Lombardy (Late Middle Ages)

The frescoes in the Cavalcabò Chapel, S. Agostino, Cremona, are noteworthy in the context of fifteenth-century pictorial cycles in Lombardy for their particular iconographic richness.
The research into the cultural matrix of the frescoes leads us to reconsider the role of the monastery itself. Previously, only Giovanna Cavalcabò ’s part in the creation of the family chapel and been taken into consideration.
There are at least two literary sources which may be identified: Jacob of Voragine’s Golden Legend and Mariale, both works reflecting St. Augustine’s thought and included in the monastery library. Follow ing these texts, the fresco cycle is centered on the Assumption of the Virgin, a doctrine much discussed at the time.
An unpublished seventeenth-century description of the chapel helps to complete our reconstruction of the programme. Sections of the frescoes were lost in 1738 during repairs made then.

Grâce à l’exploitation d’une documentation très riche et largement inédite, ce livre propose une étude approfondie de l’histoire de la famille Dal Verme et entend ainsi contribuer à une réflexion relevant de l’histoire socio-politique des élites et des processus de constructions des États dans l’Italie de la Renaissance : au long des XIVe et XVe siècles, ce lignage d’origine véronaise accomplit une ascension remarquable qui lui permet d’atteindre aux plus hautes franges de la société aristocratique de l’Italie septentrionale. La spécialisation des Dal Verme dans le métier des armes (ce sont des condottières, au service de Venise et de Milan) entraîne un processus de « territorialisation » qui fait d’eux des seigneurs féodaux jouant un rôle important dans l’ensemble territorial du duché de Milan. Les Dal Verme parviennent ainsi à demeurer des feudataires indépendants et même à construire un État propre au sein de l’espace politique dominé par les Visconti puis par les Sforza. Mais ils demeurent des « créatures du duc » dont, en dernière analyse, l’identité sociale paraît définie par leur situation politico-institutionnelle.

[ENGLISH] This paper examines the spatial and social mobility induced by the Venetian conquest of the valleys surrounding the city of Bergamo in the first half of the 15th century. Employing a prosopographical method, the paper sheds light on the mobility of a number of Ghibelline families that were cast out of their lands and houses because of their political allegiance to the Visconti. This forced them to emigrate to other areas of the Lombard duchy, where they soon sought to reaffirm their status within the local social stratification. The paper suggests that these Ghibelline families countered the downward mobility brought about by Guelphs and Venetian armies by taking advantage of three factors: first, the assistance offered by relatives and political allies that had already moved out of the Bergamasque valleys before the Venetian conquest; secondly, the duke’s favour, which provided ducal supporters with fiscal privileges as well as influence at court; and thirdly, the symbolic potential of these families’ vicissitudes, which allowed them to leverage their shared past to better their present condition.

[ITALIAN] L’intervento indaga i processi di mobilità geografica e sociale innescati dalla conquista veneziana delle valli bergamasche nella prima metà del Quattrocento. In particolare, esso ricostruisce con metodo prosopografico le sorti di alcune agnazioni ghibelline come gli Arrigoni di Val Taleggio e i vari Brembilla della valle omonima; agnazioni che a causa della loro fede politica, nonché del ruolo giocato nella difesa del territorio orobico all’avanzare dei veneziani, furono costrette a rifugiarsi anzitutto nelle vicine Valsassina e Brianza, per poi insediarsi anche a Milano e in molte altre città del ducato – Pavia, Lodi, Cremona. Il saggio suggerisce che tre specifici fattori determinarono un itinerario vincente di mobilità, creando dunque un discrimine fra le famiglie che riuscirono ad affermarsi socialmente e quelle destinate al declino: 1) la possibilità di avvalersi dell’aiuto di parenti e alleati politici già emigrati in altre parti del ducato, 2) la benevolenza espressa dal duca sotto forma di privilegi e favori, e 3) la capacità da parte di queste stesse famiglie di riconoscersi in una storia condivisa e quindi far leva sul proprio passato da esuli per migliorare la loro condizione presente.

This paper focuses on some important features of the economy of Brescia in the Late Middle Ages. Particular attention will be paid to agricultural trades and to some important local productions, but also to the active role played by Tuscans, local merchants and aristocracies in shaping the economic activity of the city and its contado.

