Annunciare e ritardare la storia: effetti di suspense narrativa
in un episodio della Crónica de don Pedro di Pero López de Ayala
Selena Simonatti
"Raconter c'est expliquer"
Si potrebbe riassumere la differenza tra la struttura annalistica della storia e quella
di una cronaca nell'affermare che essa radichi sostanzialmente nell'inversione del
trattamento riservato alla dimensione del tempo. Se negli annali l'associazione tra la
data e l'evento mostra una relazione gerarchica a favore del primo elemento, per cui
ogni data, che segna il passaggio cronometrico del tempo, costituisce già di per sé un
evento, la cronaca inverte la relazione e subordina la data all'evento, per cui il
passaggio del tempo deve significare necessariamente il trascorrere di un evento.
Negli annali, infatti, dove si realizza pienamente un'andamento lineare del tempo
scandito per definizione in base a un rapporto di anteriorità, la cronologia degli eventi
registrati mantiene una perfetta corrispondenza con il reale avvicendamento,
disponendosi su un'asse paratattica e potenzialmente infinita. Ma il concetto di tempo
che si radica nella configurazione annalistica del resoconto storico non coincide affatto
con il concetto di evento storico e il registro degli eventi si costituisce come un tempo
distinto dal registro degli anni. L'omissione o la cancellazione di un evento, di fatto,
non prevede necessariamente l'omissione o la cancellazione dell'anno in cui quello
stesso evento è trascorso. È come se il vuoto cronologico non riguardasse il tempo,
inteso come categoria contenente, ma esclusivamente il suo contenuto storico, gli
eventi che lo occupano e lo riempiono. Nella struttura annalistica il realismo
cronologico, dunque, non comporta necessariamente un realismo storico. Se
consideriamo la disposizione temporale della materia narrativa come indice
significante del discorso è chiaro che questo tipo di resoconto storico trovi fondamento
in un concetto di tempo e di storia piuttosto distinto da quello che affiora dalla lettura
di una cronaca, in cui l'asse cronologico del tempo e della storia può facilmente
registrare considerevoli variazioni. La cronaca, conformemente a quanto esprime la
sua etimologia,[1] è anch'essa, una modalità di scrittura cronologica e, nelle sue grandi
articolazioni, sviluppa un piano temporale conforme all'ordine effettivo degli eventi.
Ma all'interno del discorso la loro scansione temporale si organizza in modalità che
possono infrangere la coincidenza con la loro reale successione. Se, come afferma
Ricoeur, "comprendre ce qu'est un récit, c'est maîtriser les règles qui gouvernent son
ordre syntagmatique"[2], l'esame delle strutture temporali, allora, costituisce una delle
chiavi sintagmatiche indispensabili alla comprensione di un testo che, come la cronaca,
assume il passato storico come oggetto di narrazione e si costruisce in base al principio
flessibile della successione. Dunque, nella cronografia, termine che definisce la
trascrizione cronologica della storia, si assume la parola scritta come strumento di
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Effetti di suspense narrativa in un episodio de la Cronica de Don Pedro de Pero López de Ayala
regolazione temporale ed è il racconto degli eventi, e non più la trascrizione spesso
scarnificata degli anni, ad assurgere a parametro di computo del tempo.[3] Nella
cronaca, in breve, è la parola a conferire ordine e carattere 'morfologico' al tempo.
L'inversione gerarchica tra la dimensione del tempo come contenente (tempo
cronometrico) e quella del tempo come contenuto (tempo cronografico) si muove da
un concetto quasi puramente quantitativo e verticale del tempo verso una dimensione
qualitativa e significativa dell'evento e si produce per effetto di una evoluzione etica
del valore del tempo storico. Quando la gerarchia del tempo cronologico (che impone
di narrare in base al tempo naturale) è sostituita dalla gerarchia del tempo significante
(che impone di narrare in base all'importanza e al significato di un evento che si situa
nel tempo naturale) si imprime al tempo un valore ideologico che di per sé non
manifesta apertamente. Si inizia ad affiancare alla trascrizione della storia un tipo di
analisi che ne costituisce anche l'implicita interpretazione.[4]
L'assunzione di un principio ideologico non rappresenta tuttavia l'assoluto
discrimine tra le due formule storiografiche menzionate. Ad essa si affianca
un'esigenza di tipo strettamente estestizzante che si pone come problema narrativo - e
quindi anche pertinente alla dispositio temporale - soltanto nel momento in cui si
desidera configurare come un racconto ciò che in realtà non si presenta come tale,
rivendicando sulla realtà degli eventi una volontà immaginativa e un desiderio di
coerenza narrativa che la realtà, di per sé, non possiede.[5] Un ulteriore indice di
variabilità deriva dal fattore memoriale, che si produce inizialmente all'esterno dei
meccanismi narrativi, poiché caratterizza e concerne la persona del narratore, e che
finisce per ripercuotersi sulla struttura narrativa, delimitando la materia e interferendo
nella sua distribuzione temporale. È difficile, ovviamente, stabilire con assoluta
certezza in che misura e in quale gerarchia incida effettivamente sulla configurazione
cronologica o anacronica di un testo storico la volontà di modelizzazione ideologica o
il principio narrativo-estetizzante o, ancora, quanto di questo si coniughi con la forza
emanatrice del ricordo e alla sua logica emotiva ed umana. Ciò che interessa valutare,
tuttavia, è che tali indici di variabilità, pressoché assenti (o quanto meno nascosti) negli
annali, intervengono nella cronaca a partire da un principio di distribuzione, almeno
inizialmente, temporale e possono essere studiati attraverso l'analisi delle strutture
narrative del tempo che il cronista applica alla materia.
La morte annunciata e la morte ritardata: l'episodio di don Fadrique alla luce
della suspense narrativa
Nel panorama delle manipolazioni temporali che interessa la scrittura di una
cronaca, la seguente analisi si propone di verificare l'applicazione della suspense
narrativa, da iscrivere nella sfera di trattamento della durata narrativa,[6] all'interno di
un episodio della Crónica de Don Pedro di Pero López de Ayala.[7]
La suspense si impone nel panorama narrativo europeo soprattutto a partire dal
XIX secolo, prevalentemente nell'ambito di una letteratura di intrattenimento, dal
romanzo gotico e poliziesco fino alla narrativa di scienza-finzione come quella di Jules
Verne o di avventura in Emilio Salgari o Alexandre Dumas. Se consideriamo la
mancanza di uno studio storico che documenti la nascita e la diffusione dell'impiego
della suspense nella finzione letteraria, l'esempio qui studiato potrebbe considerarsi un
impiego eccezionale all'interno della prosa medievale. Principalmente per due ragioni
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S. Simonatti
mi è parso interessante: la prima ha ovviamente a che vedere con il fatto che l'uso di
tecniche pertinenti alla narratologia possa ridurre l'impressione di 'scientificità' del
discorso storico e mostrare come, anche all'interno di esso, e a maggior ragione in un
periodo quando ancora la storia era considerata un'arte (solo a partire dal XVII secolo
gli eruditi iniziano ad assimilarla a una scienza), l'applicazione di strategie narrative
non si configuri mai necessariamente come una scelta fine a se stessa. Da questa
premessa deriva la seconda ragione: tanto l'alterazione cronologica nelle sue forme di
ordine, durata e frequenza - che nell'insieme delle strategie narrative risultano forse
quelle più appariscenti e caratterizzanti della scrittura cronachistica -, quanto altre
tecniche della narrazione applicate a un discorso storico sono in grado di instaurare
strette relazioni, come nel caso qui considerato, con il sottofondo ideologico che
soggiace al testo.
