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la civiltà
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notizie
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Spazipérla citÉ
pubblica
I corpi della metropoli
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Nuova Fíéradi Milano,
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Interporto di Bologna
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Centrc Storico e PiÀza
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Biografè
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Territori dell'opulenza
Laura Fregolem e Midlelangelo Savino
geuqra'ie
Nuove geografie del commercio in Veneto
a ormai un sapore epico, quasi
bucolico, immaginare il Veneto
rurale degli anni '50 e '60, così
come veniva immortalato in al
cuni film o mostrato nei varietà
dell'epoca.
Nell'immaginario collettivo at
tuale, il nome richiama alla mente un territorio costel
lato di medie e piccole imprese, attive e competitive,
di successo e dai nomi noti; una realtà dinamica ma
soprattutto ricca, segnata da un benessere diffuso con
livelli di qualità della vita tra i migliori del paese: non
ancora l'Emilia, ma una realtà ormai prossima a quel
traguardo.
Se dietro a questo stereotipo si nascondesse, al
contrario, una realtà più disomogenea, non priva di
-
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-
1- � ·
contraddizioni e contrasti, con problematiche emer
genti che sembrano mettere a repentaglio il livello di
sviluppo raggiunto. ai più non è dato sapere, mentre al
contempo aumentano le manifestazioni territoriali che
enfatizzano questa icona di ricchezza sociale diffusa.
Ed aumentano segnando irreversibilmente il territorio
un tempo agricolo ed oggi caratterizzato da un'urba
nizzazione diffusa singolare. con numerosi centri com
merciali e vari luoghi "altri" (ma non sempre super) in
località la cui "centralità" va misurata su fattori sociali
e culturali che prescindono spesso dalle geografie dei
territori.
I luoghi dell'acquisto (più o meno specializzati, più
o meno grandi, dalle forme più o meno ricercate) si di
spiegano in diversi punti del territorio. non sempre nel
le periferie urbane delle grandi città, ma piuttosto nei
nodi infrastrutturali. lungo nastri stradali diversamente
distribuiti nel tessuto frammentato della "città diffusa",
in agglomerati non più esclusivamente produttivi, in
frange agricole in via di transizione.
E le differenze tra i territori è determinata dalla
maggiore o minore densità di insediamenti, dalla va
rietà di griffes o piuttosto dalle filiere produttive dello
specifico distretto produttivo che si percorre in auto, le
cui imprese con il relativo "punto di vendita" distinguo
no le località esattamente come i cartelli turistici delle
Pro loco locali. Chi dubiterebbe di essere nel distretto
dell'occhialeria andando verso Cortina od Auronzo, in
contrando con una certa frequenza indicazioni di punti
vendita di lenti ed occhiali; chi non noterebbe i richia
mi commerciali del distretto calzaturiero del Brenta, tra
una villa veneta ed i ricordi di piaceri estivi dal sapore
goldoniano; e chi non cercherebbe con l'occhio nella
verde campagna veneta i segni della presenza di Benet
ton o Replay, Nordica e North Face, o piuttosto di Geox
e Diesel.
Quello che sembra contraddistinguere il Veneto
non sembra essere solo la presenza dei tanti luoghi
"altri" che sono andati moltiplicandosi nel corso degli
ultimi anni, quanto la dispersione di questi su tutto il
territorio, senza alcuna forma di polarizzazione, se non
in alcuni casi, e soprattutto senza alcuna visibile prefe
renza per una tipologia o l'altra di struttura: così al già
convenzionale ma/I del centro commerciale, si affian
cano gli spazi "esplosi" dei parchi commerciali, mentre
sopravvivono i disadorni "spacci industriali" ormai pros
simi agli eleganti out/et. E non bastasse la pubblicità, il
passa-parola spinge le famiglie nei fine settimana alla
ricerca di centri di vendita spesso sperduti tra vigneti e
campi di mais o disseminati nelle tante zone industriali
più o meno "urbane". Un esito del tutto singolare delle
politiche promosse nel corso degli anni 70, quando
la recente istituita Regione cercava di provvedere alla
critica rarefazione della rete commerciale regionale e
soprattutto alla sua esclusiva concentrazione nei centri
urbani maggiori: a quell'epoca la soluzione sembrava
poter essere la costruzione di una rete capillare di cen
tri commerciali di diverso ordine e dimensione distri
buiti su tutto il territorio regionale, favorendo anche la
popolazione residente nei centri urbani medi e piccoli,
in questo modo confermando e sostenendo una strut
tura insediativa tradizionalmente policentrica.