La città di Milano descritta con appassionata partecipazione nelle pagine del De magnalibus Mediolani (Le meraviglie di Milano) di Bonvesin da la Riva, negli ultimi anni del XIII secolo, è una città attiva e operosa, che deve la propria prosperità e magnificenza a più fattori concomitanti: alla felice posizione geografica ed orografica, alla propizia situazione climatica, alla fertilità delle campagne circostanti; ma soprattutto al numero e alla laboriosità dei suoi abitanti, che, tramite l'impegno e le fatiche di generazioni, sebbene non alieni ai conflitti ed ai contrasti che inevitabilmente la vita associata comporta, hanno saputo conferire alla città una tale immagine di opulenza e di benessere.

The reconstruction of the duchy achieved by Filippo Maria between 1412 and 1421 is a vantage point to observe some of the deep structures on which the Milanese State relied. The analysis of the oaths of allegiance to the prince shows that the Lombard political society of the early fifteenth century did not fully coincide with the urban élites, and reveals a plurality of subjects (rural lords, lineages, communities, factions) capable to undertake political initiative at different levels.

[ENGLISH] Between the fourteenth and fifteenth centuries, some communities and families of the northern contado of Milan chose to side with the Visconti, not only ensuring their support to the latter’s effort to frame the various forces of the area, but also reinforcing the defenses along the river Adda. As a reward, Bernabò, Gian Galeazzo and their successors granted these communities and families an advantageous tax exemption. It was indeed to defend such considerable privilege that the restless and diversified people of the Brianza hills grouped themeselves together, drawn by the centripetal influence of the most powerful families, who dubbed themselves Ghibellini. The granting of such tax exemption and the important role played by these bonds contributed to the birth of a new sense of identity in Brianza, built primarily upon the institutional structure of the granted privilege. A new sense of identity that was strengthened, on the one hand, by the newborn territorial "Universitas Montis Briantie" and, on the other hand, by the power of the Lords of Milan.

[ITALIAN] Fra Tre e Quattrocento alcune comunità e famiglie del contado a nord di Milano si schierano fermamente a sostegno dei Visconti, coadiuvandoli nel loro tentativo di inquadrare le variegate forze del territorio e garantendo la difesa del confine sul fiume Adda. Come ricompensa Bernabò, Gian Galeazzo e i loro successori concedono a queste comunità e famiglie delle vantaggiose esenzioni fiscali: sono proprio queste esenzioni ad accomunare le numerose comunità rurali e le irrequiete famiglie delle colline briantee, cementandone il fronte in difesa della comune condizione privilegiata. Le parentele più influenti del territorio, tutte fortemente di fede ghibellina, svolgono in questo senso un’azione centripeta, atta a far nascere e sviluppare in Brianza un senso d’identità nuovo, costruito sul comune carico fiscale, ma anche intimamente politico, legato da una parte alla neonata Università territoriale del Monte di Brianza e dall’altra al potere dei signori di Milano.

[ITALIAN] Per gran parte d’Italia, la prima metà del Quattrocento fu un periodo di grandi trasformazioni. Mentre un numero sempre più ridotto di stati si espandeva su spazi sempre più vasti, gli interstizi che li dividevano furono progressivamente riempiti e gli stati stessi si trovarono ad affacciarsi l’uno sull’altro. Al nord, questo processo portò la repubblica di Venezia e il ducato di Milano a scontrarsi per il dominio sulla Lombardia orientale – specie le città e i territori di Bergamo, Bre- scia e Crema. Quando i Veneziani riuscirono finalmente a sottrarre queste zone al controllo dei Visconti, la frontiera fra i due domini fu spostata verso occidente e la geografia politica della regione fondalmentalmente ridisegnata. Non era che l’ultimo passo verso la costruzione dello stato veneziano di Terraferma. Il primo tassello di una vasta indagine sul tessuto spaziale dell’Italia tardomedievale, il pre- sente saggio considera le guerre e i processi di pacificazione attraverso cui Milano e Venezia negoziarono questi profondi cambiamenti. In questo contesto, l’articolo esamina i testi di trattati be noti (come quelli di Ferrara e Lodi) a fianco di una serie di fonti tratte degli archivi veneziani e milanesi. Così facendo, il saggio getta luce sui meccanismi attraverso cui i territori erano annessi e le frontiere spostate nell’Italia del tempo, e allo stesso tempo rivela la gamma di attori coinvolti, nonché le tecniche e i principi adottati durante i procedimenti.

