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La chiesa di Santa Maria dei Servi e la comunità veneziana dei Servi di Maria (secoli XIV-XVIII), a cura di E. Baseggio, T. Franco, L. Molà, Università Ca' Foscari di Venezia, 3-4 dicembre 2020
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Registrazioni degli interventi disponibili qui: https://www.chiesedivenezia.eu/project/la-chiesa-di-santa-maria-dei-servi-e-la-comunita-veneziana-dei-servi-di-maria-secoli-xiv-xviii-venezia-3-4-dicembre-2020/
La chiesa di Santa Maria dei Servi e la comunità veneziana dei Servi di Maria (secoli XIV-XIX), a cura di E. Baseggio, T. Franco, L. Molà, Viella, Roma, 2023
The Lucchesi Chapel of the Volto Santo is the only surviving part of the church of Santa Maria dei Servi in Venice. Today, only the building itself remains, while its furnishings and painted decorations have been lost. As a consequence, the cultural and social identity as well as the religious ties with the Lucca immigrants who moved to Venice in the 14th century, have also disappeared. The aim of this paper is to analyse the architecture of the chapel through the centuries and to provide an interpretation of its original fresco decoration, which, according to the sources, depicted the "historia del Volto Santo". I argue that through the painted cycle, the Lucchesi community fulfilled its desire for self-representation in Venice.
La Pontificia Basilica di Sant'Antonio in Padova. Archeologia Storia Arte Musica, a cura di L. Bertazzo e G. Zampieri, «L'Erma» di Bretschneider, Roma, 2021
The devotion to "Our Lady of the Pilaster" (Madonna del Pilastro), painted in the 14th century on the first pillar in the nave to the left upon entering, is among the best-known and oldest cults within the Basilica of Saint Anthony in Padova. Based on fresh archival research, this essay examines the development of the popular worship of this image, whose medieval beginnings do not seem to have been associated with any particular liturgical tradition. It was at the end of the 15th century that a new devotion took place. Indeed, at that moment, the image started to be seen as the Immaculate Virgin, «sine labe originali concepta» (conceived without original sin), thus becoming the focal point of the Marian Feast of December 8th, as described in literary sources. This theological reinterpretation contributed to increasing the popular devotion to the image, especially on the part of blind people, so as it also became known as "Our Lady of the Blind".
in Teglio Veneto e le sue comunità, a cura di Antonio Diano
Una fortunata scoperta d'archivio, compiuta qualche tempo fa da parte di chi scrive, tra le carte di un notaio del XV secolo, ci fornisce lo spunto per scrivere questa nota sull'antico oratorio di S. Antonio' Abate di Teglio. L'edificio, sottoposto ad un generale restauro all'inizio degli anni '80 del secolo scorso, esternamente si presenta come il frutto di una serie di interventi che si sono succeduti nei secoli. All'originaria aula, dotata fin dalla sua costruzione di un presbiterio (poi sopraelevare), è stata più tardi accostata un'elegante loggia sorretta da due colonne e sei pilastri, mentre il campanile a vela è il risultato di un rifacimento ottocentesco'. I documenti fino ad oggi conosciuti nulla ci dicevano sull'epoca in cui fu costruito l'edificio, né tanto meno le motivazioni che spinsero i tegliesi ad erigere un sacello intitolato al padre del monachesirno-. Tra quanti in passato si sono occupati del nostro oratorio, Giuseppe Marchetti, nella sua celebre opera dedicata alle chiesette votive del Friuli, assegnava la costruzione dell'edificio alla fine del '400, datazione che invece secondo Giancarlo Stival si deve anticipare di almeno un secolo'. Grazie al documento che qui presentiamo per la prima volta, e ad altre notizie reperite attraverso lo spoglio di vari fondi archivistici, possiamo finalmente fare un po' più di luce sulla genesi dell'oratorio. Ma vediamo ora nei dettagli i contenuti dell'atto notarile datato 13 maggio 1477. Nella