Nel corso degli anni '80, quale rinesso immediato di
uno sviluppo economico ormai consolidato, il reddito
familiare in costante incremento - una volta soddi
sfatta l'esigenza primaria di acquisto, costruzione o
adeguamento della prima casa - inizia decisamente
ad orientarsi verso i beni di consumo, stimolando la
crescita degli insediamenti commerciali. I primi e di
maggiore estensione, secondo regole canoniche, si con
centrano in prossimità dei centri urbani più consistenti
� �•e. a mobile peilonale del 111:g-02:io
i.! 'cto ai Ales�andra Cht1mollo e Fulvio
,. so)
(Venezia, Padova, Vicenza), mentre poli commerciali di
dimensione minore costellano le periferie di diversi cen
tri urbani. Ma effetto simultaneo del miglioramento del
reddito è anche l'incremento del tasso di motorizzazio
ne e la capacità di mobilità della popolazione, ed in un
territorio come quello veneto, come molti studi hanno
fatto rilevare, questi processi rendono le tradizionali
logiche insediative (per centri commerciali, centri di
divertimento, ma anche per singole attività economi
che) del tutto superate; moltiplicano le dimensioni dei
bacini di utenza e trasformano completamente l'orga
nizzazione dei territori, il ruolo territoriale di alcuni
centri minori; ri-orientano gli investimenti immobiliari;
creano nuove polarità territoriali spesso alternative ai
centri storici e spesso anche ai centri urbani principali.
Nel momento in cui, molti di questi centri impon
gono un miglioramento dell'accessibilità e della dota
zione infrastrutturale, essi si trasformano sempre più
in agglomer ati plurifunzionali e multispecializzati più
o meno corredati di multiplex e centri di divertimento
- si pensi all'area delle Piramidi di Torri di Quartesolo
vicino a Vicenza o piuttosto l'area di Marghera Sud nei
pressi di Venezia, o il sistema commerciale sulla SS 515
Noalese tra Padova e Treviso o ancora la zona di incerti
confini di Padova Est, dove si è aggiunta l'anno scorso
la nuova sede per il Nord-Est di IKEA. la cui organizza
zione può apparire più o meno concentrata o piuttosto
"sgranata" lungo l'asse stradale.
Una nuova geografia va determinandosi, quindi, e
questa guida gli spostamenti erratici della popolazione
non solo nei fine settimana e produce un'elevata con
gestione veicolare che interessa tutta la rete stradale
senza distinzione di infrastrutture e di itinerari: un po
polo di consumatori erranti fatto di famiglie alla ricerca
di beni di prima necessità a prezzi convenienti ed in
la civiltà
dei .rnperluogri
149
-�a vasta gamma di possibili scelte; amanti di outlets
e s:ncci -dotati forse di guida apposita - che in nome
::e foshion-sty/e acquistano beni griffati a prezzi conte
nuti; turisti del commercio alla ricerca del "nuovo" e del
bello"; cultori della specializzazione di merci e punti
vendita alla ricerca di un negozio per ogni cosa e di una
cosa in ogni negozio.
s
Surrogato di città o parti di città?
150
E
difficile dire se questi nuovi luoghi abbiano soito la città o costituiscano parte della città.