Non esiste a tutt'oggi una teoria di riferimento, universalmente condivisa e
univocamente riconosciuta riguardo alla tecnica della suspense narrativa,
comunemente considerata come un ingrediente aggiuntivo a una struttura già
autonomamente organizzata più che un modello specifico della comunicazione
narrativa.[8] La maggior parte degli studi provengono dall'ambito della critica e delle
ricerche empiriche sulla pragmatica della ricezione cinematografica, dove da Alfred
Hitchcock in poi la grande diffusione del suo impiego e il progressivo sviluppo di una
tecnica sempre più elaborata ha favorito il sorgere di indagini mirate al riguardo.[9]
La tecnica della suspense non si risolve soltanto in un effetto sorpresa, né si
identifica pienamente con la dilatazione dell'azione fino al suo culmine narrativo
(climax), né semplicemente si può parlare di attesa o di ritardo, né di strategia enfatica
sequenziale, o puramente di tensione narrativa, poiché tutte queste definizioni
appaiono decisamente insufficienti, da sole, a definire un procedimento combinatorio
più complesso, di cui si fa cornice un impiego caratteristico del tempo narrativo, come
indica l'etimologia della parola (‹ lat. suspendere).
Tra le definizioni narratologiche che prendono in considerazione, forse meglio di
altre, l'incastro di queste strategie, trascrivo la seguente come primo approccio teorico:
El suspense o suspensión […], al que también se ha
denominado con términos más vinculados a sus efectos
sintagmáticos dilación o retardación, es un fénomeno que actúa
en un doble nivel: textualmente, organizando una expansión y
amplificación sintagmática, un alargamiento discursivo que se
vincula, en el plan secuencial de la lógica narrativa, a la
generación de un retraso o posposición en el proceso
secuencial activado, fundamentalmente dilatando
la
conclusión posible del proceso; pragmáticamente y en relación
con lo anterior, el suspense produce efectos diversos
(inquietud, tensión, miedo, angustia, interés) en el
lector/espectador.[10]
In ordine di rettifica, l'intercambiabilità tra i termini suspense e suspensión potrebbe
risultare arbitraria. L'idea di suspense non si esaurisce nell'associazione al fenomeno
della sospensione narrativa. In quanto struttura retorico-verbale disposta su un'asse
temporale, ogni narrazione si serve e trova fondamento in forme diverse di strategie di
attesa e di post-posizione dell'informazione, nella necessità di creare un'aspettativa
posticipando di volta in volta lo scioglimento della trama. Non necessariamente,
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Effetti di suspense narrativa in un episodio de la Cronica de Don Pedro de Pero López de Ayala
tuttavia, tali strategie si attivano mediante il meccanismo della suspense. Questa, al
contrario, è solo uno degli strumenti della sospensione narrativa che, in molti casi,
riesce a radicalizzarne gli effetti. Se alla sospensione compete la macrostruttura della
narrazione, nella quale organizza le varie microarticolazioni che, insieme, partecipano
all'avanzamento dell'azione, alla suspense si fanno corrispondere i livelli a questa
subordinati, ossia microsequenze narrative capaci di pianificare un'azione e
prevederne una risoluzione pressoché immediata.
Affinchè si possa parlare di suspense il discorso narrativo deve articolarsi intorno a
un elemento di tensione capace di attivare un meccansimo di attesa che aumenti
proporzionalmente alla frustrazione dell'attesa stessa. In molti casi tale elemento
scatenante si identifica con un enigma in stile poliziesco, con un segreto di cui non si
possiede la chiave, con un tradimento, una minaccia, un evento funesto che pesa sul
destino di un personaggio che si dispiega dall'imminenza di un pericolo. In
quest'ultimo senso, la suspense può considerarsi una tecnica di messa in scena e di
tematizzazione della paura, la cui trasposizione letteraria costituì per molto tempo un
tabou narrativo, almeno fino alla nascita e all'affermazione di un valore più borghese e prosaico - della vita che iniziò a minare l'ideale classico della temerarietà e del
coraggio, simbolo di una nobiltà constantemente minacciata dall'onta della viltà.[11]
Fondamentale appare allora la questione cognitiva della paura. Mieke Bal teorizza
tre modalità di suspense narrativa proprio a partire dal grado di coincidenza tra gli
elementi di cui è in possesso il lettore e quelli di cui si trova in possesso il personaggio,
assumendo, in base a un criterio di predominanza cognitiva, il ruolo di "focalizor" che
Bal definisce come "the subject of focalization […], the point from which the elements
are viewed".[12] La forbice cognitiva tra lettore e personaggio può sbilanciarsi a favore
del primo o del secondo, oppure annullarsi nella coincidenza della loro
inconsapevolezza. Infatti, nel caso in cui "reader and character are both informed of
the answer, there is no suspense".[13] Nel caso in cui il lettore, come 'focalizzatore'
della vicenda, sia in possesso di informazioni negate al personaggio, è spinto
constantemente a interrogarsi sulle reali possibilità che il personaggio ha di
parteciparvi e in quale momento potrà accedervi.[14] Soltanto questa mancata
convergenza riesce a giustificare, pertanto, l'identificazione simpatetica del lettore con
il personaggio. La teoria dei modelli interattivi dell'identificazione con l'eroe di Hans
Robert Jauss descrive la predisposizione empatica del lettore verso un eroe
sostanzialmente imperfetto, un eroe-uomo, quotidiano, che induce a una disposizione
emotiva tendente alla compassione e alla solidarietà:
Con identificazione simpatetica si deve intendere l'affetto
estetico dell'immedesimazione (Sich-Einfühlen) nell'altro.
Questo affetto annulla la distanza ammirativa e attraverso la
commozione può condurre il lettore o spettatore a
solidarizzare con l'eroe sofferente. La prassi estetica mostra
continuamente come ammirazione e compassione possano
entrare in rapporto di conseguenza.[15]
Un altro sottofondo semantico imprescindibile è un meccanismo che potremmo
chiamare di 'compensazione informativa': alla formulazione di una domanda iniziale
capace di incentivare una lettura emozionale e di cui non si dà risposta, interviene, per
compensazione, l'introduzione di una risorsa informativa che serva a distrarre
dall'attesa e creare un'apparente gratificazione. Tutto questo deposito informativo
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S. Simonatti
deve disseminarsi su una struttura temporale che permetta, da una parte, il
configurarsi di un 'tempo dell'imminenza' per cui l'azione principale sembri sempre
sul punto di risolversi, e dall'altra, creare un effetto di dilatazione temporale capace di
prolungare l'impellenza della conclusione e frantumare il tempo narrativo in una serie
crescente di 'tempi di tensione' che spostino costantemente il punto dello scioglimento
finale. Sul filo di questo 'orizzonte immanente', il tempo si configura come un
andamento ascendente che registra un doppio e discordante effetto di durata: il
disequilibrio iniziale tra ordo artificialis e ordo naturalis, sbilanciato a favore del primo
che risulta più accelerato, si andrà progressivamente sfaldando verso la lenta
approssimazione tra i due ordini temporali, per cui il tempo della storia e il tempo
della narrazione avanzeranno sempre più parallelamente verso una graduale e quasi
puntuale isocronia, descrivendo un movimento che potremmo visualizzare sotto
forma di spirale. All'annuncio di una risoluzione imminente, che crea l'inganno di un
limitato intervallo temporale, si oppone l'esasperarsi della durata narrativa che separa
il lettore da quella risoluzione.
Queste le principali direttrici teoriche che serviranno da riferimento per l'analisi
dell'episodio dell'uccisione del fratello del re do Pedro, don Fadrique Maestre di
Santiago (Año X, cap.3). Nel corso dell'argomentazione si cercherà tuttavia di spiegare
il funzionamento della suspense all'interno di questo segmento introducendo ulteriori
riferimenti teorici.