cancelleria del Comunedi Portogruaro, davanti al notaio Guglielmo Laureo, si presentarono Giacomo Minigini, Domenico Pasqualini, Bartolomeo Tome, Colaus Zaniti e Giovanni Colay Zanussi, tutti abitanti di Teglio, in rappresentanza del loro Comune. Insieme a loro vi era magister Martinus de Faganea abitante a Portogruaro nominato con il titolo di carpentarius, convenuto assieme agli uomini di Teglio per definire alcuni accordi di fronte al notaio: maestro Martino prometteva e si obbligava ("se obligavit") a costruire nella villa di Teglio "unam eccJesiam", prestando la propria opera. Nell'atto vengono poi descritte sommariamente le caratteristiche che tale chiesa doveva avere: misurare di lunghezza 40 piedi comuni' (salvo un piede in più o in meno) con la sua cuba di 14 piedi; la larghezza della chiesa doveva essere di 22 piedi; l'altezza fino ai coppi di 16 piedi ed inoltre doveva avere due porte, un adeguato numero di finestre e la sua copertura ed infine essere "biancheggiata'", Da parte loro gli uomini di Teglio promettevano di fornire a maestro Martino tutti i materiali necessari per la costruzione (pietre, legname, coppi, ferro ... ) e la somma di 500 lire', due stara di frumento e un'orna di vino, con la clausola che una parte del compenso sarebbe stata consegnata nei due anni successivi alla realizzazione dei lavori, e se durante tale periodo si fossero verificate delle lesioni alla chiesa o il campanile avesse presentato dei difetti, maestro Martino avrebbe dovuto provvedere a sisternarli'.
Federico Zeri e Milano. Giorno per giorno nella pittura, a cura di A. Bacchi e A. Di Lorenzo, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2021
La chiesa e la parrocchia di San Polo. Spazio religioso e spazio pubblico, a cura di G. Matino e D. Raines, Viella, Roma, 2020
The paper sheds new light on the events that occurred to the painted cross made by the Late Gothic painter Zanino di Pietro at the beginning of the fifteenth century, now set on the triumphal arch in the parish church of San Polo. Firstly, the contribution illustrates the results of the restoration undertaken in 1997, thanks to which the painting has partially regained its former appearance, after the alterations probably occurred during the eighteenth century. In the second part of the essay, the artwork is analysed against the spatial background of San Polo in the Middle Ages. By undertaking a detailed analysis of archival documents, it has been possible to hypothesize it was first conceived as a "crux de medio ecclesie" on the top of a rood screen, then dismantled in the sixteenth century. From that location, the cross was set on an altar under the porch at the entrance of the church. Thus, ri-contextualized, the crucifix became «celeberrimo per devozione» among the worshippers of the parish church.
Nel centro storico del paese di Borutta (SS), sorge l’Oratorio intitolato alla Santa Croce. Nell’edificio, risalente all’undicesimo secolo secondo i dati degli studi archeologici, sono presenti un’abside di fattezze romaniche e pregiati innesti architettonici di influenza gotico-catalana. Un certo interesse riveste la croce di consacrazione absidale, nonché gli arredi lignei, nelle forme di un altare, di un ambone e di un bel simulacro del Cristo morto. Le fonti, che testimoniano l’antico utilizzo della struttura in qualità di parrocchiale del paese intitolata a Santa Maria Maddalena, riportano la predilezione che gli ultimi vescovi di Sorres mostrarono verso la chiesa boruttese all’indomani della decadenza della villa e della sede episcopale di Sorres.
Arte medievale, s.IV, a.II, 2012
Atti dell'Accademia Roveretana degli Agiati, 2008
Il contributo pone l’attenzione sugli affreschi del porticato del santuario della Beata Vergine delle Grazie di Curtatone, illustranti la storia del complesso sacro e i miracoli mariani. Viene per tutti i dipinti letta l’iconografia ed individuato l’autore in Bernardino Muttoni il vecchio e Bernardo Muttoni, ad eccezione della lunetta centrale ricondotta ad un anonimo pittore mantegnesco.
