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Federico Fredi Panigi curavit Roberto Borgia

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Contributi alla conoscenza del patrimonio tiburtino Quaderno n.1 Terza edizione : 1998 Un poeta tiburtino: Federico Fredi Panigi (1923-1994) A cura della Scuola Media Statale “Giuseppe Petrocchi” Tivoli Un poeta tiburtino: Federico Fredi Panigi (1923-1994) Da IL NOTIZIARIO TIBURTINO- Novembre 1994. Ho dovuto aspettare che morissi, caro Fredi, per conoscere il tuo nome! Federico Panigi ( Fredi )!Non evoca nulla forse il tuo nome a qualcuno, perché gli ultimi anni ti hanno visto vecchio e ancora più solo della solitudine che potevano offrirti i tuoi libri muti, ma chi non ha conosciuto Fredi, dei tiburtini della generazione ormai matura? Ricordi, caro Fredi che ormai sei nell’al di là, quando negli anni cinquanta trascinavi il carrettino da Via Platone Tiburtino per tutta Via Palatina? Ti piazzavi dapprima presso Tirimagni (non ricordate, coetanei miei, le immagini di Tivoli in ricostruzione, tanto diverse da quelle dell’attuale Tivoli in distruzione! ), poi a Largo Cesare Battisti, la piazzetta dei cartelloni di Giuseppetti alla fine del corso. La tua bancarella prometteva facili ed economiche letture con gli albi colorati solo in copertina o a pagine alternate . Si leggeva di tutto, facile e difficile, e, quando serviva qualche soldo si riportavano gli albi ed anche le sudate collezioni a Fredi che, dopo averli valutati. ci dava magari metà del prezzo che avevamo fantasticato di realizzare strada facendo, mentre mentalmente calcolavamo i soldi da prendere. Un’opera meritoria hai compiuto certamente, amico Fredi. Hai diffuso la cultura, perché hai diffuso la lettura. Quelli che venivano da te e che certamente leggevano di tutto, sono poi cresciuti, hanno saputo operare una selezione fra le letture belle e brutte, ma soprattutto fra le cose positive e negative della vita e chi ti ha visto, come me, negli ultimi anni della tua vita arrancare a fatica ormai quasi abbandonato nel tuo bugigattolo presso la Chiesa di S. Biagio (ché le letture ormai sono cambiate e tutto si consuma e brucia in pochi attimi ) non può certamente non tornare indietro con la memoria a quegli anni ormai lontani, quando la scoperta fra gli scaffali del tuo negozio di un giornaletto nuovo o non ancora letto donava momenti di felicità ormai appartenenti ai momenti più belli della sua vita. Riposa in pace, amico Fredi! R.B. (Le parti con carattere più piccolo non furono pubblicate, ma fanno parte dell’articolo originale – N.d.R. ) da AVVENIRE 13 ottobre 1985 Confesso che la poesia recente non sempre mi sa offrire sensazioni nuove e profonde, non muove sempre il mio animo al brivido , non sa far soffermare a sufficienza il mio pensiero sulla carta scritta: leggo, ma l’occhio che legge si affretta spesso per arrivare alla fine. Eppure sono amante sia del verso mirabolante e meraviglioso, sia del verso semplice e primitivo. Che dire allora del nuovo libricino che l’amico Rico Fredi ( Versi nuovi e poesie scelte, pp. 32, Tipografica S. Paolo, 1985 ) offre ai suoi estimatori in maniera pudica e schiva? L’autore, che si diletta da qualche decennio nella difficile e non remunerativa arte della poesia, non è nuovo a donarci sensazioni per la facilità con cui riesce ad imbastire discorsi musicalmente e metricamente esemplari sul mondo che circonda la sua figura di artista isolato e sul mondo che è dentro la sua fantasia. Così, anche quando la frase è scorrevole, anche quando la frase è discorsiva, anche quando i vocaboli, pur usati con grande