Il capitolo rappresenta un'isola narrativa di grande interesse retorico-strutturale,
capace di costituirsi come una sequenza compiuta nell'ambito complessivo della
cronaca. La messa in scena dell'uccisione di don Fadrique si dispiega, di fatto, in un
intervallo temporale ben definito la cui durata è compresa tra l'annuncio della morte
imminente del fratello e il ritardato scioglimento della tensione, che assume come
delimitazione temporale due momenti pressoché contigui, l'ora di terza e l'ora della
consumazione del pranzo:
E el maestre llego en Seuilla el dicho dia martes de la
mañana a la ora de terçia […]
9/
E desque esto fue fecho assentosse el rrey a comer donde el
maestre yazia muerto […]
57/
La compiutezza della sua forma episodica si attua anche a partire dall'attivazione
di un principio fondamentale della narrazione: la creazione di uno stimolo ricettivo
sottoforma di domanda - desiderio dello scioglimento narrativo - capace di dilatarsi
nell'aspettativa e risolversi in breve tempo nel suo soddisfacimento.[16]
Tutto l'episodio del fratricidio di don Fadrique è sostanzialmente la cronaca di una
morte annunciata. Come nel famoso incipit del romanzo di García Márquez,[17] il lettore
di Ayala sa già quale destino attende il fratello del re. In chiusura del capitolo
anteriore don Pedro ha annunciato di volere uccidere don Fadrique e si è assicurato la
collaborazione del cugino.[18] La forbice cognitiva si apre a favore del lettore e don
Fadrique assume fin da subito le caratteristiche del personaggio positivo, dell'eroe
umano in pericolo su cui grava il peso di un'ingiusta condanna.[19] Creare solidarietà
con la vittima aumenta l'immedesimazione con il suo destino e permette al lettore di
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Effetti di suspense narrativa in un episodio de la Cronica de Don Pedro de Pero López de Ayala
seguire la sua vicenda con una certa tensione emotiva che attiva, a sua volta, un
meccansimo di rottura e di conflitto con il personaggio antagonista. Ayala si
preoccupa di offrire un breve resoconto del servizio che don Fadrique aveva reso a
don Pedro con la conquista di Jumilla e la difficoltà superate in nome della fedeltà al re
(il corsivo è mio):
2/Estando
el rrey don Pedro en Seuilla en el su alcaçar martes
veynte e nueue dias de mayo deste dicho año, llego ally don
Fradrique maestre de Santiago, 3/que venia de cobrar la villa e
castillo de Jumilla, que es el rregno de Murçia,4/que en las
treguas que el cardenal don Guillen pusiera entre Castilla e
Aragon de vn año, era tomada por parte de Aragon, por vn
rrico omne que dizian don Pero Maça, 5/por quanto dizia que
era suya aquella villa e que non era del señorio del rrey de
Castilla, nin entrara en la dicha tregua; 6/pero la dicha villa, en
esta guerra, estaua primero por Castilla e el maestre don
Fadrique desque que lo sopo fue alla e çercola e cobrola por fazer
seruiçio al rrey; 7/ca el maestre don Fadrique auia uoluntad de seruir
al rrey e de le fazer plazer. 8/E desque ouo cobrada el maestre la
dicha villa e castillo de Jumilla, fuesse para el rrey, ca auia
cartas suyas cada dia que fuesse para el.
Introdotto il personaggio, la struttura temporale dell'episodio si caratterizza
mediante l'assunzione di due formule distinte di scansione, dove la coincidenza tra
ordine della storia e ordine della narrazione incontra la progressiva isocronia tra la
durata dell'azione e durata della sua formulazione narrativa. L'intero frammento
temporale si distribuisce in due zone distinte del testo: quella di un tempo preliminare
di preparazione (tempo informativo) e quella di un tempo ad andamento reiterativo
(non informativo) che serve esclusivamente al prolungamento della tensione.
All'interno della prima struttura temporale si registra una generale mancanza di
perfetta coincidenza tra il tempo della storia e quello della narrazione. Per questo
l'azione si produce in modo più o meno accelerato. Il tempo del personaggio, dal
momento in cui entra nel palazzo reale, risulta segmentato in quattro spazi narrativi
che collaborano a due finalità principali: presagire la possibilità di un pericolo
imminente e, allo stesso tempo, sottrarre al personaggio ogni possibilità di salvezza. In
concomitanza alla nascita di un sospetto sempre più forte riguardo a una situazione di
rischio, al personaggio vengono progressivamente ristrette le opportunità di mettersi
in salvo. Ogni segmento, infatti, produce un avanzamento dell'azione solo in base a un
meccansimo di "restricción de alternativas" che si organizza su una serie di domandarisposta a struttura binaria capace di eliminare le possibiltà di salvezza e avvicinare il
personaggio all'assenza di ogni alternativa.[20] Le due alternative con cui si confronta
ripetutamente don Fadrique all'interno di ogni segmento narrativo di questo tempo
preliminare sono ovviamente pertinenti al rischio in cui egli sta incorrendo, ma non
riguardano ancora un pericolo veramente imminente, mantenendo sempre aperta
l'alternativa di salvezza. Man mano che la spirale del rischio si stringe e la possibilità
della morte si fa più incombente, le sue possibilità di salvezza si riducono.
Esaminiamo in dettaglio questo procedimento.
Le quattro articolazioni temporali si allineano in quattro articolazioni narrative che
a loro volta corrispondono a quattro movimenti spaziali ben determinati all'interno del
palazzo reale: arrivo di don Fadrique e incontro con il fratello; visita a Maria de
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S. Simonatti
Padilla; incontro con Gutiérrez de Navales nel cortile interno dell'Alcazar; passaggio
attraverso le stanze dell'Alcazar fino all'appartamento del re. Ognuno di questi
segmenti, come detto, sviluppa approssimativamente la stessa durata temporale.
Tuttavia, da un confronto più accurato si percepisce sensibilmente l'inizio di quel
movimento di decelerazione che è il risultato di un graduale avvicinamento tra l'ordo
naturalis e l'ordo artificialis degli eventi e che interesserà più da vicino la seconda
struttura temporale evidenziata.
L'arrivo del Maestre all'Alcazar si risolve nella breve descrizione dell'incontro con
don Pedro che consiglia al fratello di prendere possesso delle stanze che gli sono state
riservate. La minaccia di pericolo in questo segmento non è ancora chiaramente
percepibile grazie alla presenza di un fattore di protezione del personaggio che Ayala
si preoccupa di evidenziare: don Fadrique è accompagnato dal suo seguito e don
Pedro deve eliminare strategicamente questo elemento di disturbo.
9/E
el maestre llego en Seuilla el dicho dia martes de la mañana
a la ora de terçia e fue el maestre a fazer reuerençia al rrey 10/ e
fallolo que jugaua a las tablas en el su alcaçar de la çibdat de
Seuilla e luego que llego besole la mano el e muchos caualleros
que venian con el. 11/E el rrey lo rresçibio con buena voluntad
que le mostro e preguntole donde partiera aquel dia e se tenia
buenas posadas. 12/El el maestre dixo que partiera de
Cantillana, que es a çinco leguas de la çibdat de Seuilla e que
de las posadas que avn non sabia quales las tenia, pero que
bien creya que eran buenas. 13/E el rrey dixole que fuesse a
asosegar las posadas e que después se viniese para el. E esto
dizia el rrey por que entraron con el maestre muchas
compañas el el alcaçar.
La visita a Maria di Padilla e alle sue figlie nel Palaçio del Caracol offre la prima
spia narrativa dell'imminenza del pericolo: la tristezza della donna per il destino del
Maestre. Un indizio tanto emblematico "que todos podrian entender", nota Ayala:
14/E
el maestre partio estonçes del rrey e fue veer a doña Maria
de Padilla e a las fijas del rrey, que estauan en otro
apartamiento del alcaçar que dizen Caracol. 15/E sabia doña
Maria todo lo que estaua acordado contra el maestre e quando
lo vio fizo tan triste cara que todos podrian entender; 16/ca era
buena dueña e de buen seso e non se pagaua de las cosas que
el rrey fazia e pesauale mucho de la muerte que era hordenada
de dar al maestre.
