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Aisle of plenty. Territori dell'opulenza

2007

Una serie di riflessioni sullo sviluppo di nuovi centri commerciali nell'area centrale veneta, che confermano il modello insediativo disperso, creando nuovi nodi di vaibilità e servizi sparsi e soprattuto nuovi punti di congestione in un territorio che soffre per una limitata infrastrutturazione.

f c o nc o n t r l b u t i d i Massìmiliano Fuksas RichardIngersoll Francesco Jodice CuidoMartìnottì la civiltà dei superluoghi notizie dalla metropoli c e n t r Ìc o m m e r c i a ouotidiana li foavraNl o --,,--ai o Sup€rluoghi e citta Luoghi,nonluoghi contributi fotosraÍci - pagg.4&-67 - pas.6 Ciondanenico Anendola -pag. 12 )9UcU(lI f on rD rappresentazioni Chenolloe FuMo _Alessandrc otsniga (oRcH) Etnapolised Etnaland, Catania Dwelgaiger sPeranzèdlun comPlesso multifunzionalènel AgatinoRizzoe Rabena -pag.r00 supervillaggi out,?t di Barberinodel MugelloMal séntito parlar€ dl d€sigr€routlat? - pag.r9 -pag.68 5upérluoghicome pretéro per un fìm Centro corljfllerciaìe M€galò,chieti Fuori scala pèr tutt€ le sGle - pag.22 -pa!. 73 I superluoghidélla moblità AèrcPortoorio alserio, Bèrgamoll carattere urbano di uno spazio infrastrutturale - pag.29 -pag. 78 Lucacatofarc(tan+) Stazionelermìnì, Roma Spazipérla citÉ pubblica I corpi della metropoli - pas.82 - pag. 37 Nuova Fíéradi Milano, Rho-PeroOltre il recìnto -ì pag.88 - pa9.42 Interporto di Bologna Scenaridl svlluppoe reinvenzionedispazi - pal. 94 Auditorium "Parcodèlla - pag.106 Ex fabbrica dél LÌngotto, - pag.109 FiumicinoNuoveforfte di centralità pèr ìa periferia - pag.rr2 Centrc Storico e PiÀza MaggioF, BolognaLo statuto mutévole della - pag.lt8 o Is u p e r l u o g hDi i a l o g oc o n M a s s ì m i l i a nFou k s a s - pag 124 o geograf,e o rzronano Polarìtàintegrate per dis€snareqeografie metropolitanell casodi che cosè un 5uperluogo? Ranala oÌtavtont,Fnncs.a Proposteper una nuova MicheleBaninaetubhash - p a q q . 1 6 61 9 9 (Marc),.iavo Mukerjee nnl Vaccaùni, AlbeîoFe engo, .atuina+nùltari, Motia (hian Laurcfhemes,Amonda rae. aiovannicohellini, DalFabbrc, Ale$anàrc Alelis LutgtCoccia, Rasatio Di Petra, (HelioPalis 21), cianpien Danata lchou,Nicalo Marzat, auppint, MatteoPalì,Ftanca Cherubino aanbodella, Pùini,Sora Acchipin,, seryia Andrea Chies,Massinatlaùi, Pace, PaolaBo.ùta.Raffoetta Atessa ndraCoppa, Fabia Laeùa, Alesnnd rcCaiani, Danìani, Quki.alovonni Alessandta Matara, Antonia Ctancarla Cansonni, Marco AngelilIa,AndreoBos.hetti Genas.hi, Vitta a arcgotti, Mauizioúnali,AlbertoAlessi, Zaga, aennarc Posriqlione, Alessandrc Ra.co,Daniela FnncescaIndovina, Paola aotafianceschi, AndrcaBatto. viganò, tucaaaeta,Marco DAnnDnti s.Patiziaaabe\ini, eù).Paaloceccon, stelana Pietoa ondi,Enrica Pnndi, cutdarini,Ftancesco zoj.zyk. AnnalisaTrenttn,aiavannl Micheleseni ni. carIo Ferrai, vil lanti,CiavanniPietellì. Fedeicascoglioinie .:"jntna Dariacasti.Andrco zanbani - pag 136 - pag r44 Aisleof plenty.rerriroti - p a g .r 4 8 superluogoe città, fiere e spetta€olarizzazione - pag154 lEuropa dei paesaqgi - pag160 Biografè Mangone,CesareMacchi - pag 200 Cossia, aloudia zanfr.Cani\a Botttcini,Paal o Avarcll o, Moutizio Meas\i(spin+). lg astina Peti IIo,Maneo Bato.anaaldstel n,ci ùseppe sinonePú\naconchian Lucchtnt eAlessanrlru Unali (LSBotchltetti).CartoPrati, AnnaBatuara. Antonello Navdúa. PinaScagliane, Atazi,CnstinaBianchettì, Cabielefanequzzi, Willian cuenieri (Lineadi aonf ne), utP, LanbenoAnistadi, Aisle of plenty Territori dell'opulenza Laura Fregolem e Midlelangelo Savino geuqra'ie Nuove geografie del commercio in Veneto a ormai un sapore epico, quasi bucolico, immaginare il