maestria, non suscitano mai la sensazione di forzatura, tu scorgi la persona che a differenza di tutti gli altri può parlare al nostro animo rivelando le sensazioni che non sappiamo portare alla luce e le illusioni che non vogliamo riconoscere come tali. Chi è Rico Fredi se non uno di noi, ma uno di noi che riesce ad esprimere le cose che noi sentiamo confusamente, ma non riusciamo a far uscire dal subconscio oppure tentiamo spesso di occultare e, ci riusciamo pure, di soffocare? Troverei come linea comune nella poesia di Rico Fredi un rimpianto di quello che poteva essere e non è stato, ma non nella maniera ironica di Gozzano in “Signorina Felicita” . Tale rimpianto che coincide con il desiderio di una persona amata, che pur volutamente celata in un candido pudore, tante volte balza prepotente e fuori dalla sua mente, si ritrova anche nella descrizione di situazioni di tutti i giorni, nella descrizione di paesaggi o stagioni e non sempre facilmente percettibile a chi non abbia letto attentamente l’opera di Rico Fredi….. …..ti accorgi che l’autore si è bruscamente interrotto per non cedere anche qui a quel rimpianto dolore …..accanto ai fanciulli che giocano puoi vedere lo spettro dell’uomo solitario…..il poeta non sa trattenere il suo grido di disperazione, mai retorico e mai fine a se stesso, ma che si tempra (e come non potrebbe essere altrimenti ?) in una nota di speranza, non sai mai però quanto sentita o frutto anch’essa di illusione…..e allora vedi il Fredi osservatore partecipe del piccolo mondo che gravita intorno Piazza Plebiscito e fine testimone della natura e dei fatti della gente comune. Un’osservazione che sconfina in un amore profondo, viscerale verso questa umanità che avrebbe forse dovuto donargli più affetto, affetto che il poeta chiede, ma non elemosina, attraverso i suoi versi schivi. Roberto Borgia Federico Fredi Panigi (Tivoli 1923-1994) Federico Fredi Panigi ( Tivoli 1923-1994) Il successo della manifestazione che la Scuola Media Statale “Giuseppe Petrocchi” ha organizzato per il 3212° Natale di Tivoli e che si è svolta nel Complesso Monumentale dell’Annunziata il 9 maggio 1997, mi ha portato ad elaborare questo testo che contiene le poesie che sono state lette nel corso della manifestazione dedicata allo scomparso Federico Fredi Panigi. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla manifestazione, insegnanti, alunni, personale amministrativo ed ausiliario, tutti coloro insomma che hanno recepito il mio stimolo per ricordare semplicemente un tiburtino come tutti noi. Roberto Borgia Tivoli, giugno 1997 preside S. M. S. ” G. Petrocchi” Introduzione La Scuola Media Statale “Giuseppe Petrocchi” si è inserita nel calendario dei festeggiamenti per il 3212° Natale di Tivoli con la commemorazione di un poeta tiburtino non a tutti noto: Federico Fredi Panigi. Molti, di fronte a questo nome, spontaneamente, istintivamente si saranno domandati: chi è ? o meglio: chi era? Poi l’attenzione è corsa a quel “Fredi” e più d’uno dei nostri genitori, molti dei nostri nonni, hanno cominciato a ricordare.Certamente : Fredi, Fredi e la sua bancarella di libri usati, Fredi e il suo negozietto accanto alla Chiesa di S. Biagio, dove potevi trovare di tutto, potevi completare la tua collezione di giornaletti , individuare un’edizione particolare ed anche preziosa, acquistare a prezzi economici un buon testo, e poi anche vendere, cedere i tuoi libri per rimpinguare delle finanze giovanili sempre precarie. Ora il tuo negozietto senza pretese non c’è più. Sono sorti altri centri - vendita simili nella sostanza, diversi nell’impostazione e soprattutto