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Sociologia della comunicazione

2021, Marinella belluati

Alto è una scuola psico tecnica che negli anni '50-'60 fece degli studi sull'intelligenza artificiale. Si fermò tutto perché la conoscenza del tempo non poteva contenere le infinite informazioni della comunicazione. Cosa che oggi invece è possibile. Unisce pensatori ed esperiti con saperi molto diversi: psicologi, fisici, ecc. che cercano di scoprire la psiche e l'intelligenza dell'uomo.

INTRODUZIONE 5 ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE DELLA SCUOLA DI PALO ALTO La scuola di Palo Alto è una scuola psico tecnica che negli anni ’50-’60 fece degli studi sull’intelligenza artificiale. Si fermò tutto perché la conoscenza del tempo non poteva contenere le infinite informazioni della comunicazione. Cosa che oggi invece è possibile. Unisce pensatori ed esperiti con saperi molto diversi: psicologi, fisici, ecc. che cercano di scoprire la psiche e l’intelligenza dell’uomo. I più importanti studiosi sono GeorgeBateson e Paul Watzlavick. La comunicazione è la spiegazione semplice di una dimensione complessa (cit. Bateson). Comunicare non è una questione formale o una questione di casualità. Ma significa avere un’interazione costante. Nessuna forma di comunicazione può essere messa sotto vetro. Ogni stimolo comunicativo è sempre situato. La comunicazione è una costruzione sociale. 1) NON SI PUO’ NON COMUNICARE La comunicazione è spesso intesa come verbale ma non è solo con le parole. Si comunica con tutto il corpo. Gli esseri umani più di tutti non smettono mai di comunicare anche quando non si vuole. Si comunica anche mentre si dorme. Anche il silenzio comunica come così i gesti, la mimica facciale, i vestiti, ecc. Il mondo è una continua rete di stimoli che non si esauriscono anche senza la parola. 2) LA COMUNICAZIONE È RELAZIONE La comunicazione non è solo un legame tra un punto e un altro ma stabilisce anche una gerarchia. Stabilisce se i soggetti che comunicano sono sullo stesso livello oppure no. Può essere quindi una comunicazione verticale o orizzontale. Ciò dà valore o meno anche alle informazioni e conoscenze trasmesse. Si tende inoltre a modificare la risposta e il contenuto in base all’interlocutore con cui ci troviamo a comunicare. Ad esempio, in base a chi mi chiede un feedback sulla lezione online, darò risposte diverse sullo stesso evento in base al mio interlocutore. 3) LA COMUNICAZIONE È ORGANIZZAZIONE Organizzazione del pensiero per rendere il messaggio chiaro e completo al fine della comunicazione. Più si entra in una dimensione istituzionale più è importante dare delle informazioni organizzate. Ad esempio, l’organizzazione del flusso delle informazioni dati dai media in merito al Coronavirus. Anche dare delle risposte confuse è una forma di organizzazione. Un aspetto dell’organizzazione è la punteggiatura o comunque il modo di stabilire le forme sospese sono indizi che danno senso al contesto su cosa può succedere, può sembrare un effetto naturale ma è un aspetto organizzativo. 4) LA COMUNICAZIONE È DIGITALE E ANALOGICA 1 L’uomo è l’unico essere vivente che comunica sia in modo digitale sia analogico. Comunica con la sua presenza, col suo modo di porsi, il modo analogico. La comunicazione dell’uomo è digitale grazie al linguaggio. 5) LA COMUNICAZIONE È UN SISTEMA GERARCHICO E SIMMETRICO Nelle nostre forme di comunicazione si stabilisce il potere di comunicazione all’interno dello spazio. Marito e moglie che lavorano nella stessa azienda ma con lavori con poteri diversi, avranno una situazione simmetrica a casa e asimmetrica nel luogo di lavoro. L’elemento gerarchico è quello che definisce la situazione. COMUNICAZIONE Perché un processo di comunicazione avvenga e necessario che una fonte trasmetta un messaggio o informazione ad un ricevente. L’assenza di uno di questi 3 aspetti impedisce la comunicazione. Può essere unidirezionale o bidirezionale, in base a sé il ricevente invia o meno una risposta. Tutto ciò avviene all’interno di una dimensione più ampia, quella del contesto. La comunicazione è la relazione tra fonte e destinatario, che implica il passaggio di informazione. La trasmissione è l’informazione è unidirezionale come nella comunicazione tra macchine. Lo scambio è invece l’informazione circolare come la comunicazione umana. Il processo di comunicazione, per la fisica, è un processo di trasporto di energia che implica un passaggio di uno stimolo tra un punto sorgente (fonte) e un punto ricevente (destinatario). La comunicazione è un processo intenzionale di scambio e condivisione di informazione per mezzo di segni convenzionali che avviene all’interno di un sistema (contesto) che riconosce e ne interpreta significato. Fuori dal sistema quelle regole di comunicazione non valgono e il messaggio può essere non compreso o male interpretato. Per Bateson la comunicazione è un elemento complesso che si fonda sua relazione semplice. ETIMOLOGIA Il vocabolario Treccani definisce due termini informazione e comunicazione. Spesso li usiamo come sinonimi e li usiamo in maniera intercambiabile. Ma hanno definizioni molto diverse soprattutto dal punto di vista analitico. La comunicazione contiene l’informazione. 1) trasmissione, partecipazione, diffusione di qualcosa agli altri: comunicazione del messaggio del presidente; estensione del testo che viene comunicato: comunicazione scritta; mezzi di comunicazioni (di massa), stampa, radio e televisione 2) relazione presentata a un convegno: comunicazione ufficiale 3) collegamento attuato attraverso mezzi tecnologici di trasporto o di diffusione: vie di comunicazione; 2 font e informazio ne ricevent e comunicazi one 4) linguaggio: scambio di informazioni mediante uno o più linguaggi (verbale, gestuale, musicale ecc.) tra un emittente e un destinatario 5) comunicazione giudiziaria: atto con cui si informa il potenziale imputato dell’apertura di un procedimento penale a suo carico, poi sostituito dall’avviso di garanzia 6) comunicazione eucaristica: nel pensiero religioso e la messa in comunione di forme di credenza, riti, ecc. che danno senso ad un’appartenenza etnica ad una comunità. COSA ASSOCI ALLA COMUNICAZIONE? INFERENZA condizionamento di una condizione statistico-matematica che crea un risultato. Capacità matematica di interferire con problem solving CONDIVISIONE scambio e mettere in comunione un significato PARTECIPAZIONE nello scambio c’è un elemento di volontarismo di partecipazione e volontà, decidiamo di partecipare alla dimensione comunicativa CONTATTO due punti non sono più isolati: emittente e ricevente hanno un punto di contatto e qui si definisce lo spazio della comunicazione si definisce così la forma delle relazioni sociali INTERPRETAZIONE ciò che circola all’interno della comunicazione è sottoposto ad un processo di interpretazione PASSAGGIO DI INFORMAZIONE RELAZIONE SOCIALE quello che permette di costruire la società TRASFERIMENTO DI RISORSE DI INFLUENZA INFORMAZIONE Senza informazione non ci sarebbe comunicazione, ma questa non basta. È un contenuto, uno stimolo un segnale che passa da emittente e un ricevente che, se avviene correttamente, produce un cambiamento nell’ambiente in cui avviene. Il processo di informazione da intendersi sia come un processo di trasferimento sia di trasformazione (tra macchine come tra uomini). L’impulso che parte da una fonte costituisce un segnale di informazione. Affinché si possa parlare di processo di informazione però il segnale deve essere compreso dal ricevente e utile in quel contesto. Per quanto ognuno possa interpretare in maniera soggettiva in un dato contesto, ci sono spesso delle tendenze interpretative che vengono direzionate. Non tutti i segnali sono compressibili e non tutti hanno un senso immediato. L’informazione è la percezione di una differenza; e viene definita utile se modifica la condizione iniziale di una situazione. È da considerarsi informazione la trasmissione di questi segnali comprensibili ed utili, che producono in linguaggio scientifico, varianza nel linguaggio matematico o conoscenza nel linguaggio naturale. 