In questo livello narrativo il lettore si domanda se il personaggio ha colto
l'importanza di quell'inequivocabile indizio e se reagirà di conseguenza. La possibilità
di uscire dall'Alcazar è infatti prospettata immediatamente dopo, nel realistico piano
di fuga proposto da Gutiérrez de Navales:
17/E
el maestre desque vio a doña Maria e a las fijas del rrey
sus sobrinas partio de ally 18/e fuesse al corral del alcaçar do
tenia las mulas para se yr a las posadas e asosegar sus
conpañas. 19/E do llego al corral del alçar non fallo las bestias
ca los porteros del rrey auian mandado a todos desenbargar el
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Effetti di suspense narrativa in un episodio de la Cronica de Don Pedro de Pero López de Ayala
corral 20/e echaron todas las bestias fuera del corral e çerraron
las puertas , que assy les era mandado por que non estudiessen
muchas gentes ally. 21/E el maestre desque non fallo las mulas,
non sabia sy tornasse del rey o que faria, e vn cauallero suyo
que dizian Suer Gutierrez de Nauales, 22/que era asturiano,
entendio que algund mal era esto, que veya mouimiento en el
alcaçar e dixo al maestre: 23/"Señor, el postigo del corral esta
abierto e sallid fuera que non vos menguaran mulas". E
dixogelo muchas vezes,24/ca tenia que si el maestre salliera
fuera del alcaçar que por auentura bien pudiera escapar o que
non lo pudieran assy matar que non muriessen muchos de los
suyos delante del.
È evidente che questa articolazione narrativa offra una soluzione concreta al
problema pianificato in quella anteriore. A una decelerazione temporale iniziale (1723), ottenuta mediante la descrizione quasi puntuale di un breve intervallo temporale e
l'introduzione del discorso diretto, segue l'incremento temporale dell'ultima frase in
cui il ritmo incalzante delle subordinate in un registro che ricorda fortemente l'oralità
amplifica il valore emblematico della titubanza del personaggio e crea un'aspettativa
di risoluzione positiva nel lettore. Perché adesso il Maestre ha buone ragioni per
sospettare del pericolo: gli aiuti che aveva a disposizone si sono progressivamente
estinti. Ma allo stesso tempo ha le stesse probabilità di mettersi in salvo: "el postigo del
corral esta abierto". Il sistema di alternativa binaria tra la morte e la salvezza è
perfettamente equilibrato: siamo nella tipica situazione di un 'dilemma' e il corral è lo
spazio della mediazione dove può ancora realizzarsi il cambiamento, è il tempo
psicologico dell'incertezza e dell'oscillazione.
Ancora una volta la risposta a questa incertezza è risolta dal segmento successivo
che interrompe bruscamente il dubbio di don Fadrique e gli fa perdere ogni
opportunità di scelta:
25/E
estando en esto llegaron al maestre dos caualleros
hermanos que dizian Ferrand Sanchez de Touar e Iohan
Ferrandez de Touar, e non sabian nada de esto, 26/e por
mandado del rrey dixieron al maestre: "Señor, el rrey vos
llama". 27/E el maestre tornosse para yr al rrey espantado que
ya se rresçelaua del mal, e asy commo yua entrando por las
puertas de los palaçios e de las camaras yva mas sin conpaña;
28/ca los que tenian las puertas en guarda lo tenian assy
mandado a los porteros que los non acogiessen. 29/E llego el
maestre do el rrey estaua, e non entro en aquel lugar sy non el
maestre don Fadrique e el maestre de Calatraua don Diego
Garçia, 30/que esse dia acompañaua al maestre don Fadrique e
non sabia deste fecho, e otros dos caualleros.
L'utilizzo di un verbo — estar — il cui intrinseco valore statico viene esaltato e
prolungato dalla forma del gerundio che prosegue la dilatazione temporale del
periodo anteriore, seccamente interrotta dall'impiego del preterito, serve a prolungare
in modo enfatico l'estrema immobilità di un'azione confinata a un livello mentale e
subordinata alla confusione intima del personaggio.
Questi due ultimi periodi si corrispondono in modo speculare: allo spazio aperto
del corral si oppone lo spazio chiuso del palazzo, alla perdita delle bestie e del seguito
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S. Simonatti
corrisponde la perdita della scorta che accompagna don Fadrique, alla possibilità di
fuga prospettata fuori dalla residenza regia si oppone l'assoluta mancanza di vie di
uscita durante l'attraversamento delle stanze interne della fortezza. Resta inespresso,
proprio perché territorio del desiderio impossibile, lo spazio utopico della salvezza
oggettiva e indiscussa, quello che si situa al di fuori della porta aperta del corral e che
rimane confinato nell'allusione generica — fuera — di Gutiérrez de Navales nelle sue
parole di incoraggiamento alla fuga.[21]
Ognuno dei segmenti fin qui presentati offre una sempre più evidente conferma
del pericolo imminente che carratterizza l'orizzonte di attesa generale — in questo caso
l'esistenza di una cospirazione contro il Maestre — e allo stesso tempo un
restringimento di questo orizzonte — riduzione delle possibilità di salvezza e
abbreviazione del tempo che separa il personaggio dalla morte.
Alla fine di questa presentazione preliminare del pericolo don Fadrique si trova
esattamente all'interno della spirale temporale della suspense che, come visto, si
configura nei due movimenti contraddittori di 'imminenza-ritardo'. Dall'istante in cui
don Fadrique entra nella stanza dove il re lo sta aspettando, il rischio di morte è così
imminente che la fine potrebbe arrivare da un momento all'altro. Allo stesso tempo
l'esacerbarsi della durata temporale che sposta sempre più il punto di risoluzione
finale grazie all'inserimento di effetti di ritardo narrativo produce una dimensione
temporale che torna constantemente su se stessa e continua a calcare il medesimo
nucleo drammatico, senza generare un effettivo avanzamento informazionale che sia
veramente necessario ai fini della risoluzione. In altre parole, si attiva una sorta di myse
en abîme dell'attesa che congela simultaneamente il tempo e l'azione e sposta
l'attenzione dallo scioglimento della tensione alla tensione stessa:[22]
31E
el rrey estaua en vn palaçio que dizen palaçio del Yeso, la
puerta çerrada. 32/E llegaron los dos maestres de Santiago e de
Calatraua a la puerta del palaçio do estaua el rrey e non les
abrieron e estudieron a la puerta. 33/E Pero Lopez de Padilla,
que era vallestero mayor del rrey, estaua con los maestres de
partes fuera, e en esto abrieron vn postigo del palaçio do
estaua el rrey, 34/e dixo el rrey a Pero Lopez de Padilla, su
vallestero mayor: "Pero Lopez, prendet el maestre". E Pero
Lopez le dixo: "¿A qual dellos, señor, prendere?". E el rrey le
dixo: "Al maestre de Santiago". 35/E luego Pero Lopez de
Padilla trauo del maestre don Fadrique e dixole: "Seed preso".
E el maestre estudo quedo muy espantado. 36/E luego dixo el
rrey a vnos vallesteros de maça que estauan ay: "Vallesteros,
matad al maestre de Santiago". E avn los vallesteros non lo
osauan fazer.
37E vn omne de la camara del rrey, que dezian Ruy Gonzales
de Atiença, que sabia el consejo, dixo a gran des bozes a los
vallesteros: 38/"Traydores, ¿que fazedes? ¿Non vedes que vos
manda el rrey que matedes al maestre?". 39/E los vallesteros
estonçe, quando lo vieron que el rrey lo mandaua, começaron a
alçar las maças para ferir al maestre don Fadrique.
