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Machiavelli non salverà la democrazia

2023, Filosofia politica

https://doi.org/10.1416/106675

This paper provides an interpretation of the populist reading of Machiavelli proposed by John P. McCormick and, in parallel, interrogates Machiavelli in the light of the modern category of populism. The aim is to distinguish a historical approach to populism, which identifies some essential keys in Machiavelli, from the populist exegesis of Machiavelli that refers mainly to the North American academic context. The paper invites the reader to identify possible points of contact between the two phenomena.

Il Mulino - Rivisteweb Sandro Landi Machiavelli non salverà la democrazia. Su una lettura populista di Machiavelli (doi: 10.1416/106675) Filosofia politica (ISSN 0394-7297) Fascicolo 1, aprile 2023 Ente di afferenza: Università di Bologna (unibo) Copyright c by Società editrice il Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Per altre informazioni si veda https://www.rivisteweb.it Licenza d’uso L’articolo è messo a disposizione dell’utente in licenza per uso esclusivamente privato e personale, senza scopo di lucro e senza fini direttamente o indirettamente commerciali. Salvo quanto espressamente previsto dalla licenza d’uso Rivisteweb, è fatto divieto di riprodurre, trasmettere, distribuire o altrimenti utilizzare l’articolo, per qualsiasi scopo o fine. Tutti i diritti sono riservati. NOTE E DISCUSSIONI Sandro Landi MACHIAVELLI NON SALVERÀ LA DEMOCRAZIA SU UNA LETTURA POPULISTA DI MACHIAVELLI Machiavelli won’t Save Democracy. About a populist Reading of Machiavelli This article provides an interpretation of the populist reading of Machiavelli proposed by John P. McCormick and, in parallel, interrogates Machiavelli in the light of the modern category of populism. The aim is to distinguish a historical approach to populism, which identifies some essential keys in Machiavelli, from the populist exegesis of Machiavelli that refers mainly to the North American academic context. The article invites the reader to identify possible points of contact between the two phenomena. Keywords: Machiavelli, Populism, J.P. McCormick, Democracy 1. Ciurmatori Si potrebbe dire di Machiavelli quanto è stato detto di un anonimo cronista fiorentino della fine del Trecento: la sua è ‘una cultura pubblica’, ‘di piazza’1. Di questo brulicante spazio pubblico, di cui Machiavelli è spettatore partecipe, emergono diversi frammenti, soprattutto nelle sue lettere. La lettera del 19 dicembre 1513 a Francesco Vettori riporta la presenza di un frate predicatore a Firenze: «e’ si trova in questa nostra città, calamita di tutti i ciurmatori del mondo, un frate di S. Francesco»2 . L’autore di questa predica apocalittica è stato da tempo identificato con Francesco da Montepulciano3. Machiavelli lo definisce un «mezzo romito», cioè un eremita itinerante, oltre che «profeta» Sandro Landi, Université Bordeaux-Montaigne – Maison des Sciences de l’Homme de Bordeaux, Domaine Universitaire, 10 Esplanade des Antilles, 33607 Pessac – sandro. [email protected], https://orcid.org/0000-0002-7235-9800 1 Alle bocche della piazza. Diario di un anonimo fiorentino (1382-1401), a cura di A. Molho – F. Sznura, Firenze, Olschki, 1986, p. XXIX. 2 N. Machiavelli, Lettere, a cura di F. Gaeta, Milano, Feltrinelli, 1981, p. 308. 3 Cfr. M. Lodone, I segni della fine. Storia di un predicatore del Rinascimento, Roma, Viella, 2021. FILOSOFIA POLITICA 1/2023, pp. 151-160 ISSN 0394-7297 © Società editrice Il Mulino Sandro Landi («per haver più credito nel predicare, fa professione di profeta»). Forse proprio il carattere spettacolare della predica («dixe multa magna et mirabilia»), gli effetti inconsueti provocati anche su chi, come lui, ne è stato solo testimone indiretto («queste cose mi sbigottirono…»), giustifica il primo attributo che Machiavelli utilizza per descrivere il frate: un «ciurmatore». ‘Ciurmatore’ o ‘ciurmadore’ è chi fa uso pubblico e fraudolento della propria parola; ‘ciurmare’, secondo il Vocabolario della