del tutto privi di quella intimità affettuosa, quasi confidenziale che si stabiliva tra venditore ed acquirente. Fredi apparteneva al suo mondo, aveva un suo stile, una sua misura umana nelle attività quotidiane come nei sentimenti. E’ appena ieri, eppure i suoi giorni, il suo tempo, scivolano già nel passato. Ma noi ragazzi questo passato non vogliamo dimenticarlo. Ci sono tanti “revivals” di vario genere. Perché non rivisitare dunque questi tempi, che non si possono ancora definire della memoria perché fanno parte dell’infanzia dei nostri padri e dei nostri nonni, ma che comunque non sono nostri, non ci appartengono del tutto? Perché non ricordare con affetto quest’uomo semplice, dai tratti un po’ tristi, a volte tormentati, in perenne dialogo con se stesso, sempre intento a pareggiare i conti con la vita? La lettura delle sue poesie ci ha risvegliato sentimenti d’amore per Tivoli, la nostra città, per certi scorci, certi angoli dimenticati, poco frequentati, o forse talmente tanto noti da essere sfiorati con occhi distratti e dunque non apprezzati più. E invece nulla va dato per scontato. Men che mai la bellezza, l’importanza di questo patrimonio artistico che ci appartiene e di cui dobbiamo essere giustamente orgogliosi, positivamente e costruttivamente gelosi. E poi ci sono i sentimenti semplici e sinceri, immediati e spontanei, che hanno fatto presa sui nostri animi. Questa rassegna di poesie è nata dunque come risposta a due momenti che abbiamo individuato nella produzione di Federico Fredi Panigi: l’amore per la nostra città ed i sentimenti quotidiani che egli sinceramente, talvolta con pena e fatica, ha condiviso con gli altri i uomini. Maria Falcone In dialetto o in lingua…………… In dialetto o in lingua nella produzione di Fredi sono presenti innumerevoli quadretti e scorci di Tivoli: un microcosmo di profonda umanità come in questa poesia che vi presentiamo. A la fraschetta Quattro ssedie spagghiate, tre banchitti do tavolini zuzzi, qua’ retrattu e la stalla de gghieri dittu fattu sè gghiempita de vecchi e de reazzitti. Fannu la fila e l’oste come ‘nmattu scappa de qua e dellà pe fa sta zitti quilli che fau caciara e stannu ritti a fa la posta come fa lu ghiattu. Quarti, fugghiette e litri vannu e vengu perché lo vinu è quello de li còlli che se fa sangue e scaccia pene e guai. E bevenno e cantenno se mantengu Strittu lu megghio tempu senza accòlli E fau ‘na vita da non morì mai. …è una poesia leggera È una poesia leggera, di sapore vagamente gozzaniano con i suoi toni eleganti rievoca vecchie atmosfere malinconicamente scomparse. Al ristorante Nel ristorante in Piazza Garibaldi la sala è specchio d’acqua oltremarina dai vetri blu marè della vetrina il sole entra smorzato in toni caldi. Sui tavoli cosparsi di smeraldi da portafiori della vecchia Cina vaga un discreto odore di cucina e i camerieri stanno come araldi. E’ il tocco. Fra non molto i commensali entrando spezzeranno questo incanto che ai fantasiosi cuori mise l’ali. Istanti. La realtà con il suo canto vien balda ad oscurare gli ideali e già si è presi da sottil rimpianto. Tra i vicoli… Tra i vicoli, gli scorci, le abitudini di vita, le consuetudini quotidiane analizzate con cura o riassunte e simboleggiate da un dettaglio ci è piaciuto questo “Quadretto” estivo che parla di solitudine e di emarginazione. Quadretto Mezz’agosto col sole arroventa le case intorno intorno a la chiesa che pare imbrillantata. Sull’asfalto bollente delineante il corso cittadino non si azzarda nessuno. Qualche raro passante fa il giro della piazza raso muro si segna e poi scompare gobbo gobbo. Soltanto un