Contributi alla conoscenza del patrimonio tiburtino
Quaderno n.1
Terza edizione : 1998
Un poeta tiburtino: Federico Fredi Panigi (1923-1994)
A cura della Scuola Media Statale “Giuseppe Petrocchi”
Tivoli
Un poeta tiburtino: Federico Fredi Panigi (1923-1994)
Da IL NOTIZIARIO TIBURTINO- Novembre 1994.
Ho dovuto aspettare che morissi, caro Fredi, per conoscere il tuo nome! Federico Panigi ( Fredi )!Non
evoca nulla forse il tuo nome a qualcuno, perché gli ultimi anni ti hanno visto vecchio e ancora più solo
della solitudine che potevano offrirti i tuoi libri muti, ma chi non ha conosciuto Fredi, dei tiburtini della
generazione ormai matura?
Ricordi, caro Fredi che ormai sei nell’al di là, quando negli anni cinquanta trascinavi il carrettino da
Via Platone Tiburtino per tutta Via Palatina? Ti piazzavi dapprima presso Tirimagni (non ricordate, coetanei
miei, le immagini di Tivoli in ricostruzione, tanto diverse da quelle dell’attuale Tivoli in distruzione! ), poi a Largo Cesare
Battisti, la piazzetta dei cartelloni di Giuseppetti alla fine del corso.
La tua bancarella prometteva facili ed economiche letture con gli albi colorati solo in copertina o a
pagine alternate . Si leggeva di tutto, facile e difficile, e, quando serviva qualche soldo si riportavano gli
albi ed anche le sudate collezioni a Fredi che, dopo averli valutati. ci dava magari metà del prezzo che
avevamo fantasticato di realizzare strada facendo, mentre mentalmente calcolavamo i soldi da prendere.
Un’opera meritoria hai compiuto certamente, amico Fredi. Hai diffuso la cultura, perché hai diffuso la
lettura. Quelli che venivano da te e che certamente leggevano di tutto, sono poi cresciuti, hanno saputo
operare una selezione fra le letture belle e brutte, ma soprattutto fra le cose positive e negative della vita
e chi ti ha visto, come me, negli ultimi anni della tua vita arrancare a fatica ormai quasi abbandonato nel
tuo bugigattolo presso la Chiesa di S. Biagio (ché le letture ormai sono cambiate e tutto si consuma e brucia in pochi
attimi ) non può certamente non tornare indietro con la memoria a quegli anni ormai lontani, quando la
scoperta fra gli scaffali del tuo negozio di un giornaletto nuovo o non ancora letto donava momenti di
felicità ormai appartenenti ai momenti più belli della sua vita.
Riposa in pace, amico Fredi!
R.B.
(Le parti con carattere più piccolo non furono pubblicate, ma fanno parte dell’articolo originale – N.d.R. )
da AVVENIRE 13 ottobre 1985
Confesso che la poesia recente non sempre mi sa offrire sensazioni nuove e profonde, non muove
sempre il mio animo al brivido , non sa far soffermare a sufficienza il mio pensiero sulla carta scritta:
leggo, ma l’occhio che legge si affretta spesso per arrivare alla fine. Eppure sono amante sia del verso
mirabolante e meraviglioso, sia del verso semplice e primitivo.
Che dire allora del nuovo libricino che l’amico Rico Fredi ( Versi nuovi e poesie scelte, pp. 32,
Tipografica S. Paolo, 1985 ) offre ai suoi estimatori in maniera pudica e schiva? L’autore, che si diletta
da qualche decennio nella difficile e non remunerativa arte della poesia, non è nuovo a donarci
sensazioni per la facilità con cui riesce ad imbastire discorsi musicalmente e metricamente esemplari sul
mondo che circonda la sua figura di artista isolato e sul mondo che è dentro la sua fantasia. Così, anche
quando la frase è scorrevole, anche quando la frase è discorsiva, anche quando i vocaboli, pur usati con
grande maestria, non suscitano mai la sensazione di forzatura, tu scorgi la persona che a differenza di
tutti gli altri può parlare al nostro animo rivelando le sensazioni che non sappiamo portare alla luce e le
illusioni che non vogliamo riconoscere come tali.