Veneto rurale degli anni '50 e '60, così come veniva immortalato in al­ cuni film o mostrato nei varietà dell'epoca. Nell'immaginario collettivo at­ tuale, il nome richiama alla mente un territorio costel­ lato di medie e piccole imprese, attive e competitive, di successo e dai nomi noti; una realtà dinamica ma soprattutto ricca, segnata da un benessere diffuso con livelli di qualità della vita tra i migliori del paese: non ancora l'Emilia, ma una realtà ormai prossima a quel traguardo. Se dietro a questo stereotipo si nascondesse, al contrario, una realtà più disomogenea, non priva di - --i� - 1- � · contraddizioni e contrasti, con problematiche emer­ genti che sembrano mettere a repentaglio il livello di sviluppo raggiunto. ai più non è dato sapere, mentre al contempo aumentano le manifestazioni territoriali che enfatizzano questa icona di ricchezza sociale diffusa. Ed aumentano segnando irreversibilmente il territorio un tempo agricolo ed oggi caratterizzato da un'urba­ nizzazione diffusa singolare. con numerosi centri com­ merciali e vari luoghi "altri" (ma non sempre super) in località la cui "centralità" va misurata su fattori sociali e culturali che prescindono spesso dalle geografie dei territori. I luoghi dell'acquisto (più o meno specializzati, più o meno grandi, dalle forme più o meno ricercate) si di­ spiegano in diversi punti del territorio. non sempre nel­ le periferie urbane delle grandi città, ma piuttosto nei nodi infrastrutturali. lungo nastri stradali diversamente distribuiti nel tessuto frammentato della "città diffusa", in agglomerati non più esclusivamente produttivi, in frange agricole in via di transizione. E le differenze tra i territori è determinata dalla maggiore o minore densità di insediamenti, dalla va­ rietà di griffes o piuttosto dalle filiere produttive dello specifico distretto produttivo che si percorre in auto, le cui imprese con il relativo "punto di vendita" distinguo­ no le località esattamente come i cartelli turistici delle Pro loco locali. Chi dubiterebbe di essere nel distretto dell'occhialeria andando verso Cortina od Auronzo, in­ contrando con una certa frequenza indicazioni di punti vendita di lenti ed occhiali; chi non noterebbe i richia­ mi commerciali del distretto calzaturiero del Brenta, tra una villa veneta ed i ricordi di piaceri estivi dal sapore goldoniano; e chi non cercherebbe con l'occhio nella verde campagna veneta i segni della presenza di Benet­ ton o Replay, Nordica e North Face, o piuttosto di Geox e Diesel. Quello che sembra contraddistinguere il Veneto non sembra essere solo la presenza dei tanti luoghi "altri" che sono andati moltiplicandosi nel corso degli ultimi anni, quanto la dispersione di questi su tutto il territorio, senza alcuna forma di polarizzazione, se non in alcuni casi, e soprattutto senza alcuna visibile prefe­ renza per una tipologia o l'altra di struttura: così al già convenzionale ma/I del centro commerciale, si affian­ cano gli spazi "esplosi" dei parchi commerciali, mentre sopravvivono i disadorni "spacci industriali" ormai pros­ simi agli eleganti out/et. E non bastasse la pubblicità, il passa-parola spinge le famiglie nei fine settimana alla ricerca di centri di vendita spesso sperduti tra vigneti e campi di mais o disseminati nelle tante zone industriali più o meno "urbane". Un esito del tutto singolare delle politiche promosse nel corso degli anni 70, quando la recente istituita Regione cercava di provvedere alla critica rarefazione della rete commerciale regionale e soprattutto alla sua esclusiva concentrazione nei centri urbani maggiori: a quell'epoca la soluzione sembrava poter essere la costruzione di una rete capillare di