Crusca «son quegli atti, e que’ falsi cicalamenti, che escon da’ ciurmadori: il che prendiamo per inganno, e per avvolgimento di parole»4. Firenze, nota Machiavelli, sembra esercitare un particolare influsso su questo tipo di personaggi. Si tratta forse di un’allusione alla predicazione di Savonarola, il cui caso, come vedremo, può rientrare in questa categoria. Termine attestato dal Quattrocento, ‘ciurmare’ è l’italianizzazione del francese ‘charmer’5. In uno studio sui ciarlatani nell’Italia moderna, David Gentilcore ha ricordato che ‘ciurmatore’ è un termine riferito in particolare all’incantatore di serpenti6. Individui itineranti di questo tipo, a metà strada tra medicina e pratiche ancestrali, mondo rurale e mondo urbano, sono frequenti e popolari nelle piazze italiane di questo periodo7. Machiavelli stesso ha dovuto imbattersi in questi personaggi, senza dubbio restarne colpito al punto di dedicare loro una composizione: il Canto de’ ciurmadori: «Ciurmador siamo che ciurmiàn per natura…»8. Redatto probabilmente nel 1509, il canto è un travestimento burlesco di questa professione ambulante, dedita, in questo caso, ad abbindolare con rimedi prodigiosi il pubblico femminile. Ma dietro i sottintesi osceni, la parodia lascia intravedere qualcosa che contraddistingue questi guaritori di piazza e che Machiavelli sembra cogliere: la naturale, misteriosa virtù di influenzare e di asservire non solo animali selvatici ma anche spettatori creduli. 2. Machiavelli salverà la democrazia Per affrontare la questione dell’interpretazione populista di Machiavelli, vorrei partire da un’intervista a John McCormick pubblicata dal settimanale «L’Espresso» il 7 marzo 20219. È decisamente raro che la critica machiavelliana si 4 http://new.lessicografia.it/Controller/?entry_id=38956211abb64978a783a30149180897. https://www.treccani.it/vocabolario/ciurmare. 6 D. Gentilcore, Medical Charlatanism in Early Modern Italy, Oxford, Oxford University Press, 2006, p. 56. 7 T. Garzoni, La piazza universale di tutte le professioni del mondo, II, Firenze, Olschki, 1996, pp. 906-913, che classifica i ‘ciurmatori’ nella più vasta categoria dei ‘formatori di spettacoli’. 8 N. Machiavelli, Opere letterarie, a cura di L. Blasucci, Milano, Adelphi, 1964, pp. 336338; per un inquadramento, cfr. Enciclopedia machiavelliana, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2014, sottovoce Rime sparse (F. Bausi), vol. II, pp. 422-426. 9 Machiavelli salverà la democrazia. Colloquio con John P. McCormick di Gabriele Pedullà, in «L’Espresso», 7 marzo 2021, p. 74-77. 5 152 Su una lettura populista di Machiavelli rivolga ad un pubblico di non specialisti ma, proprio per questo, è interessante soffermarsi su questo testo. In effetti, coerentemente con i suoi principi, una delle caratteristiche della critica populista di Machiavelli consiste nel proporre tesi popolari, cioè non solo democratiche ma anche disponibili per un pubblico ampio di lettori. Reciprocamente, come vedremo, rappresentazioni o slogan popolari possono alimentare questa corrente interpretativa. Il titolo dell’intervista condotta da Gabriele Pedullà è Machiavelli salverà la democrazia. Immaginate per un attimo la sorpresa del lettore tipo dell’«Espresso», da anni abituato a confrontarsi con gli scenari più preoccupanti della democrazia italiana, di fronte a questa sorprendente affermazione. Nell’intervista, McCormick spiega come Machiavelli realizzerà questo miracolo. In primo luogo, c’è un problema di lettura. «Chiunque legga Machiavelli con l’attenzione che merita», spiega McCormick, «può rendersi conto che le democrazie moderne permettono alle élite di non pagare per comportamenti che lui riteneva andassero puniti con la massima severità»10. Cosa significa leggere «Machiavelli con l’attenzione che merita»? Questa ingiunzione ermeneutica ricorda quella che troviamo nel terzo libro dei Discorsi (capitolo 30): «E chi legge la Bibbia sensatamente, vedrà Moisé»11. Nel caso dell’esegesi populista, si tratta di leggere Machiavelli alla luce della situazione contemporanea, in particolare di