Chi è Rico Fredi se non uno di noi, ma uno di noi che riesce ad esprimere le cose che noi sentiamo
confusamente, ma non riusciamo a far uscire dal subconscio oppure tentiamo spesso di occultare e, ci
riusciamo pure, di soffocare?
Troverei come linea comune nella poesia di Rico Fredi un rimpianto di quello che poteva essere e non
è stato, ma non nella maniera ironica di Gozzano in “Signorina Felicita” . Tale rimpianto che coincide
con il desiderio di una persona amata, che pur volutamente celata in un candido pudore, tante volte
balza prepotente e fuori dalla sua mente, si ritrova anche nella descrizione di situazioni di tutti i giorni,
nella descrizione di paesaggi o stagioni e non sempre facilmente percettibile a chi non abbia letto
attentamente l’opera di Rico Fredi…..
…..ti accorgi che l’autore si è bruscamente interrotto per non cedere anche qui a quel rimpianto dolore …..accanto ai fanciulli che giocano puoi vedere lo spettro dell’uomo solitario…..il poeta non sa
trattenere il suo grido di disperazione, mai retorico e mai fine a se stesso, ma che si tempra (e come non
potrebbe essere altrimenti ?) in una nota di speranza, non sai mai però quanto sentita o frutto anch’essa
di illusione…..e allora vedi il Fredi osservatore partecipe del piccolo mondo che gravita intorno Piazza
Plebiscito e fine testimone della natura e dei fatti della gente comune.
Un’osservazione che sconfina in un amore profondo, viscerale verso questa umanità che avrebbe forse
dovuto donargli più affetto, affetto che il poeta chiede, ma non elemosina, attraverso i suoi versi schivi.
Roberto Borgia
Federico Fredi Panigi (Tivoli 1923-1994)
Federico Fredi Panigi ( Tivoli 1923-1994)
Il successo della manifestazione che la Scuola Media Statale “Giuseppe Petrocchi” ha organizzato per il
3212° Natale di Tivoli e che si è svolta nel Complesso Monumentale dell’Annunziata il 9 maggio 1997,
mi ha portato ad elaborare questo testo che contiene le poesie che sono state lette nel corso della
manifestazione dedicata allo scomparso Federico Fredi Panigi. Ringrazio tutti coloro che hanno
contribuito alla manifestazione, insegnanti, alunni, personale amministrativo ed ausiliario, tutti coloro
insomma che hanno recepito il mio stimolo per ricordare semplicemente un tiburtino come tutti noi.
Roberto Borgia
Tivoli, giugno 1997
preside S. M. S. ” G. Petrocchi”
Introduzione
La Scuola Media Statale “Giuseppe Petrocchi” si è inserita nel calendario dei festeggiamenti per il
3212° Natale di Tivoli con la commemorazione di un poeta tiburtino non a tutti noto: Federico Fredi
Panigi.
Molti, di fronte a questo nome, spontaneamente, istintivamente si saranno domandati: chi è ? o meglio:
chi era?
Poi l’attenzione è corsa a quel “Fredi” e più d’uno dei nostri genitori, molti dei nostri nonni, hanno
cominciato a ricordare.Certamente : Fredi, Fredi e la sua bancarella di libri usati, Fredi e il suo negozietto
accanto alla Chiesa di S. Biagio, dove potevi trovare di tutto, potevi completare la tua collezione di
giornaletti , individuare un’edizione particolare ed anche preziosa, acquistare a prezzi economici un buon
testo, e poi anche vendere, cedere i tuoi libri per rimpinguare delle finanze giovanili sempre precarie.
Ora il tuo negozietto senza pretese non c’è più. Sono sorti altri centri - vendita simili nella sostanza,
diversi nell’impostazione e soprattutto del tutto privi di quella intimità affettuosa, quasi confidenziale che
si stabiliva tra venditore ed acquirente.
Fredi apparteneva al suo mondo, aveva un suo stile, una sua misura umana nelle attività quotidiane
come nei sentimenti.
E’ appena ieri, eppure i suoi giorni, il suo tempo, scivolano già nel passato.
Ma noi ragazzi questo passato non vogliamo dimenticarlo.