cen­ tri commerciali di diverso ordine e dimensione distri­ buiti su tutto il territorio regionale, favorendo anche la popolazione residente nei centri urbani medi e piccoli, in questo modo confermando e sostenendo una strut­ tura insediativa tradizionalmente policentrica. Nel corso degli anni '80, quale rinesso immediato di uno sviluppo economico ormai consolidato, il reddito familiare in costante incremento - una volta soddi­ sfatta l'esigenza primaria di acquisto, costruzione o adeguamento della prima casa - inizia decisamente ad orientarsi verso i beni di consumo, stimolando la crescita degli insediamenti commerciali. I primi e di maggiore estensione, secondo regole canoniche, si con­ centrano in prossimità dei centri urbani più consistenti � �•e. a mobile peilonale del 111:g-02:io i.! 'cto ai Ales�andra Cht1mollo e Fulvio ,. so) (Venezia, Padova, Vicenza), mentre poli commerciali di dimensione minore costellano le periferie di diversi cen­ tri urbani. Ma effetto simultaneo del miglioramento del reddito è anche l'incremento del tasso di motorizzazio­ ne e la capacità di mobilità della popolazione, ed in un territorio come quello veneto, come molti studi hanno fatto rilevare, questi processi rendono le tradizionali logiche insediative (per centri commerciali, centri di divertimento, ma anche per singole attività economi­ che) del tutto superate; moltiplicano le dimensioni dei bacini di utenza e trasformano completamente l'orga­ nizzazione dei territori, il ruolo territoriale di alcuni centri minori; ri-orientano gli investimenti immobiliari; creano nuove polarità territoriali spesso alternative ai centri storici e spesso anche ai centri urbani principali. Nel momento in cui, molti di questi centri impon­ gono un miglioramento dell'accessibilità e della dota­ zione infrastrutturale, essi si trasformano sempre più in agglomer ati plurifunzionali e multispecializzati più o meno corredati di multiplex e centri di divertimento - si pensi all'area delle Piramidi di Torri di Quartesolo vicino a Vicenza o piuttosto l'area di Marghera Sud nei pressi di Venezia, o il sistema commerciale sulla SS 515 Noalese tra Padova e Treviso o ancora la zona di incerti confini di Padova Est, dove si è aggiunta l'anno scorso la nuova sede per il Nord-Est di IKEA. la cui organizza­ zione può apparire più o meno concentrata o piuttosto "sgranata" lungo l'asse stradale. Una nuova geografia va determinandosi, quindi, e questa guida gli spostamenti erratici della popolazione non solo nei fine settimana e produce un'elevata con­ gestione veicolare che interessa tutta la rete stradale senza distinzione di infrastrutture e di itinerari: un po­ polo di consumatori erranti fatto di famiglie alla ricerca di beni di prima necessità a prezzi convenienti ed in la civiltà dei .rnperluogri 149 -�a vasta gamma di possibili scelte; amanti di outlets e s:ncci -dotati forse di guida apposita - che in nome ::e foshion-sty/e acquistano beni griffati a prezzi conte­ nuti; turisti del commercio alla ricerca del "nuovo" e del bello"; cultori della specializzazione di merci e punti vendita alla ricerca di un negozio per ogni cosa e di una cosa in ogni negozio. s Surrogato di città o parti di città? 