quella statunitense: «Credo che qualsiasi lettore di Machiavelli sia stato portato almeno una volta a vedere in Barack Obama una sorta di reincarnazione di Piero Soderini: il Gonfaloniere di Giustizia di Firenze con cui Machiavelli lavorò per dieci anni e che fu sconfitto perché, contrariamente ai consigli di Machiavelli, cercava il compromesso con l’élite a tutti i costi, anche quando era chiaro che i suoi avversari non erano disposti a trattare, fino a quando l’oligarchia fiorentina non si sbarazzò di lui con un colpo di Stato»12. In questa lettura, se Barack Obama è una ‘reincarnazione’, a Machiavelli è necessariamente assegnato il ruolo di precursore: «Penso che gli scritti di Machiavelli anticipino il populismo di sinistra perché incoraggiano i plebei a sfidare le élite e a chiedere loro una quota sempre maggiore di potere economico e politico»13. L’esegesi populista è quindi decisamente presentista, nel senso che il presente suggerisce i temi e il vocabolario per rileggere Machiavelli, mentre Machiavelli fornisce esempi e chiavi di lettura per legittimare la lettura populista del presente. Il libro che ha fatto conoscere McCormick al grande pubblico (Machiavellian Democracy) inizia con questa frase: «The political impact of economic inequality is an increasingly vexing problem in contemporary democracies, especially the United States»14. Credere che una lettura ‘sensata’ 10 Ibidem, p. 77. N. Machiavelli, Il Principe e i Discorsi, a cura di L. Bertelli, introduzione di G. Procacci, Milano, Feltrinelli, 1960, p. 468. 12 Machiavelli salverà la democrazia, cit., p. 77. 13 Ibidem. 14 J.P. McCormick, Machiavellian Democracy, Cambridge, Cambridge University Press, 2011, p. I. 11 153 Sandro Landi di Machiavelli possa offire la soluzione al deficit di consenso di cui soffrono le democrazie contemporanee non è quindi una mera boutade giornalistica ma è realmente lo scopo della rilettura populista di Machiavelli. Affinché l’esegesi populista possa compiere questa azione soteriologica, sono necessarie alcune condizioni: (a) Un corpus. Il corpus populista risulta da una selezione di testi in cui è possibile trovare la dimostrazione del postulato militante espresso in Machiavellian Democracy: «Machiavelli’s political theory was more popularly participatory and empowering than was republicanism, generally, and, for that matter, than democracy as generally conceptualised and practised today»15. Questo corpus comprende quei testi in cui Machiavelli si interessa al popolo come attore istituzionale, in particolare i primi capitoli dei Discorsi (I, 2-8), il Discursus florentinarum rerum e, più selettivamente, le Istorie fiorentine e il Principe. Nell’esegesi populista, il ‘popolo’, che secondo Machiavelli è uno degli ‘umori’ della città, è identificato senza esitazione come una classe sociale16. A questa classe si contrappone un altro soggetto collettivo, genericamente qualificato come élite nel lessico populista: il Senato, nel caso di Roma, sinonimo di ‘nobili’ o ‘grandi’ (Grandi) nel caso di Firenze. La dinamica caratteristica di questi attori è conflittuale, poiché Roma e Firenze sono, secondo un luogo comune della critica recente, repubbliche tumultuarie17. Nell’interpretazione populista, questa dinamica conduce necessariamente alla creazione di istituzioni il cui scopo è la salvaguardia della libertà del popolo e il controllo democratico delle élite. L’esegesi populista procede sempre per selezione e deduzione, escludendo o minimizzando accuratamente tutti i testi che potrebbero contraddire il postulato militante18. In altre parole, si tratta di un classico caso di esegesi tautologica, al cui riguardo risulta pertinente l’affermazione di Popper: «È facile ottenere delle conferme, o verifiche, per quasi ogni teoria, se quello che cerchiamo sono appunto delle conferme»19. (b) Un lessico. Il lessico populista è il risultato di un’attualizzazione e di una radicalizzazione del lessico machiavelliano. Questo lessico è straordinariamente limitato e ruota attorno a due termini: popolo ed élite. Il ‘popolo’ è una classe sociale e ancor più una comunità etica, depositaria di valori di uguaglianza, giustizia sociale e prudenza collettiva. Fedele a questa accezione romantica di 15 Ibidem, p. 3. Cfr. J.P. McCormick, Reading Machiavelli. Scandalous books, suspects engagements and the virtue of populist politics, Princeton-Oxford, Princeton University Press, 2018, p. 12, 23, 32. 