativo romanzesco, è la scelta di avere posto al centro di questo lavoro così particolare ed originale la storia di un uomo, ben presto trasformato in fantasma, che avvolge, influenza e imprime tutta la carriera del gruppo, la vita e l’anima dei suoi protagonisti, il sentimento ed il subconscio di milioni di fans soggiogati e stregati dal mito.
Il mito di Syd Barrett lo differenzia dalle rockstar scomparse all’apogeo della loro popolarità e dalle loro leggende scandite da concerti epocali e tournée gloriose: resta soffuso e racchiuso in un limitatissimo arco di tempo, affidato a coloro che diverranno (anche loro malgrado) una sorta di sacerdoti del culto. All’intreccio dei rapporti personali e delle ripercussioni sulle psicologie di Roger, Dave, Rick & Nick è dedicata la parte più complessa e articolata di “Rosso Floyd” dove si comprende che nessuno resta immune, in un modo o nell’altro, alle irradiazioni di un Diamante Pazzo.
"Quando é essenziale, la bellezza passa nell'essenza."
Brain Damage
The lunatic is on the grass The lunatic is on the grass Remembering games and daisy chains and laughs Got to keep the loonies on the path
The lunatic is in the hall The lunatics are in my hall The paper holds their folded faces to the floor And every day the paper boy brings more And if the dam breaks open many years too soon And if there is no room upon the hill And if your head explodes with dark forebodings too I'll see you on the dark side of the moon
The lunatic is in my head The lunatic is in my head You raise the blade, you make the change You re-arrange me 'till I'm sane You lock the door And throw away the key
There's someone in my head but it's not me. And if the cloud bursts, thunder in your ear You shout and no one seems to hear And if the band you're in starts playing different tunes I'll see you on the dark side of the moon
"I can't think of anything to say except... I think it's marvellous! HaHaHa!"
"Referto decimoquarto Trattato di gemmologia generale Dicesi "Diamante Pazzo" un diamante di straordinaria purezza tagliato in modo tale da non limitarsi a riflettere la luce che lo colpisca, ma da catturare anche il lucore diffuso nell'ambiente. Questo lucore non viene riflesso ma assorbito all'interno del diamante, ove permane in forma concentrata e puntuale, raggiungendo a volte un'intensità superiore ai 400f/angst. (H.P. Lovercraft jr, Trattato di gemmologia generale, etc.)
"Testimonianza quarantesimaquinta Jepp de Joonk (...) A nome dell'Associazione Intagliatori di Diamanti di Amsterdam, di cui mi pregio consigliere anziano, vorrei portare l'attenzione dei gentili ascoltatori sulla seguente questione: chi, avendo fra le mani un diamante di qualche migliaio di carati, sarebbe così folle da tagliarlo in modo che una parte di luce, anziché venirne riflessa, ne fosse assorbita e dunque sottratta? Chi ha riportato il brano del signor Lovercraft jr doveva aggiungere che il cosiddetto Diamante Pazzo ha caratteristiche tali che possono riassumersi in parola: sofferenza. E' noto che ogni gemma può rompersi o per sfaldatura o per frattura (...) Ebbene il Diamante Pazzo é l'unica gemma al mondo che può rompersi anche in un terzo modo, ovvero per dissociazione molecolare. Individuatene l'area critica, pertanto, all'intagliatore non resterà che evitare accuratamente di interessarla, anche a costo di escogitare tagli inusitati e diseconomici. E sarà proprio lì al centro della sofferenza molecolare, che il Diamante Pazzo assorbirà la luce trattenendola gelosamente in un involucro buio." Pag. 241
La seconda parte del libro l'ho letta ascoltando la loro musica che non saprei nemmeno dire da quanto tempo fa parte della mia vita. Ho l'impressione che ci sia sempre stata. Poi. Non é che se ne sappia di più su di loro adesso. E non é che fosse questo lo scopo del libro, credo. Ero a Modena nel '94 festa dell'Unità. The Wall film non mi piacque. Berlino si. Ad ogni modo: unici e irripetibili. Tutti.
