"Non conosciamo questo mondo. Non abbiamo l'obbligo almeno di provarci? È giusto andarsene prima di sapere che cosa si sta lasciando?". Howard Amberson ha settantaquattro anni. Sua moglie ne ha due meno di lui, una cicatrice al posto del seno destro e un dolore che la tormenta quotidianamente. Lui ha trascorso tutta la vita a Paradise Falls, poche migliaia di anime al centro dell'Ohio, dove ha insegnato al liceo per più di quarant'anni, dove ha sposato Anne, dove sono sepolti tutti i suoi familiari. E adesso che anche per lui e la moglie il tempo si avvicina allo scadere, decide che devono partire per un viaggio. Lui, Anne e Sinclair, il gatto. In auto, senza meta, alla ricerca di ciò che in questi lunghi anni è rimasto oscuro. A bordo di una Pontiac, muovendosi per le strade del paese (e attraverso le pagine di un diario tenuto segretamente da Howard), gli Amberson ripercorrono la storia del loro amore e della loro famiglia, riportando alla luce il passato, gioie e dolori di un microcosmo nel cuore d'America. In questo che è stato il suo romanzo della maturità, pubblicato nel 1974, Don Robertson ritrae una coppia nell'autunno dell'esistenza, componendo una delicata ode alla vita, intelligente, spassosa, mai lugubre. Un'elegia dello spirito umano, che passa per la stessa scrittura potente, senza sfumature o compromessi, che i lettori italiani hanno già conosciuto con L'uomo autentico.
Robertson was born in Cleveland, Ohio and attended East High School. He briefly attended Harvard and Western Reserve University (now Case Western Reserve University) before working as a reporter and columnist.
Robertson won the Cleveland Arts Prize in 1966. The Society for the Study of Midwestern Literature presented him with its Mark Twain Award in 1991. The Press Club of Cleveland's Hall of Fame inducted Robertson in 1992, and he received the Society of Professional Journalist's Life Achievement Award in 1995.
Robertson died on his birthday in 1999, aged 70. He's buried in Logan, Ohio.
Come faremmo a sopportarci se vivessimo per sempre?
“Avevi un debole per lei" Eri come un ragazzino che cercasse di nascondere un giocattolo rubato. Forse ti credevi furbo e misterioso. Beh, eri misterioso come un tuono.
Siamo solo a pag 26 di 600, ma per me Don Roberto si è già guadagnato la canonizzazione. Dite che sia a causa della scarsità di concorrenti nella mia libreria? Vi sbagliate, mi avvio chiudere un anno iper decorato dove le cinque stelle al Don sono una sorpresa ulteriore. Nutrimenti non ha previsto la versione elettronica e ne distribuisce una cartonata con una copertina autunnale molto bella. Peccato che il formato sia in-tascabile, e sia difficile anche metterlo in borsa almeno che non si decida di lasciare a casa telefono, portafogli e chiavi e di vederlo comunque sbucare come un canguro dal marsupio. È un libro che si tiene in mano con difficoltà, oltre che spesso, è alto come un sussidiario. Ma chi me lo ha fatto fare? Sono sette anni che leggo al buio come un gatto…
Gatto? Non sapete come chiamare il vostro felino? Segnatevi questo nome: Sinclair. È il gatto coprotagonista di un libro sorprendente, profondamente umano, architettato in modo mirabile, scritto da un autore maturo, uno che ha visto tanta vita e l'ha osservata bene. Howard e Anne sono sposati da più di cinquanta anni, lei è malata, lui la convince a partire per un viaggio senza meta alla ricerca del significato della struttura. Un viaggio ha sempre percorsi fisici e mentali paralleli, un viaggio ci proietta avanti e ci fa riflettere su che cosa abbiamo lasciato dietro. A settant’anni il viaggio è la propria vita per intero e Robertson ce la racconta grazie all’escamotage del diario (riportato in corsivo) a cui alterna gli spostamenti su interstatali e secondarie, i pernottamenti nei motel, gli incontri bizzarri in un America di cui ad un certo punto consapevolmente scrive:
La campagna si stendeva davanti a loro, rigogliosa e luminosa sotto la luce diretta del sole e Amberson pensò che quella doveva essere l'America come la immaginavo gli stranieri; case ordinate e rocce levigate, il bestiame riunito sotto alberi verdi… e pensò che quell'America era vera quanto l'America delle miniere.