Ci sono tanti “revivals” di vario genere. Perché non rivisitare dunque questi tempi, che non si possono
ancora definire della memoria perché fanno parte dell’infanzia dei nostri padri e dei nostri nonni, ma che
comunque non sono nostri, non ci appartengono del tutto? Perché non ricordare con affetto quest’uomo
semplice, dai tratti un po’ tristi, a volte tormentati, in perenne dialogo con se stesso, sempre intento a
pareggiare i conti con la vita?
La lettura delle sue poesie ci ha risvegliato sentimenti d’amore per Tivoli, la nostra città, per certi
scorci, certi angoli dimenticati, poco frequentati, o forse talmente tanto noti da essere sfiorati con occhi
distratti e dunque non apprezzati più.
E invece nulla va dato per scontato. Men che mai la bellezza, l’importanza di questo patrimonio
artistico che ci appartiene e di cui dobbiamo essere giustamente orgogliosi, positivamente e
costruttivamente gelosi.
E poi ci sono i sentimenti semplici e sinceri, immediati e spontanei, che hanno fatto presa sui nostri
animi.
Questa rassegna di poesie è nata dunque come risposta a due momenti che abbiamo individuato nella
produzione di Federico Fredi Panigi: l’amore per la nostra città ed i sentimenti quotidiani che egli
sinceramente, talvolta con pena e fatica, ha condiviso con gli altri i uomini.
Maria Falcone
In dialetto o in lingua……………
In dialetto o in lingua nella produzione di Fredi sono presenti innumerevoli quadretti e scorci di
Tivoli: un microcosmo di profonda umanità come in questa poesia che vi presentiamo.
A la fraschetta
Quattro ssedie spagghiate, tre banchitti
do tavolini zuzzi, qua’ retrattu
e la stalla de gghieri dittu fattu
sè gghiempita de vecchi e de reazzitti.
Fannu la fila e l’oste come ‘nmattu
scappa de qua e dellà pe fa sta zitti
quilli che fau caciara e stannu ritti
a fa la posta come fa lu ghiattu.
Quarti, fugghiette e litri vannu e vengu
perché lo vinu è quello de li còlli
che se fa sangue e scaccia pene e guai.
E bevenno e cantenno se mantengu
Strittu lu megghio tempu senza accòlli
E fau ‘na vita da non morì mai.
…è una poesia leggera
È una poesia leggera, di sapore vagamente gozzaniano con i suoi toni eleganti rievoca vecchie
atmosfere malinconicamente scomparse.
Al ristorante
Nel ristorante in Piazza Garibaldi
la sala è specchio d’acqua oltremarina
dai vetri blu marè della vetrina
il sole entra smorzato in toni caldi.
Sui tavoli cosparsi di smeraldi
da portafiori della vecchia Cina
vaga un discreto odore di cucina
e i camerieri stanno come araldi.
E’ il tocco. Fra non molto i commensali
entrando spezzeranno questo incanto
che ai fantasiosi cuori mise l’ali.
Istanti. La realtà con il suo canto
vien balda ad oscurare gli ideali
e già si è presi da sottil rimpianto.
Tra i vicoli…
Tra i vicoli, gli scorci, le abitudini di vita, le consuetudini quotidiane analizzate con cura o riassunte
e simboleggiate da un dettaglio ci è piaciuto questo “Quadretto” estivo che parla di solitudine e di
emarginazione.
Quadretto
Mezz’agosto col sole
arroventa le case intorno intorno
a la chiesa che pare imbrillantata.
Sull’asfalto bollente
delineante il corso cittadino
non si azzarda nessuno.
Qualche raro passante
fa il giro della piazza raso muro
si segna e poi scompare gobbo gobbo.
Soltanto un vecchio e un cane
accartocciati su la scala santa
aspettano la manna.
Tivoli è intimamente…
Tivoli è intimamente legata al suo fiume: lo è visceralmente nelle strutture geomorfologiche del
territorio, lo è nella vegetazione, negli insediamenti umani, negli accadimenti storici che ne
seguirono. Eccolo qui l’Aniene, il leggendario Aniene che si fa fiume per amore.
Il fiume
Si leva il sole…quasi uno smeraldo
riluce il fiume sotto i biondi raggi,
placido scorre verso altri miraggi
di campi d’oro e di frondose sponde;
col pensier lo seguo e ciò m’infonde
tante gioie nel cuore, mi rinsaldo.