17 Cfr. P.P. Portinaro, Le mani su Machiavelli. Una critica dell’«italian theory», Roma, Donzelli, 2018, pp. 46-47. 18 Come già osservato da R. Balot – S. Trochimchuk, The Many and the Few: On Machiavelli’s «Democratic Moment», in «The Review of Politics», 2012, n. 74, pp. 559-588, p. 573. 19 K.R. Popper, Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scientifica (1963), Bologna, Il Mulino, 2018, p. 66. 16 154 Su una lettura populista di Machiavelli popolo, fondatrice dell’ethos populista20, McCormick è indifferente alle ricerche che negli ultimi anni hanno mostrato la grande complessità del termine ‘popolo’ nel contesto storico della città-stato e la sua sostanziale irriducibilità alle categorie sociali e politiche contemporanee21. Al contrario, il lessico populista pratica deliberatamente l’anacronismo ammiccando ai movimenti populisti contemporanei. Ad esempio, l’opposizione peuple-élite è costitutiva della retorica dei gilets jaunes, che McCormick cita in effetti nell’intervista come modello di populismo progressista22. (c) Una genealogia. Nell’esegesi populista, il riferimento a Machiavelli ha un valore strumentale: sostituire Rousseau come figura eroica nella storia della democrazia moderna23 e dotare la teoria democratica contemporanea di un modello più efficace perché più antico, più coerente con l’esempio repubblicano romano e, soprattutto, più radicale. Questa genealogia permette a McCormick di costruire una narrazione autonoma rispetto alla grande narrazione del repubblicanesimo di Skinner, che rappresenta uno dei suoi principali bersagli (l’altro è Leo Strauss, additato e screditato in Reading Machiavelli come ‘devoto’ di Heidegger in gioventù)24. Se la genealogia populista differisce da quella repubblicana, non è del tutto chiaro come il metodo populista differisca da quello repubblicano. McCormick che, in modo analogo a Skinner, procede per postulati e deduzioni, cerca (e necessariamente trova) precursori nella storia del pensiero. Stabilire genealogie, ricercare antesignani, privilegiare la linearità di un’opera piuttosto che soffermarsi sui suoi hapax e le sue contraddizioni è un metodo tradizionale di storia delle idee. Sconnessa dai dibattiti e dagli sviluppi recenti della storia intellettuale, l’esegesi populista è metodologicamente ingenua e superata. (d) Un’ideologia. La lettura populista di Machiavelli è il travestimento esegetico di una militanza: il populismo di sinistra. Nella sua intervista, McCormick afferma: «Sono un difensore del populismo, del populismo di sinistra. La differenza tra sinistra e destra è semplice: il populismo progressista è un movimento che contesta gli ingiusti vantaggi reali di cui gode una minoranza. Il populismo di destra è un movimento che sfida i privilegi immaginari di cui godono le minoranze più vulnerabili (religiose, etniche...)»25. Si tratta di un’affer20 Per un’analisi comparata di questa nozione, cfr. D. Palano, Inventing ‘Populism’: Notes for the Genealogy of a Paranoid Concept, in «Genealogy», 2022, n. 2, https://doi. org/10.3390/genealogy6010002. 21 Cfr. C. Klapisch Zuber, La construction de l’identité sociale. Les magnats dans la Florence de la fin du Moyen Âge, in Les Formes de l’expérience: une autre histoire sociale, a cura di B. Lepetit, Paris, Albin Michel, 1995, pp. 151-164; E.I. Mineo, Preminenza e distinzione in Italia tra XIV e XV secolo. Alcuni problemi, in Marquer la prééminence sociale, a cura di J.-P. Genet – E.I. Mineo, Paris-Roma, Éditions de la Sorbonne, École française de Rome, 2014, https://books.openedition.org/psorbonne/3344. 22 Machiavelli salverà la democrazia, cit., p. 76. 23 Cfr. McCormick, Reading Machiavelli, cit., p. 111. 24 Ivi, p. 145. 25 Machiavelli salverà la democrazia, cit., p. 76. 