:titu
_
E d 1fficile d Irio se non In modo generico, senza
tenere nel debito conto le tipologie di persone che fre
quentano questi luoghi, per fascia d'età. ad esempio,
o piuttosto per le caratteristiche dei nuclei familiari;
per le motivazioni che li spingono in questi spazi indoor
dagli odori intensi, piuttosto che nelle piazze dei centri
città; ai tempi di permanenza e alle fasce orarie di mag
giore affluenza; ai punti di vendita frequentati (l'iper
mercato piuttosto che il negozio specializzato, il punto
vendita in franchising dì una marca presente anche altro
ve o il fast-food di tendenza).
Ed è ancora più difficile dirlo se si rileva. come
accade in veneto, che contemporaneamente. molti
centri urbani, prevalentemente le grandi città (Padova,
Mestre, Treviso o Verona. di certo non Venezia ormai
definitivamente abbandonata al turismo di massa)
e parimenti alcune città medie (Bassano del Grappa,
Castelfranco Veneto, Conegliano o Montebelluna)
presentano piazze e strade affollate, una rete com
merciale per nulla sofferente, anche laddove l'offerta
commerciale non si distingue poi molto da quella dei
centri commerciali. Anzi, nel corso degli ultimi anni,
i cittadini sembrano apprezzare molto gli interventi
,.,
delle amministrazioni comunali per la riqualificazione
dei centri urbani, i numerosi interventi di re-styling ed
arredo urbano, anche se contemporaneamente e con
traddittoriamente le stesse amministrazioni rilasciano
concessioni per nuovi insediamenti commerciali peri- o
extra-urbani. D'altro canto, nonostante l'ostilità politica
(puramente retorica) la pedonalizzazione degli spazi
urbani viene sempre più apprezzata da cittadini che
non sembrano voler esprimere preferenze tra un luogo o
l'altro, ma intendono, però, poterne fruire come meglio
gli aggrada, indifferentemente, secondo il bisogno del
momento.
Lo sviluppo incessante di nuovi luoghi periferici, ma
al contempo le nuove capacità attrattive dei centri delle
città tradizionali, sembrano dimostrare. almeno nel
contesto veneto, l'assenza di competizione tra "città
e "nuovi luoghi", una sorta di complementarietà che s
consuma in un sistema insediativo sostanzialmente �
tegrato. nodi di un'unica realtà territoriale che conse.�re
il suo policentrismo. Di conseguenza, mobilità ele1rc:a
ma fondamentalmente erratica, incostanza dei gLsL
mode e tendenze sempre più effimere, rendono i o
- _: ::su questi luoghi altrettanto volatili.
Vale la pena forse di ragionare sulla capacità C'":
hanno questi luoghi di costituire i nodi di una 'lLC '=
forma di organizzazione urbana e di conseguenza s,:;: e
modalità con cui disciplinarne l'insediamento e o s luppo o piuttosto controllarne gli impatti ambie-2
Indubbiamente, questi luoghi sono divento:. r;:=.:.:.
e
importanti nelle nuove morfologie territoriali, negarli
sarebbe impossibile, contenerli sì, probabilmente anche
ridefinirne il senso, trasformandoli da luoghi "eccen
trici" della pianificazione, in nuove polarità urbane. in
nodi di un sistema policentrico, governato però da un
rinnovato controllo delle localizzazioni (residenziali,
produttive. commerciali. ludico-ricreative), del consu
mo di suolo.
A
Necessità di governo e di progetto
lcuni esiti negativi di questo processo fino ad
oggi poco "governato" (in relazione al sistema
territoriale nel suo complesso, agli impatti
prodotti. ecc.) sono evidenti, non solo nella forte con
gestione che in alcuni punti del territorio si determina
in alcuni giorni ed in alcuni orari, quanto nell'avvio di
alcuni processi speculativi che mettono a repentaglio
un delicato assetto territoriale, già fortemente compro
messo dalla deriva dell'espansione commerciale nella
regione.