3 Un sistema di trasferimento di informazione di dice efficiente se riesce a rendere economico un processo di trasmissione, se non disperde energia e se ottimizza un risultato atteso. L’informazione rappresenta l’elemento di conoscenza che permette di ridurre l’incertezza. Tra informazione ed incertezza c’è un rapporto inversamente proporzionale, più informazioni ho più riuscirò a ridurre la mia incertezza. ETIMOLOGIA 1) trasmissione, scambio informazioni di notizie, di contenuti 2) elemento conoscitivo comunicativo acquisito: informazioni precise, false, tendenziose; servizi di informazione di sicurezza, apparati di stato che svolgono compiti di controspionaggio e sorveglianza interna 3) diritto libertà d’informazione, diritto a informare nonché a essere informati attraverso la pluralità delle fonti di conoscenza; informazioni di garanzia (avviso di garanzia), avviso che il pubblico ministero è tenuto ad inviare a chi è oggetto di indagini per informalo dei fatti intorno ai quali indaga 4) teoria dell’informazione, studio matematico della trasmissione e della ricezione di messaggi intesi come serie di eventi soggetti a leggi probabilistiche 5) biologia informazione genetica, il complesso dei messaggi ereditari presenti nei geni dei cromosomi di una cellula 6) filosofia: atto che dà ad un essere la sua propria forma; in base al contenuto e alla sua interpretazione noi diamo forma a quelli che sono i concetti umani (es. politica, moda, ecc.); COSA ASSOCI CON INFORMAZIONE? SCAMBIO LAVORO VARIANZA la varianza è ciò che produce un movimento del sistema UTILITA’/EFFICIANZA successo o meno DOTATO DI SENSO se funziona capisco MESSA IN FORMA PERCEZIONE DI UNA DIFFERENZA se il processo avviene tra prima e dopo succede qualcosa; il dopo è nuovo e il prima è un punto iniziale che non si replica NORMA O LEGGE CAMBIAMENTO/TRASFORMAZIONE TRASPORTO/TRAFERIMENTO RIDUZIONE INCERTEZZA ogni elemento che si aggiunge rende più comprensibile e chiaro il sistema ENTROPIA È un concetto matematico opposto a quello di informazione. È la misura in termini di probabilità, l’incertezza presente in un sistema. 4 La differenza tra il grado di incertezza iniziale e grado di incertezza finale all’interno di un sistema dopo che c’è stato un passaggio di informazione. LA TEORIA DEL CHAOS Studio, attraverso modelli della fisica matematica, di sistemi entropici, apparentemente dominati dalle leggi della casualità, ma invece regolati da arbitrarietà e da forme di razionalità rispetto allo scopo. “Il nostro mondo organizzato è un arcipelago di sistemi nell’oceano del disordine.” (E. Morin) Il paradosso che sta nella nostra società, la società dell’informazione, è che nell’era dell’abbondanza comunicativa si potrebbe pensare che sia tutto chiaro, ma in realtà l’eccesso di informazione crea entropia. L’informazione non è ciò che riduce l’entropia, ma sono i dispositivi di gestione delle informazioni che la riducono. SISTEMA Totalità organica; Codici comunicativi prestabiliscono l’ordine interno ai sistemi; Complessità; Spazio definito; Entità definita dentro cui funzionano nessi che ne permettono la sopravvivenza Sistemi sociali si differenziano da quelli biologici perché costituiti ed organizzati sulla base del senso; Insieme organizzato di relazioni tra parti tra loro interrelate; Relazione di autonomia e di interdipendenza con l’ambiente al tempo stesso; Apertura e chiusura sistemica, più è chiuso più autoctono, più aperto più si mantiene in relazione all’esterno; Autoreferenzialità/autopoiesi strutture di mantenimento; Ruolo dell’osservatore che rende evidente l’esistenza di un sistema. MODELLO DEL PACCO POSTALE Shannon e Weaver, due ingeneri ritenuti fondatori della cibernetica si sono occupati del problema dell’efficacia dei flussi di informazioni occupandosi di ridurre il rumore, ovvero l’inevitabile presenza di disturbi, all’interno del canale di trasmissione. Si occuparono dello studio della sintesi in gradi di raccogliere il flusso e il passaggio di informazioni all’interno del sistema. Il loro obbiettivo è migliorare il sistema di trasmissione. Se questa non è efficace, dal punto di vista ingegneristico, il problema è il rumore; l’unico modo per risolvere il problema è la sua riduzione. Propongono una visione lineare del processo di comunicazione. Per loro la distorsione è una distorsione di codice. Non tengono per questo conto della dimensione semantica e dell’ambiente. 5 Nel loro schema di trasmissione del messaggio aggiungo il canale attraverso cui il messaggio passa, che è considerabile l’elemento del disturbo (noise source). Il rumore per loro non è un dato tecnologico, poiché on è una situazione di trasmissione solo di impulsi, ma è anche una questione di codice. La cibernetica per migliorare il passaggio di info deve migliorare i codici, per agevolare la codificazione e decodificazione del messaggio. Loro affermano il loro obbiettivo del fatto che a loro non interessa il contenuto dell’info ma il modo di sintetizzarla. Esso è detto schema del pacco postale, sottolineando l’analogia col sistema di consegne, l’informazione passa e viene consegnata. I loro obbiettivi sono l’ottimizzazione del codice e riduzione del rumore, ma non la sua natura. Il rumore per la termodinamica si intende un disturbo che i segnali possono subire all’interno del canale; nelle scienze umane si parla invece di incomprensione del significato, non è questione di efficienza e miglioramento, ma è una visione più ampia poiché non è un errore da correggere ma parte da un processo di tentativo di comprensione, con la ricerca di strategie di messa in condivisione e comunicazione. CRIPTOGRAFIA Silvio Micali e Goldwasser, esperti di criptografia, nel 2012 vincono il Nobel dell’informatica, il Turing Award; perché hanno individuato uno schema di criptazione dei dati da cui hanno tratto un protocollo di sicurezza informatica attualmente in uso per le transazioni finanziarie tramite internet. CODICI I codici sono invece degli schemi di trasferimento delle informazioni che implicano l’esistenza di due serie di elementi, tra i quali si stabiliscono delle regole di corrispondenza (tra oggetto e significato). Il processo di codificazione è sempre arbitrario e convenzionale, quindi anche provvisorio. Sono quindi una qualsiasi forma con cui si rappresenta un fenomeno (segnale) che permetta di capirlo all’istante in cui avviene per i valori che assume. Possono essere dei segni dei simboli che si possono definire per contrapposizione (vero/falso) o per similitudine e che stanno insieme sulla base di regole sintattiche la cui corrispondenza definisce il significato. È ottimale quando è: Economico, se il costo (non solo monetario, ma anche la fatica) del passaggio dell’informazione è sostenibile per il sistema; Efficiente, se non disperde informazione; Utile, se produce vantaggi al sistema; Comprensibile, se viene interpretato correttamente dal ricevente; Appropriato, se utilizza il canale corretto. La funzione dei codici è di: Proteggere l’informazione dai rumori; Rendere efficiente l’interpretazione (economia dell’informazione); Definire l’ambito di comprensione del messaggio (rivolto ad un numero massimo di riceventi oppure ristretto il più possibile come la crittografia). 