[ENGLISH] For much of Italy, the first half of the Quattrocento was a transformative period. As fewer and fewer states came to expand their dominions over larger and larger spaces, the interstices between them were eventually filled up and the polities of the peninsula put in direct competition with each other. In the north, this process brought the Republic of Venice and the Duchy of Milan into conflict over eastern Lombardy – namely the cities and territories of Bergamo, Brescia and Crema. Once the Venetians were finally able to wrest these areas from the Visconti’s grasp, the frontier between two dominions was fundamentally shifted and the political geography of the region redesigned. It was but the final step towards the establishment of Venice’s Terraferma state. The initial product of a larger investigation into the spatial fabric of late medieval Italy, the present article considers the conflicts and peace-making efforts through which Milan and Venice negotiated these profound changes. It does so by examining the text of well-known treaties (such as those of Ferrara and Lodi) alongside several other records from both Milanese and Venetian archives. This is to shed light on the proceedings through which territories were annexed and frontiers moved in late medieval Italy, while also uncovering the range of actors involved, and the series of principles and techniques they adopted to accomplish their goals.

Il tema dell'aristocrazia territoriale e del suo ruolo nella costituzione del ducato visconteo-sforzesco è stato marginalizzato dalla storiografia politico-istituzionale in favore di un paradigma interpretativo centrato su un modello di stato territoriale a base urbana. Diverse ricerche recenti, tuttavia, hanno mostrato la necessità di complicare tale modello e di sottoporlo verifiche puntuali nelle sue articolazioni locali, rimarcando la pluralità di attori e di linguaggi politici che anima una dialettica non costringibile nell'alveo del rapporto preferenziale principe-città. Questo contributo si propone di sottolineare alcuni aspetti della complessa interazione fra i grandi casati signorili e un potere ducale non sempre in grado di preseguire un coerente sforzo di disciplinamento dell'aristocrazia, che mantiene almeno fino alla metà del XVI secolo un forte ascendente sulla società lombarda.

During his long career, Belbello da Pavia was an itinerant court artist, a wanted criminal, an avid petitioner for new contracts, and, in his old age, a duke's protégé sent to work for a community of monks. The ups and downs in the career of this mid-15th-century illuminator from the northern Italian region of Lombardy vividly illustrate some of the challenges and rewards of being a court artist in Renaissance Italy. A beautiful illumination by Belbello is currently on display in the exhibition Renaissance Splendors of the Northern Italian Courts (http://www.getty.edu/art/exhibitions /renaissance_splendors/), and this post explores his intriguing and well-documented life. Giovannino dei Grassi (left) and Belbello da Pavia (right) in facsimile edition, Millard Meiss and Edith W. Kirsch, The

«Non soltanto per lenta e oscura trasmissione giunse anche nella Lombardia il nuovo stile fiorente in Toscana, ma vi si affermò per opera diretta del suo maggior artefice, di Giotto. E sebbene non si ritrovi più nessuna traccia degli affreschi che il maestro lasciò a Milano, il riflesso della sua arte è per tutto». 1 Così, cento anni fa, Pietro Toesca sintetizzava in uno dei suoi libri più importanti 2 il problema della presenza, nei territori do-minati nel corso del x i v secolo dalla signoria dei Visconti, 3 di pitture murali innegabilmente «giottesche», 4 informate della nuova e rivoluzionaria concezione che nel giro di pochi anni aveva mutato in maniera radicale Profughi toscani nella Milano viscontea. In margine al problema di Stefano Fiorentino Paolo di Simone * Nel maggio del 2012 è uscito un libro molto importante, che raccoglie gli atti di un convegno svoltosi due anni prima presso l'Università di Lausanne: Serena Romano, Damien Cerutti (a cura di), L'artista girovago. Forestieri, avventurieri, emigranti e missionari nell'arte del Trecento in Italia del Nord, atti del convegno (Lausanne, 7-8 maggio 2010), Roma, 2012. Sono lieto di poter tenere conto delle riflessioni ivi contenute, che, oltre a stimolare nuovi ed originali approcci alla ricerca, arricchiscono con ulteriori argomenti alcune ipotesi espresse in questa sede e altrove, relative soprattutto al problema della Crocifissione di San Gottardo in Corte e al ciclo degli Uomini Illustri che decorava il palazzo di Azzone Visconti. Desidero ringraziare, per scambi di idee e materiale, ringraziamento particolare va a Ferdinando Bologna: il suo libro forse più bello mi ha accompagnato durante tutte le ricerche sui Pittori alla Corte Viscontea di Milano. Dedico questo saggio alla cara, lieta memoria di mio nonno Timoteo, per tutti Timuccio.