40/E eran los vallesteros vno que dizian Nuño Ferrandez de
Roa e otro que dizian Iohan Diente e otro que auia nonbre
Garçi Diaz De Alberrezin e otro Rodrigo Perez de Castro. 41/E
quando esto vio el maestre de Santiago, desboluiosse luego de
Pero Lopez de Padilla, vallestero mayor del rrey que lo tenia
preso, e salto en el corral e puso mano al espada e nunca la
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Effetti di suspense narrativa in un episodio de la Cronica de Don Pedro de Pero López de Ayala
pudo sacar, 42/ca tenia la espada al cuello deyuso del tabardo
que traya e quando la queria sacar, trauaua la cruz del espada
en la correa e non la pudia sacar. 43/E los vallesteros llegaron a
el por le ferir con las maças e non se les guisaua, ca el maestre
andaua muy rezio de vna parte a otra e non lo podian ferir.
44/E Nuño de Roa vallestero, que le siguia mas que otro
ninguno, llego al maestre e diole vn golpe en la cabeça de la
maça en guisa que cayo en tierra, 45/e estonçe llegaron los otros
vallesteros e firieronle todos.
In questo segmento l'aderenza cronologica è portata alle estreme conseguenze
dalla manipolazione della durata degli eventi che cambia improvvisamente rispetto al
canone narrativo temporale presentato nella prima parte dell'episodio. La suspense lo
sovverte, quasi lo caricaturizza, spostando l'oggetto dell'attenzone del lettore: la
riuscita della suspense non dipende più solo dal modo in cui l'evento annunciato si
realizzerà, ma soprattutto da quando esso avrà luogo. La domanda "quando verrà
ucciso don Fadrique?" adesso è più impellente della domanda "come verrà ucciso don
Fadrique?". Studi empirici sulla pragmatica della ricezione della suspense su un
campione di spettatori sottoposti a effetti di tensione cinematografica hanno
dimostrato "that higher suspense levels might be reached when the outcome event is
presented a little later than expected".[23] Il contrasto temporale tra la promessa di una
fine orientata in un futuro ormai imminente e la dilatazione sempre crescente di
questo momento anticipatorio crea continue e nuove illusioni che l'evento atteso sia
ormai prossimo a compiersi. In altre parole la prossimità dell'evento conclusivo e il
suo simultaneo spostamento nel tempo è il nucleo su cui si articola il tempo della
suspense.[24] Quest'ultimo segmento si snoda tutto sulla posticipazione dell'evento
atteso.
La morte del Maestre è ritardata da successivi ostacoli che funzionano anche da
incremento di nuove speranze di salvezza a cui, stavolta, si oppone una più immediata
frustrazione: arrivati davanti alla stanza del re la porta rimane chiusa («e non les
abrieron e estudieron a la puerta»); al comando di cattura di don Fadrique segue un
momento di imbarazzo («¿A qual dellos, señor, prendere?»); all'ordine di uccidere il
prigioniero si oppone il diniego dei balestrieri («E avn los vallesteros non lo osavan
fazer»); al rimprovero di Ruy González de Atienza segue l'esecuzione dell'ordine ma i
balestrieri vengono immortalati nel momento di alzare le loro mazze che vedremo non
raggiungono affatto don Fadrique: il tutto viene interrotto da una delle descrizioni
genealogiche tanto care ad Ayala («començaron a alçar las maças para ferir al Maestre
don Fadrique. E eran los vallesteros vno que dizian […]»); il Maestre si divincola dalla
stretta di Pero López de Padilla e raggiunge il cortile («desboluiosse luego de Pero
Lopez de Padilla […] e salto en el corral»); prova a difendersi («puso mano al espada»)
ma non riesce ad estrarla dal fodero («nunca la pudo sacar»); giunti i balestrieri, il
Maestre è inizialmente abile a schivare i colpi («e non se le guisaua, ca el Maestre
andaua muy rezio de vna parte a otra e non lo podian ferir»). Questo prolungamento
esasperato cambia e distorce la nostra percezione del tempo narrativo che è guidata
dal narratore mediante la riformulazione in senso crescente della sua durata.[25]
L'effetto di suspense si esaurisce nel momento in cui don Fadrique cade al suolo.
L'ultimo segmento narrativo che chiude il capitolo è un tentativo un po' zoppicante di
riattivare lo stesso movimento di attesa, suggerendo la domanda «sarà morto davvero
il Maestre?», suscitata dalla mancanza di un riferimento certo alla sua uccisione. Poco
132
S. Simonatti
riuscito, perché il lettore abbandona quasi subito questa domanda, distratto dagli
spostamenti del re che si mette alla ricerca degli uomini che avevano accompagnato il
fratello nell'intenzione di ucciderli. Quando il re ritorna dal Maestre e scopre che «avn
non era muerto» tutto si risolve troppo velocemente perché si possa parlare di
suspense. Si può parlare invece di un effetto-sorpresa:
56/E
desque fue muerto Sancho Ruyz de Villegas, tornosse el
rrey do yazia el maestre e fallo lo avn que non era muerto e
saco vna broncha que tenia el rrey en la çinta e diola a vn moço
de su camara e fizo lo matar.
Gli elementi di finzione narrativa non si esauriscono nella particolare trattazione
del tempo. L'episodio prevede anche lo studio di un caratteristico impiego
scenografico dello spazio dove le distinte tappe dello spostamento del personaggio
visualizzano e amplificano il medesimo movimento a spirale descritto dal tempo. In
una certa misura anche la descrizione dello spazio partecipa e concorre alla suspense
narrativa.[26] L'accurata attenzione alla creazione scenica induce il narratore a
identificare i cambiamenti spaziali con le denominazioni storiche delle distinte parti
della residenza regia (Caracol, palaçio de Yeso), a cui fa corrispondere le diverse tappe di
un progressivo avvicinamento alla morte, e a concentrarsi sull'elemento reiterativo
della 'porta', metafora ora dell'impossibilità di fuga, ora dell'opportunità di salvezza,
con cui magistralmente Ayala allegorizza la progressiva restrizione delle alternative
offerte al personaggio, fino all'irrevocabile 'porta chiusa' che segna l'estinzione di ogni
possibilità (il corsivo è mio): «e el rrey estaua en un palaçio que dizen el palaçio de
Yeso, la puerta çerrada».[27] Ora, è evidente che l'identificazione delle zone dell'Alcazar
con i nomi ad esse storicamente attribuite concorra a creare un certo 'éffet du réel' che
sposti continuamente l'attenzione da una narrazione che fa un largo e accurato uso di
ricorsi retorici verso l'esigenza di ricordare che ciò che si sta narrando ha una reale e
storica ubicazione spazio-temporale e mantenga nel lettore il senso di un 'criterio di
veridicità'. Di fronte a una costruzione retorica tanto sofisticata come quella messa in
atto in questo episodio della cronaca, è tuttavia lecito interrogarci fino a che punto
l'inserimento di questi realia concorra unicamente a ricodurci alla dimensione
temporale del passato storico o al suo valore documentario e se, e in quale misura,
siano stati inseriti anche con la finalità di suggerire un rapporto simbolico con la
tecnica narrativa della suspense: eco linguistica e topografica di un movimento a spirale
(Caracol) che termina in un arresto improvviso che congela velocemente l'azione e il
destino del personaggio (Yeso) - si ricordi la rapida solidificazione a cui è soggetto
questo materiale -, offrendo la suggestione metaforica di una trappola, nel primo caso,
e di uno spazio senza uscita, nel secondo.[28]
Tempo e ideologia
È evidente che la manipolazione del tempo narrativo non può rispondere
semplicemente a un'urgenza estetica e che la necessità di 'narrativizzare' la storia
comporta, come detto, una più o meno transparente intenzione interpretativa,
potenziando la lettura critica di un testo che approfondisce e supera l'urgenza
dell'intrattenimento e la funzione prettamente ricreativa.