Tra le rocce canta murmurante e piano
l’eterna giovinezza della vita,
della campagna verde e rifiorita,
della natura colma di colori;
riluce e alla vita quei bagliori
portano sogni ed un desire arcano.
Di qui, sul colle, miro verso il basso
il verde, il bruno, il bianco della spuma
che giocando coi raggi par che assuma
mille tinte frammiste, mille aspetti
che si cambiano sempre con effetti
or tristi, or gai, ma carichi di chiasso.
Con la sua voce or melodiosa, or forte,
va l’acqua volta verso il grande mare
da dove indietro mai potrà tornare.
Come la varia vita delle cose
Cammina verso mète misteriose,
quale mortal che sogna, oltre la morte,
il sublime ristoro per sua giusta,
retta esistenza, priva di peccati.
Al pari di tutti i flutti che mischiati
saran domani con distese immense
vivendo anelo a quelle ricompense
che l’anima godrà con vita augusta.
Un tiburtino
Un tiburtino non poteva tacere di Villa d’Este. Eccola qui rappresentata nel tripudio della
vegetazione, nella freschezza dei giochi d’acqua, nella magia evocatrice delle antiche leggende:
fauni, sileni, ninfe si raccolgono in silenzio.
Villa d’Este
Villa dai mille rivoli
sonanti mille melodie divine
villa della mia Tivoli
bella nel nuovo e nelle sue rovine
vagare all’ombra dei tuoi viali o stare
ad ascoltare un cinguettio d’uccelli
desta nel cuore e nella mente care
sensazioni che tu fresca ingioielli.
Tripudio d’oro vivido
fa il sol coi spruzzi e con le cascate
un olmo vecchio e timido
narra leggende e fiabe trapassate
gridar vorrei di vivere la gioia
mentre un rintocco o un alitar ninfale
rende sublime tutto e fa che muoia
ogni tristezza tra il fasto floreale.
Praticamente non si distingue…
Poeticamente non si distingue tra gli altri componimenti eppure questa poesia ci è piaciuta e
l’abbiamo scelta per l’immediatezza della sua ispirazione, per la sincerità del suo tono. Rico Fredi
non ha speso molte parole, non ha selezionato i termini, non ha fatto ricorso a reminiscenze
letterarie: ha espresso il suo amore per la sua città; tutto questo rende la poesia particolarmente
vera.
A Tivoli
Tivoli mia t’adoro per il verde
nei colli tuoi tanto ridenti e belli !…
nell’ammirarti l’occhio mio si perde
fra le ville, gli ulivi e i bei ruscelli.
Quanto ti voglio bene, quale amore
m’ispirano i tuoi mitici ricordi !…
nel mondo un altro sito di splendore
simile a te non c’è che tutto accordi.
La produzione poetica
La produzione poetica di Fredi non è solo legata ai fatti della vita quotidiana, agli angoli più tipici
di Tivoli: grande spazio trovano i sentimenti, primo fra tutti l’amore, le riflessioni, il senso
struggente del tempo che passa, il presagio e l’ansia della morte, la cordialità umana e dolente che
lo fa “ uomo di pena “ con gli altri simili, il recupero memoriale. Volti e voci del passato
riemergono dalla nebbia e riacquistano, per un attimo, la dimensione della concretezza.
Amor vano
Donna che mi sorridi dalla foto
dove t’è accanto l’uomo che può amarti
il cuore mio che t’ama e deve obliarti
soffre e più gode nel suo ardore noto.
E la mia vita che vorrei donarti
resta così fremente in questo vuoto
se pur colmo di te studio devoto
dove mi sembra ancora di parlarti.
Il bacio non rubato alla tua bocca
mi brucia sulle labbra arse d’amore
e l’ansia trattenuta ora trabocca.
Invano. Se potesse tal dolore
entrar nei sogni che realtà non tocca
non vi sarebbe più chi amando muore.
Gerola Alta
Rovistando
fra le carte abbandonate
nella mia scrivania
ho visto
tornarmi incontro
le balze rocciose
di luoghi cari al ricordo.
Un paesetto
ripieno di poesia
adagiato alla valle
fitti boschi nei fianchi
e in lontananza
cime imbiancate di neve.
Dal timbro
su una cartolina
leggo un nome
e una data
Gerola Alta
24-12-45
Visi cordiali
dimenticati
emergono pian piano
dalle foto
in evanescenze
che prendono forma
quasi reale.