Il parallelo è con la vita, fatta di lealtà, sentimenti nobili, ma anche di meschinità e tradimenti, tutte cose che Robertson mette in campo senza sconti, senza risultare patetico o stucchevole mentre cerca di trovare le risposte ai quesiti che attanagliano la maggior parte di noi, specie all’approssimarsi della bandiera a scacchi che sancirà la fine del nostro personale gran premio. Nonostante la mole e il numero di personaggi, la narrazione è miracolosamente fluida, la difficoltà con il libro non è leggerlo ma maneggiarlo. La postfazione di Linwood Barclay inizia in questo modo: Spesso i libri che leggiamo si trasformano in storie su noi stessi Ricordiamo cosa facevamo mentre li leggevamo
Ricorderò sicuramente le notti in cui non riuscivo a prendere sonno e rimpiangevo la retroilluminazione che consente di leggere senza disturbare, ricorderò un punto specifico del libro mentre in cuffia gli U2 suonavano https://youtu.be/y5ptE0vL3SE Ricorderò.. questa cattività pandemica forzata.. È essere in viaggio che impasta davvero i libri ai nostri ricordi.
Vi è piaciuto Stoner? Moltiplicate le pagine e i personaggi X2 spostatevi in Ohio e al posto di William sarete a fianco di Howard Amberson per i primi settant’anni nel ‘900; mi raccomando, non chiamatelo Anderson, lo fareste incazzare.
«“La primavera è l’inizio“, disse Anne, “e mi darò C- in quanto a originalità per l’osservazione. I fluidi scorrono liberamente e così via. La gioventù. Il calore. Le promesse. Poi arriva l’estate, e l’estate è il fulgore della vita. Poi l’autunno, il raccolto, tirare le somme. E alla fine l’inverno, che è freddo, silenzioso e definitivo“. “Vuoi dire che sono simboli della natura creati da Dio per rappresentare la nostra vita?” “Sì”, disse Anne con un colpo di tosse.» (Praise The Human Season, è il titolo originale)
Non l’ho amato, ma ho apprezzato leggerlo, non ho provato simpatia (e forse poca empatia) per Amber (chiamato per cognome, così come da tutti e in tutto il romanzo viene chiamato) e ancora meno per sua moglie Anne, la perfettina e giudicante Anne, ma le ultime pagine mi hanno commossa fino alle lacrime.
E in una primavera degli anni Settanta, per la precisione in quella del 1971, quando Amber convince la moglie che è il momento di partire e di mettersi in viaggio per “scoprire la struttura”, quella struttura che ha regolato la loro esistenza - che altro non è che la ricerca del senso della vita stessa, fatta come tutte le vite di gioie e di dolori, di nascite e di lutti, di successi e di fallimenti - anche io mi sono messa in viaggio con loro.
Ho viaggiato on the road con loro, nello spazio e nel tempo, ho attraversato l’Ohio (che si rivela sempre più crocevia degli stati d’animo e delle vicende americane), ho fatto visita alle persone care nei cimiteri e a parenti serpenti nelle loro case, osservato e aiutato a rimuovere quelle che Nicola Manuppelli (nella sua consueta bella e imprescindibile postfazione) definisce “ragnatele familiari”, ho giocato anche io, seduta sul sedile posteriore della Pontiac, insieme al gatto Sinclair, a elencare le cose che vedevo scorrere guardando fuori dal finestrino; ed è forse questo, fra quelli usati da Robertson per raccontare un pezzo di storia e di geografia americana, l’espediente che ho apprezzato di più, quello che mi ha permesso non solo di leggere e attraversare epoche e luoghi, ma anche di guardare con i miei occhi le minuzie che li caratterizzavano: uno scenario così ricco, apparentemente composto di particolari solo elencati, ma capace di disegnare ai miei occhi un paesaggio, soprattutto rurale, vivido e reale. Come il Y-Bridge di Zanesville, per esempio, o i carretti degli Amish incrociati in Pennsylvania, o le cassette postali davanti alle case che recano i i cognomi dei loro abitanti, o le foglie degli alberi che le stagioni colorano lungo le strade che gli Amberson percorrono andando incontro al loro ultimo autunno.