150 E difficile dire se questi nuovi luoghi abbiano soito la città o costituiscano parte della città. :titu _ E d 1fficile d Irio se non In modo generico, senza tenere nel debito conto le tipologie di persone che fre­ quentano questi luoghi, per fascia d'età. ad esempio, o piuttosto per le caratteristiche dei nuclei familiari; per le motivazioni che li spingono in questi spazi indoor dagli odori intensi, piuttosto che nelle piazze dei centri città; ai tempi di permanenza e alle fasce orarie di mag­ giore affluenza; ai punti di vendita frequentati (l'iper­ mercato piuttosto che il negozio specializzato, il punto vendita in franchising dì una marca presente anche altro­ ve o il fast-food di tendenza). Ed è ancora più difficile dirlo se si rileva. come accade in veneto, che contemporaneamente. molti centri urbani, prevalentemente le grandi città (Padova, Mestre, Treviso o Verona. di certo non Venezia ormai definitivamente abbandonata al turismo di massa) e parimenti alcune città medie (Bassano del Grappa, Castelfranco Veneto, Conegliano o Montebelluna) presentano piazze e strade affollate, una rete com­ merciale per nulla sofferente, anche laddove l'offerta commerciale non si distingue poi molto da quella dei centri commerciali. Anzi, nel corso degli ultimi anni, i cittadini sembrano apprezzare molto gli interventi ,., delle amministrazioni comunali per la riqualificazione dei centri urbani, i numerosi interventi di re-styling ed arredo urbano, anche se contemporaneamente e con­ traddittoriamente le stesse amministrazioni rilasciano concessioni per nuovi insediamenti commerciali peri- o extra-urbani. D'altro canto, nonostante l'ostilità politica (puramente retorica) la pedonalizzazione degli spazi urbani viene sempre più apprezzata da cittadini che non sembrano voler esprimere preferenze tra un luogo o l'altro, ma intendono, però, poterne fruire come meglio gli aggrada, indifferentemente, secondo il bisogno del momento. Lo sviluppo incessante di nuovi luoghi periferici, ma al contempo le nuove capacità attrattive dei centri delle città tradizionali, sembrano dimostrare. almeno nel contesto veneto, l'assenza di competizione tra "città e "nuovi luoghi", una sorta di complementarietà che s consuma in un sistema insediativo sostanzialmente �­ tegrato. nodi di un'unica realtà territoriale che conse.�re il suo policentrismo. Di conseguenza, mobilità ele1rc:a ma fondamentalmente erratica, incostanza dei gLsL mode e tendenze sempre più effimere, rendono i o - _: ::su questi luoghi altrettanto volatili. Vale la pena forse di ragionare sulla capacità C'": hanno questi luoghi di costituire i nodi di una 'lLC '= forma di organizzazione urbana e di conseguenza s,:;: e modalità con cui disciplinarne l'insediamento e o s luppo o piuttosto controllarne gli impatti ambie-2 Indubbiamente, questi luoghi sono divento:. r;:=.:.:. e importanti nelle nuove morfologie territoriali, negarli sarebbe impossibile, contenerli sì, probabilmente anche ridefinirne il senso, trasformandoli da luoghi "eccen­ trici" della pianificazione, in nuove polarità urbane. in nodi di un sistema policentrico, governato però da un rinnovato controllo delle localizzazioni (residenziali, produttive. commerciali. ludico-ricreative), del consu­ mo di suolo. A Necessità di governo e di progetto lcuni esiti negativi di questo processo fino ad oggi poco "governato" (in relazione al sistema territoriale nel suo complesso, agli impatti prodotti. ecc.) sono evidenti, non solo nella forte con­ gestione che in alcuni punti del territorio si determina in alcuni giorni ed in alcuni orari, quanto nell'avvio di alcuni processi speculativi che mettono a repentaglio un delicato assetto territoriale, già fortemente compro­ messo dalla deriva dell'espansione commerciale nella regione. La recente apertura dell'll<EA a Padova costituisce, almeno in parte, un esempio di questo processo di progressiva trasformazione del territorio. di scambio di comportamenti dei consumatori, di nuove pratiche territoriali e di impatti di diversa natura sul sistema insediativo ed infrastrutturale: ma anche del modo con cui i problemi vengono risolti senza affrontare il