133
Effetti di suspense narrativa in un episodio de la Cronica de Don Pedro de Pero López de Ayala
La messa in scena del pericolo di una morte annunciata corrisponde specularmente
alla messa in scena del pericolo di un potere malato, viziato dal morbo
dell'onnipotenza e dell'ingiustizia. L'episodio di don Fadrique può offrire, così, una
prima giustificazione allo smantellamento di un potere illecito. Grazie al meccanismo
della suspense, la vittimizzazione del personaggio del Maestre produce, in
contropartita, per un fenomeno di compensazione manichea attivato dall'empatia
lettore-vittima, una sorta di demonizzazione del re don Pedro, in dialettica antagonica
con l'eroe positivo. Il lettore che si sente solidale con il personaggio ingannato sviluppa
allo stesso tempo un forte sentimento di condanna, non meno intrisa di valore etico,
nei confronti di quell'ingiustizia in cui si è sentito testimone impotente. Il momento
della morte di don Fadrique è infatti cruciale. Di lì a poco, la guerra con l'Aragona e la
guerra civile tra don Pedro ed Enrique di Trastámara, non faranno altro che minare la
già fragile figura morale del sovrano, estromesso definitivamente dal potere con
l'intronizzazione di Enrique II, che segnerà l'inaugurazione della nuova dinastia. È
evidenta allora che il cronista trovi nella suspense narrativa la convalida di
un'operazione di progressiva delegittimazione del ruolo di don Pedro che allo stesso
tempo gli permetta di giustificare e connotare di un'aurea quasi salvifica la presa di un
potere, quella da parte del fratellastro don Enrique, altrimenti ritenuto discutibile e
arbitrario. Se Ayala avesse preferito una scelta diversa di rappresentazione narrativa è
possibile che questo contrasto dialettico non ne sarebbe risultato tanto enfatizzato. La
suspense permette di organizzare il racconto dell'uccisione di don Fadrique in una
dinamica manichea che si pieghi a una finalità etico-morale. Dal confronto con la
trattazione che Fernão Lopes riserva allo stesso episodio, riscritto a partire dalla
stesura di Ayala, che permette di differenziare le scelte stilistiche che i due cronisti
privilegiano nella scrittura di medesimi episodi storici, si manifesta un tipo di
intenzione narrativa completamente distinta. Gli elementi della suspense sono
altamenti ridotti, l'andamento sintetico costringe all'eliminazione di molti effetti di
ritardo, soprattutto in rapporto allo scioglimento dell'azione, e allo sfaldamento di
alcuni meccanismi di domanda-risposta, come accade con il racconto della visita a
María de Padilla, dove l'omissione dello sgomento della donna svuota la sequenza
narrativa della sua funzione sostanziale di presagio.[29] Ciò che cattura l'attenzione del
cronista portoghese è essenzialmente il valore aneddotico della scena e, in questo caso
a prevalere sono le sue potenzialità estetico-letterarie a cui, di conseguenza, è possibile
sacrificare la formula originaria della suspense, senza sottrarre per questo la sua
funzione di intrattenimento.
Tuttavia, è bene non indulgere troppo in una lettura che conduca ad annullare
nella mera funzione propagandistica la scrittura di Ayala. Non è di cieca propaganda
che si tinge il testo della cronaca. E, d'altronde, l'inettitudine al governo non è
esclusivamente prerogativa di Don Pedro: il cancelliere si preoccuperà di mostrare
anche i limiti del regno dei suoi successori. Interpretare la cronaca di Don Pedro e il
suo esempio di cattiva moralità solo in funzione del cambio dinastico, come la lenta
preparazione dell'instaurarsi di un potere più giusto che allontanerebbe dallo stesso
Ayala l'ombra di ogni accusa di tradimento, significherebbe falsare la riflessione del
cronista e privarla di quel suo profilo profondamente etico che tanto affiora anche nel
Rimado de palacio e che diventerebbe solo il bieco strumento di una strategia di
promozione politica, l'assoggettarsi alla legge della necessità storica e del potere,
ottenuta mediante una relazione degli avvenimenti del suo tempo che indulge
facilmente nell'artificio.[30]
134
S. Simonatti
Nel quadro di una riflessione più universale, che trascenda le mere logiche della
propaganda, l'episodio del fratricidio rappresenta soprattutto un'amara scenografia
del potere, la funesta dissoluzione di un dono conferito da Dio nell'errore di un uomo
incapace di amministrarlo. La disgregazione delle regole divine nel cattivo esercizio di
un potere indiviso e illimitato è l'ennesima dimostrazione dell'accentramento di un
potere giusto nelle mani di un uomo ingiusto ed è anche una profonda riflessione sui
rischi di una gestione abnorme della regalità quando i destini di una moltitudine
dipendono da un solo esclusivo destino. A più riprese, nell'episodio qui considerato,
Ayala evidenzia l'assoluta estraneità di molti uomini della corte ai malsani progetti di
don Pedro riguardo all'uccisione del fratello: il re sta tessendo da solo la trama della
sua giustizia sommaria e si staglia incontrastato e forte al centro di un potere da cui si
sente giustificato (il corsivo è mio):
25/E
estando en esto llegaron al maestre dos caualleros
hermanos que dizian Ferrand Sanchez de Touar e Iohan
Ferrandez de Touar, e non sabian nada de esto, 26/e por mandado
del rrey dixieron al maestre: "Señor, el rrey vos llama" […] 29/E
llego el maestre do el rrey estaua, e non entro en aquel lugar sy
non el maestre don Fadrique e el maestre de Calatraua don
Diego Garçia, 30/que esse dia acompañaua al maestre don
Fadrique e non sabia deste fecho, e otros dos caualleros.
Anche l'imbarazzo di Pero López Padilla e la titubanza dei balestrieri di fronte
all'ordine regio sono a dimostrazione di un potere esercitato nella solitudine e
nell'onnipotenza, orchestrato all'ombra di un delirio nascosto che esplode
all'improvviso e a cui non si può porre rimedio. Le Crónicas di Ayala, ed episodi come
questo, dove tutto sembra configurarsi come un grande exemplum e l'insegnamento
morale non è mai palesato nella riflessione apodittica ma sempre sotteso nella
sistemazione narrativa della realtà, come se il cronista non avesse la necessità di
aggiungere niente alla sua evidenza, sono la cartina di tornasole della grande
riflessione etica condotta con il rigore sfumato di amarezza del Rimado del Palacio dove
le dinamiche del potere, non solo quello monarchico, si pongono al centro dello
sguardo scettico del poeta. Le quartine 234-240, che testimoniano la decadenza del
potere monarchico nel contesto globale di un tempo di diffuso malcostume,
contengono anche la sua autorizzata dissoluzione al seguito della sovversione
legittima dei sudditi ad esso sottoposto:
Este nonbre de rrey de buen regir desçiende;
Quien ha buena ventura bien asi lo entiende;
el que bien a su pueblo gouierna e defiende,
este es rrey verdadero, tirese el otro dende.[31]
Questo diritto di ribellione interviene nel momento di scadimento del prestigio
della regalità, quando questo non si accorda più con gli interessi della maggioranza o
entra in conflitto con la norma cristiana. La dignità regia decade, infatti, quando non è
convalidata dall'etica e la virtù cristiane:
Segunt dize Valerio, en el su libro mayor,
la virtud que en los rreyes es mas noble e mejor,
135
Effetti di suspense narrativa in un episodio de la Cronica de Don Pedro de Pero López de Ayala
es perdonar al caido culpa e error;
desto mucho exemplos nos mostro Nuestro Señor.[32]
Episodi come quello di don Fadrique, allora, possono staccarsi dalla contingenza e
assurgere a un valore universale che che spinga a considerare i rischi possibili di un
esercizio inconstrastato del potere, esemplificato anche mediante l'adozione di
tecniche narrative che stimolino ulteriormente alla riflessione e conferiscano un
adeguato tono dialettico alla materia narrata, assieme a una sistemazione formale
capace di incentivare la lettura etico-morale, oltre quella più strettamente politica.
