Raffreddore: definizione e significato medico | Corriere Salute

Raffreddore

Il r. comune o coriza è una malattia estremamente frequente, diffusa in tutti i Paesi del mondo.

  • Cause
  • La sua causa, per lungo tempo rimasta sconosciuta, è stata oggi sicuramente individuata in virus di varie famiglie (rhinovirus, mixovirus, adenovirus), presenti nell’ambiente e trasmessi direttamente, dagli ammalati ai sani, per mezzo delle goccioline emesse con gli starnuti o i colpi di tosse. I virus, giunti sulla mucosa nasale, esercitano la loro azione patogena solo se trovano un ambiente favorevole alla loro riproduzione: tale ambiente si realizza, in particolare, ad opera dei riflessi nasali indotti dal raffreddamento o dall’umidità, riflessi che determinano fenomeni locali di vasocostrizione e vasodilatazione o che provocano un’ipersecrezione delle piccole ghiandole siero-mucose della mucosa nasale. Infatti, molte cause possono effettivamente provocare il r.: il freddo, specie se umido, una pioggia improvvisa che bagni abiti e scarpe, il passaggio da ambienti troppo riscaldati ad ambienti gelidi o viceversa. La tendenza ad ammalarsi dipende inoltre dallo stato fisico dell’individuo in quel momento e varia da persona a persona: ridotto potere difensivo dell’organismo, sia temporaneo (affaticamento fisico, stato di convalescenza), sia persistente (ipovitaminosi, iponutrizione, predisposizione costituzionale ed ereditaria), fattori locali (vegetazioni adenoidi, deviazioni del setto nasale, ipertrofia dei turbinati), fattori legati all’ambiente di vita o di lavoro, che determinano una continua inalazione di gas, polveri o vapori irritanti, fattori farmacologici, legati per esempio all’abuso di farmaci decongestionanti nasali, le cosiddette gocce nasali. Sembra accertato che l’incubazione del r. duri da uno a tre giorni, che la capacità infettante di un paziente sia maggiore soprattutto nella prima giornata di malattia e che alla fine di questa si acquisisca un’immunità della durata di circa un mese e strettamente specifica per il ceppo di virus che ha causato il r.: questo spiega perché tutti possiamo avere più raffreddori durante una stessa stagione invernale (considerando che i virus responsabili del r. sono ben più di 100) e perché i vaccini che si possono allestire non sono mai sicuramente efficaci.

  • Sintomi
  • Si presenta con un primo stadio irritativo, che può durare da poche ore a uno o due giorni e che è caratterizzato da secchezza, bruciore e qualche starnuto, poi si passa a uno stadio secretivo che può durare sino a una settimana. È in questa fase conclamata che l’ostruzione nasale è massima e persistente, nonostante gli starnuti frequenti e l’abbondante secrezione nasale, dapprima sierosa e limpida, poi sempre più densa. È i questa fase, inoltre, che al r. semplice si può sovrapporre una rinite batterica  in questo caso la secrezione nasale diventerà particolarmente densa, giallastra, mucopurulenta o francamente purulenta: in assenza di tali complicazioni, che possono prolungare la malattia anche per qualche settimana, segue uno stadio di risoluzione, che nel giro di uno o due giorni porta alla guarigione completa. Nel r. comune la sintomatologia generale è piuttosto modesta: senso di pesantezza alla testa, che può giungere sino a una cefalea frontale gravativa, malessere, qualche linea di febbre, soprattutto verso sera. In altri casi, però, questi sintomi generali sono molto più accentuati: brividi, febbre piuttosto elevata, dolori muscolari e articolari, senso di debolezza e di spossatezza che persiste spesso per parecchi giorni. Si tratta qui di una vera e propria forma influenzale e si ammette, pertanto, specie se la malattia ha carattere epidemico, che l’agente patogeno sia uno dei diversi tipi di virus influenzale: in questi casi il r. costituisce quindi una delle manifestazioni, talvolta la più importante, dell’influenza e viene perciò indicato con la denominazione di rinite influenzale. Anche molte altre malattie infettive generali, da virus o da batteri, si aprono con un episodio simile a quello del r. comune: tale sintomatologia si osserva spesso all’inizio del morbillo, della scarlattina, del tifo, della brucellosi, della poliomielite. Si tratta in questi casi di una manifestazione collaterale della malattia infettiva a cui spetta propriamente il nome di rinite sintomatica. In altri termini la rinite sintomatica rappresenta solamente un sintomo della malattia infettiva generale.

  • Terapia
  • Per il r. comune, non esiste ancora alcun medicamento, attivo sui virus, che guarisca e stronchi la malattia  tuttavia molti rimedi possono giovare favorendo una rapida guarigione, specie se si interviene all’inizio. Utile è la somministrazione di una bevanda calda (latte o tè), con l’aggiunta di una modesta dose di alcolici (vino, cognac, brandy), per la loro azione sedativa e vasodilatante periferica. Consigliabile è l’aggiunta di farmaci antinfiammatori, come la vecchia aspirina o i più recenti antinfiammatori non steroidei (FANS) e di antistaminici. I comuni preparati contro il r. in forma di compresse o sciroppi contengono normalmente un antistaminico associato a un decongestionante nasale. Solo nelle forme più serie, e sempre sotto controllo medico, si somministreranno mucolitici, cortisonici o, se si temono complicanze infettive, antibiotici. Localmente si instilleranno preparati antisettici (come soluzioni di argento proteico all’1-4%) o sulfamidici o antibiotici, associati o meno a vasocostrittori e cortisonici. Preparazioni di questo tipo, ad azione decongestionante locale, sono molto diffuse: il loro uso può essere utile anche nelle riniti allergiche o vasomotorie, ma è preferibile sia effettuato sempre per breve tempo, senza abusarne e sotto controllo medico, per evitare spiacevoli effetti collaterali. Nel corso del r. sono utili anche i suffumigi o meglio le inalazioni o gli aerosol, con vapori di sostanze balsamiche, cortisonici, antibiotici. Un corretto modo di soffiarsi il naso, chiudendo prima una narice poi l’altra e infine soffiando contemporaneamente in tutte e due le narici, tenute moderatamente chiuse, può evitare la diffusione dell’infezione che i violenti atti espiratori possono provocare, spingendo le secrezioni verso l’alto. Non si dovrebbe inoltre usare un comune fazzoletto, che finisce col divenire un deposito dove i germi vengono gelosamente custoditi, ma dovrebbero essere usati fazzoletti di carta, da gettare dopo ogni soffiata. La prevenzione dei raffreddori può essere tentata proteggendo dai raffreddamenti specialmente il capo e le estremità, ed evitando nei periodi favorevoli i luoghi affollati. Sia pure senza una precisa base scientifica, molti sostengono l’utilità dell’assunzione di dosi elevate di vitamina C, che agirebbe aumentando genericamente le difese dell’organismo. Importante è infine, nei pazienti con frequenti raffreddori, l’eliminazione dei possibili fattori locali favorenti: nel bambino sono spesso le vegetazioni adenoidi, negli adulti le deviazioni del setto e l’ipertrofia dei turbinati.

    23 marzo 2022 (modifica il 25 giugno 2024 | 08:59)

    A CURA DI
    Redazione Salute

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