vecchio e un cane accartocciati su la scala santa aspettano la manna. Tivoli è intimamente… Tivoli è intimamente legata al suo fiume: lo è visceralmente nelle strutture geomorfologiche del territorio, lo è nella vegetazione, negli insediamenti umani, negli accadimenti storici che ne seguirono. Eccolo qui l’Aniene, il leggendario Aniene che si fa fiume per amore. Il fiume Si leva il sole…quasi uno smeraldo riluce il fiume sotto i biondi raggi, placido scorre verso altri miraggi di campi d’oro e di frondose sponde; col pensier lo seguo e ciò m’infonde tante gioie nel cuore, mi rinsaldo. Tra le rocce canta murmurante e piano l’eterna giovinezza della vita, della campagna verde e rifiorita, della natura colma di colori; riluce e alla vita quei bagliori portano sogni ed un desire arcano. Di qui, sul colle, miro verso il basso il verde, il bruno, il bianco della spuma che giocando coi raggi par che assuma mille tinte frammiste, mille aspetti che si cambiano sempre con effetti or tristi, or gai, ma carichi di chiasso. Con la sua voce or melodiosa, or forte, va l’acqua volta verso il grande mare da dove indietro mai potrà tornare. Come la varia vita delle cose Cammina verso mète misteriose, quale mortal che sogna, oltre la morte, il sublime ristoro per sua giusta, retta esistenza, priva di peccati. Al pari di tutti i flutti che mischiati saran domani con distese immense vivendo anelo a quelle ricompense che l’anima godrà con vita augusta. Un tiburtino Un tiburtino non poteva tacere di Villa d’Este. Eccola qui rappresentata nel tripudio della vegetazione, nella freschezza dei giochi d’acqua, nella magia evocatrice delle antiche leggende: fauni, sileni, ninfe si raccolgono in silenzio. Villa d’Este Villa dai mille rivoli sonanti mille melodie divine villa della mia Tivoli bella nel nuovo e nelle sue rovine vagare all’ombra dei tuoi viali o stare ad ascoltare un cinguettio d’uccelli desta nel cuore e nella mente care sensazioni che tu fresca ingioielli. Tripudio d’oro vivido fa il sol coi spruzzi e con le cascate un olmo vecchio e timido narra leggende e fiabe trapassate gridar vorrei di vivere la gioia mentre un rintocco o un alitar ninfale rende sublime tutto e fa che muoia ogni tristezza tra il fasto floreale. Praticamente non si distingue… Poeticamente non si distingue tra gli altri componimenti eppure questa poesia ci è piaciuta e l’abbiamo scelta per l’immediatezza della sua ispirazione, per la sincerità del suo tono. Rico Fredi non ha speso molte parole, non ha selezionato i termini, non ha fatto ricorso a reminiscenze letterarie: ha espresso il suo amore per la sua città; tutto questo rende la poesia particolarmente vera. A Tivoli Tivoli mia t’adoro per il verde nei colli tuoi tanto ridenti e belli !… nell’ammirarti l’occhio mio si perde fra le ville, gli ulivi e i bei ruscelli. Quanto ti voglio bene, quale amore m’ispirano i tuoi mitici ricordi !… nel mondo un altro sito di splendore simile a te non c’è che tutto accordi. La produzione poetica La produzione poetica di Fredi non è solo legata ai fatti della vita quotidiana, agli angoli più tipici di Tivoli: grande spazio trovano i sentimenti, primo fra tutti l’amore, le riflessioni, il senso struggente del tempo che passa, il presagio e l’ansia della morte, la cordialità umana e dolente che lo fa “ uomo di pena “ con gli altri simili, il recupero memoriale. Volti e voci del passato riemergono dalla nebbia e riacquistano, per un attimo, la dimensione della concretezza. Amor vano Donna che mi sorridi dalla foto dove t’è accanto l’uomo che può amarti il cuore mio che t’ama e deve obliarti soffre e più gode