Persone alle quali
mi legò una simpatia
che il volgere del tempo
e la lontananza
stavano cancellando
si ravvivano nel pensiero.
E con una dolcezza
che commuove
mi accarezza l’udito
un ridere di bimbi
un parlare cortese
e pieno di bontà.
Incontro
Ho incontrato nei sogni
duemila uomini uniti
in contrasto fra loro.
Dei duemila uomini visti
uno ero io
e gli altri tant’altri io.
Nel guardarci l’un l’altro
ci siamo intesi nel cuore
una pungente spina.
Notturno
La luna è scivolata
dal suo vertice
e nel gran salto
s’è fatta a pezzi col monte.
Sopra la conca
è tutto argento liquido
e il mezzo cerchio a scaglie
vi combacia.
Un paesetto
Mi torna alla memoria
un paesetto adagiato
in riva al Lario
un campanile mezzo diroccato
sull’unica chiesetta
ancora intatta
una pista sul lido
con l’impronta stagnante degli estinti
e il suono sibilante
delle campane incise
sulle case scalfite
Temporale
Nel cielo
- fosco –
è un cupo
rimbombare di tuoni.
Di lontano
- crescendo –
l’immane rombo
viene.
S’ode vibrar nei timpani serrati
e vivi lampi accecano la terra.
Giardino d’autunno
L’unica cosa viva
nel piccolo giardino abbandonato
è la vaschetta d’oro
dai tre zampilli adunchi
a becco d’aquila.
L’acqua che sgorga
fruscia dolcemente
fra rametti spezzati
muschio lucido
accartocciate foglie.
Quindi
perdendosi nel fondo
melodioso
pacatamente piange
il triste autunno.
E il tardo sole
inutilmente preme
nell’intricato mondo vegetale
piegato ad arco
per rubarne il suono.
L’età del poeta
Un poeta non ha età
può restare bambino
attraverso la sua completa
maturità
e può sentirsi vecchio
quando è ancora all’inizio
del suo cammino.
Ci piace concludere…
Ci piace concludere così, ricordando con affetto, un poeta semplice che parlò sottovoce, che amò
mantenersi nei termini di una misura umana modesta e riservata, che non adottò mai le parole
della retorica, ma quelle sincere della tristezza e dell’amore e cercò di non invecchiare o almeno
fece in modo che non invecchiassero i suoi “ occhi sognanti di fanciullo “.
( Abbiamo aggiunto in questa breve raccolta la poesia di Fredi che troviamo come premessa in molti suoi libri e che
certamente rimane la sua poesia più conosciuta – N.d.R. )
Incognita
Se sfogliando distratta
in una mesta sera
queste povere pagine
ti sembrerà di ritrovare in una
un richiamo di te nel mio dolore
fermati.
Cercami intensamente in quelle righe
sussurrando il mio nome
ed io verrò.
Questo mio triste viso
dagli occhioni sognanti di fanciullo
sarà vicini al tuo
e in un dolce bisbiglio
udrai da queste labbra
uscir parole che non ebbi mai
il coraggio di dirti.
Ideazione e realizzazione : Roberto Borgia.
Terza Edizione : 1998
ADDENDA
Aggiungiamo a questo libricino il pieghevole che feci stampare in occasione dello
spettacolo su Federico Fredi Panigi che si tenne nel complesso dell’Annunziata a
Tivoli il 9 maggio 1997. Vi sono elencati tutti gli alunni che parteciparono allo
spettacolo.
Il disegno della facciata dell’Annunziata è opera del compianto Tito Picchi (19231994), che firmò il disegno con il suo pseudonimo di Hebron.
Vengono inserite anche le due pagine che il Notiziario Tiburtino ha dedicato, nel
settembre 2014, a Fredi nel ventennale della sua morte.