6 Il rapporto tra emittente e ricevente struttura la natura stessa del codice! ETIMOLOGIA 1) qualsiasi forma con cui si rappresenta un fenomeno (segnale) che permette di capirlo all’istante in cui avviene per i valori che assume 2) un repertorio di oggetti percepiti (segni, simboli, serie numeriche) che si definiscono per contrapposizione CODICE MORSE Il codice morse inventato all’inizio dell’800 è uno dei primi esempi di trasmissione di comunicazione efficientante multidirezionale che pone le basi per il sistema di codificazione binaria (0,1) su cui è fondata la tecnologia di comunicazione digitale. Attraverso ad un circuito con chiusure e aperture collegate ad una punta inchiostrata si comprendevano le linee e i punti tracciati. Essi corrispondevano a determinate lettere dell’alfabeto. È il primo esempio di codice efficiente, grazie anche all’individuazione delle lettere più frequentemente usate, attribuendo loro una codificazione semplificata. Ha capito quali fossero le lettere più usate andando a vedere in una tipografia quali fossero le lettere più consumate. CODICE BINARIO (BIT binary digit code) Un modo per digitare le informazioni utilizzato dalle macchine. Lo 0 e l’1 sono utilizzati per codificare lettere e numeri. L’informazione non è più composta e organizzata come la vediamo. La pellicola riproduceva la realtà in maniera e analogica, quindi diretta e fedele. Nel momento in cui l’informazione viene processata attraverso questa sequenza binaria, il rapporto di vera somiglianza anche se a noi può sembrare corrispondente, non lo è, poiché in mezzo c’è un processo di trasformazione che la modifica per renderla più trasportabile. Ad esempio, una stessa foto fatta con una macchinetta è differente dalla stessa foto fatta sul cellulare poiché modificabile con filtri e Photoshop. Questo non lo rende falso ma modificabile, al punto da farci dimenticare da cosa siamo partiti. Cifra del sistema di numerazione binario. Nella teoria dell’informazione e in informatica, è l’unità di misura: misura del contenuto di informazione di un messaggio. È molto più efficiente del morse e sul quale è basata la codificazione via macchina. È la quantità che serve a discernere tra due possibili eventi che hanno la stessa probabilità di manifestarsi. Rappresenta: La quantità minima di scomposizione dell’informazione che attribuisce SISTEMA DI COMUNICAZIONE ANALOGICO Sistema di trasmissione delle informazioni attraverso impulsi elettrici che trasmettono informazioni in maniera continua. Un esempio è la comunicazione faccia a faccia, continuo. SISTEMA DI COMUNICAZIONE DIGITALE 7 Sistema di trasmissione delle informazioni attraverso sequenze numeriche discontinue. Il messaggio arriva allo stesso risultato dell’analogico ma passa con attraverso un processo di scomposizione, discontinuo. I vantaggi sono: Diminuire il rumore all’interno del canale; Comprimere la quantità d’informazione trasmessa; Aumentare la velocità di trasmissione; Avviene attraverso macchine (pc); Consentire la comunicazione tra differenti sistemi di comunicazione (Jenkins); Aumentare la possibilità di archiviare delle informazioni Gli svantaggi sono: Perdita della coerenza globale dell’informazione trasmessa; Decostruzione cambia il criterio di linearità del modo con cui si costruiscono i significati sociali; Iperrealismo, la digitalizzazione apre la questione della riproducibilità delle forme di espressione. Il rapporto tra realtà e sua rappresentazione cambia profondamente. Ci può essere un’incomprensione se c’è un problema: Negli apparati e nel canale (rumore, disattenzione); Rispetto al codice primario (lingua); Rispetto al codice secondario (equivoco, divergenze interpretative). Nella comunicazione tra macchine l’incomprensione può dipendere da un guasto del sistema o dall’eccesso di rumore. Nella comunicazione umana la cattiva ricezione dipende da ragioni più complesse. A fattori di disturbo, si possono aggiungere anche una divergenza dei codici comunicativi primari (linguistici), ma anche di codici secondari (culturali). IPERREALISMO Non abbiamo più solo a che fare con una realtà fisica diretta, ma anche con una realtà aumentata e codificata, dove vengono aggiunti elementi che ne modificano la percezione (es. Pokemon Go), dove siamo consapevoli di cos’è aggiunto e cosa no. CODICE PRIMARIO Insieme di regole sintattiche e semantiche proprie di un sistema di comunicazione (lingua). CODICE SECONDARIO Insieme di pratiche interpretative proprie di un determinato contesto relazionale (linguaggio, gergo). ESISTE UN LINGUAGGIO PERFETTO? Ni. Ci sono campi che utilizzano linguaggi tendenti alla perfezione come la matematica, la chimica, la fisica, ecc. 8 Un linguaggio perfetto presuppone una corrispondenza (abbastanza) univoca tra parole e cose. Il linguaggio umano non può mai essere perfettamente referenziale nel senso che ad una parola non è sempre possibile assegnare un solo significato. Le idee sono spesso troppo complesse per venire schematizzate perché nel processo di attribuzione di senso rientrano percezioni e immagini mentali differenti che gli individui si fanno delle cose. Rudolph Carnap è il principale esponente del positivismo logico, scuola che considerava il linguaggio della fisica il modello che anche il linguaggio comune avrebbe dovuto seguire. Ad ogni parola dovrebbe corrispondere un fatto, salvo espressioni e segni operazionali come congiunzioni e altri indicatori. Il positivismo logico (circolo di Vienna) è una corrente filosofica che tenta di fondare una teoria generale del linguaggio che consentisse anche alle scienze sociali di arrivare ad una forma espressiva unificata ed univoca (Wittgenstein). Ogni tentativo di azzerare lo scarto interpretativo non riduce il rischio di incomprensione, ma produce un impoverimento culturale e rischi di autoritarismo anche se per evitare il caos interpretativo è comunque necessario ridurre la complessità. SEMIOTICA È la scienza che studia i segni. Nasce all’inizio del ‘900 e si sviluppa negli anni ’60 grazie alla tv di massa. Quello di eco fu uno dei contributi più importanti, aprì in Italia il dibatto sulla riabilitazione del fumetto, per tempo considerati sottoprodotti culturali. “Qualcosa che agli occhi di qualcuno sta per qualcos’altro d’altro sotto qualche, rispetto a o per qualche sua capacità” (Peirce, il primo che punta il dito sul rapporto tra segni e significati) È un codice che agli occhi di qualcuno, soggetto interpretante, sta a qualcos’altro, per qualche sua capacità. “Ogni qual volta qualcosa sta al posto di qualcos’altro e si stabilisce un rapporto tra un segno, il proprio oggetto e il proprio interpretante” (Eco) “La scienza che ha per oggetto lo studio comparato dei segni, della struttura e del funzionamento di tutti i processi in cui i sono coinvolti” (Gian Paolo Caprettini) La semiotica moderna di Morris elabora una teoria dei segni che attribuisce ai segni tre importanti funzioni: Sintattica: relazioni e regole tra segni (+, -, =, ≠, >, <, e, o) Semantica: finzione referenziale riferimento di segni ed oggetti; Pragmatica: rapporto tra segni e azione. Nel rapporto tra segno e oggetto si possono distinguere in due importanti funzioni referenziali: Funzione