This essay provides an analysis of the troubled period that followed the death of Gian Galeazzo Visconti, by particularly focusing on the dominion of Pandolfo Malatesta in Eastern Lombardy, one of the condottieri that had served the duchy in the previous decades. Special attention has been paid to the relationship between the new government and local factions, on order to verity to what extent Pandolfo was able to maintain the super partes role towards the factions that Gian Galeazzo had already promoted in the duchy. Another topic concerns the re-emergence of the Popolo within the local political society at that time, and particularly the weakness of this phenomenon in Brescia, at least until the first decade of the 15th century.

This paper provides an analysis of the Lombard episcopate in the mid-14th century. Via a comparative approach, I will try to understand how both political events (i.e. the appeasement between the Apostolic See and the Visconti or the appointment of Giovanni Visconti as Archbishop of Milan) and institutional changes (i.e. the the extension of the apostolic reservation on episcopal appointments) influenced the main features of Lombard episcopate.
Secondly, this paper focuses on the specific cultures of government expressed by the prelates at that time, by concentrating on different topics, such as: the massive use of writings, the attempts to to restore episcopal properties, rights, and jurisdictions, the promotion of the episcopal authority by means of a number of interventions (such as the restoration of urban palaces and castles).
Finally, particular attention has been paid to the relationship between the political power of Visconti (at that time embodied by the Archbishop Giovanni) and Lombard episcopate, in order to identify spaces of cooperation and conflict

Le origini della Brianza vanno ricercate nei secoli del tardo medioevo. È in questo periodo che un territorio ben delineato e in gran parte autonomo rispetto ai vicini centri – specie Monza e Milano – venne a crearsi. I tre saggi qui raccolti, frutto di ricerche d’archivio e degli anni di formazione accademica presso l’Università degli Studi di Milano, utilizzano i trascorsi medievali della Brianza e dei suoi abitanti per indagare vari aspetti della società del tempo: la creazione di nuovi corpi territoriali durante il consolidamento del ducato visconteo-sforzesco (Parte I), la partecipazione delle popolazioni locali alla difesa dei confini dello stato (Parte II), e la mobilità geografica e sociale di migranti ed esiliati politici (Parte III). Nonostante siano centrati su fenomeni diversi, tutti e tre i saggi evidenziano dinamiche comuni, motivo per cui sono particolarmente grato di poterli raccogliere in una sola sede. La speranza è che la ristampa di questi studi in una pubblicazione unitaria possa gettare ulteriore luce sulle fondamentali caratteristiche del territorio brianteo, nonché informare un pubblico più vasto circa le loro origini.

Una mattinata a Parma. Per la storia dello charivari in ambiente urbano nel Quattrocento * Il 6 settembre 1471, a Parma, in Borgo Strinato, vicinia di Santa Trinità, i notai Benedetto Neroni e Pietro Benedetto Zandemaria pronunciarono una sentenza arbitrale presso il banco di legno posto in strada vicino alla bottega di Giovanni Paseri. 1 Il Neroni e lo Zandemaria, in qualità di «communes amici», erano stati investiti di una causa fra Pietro del Bono e l'intera vicinia suddetta, rappresentata in quel tribunale en plein air dai procuratori Giovanni Martire Arpi e Giovanni Zandemaria. 2 Oggetto della controversia era la somma di denaro che Pietro del Bono sarebbe stato tenuto a sborsare perché cessassero gli schiamazzi, i rumori assordanti e i suoni prodotti con vari strumenti non necessariamente musicali che da diversi giorni (o meglio, da diverse notti) andavano regolarmente in scena sotto le sue finestre, e precisamente da quando aveva sposata in seconde nozze Orsolina da Vico alias Scoffoni, anch'ella al secondo matrimonio. 3 Come il lettore avrà subito compreso, siamo di fronte alla testi-* Ringrazio Letizia Arcangeli e Alessandra Talignani per i suggerimenti che mi hanno dato e per i documenti che mi hanno segnalato con la consueta generosità.