Abbiamo inserito anche questo autore in wikipedia. VAI
Tivoli, li 3 gennaio 2015
Roberto Borgia
Esecutori brani musicali
classe 3A
Classe 3 C
Alessandra Aprile
Simona Barelli
Serena Calabrese
Morena Cassarino
Simona Cerchi
Alessia Cialone
Tatiana Colilli
Daniela D'Ovidio
Luna Fatone
Alessia Foschi
Arianna Garberini
Paola Marocchini
Valentina Marra
Giada Pandiscia
Gaia Bartolini
Azzurra Bekele
Gabriele Bellito
Claudia Bernardini
Stefano Berti
Roberto Cammarata
Gabriele Ceravolo
Monia Cerchi
Fabio Colangeli
Sara Colia
Marco Conti
Stefano Del Priore
Michele Gallotti
Leandro Giori
Maria Lollobrigida
David Longoneri
Davide Lucidi
Virginia Poggi
Sara Pontesilli
Valentina Rossi
Agnese Sabucci
Elisabetta Santucci
Francesca Zaccaria
classe 3B
Andrea Alessandrini
Noemi Angelucci
Valentina Catenacci
Valentina Cipolloni
Matteo Cittaciini
Michela Cognetti
Massimo Conti
Cristian D'Andrea
Leonardo Di Lallo
Marco Di Nardo
Simone Formica
Simona Giovannercole
Emiliano Mariani
Fabiola Micarelli
Giorgia Mouren
Daniela Pacifici
Carlo Pomponi
Manuel Refrigeri
Moreno Tozzi
Andrea Trissati
Miriam Ridolfi
Francescaromana Rosati
Chiara Sabatucci
Valentina Segatori
Francesca Serra
Veronica Susanna
Arianna Tani
Elisabetta Valente
OT,711-ilDll
j:Lit
114-,1
;c7j
,11
r
Classe 3 E
Silvia Bonacci
Mariangela Canestrella
Emiliano Carlizza
Alessandra Carrzrini
Giorgio Ciaralli
Luigi Coccia
Compagnucci
Chiara Di Faustino
Riccardo Di Giuseppe
Serena Gurgone
Elisa Romani
Valentina Rossi
Fabio Testi
Mariastella Ziantoni
Classe 3 D
Classe 3 F
Alessandra Chiarelli
Martina Coccia
Antonella Corradino
Noemi Fabi
Sara Falcone
Serena Frittella
Emanuele Gilardi
Alessandro Giubilei
Alessandra Gustani
Anna Lombardi
Francesca Picconi
Paola Baldinelli
Chiara Barbaria
Gaia Bartolini
Enzo Capasso
Daniele Cardoli
Silvia Gio j a
Cesar Lisi
Mareherita Lisi
Alessandra Paolacci
Francesca Ricci
Francesco Scarpalizza
3212° NATALE DI TIVOLI
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Int-) 1;tg-J7
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Complesso Monumentale dell'Annunziata
Venerdi 9 maggio 1997 - ore 17.30
Un poeta tiburtino: FEDERICO FREDI PANIGI
(1923 - 1994)
Tivoli 6 intimamente...
11 flume
Irene Di Palma 2F
Lorenzo Di Cosimo 2F
Un tiburtino...
Villa d'Este
Melania Bucciarelli 2E
Alessandra D'Acunti 2E
Brano strumentale
classi 3D,3E,3F
P.I. CIAIKOVSKI
Tema dal LAGO DEI CIGNI
Un paesetto
Valentina Segatori 3D
Praticamente non si distingue Vera Teodori 2E
A Tivoli
Marina Marini 2E
Temporale
Francesca Picconi 3D
Brano vocale
Introduzione...
Canto Tiburtino
classi 3A,3B,3C
Brano strumentale
A. BORODIN
Danza del Principe Igor
classi 3D,3E,3F
Brano strumentale
F. CHOPIN op.10 n.3
(TRISTEZZA)
classi 3D,3E,3F
Giardino d'autunno
Martina Coccia 3D
La produzione poetica...
Amore vano
Gerola alto
Cinzia Terenzi 3F
Gaia Bartolini 3F
Arianna Tani 3D
Programma
Discorso introduttivo
Miriam Ridolfi 3D
classi 3D,3E,3F
Brano strumentale
L.V. BEETHOVEN
Irmo ally gioia dalla 9^ sinfonia
In dialetto o in lingua....
A la fraschetta
Francesca Mancini 2F
Gabriele Ubaldi 3F
Signori si nasce
11 conto della lavandaia
Claudia Vernier 2C
Elisabetta Pizzuti 2C
Brano strumentale
Stornellata roman
classi 3A,3B,3C
...6 una poesia leggera
Al ristorante
Francesca Consalvi 2C
Maria Pia Cohen 2C
Tra i vicoli....