denotativa: rapporto diretto con l’oggetto referente; Funzione connotativa: rapporto indiretto con l’oggetto referente che rimanda a idee e immagini mentali che si hanno di quell’oggetto. Il triangolo semantico aiuta a capire come nella comunicazione umana tra emittente e ricevente interviene un processo di negoziazione dei significati attribuiti agli oggetti. Il rapporto tra due elementi non è mai dato in modo naturale è invece un fatto 9 convenzionale spesso dato culturalmente o deciso situazionalmente, in maniera quindi convenzionale e negoziata. CATENA SEMANTICA Processo di attribuzione di un significato si attiva una catena semantica. Alla semiosi illimitata Eco contrappone l’interpretante energetico che ci porta a trovare una soluzione pragmatica, una negoziazione, una via di mezzo, necessaria per non finire in un loop infinito di interpretazioni. significante 1 > significato 1 > significante 2 > significato 2 > significante 3 > … Studiare la funzione dei segni serve a capire la convenzionalità dei codici di comunicazione ed il perenne rischio di fraintendimenti e di errori di comprensione. Nel rapporto comunicativo tra emittente e ricevente vi è sempre differenza di codici. L’attribuzione di un senso al messaggio non può essere determinata solo dai codici dell’emittente, ma è il risultato di un’interazione fra emittente e ricevente. DECODIFICA ABERRANTE (derailment of understanding) Fenomeno per cui il ricevente attribuisce al messaggio un significato diverso del tutto diverso o anche opposto a quello che l’emittente intendeva assegnargli. Negli anni ’40, negli USA, venne lanciata una campagna antirazzista, attraverso i cartoons. Protagonista Mr. Biggott, un anziano sciovinista antisemita continuamente satireggiato. L’effetto inatteso fu che ai giovani piacque molto perché prendeva in giro la generazione dei padri, mentre veniva quasi del tutto ignorato il contenuto antirazzista. Il processo di decodifica della comunicazione umana mostra che il destinatario non si limita a tradurre il messaggio in base al codice che ha in comune con il comunicatore, ma attribuisce un senso attivando soprattutto sottocodici. L’efficacia di un processo di comunicazione non risiede nell’omologazione dei codici, piuttosto nel processo strategico di indirizzare la produzione di senso, ovvero attivare associazioni tra codici e sottocodici. Il problema strategico della comunicazione, non consiste nel migliorare la ricezione del messaggio, ma all’intervenire nella produzione di un senso. Ciò significa saper intervenire nel rapporto tra codici e sottocodici da parte del destinatario e dipende dalla capacità degli attori sociali di avere a che fare con strutture di codici complesse. La comprensione di un messaggio tra individui è un processo ermeneutico, di interpretazione e di attribuzione di senso. Il problema strategico della comunicazione non è quello di omologare i codici, ma negoziare i significati. SEGNO 10 La semiotica distingue ulteriormente i segni in base al loro rapporto di indicalità in: Segnali Indici Icone Simboli “Il segno è un indizio dotato di senso” – Pierce Il segnale rappresenta un’informazione finita che implica una corrispondenza quasi univoca e non ambigua fra significante e significato. I sistemi segnaletici sono utili in un processo di economia dell’informazione rivestono una funzione intenzionalmente denotativa e sono il risultato di un processo convenzionale istituzionalizzato (es: codice stradale). La segnaletica deve essere negoziata e condivisa. Ciò avviene in tre fasi: Apprendimento: devo imparare a riconoscere i segnali Verifica dell’apprendimento: garantisce che ho le conoscenze necessarie; Premio/punizione rispetto al risultato dell’apprendimento. Gli indici rappresentano una relazione di continuità (un indizio di lettura) e di capacità tra significato e significante strettamente convenzionale nella definizione. Le icone, per la semiologia, rappresentano una risposta strategica all’uso di segnaletiche, che ottimizzano forme di comunicazione semplificata. Le icone rappresentano una relazione di analogia e similitudine tra significato e significante che tende ad essere stabile nel tempo (es: icone delle app). I simboli implicano un rapporto interpretativo complesso e negoziale tra significante e significato. L’interpretazione di un simbolo rimanda ad idee e immagini mentali, per tale ragione la corrispondenza non è sempre univoca e si può prestare a letture divergenti. L’uso delle segnaletiche risponde ad un’esigenza di semplificazione e non di omologazione del linguaggio comune. Le segnaletiche: Mantengono una funzione intenzionalmente denotativa; Sono basate su sistemi di corrispondenza convenzionale (segnali, indici, icone). L’abuso di segnaletiche porta ad impoverire e rendere autoritario il linguaggio (la comunicazione burocratica) a generare caos interpretativo o a far perdere fiducia nel sistema segnaletico. I simbolismi non implicano una corrispondenza univoca tra significato e significante, ma sono strategie comunicative basate intenzionalmente su potenzialità evocative e suggestive delle parole o dei segni che vengono utilizzati. A differenza delle segnaletiche, i simbolismi hanno una funzione intenzionalmente connotativa come si può vedere nei campi, dall’arte alla vita religiosa, militare o politica. L’uso dei simbolismi è utile per il rafforzamento di identità collettive, ma l’abuso è quello accrescere le possibilità di manipolazione (usi politici dei simbolismi la propaganda). SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE 11 La scienza della comunicazione come “il tentativo di capire la produzione, il consumo e gli effetti dei sistemi di simboli e segnali sulla base di teorie verificabili contenenti legittime generalizzazioni che ne spieghino i fenomeni.” – Berger e Chaffee La scienza della comunicazione come “relazione tra sviluppo delle tecnologie di comunicazione e cambiamento sociale.” -McQuail 1. scopi, bisogni e usi della diffusione dei processi di comunicazione all’interno delle società; 2. tecnologie che rendano possibile la comunicazione diffusa a molti 3. tipi di organizzazione sociale condizioni di affermazione delle tecnologie di comunicazione all’interno di un contesto sociale più ampio; 4. forme organizzate di governance che definiscono e regolino questo sviluppo come “interesse pubblico”. Quando si parla di comunicazione come processo sociale si devono distinguere quattro forme: - Comunicazione interpersonale: individuo + no media; - Comunicazione di massa: individuo + media; - Comunicazione mediale: moltitudine + no media; - Comunicazione a rete: moltitudine + media; Le due dimensioni che si intrecciano e definiscono i modelli di comunicazione più diffusi possono essere così sintetizzate: la tecnologia e il destinatario. COMUNICAZIONE INTERPERSONALE Riguarda le relazioni comunicative fra singoli interlocutori che avvengono, che avvengono in maniera diretta e istantanea. COMUNICAZIONE DI MASSA È la trasmissione di un’informazione rivolta a grandi numeri di persone anche se non è sempre ben chiaro quale sia la soglia a partire dalla quale possiamo effettivamente parlare di “massa”. COMUNICAZIONE MEDIALE Forme di comunicazione rivolte a moltitudini riunite in uno stesso luogo sono sempre esistite. Si può però parlare di forme di comunicazioni di massa senza media (esempio: le cerimonie religiose o civili, gli spettacoli circensi, i giochi sportivi o le assemblee nell’agorà) La comunicazione mediale è una forma di comunicazione rivolta