Nel 1999 Maria Grazia Ciardi Dupré dal Poggetto pubblicava un saggio che chiariva, credo in modo sostanziale, la questione aperta qualche anno prima da Giovanni De Francisco riguardo la cultura figurativa e il linguaggio formale della bottega che eseguì la copertura lignea della odierna cattedrale di Nicosia 1 . Questo comune di montagna, il cui territorio si abbarbica tra le Madonie e i Nebrodi, occupa una posizione preminente nella storia medievale dell'isola, soprattutto per via della sua strategica ubicazione geografica al centro della Sicilia e dell'autonomia che gli conferiva il fatto di essere stata annoverata tra le città demaniali. A questo va aggiunto che fu sede di un importante mercato fieristico per concessione regia a partire almeno dal XIV secolo. La fiera vi si svolgeva in agosto e radunava mercanti stranieri provenienti dai porti della Sicilia occidentale e orientale 2 .

The celebratory words of courtly humanists on Visconti’s solar emblem are the starting point for a reflection about the origins, the possible cultural roots and the political consequences, connected to the use of christological Sol iustitiae et pacis as heraldic device

Il contributo si propone di arricchire con alcuni inediti il catalogo delle opere riconducibili al cosiddetto "Maestro di Solarolo", l’anonima maestranza cui vanno ricondotti più di una trentina di dipinti murali, databili fra il 1487 e il 1520, distribuiti nell’entroterra della sponda bresciana del Lago di Garda. Tale lasso temporale si può far corrispondere alla carriera di maestro che muove i primi passi nella Salò dell’ultimo quarto del XV secolo, probabilmente sotto gli influssi della bottega di Giovanni da Ulma. Proprio una messa a fuoco della figura dell’ineffabile artista teutonico permette di evidenziare la dipendenza della maestranza attiva a Solarolo rispetto all’ipotetico maestro tedesco, ravvisabile attraverso alcuni confronti iconografici.

2 Cf. Gabriella Rossefti, 'Il comune cittadino: un tema inattuale?', in Renato Bordone and |òrg lamut (eds), L'eooluzione delle città italiane nell'Xl secolo @ologna, 1988), pp. 2$43, particularly pp. 42-3. For a recent survey on the subject see Elisa Occhipinti, 'I comuni medievali nella storiografia italiana del Risorgimento', Nuooa Rirlista Storica, 9l (2007): 459-530.

After Manfred's defeat and death (february 26, 1266), the papacy sent several representatives in the city-States of central and northern Italy to help pulling down the Ghibelline regimes. This article gives a detailed account of one of these missions, namely Bernard de Castanet and Bartolomeo of Trevi's intervention at Cremona and Piacenza in 1266-1267. These two papal chaplains were tenacious and successful in their bid to put an end to Oberto Pallavicini's long-time domination. A good number of narrative and official sources shed light on the "nuncii"'s determined action in the political milieu. A major achievement was the establishment of "consortia fidei et pacis" in both Cremona and Piacenza. These civic associations controlled the municipal institutions for the sake of the catholic faith and in the name of the struggle against heresy. Most of all, they secured the obedience of both cities to the Roman Church. The new political order was thus founded on spiritual imperatives. Finally, the papal chaplains managed to settle a general peace agreement between the main Lombard cities under the authority of the Apostolic See (The "Peace of Romano"). Bernard de Castanet played the biggest part in the course of events and revealed his political skill as well as firmness in defending papal theocracy. This first mission opened the way to his ecclesiastical career, despite his probable humble origin.

Après la défaite et la mort de Manfred (26 février 1266), la papauté envoya plusieurs représentants dans les cités-Etats de l'Italie centrale et septentrionale pour contribuer au renversement des régimes gibelins. Cet article retrace en détail l'une de ces missions, celle menée par Bernard de Castanet et Bartolomeo de Trevi à Crémone et à Plaisance en 1266-1267. A force de tenacité, ces deux chapelains pontificaux parvinrent à mettre un terme à la longue domination du vicaire impérial Oberto Pellavicini. Un assez grand nombre de sources narratives et officielles éclairent l'action des "nuncii" dans la mêlée politique au sein des deux communes. Leur intervention culmina avec l'établissement de "consortia fidei et pacis". Ces associations civiques exerçaient un contrôle sur les institutions communales  au nom de la foi catholique et du combat contre l'hérésie. Surtout, elles assuraient l'obéissance des villes à l'Eglise romaine. Le nouvel ordre politique était ainsi fondé sur des impératifs spirituels. Pour finir, les chapelains pontificaux réussirent à instaurer une paix générale entre les principales villes de Lombardie, sous l'autorité du Siège apostolique ("Paix de Romano"). D'un bout à l'autre de l'intervention, Bernard de Castanet eut le premier rôle. Il fit ainsi la preuve de son habileté politique comme de sa fermeté à défendre la théocratie pontificale. Cette première mission couronnée d'un succès sans doute inespéré favorisa la suite de sa carrière ecclésiastique et contribua, dans cette perspective, à compenser la modestie de ses origines.