La recente apertura dell'll<EA a Padova costituisce,
almeno in parte, un esempio di questo processo di
progressiva trasformazione del territorio. di scambio
di comportamenti dei consumatori, di nuove pratiche
territoriali e di impatti di diversa natura sul sistema
insediativo ed infrastrutturale: ma anche del modo con
cui i problemi vengono risolti senza affrontare il noc
ciolo della questione: lo spazio commerciale, collocato
all'uscita dell'autostrada in un punto di grande snodo
di traffico ha creato, come prevedibile. grandi problemi
fin dalla sua inaugurazione. L:assalto della domenica
e la scarsità di parcheggi ha costretto il Sindaco della
città patavina ad emettere un'ordinanza che imponeva
la chiusura del megastore alle 74 della domenica. per con
tenere il problema. Il colosso svedese ha prontamente
raggiunto un accordo con l'Istituto diocesano per il
sostentamento del clero che "gentilmente" ha conces
so l'uso di un'area di circa 12.000 mq per ampliare il
parcheggio. La vicenda ha suscitato tali polemiche da
spingere il Vescovo della Curia padovana a "suggerire"
un riuso a fini caritatevoli dei ricavati dell'affitto; ma
al di là della vicenda e dei suoi "benedetti" retroscena,
rimane la totale mancanza di previsione degli effetti di
un evento di tale portata, ma soprattutto di mancata
previsione e controllo (da parte dell'Amministrazione
comunale) sui movimenti possibili di una comunità
di consumatori in crescita. Non meno emblematica (e
forse ben più pericolosa) la vicenda legata alla realizza
zione di Veneto city- ampia operazione immobiliare di
2 milioni di mc per un'area di circa 600.000 mq in posi
zione strategica da un punto di vista infrastrutturale e
viabilistico - che desta non poche preoccupazioni anche
alle associazioni di categoria poiché, nelle previsioni,
ampi spazi saranno dedicati al commercio. Operazione
questa, se vogliamo, discutibile ma che dimostra in tut
ta la sua macro-dimensione l'incapacità da parte delle
amministrazioni interessate di gestire un processo così
articolato e, soprattutto, di governare una trasforma
zione territoriale di tale portata.
Piuttosto che governare questi processi, l'ammi
nistratore pubblico - soprattutto locale - e rendersi
garante di una ri-qualificazione dei territori già com
promessi ponendo una serie di "vincoli" alla realizzazio
ne dell'opera, sembra subirla passivamente: preferisce
i
V sta im,.:,rna. d�I f)-:l!(hPggio IKEA {fmo ai
fo.!essard-r-a Cherrdto e Fu.vio Or;;enfc;o)
l:;1 civlti:i
déi supe·ruogili
151
9eo9raf••
152
cogliere l'opportunità di attrezzare il suo territorio con
opere di urbanizzazione difficili da realizzare in assenza
del centro commerciale; sceglie di ignorare l'esito di
tante concessioni rilasciate per piccole e diversificate
attività economiche; preferisce temporeggiare e così Ve
neto city così come è stata pensata e promossa dai suoi
"ideatori" molto probabilmente non si realizzerà proprio
per le resistenze e le opposizioni che l'operazione incon
tra ma, nel frattempo, le "pieghe" del sistema consentono e consentiranno comunque che lì si costruisca ...
si costruisca... si costruisca .. non però un progetto di
Gli spazi ap('rtl ,momo a IKEA{fOlO Cli
Aless...!!rdra Chernollo e Fulvio Ors.eniço)
Renzo Piano o Norman Foster ma hens' è:;· .:�
"scatolini" prefabbricati.
L'approccio urbanistico a questi prob<e.- ::,e--=.._
essere ben diverso, quindi, e pur senza -e;a""? ? _ -
tunità di insediamento, dovrebbe cercare e ::-=---.
queste nuove centralità in luoghi di ride"- z..o-e ---::
gettuale dei margini urbani e di ricompa:-..a.: e-i::.
tessuto urbano. L'insistenza sulla necessit2 a �-o:
talizzare le città, di approntare politiche urba-e G::.a.