”Forse dovremmo fare un gioco”, disse Amberson. “Quale gioco”, gli chiese Anne. “Sulle cose che vediamo”. “E come si gioca?”. “A turno elenchiamo le cose che vediamo. Per esempio, adesso vedo sull’asfalto una doppia linea gialla che mi è vietato attraversare”. “Una macchina viene verso di noi”, disse Anne, “e adesso di ha sorpassato”. “Vedo una recinzione di filo spinato e un’insegna di metallo con su scritto CLABBER GIRL”. “Vedo una casa di mattoni con il fumo che esce dal camino”, disse Anne. “Vedo i pali del telefono”. “Vedo un cartello che pubblicizza un ristorante chiamato BLOSSER”. “Alla nostra sinistra, vedo del bestiame che pascola all’ombra di un grande acero”. “Sono mucche Guersnay”, disse Anne. “Vedo i pagliai”, disse Amberson. “Vedo il profilo delle colline in lontananza”, disse Anne. “Vedo i pali del telefono”. […]
Le suggestioni letterarie e culturali sono tante, da Morte di un commesso viaggiatore a Gloria Steinem, anche se a prevalere, forse, è quella che rimanda a Sinclair Lewis, suggerito dal nome del gatto e da quello di uno dei due figli, da quella Doris di Duluth (dove Sinclair Lewis visse) che i coniugi incontrano in una delle loro tappe, a quel Babbitt, il nuovo Babbitt al quale Amber paragona suo figlio Lewis. Sono due liberali Amber e Anne, ma sono conformisti quando guardano dentro la loro casa, democratici e contrari a ogni discriminazione, ma tanto lo sono nei loro rapporti, quasi audaci per l’epoca in cui iniziano la loro relazione, e tanto Amber, che insegna Letteratura Inglese e Altletica, è aperto e disinibito, appena vanesio e compreso dal ruolo e dalla statura morale che si attribuisce, ma anche attivo nella comunità in cui vive (quella Paradise Falls che è topos letterario di Robertson), tanto Anne è piccolo borghese di provincia, soffocante e incapace di permettere a quella statura morale che si attribuisce di elevarla per impedirsi di danneggiare i rapporti con le persone che ha vicino a sé.
E così, come gli Amber lentamente iniziano a fare pace con gli avvenimenti che hanno segnato la loro esistenza (che Amber rivive annotandoli su un diario che scrive ogni sera all’insaputa della moglie) anche io durante la settimana del viaggio che Amber (a proposito, si chiama Howard) e Anne intraprendono, e durante la lettura del romanzo in cui Robertson ci narra scandendone le tappe e gli incontri, ho iniziato a fare pace con questo autore, che qui si rivela più quieto e meno arrabbiato, più riflessivo e affatto distruttivo, sorprendentemente quasi i due volti dello stesso uomo la cui moglie sta morendo di cancro, al punto da aver acquistato anche Julie (molto più snello rispetto a questo corposo romanzo) e puntato addirittura alla lettura dei due volumi di Paradise Falls.
«Ancora una volta, brevemente, devo interrompere questa narrazione disgiunta dei tempi passati. Qualche centinaio di pagine fa, ho fatto la stessa cosa e in quell’occasione ho scritto quanto segue: “… è tipico delle persone anziane pensare sempre più alla morte. Si è circondati dal logorio delle cose. Per cui non prendetevi gioco di tutti questi trapassi, per favore. Ce ne sono tanti perché sono molto vecchio, e quasi tutti coloro che amavo non ci sono più. La morte è come una montagna, un’entità enorme, e non devo scusarmi della sua enormità. Per di più, non è la morte la trama che lega le parole che ho scritto. Un elemento non �� una spiegazione“.»
«Morirà senza credere che una cosa del genere possa accadere»
Immaginate una saga famigliare che si snoda attraverso le generazioni per più di 70 anni, raccontata da un professore in pensione che organizza un viaggio on the road senza meta apparente. Un viaggio alla ricerca del senso della vita (la “struttura”), propria e di quella della moglie, entrambi ultrasettantenni e in fin di vita, mescolato a frammenti di diario scritti in un quaderno nei momenti di pausa del viaggio. Un racconto in cui riemerge un passato con cui fare i conti che si mescola al presente; vite ordinarie e allo stesso tempo straordinarie, raccontate con ironia, dolcezza e partecipazione, senza melodramma, con la cognizione degli errori e dei passi falsi, del dolore e della morte, e della maturazione della consapevolezza laica di non dovere e volere sopravvivere a se stessi. È un racconto in cui la logica e la razionalità non si distaccano dalle ragioni del cuore, e i sentimenti che ricorrono di più sono quelli più etici della benevolenza e della gentilezza. Non mancano episodi di erotismo, raccontati con disincanto e, anche qui, con pacata ironia. Il libro è scritto bene, la narrazione è fluida e le oltre 600 pagine non pesano; le storie raccolte nel diario e inserite nella narrazione del viaggio come flashback non sono in ordine cronologico, ma l’affresco complessivo è reso benissimo. Penso meriti attenzione questo libro. Non consigliato a chi non ha mai fatto giochini scemi con le parole durante un viaggio in macchina, o a coloro per cui dormire con un gatto ai piedi del letto è un orrore o a chi non è stato mai sfiorato dal dolore o da una mancanza (ma esiste?). Se poi, questo libro dovesse piacere, ci si può avvicinare a L'uomo autentico, sempre di Robertson, la versione dura, dolorosa, e desolata di un uomo qualunque, con la stessa tematica de L'ultima stagione.