Ouadrdlo
Fabrizio Borgia 2F
De Angelis Annalisa 2F
Brano strumentale
L. V. BEETHOVEN
ROMANZA OP.50
Incontro
Notturno
Brano strumentale
Tema di Lam
classi 3A,3B,3C
classi 3D,3E,3F
Francescaromana
Rosati 3D
Susanna Veronica 3D
Brano strumentale
classi 3D.3E1F
K. wEILL-B.BREO-i f
Die Moritat Von-Mackie Messer (Mack the Knife)
L'eta del poeta
Filippo Spremberg 3D
Ci piace concludere
Arianna Tani 3D
Brano strumentale
R. LEONCAVALLO
Mattinata
classi 3D,3E,3F
NOTIZIARIO TIBURTINO - n° 9 – Settembre 2014
IN CITTÀ
24
Nel ventennale della morte di
Rico Fredi
Sono già passati vent’anni dalla morte del poeta
tiburtino Federico Fredi Panigi (1923-1994) e lo
vogliamo ricordare riproponendo due articoli che
il nostro collaboratore Roberto Borgia scrisse per
questa rivista e per AVVENIRE.
Ho dovuto aspettare che morissi, caro
Fredi, per conoscere il tuo nome! Federico Panigi (Fredi)! Non evoca nulla forse il tuo nome a qualcuno, perché gli ultimi anni ti hanno visto vecchio e ancora più solo della solitudine
che potevano offrirti i tuoi libri muti,
ma chi non ha conosciuto Fredi, dei tiburtini della generazione ormai matura (ormai anziana - N.d.A.)?
Ricordi, caro Fredi che ormai sei nell’al di là, quando negli anni cinquanta
trascinavi il carrettino da Via Platone
Tiburtino per tutta Via Palatina? Ti
piazzavi dapprima presso Tirimagni,
poi a Largo Cesare Battisti, la piazzetta dei cartelloni di Giuseppetti alla fine del corso.
La tua bancarella prometteva facili ed economiche letture con gli albi colorati solo in copertina o a pagine alternate. Si leggeva di tutto, facile e difficile, e, quando serviva qualche soldo,
si riportavano gli albi e anche le sudate
collezioni a Fredi che, dopo averli valutati, ci dava magari metà del prezzo
che avevamo fantasticato di realizzare
strada facendo, mentre mentalmente
calcolavamo i soldi da prendere.
Un’opera meritoria hai compiuto certamente, amico Fredi. Hai diffuso la
cultura, perché hai diffuso la lettura.
Quelli che venivano da te e che certamente leggevano di tutto, sono poi cresciuti, hanno saputo operare una selezione fra le letture belle e brutte, ma
soprattutto fra le cose positive e negative della vita e chi ti ha visto, come
me, negli ultimi anni della tua vita arrancare a fatica ormai quasi abbandonato nel tuo bugigattolo presso la Chiesa di S. Biagio (ché le letture ormai sono cambiate e tutto si consuma e brucia in pochi attimi) non può certamente non tornare indietro con la memoria a quegli anni ormai lontani, quando la scoperta fra gli scaffali del tuo
negozio di un giornaletto nuovo o non
ancora letto donava momenti di felicità ormai appartenenti ai momenti più
belli della sua vita.
Riposa in pace, amico Fredi!
(Notiziario Tiburtino, Novembre 1994)
* * *
Confesso che la poesia recente non
sempre mi sa offrire sensazioni nuove
e profonde, non muove sempre il mio
animo al brivido, non sa far soffermare a sufficienza il mio pensiero sulla
carta scritta: leggo, ma l’occhio che legge si affretta spesso per arrivare alla fine. Eppure sono amante sia del verso
mirabolante e meraviglioso, sia del verso semplice e primitivo.
Che dire allora del nuovo libricino
che l’amico Rico Fredi (“Versi nuovi e
poesie scelte”, pp. 32, Tipografica S.