a molti, ma anche a pochi, che utilizza un supporto di trasmissione. COMUNICAZIONE A RETE È una forma di comunicazione che si sviluppa grazie a internet che riunisce aspetti della comunicazione interpersonale di massa mediale. MOLTITUDINE 12 GRUPPO Insieme di persone di piccole dimensioni dove tutti si conoscono e sono consapevoli della propria appartenenza e interagiscono per qualche motivo. FOLLA Un insieme di persone riunite in uno stesso luogo che reagiscono in modo uniforme come un soggetto unico (comportamento collettivo). MASSA Un insieme di molte persone sparse in luoghi, senza contatto diretto che reagiscono unitariamente come se lo fossero (comportamento collettivo). PUBBLICO Tende ad essere relativamente grande e si forma intorno ad un problema, ad una causa e diremo intorno ad un consumo (- Blumer). STORIA Il fenomeno delle folle si impone nel dibattito storico e intellettuale alla fine del ‘700 con i disordini tumultuosi che hanno posto fine ai regimi monarchici totalitari. Il fenomeno delle masse si impone verso la fine dell’Ottocento a seguito alla concentrazione di popolazioni nelle città. Nasce in quegli anni la questione sociale che genera proteste collettive organizzate: i primi scioperi di massa. È il periodo che è stato definito come età delle folle. COMUNICAZIONI PRE-MODERNE Sono tutte le forma di comunicazione a moltitudini che mirano a sviluppare dei comportamenti collettivi senza usare tecnologie di trasmissione. COMUNICAZIONI MODERNE Sono le forme di comunicazione che utilizzano un supporto (media), anche se persistono forme premoderne. HIPPOLYTE TAINE (1828-1893) Riconosce alle folle il ruolo di protagoniste nell’azione politica dopo la Rivoluzione Francese. Egli definiva le folle come un ciclone, una forza incontrollabile, con effetti distruttivi. CESARE LOMBROSO (1835-1909) Da alla folle una definizione negativa che utilizza per spiegare il fenomeno della criminalità collettiva. SCIPIO SIGHELE (1868- 1913) Seguace di Lombroso e autore de La folla criminale (1892), ha sostenuto che le manifestazioni di sviluppano una intensa emotività, a causa del contatto fisico dei corpi. Nella folla, i singoli regrediscono, diventando simili a selvaggi, perché avviene una sorta di contagio mentale. GABRIEL TARDE 13 Distingue tra folla e pubblico. Nella folle il legame che si instaura è fisico e rudimentale, il pubblico invece è legato da una comunanza spirituale, favorita dallo scritto (inno, pamphlet e stampa). La folla mostra un’inferiorità morale rispetto ai suoi membri. Per questo nella folla deve prevalere la responsabilità individuale, spesso offuscata dai cattivi meneures. La storia è raccontata attraverso individui, si pensi agli inventori e ai condottieri, ma è fatta dalle folle. GUSTAVE LE BON (1841-1931) Nel 1895 scrive La psicologia delle folle con intenti più divulgativi che non scientifici, riprendendo la tesi di Sighele e Tarde, ma aggiungendo una considerazione importante: le folle, essendo ingenue e passionali, non sono necessariamente distruttive ma possono anche diventare eroiche quando interviene un capo, o un meneur, a guidarle o dominarle. PASQUALE ROSSI Rifiuta di attribuire alla folla un carattere deviante. D’ispirazione socialista, al contrario, riconosce nelle folle operaie che protestano per i propri diritti un riscatto di sociale. Il capo suggestiona ed è al tempo stesso suggestionato dalle folle che non rimangono passive. Nella folla, secondo Rossi viene riabilitata anche la posizione femminile. SIGMUND FREUD Riconosce nel comportamento della folla l’affermazione di impulsi basilari (come il bisogno di cibo e la pulsione sessuale) e di frustrazioni. L’identificazione nella folla assume la forma del legame emotivo. Così come succede per l’innamoramento, l’individuo nella folla sacrifica sé stesso per seguire un capo o un’ispirazione, come se fosse in preda ad una specie di ipnosi. MASSA E MEDIA NEGLI USA Qui ha assunto un’accezione differente, in una società con caratteristiche socioculturali diverse: - Ancora relativamente giovane e molto individualizzata; - La vita politica dominata dall’elettoralismo; - La vita economica e sociale basata sulla competizione e la corsa al successo. I leader politici adottavano tecniche di comunicazione utilizzando i linguaggi del merchandising (pubblicità) che si stava diffondendo grazie allo sviluppo della radio ed aveva un ruolo centrale nel rendere dinamico il mercato e allargare i consumi, sviluppando l’economia. Fino alla fine degli anni ‘60, anche negli Usa ci si focalizzava principalmente sugli effetti dei media collegati al comportamento, mentre si considerava il canale di trasmissione neutro. Solo negli anni ’70, grazie alle suggestioni di McLuhan si arrivò a capire che il mezzo struttura il messaggio e di conseguenza l’ambiente sociale. 14 ROBER PARK Lui, insieme ad altri esponenti della scuola sociologica di Chicago, introduce la distinzione tra massa e pubblico. Sostiene che nella massa le identità individuali sono tendenzialmente cancellate perché predomina un comportamento collettivo di tipo omogeneo. Le persone che fanno parte di un pubblico mantengono caratteristiche individuali, perché gli individui hanno opinioni diverse che cercano di imporre attraverso forme razionali ed irrazionali. Secondo questa concezione gli individui di un pubblico sono attivi, mentre quelli di una massa restano passivi. Questa distinzione rimasta costante nella ricerca americana è alla base della teoria attuale delle audiences e degli studi sul rapporto tra media e produzione culturale. HAROLD LASWELL La tradizione di ricerca statunitense sui processi di comunicazione gli è fortemente debitrice per il suo schema (5W) che tutt’oggi struttura il campo della ricerca sui media: - Chi dice: ricerche sulle emittenti; - Cosa dice: analisi del contenuto; - A chi lo dice: ricerche sul pubblico; - Con che effetto: ricerche sugli effetti; - Attraverso quali canali: ricerca sul mezzo. È considerato il fondatore della mass communication research, però: - Non si pone il problema del potere dei media e dei processi di mutamento e disuguaglianza sociale; - Si concentra soprattutto sul problema dei comportamenti collettivi trascurando quello della produzione di significati; - Non vuole costruire una teoria critica, ma dare una sistematizzazione empirica del campo della comunicazione. I suoi studi rappresentano il main stream nel campo della ricerca sui media. Egli si occupò inizialmente di studiare la radio e i suoi effetti, ma la rapida diffusione della televisione fece cambiare in fretta l’oggetto di studio. MEDIA Sono gli strumenti ed i mezzi che diffondono informazioni e sono in grado di produrre effetti sociali e culturali. Utilizzando un’accezione più ampia li si può definire come apparati che incorporano tecnologie di comunicazione (a distanza). È un elemento tecnologico (invenzione utile) che produce un effetto (aggregato) e una trasformazione dell’ambiente sociale. Per definire l’affermazione di un media occorre: 1. Una tecnologia di comunicazione a distanza; 2. Applicazioni tecnologiche riproducibili; 3. Produzione su scala industriale; 4. Formazione di un apparato editoriale (contenuti trasmessi); 15 5. Presenza di un apparato di distribuzione; 6. Cambiamento sociale. La figura dell’inventore è centrale nello sviluppo del progresso, ma spesso non basta a produrre cambiamenti sociali significativi, ma le è altrettanto quella dell’imprenditore. Affinché si possa parlare di scoperta scientifica innovativa occorre una