155 Sandro Landi mazione per vari aspetti interessante. Fuor di dubbio, tutta la storia della critica machiavelliana è percorsa da letture più o meno implicitamente partigiane. Ma è forse la prima volta che l’orientamento ideologico, ostentato, di uno studioso costituisce il presupposto della lettura di Machiavelli. Al di là delle ricadute esegetiche, questa sorprendente rivendicazione di campo preventiva ha valore strategico: essa produce, in una ristretta e composta comunità d’intepretazione, un effetto simile al viral marketing, rendendo chi la pratica oggetto di facile identificazione, di condivisione/rigetto, talvolta di appropriazione. Merita inoltre attenzione l’accezione progressista di “populismo”, che può sembrare sospetta ad un lettore europeo ma che è comprensibile alla luce dell’esperienza statunitense. Basti pensare alla distinzione tra populismo ‘buono’ e ‘cattivo’ e alla nota dichiarazione ‘populista’ di Obama: «I am the real populist, not Trump»26. A ben vedere, tuttavia, la distinzione tra i due tipi di populismo non è affatto semplice e può riservare spiacevoli sorprese. Lo dimostra proprio uno dei modelli di McCormick, il movimento dei gilet jaunes, la cui feroce contestazione delle élite lo ha condotto, attraverso una triste ma prevedibile parabola, a dissolversi, nelle recenti elezioni presidenziali francesi, nelle file del Rassemblement national di Marine Le Pen. Al termine di questa breve disamina, sorgono un dubbio e una domanda: siamo sicuri che l’esegesi populista sia davvero interessata a Machiavelli e non a Machiavelli come mero pretesto o icona? Se lasciamo un momento da parte l’esegesi populista, è possibile stabilire una relazione tra Machiavelli e i caratteri storicamente riconducibili al fenomeno definito ‘populismo’? 3. Machiavelli e il «populismo» Per cercare di rispondere a questa domanda, vorrei partire proprio dai ciurmatori, cioè quelle figure dotate, secondo Machiavelli, della singolare virtù di incantare animali, uomini e moltitudini. All’origine dell’incanto c’è il prodigio, cioè la presunzione di un rapporto privilegiato con il soprannaturale che si traduce in una promessa di salvezza, individuale o collettiva. A questa categoria appartiene certamente Savonarola, capace di incantare la moltitudine dei fiorentini con la sola forza della parola («infiniti lo credevono sanza avere visto cosa nessuna straordinaria»27). È molto probabile, come ho mostrato altrove, che Machiavelli interpretati la figura di Savonarola alla luce della categoria di incantatio, che potrebbe aver trovato in un opuscolo di un medico avicennia- 26 Barak Obama, I’m the real populist, not Trump, https://www.politico.com/video/2016/06/obama-im-the-real-populist-not-trump-059801. Su questa accezione di populismo, cfr. N. Urbinati, Democracy Disfigured. Opinion, truth and the people, Cambridge, Harvard University Press, 2014, pp. 146-147. 27 Machiavelli, Il Principe e i Discorsi, cit., p. 163. 156 Su una lettura populista di Machiavelli no, Andrea Cattani, l’Opus de intellectu et de causis mirabilium effectuum28. È molto probabile, inoltre, che alla luce di questo modello Machiavelli abbia individuato una serie di casi analoghi, a partire da Numa, re prodigioso, ritenuto capace di dialogare con la ninfa Egeria, mediatore del divino, per questo dotato dell’autorità di introdurre riforme politiche e religiose29. Anche il rapporto che i capi militari instaurano con le moltitudini armate nell’Arte della Guerra è di natura taumaturgica. In sostanza, Machiavelli capisce che la presunzione del miracolo produce, presso un gruppo umano, lo scarto emotivo necessario per accogliere l’ordine e l’autorità che lo introduce. Qual è dunque il rapporto tra il modello politico del ciurmatore e il populismo contemporaneo? Individuo due punti: (a) Il rovesciamento del modello taumaturgico. La banalizzazione del prodigio nella pratica del governo di grandi aggregati umani costituisce un fatto nuovo, che rompe con il tradizionale modello taumaturgico associato ai monarchi di diritto divino. Nella figura