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Il governo più a destra che il Paese abbia mai avuto”, ecco ciò che accomuna oggi l’Italia ad Israele. Caratteristica comune dei due governi, non a caso, è la volontà di rafforzare l’esecutivo e, se possibile sottrarre i governanti alla giustizia.

Da una parte con una riforma costituzionale con la quale si vuole introdurre l’elezione diretta del premier invocando “maggior potere al popolo”. Popolo al quale nello stesso tempo si impedisce di sapere, vietando ad esempio la pubblicazione di atti giudiziari quali le Ordinanze di custodia cautelare; imbavagliando quel che rimane della libera informazione che verrà maggiormente esposta al rischio di querela.

Dall’altra si cerca di limitare il potere della Corte Suprema che, non avendo Israele una Costituzione ma solo una serie di leggi fondamentali che sanciscono i diritti individuali e le relazioni tra cittadini e Stato, costituisce di fatto l’unico contrappeso al potere del governo. Contrappeso il cui ruolo è diventato via via sempre più importante fino alla potestà di annullare provvedimenti amministrativi del governo sulla base della “clausola di ragionevolezza” e quindi non soltanto nel caso che i provvedimenti approvati siano contrari alle Leggi fondamentali. Questo perché i poteri del capo dello Stato sono assai ridotti e non comprendono la facoltà di rinviare una legge al Parlamento.

A gennaio dello scorso anno, ad esempio, la Corte Suprema è intervenuta per far dimettere dal suo incarico da ministro Arye Dery (leader ultraortodosso Shas), che era stato nominato da Netanyahu ministro dell’Interno e della Salute. Questo perché nel gennaio 2022 Dery aveva ottenuto un patteggiamento con sospensione della pena (facendo credere che si sarebbe ritirato dalla vita pubblica) in un processo per evasione fiscale che altrimenti avrebbe comportato un’interdizione dai pubblici uffici per 7 anni. La riforma voluta da Netanyahu impedirebbe simili interventi e, dando maggiori garanzie al primo ministro. Evitare questo ambito d’intervento della Corte Suprema significa per Netanyahu mettersi al riparo dalle conseguenze che potrebbero derivargli a causa dei procedimenti giudiziari in corso a suo carico. Vi ricorda niente tutto ciò?

Tuttavia in Israele ampi strati della popolazione, nel corso del 2023, hanno dato vita ad imponenti proteste contro il tentativo del governo e proprio nei giorni scorsi la Corte suprema ha esercitato il suo potere, bocciando la parte di riforma fin qui approvata dalla Knesset e quindi reintroducendo la possibilità di annullare provvedimenti sulla base della loro “irragionevolezza”. Una battuta d’arresto che potrebbe rafforzare anche il dissenso verso un governo che ha dimostrato fin qui totale disprezzo nei confronti della vita degli ostaggi ebrei detenuti da Hamas, oltre a condurre una operazione militare che assume sempre più chiaramente i connotati di un “crimine contro l’umanità”.

Un crimine che verrebbe a pesare, non solo sull’intera comunità di Israele, ma anche sulla comunità internazionale, su tutti coloro che se ne rendessero complici con il loro silenzio.
Chissà se in Italia l’opposizione troverà il coraggio e la coerenza democratica di rompere il silenzio, di non stare alla finestra come ha fatto finora limitandosi a timide, generiche ed equidistanti condanne della guerra (equidistanza giudicata inadeguata persino dal segretario generale dell’ONU). Chissà se troverà il coraggio di rafforzare le iniziative di piazza contro l’azione genocida che sta conducendo il governo di Israele, denunciando nel contempo le collaborazioni e le connivenze del nostro governo e delle nostre istituzioni (comprese le Università) con il governo e le istituzioni di quel Paese. Rompere il silenzio e manifestare la propria contrarietà oggi nei confronti di chi sta conducendo una guerra di sterminio nei confronti dei palestinesi, significa sostenere l’opposizione democratica israeliana e tutti gli ebrei anti sionisti sparsi nel mondo (che hanno dato vita ad importanti manifestazioni di protesta anche negli Stati Uniti, repressi con centinaia di arresti), significa compiere un primo necessario passo per contrastare efficacemente anche i progetti autoritari  e reazionari del nostro governo.

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