(Nota formale: pag 136 refuso: "sui" per "suoi". Uff. Einaudi, 20 euro. E' vero che c'é di peggio, ma, insomma uffa)
Nel suo stile colto e immaginifico Michele Mari racconta la storia di uno dei più grandi gruppi della storia del Rock. Il romanzo, organizzato come un processo o un'istruttoria, è allo stesso tempo un atto d'amore ed un'opera divulgativa che ripercorre attraverso testimonianze vere o fantastiche la vicenda della band partendo dalla figura di Syd Barrett, fondatore e fonte vitale, amico, ispiratore, sciamano che con la sua presenza ma soprattutto con la sua assenza ha contribuito a creare il mondo Pink Floyd. Dai primi anni a The dark side of the moon, dal Waters di The Wall al Gilmour di A momentary lapse of reason, da Piper at the Gates of Dawn a The endless river attraverso scontri e incontri, acidi e sintetizzatori, madri ossessive e padri morti in guerra, sempre sotto lo sguardo doloroso del mostruoso siamese PinkAndersonFloydCouncil che sanguina impotente dall'alto. Un libro pieno di aneddoti che darà ai fan l'occasione di rivivere la storia del gruppo da un'ottica originale e un grimaldello a chi si avvicinasse per la prima volta per entrare nell'universo Pink Floyd. Bello. Voto:8
Para cualquier admirador de PINK FLOYD es bien conocida la historia, casi leyenda, del papel relevante que tuvo Syd BARRETT en la formación de la banda, su temprano éxito y como fuente de inspiración para, al menos, dos de las obras más conocidas del grupo: "Dark Side of the Moon" y "Wish you Were Here". Esta obra, más o menos mitad ficción y mitad realidad, y presentada (con exceso de entusiasmo) como "un acontecimiento literario único", parte de dicha leyenda y la convierte en el acontecimiento central de todo lo que hizo o dejó de hacer la banda, al punto que llegó a parecerme exagerado. Al menos, la estructura de la obra es original, y la lectura es muy amena para quien está interesado en conocer más de la historia de una de las bandas más relevantes de la historia del rock. Ayuda muchísimo si se tienen ciertos antecedentes sobre la música e historia de PINK FLOYD, para entender y disfrutar mejor de la novela. Maridaje musical obvio: Toda la discografía de PINK FLOYD!!
L'ombra lunga di Syd......mica l'ho finito il libro....inizio con questo però.... http://youtu.be/q5mqipf1GCs XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Non posso che dare 5 stelle a Michele Mari per aver scritto questo bel libro, che ha chiarito alcuni lati “oscuri” su questo mitico gruppo. Li amo tutti perché hanno accompagnato la mia giovinezza, sono cresciuta con loro, e ancora oggi continuano a tenermi compagnia. Non tutto è reale, ma va bene così, la fantasia è utile a sdrammatizzare e a dare un tocco di magia.
Mari, Mari. Primo approccio e non poteva andare meglio di così. Che lavoro dev’esserci stato, dietro quest’opera. Ho ordinato altri suoi libri in biblioteca, non sapevo che ci fosse Calvino anche nel 2021.
Confesso che all'inizio avevo una sorta di ritrosia nei confronti di questo libro. Leggevo, ma stavo sempre un passo indietro, chiedendomi dove volesse arrivare l'autore con questa "composizione" di improbabili interventi che si susseguivano a ritmo incalzante. Avevo deciso di voler esser critica a tutti i costi!
A un certo punto, però, il testo mi ha rapito. Sono scivolata tra le pagine, passando da un personaggio all'altro, sempre più rapita da queste testimonianze che, alla fine, si fondono un unico racconto, in un'unica voce, che è la voce di chi non parla affatto, la voce di Syd Barrett. Ho smesso di chiedermi cosa fosse davvero accaduto e cosa no, cosa fosse verosimile e cosa fosse totalmente frutto della fantasia (o forse è meglio dire della sensibilità) dell'autore, e soprattutto ho smesso di chiedermi se fosse davvero così importante sapere cosa è vero e cosa no. Alla fine ogni storia si compone di piccoli tasselli, di piccoli episodi, ma quello che conta è il risultato finale, ovvero la musica che i Pink Floyd ci hanno lasciato. Una musica che, come qualsiasi altro prodotto creativo e artistico, non è che la sintesi di tutte le influenze, i fatti, gli incontri, gli scontri, le trovate geniali e gli errori.
Non vi aspettate, però, un libro sui Pink Floyd. Questo è un libro su Syd Barrett e su quello che Syd è stato (ed è ancora) per i Pink Floyd. Ed è una trovata geniale costruire una presenza attorno a un'assenza, e farlo con un intreccio di grandi voci, molte delle quali ormai non ci sono più, quindi (al di là di quelle che possono essere le interpretazioni dell'autore) non possono darci né conferme né risposte, e per questo bisogna prendere il libro per quello che è: un viaggio psichedelico nell'anima e nella memoria.