Link: https://riviste.unimi.it/index.php/SSMD/article/view/16137

Abstract

[ITA]
Sebbene il fenomeno degli assoldamenti di truppe svizzere compiuti dagli Stati europei nella seconda metà del Quattrocento sia noto alla storiografia – anche in virtù delle sue implicazioni politico-diplomatiche – poco è stato scritto a proposito delle compagnie svizzere operanti in Italia sullo scorcio del Quattrocento. In questa sede è stato possibile, attraverso il Registro degli assoldamenti a truppe tedesche – conservato presso l’Archivio di Stato di Milano – studiare da vicino le compagnie elvetiche assoldate da Ludovico il Moro, facendone emergere con concretezza la dimensione militare e organizzativa: il ruolo dei capitani, la gerarchia e le diverse figure che componevano il corpo ufficiali, lo spirito di corpo tipico delle compagnie elvetiche e la loro relazione con il potere ducale relativamente alla consegna delle paghe e alla negoziazione delle condotte. Il Registro ha consentito anche di indagare la dimensione umana di queste compagnie, fornendo informazioni circa la provenienza geografica e l’origine familiare di molti capitani: si è riusciti persino a identificare alcuni di loro. Infine, attraverso il Registro si sono potuti esaminare i metodi impiegati dall’amministrazione ducale per tenere sotto controllo le compagnie elvetiche al soldo del Moro, assai preziose in un momento politicamente turbolento come quello degli ultimi anni del Quattrocento.

[ENG]
Although the phenomenon of the hiring of Swiss troops conducted by European states in the second half of the Fifteenth century is very well known to modern historiography – also owing to its political and diplomatic implications – not much has been written about the Swiss companies operating in Italy at the end of the century. In this paper, the attentive study of the Registro degli Assoldamenti a truppe tedesche, 1495-1499 – conserved in the State Archive of Milan – resulted in a close-up analysis of the Swiss companies hired by Ludovico Maria Sforza, pointing out their military and organisational aspects: the role of the captains, the hierarchy and the different figures of the officers, the esprit de corps typical of these companies and their relations with the ducal administration with respect to the payments and the negotiation of the condotte. Moreover, the Registro enabled us to investigate the human dimension of these companies, giving us information about the geographical and family origin of many captains, several of which have been identified. Finally, through the Registro, light has been shed on the methods used by the duchy to keep Swiss companies under control, especially in such turbulent times as the end of the Fifteenth century.

Un sentito ringraziamento al professor Nicolangelo D'Acunto per l'invito a partecipare ai lavori del simposio bresciano e a prendere parte alla presente pubblicazione. Abbreviazioni: ASBs = Archivio di Stato di Brescia, dove sono conservati ASC = Archivio Storico Civico e FDR = Fondo di Religione; ASDBs = Archivio Storico della Diocesi di Brescia; ASV = Archivio Segreto Vaticano; ASVe = Archivio di Stato di Venezia; BQBs = Biblioteca Queriniana di Brescia; DBI = Dizionario Biografico degli Italiani (Treccani, Roma 1961 ss.). 1 P. Guerrini, L'assedio di Brescia del 1438 e le memorie religiose che lo riguardano, in «Memorie storiche della Diocesi di Brescia» 9(1938), pp. 176-186; C. Pasero, Il dominio veneto fino all'incendio della Loggia (1426-1575), in Storia di Brescia, ii, La dominazione veneta, Morcelliana, Brescia 1963, pp. 3-78; M. Montanari, Quelle terre di là del Mincio. Brescia e il contado in età veneta, Grafo, Brescia 2005; A. Cotti, I santi all'assedio. Nascita e fortuna di una leggenda comunale tra xv e xviii secolo, in E. Valseriati -S. Signaroli (eds.), «El patron di tanta alta ventura»: Pietro Avogadro tra Pandolfo Malatesta e la dedizione di Brescia a Venezia, Torre d'Ercole, Travagliato-Brescia 2013, pp. 121-143. 2 Su questi aspetti, e sulle diverse identità politiche che attraversavano la città a metà del Quattrocento, sia consentito rimandare a F. Pagnoni, Notariato, fazione. Canali di mobilità socia-06 Pagnoni.indd 45 26/06/18 12:43