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Paperback
Published January 1, 2016
Ora accogliamo nel nostro spazio interiore più quietato le nostre paure, le nostre incertezze, tutto ciò che emergerà per distrarci o per disturbarci, e che noi lasceremo emergere liberamente.
Accogliamo sorridendo tutte le nostre parti immature e impaurite: osserviamole, lasciamole emergere, riconosciamone bene la natura, non ostacoliamo il loro sottile insorgere, abbandoniamo le nostre difese abituali nel riassamento progressivo.
Elenchiamo così, diamo nome preciso alle diverse forme di negatività che riusciamo a individuare dentro di noi: il nostro orgoglio, il nostro criticismo, la nostra pigrizia, incredulità, invidia, avidità, e così via.
Accogliamoci pienamente: proprio le nostre negatività sono le benvenute nello spazio che stiamo aprendo.
Osserviamo quali delle nostre negatività facciamo più fatica a riconoscere o ad accogliere con dolcezza e compassione.
Proviamo adesso a parlare interiormente a queste parti un po' disarmoniche, disadattate e sofferenti come se fossero un bambino intimorito e riottoso dentro di noi, pieno di paure e di sensi di colpa, proviamo a dirgli:
"Non temere, abbandonati un po' di più, qui ci prenderemo cura di te, finalmente sarai ascoltato, nessuno ti farà più del male".
Osserviamo che cosa sentiamo interiormente dicendo questo.
Osserviamo senza giudicare, senza pronunciare sentenze.
Osserviamo anche il nostro possibile irrigidirci, e lasciamolo andare, tornando al movimento del respiro: sorrido/mi abbandono.
Osserviamo come il nostro sguardo sorridente e non giudicante possa operare sui nostri blocchi emotivi.
Osserviamo la sua azione di olio sanante, e permettiamo le di propagarsi in tutto il nostro essere senza opporre resistenze.
La costituzione ordinaria ego-centrata dell'anima dell'uomo secondo Heidegger
L'anima dell'uomo, che Heidegger chiama Esserci (Dasein), si trova ordinariamente in uno stato di alienazione da se stessa; si trova gettata nel mondo in uno stato di confusione in cui si perde nelle chiacchiere, nei malintesi, e nei modi di pensare dominanti: «L'Esserci è, innanzi tutto, sempre decaduto da se stesso come autentico poteressere, e deietto nel "mondo". Lo stato di deiezione presso il "mondo" equivale all'immedesimazione nell'essere assieme dominato dalla chiacchiera, dalla curiosità e dall'equivoco" (ET 221).
L'uomo quindi si ritrova sempre daccapo a non essere Se stesso, ma il Si generico: pensiamo ciò che «Si» pensa, facciamo ciò che "Si" fa ecc. Siamo cioè imprigionati e dispersi in un mondo di illusioni e di contraffazioni conformistiche, da cui ogni volta facciamo fatica a liberarci: Innanzi tutto "io" non "sono" io nel senso del me-stesso che mi è proprio, ma sono gli altri nella maniera del Si. È a partire dal Si e in quanto Si che io, innanzi tutto, sono dato a me stesso. Innanzi tutto l'Esserci è il Si, e per lo più rimane tale. Se l'Esserci scopre autenticamente il mondo vi si inserisce, se apre se stesso al suo essere autentico, esso realizza sempre questa scoperta del "mondo" e questa apertura dell'Esserci sotto forma di rimozione