nel suo ardore noto. E la mia vita che vorrei donarti resta così fremente in questo vuoto se pur colmo di te studio devoto dove mi sembra ancora di parlarti. Il bacio non rubato alla tua bocca mi brucia sulle labbra arse d’amore e l’ansia trattenuta ora trabocca. Invano. Se potesse tal dolore entrar nei sogni che realtà non tocca non vi sarebbe più chi amando muore. Gerola Alta Rovistando fra le carte abbandonate nella mia scrivania ho visto tornarmi incontro le balze rocciose di luoghi cari al ricordo. Un paesetto ripieno di poesia adagiato alla valle fitti boschi nei fianchi e in lontananza cime imbiancate di neve. Dal timbro su una cartolina leggo un nome e una data Gerola Alta 24-12-45 Visi cordiali dimenticati emergono pian piano dalle foto in evanescenze che prendono forma quasi reale. Persone alle quali mi legò una simpatia che il volgere del tempo e la lontananza stavano cancellando si ravvivano nel pensiero. E con una dolcezza che commuove mi accarezza l’udito un ridere di bimbi un parlare cortese e pieno di bontà. Incontro Ho incontrato nei sogni duemila uomini uniti in contrasto fra loro. Dei duemila uomini visti uno ero io e gli altri tant’altri io. Nel guardarci l’un l’altro ci siamo intesi nel cuore una pungente spina. Notturno La luna è scivolata dal suo vertice e nel gran salto s’è fatta a pezzi col monte. Sopra la conca è tutto argento liquido e il mezzo cerchio a scaglie vi combacia. Un paesetto Mi torna alla memoria un paesetto adagiato in riva al Lario un campanile mezzo diroccato sull’unica chiesetta ancora intatta una pista sul lido con l’impronta stagnante degli estinti e il suono sibilante delle campane incise sulle case scalfite Temporale Nel cielo - fosco – è un cupo rimbombare di tuoni. Di lontano - crescendo – l’immane rombo viene. S’ode vibrar nei timpani serrati e vivi lampi accecano la terra. Giardino d’autunno L’unica cosa viva nel piccolo giardino abbandonato è la vaschetta d’oro dai tre zampilli adunchi a becco d’aquila. L’acqua che sgorga fruscia dolcemente fra rametti spezzati muschio lucido accartocciate foglie. Quindi perdendosi nel fondo melodioso pacatamente piange il triste autunno. E il tardo sole inutilmente preme nell’intricato mondo vegetale piegato ad arco per rubarne il suono. L’età del poeta Un poeta non ha età può restare bambino attraverso la sua completa maturità e può sentirsi vecchio quando è ancora all’inizio del suo cammino. Ci piace concludere… Ci piace concludere così, ricordando con affetto, un poeta semplice che parlò sottovoce, che amò mantenersi nei termini di una misura umana modesta e riservata, che non adottò mai le parole della retorica, ma quelle sincere della tristezza e dell’amore e cercò di non invecchiare o almeno fece in modo che non invecchiassero i suoi “ occhi sognanti di fanciullo “. ( Abbiamo aggiunto in questa breve raccolta la poesia di Fredi che troviamo come premessa in molti suoi libri e che certamente rimane la sua poesia più conosciuta – N.d.R. ) Incognita Se sfogliando distratta in una mesta sera queste povere pagine ti sembrerà di ritrovare in una un richiamo di te nel mio dolore fermati. Cercami intensamente in quelle righe sussurrando il mio nome ed io verrò. Questo mio triste viso dagli occhioni sognanti di fanciullo sarà vicini al tuo e in un dolce bisbiglio udrai da queste labbra uscir parole che non ebbi mai il coraggio di dirti. Ideazione e realizzazione : Roberto Borgia. Terza Edizione : 1998 ADDENDA Aggiungiamo a questo libricino il pieghevole che feci stampare in occasione dello spettacolo su Federico Fredi Panigi che si tenne nel complesso dell’Annunziata