noc­ ciolo della questione: lo spazio commerciale, collocato all'uscita dell'autostrada in un punto di grande snodo di traffico ha creato, come prevedibile. grandi problemi fin dalla sua inaugurazione. L:assalto della domenica e la scarsità di parcheggi ha costretto il Sindaco della città patavina ad emettere un'ordinanza che imponeva la chiusura del megastore alle 74 della domenica. per con­ tenere il problema. Il colosso svedese ha prontamente raggiunto un accordo con l'Istituto diocesano per il sostentamento del clero che "gentilmente" ha conces­ so l'uso di un'area di circa 12.000 mq per ampliare il parcheggio. La vicenda ha suscitato tali polemiche da spingere il Vescovo della Curia padovana a "suggerire" un riuso a fini caritatevoli dei ricavati dell'affitto; ma al di là della vicenda e dei suoi "benedetti" retroscena, rimane la totale mancanza di previsione degli effetti di un evento di tale portata, ma soprattutto di mancata previsione e controllo (da parte dell'Amministrazione comunale) sui movimenti possibili di una comunità di consumatori in crescita. Non meno emblematica (e forse ben più pericolosa) la vicenda legata alla realizza­ zione di Veneto city- ampia operazione immobiliare di 2 milioni di mc per un'area di circa 600.000 mq in posi­ zione strategica da un punto di vista infrastrutturale e viabilistico - che desta non poche preoccupazioni anche alle associazioni di categoria poiché, nelle previsioni, ampi spazi saranno dedicati al commercio. Operazione questa, se vogliamo, discutibile ma che dimostra in tut­ ta la sua macro-dimensione l'incapacità da parte delle amministrazioni interessate di gestire un processo così articolato e, soprattutto, di governare una trasforma­ zione territoriale di tale portata. Piuttosto che governare questi processi, l'ammi­ nistratore pubblico - soprattutto locale - e rendersi garante di una ri-qualificazione dei territori già com­ promessi ponendo una serie di "vincoli" alla realizzazio­ ne dell'opera, sembra subirla passivamente: preferisce i V sta im,.:,rna. d�I f)-:l!(hPggio IKEA {fmo ai fo.!essard-r-a Cherrdto e Fu.vio Or;;enfc;o) l:;1 civlti:i déi supe·ruogili 151 9eo9raf•• 152 cogliere l'opportunità di attrezzare il suo territorio con opere di urbanizzazione difficili da realizzare in assenza del centro commerciale; sceglie di ignorare l'esito di tante concessioni rilasciate per piccole e diversificate attività economiche; preferisce temporeggiare e così Ve­ neto city così come è stata pensata e promossa dai suoi "ideatori" molto probabilmente non si realizzerà proprio per le resistenze e le opposizioni che l'operazione incon­ tra ma, nel frattempo, le "pieghe" del sistema consentono e consentiranno comunque che lì si costruisca ... si costruisca... si costruisca .. non però un progetto di Gli spazi ap('rtl ,momo a IKEA{fOlO Cli Aless...!!rdra Chernollo e Fulvio Ors.eniço) Renzo Piano o Norman Foster ma hens' è:;· .:�­ "scatolini" prefabbricati. L'approccio urbanistico a questi prob<e.- ::,e--=.._ essere ben diverso, quindi, e pur senza -e;a""? ? _ -­ tunità di insediamento, dovrebbe cercare e ::-=---. queste nuove centralità in luoghi di ride"- z..o-e ---::­ gettuale dei margini urbani e di ricompa:-..a.: e-i::. tessuto urbano. L'insistenza sulla necessit2 a �-o: talizzare le città, di approntare politiche urba-e G::.a. di contenere la crescita diffusa degli insediare-;:. : sprawl, portata avanti in ambito soprattucw cor .. - �­ rio e fatta propria anche dalle Linee guido che la ile-ç :-e Veneto ha definito per la stesura del nuovo Piaro te·­ ritoriale di coordinamento regionale, impone alet;"e riflessioni sulla ri-qualificazione degli spazi limitro'i a _ città