combinazione di più elementi sia culturali sia tecnologici. Spesso l’inventore non ha le possibilità o la consapevolezza di rendere la propria creazione globale, entrano quindi in gioco gli imprenditori che investono su di loro. STORIA L’evoluzione dei media deve essere messa in rapporto alla rivoluzione industriale e può essere distinta in 3 fasi: 1. La fase delle tecnologie e delle macchine a vapore (comunicazione di massa premoderna); 2. La fase delle grandi centrali elettriche (comunicazione di massa moderna in senso proprio); 3. La fase dell’elettronica. La prima significativa invenzione che ha segnato lo sviluppo delle comunicazioni mediali è stata quella dei caratteri mobili di stampa ad opera di Gutenberg. Ha segnato la nascita del pubblico letterato, ma la sua diffusione era pur sempre limitata a élite. L’invenzione della fotografia, che risale agli inizi dell’Ottocento in Europa, è il primo caso di mass media in senso moderno perché: 1. ha utilizzato una tecnologia di riproduzione delle immagini su larga scala; 2. ha contribuito a far nascere una cultura di massa; 3. ha modificato il modo di guardare alle cose (l’occhio e la memoria); 4. ha cambiato i meccanismi di definizione delle identità individuali e collettive (immaginario collettivo e memoria storica). La diffusione del servizio postale è stata la prima forma di comunicazione premoderna di struttura di comunicazione a rete di comunicazione. Si sviluppa pienamente solo verso la fine dell’800 ritardata dall’elevato tasso di analfabetismo. Fino alla guerra in Libia (1911) circolavano ancora cartoline prestampate con frasi di circostanza da firmare e mandare a casa. Durante la Grande Guerra vi è stato uno sviluppo senza precedenti della corrispondenza tra le classi popolari. In tutto il conflitto sarebbero stati spediti oltre due miliardi di lettere e cartoline. La circolazione delle immagini delle cartoline postali ha contribuito a modificare l’immaginario collettivo e a sviluppare un approccio culturale di mass. Il primo vero mezzo di comunicazione a distanza è stato però il telegrafo. Sfruttando il codice Morse e la rete elettrica, nel 1844. In tempo reale dei messaggi codificati potevano essere trasferiti da un luogo ad un altro. “What hath God wrought!” L’invenzione del telegrafo è il primo grande salto nella storia della comunicazione di massa perché: 16 - rappresenta la prima tecnologia di comunicazione a distanza; - sfrutta una rete comunicativa globale; - la tecnologia viene gestita da apparati di grandi dimensioni, i servizi di posta e telegrafo; - riduce le distanze ed i tempi di comunicazione; - la trasmissione rapida delle notizie e fa nascere il giornalismo moderno La prima linea telegrafica americana fu tra Baltimora e Washington, inaugurata dall’ingegnere Morse nel 1844. Il primo cavo sottomarino venne posato nel 1850 sul fondo della Manica, tra la Francia e l’Inghilterra. Sempre in quegli anni anche i primi tentativi senza successo di posare un cavo transoceanico sul fondo dell’Atlantico. Il continente americano fu infine collegato all’Europa nel 1865 ad opera dell’Associated Press, un’agenzia di stampa. La diffusione dei sistemi di trasmissione di massa ha portato alla nascita delle prime agenzie giornalistiche. Nel 1848 nasce negli Usa la Associated Press a cui va riconosciuto il merito di aver posato il primo cavo sottomarino transoceanico (1865). Il telegrafo è l’antenato del telefono. Il funzionamento delle macchine per la comunicazione a distanza ha dovuto risolvere il problema della forza motrice. La prima centrale elettrica è stata inaugurata da T. Edison, nel 1882, a New York. Edison è anche l’inventore del fonografo dalla cui tecnologia nacque il telefono (invenzione contesa tra Meucci e Bell). Nel 1875 le macchine di stampa e piegatura rapida arrivarono a stampare in un minuto 400 fogli da 4 facciate. Nel 1880 si introducono procedimenti di riproduzione a stampa di fotografie in bianco e nero. Nel 1884 la linotype accelera il processo di composizione. Nel 1895 fu inventato il cinematografo. Da principio considerato una curiosità, già prima della guerra mondiale aveva conquistato in Europa e in America un pubblico di massa. Esso rispondeva alla diffusa domanda sociale di divertimento e di spettacolo con un costo abbastanza accessibile a tutti. La più importante caratteristica del cinema è che esso sviluppa l’immaginario popolare e per questo è stato definito come “la macchina dei sogni”. Lo spettatore subisce la suggestione delle immagini proiettate che gli forniscono nuovi modelli di comportamento. Lo sviluppo del cinema porta alla nascita dell’industria culturale (trasformazione della cultura in prodotto commerciale). Ciò si realizza dapprima in America dove nel 1912 si contano circa 10.000 sale cinematografiche e le sette più grandi case cinematografiche americane (le cosiddette majors) si impongono sul mercato producendo dal 60% al 90% dei film proiettati (la nascita di Hollywood). Il filosofo tedesco Benjamin fu forse il primo a cogliere le implicazioni sociali sul pubblico di massa esercitate dal cinema. Chi però per primo parlò di industria culturale fu però Adorno colpito dal modo in cui la propaganda nazista anche attraverso i mezzi di comunicazione era riuscita in breve tempo ad arrivare al potere. RADIO 17 Nel 1894 Guglielmo Marconi conduce a Bologna i primi esperimenti di comunicazione a distanza in codice Morse attraverso le onde hertziane. Nel 1901 realizza il primo collegamento senza fili attraverso l’Atlantico. Nel 1908 avviene la prima trasmissione a distanza della voce umana parte dalla Tour Eiffel a Parigi. Sono poste le premesse per le trasmissioni via radio. Dapprima la radio ha un’importanza soprattutto civile e militare. È solo negli anni ’20 che nascono programmi di trasmissione al pubblico. L’idea della radio come tecnologia domestica viene storicamente riconosciuta a David Sarnoff, celebre per essere stato il telegrafista che per raccolse l’sos del Titanic. La diffusione della radio pone il problema della regolamentazione degli apparati di divulgazione dell’informazione. Negli Usa il 3 novembre 1920 quando la stazione KDKA della Westinghouse (una fabbrica di radio), la prima emittente radiofonica, iniziò a trasmettere regolarmente. Nel corso degli anni ’30 il pubblico della radio crebbe grandemente. Nel 1938 c’erano circa, negli Usa, circa 26 milioni di apparecchi, in Germania 8 milioni e mezzo, in Francia quasi 4 milioni e in Italia appena un milione. Poiché può raggiungere i propri ascoltatori nelle loro case, essa introduce abitudini nuove nella vita domestica e nei riti famigliari. Inoltre, in quel particolare periodo, essa parla anche agli analfabeti e può far arrivare i suoi suoni e le sue voci anche nelle zone più lontane e sperdute. Rispetto agli altri mezzi la radio: - segna il passaggio delle tecnologie elettriche alle tecnologie elettroniche; - permette per la prima volta la trasmissione a distanza di messaggi ricevuti contemporaneamente d grandi masse in contesti domestici; - offre al pubblico generi di comunicazione diversi (intrattenimento, informazione, pubblicità); - fa nascere un nuovo tipo di pubblico. La diffusione dell’ascolto della radio venne sfruttata a fini di propaganda politica. Negli Usa il presidente Roosevelt vinse le elezioni e mantenne il consenso negli anni difficili della Depressione grazie ai suoi “fire chats”. In Europa i regimi totalitari usarono la radio ai fini di propaganda ideologica per “inquadrare” le masse. TELEVISIONE La