Andatura lenta. Come quella dei due anziani protagonisti che con il loro gatto si mettono sulla strada con l’intenzione di compiere un viaggio, o meglio un percorso nel tentativo di comprendere il significato di una vita, la loro. Andatura lenta. L’auto dei due va piano, vanno piano anche i loro pensieri, il paesaggio scorre sotto i loro occhi, i pensieri e i ricordi si aggregano disordinati. La narrazione sembra a tratti girare a vuoto ma di tanto in tanto si impenna con accenti lirici, le riflessioni si fanno più intime e profonde, l’umanità si palesa senza falsità, schietta e non sempre cristallina. Pagina dopo pagina, lentamente arriviamo alla conclusione e il cerchio si chiude, tutto si ricompone, il disordine diventa un disegno, in cui tutto riprende il suo posto, non perfetto ma finalmente messo a fuoco da una luce speciale.
Praise the Human Season by Don Robertson was originally published in 1974 by Arthur Fields Books. When I read it, I saw that it is no longer in print and because of this the world is missing a truly great novel. Hopefully interested readers will be able to find a copy in their libraries (assuming that the library copies have been checked out enough that they have kept them). Robertson is the author of The Greatest Thing Since Sliced Bread. The good news is that some of Robertson's books are being reprinted.
Praise the Human Season is a love story of a life time between Howard and Anne Amberson. Knowing that they are both nearing the end of their lives, Howard Amberson decides they need to take a road trip with no destination in mind. At the same time Howard is secretly writing down his memories and recording past incidents in their lives. Not only is this a touching, heart breaking novel, it is also very humorous. The story of their adventure is interspersed with Howard's written memories from the past. Very Highly Recommended- one of the best; http://shetreadssoftly.blogspot.com/
Wonderful book! Perfect because of the flaws of the characters. I read this book in my twenties and again in my forties. I was moved both times and saddened that my bookclub didn't see past Howard's fascination with the opposite sex. This is a great love story and the Human Season wouldn't be accurate if we didn't acknowlege the lust along with the deep, lasting love. I will read this book again in 15-20 years, and I look forward to it!
I was 32 when I read this---and found it to be profound. Now I am 65 and intend to read it again---once we unpack all that stuff from storage---wonder how it will sound to me now.
What I learned? If you're lucky enough to find a true love--either first time out or if you get a second chance, grab on and never let go. Til it's time.
I first read this book many years ago when I discovered it and subsequently "acquired" it from my parents' bookshelf. It is a book I re-read time and time again. It makes me laugh and cry each and every time I read it. It is one of the best "memior" style books I've read and a beautiful homage to marriage with all its joys and sorrows.
Finalmente ho completato la lettura di questo corposo libro: poco più di 600 le pagine. Le stelle parlano di per sé. ma sarebbero state 2 e mezzo, se non avessi apprezzato particolarmente le ultime pagine, emotivamente molto coinvolgenti, almeno per me; e così mi sono riconciliata, almeno in parte, con questo romanzo. E' stato anche illuminante leggere la postfazione e conoscere qualcosa dell'autore, amato da Stephen King (e io non sono una fan di King, del quale però devo ammettere di aver letto solo tre libri, apprezzandone uno soltanto, della serie: i conti tornano!). Detto questo, non sono riuscita ad affezionarmi a questo romanzo per varie ragioni, la prima delle quali è indubbiamente la prolissità: sono convinta che avrebbe giovato al racconto un numero di pagine nettamente inferiore, avrebbe impedito che vicende e personaggi diluissero perdendo di significatività. La seconda ragione risiede nella melensaggine che caratterizza i dialoghi tra i due coniugi, meglio: ho trovato stucchevoli proprio loro. E in generale non ho trovato brillanti i dialoghi. La terza, che si ricollega alla prima, è la presenza di ripetizioni, di concetti e di dettagli, che hanno reso la lettura un po' noiosa. Infine: la narrazione mi è sembrata un po' patinata, tutti i personaggi che i coniugi incontrano nel loro cammino sono ultra gentili e tanto buoni, non li ho trovati convincenti. Ma come dicevo nella premessa, le ultime 50 pagine sono state per me più apprezzabili, sono riuscita anche ad immedesimarmi nel bilancio di vita che la coppia fa e finalmente ho trovato autenticità e realismo. Se mentre leggevo pensavo che non è un libro di cui consiglierei la lettura, al termine posso dire che non lo sconsiglierei, ma è indubbiamente per lettori che non si scoraggiano: chi invece fosse del partito "lo mollo, perché non mi sta piacendo" oppure "non lo leggo, perché ha troppe pagine", a mio avviso dovrebbe stare lontano da "L'ultima stagione". Dimenticavo: deve starne lontano anche un lettore che non sta vivendo un periodo sereno, perché il romanzo può generare depressione.