dell’incantatore individuata da Machiavelli, questo modello risulta rovesciato: laddove, nel primo caso, è l’autorità dinastica, ancestrale e legittima a generare il potere di compiere miracoli, nel secondo è la capacità di produrre pubblicamente prodigi e stupore a diventare prova assoluta di autorità, cioè di un rapporto diretto con il soprannaturale. Nessuno dei leader prodigiosi individuati da Machiavelli è taumaturgo perché è re. Machiavelli non è un caso isolato. Nella variegata tipologia di incantatori (praecantatores) presente in un testo contemporaneo, il De incantationibus di Pietro Pomponazzi (1520), il potere di influenzare, anche su larga scala, le menti altrui è presente essenzialmente negli individui del popolo30. In effetti, il popolo tende a riporre preferibilmente la fiducia in persone che ne condividono paure, credenze e speranze. Chiunque dimostri il carisma di affascinare (e guarire) può diventare principe di moltitudini. L’incantatore è quindi un tipo politico nuovo che deriva da un rovesciamento e da una democratizzazione del modello taumaturgico descritto da Marc Bloch nel suo classico lavoro (1924) sul potere di guarigione attribuito ai re di Francia e Inghilterra31 . (b) Incantare il mondo. Nella vasta bibliografia dedicata al populismo sono praticamente assenti gli studi che tentino di indagarne radici moderne32. Tra gli elementi che sembrano legittimare questo approccio vi è, appunto, l’incan28 Cfr. S. Landi, Lo sguardo di Machiavelli. Una nuova storia intellettuale, Bologna, Il Mulino, 2017, p. 251. 29 Cfr. S. Landi, Gli incantatori. Un archetipo politico (La Boétie, Pomponazzi, Machiavelli), in «Storia del pensiero politico», 2021, n. 10, pp. 377-400. 30 Cfr. V. Perrone Compagni, Maghi, demoni, profeti: alcuni temi del De incantationibus, in P. Pomponazzi, Le incantazioni, Pisa, Edizioni della Normale, 2013, pp. 9-89. 31 M. Bloch, Les Rois thaumaturges. Étude sur le caractère surnaturel attribué à la puissance royale particulièrement en France et en Angleterre, Paris, Armand Colin, 1961 (1924). 32 Tra le sintesi, cfr. P.P. Portinaro, «Ethnos» e «Demos». Per una genealogia del populismo, in «Meridiana», 2013, n. 77, pp. 47-65; D. Palano, L’invenzione del populismo. Note per la genealogia di un concetto «paranoico», in «Storia del pensiero politico», 2019, n. 8, pp. 273-296. 157 Sandro Landi to. In una recente sintesi dedicata al rapporto tra populismo e religione, José Pedro Zúquete ha evidenziato il carattere taumaturgico dei movimenti populisti: «Religious populist mouvements serve to re-inchant the world and display the belief that human and divine agency are interrelated»33. ‘Re-incantare’ (nel doppio senso di risacralizzare la politica e sedurre il popolo) è il compito principale dei leader populisti che, a questo scopo, devono necessariamente esibire un rapporto privilegiato con figure salvifiche più che umane («avatars of the essence of respective communities»). È noto, ad esempio, il riferimento fondante a Giovanna d’Arco nel caso del populismo francese di estrema destra. Secondo il modello individuato da Machiavelli, uno dei compiti essenziali dei governanti non è solo affascinare, ma anche evitare il disincanto. Si tratta un punto fondamentale: contrariamente ai suoi interpreti libertini e neolibertini, Machiavelli attribuisce al popolo la capacità di leggere i segni e capire che il re è nudo34. 4. Incanto accademico In conclusione, credo sia necessario distinguere l’esegesi populista di Machiavelli da un approccio storico del populismo che individua in Machiavelli alcune chiavi di lettura essenziali. Sebbene il populismo, come esperienza politica, sia emerso solo nel Novecento, le sue radici vanno ricercate nelle trasformazioni che l’autorità, cioè la capacità di sottomettere vasti aggregati umani, ha subito dal Cinquecento. Machiavelli è stato probabilmente in grado di cogliere questa trasformazione e di renderne conto; altri, tra cui Pomponazzi e La Boétie, testimoniano di un processo analogo, in gran parte inesplorato35. Le radici dell’interpretazione populista di