Paolo, 1985) offre ai suoi estimatori in
maniera pudica e schiva? L’autore, che
si diletta da qualche decennio nella difficile e non remunerativa arte della poesia, non è nuovo a donarci sensazioni
per la facilità con cui riesce a imbastire discorsi musicalmente e metricamente esemplari sul mondo che circonda la
sua figura di artista isolato e sul mondo che è dentro la sua fantasia. Così,
anche quando la frase è scorrevole, anche quando la frase è discorsiva, anche
quando i vocaboli, pur usati con grande maestria, non suscitano mai la sensazione di forzatura, tu scorgi la persona che a differenza di tutti gli altri
può parlare al nostro animo rivelando
le sensazioni che non sappiamo portare alla luce e le illusioni che non vogliamo riconoscere come tali.
Chi è Rico Fredi se non uno di noi,
ma uno di noi che riesce a esprimere
le cose che noi sentiamo confusamente,
ma non riusciamo a far uscire dal subconscio oppure tentiamo spesso di occultare e, ci riusciamo pure, di soffocare?
Troverei come linea comune nella
poesia di Rico Fredi un rimpianto di
quello che poteva essere e non è stato,
ma non nella maniera ironica di Gozzano in “Signorina Felicita”. Tale rimpianto che coincide con il desiderio di
una persona amata, che pur volutamente celata in un candido pudore, tante volte balza prepotente e fuori dalla
sua mente, si ritrova anche nella descrizione di situazioni di tutti i giorni,
nella descrizione di paesaggi o stagioni e non sempre facilmente percettibile a chi non abbia letto attentamente
l’opera di Rico Fredi…
continua da:
… ti accorgi che l’autore si è bruscamente interrotto per non cedere anche
qui a quel rimpianto-dolore… accanto
ai fanciulli che giocano puoi vedere lo
spettro dell’uomo solitario… il poeta
non sa trattenere il suo grido di disperazione, mai retorico e mai fine a se
stesso, ma che si tempra (e come non
potrebbe essere altrimenti ?) in una nota di speranza, non sai mai però quanto sentita o frutto anch’essa di illusione… e allora vedi il Fredi osservatore
partecipe del piccolo mondo che gravi-
Nel ventennale della morte di Rico Fredi
ta intorno Piazza Plebiscito e fine testimone della natura e dei fatti della
gente comune.
Un’osservazione che sconfina in un
amore profondo, viscerale verso questa
umanità che avrebbe forse dovuto donargli più affetto, affetto che il poeta
chiede, ma non elemosina, attraverso i
suoi versi schivi.
(AVVENIRE, 13 ottobre 1985)
Incognita
Se sfogliando distratta
in una mesta sera
queste povere pagine
ti sembrerà di ritrovare in una
un richiamo di te nel mio dolore
fermati.
Cercami intensamente in quelle righe
sussurrando il mio nome
ed io verrò.
Questo mio triste viso
dagli occhioni sognanti di fanciullo
sarà vicini al tuo
e in un dolce bisbiglio
udrai da queste labbra
uscir parole che non ebbi mai
il coraggio di dirti.
Presentazione… [versi], Tivoli,
Tip. A. Chicca, 1948.
Al vespro e a Rina ed altre poesie,
Tivoli, Tip. A. Chicca, 1950.
Dall’orlo: poesie, Tivoli, Tip. A.
Chicca, 1951.
L’amore incompleto: un amore
proibito. Racconti, Tivoli, Tip.
De Rossi, 1954.
L’amore incompleto: Racconto [introduzione di Angelo Albini],
Tivoli, Tip. De Rossi, 1954.
La cerchia dei ricordi: poiché il
tempo non torna. Poesie, Tivoli, Tip. De Rossi, 1961.
IN CITTÀ
Questa la poesia di Fredi che troviamo come premessa in molti suoi
libri e che certamente rimane quella
più conosciuta.
Questi i volumi di Rico Fredi presenti nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze; l’ultimo è presente
anche nella Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele II» di Roma. Naturalmente sono la minima parte delle raccolte di poesie e racconti di Fredi, usciti in molte ristampe.
Chi possedesse volumi di questo
autore tiburtino, li potrà donare convenientemente alla Biblioteca Comunale di Tivoli. Alcune poesie si possono leggere nel quaderno n. 1 della collana “Contributi alla conoscenza del patrimonio tiburtino”, ora sul
sito del Liceo Classico di Tivoli (http:
//www.liceoclassicotivoli.it/Federico
_ Fredi_Panigi_1998.pdf.).
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