Note
[1] «De lat. chr?n?ca, -orum, 'libros de cronología', 'crónicas', […], 'concerniente al tiempo'», JOAN COROMINAS - JOSÈ PASCUAL,
Diccionario crítico etimológico castellano e hispánico, Madrid, Gredos, 1980, sub vocem, «crónica».
[2] PAUL RICOEUR, Temps et récit, I, Paris, Éditions du Seuil, 1983, pag. 90. L'ordine sintagmatico del racconto dispone la
materia dell'ordine paradigmatico - «réseau conceptuelle de l'action», con cui Ricoeur intende gli elementi costituitivi e
strutturali dell'azione - in una forma definita che, grazie alla messa in scena di una serie precisa di combinazioni retoriconarrative, si distingue da altre infinite modalità di combinazioni, Ibidem, pp. 88-89.
[3] Poiman distingue quattro modi di misurare il tempo: la cronometria, che si occupa della scansione del tempo
quantitativo (minuti, ore, giorni, anni); la cronologia, che misura intervalli temporali più ampi, come periodi storici ed ere,
in base a un criterio di pertinenza e singolarità di un evento storico; la cronografia che racconta il tempo della storia; la
cronosofia che ha a che fare con il tempo eventuale e progettuale del futuro. Se in base a un principio di misurazione
cronometrica il tempo è assunto come unità quantitativa, per la cronologia, e ancor più per la cronografia, il tempo si
configura anche come unità qualitativa perché intressa non solo per la sua durata ma anche per la sua coincidenza con la
storia, per il suo configurarsi in contenuto narrativo. KRYSZTOF POIMAN, El orden del tiempo, Madrid, Júcar, 1984, pp. 11-14, ed.
orig., L'ordre du temps, Paris, Gallimard, 1984.
[4] Contestualmente alla nascita di un apparato sociale capace di garantire un sistema normativo e legislativo che si
costituisca come punto di riferimento autoriale e tutelare di una determinata realtà umana si produce un senso di
autocoscienza e di appartenenza storica che imprime alla narrazione della storia un valore principalmente moralizzante a
cui la formula annalistica era rimasta sostanzialmente estranea. La trascrizione della storia anno per anno evidenzia
l'ordine di un tempo cosmico a cui gli uomini sono sottoposti. L'irruzione di un criterio dispositivo diverso da quello
cronologico presuppone un tempo umano, organizzato secondo un principio che cerca di conferire un'ordine morale
all'ordine fattuale degli eventi, che può anche comportare lo sfaldamento dell'asse sintagmatico su cui originariamente si
trovano collocati. Cfr. HAYDEN WHITE, «The Value of Narrativity in the Representation of Reality», On Narrative, ed. By W. J.
T. Mitchell, Chicago, University of Chicago Press, 1981, pp.
[5] «The history, then, belongs to the category of what might be called the 'discourse of real', as against the 'discourse of
the imaginary' or the 'discourse of disire'. The formulation in Lacanian, obviously, but I do not wish to push the Lacanian
aspects of it too far. I merely wish to suggest that we can comprehend the appeal of historical discourse by recognizing the
extent to which it makes the real desireble, makes the real into an object of desire, and does so by its imposition, upon
events that are represented as real, of the formal coherency that stories possess», Ibidem, pp. 19-20.
[6] Per la durata come categoria di variazione temporale della narrazione, assieme a ordine e frequenza, il riferimento è
GÉRARD GENETTE, Figures III. Discorso del racconto, Torino, Einaudi, 1976, pp. 135-161, ed. orig., Figures III, Paris, Éditions du
Seuil, 1972.
[7] L'edizione da cui sono estratte le citazioni è la seguente: Pero López de Ayala, Crónaca de don Pedro y don Enrique su
hermano, hijos del rey don Alfonso Onceno, ed. Germán Orduna, Buenos Aires, Secrit, 1994.
[8] Anche gli studi più recenti sulla suspense narrativa e cinematografica lamentano la mancanza di una terminologia di
universale riferimento a riguardo, dovuta principalmente al fatto che questa tecnica si compone di strutture eterogenee,
136
S. Simonatti
che travalicano le semplici strutture narratologiche. Accentuando ora l'uno ora l'altro aspetto, la maggior parte delle
definizioni del termine suspense non sembrano considerare in modo esaustivo la sua forma composita, risultando in questo
modo imperfette o generalizzanti. Cfr. JEAN ALSINA - MICHELLE DEBAX, «'Suspender'. Ensayo de descripción de hacer
informativo», in Suspens/Suspense, Actes du 5e Colloque Universidad Complutense de Madrid - Université de Toulouse Le Mirai
(Toulouse, 6-8 dcembre 1990), édition de Jean Alsina, Ibérica, 1993, pag. 98 e MINET DE WIED, «The role of temporal
expectancies in the production of film suspense», Poetics. Journal of Empirical Research on Literature, the Media and the Arts,
23, 1994, pag. 108.
[9] Fra i più importanti, JENNINGS BRYANT - DOLF ZILMANN (compiladores), Los efectos de los medios de comunicación.
Investigaciones y teorías, Barcelona, Paidós, 1996, tit. orig. Media Effects. Advances in Theory and Research, 1994; PETER VORDERER,
HANS J. WULFF, MIKE FRIEDRICHSEN (ed.), Suspence: conceptualizations, theoretical analyses, and empirical explorations, New Jersey,
LEA, Mahwah, 1996; XAVIER PÉREZ, El segmento crítico. Aproximaciones al suspense cinematográficos, Valencia, Ediciones
Episteme, 1998.
[10] Diccionario de teoría de la narrativa, José R. Valles Calatrava (director), Editorial Alhulia, 2002, sub voce «suspense».
[11] Cfr. JEAN DELUMEAU, La peur en Occident, XIVe- XVIIIe siècles, Paris, Fayard, 1978, pag. 3-15.
[12] MIEKE BAL, Narratology: Introduction to the Theory of Narrative, Toronto, University of Toronto Press, 19972, pag. 146.
[13] Ibidem, pag. 161.
[14] «It is also possible that the reader does know the answer, but the character does not. The tension, in this case, is
different. The question is not what the answer will be but whether the character will discover it for itself in time. This is the
suspense that lies at the root of a threat», Ibidem, pag. 161. È questo l'effeto perseguito da un grande regista della suspense:
«Non ho mai usato la tecnica poliziesca del 'chi è il colpevole?' poiché è compromessa con la mistificazione che diluisce,
sfocandola, la suspense. È possibile costruire una tensione quasi insopportabile, in una commedia o in un film, in cui il
pubblico sa fin dall'inizio, e fin dall'inizio tutti vogliono gridare ai personaggi dell'intreccio: 'Guardati dal tale, è un
assassino!' In questo caso si ha una vera tensione e un desiderio irresistibile di sapere quello che accade, e non un gruppo
di personaggi impiegati in un problema di scacchi umani. Per questa ragione io credo sia bene dare al pubblico tutti i fatti
il più presto possibile», ALFRED HITCHCOCK, «Peter Martin Calls on Hitchcock», citato in SEYMOUR CHATMAN, Storia e discorso. La
struttura narrativa nel romanzo e nel film, Parma, Pratiche Editrice, 1981, pag. 59, ed. orig. Story and discourse: Narrative
Structure in Fiction and Film, New York, Ithaca, Cornell University Press, 1978.