I read this over 30 years ago and loved it. I believe the title is actually PRAISE THE HUMAN SEASON but I remember how much this book touched me. It's hard to find but we still have it in SPL because I refuse to "weed" it. :-)
An all-time favorite book that I loaned to a friend who never gave it back. This one is timeless and I'll read it again now that I've purchased a used copy. Highly recommended.
I also read this book in high school. It's a wonderful book. Unfortunately the book was removed form the curriculm the year after I graduated for sexual content. I've also read it again as an adult of 7 years of marriage and it made me apprecaite the wonderful relationship me and my husband have together. I hope we'll be like that in love and face everything together.
I read this book in 1974 when I was a teenager and it still comes back to haunt me at times now that I've lived through some of the things the two main characters went through. It's a very touching, emotional book.
I love his books. Imperfect, yet wonderful characters. Dense and detailed writing all about Ohio and his fictional town of Paradise Falls.
One of the characters in one of my unsold novels is from Paradise Falls and I'm not the only who's done this. Clearly Steven King was also a fan because Christine, the car, hailed from Paradise Falls.
This particular book follows a married couple throughout their marriage and you care about them with all their faults. It takes place in flashbacks during a long drive while the wife is dying -- they simply decide to leave their home. I think they may take a pet with them and give it to someone along the way, because he feels her end is near.
At the end, she does die in a motel and he goes across the street to the high school track and races around it in a final dash of glory. A heartbreaker and at the same time glorious.
This was my 6th Don Robertson novel, and easily my least favorite. Way tooooo long! Around page 450 I stopped caring about any of it. 200 pages or so could have been cut and it would have been more powerful. Many pointless scenes, and he goes on and on over the same emotional ground repeatedly. What I found most annoying, however, was all the too cutesy dialogue that became cloying and strained and contrived. And their son Henry was not a believable character. And... well, enough said. If you want to read excellent Don Robertson work, try Harv, or The Greatest Thing Since Sliced Bread. In those novels, the author understands the value of conciseness in art. In this book he is a windbag, and the work suffers for it.
Uno dei libri più belli che io abbia mai letto negli ultimi anni. Un tesoro dimenticato che Manuppelli ha recuperato e tradotto e che Nutrimenti edizioni ha deciso di pubblicare, e dovremmo essere grati per questo. Un libro che molto semplicemente parla di vita, morte e amore.
Leggere questo libro è stato un lungo e lento viaggio. Non consiglio la lettura notturna proprio per questa lentezza che ti accompagna al sonno e sarebbe un peccato. Ci ho messo un po’ per finirlo proprio a causa dell’impossibilità di leggerlo in un’altra fascia oraria. Leggerlo di giorno ha tutto un altro sapore. Howard Amberson ha settantaquattro anni e due infarti alle spalle; sua moglie Anne è malata di cancro allo stadio terminale. La scoperta che per entrambi il tempo a disposizione su questa terra sta per scadere, spinge Howard a riflettere sulla sua vita, per cercare di capirne il senso. Gli viene l’idea di partire per un viaggio “on the road” senza meta alla ricerca del significato dell’esistenza, con i soli compagni di viaggio Anne e Sinclair, il gatto. A bordo di una Pontiac e attraverso le pagine di un diario che Howard scrive in segreto, gli Amberson ripercorrono la storia del loro amore e della loro famiglia. Fantasmi e nuove conoscenze ruotano attorno a questo viaggio nel passato che ha ancora tanto da raccontare. È il primo libro di Don Robertson che leggo e non sarà l’ultimo. Può sembrare banale raccontare della vita ordinaria e semplice di qualcuno, invece è esattamente l’opposto. Il nostro mondo, quello in cui viviamo ogni giorno è ricco di significato. Basta fermarsi a pensare a un determinato momento, alle sensazioni che abbiamo vissuto, alle emozioni che abbiamo provato per renderci conto di quanto è significativa la nostra vita. Niente di complicato, solo la bellezza della normalità. Il tempo che scorre, i corpi che cambiano, le vite che attraversiamo. C’è un momento particolare nel finale commovente che mi ha particolarmente emozionato. Il gesto che Howard fa per il suo anziano gatto, la dimostrazione di quanta gratitudine e amore quel piccolo amico, quella piccola vita ha regalato nel corso degli anni alla coppia e quanto ha significato per il loro benessere. E poi c’è un America d’altri tempi, il sapore dei viaggi lontani, della natura che regala il suo ultimo spettacolo prima dell’inverno: l’autunno. Le foglie che cadono. Un po’ come gli Amberson, foglie nel loro ultimo e libero volo.