Luoghi della devozione. Per un catalogo delle microstrutture religiose del contado lucchese, 2013
La cappella della Villa Buonvisi a Monte San Quirico custodisce l'unico ciclo completo della leggenda del Volto Santo dipinto su parete che sia giunto fino ai nostri giorni. Il valore associato con l'unicità dell'opera non è stato tuttavia rilevato nel modo che sarebbe stato lecito attendersi dalla locale storiografia, sempre così attenta, sin dal XVIII secolo, ad ogni «memoria» riguardante il venerato crocifisso. Tale lacuna appare ancora più sorprendente in considerazione del fatto che i dipinti sono, nel loro insieme, anche una testimonianza assai apprezzabile di pittura a fresco del XVI secolo a Lucca. Il riconoscimento solo parziale dell'importanza storica e artistica del ciclo ha probabilmente influito in modo negativo anche sulla sua conservazione. Oggi, infatti, gli affreschi versano in un deplorevole stato di abbandono ed è pertanto auspicabile un tempestivo intervento di restauro e di valorizzazione 1 . La villa di Monte San Quirico, insieme a quella di Forci, fu probabilmente la residenza suburbana più prestigiosa dei Buonvisi. Ne dà testimonianza il noto episodio, ricordato dalle cronache cittadine ed ampiamente descritto nelle carte d'archivio della famiglia, del soggiorno di Paolo III Farnese che, nel 1541, trascorse una notte nella villa, in occasione del suo incontro a Lucca con l'imperatore Carlo V 2 . Quaranta anni più tardi, nel 1581, Michel de Montaigne, durante il suo viaggio in Italia, fu ospite di Benedetto Buonvisi ed ebbe modo di definire la residenza «piacevole mezzanamente», rimanendo colpito soprattutto dai giardini con alberi sempreverdi, organizzati in forma di boschetti, in cui si svolgeva la caccia ai tordi 3 . Le date precise di edificazione della villa non sono conosciute, ma ragionevolmente doveva essere stata ultimata prima del 1541, quando fu ritenuta degna di ospitare il pontefice. Le fonti documentarie rivelano inoltre il lungo impegno profuso dai Buonvisi nel complesso di Monte San Quirico, che si protrasse per buona parte del XVI secolo, coinvolgendo almeno tre generazioni della famiglia. Nel 1520, in occasione della spartizione dell'eredità paterna, Martino Buonvisi ottenne, oltre alla responsabilità di amministrare le proprietà immobiliari della famiglia, una parte del palazzo cittadino ed altri immobili nella città e nel contado, tra i quali si distinguevano per importan-
I. Benincampi, Raffaele Campidori e l’oratorio «Bertoni» di Faenza, in «Romagna, arte e Storia», 118, XLI (2021), pp. 65-78. ISSN: 0393-0238 ABSTRACT: Raffaele Campidori was one of the most famous master builders of Faenza during the 18th century. He worked a lot in Romagna and, particularly, he realized an oratory of great importance but less known, whose drawings are preserved in the Archive Zauli-Naldi (Faenza Municipal Libray "Manfrediana").
Journal of World Christianity, 2024
Specula Iuris, vol. 1 n. 2 (2021), 2021
DO LÚDICO E DO AFETIVO: corpo, sala de aula, cidade., 2024
Robert Klaus Heinemann, 1997
The Practice of Strategy. A Global History, 2024
Collective Medieval Identitites. What was a Catalan in the Late Mdiile Ages?, 2022
Journal of Molecular and Genetic Medicine, 2020
Acta Militaria Mediaevalia XVIII, 2022
Journal of bioeconomics, 2005
Journal of Immunology, 2007
Revista brasileira de psiquiatria (São Paulo, Brazil : 1999), 2015
Ecological Monographs, 1998
Bulletin of the American Physical Society, 2012
International braz j urol, 2016
International Journal of Energy Economics and Policy, 2019