televisione nasce come prototipo alla fine dell’800 realizzato dal francese Bélin. Il principio su cui si fondava era una tecnologia in grado di scomporre le immagini in punti chiari e punti scuri e li trasmetteva a distanza attraverso impulsi elettrici. Come avvenne per la radio, anche la televisione dovette attendere del tempo per far comprendere a politici, studiosi e imprenditori il potere e le potenzialità dello strumento, all’inizio non pienamente sfruttate. Per la televisione questo principio richiede un’apparecchiatura elettronica e si è discusso a lungo su quale fosse il modo ottimale di scomporre le immagini. Inizialmente si è lavorato su sistemi dalle 60 alle 400 linee circa. Nel sistema Pal, le linee che compongono l’immagine sono 625 per ogni frame. Con la p si arriverà a migliaia di linee. Per framesi intende l’unità minima dell’immagine televisiva. Il frame corrisponde al fotogramma della pellicola cinematografica ed è legato allo standard del sistema televisivo utilizzato. Nel sistema 18 Pal il numero di frame al secondo è 25. Le prime trasmissioni televisive destinate al pubblico iniziano nel 1936 in Inghilterra. Tre anni dopo ci sono 20.000 televisori in funzione. In Germania sempre nel 136, i Giochi Olimpici vengono trasmessi via etere in 5 o 6 città tedesche da televisori installati in luoghi pubblici che radunano fino a 160.000 spettatori. Ma è solo nel 1947 che iniziano negli Usa regolari programmi televisivi di massa. In Italia ciò arriverà soltanto nel 1954. Il tempo di affermazione, generale, della televisione e di permeazione nella società batte decisamente quello impiegato dalla radio. A sua volta verrà surclassata rapidamente da Internet. In meno di un decennio, in molti paesi, la televisione si diffonde con una rapidità straordinaria. Negli USA l’affermazione del nuovo mezzo si poteva considerare compiuta già nel 1953, quando ben 328 stazioni televisive trasmettevano regolari programmi e il pubblico comprendeva ormai circa 27 milioni di famiglie (più di 100 milioni di ascoltatori). In Italia, nel 1954 gli abbonati al sistema radio televisivo erano circa 88.000, alla fine del 1963 diventano oltre 4 milioni. Nel 1975 il segnale televisivo copre praticamente quasi tutto il territorio nazionale. Il primo picco significativo di ascolti si registra, in occasione del rapimento Moro, circa 30 milioni di persone si sintonizzano sul Tg1. La regolamentazione della televisione arrivò tardi in Italia: - Legge Mammì del 1990 è la seconda legge organica di sistema che l’ordinamento italiano ha avuto in materia radiotelevisiva dopo la legge del 1975 - Legge Maccanico del 1997 – “Istituzione dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazione e norme sui sistemi di telecomunicazione e radiotelevisivo” - Legge Gasparri del 2004 Norme di principio in materia di aspetto del sistema radiotelevisivo e della RAI – Radiotelevisione italiana S.p.A., nonché delega al Governo per l’emanazione del testo unico della radiotelevisione. Gli anni dell’avvento della televisione coincidono con l’esplosione dei comportamenti di consumo a livello di massa (dagli elettrodomestici, all’automobile). È un periodo euforico ed i programmi televisivi con le loro forme di spettacolarizzazione, incarnano molto bene lo spirito dell’epoca aiutando a diffondere nuovi modelli di uso del tempo libero. Agli inizi la televisione venne percepita dal pubblico come un perfezionamento della radio, anche se si trattava di due mezzi tecnicamente e socialmente assai diversi. Come si è visto, la radio è stata subito sfruttata per la propaganda mentre per lungo tempo la televisione è stata principalmente un mezzo di intrattenimento e consumo. La tecnologia di trasmissione delle immagini subisce significative modifiche: - alla fine degli anni ’70 viene introdotto il colore; - negli anni ’80 i sistemi di archiviazione e riproduzione delle immagini (videoregistratori e CD) diventano di massa; - alla fine degli anni ’80 si sviluppa la televisione via cavo e la trasmissione via satellite. L’effetto di queste innovazioni è stato quello di porta ad una convergenza e ad un uso combinato di tipologie diverse di produzione audiovisiva, diminuendo fortemente i tempi di circolazione dei prodotti comunicativi e rendendo minimo l’intervallo che separa la produzione dal consumo. Anche gli apparati dei media subiscono trasformazioni importanti: - nella prima metà degli anni ’80 in Europa si rompono preesistenti assetti oligopolistici e monopolistici e si afferma il modello della televisione commerciale; 19 - alla fine degli anni ’80 negli USA nasce CNN, una televisione che trasmette solo informazioni a flusso continuo; - a partire dagli anni 2000 si susseguono diverse innovazioni tecnologiche relative alla tecnologia televisiva e all’integrazione dei mezzi (convergenza e ibridazione). MARSHALL MC LUHAN(1911-1980) Ha intuito la portata innovativa della televisione e la trasformazione che essa avrebbe indotto nel sistema dei media e nella società. Egli ha sostenuto che non si possono capire i media se non si tiene conto della stretta interdipendenza esistente tra macchine di comunicazione, fattori neutrali e forme sociali. Secondo McLuhan la visione della televisione avviene attraverso un procedimento di scannering, l’occhio deve operare una ricomposizione di punti e linee per restituire significato all’immagine trasmessa. Egli definisce questo processo come comunicazione a mosaico. Concepisce i processi mentali in termini evolutivi, ogni nuova invenzione contribuisce a modificare l’ambiente e di conseguenza anche il modo di pensare e di agire. Ogni volta che viene introdotto un nuovo media la società cambia profondamente. I nuovi media elettronici cambiano il mondo per McLuhan introducendo un modo nuovo di fare esperienza del mondo: la simultaneità. Gli individui vivono ormai in un ‘villaggio globale’ dove le informazioni circolano in maniera istantanea come succedeva nelle antiche comunità. Un ritorno alla tribù. Nella società antica la forma orale della comunicazione rendeva i rapporti sociali di tipo circolare. La scrittura ha contribuito a renderli verticali e gerarchici. Lo sviluppo delle forme interattive restituisce circolarità alle relazioni. “Il mezzo è il messaggio.” Resta ormai una delle sue più indelebili affermazioni. Egli intende che ogni medium impone modificazioni del nostro modo di parlare, di sentire o di vedere. Ad esempio, l’invenzione della scrittura ha prodotto un nuovo modo di pensare e nuovi rapporti sociali, così come l’invenzione delle riproduzioni fotografiche. Classifica come freddi i medium che hanno una bassa definizione (molti stimoli informativi che producono effetti di dispersione) che richiedono un’alta partecipazione dell’utente, in modo che egli possa ‘riempire’ e ‘completare’ la discontinuità e gli spazi vuoti. Ad esempio: la TV, il telefono e la conversazione. I medium caldi sono invece quelli caratterizzati da un’alta definizione che rende meno dispersiva e onerosa la partecipazione. Ad esempio: la radio, i giornali, la fotografia e il cinema. È stato un autore molto discusso ma non si può negare come abbia saputo intuire le trasformazioni che i sistemi comunicativi avrebbero portato nella società. È il principale ispiratore della Scuola di Toronto intorno a cui si è sviluppato il filone del profetismo mediatico di cui Derrik De Keckhove è uno dei principali esponenti. I SEGUACI DEL PROFESSORE MEDIATICO Coloro che arrivano dopo Mc Luhan. De Kerckhove considera i media elettronici come