a Tivoli il 9 maggio 1997. Vi sono elencati tutti gli alunni che parteciparono allo spettacolo. Il disegno della facciata dell’Annunziata è opera del compianto Tito Picchi (19231994), che firmò il disegno con il suo pseudonimo di Hebron. Vengono inserite anche le due pagine che il Notiziario Tiburtino ha dedicato, nel settembre 2014, a Fredi nel ventennale della sua morte. Abbiamo inserito anche questo autore in wikipedia. VAI Tivoli, li 3 gennaio 2015 Roberto Borgia Esecutori brani musicali classe 3A Classe 3 C Alessandra Aprile Simona Barelli Serena Calabrese Morena Cassarino Simona Cerchi Alessia Cialone Tatiana Colilli Daniela D'Ovidio Luna Fatone Alessia Foschi Arianna Garberini Paola Marocchini Valentina Marra Giada Pandiscia Gaia Bartolini Azzurra Bekele Gabriele Bellito Claudia Bernardini Stefano Berti Roberto Cammarata Gabriele Ceravolo Monia Cerchi Fabio Colangeli Sara Colia Marco Conti Stefano Del Priore Michele Gallotti Leandro Giori Maria Lollobrigida David Longoneri Davide Lucidi Virginia Poggi Sara Pontesilli Valentina Rossi Agnese Sabucci Elisabetta Santucci Francesca Zaccaria classe 3B Andrea Alessandrini Noemi Angelucci Valentina Catenacci Valentina Cipolloni Matteo Cittaciini Michela Cognetti Massimo Conti Cristian D'Andrea Leonardo Di Lallo Marco Di Nardo Simone Formica Simona Giovannercole Emiliano Mariani Fabiola Micarelli Giorgia Mouren Daniela Pacifici Carlo Pomponi Manuel Refrigeri Moreno Tozzi Andrea Trissati Miriam Ridolfi Francescaromana Rosati Chiara Sabatucci Valentina Segatori Francesca Serra Veronica Susanna Arianna Tani Elisabetta Valente OT,711-ilDll j:Lit 114-,1 ;c7j ,11 r Classe 3 E Silvia Bonacci Mariangela Canestrella Emiliano Carlizza Alessandra Carrzrini Giorgio Ciaralli Luigi Coccia Compagnucci Chiara Di Faustino Riccardo Di Giuseppe Serena Gurgone Elisa Romani Valentina Rossi Fabio Testi Mariastella Ziantoni Classe 3 D Classe 3 F Alessandra Chiarelli Martina Coccia Antonella Corradino Noemi Fabi Sara Falcone Serena Frittella Emanuele Gilardi Alessandro Giubilei Alessandra Gustani Anna Lombardi Francesca Picconi Paola Baldinelli Chiara Barbaria Gaia Bartolini Enzo Capasso Daniele Cardoli Silvia Gio j a Cesar Lisi Mareherita Lisi Alessandra Paolacci Francesca Ricci Francesco Scarpalizza 3212° NATALE DI TIVOLI Trpit:AI T j e Int-) 1;tg-J7 that- Complesso Monumentale dell'Annunziata Venerdi 9 maggio 1997 - ore 17.30 Un poeta tiburtino: FEDERICO FREDI PANIGI (1923 - 1994) Tivoli 6 intimamente... 11 flume Irene Di Palma 2F Lorenzo Di Cosimo 2F Un tiburtino... Villa d'Este Melania Bucciarelli 2E Alessandra D'Acunti 2E Brano strumentale classi 3D,3E,3F P.I. CIAIKOVSKI Tema dal LAGO DEI CIGNI Un paesetto Valentina Segatori 3D Praticamente non si distingue Vera Teodori 2E A Tivoli Marina Marini 2E Temporale Francesca Picconi 3D Brano vocale Introduzione... Canto Tiburtino classi 3A,3B,3C Brano strumentale A. BORODIN Danza del Principe Igor classi 3D,3E,3F Brano strumentale F. CHOPIN op.10 n.3 (TRISTEZZA) classi 3D,3E,3F Giardino d'autunno Martina Coccia 3D La produzione poetica... Amore vano Gerola alto Cinzia Terenzi 3F Gaia Bartolini 3F Arianna Tani 3D Programma Discorso introduttivo Miriam Ridolfi 3D classi 3D,3E,3F Brano strumentale L.V. BEETHOVEN Irmo ally gioia dalla 9^ sinfonia In dialetto o in lingua.... A la fraschetta Francesca Mancini 2F Gabriele Ubaldi 3F Signori si nasce 11 conto della lavandaia Claudia Vernier 2C Elisabetta Pizzuti 2C Brano strumentale Stornellata roman classi 3A,3B,3C ...6 una poesia leggera Al ristorante Francesca Consalvi 2C Maria Pia Cohen 2C Tra i vicoli.... Ouadrdlo Fabrizio Borgia 2F