Sicuramente un'esperienza che ogni amante della musica dei Pink Floyd dovrebbe farse, bagnarsi in questo "endless river" non di certezze, ma di emozioni. Non do 5 stelle solo perché trovo un po' "ingiusto" il trattamento riservato a Mason e Wright (che stimo molto, quindi è forse un fatto personale), ma soprattutto perché a un certo punto mi ha un po' infastidito l'insistenza sulle doti quasi "paranormali" attribuite a Syd: è il pittore, il pifferaio e lo shamano, e tanto basta. La tragedia di Syd è immensa perché è umana, come i sentimenti di natura diversa che ha generato nelle vite che hanno incrociato la sua. Non occorre spingersi in questa deriva ultraterrena per fare di lui un personaggio leggendario. Lo è già :)
Unione di fantasia, realtà, allucinazioni, magia. Un libro che ti azzanna e ti entra in profondità, come il mostro fluido fa con il mostro rosa. Talmente bello che non riesco a parlare delle sensazioni che mi ha suscitato
Michele Mari ancora una volta riesce a stupirmi con un suo libro, come già aveva fatto con Verderame, un piccolo gioiello della letteratura italiana, almeno per quanto mi riguarda. Questo libro è completamente diverso ma altrettanto scritto bene e con ironia e sarcasmo. "Rosso Floyd: romanzo in 30 confessioni, 53 testimonianze, 27 lamentazioni di cui 11 oltremondane, 6 interrogazioni, 3 esortazioni, 15 referti, una rivelazione e una contemplazione" così inizia questo viaggio nella storia di una delle band più famose del panorama musicale mondiale: i Pink Floyd. Ogni capitolo (breve o molto breve) narra un punto di vista differente della storia: una confessione di uno dei membri, una testimonianza di chi gli stava vicino, una risposta al capitolo precedente per precisare, smentire o confermare. L'idea di base è geniale perchè anche se, come premette l'autore, alcuni fatti e persone sono di fantasia, altri sono reali e aiutano a capire la storia di Syd Barrett e Roger Waters, della loro dannazione, delle problematiche personali e della band. Spesso mentre leggevo mi sono fermata a cercare sui wiki foto, notizie, conferme, copertine di album. Penso che di mio non avrei mai letto una biografia dei Pink Floyd, anche perchè musicalmente non li conosco molto, ma questa è più che una biografia, è come se fosse una lunga intervista riportata scritta col valore aggiunto del pungente modo di scrivere di Mari.
Confesso che la quarta stella l’ho attribuita per stima nei confronti di Mari e perché appartengo alla generazione cresciuta a pane e Pink Floyd: anche se non sono mai stata una fan accanita i brani di The Dark Side of the Moon e The Wall hanno accompagnato la mia giovinezza e le vicissitudini di Syd Barrett e soci mi erano già note. Nulla da dire sulla costruzione dell’opera che si finge una sorta di processo ai Pink Floyd dopo l’allontanamento di Syd, con l’intervento di testimoni, amici d’infanzia, musicisti, fan, parenti vari e le confessioni dei diretti interessati. Mari è abile nell’orchestrare e dirigere gli interventi, contribuendo ad inspessire quell’alone di leggenda che circonda le vicende del gruppo, mescola dati oggettivi e ipotesi suggestive, arduo stabilire i confini, e da questo punto di vista l’esperimento è perfettamente riuscito e la lettura è godibile.
E allora, cosa c’è che non va? Niente, in realtà, però mi ero affezionata alla prosa ricercata, all’uso di vocaboli insoliti, credevo di averli individuati come cifra stilistica dell’Autore e in questo aspetto sono stata delusa, il libro è scritto benissimo, però è “normale”.
Uno dei libri più belli che ho letto in assoluto. Di particolare, che salta subito all'occhio, è la struttura del romanzo. Un romanzo a più voci in cui si parla di Barrett ma in cui lui non interviene mai. La sua storia e quella del famoso gruppo viene narrata da tutti coloro che hanno ruotato intorno a lui. Si parla di una moltitudine di cose, dalla musica agli aneddoti sulle loro canzoni, alle chicche dietro il loro famoso film The wall ecc ecc. sicuramente per cogliere e pieno i moltissimi riferimenti bisogna avere la conoscenza del gruppo e della loro storia, ma in ogni caso anche i fan “ normali” possono leggere questo romanzo senza nessun problema.
Nuestro último entusiasmo. Como dice el subtítulo, una “Novela en 30 confesiones, 53 testimonios, 27 lamentaciones (de las cuales 11 son ultramundanas), 6 interrogaciones, 3 exhortaciones, 15 informes, una revelación y una contemplación”. Una novela sobre Pink Floyd que es más que una novela sobre Pink Floyd. Es sobre el misterio Syd Barrett, sobre el rock, sobre lo que puede hacer la literatura (y la ficción) con la música, cuando un escritor como Michele Mari juega a tomarse una pasión muy en serio.