psicotecnologie che stanno cambiando il modo sensoriale con cui individui percepiscono l’ambiente: l’uomo sarà trans-interattivo, che non pensa all’individuo ma al collettivo. Agli inizi degli anni ’90 egli preannunciò l’avvento di un’intelligenza collettiva, basata su uno schema-mente, che supera i limiti sia dell’individualismo che 20 del collettivismo. In questa direzione va anche il francese Pierre Lévy che profetizza la nascita di un’intelligenza collettiva superindividuale generata dalle reti mediali interattive. In Italia, Bettetini e Casetti introducono negli anni ’80 il concetto di neo- televisione in cui: - il coinvolgimento del pubblico diventa un ingrediente essenziale (telefonate in diretta, ospiti in studio) per affermare un approccio intimista ‘tra me e te’; - la facile riconoscibilità degli elementi di cornice (sigle, conduttori, set) prende il sopravvento sugli elementi di contenuto; - la competenza comunicativa del pubblico che deve introdurre risorse simboliche cognitive sempre maggiori. Accenti ottimistici dominano nel pensiero dell’americano Nicholas Negroponte, direttore del -media Lab presso il Massachusetts Institute of Tecnology definito il guro dei media, negli anni ’90 profetizza l’avvento della società digitale. Steve Jobs è colui che ha sintetizzato nel campo della digital economy maggiormente la figura dell’inventore e dell’innovatore “stay hungry stay foolish” Joshua Meyrowitz ritiene che i nuovi media rendono possibile avere scambi e stringere relazioni personali senza necessità di essere fisicamente presenti ciò porterà alla perdita del senso del luogo. Questa tesi rivista alla luce dei processi attuali non si rivela così pertinente perché nascono nuove forme di territorializzazione delle esperienze di vita. Howard Rheingold è il teorico che tra i primi ha sviluppato il tema delle comunità virtuali (le neo-com), sul tipo sociologico del buon vicinato. Il modello da lui auspicato è rimasto però minoritario legato a forme di élites contro culturali. Manuel Castells ha offerto invece un’interessante definizione delle comunità in rete e della comunicazione a distanza, fondamentali soprattutto per espandere l’attività di connessione al fuori di cerchie ristrette. WEB La rapida diffusione della società dell’informazione è legata anche alla rapida diffusione della tecnologia che la supporta. Sono basati appena 4 anni per diffondere Internet a livello planetario. Dati 2018/19: - Più della mondiale della popolazione mondiale usa uno smartphone; - Quasi 2/3 della popolazione mondiale possiede un telefono cellulare; - Più della metà del traffico internet è generato da telefoni; - Più della metà delle connessioni mobile avviene oggi su banda larga; - Più di una persona su cinque della popolazione mondiale ha effettuato almeno un acquisto online negli ultimi 30 giorni. Lo sviluppo globale delle comunicazioni digitali è però fortemente squilibrato tra paesi ricchi e paesi poveri. Questo scarto viene definito divario digitale, rischia di aggravare le disuguaglianze geo-politiche, ma offe opportunità di sviluppo. La situazione è comunque in continua evoluzione e non segue una linea di sviluppo 21 lineare quanto piuttosto a macchia di leopardo, in cui alcune realtà dei paesi terzi costruiscono delle vere e proprie eccezioni (Rede Globo, Bollywood, Al Jazeera). MEDIA DIGITALI Sono definiti tali non per la tecnologia di trasmissione ma di codifica dell’informazione (passaggio definitivo dall’analogico al digitale). Informatica, estetica e usabilità. Steve Jobs mette tutti questi elementi insieme. Interpreta pienamente l’idea dei media digitali, rendendoli estensori dell’uomo. caratteristiche: - Multimedialità - Interattività - Ipertestualità - Distribuzione - Velocità - Mobilità INFORMATICA E COMPUTER I primi elaboratori di calcolo erano i mainframe, che una volta occupavano una stanza, sono ora sostituiti dal pc. La personalizzazione è divenuta un altro elemento molto importante oggi (ebook, Iphone, Ipad) attraverso funzioni come sfondi, suonerie, ecc. il passaggio di informazioni è sempre più veloce e intuitiva grazie agli smartphone e alla smart communucation (smart mobs). http://www.mobileconnectivityindex.com/#year=2018 il rapporto ITU (International Telecommunication Union) che dal 2009 calcola regolarmente un indice di sviluppo (IDI) sull’evoluzione dell’ICT in ogni nazione del mondo l’Italia è nel 2015 al 37° posto (nel 2009 era al 23) preceduta da tutte le grandi nazioni del nord Europa e del Nord America. Nel 2017 l’Italia è scesa al 47° posto. https://www.itu.int/en/Pages/default.aspx https://www.itu.int/en/ITU-D/Statistics/Documents/facts/FactsFigures2019.pdf DAL MEDIUM ALLA PIATTAFORMA Cercalo nelle videolezioni WEB 2.0 Cercalo CONVERGENZA CULTURALE A parlarcene è Jankis. I nuovi media danno nuova vita alla cultura popolare. Importante non è la produzione ma la ricezione della massa, del pubblico. Questo non è passivo ma attivo. I nuovi media sono convergenti poiché integrano elementi diversi tra loro. Sono quotidiani poiché, che ci piaccia o meno, sono presenti tutti i giorni e ci rendono multi tasking. 22 L’interazione ci rende una società iperconnessa e interconnessa. Il poeta della convergenza è stato Ithel de Sola Pool (tecnologie di libertà 1993). La convergenza non significa la definitiva stabilità o unità. Essa opera come una forza di unificazione costante, ma sempre in dinamica tensione con il cambiamento. - Vecchi nuovi media collidono - Grassroots e corporation convivono - Consumatori e produttori interagiscono Concetti chiave della convergenza: - Convergenza mediatica: un nuovo spazio di azione non solo tecnologico, ma anche culturale - Cultura partecipativa: superamento de facto del concetto di pubblico passivo; la tradizionale differenziazione tra comportamento al consumo e produzione è superata - Intelligenza collettiva: saperi e non saperi interagiscono e creano una nuova forma di conoscenza (Pierre Levy) Caratteristiche: - Flusso dei contenuti su più piattaforme - Cooperazione tra più settori dell’industria dei media - Migrazione del pubblico alla ricerca continua di nuove esperienze di intrattenimento - “La convergenza non avviene tra e attrezzature dei media, ma nei cervelli dei singoli consumatori nonché nelle loro reciproche interazioni sociali” - La convergenza è un processo non un punto di arrivo Nessun media muore davvero. Lisa Gitelman ha definito i media un sistema a due livelli: - Una tecnologia che permette la comunicazione - Insieme di pratiche sociali (protocolli) che sono cresciuti intorno a quella tecnologia Forme di interazione: - Comunità di conoscenza si formano intorno ad un interesse culturale (spoiler) - Il consumo convergente da vita ad un’economia affettiva (fandom) - Le narrazioni convergenti sono un esempio di transmedialità (Matrix) - Il rapporto con le fan culture che si sovrappone alla folk culture Consigli: - La convergenza è arrivata grazie ai nuovi media - La convergenza è più difficile di quanto sembra - La convergenza presuppone collaborazione CULTURA DIGITALE il web inteso come piattaforma: superamento del modello del singolo fornitore di software da installare su ogni hardware (file sharing) a vantaggio di una piattaforma liberamente disponibile online a tutti gli utenti 23 la centralità dei database elevata capacità di raccogliere informazioni sull’attività degli utenti la partecipazione attiva degli utenti, i quali diventano i principali produttori di contenuto da consumare online (user generated contents).