Medieval and Renaissance Pisa

Sommario: Un esemplare della più alta originalità: a. I contenuti, b. La datazione. -Le pratiche di mercatura. -L'insegnamento dell'Abbaco. -Il codice della Biblioteca "Maffi". -Il presente libro manuale, un utile formulario di esempi: a. Costi dei panni. -Alcuni confronti. -Altre similitudini: Pisa. -"Questo libro è d'Andrea d'Adovardo Rossermini": a. Il personaggio e la discendenza, b. Nella tradizione familiare le attività commerciali e bancarie, c. Dal Mediterraneo al Nord Europa: "vendevisi", d. I Rosselmini, Pisa e il commercio mediterraneo e transalpino nel Quattrocento. -1 tavola

Pointed medallions containing an animal or bird are engraved at the top of the legs of the Pisa Griffin and the Mari-Cha Lion . These are not part of the patterned saddlecloths but engraved directly onto the body of the beasts. They appear out of place on such realistic sculptures, but there is a long tradition of decorative medallions on animals in art from the Islamic world and the upper leg is a favourite area for such decoration, whether on ivory carving from Fatimid Egypt or lustre pottery from Abbasid Iraq. For example, animals on the ivory panel from Fatimid Egypt in the Louvre Museum all have decorative medallions filled with scrolling foliage at the top of their legs. Such medallions are much less common in Muslim Spain but do appear on metal sculptures of animals which may suggest that they are the direct descendants of a tradition for animal forms, perhaps in Fatimid Egypt, that has not survived. 1 However, the medallions on the Griffin and the Lion are distinguished from all these examples by containing an animal or a bird.

1. Se inteso nel significato corrente, il termine "ambasciatore" è piuttosto improprio per la realtà comunale italiana duecentesca. In effetti, sino a tutto il Quattrocento non è possibile parlare, per il complesso delle realtà politico-istituzionali della penisola, dell'esistenza di autentici "corpi diplomatici": chiunque poteva essere scelto per partecipare a specifiche missioni, anche se alcune categorie sociali -giurisperiti, cancellieri, membri dell'élite cittadina -erano più soggette di altre a ricoprire tali incarichi. Benché vi siano ampie tracce nei Libri iurium comunali d'incombenze diplomatiche affidate più volte ai medesimi personaggi, certamente a causa dell'esperienza accumulata nel tempo, in questo periodo l'azione dell'ambaxator è in genere finalizzata alla conclusione d'un singolo negozio, in relazione al quale egli è incaricato delle mansioni più diverse: talvolta ha solo il compito di riferire verbalmente un messaggio; ma può anche darsi che il mandato ricevuto gli permetta un più ampio margine di intervento o di trattativa. E' difficile, tuttavia, stilare un profilo univoco dell'ambasciatore duecentesco, tanto più che le fonti normative del tempo mostrano un generale disinteresse nei suoi confronti 1 .

The so-called cintola, or girdle, was a band of fabric that on special religious feasts was hung around the entire external perimeter of the cathedral of Pisa. Apart from a number of studies on the enamels that are stitched to what remains of it, only a small monograph with limited circulation has been devoted to this unparalleled object.  While the extant documentation does not offer precise information about the origins or exact features of the cintola, this paper aims at contextualising its ritual display, and its allusion to the girdle that, according to medieval belief, encircled the womb of Mary the mother of God.

This is the second part of a study which was was published as:
Trame mariane. Le cintole di Maria nella Toscana medievale – prodromi, in Il pane di segale. Diciannove esercizi di Storia dell’Arte presentati ad Adriano Peroni, S. Lomartire (ed.), Varzi, Edizioni Guardamagna, 2016, 67–84.

The Pisan Cathedral was the center of city life since its reconstruction begun in 1064. In 1355,
Charles IV set systematically in it his acts of governance. This new experience impressed the
citizens and led the municipal authorities of the years immediately following to devote
stronger attention to the protection of the internal and external spaces of the Cathedral and to
try how to « transfigure » the sacred building in its heavenly Holder: Our Lady of the
Assumption.