di contenere la crescita diffusa degli insediare-;:. :
sprawl, portata avanti in ambito soprattucw cor .. - �
rio e fatta propria anche dalle Linee guido che la ile-ç :-e
Veneto ha definito per la stesura del nuovo Piaro te·
ritoriale di coordinamento regionale, impone alet;"e
riflessioni sulla ri-qualificazione degli spazi limitro'i a _
città consolidata, sulla funzione dei luoghi, sul ruo o
che rivestono gli spazi ibridi, esiti della mixitè funz1o�a
le. In questo senso i grandi spazi del commercio (ved
l'area Auchan a Mestre) collocati spesso a ridosso del e
infrastrutture viarie (come l'area IKEA a Padova). mc
anche le strade mercato che caratterizzano ampi tratt·
della rete stradale statale o regionale dell'area centrale
veneta.
Partendo da questo presupposto, i luoghi del com
mercio e della grande distribuzione collocati a ridosso
dei nodi infrastrutturali, esterni alle città, e dominio in
contrastato dell'automobile, possono diventare occasio
ni di riqualificazione urbana, ove possibile, di ri-adden
samento dell'urbanizzato. di concentrazione di attività
di servizio, di riflessione della città e del suo intorno
secondo modelli diversi, attraverso una ridefinizione
degli spazi e delle funzioni degli stessi frutto non di una
giustapposizione di elementi ma di una progettazione
complessiva della città e del suo intorno. secondo una
logica di utilizzo di infrastrutture esistenti, di spazi già
compromessi, sfruttando le forze agglomerative che
tali poli di attrazione esercitano, non dimenticando
che questi non sono soltanto "luoghi" del consumo, ma
bensì spazi dove si dipanano più complesse e articolate
pratiche sociali. Questo potrebbe costituire, da un lato,
lo spunto per una ri-qualificazione di questi luoghi at
traverso l'introduzione di pratiche diverse, dall'altro la
possibilità di inversione di quel processo di periferizza
zione in atto, anche se questa inversione non sempre è
possibile, forse fruttuosa, perché, in particolare nel caso
del Veneto, dove il tessuto dell'urbanizzato è così fram
mentato e disperso, richiederebbe interventi di dubbia
efficacia ed utilità. Quindi, se da un lato le politiche di
addensamento e ricompattazione vanno assolutamente
perseguite - e non solo per gli imprescindibili principi
della sostenibilità ambientale ma anche alla luce di una
realistica quantificazione economica dei costi che la di
spersione impone - dall'altro non possiamo dimenticare
che anche la ricompattazione può avere costi insosteni
bili, soprattutto in alcuni contesti territoriali particolar
mente compromessi, senza tralasciare che anche questi
spazi hanno un ciclo di vita definito e che sono soggetti
ad un'evoluzione formale che li porterà, necessariamen
te, verso specializzazioni diverse.
Queste nuove polarità, queste centralità che, quin
di, potrebbero essere costruite in particolare intorno
ai centri commerciali e ai luoghi del consumo, va
bene inteso, svolgeranno comunque funzioni diverse
rispetto alla città consolidata, potremmo affermare
che non entrano in competizione con la città stessa,
esse potrebbero essere poste al servizio di un sistema
insediativo disperso che con la città "tradizionale" mo
stra di avere relazioni particolari e non tradizionali.
E comunque molte di queste relazioni restano legate
sempre e comunque alle trasformazioni sociali occorse
e alla domanda che la collettività manifesta nella sua
evoluzione.
Il governo del territorio, quindi, deve necessaria
mente attestarsi su due linee principali da declinare
a seconda dei casi considerati. ma che comunque si
caratterizzino o per un'oculata definizione di posizioni
lam'ilt,j
del s.pe· uoql'li
1 53
localizzative ottimali. nel caso di nuovi insediamenti. o
per una volontà esplicita di riqualificazione funzionale e
formale degli spazi, nel caso delle attività esistenti, con
uno sguardo, possibilmente aperto e realista, perché,
sintetizzando e parafrasando Lefebvre: la città - com
presi i suoi super/uoghi - non è altro che la società dise
gnata sul territorio.
'J