De Angelis Annalisa 2F Brano strumentale L. V. BEETHOVEN ROMANZA OP.50 Incontro Notturno Brano strumentale Tema di Lam classi 3A,3B,3C classi 3D,3E,3F Francescaromana Rosati 3D Susanna Veronica 3D Brano strumentale classi 3D.3E1F K. wEILL-B.BREO-i f Die Moritat Von-Mackie Messer (Mack the Knife) L'eta del poeta Filippo Spremberg 3D Ci piace concludere Arianna Tani 3D Brano strumentale R. LEONCAVALLO Mattinata classi 3D,3E,3F NOTIZIARIO TIBURTINO - n° 9 – Settembre 2014 IN CITTÀ 24 Nel ventennale della morte di Rico Fredi Sono già passati vent’anni dalla morte del poeta tiburtino Federico Fredi Panigi (1923-1994) e lo vogliamo ricordare riproponendo due articoli che il nostro collaboratore Roberto Borgia scrisse per questa rivista e per AVVENIRE. Ho dovuto aspettare che morissi, caro Fredi, per conoscere il tuo nome! Federico Panigi (Fredi)! Non evoca nulla forse il tuo nome a qualcuno, perché gli ultimi anni ti hanno visto vecchio e ancora più solo della solitudine che potevano offrirti i tuoi libri muti, ma chi non ha conosciuto Fredi, dei tiburtini della generazione ormai matura (ormai anziana - N.d.A.)? Ricordi, caro Fredi che ormai sei nell’al di là, quando negli anni cinquanta trascinavi il carrettino da Via Platone Tiburtino per tutta Via Palatina? Ti piazzavi dapprima presso Tirimagni, poi a Largo Cesare Battisti, la piazzetta dei cartelloni di Giuseppetti alla fine del corso. La tua bancarella prometteva facili ed economiche letture con gli albi colorati solo in copertina o a pagine alternate. Si leggeva di tutto, facile e difficile, e, quando serviva qualche soldo, si riportavano gli albi e anche le sudate collezioni a Fredi che, dopo averli valutati, ci dava magari metà del prezzo che avevamo fantasticato di realizzare strada facendo, mentre mentalmente calcolavamo i soldi da prendere. Un’opera meritoria hai compiuto certamente, amico Fredi. Hai diffuso la cultura, perché hai diffuso la lettura. Quelli che venivano da te e che certamente leggevano di tutto, sono poi cresciuti, hanno saputo operare una selezione fra le letture belle e brutte, ma soprattutto fra le cose positive e negative della vita e chi ti ha visto, come me, negli ultimi anni della tua vita arrancare a fatica ormai quasi abbandonato nel tuo bugigattolo presso la Chiesa di S. Biagio (ché le letture ormai sono cambiate e tutto si consuma e brucia in pochi attimi) non può certamente non tornare indietro con la memoria a quegli anni ormai lontani, quando la scoperta fra gli scaffali del tuo negozio di un giornaletto nuovo o non ancora letto donava momenti di felicità ormai appartenenti ai momenti più belli della sua vita. Riposa in pace, amico Fredi! (Notiziario Tiburtino, Novembre 1994) * * * Confesso che la poesia recente non sempre mi sa offrire sensazioni nuove e profonde, non muove sempre il mio animo al brivido, non sa far soffermare a sufficienza il mio pensiero sulla carta scritta: leggo, ma l’occhio che legge si affretta spesso per arrivare alla fine. Eppure sono amante sia del verso mirabolante e meraviglioso, sia del verso semplice e primitivo. Che dire allora del nuovo libricino che l’amico Rico Fredi (“Versi nuovi e poesie scelte”, pp. 32, Tipografica S. Paolo, 1985) offre ai suoi estimatori in maniera pudica e schiva? L’autore, che si diletta da qualche decennio nella difficile e non remunerativa arte della poesia, non è nuovo a donarci sensazioni per la facilità con cui riesce a imbastire discorsi musicalmente e metricamente esemplari sul mondo che circonda la sua figura di artista isolato e sul mondo che è dentro la sua fantasia. Così, anche quando la frase è