[15] HAN ROBERT JAUSS, Esperienza estetica ed ermeneutica letteraria, vol. I. Teoria e storia dell'esperienza estetica, Bologna, Il
Mulino, 1987, pag. 311, ed. orig. Äestetische Erfahrung und Literarische Hermeneutik, Munich, Wilhelm Fink Verlag, 1977. Cfr.
anche KEITH OATLEY, «A taxonomy of the emotions of literary response and a theory of identification in fictional narrative»,
Poetics, XXIII, 1994, pp. 53-74.
[16] «[…] en toda situación de suspense el anuncio de resolución cobra la forma de una pregunta, y la resolución en sí
supone una respuesta», XAVIER PÉREZ, El segmento crítico. Aproximaciones al suspense cinematográfico, cit, pag. 5.
[17] «El día en que lo iban a matar, Santiago Nasar se levantó a las 5.30 de la mañana para esperar el buque en que llegaba
el obispo […]».
[18] «Commo el rey don Pedro dixo al infante don Ihoan su primo que queria matar al maestre don Fadrique su
hermano», ed. cit.,
[19] L'incertezza che domina la suspense non dipende quindi essenzialmente da questo tipo di scarto informativo:
l'attenzione del lettore, che conosce in anticipo l'esito della vicenda, è trasferita dall'attesa della risoluzione finale all'attesa
dei modi della sua manifestazione. È per questo che trarre profitto dalla drammatizzazione narrativa della suspense può
apparire un concetto contraddittorio o addirittura paradossale: «La paradoja […] consiste en el hecho de que dicho drama
debería evocar más empatía angustiosa que euforía, por lo menos en lo que se refiere al tiempo: se debería sufrir más - o
mejor dicho, durante más tiempo - y disfrutar menos», DOLF ZILMANN, «El entretenimiento como efecto de los medias», in
JENNINGS BRYANT - DOLF ZILMANN (ed.), Los efectos de los medias de comunicación, cit., pag. 601. È evidente che tali parametri
risulteranno invertiti: il prolungamento del tempo della tensione corrisponde all'aumento di una ricezione emozionale e
affettiva, a condizione che tale durata non superi i tempi massini di esposizione all'eccitazione entro i quali un lettorespettatore può mantenere vivace la sua attenzione e si possa evitare stress o frustrazione emotiva.
[20] «Para que la producción de suspense llegue a ser efectiva, el campo de respuestas habrá de ser tan restringido que
ninguna otra información pueda generar nuevas preguntas que distraigan de la atracción por el anunciado desenlace»,
XAVIER PÉREZ, Aproximaciones al segmento crítico, cit., pag. 5.
[21] «Dehors et dedans forment une dialectique d'écartèlement et la géometrie évidente de cette dialectique nous aveugle
dès que nous la faisons jouer dans des domaines métaphisiques. Elle a la nétteté tranchante de la dialectique du oui et du
137
Effetti di suspense narrativa in un episodio de la Cronica de Don Pedro de Pero López de Ayala
non qui décide tout […]. Le philosophe avec le dedans et le dehors pense l'être et le non-être», GASTON BACHELARD, La
poétique de l'espace, Paris, Presses Universitaires de France, 1957, pag. 191.
[22] «[…] un gesto que no llega nunca a cristalizar, una lentitud exacerbada en el movimiento, dilatan de forma
contundente la resolución. La pregunta implícita […] acaba no siendo tanto importante como la vivencia de un
determinado tiempo de tensión donde el espectador, atrapado en la condena de su saber […] se ve inmerso en una
experiencia de duración donde el film no avanza para satisfacer preguntas», Ibidem.
[23] MINET DE WIED, «The role of temporal expectancies in the production of film suspense», cit., pag. 118.
[24] «The process of timing […] involves the manipulation of the following two factors: temporal predicability and temporal
contrast. […] a third factor should be taken in consideration, i.e., the subjective proximity of the outcome event. […] suspense
increases during the anticipatory time perdiod, from the initiating event up to the point of resolution […]. Viewers
experience more suspense when the outcome event seems subjectively near, than when the outcome seems further away
[…] I suggest that amount of suspense dependes (partly) upon temporal expectancies about forthcoming events, including
when in time the outcome event should occur. Both temporal predictability (giving rise to temporal expectancies) and
temporal contrast (involving a temporal disparity between an event's actual and expected ending) might add to suspense.»,
Ibidem, pp. 112-113.
[25] Xavier Pérez ricorda la bella e quasi aforistica definizione della suspense che formula Jean Douchet nel suo storico
trattato su Hitchcock: "la dilatación de un presente atrapado entre las dos posibilidades contrarias de un futuro inminente",
XAVIER PÉREZ, El segmento crítico, cit., pag. 6.
[26] «Refuerza esta modalidad de suspense [legata, come nel caso di Ayala, a un clima di incertezza e di minaccia latente]
una red metáforica que establece una continuidad entre los destinos de los diferentes personajes y les atribuye un papel
actancial idéntico. Las metáforas más frecuentes son las del laberinto, de la tela de araña, del espacio cerrado del circo, del
tiovivo, del acuario o del juego de ajedrez que introducen una maquinación que desconoce el personaje y acarrea una caída
brutal», GENEVIÈVE CHAMPEAU, «Suspensión y suspense en La verdad sobre el caso Savolta de Eduardo Mendoza», in
Suspens/Suspense, Actes du 5° Colloque Universidad Complutense de Madrid - Université de Toulouse Le Mirai, cit. pag. 159.
[27] Al tempo di don Pedro, promotore della ristrutturazione dell'Alcazar almohade in stile múdejar, considerato il primo
edificio civile del basso medioevo, la residenza possedeva soltanto il piano terra «existiendo un par de algorfas en la planta
superior» che costituivano in nucleo primitivo delle stanze della così detta Casa Real Alta. I nomi menzionati da Ayala
corrispondono con quelli storici con cui erano comunemente identificate le parti del palazzo. Il Cuarto del Caracol, definito
così «en alusión a las cuatro escaleras de este tipo que posee en sus ángulos» era l'insieme architettonico che comprende il
patio attualmente chiamato di Doña Maria de Padilla e le sale chiamate di Carlo V «donde popularmente se ha pensado
que se ubicaban las habitaciones privadas de María de Padilla». Il palaçio de Yeso coincide con «el antiguo patio almohade
del Yeso» (o cuarto del Yeso), contiguamente al quale Alfonso XI aveva edificato a metà del secolo XIV «la sala llamada de
los Consejos o de la Justicia» adorna di «ricas labores de yeso policromadas» e comunicante con il Patio del Yeso e con
quello del León. Le citazioni sono tratte da A. M. FIDALGO (a cura di), Guía de los Reales Alcazares de Sevilla, Sevilla,
Ayuntamineto de Sevilla, 1992.
[28] A questo proposito è interessante notare che due varianti della tradizione della Abreviada (B, L-G) leggono yerro invece
di yeso, lezione che può essere indubbiamente addebitabile a un errore linguistico ma che può anche ricondursi a una
volontà estetizzante del compilatore in linea con le suggestioni derivategli dal testo, visto che non è documentata la
presenza di nessun palaçio de hierro all'interno dell'Alcazar di Sevilla.
[29] «O mestre partio-sse, e foi veer dona Maria de Padilha e as sobrinhas, que estavom em outra parte dos paaços, e d'alli
se veo ao curral honde leixara as bestas […]», Fernão Lopes, Crónica de D. Pedro, edizione critica di Giuliano Macchi, Roma,
Edizioni dell'Ateneo, 1966, cap. XX, 35-38.
[30] Si confrontino a proposito le attente osservazioni di Ferdinando Rosselli nell'articolo "Nota sul moralismo di Pero
López de Ayala", Studi Mediolatini e Volgari, VIII, 1960, pp. 211-234.
[31] Rimado de palacio, cit., copla 236.
[32] Ibidem, copla 278.
© Artifara
ISSN: 1594-378X
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