consolidata, sulla funzione dei luoghi, sul ruo o che rivestono gli spazi ibridi, esiti della mixitè funz1o�a­ le. In questo senso i grandi spazi del commercio (ved l'area Auchan a Mestre) collocati spesso a ridosso del e infrastrutture viarie (come l'area IKEA a Padova). mc anche le strade mercato che caratterizzano ampi tratt· della rete stradale statale o regionale dell'area centrale veneta. Partendo da questo presupposto, i luoghi del com­ mercio e della grande distribuzione collocati a ridosso dei nodi infrastrutturali, esterni alle città, e dominio in­ contrastato dell'automobile, possono diventare occasio­ ni di riqualificazione urbana, ove possibile, di ri-adden­ samento dell'urbanizzato. di concentrazione di attività di servizio, di riflessione della città e del suo intorno secondo modelli diversi, attraverso una ridefinizione degli spazi e delle funzioni degli stessi frutto non di una giustapposizione di elementi ma di una progettazione complessiva della città e del suo intorno. secondo una logica di utilizzo di infrastrutture esistenti, di spazi già compromessi, sfruttando le forze agglomerative che tali poli di attrazione esercitano, non dimenticando che questi non sono soltanto "luoghi" del consumo, ma bensì spazi dove si dipanano più complesse e articolate pratiche sociali. Questo potrebbe costituire, da un lato, lo spunto per una ri-qualificazione di questi luoghi at­ traverso l'introduzione di pratiche diverse, dall'altro la possibilità di inversione di quel processo di periferizza­ zione in atto, anche se questa inversione non sempre è possibile, forse fruttuosa, perché, in particolare nel caso del Veneto, dove il tessuto dell'urbanizzato è così fram­ mentato e disperso, richiederebbe interventi di dubbia efficacia ed utilità. Quindi, se da un lato le politiche di addensamento e ricompattazione vanno assolutamente perseguite - e non solo per gli imprescindibili principi della sostenibilità ambientale ma anche alla luce di una realistica quantificazione economica dei costi che la di­ spersione impone - dall'altro non possiamo dimenticare che anche la ricompattazione può avere costi insosteni­ bili, soprattutto in alcuni contesti territoriali particolar­ mente compromessi, senza tralasciare che anche questi spazi hanno un ciclo di vita definito e che sono soggetti ad un'evoluzione formale che li porterà, necessariamen­ te, verso specializzazioni diverse. Queste nuove polarità, queste centralità che, quin­ di, potrebbero essere costruite in particolare intorno ai centri commerciali e ai luoghi del consumo, va bene inteso, svolgeranno comunque funzioni diverse rispetto alla città consolidata, potremmo affermare che non entrano in competizione con la città stessa, esse potrebbero essere poste al servizio di un sistema insediativo disperso che con la città "tradizionale" mo­ stra di avere relazioni particolari e non tradizionali. E comunque molte di queste relazioni restano legate sempre e comunque alle trasformazioni sociali occorse e alla domanda che la collettività manifesta nella sua evoluzione. Il governo del territorio, quindi, deve necessaria­ mente attestarsi su due linee principali da declinare a seconda dei casi considerati. ma che comunque si caratterizzino o per un'oculata definizione di posizioni lam'ilt,j del s.pe· uoql'li 1 53 localizzative ottimali. nel caso di nuovi insediamenti. o per una volontà esplicita di riqualificazione funzionale e formale degli spazi, nel caso delle attività esistenti, con uno sguardo, possibilmente aperto e realista, perché, sintetizzando e parafrasando Lefebvre: la città - com­ presi i suoi super/uoghi - non è altro che la società dise­ gnata sul territorio. 'J