Aspettavo da tempo il momento giusto per affrontare questo romanzo nonostante avessi già letto il capolavoro di Robertson *Paradise Falls* e altri suoi libri superlativi quali *l'uomo autentico* e *Miss Margareth Ridpath e lo smantellamento dell'universo*. Avevo timore di non riuscire a coglierne completamente tutte le sfumature visto il complesso argomento trattato e, confesso, anche la paura di trovarmi di fronte a fantasmi comuni dell'animo umano. Di fatto mi sono immerso nella stessa straordinaria ambientazione di Paradise Falls nel periodo successivo ai fatti raccontati nei due tomi Paradiso e Inferno del suddetto capolavoro. Questa lettura mi ha confermato (anche se non ce n'era bisogno) l'immenso talento dello scrittore americano, riconoscendone tutta l'umanità, la sensibilità e la bravura nel coglierne ogni particolare. La storia racconta la ricerca della "struttura" del mondo e la collocazione dell'essere umano al suo interno da parte di una coppia di anziani (gli Amberson) nella loro "ultima stagione": decideranno di partire, nonostante acciacchi e malattie, senza una meta precisa assieme al loro gatto in un viaggio on the road per le strade d'America. L'America è quella del 1971, ma durante il viaggio, il professor Amberson "confesserà" in una sorta di diario segreto, molti ricordi del suo passato, un avanti e indietro a partire dai primi del '900 che svelerà (forse), più che il viaggio di per sé, il senso di una vita, il legame e gli intrecci con quella di una moltitudine di altri personaggi apparentemente normali, ma nel contesto ognuno alle prese con la propria esistenza straordinaria. Sarà anche retorico e troppo scontato, ma alla fine di questa coinvolgente lettura ci si ritrova in pace con se stessi e ancor più con il prossimo e le parole amore e gentilezza avranno un peso specifico enorme, specie in tempi come questi dove è sempre più facile essere tacciati di troppo buonismo.
Don Robertson ha una grande qualità come narratore: è capace di raccontare con partecipazione, realismo e ironia la vita di un affettuoso vecchio vicino alla morte, come di un giovane deciso ad avere successo per vendicarsi dei torti subiti. Se in Paradise Falls aveva composto un mosaico per raccontare la vita di tanti abitanti, qui si concentra su una singola tessera, sull'esperienza di un anziano che decide di fare un viaggio senza meta insieme alla moglie malata terminale di cancro e al suo gatto. Vuole capire se c'è una "struttura" nelle cose, se dietro i molti eventi che ha vissuto, dietro le tante persone che ha conosciuto, c'è un senso, una connessione. Così, accanto al racconto del viaggio in una vecchia Pontiac sulle strade dell'Ohio, si susseguono i ricordi del passato, in una perfetta alternanza di vissuto presente e memoria.
Beautiful, poetic, thoughtful and unforgettable. Read it in 1974 when it came out. I was 23. Reading it again in 2020...amazing to feel differently now that I'm closer to Howard Amberson's age. I can understand his ruminations much better.
I wanted to like the main character but I just couldn't. I found him sexist and selfish. Taking his dying wife on a road trip? She was in horrible pain throughout. It was an interesting portrayal of a marriage, I'll give it that.
Seicentodieci pagine di pura poesia. Una storia autentica di relazioni ed affetti imperfetti, legati in una storia unica. Erano anni che non leggevo un libro così appassionante e commovente.