scorrevole, anche quando la frase è discorsiva, anche quando i vocaboli, pur usati con grande maestria, non suscitano mai la sensazione di forzatura, tu scorgi la persona che a differenza di tutti gli altri può parlare al nostro animo rivelando le sensazioni che non sappiamo portare alla luce e le illusioni che non vogliamo riconoscere come tali. Chi è Rico Fredi se non uno di noi, ma uno di noi che riesce a esprimere le cose che noi sentiamo confusamente, ma non riusciamo a far uscire dal subconscio oppure tentiamo spesso di occultare e, ci riusciamo pure, di soffocare? Troverei come linea comune nella poesia di Rico Fredi un rimpianto di quello che poteva essere e non è stato, ma non nella maniera ironica di Gozzano in “Signorina Felicita”. Tale rimpianto che coincide con il desiderio di una persona amata, che pur volutamente celata in un candido pudore, tante volte balza prepotente e fuori dalla sua mente, si ritrova anche nella descrizione di situazioni di tutti i giorni, nella descrizione di paesaggi o stagioni e non sempre facilmente percettibile a chi non abbia letto attentamente l’opera di Rico Fredi… continua da: … ti accorgi che l’autore si è bruscamente interrotto per non cedere anche qui a quel rimpianto-dolore… accanto ai fanciulli che giocano puoi vedere lo spettro dell’uomo solitario… il poeta non sa trattenere il suo grido di disperazione, mai retorico e mai fine a se stesso, ma che si tempra (e come non potrebbe essere altrimenti ?) in una nota di speranza, non sai mai però quanto sentita o frutto anch’essa di illusione… e allora vedi il Fredi osservatore partecipe del piccolo mondo che gravi- Nel ventennale della morte di Rico Fredi ta intorno Piazza Plebiscito e fine testimone della natura e dei fatti della gente comune. Un’osservazione che sconfina in un amore profondo, viscerale verso questa umanità che avrebbe forse dovuto donargli più affetto, affetto che il poeta chiede, ma non elemosina, attraverso i suoi versi schivi. (AVVENIRE, 13 ottobre 1985) Incognita Se sfogliando distratta in una mesta sera queste povere pagine ti sembrerà di ritrovare in una un richiamo di te nel mio dolore fermati. Cercami intensamente in quelle righe sussurrando il mio nome ed io verrò. Questo mio triste viso dagli occhioni sognanti di fanciullo sarà vicini al tuo e in un dolce bisbiglio udrai da queste labbra uscir parole che non ebbi mai il coraggio di dirti. Presentazione… [versi], Tivoli, Tip. A. Chicca, 1948. Al vespro e a Rina ed altre poesie, Tivoli, Tip. A. Chicca, 1950. Dall’orlo: poesie, Tivoli, Tip. A. Chicca, 1951. L’amore incompleto: un amore proibito. Racconti, Tivoli, Tip. De Rossi, 1954. L’amore incompleto: Racconto [introduzione di Angelo Albini], Tivoli, Tip. De Rossi, 1954. La cerchia dei ricordi: poiché il tempo non torna. Poesie, Tivoli, Tip. De Rossi, 1961. IN CITTÀ Questa la poesia di Fredi che troviamo come premessa in molti suoi libri e che certamente rimane quella più conosciuta. Questi i volumi di Rico Fredi presenti nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze; l’ultimo è presente anche nella Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele II» di Roma. Naturalmente sono la minima parte delle raccolte di poesie e racconti di Fredi, usciti in molte ristampe. Chi possedesse volumi di questo autore tiburtino, li potrà donare convenientemente alla Biblioteca Comunale di Tivoli. Alcune poesie si possono leggere nel quaderno n. 1 della collana “Contributi alla conoscenza del patrimonio tiburtino”, ora sul sito del Liceo Classico di Tivoli (http: //www.liceoclassicotivoli.it/Federico _ Fredi_Panigi_1998.pdf.). 25