Machiavelli vanno invece ricercate altrove, in un insieme di cause concomitanti. Tra queste, vi è di sicuro l’inesauribile tendenza della critica machiavelliana ad interrogare, senza costrutto, l’identità politica di Machiavelli. Il Machiavelli ‘populista’ arricchisce una lunga galleria di falsi d’autore il cui archetipo è rappresentato dal Machiavelli ‘machiavellico’ di Innocent Gentillet. Fu infatti il protestante Gentillet (Contre Machiavel, 1576), nel contesto delle guerre civili di religione, a praticare per 33 J.P. Zúquete, Populism and religion, in The Oxford Handbook of Populism, ed. by C. Rovira Kaltwasser – P.A. Taggart – P. Ochoa Espejo – P. Ostiguy, Oxford, Oxford University Press, 2017, pp. 445-466. 34 Il popolo, ad esempio, è in grado di scoprire, dietro la manifestazione degli oracoli, un fenomeno di ventriloquismo: «Come costoro [gli oracoli] cominciarono dipoi a parlare a modo de’ potenti, e che questa falsità si fu scoperta ne’ popoli, diventarono gli uomini increduli, ed atti a perturbare ogni ordine buono»: N. Machiavelli, Il Principe e I Discorsi, cit., p. 164. Per l’interpretazione libertina del popolo in Machiavelli, si veda in particolare G. Naudé, Considérations politiques sur les coups d’État (1638), Paris, Editions de Paris, 1988. I cliché libertini della religione come ‘impostura necessaria’ e della passività del popolo manipolabile sono ripresi da C. Ginzburg, Occhiacci di legno. Nove riflessioni sulla distanza, Milano, Feltrinelli, 1998, p. 57. 35 Cfr. S. Landi, Gli incantatori, cit. 158 Su una lettura populista di Machiavelli primo una lettura selettiva dei testi di Machiavelli per risolvere le inconciliabili contraddizioni interne e, come è stato osservato, «leur faisant dire ce qui devait servir à confondre ses adversaires»36. In altre parole, Gentillet inaugura una lunga tradizione di esegesi partigiana di cui quella populistica è solo la più recente (ma probabilmente non l’ultima) variante. In effetti, da un punto di vista formale, dire che Machiavelli è populista o che è machiavellico è equivalente perché entrambe le affermazioni poggiano su un parti pris inconfutabile. Se dunque l’interpretazione populista si basa su principi e obiettivi estranei alla conoscenza scientifica di Machiavelli, resta tuttavia interessante in una prospettiva di storia del machiavellismo, se per machiavellismo intendiamo gli innumerevoli casi di manipolazione e ventriloquismo che tendono a rendere inoperante ogni tentativo di dialogo con i suoi testi. L’interpretazione populista di Machiavelli è infine un prodotto tipico dell’università americana contemporanea, non solo perché il ‘Machiavelli populista’ è un’etichetta che funziona, capace di mobilitare networks di studiosi, case editrici, giornali, di attirare studenti facoltosi nei campus d’élite, ma perché presentare Machiavelli come un virtuoso difensore di minoranze oppresse è forse uno dei pochi modi per trattare questo autore complesso e (davvero) scandaloso in un contesto di cancel culture. Con questo fenomeno recente l’esegesi populista condivide infatti la temperie e alcuni tratti caratteriali: l’inversione del rapporto scienza/militanza, con una priorità attribuita a quest’ultima; l’abolizione del contesto; la postura moralistica37: nella sua intervista e non solo38, McCormick prende cura di distinguere i giusti dagli ingiusti, di elargire lodi o biasimo. Resta da ultimo da capire perché una parte della critica machiavelliana, non solo statunitense, presti ascolto a queste tesi e se siamo di fronte ad un fenomeno di incanto accademico transitorio o permanente. Svegliatevi! Machiavelli non salverà la democrazia. 36 J. Balsamo, Le plus meschant d’entre eux ne voudroit pas estre Roy. La Boétie et Machiavel, in «Montaigne Studies», 1999, n. 11, p. 16. 37 Elementi messi in luce da F. Dei, La cancel culture come subcultura politica, in «Psiche», 2021, n. 2, pp. 493-509. 38 Cfr. ad esempio la Prefazione, in J.P. McCormick, Democrazia machiavelliana. Machiavelli, il potere del popolo e il controllo delle élites, Roma, Viella, 2020, pp. 17-60. 159