Regia di Michael Gracey vedi scheda film
AL CINEMA
"O ci nasci, o non sei nessuno..."
C'è realmente, a ben pensarci, qualcosa di "gibbonesco" nell'aspetto fisico e in genere comportamentale del cantante estroso e talentuoso Robbie Williams. Che - aspetto tutt' altro che scontato - sa cantare come un vero cantante dotato, ma sa anche muoversi, ballare destreggiandosi come un ballerino ardito, padrone del proprio corpo, del ritmo che la propria musica sa comunicare.
Una posizione completa che, tuttavia, anziché giovargli nei momenti cruciali della propria rutilante carriera ha finito per creargli il vuoto attorno, stonando ed apparendo fuori luogo all'interno della boy band più famosa al mondo, quei Take That trascinanti tra il pubblico di teenagers impazzite ed in delirio.
Il contesto temporale si incastra in quegli esuberanti e glitterati inizi degli anni '90, ove i gruppi musicali giovani e pop, quasi sempre a composizione unidimensionale a livello sessuale (o tutti maschi, o tutte femmine, ognuno in grado di rappresentare caratteristiche i generi chin gradi di creare emulazione e senso di appartenenza) vivevano della pubblica esaltazione ed ovazione del pubblico, femminile o maschile, a seconda delle scelte di marketing attuate dagli scaltri e lungimiranti, tattici discografici.
E questo suo essere esuberante, ed insieme superiore e ed artisticamente più completo rispetto agli altri quattro coetanei, più belli ed attraenti, forse anche più classicamente dotati a livello canoro, ma così poco "artisti" nel senso più puro del termine, creò il distacco che rese Robbie la scimmia danzante e cantante relegata in secondo rango, e per questo desiderosa di sfondare e far vedere al mondo che la luce propria esiste, ed attende solo di essere valorizzata e premiata con un quasi unanime consenso.
La storia (della musica pop) gli ha dato ragione, e Robbie Williams ha ottenuto la sua giusta ed orgogliosa vittoria morale, artistica e certamente pure economica, che lo ha reso cantante solista a tutto tondo, fenomeno a sé stante rispetto al precedente fenomeno Take That.
"Tra cinque anni vi odierete uno con l'altro più di ogni altra cosa....
Ma sarete così ricchi da poterlo superare"
(Predetto ed avverato).
Il talentuoso regista australiano Michael Gracey, non nuovo ad esperienze in materia di musical dopo i fasti di The greatest showman del 2017 con uno spumeggiante Hugh Jackman, e sempre ammesso che Better man possa essere considerato tale, dirige un biopic di rivincita ed orgoglio dedicato al talentuoso, estroso e geniale cantante inglese, che ha saputo fare valere il proprio innato talento emergendo nella boy band più amata e nota al mondo, ma soprattutto riuscendo a togliersi di dosso un ambiente che lo ha reso famoso, ma da cui non riusciva ad emergere, per fare valere il proprio talento ed emergere come solista, autore amato e apprezzato tra i numeri uno in U.K..
Gracey ha il merito di girare un film dinamico e di gran ritmo, che si rivela originale innanzi tutto per l'intuizione di rappresentare il cantante con le fattezze di uno scimpanzé, un animale che sfrutta il proprio innato e scanzonato temperamento, riuscendo a trasformarsi in un fenomeno di massa indimenticato e trascinante.
"Sarò anche un cabarettista..
Ma sono il migliore di tutti.
E andate affanculo!"
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