Im antiken Italien spielten Stiftungsmythen von Städten eine wichtige Rolle in der Definition ihrer politischen Identität. Begründungserzählungen trugen nicht nur dazu bei, soziale Kohäsion zu schaffen, sondern auch zur Definition der internationalen Beziehungen dieser Gemeinschaften. Verschiedene Stiftungsmythen waren mit derselben Stadt verbunden und dienten oftmals verschiedenen politischen Interessen. Derselbe Gründername konnte mit verschiedenen Figuren verbunden werden, wie zum Beispiel Capys als Begründer von Capua, dessen Namen von einigen (z.B. Servius) vom etruskischen Wort für Falken abgeleitet wird.
Die verschiedenen Versionen dieser Mythen werden in zahlreichen lateinischen Werken, insbesondere von Virgils Aeneis und deren Kommentar von Servius, ins Mittelalter überliefert. Seit dem 11. Jahrhundert, als sich die politische Autonomie der italienischen Städte langsam festigte, bearbeiteten mittelalterliche Autoren antike Erzählungen, um neuen sozialen und politischen Interessen (auch im Kontext mit internationaler Politik) zu dienen. Dies zeigt sich z.B. im Zusammenhang mit den sozialen und religiösen Streitigkeiten von Mailand im 11. Jahrhundert, oder in der Bearbeitung des Pisanischen Stiftungsmythos durch Guido Pisanus im 12. Jahrhundert. Durch Virgil und Servius überlieferte Stiftungsmythen können aber auch am Anfang der kommunalen Bewegung eine kleinere Rolle spielen, wie es in Mantua der Fall ist, wo diese erst mit dem Humanismus wieder auftauchen, und wo andere kulturelle Instrumente präsent sind, welche die politische und soziale Kohäsion der Stadt befördern. Alle diese Fälle lassen sich mit der Situation in Süditalien vergleichen, das traditionell von der Narration der kommunalen Bewegung ausgeschlossen ist, wo sich aber auch Formen von städtischer Autonomie entwickelten. Stiftungsmythen sind daher ein flexibles ideologisches Instrument, die für immer neue Situationen adaptiert werden können, die aber keineswegs das einzige Instrument darstellen, um soziale und politische Kohäsion zu befördern. Dieser Vortrag wird Phänomene von Erinnerung, Manipulation und Vergessen von antiken Stiftungsmythen in vier Städte analysieren: Capua, Pisa, Mantua und Mailand, von der Periode der progressive Verstärkung der städtischen Autonomie bis zum Anfang Renaissance (11.-15. Jahrhundert).
TAGUNG: Stadtgeschichte(n) – Erinnerungskulturen der vormodernen Stadt. 10. - 12. November 2016, Regensburg

Table des matières

Introduction : 7
Les spécificités d’une source 7
I. Un acte juridique 15
1- Le contexte juridique théorique 15
a- Le droit romain 15
b- Les statuts de la cité 16
c- Le droit canon 21
2- Le contexte juridique pratique 23
a- L’exécution d’un testament 24
b- La contestation d’un testament 27
c- Les mécanismes de protection des clauses 31
3- Un acte juridique « à la limite » 34
a- La « marge de manœuvre » des testateurs 35
b- L’ « horizon d’applicabilité » 39
c- Les conflits de juridiction 42
II. Un acte religieux 48
1- L’élection de sépulture et le paiement des obsèques 49
2- Messes, prières, luminaires : les legs pour le « passage » 52
3- Les distributions ou la place de la charité dans le testament 54
4- La redistribution des usures, une entreprise discrète ? 56
5- Les institutions pieuses héritières 60
III. Un acte individuel ? 64
1- Le testateur face à sa propre mort 65
a- Quand teste-t-on ? 65
b- Avec qui teste-t-on ? 67
c- Comment teste-t-on ? 69
d- Le testament est-il secret ? 73
e- Le testament, une trace parmi d’autres du processus de succession 74
2- Logiques collectives, volontés individuelles 76
a- Des sentiments dans les testaments ? 77
b- Salut de l’âme et mémoire sociale 81
Conclusion 85
Documents 89
1) Un extrait du testament de Neri di Gaddo Alliata, 25 février 1392. 89
2) Les deux versions du testament de Violante Lercari dans le registre de schede du notaire Guaspare Massuferi (19 décembre 1411). 93
Sources 99
Ouvrages cités 101

Il XII secolo ha rappresentato un punto di svolta nella lunga storia della Badia di San Savino, non solo per la disastrosa alluvione dell'Arno che determinò la distruzione del cenobio originario nel sito di Cerasiolo e la sua ricostruzione nella più sicura zona di Montione, ma anche per l'ingresso entro l'Ordine camaldolese. L'antichità e il prestigio del monastero, ben avvertiti dai suoi monaci, si scontrarono ben presto con la struttura centralizzata che si erano dati i monaci di s. Romualdo, con al vertice Camaldoli e il suo priore generale. Dopo un periodo di relativa calma tra XII e gli inizi del XIII secolo, le insofferenze verso le intromissioni dei priori generali portarono San Savino a cercare di ripristinare la propria indipendenza. Figure di svolta in questo processo di progressiva e a tratti violenta emancipazione furono quelle degli abati Giovanni (ex 1285) e Paolo (1320-1340 circa), entrambi consapevoli che l'unica via di uscita consistesse nello stringere un rapporto via via più saldo con la sola autorità capace di rescindere un legame di dipendenza ormai tale solo di nome, quella del pontefice. Si giunse così il 28 dicembre 1326 all'atto con cui Giovanni XXII -che solo tre anni prima aveva nominato l'abate di San Savino Paolo suo cappellano- sottraeva definitivamente il monastero ai Camaldolesi e lo sottoponeva direttamente alla Santa Sede. La prima vera prova di quella ritrovata autonomia sarebbe stata rappresentata pochi mesi dopo dall'arrivo a Pisa di Ludovico il Bavaro e del suo antipapa Niccolò V.