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ALL'OMBRA DELLE URNE DEI DOGI

2021, Domenica– Il Sole 24 Ore - 11 Aprile 2021

Venezia. Un singolare itinerario tra gli spettacolari monumenti funebri dei governatori della Serenissima disseminati nelle chiese della città. Una magnificenza che fece dire a un viaggiatore straniero: «Qui si abita meglio da morti che da vivi»

XIII Il Sole 24 Ore Domenica 11 Aprile 2021– N.98 Arte PAESTUM LA TOMBA DEL TUFFATORE DA DIVERSI PUNTI DI VISTA La Tomba del Tuffatore a Paestum (unica sepoltura con affreschi figurati nota da una città magnogreca prima del IV sec. a.C.) prende nome da una suggestiva quanto controversa scena di tuffo. Sin dal momento della sua scoperta avvenuta nel 1968, l’eccezionalità di questa sepoltura ha avuto uno straordinario impatto sulla cultura contemporanea. Il libro La Tomba del Tuffatore di Angelo Meriani e Gabriel Zuchtriegel (ETS, pagg. 532, € 44) tenta di superare barriere tra discipline e settori e di mettere in dialogo archeologia ALL’OMBRA DELLE URNE DEI DOGI INCANTI & GALLERIE a cura di Marina Mojana Venezia. Un singolare itinerario tra gli spettacolari monumenti funebri dei governatori della Serenissima disseminati nelle chiese della città. Una magnificenza che fece dire a un viaggiatore straniero: «Qui si abita meglio da morti che da vivi» di Maichol Clemente «C he bel vantaggio dell’Adriatica magnificenza in far che in Venezia si abita meglio morto, che vivo», decretava nel 1682 l’erudito Antonio Lupis, molfettano di nascita ma veneto di adozione, membro della gloriosa Accademia degli Incogniti. E lo faceva tra le righe di un breve discorso da lui dedicato all’arte della scultura, al termine, per giunta, di un passo d’elogio riservato al mausoleo del doge Giovanni Pesaro, eretto negli anni 60 del XVII secolo, svettante in tutta la sua magnificenza nella basilica veneziana dei Frari. Ora, sfogliando I monumenti dei dogi. Sei secoli di scultura a Venezia, il libro curato da Toto Bergamo Rossi ed edito da Marsilio con il contributo della Regione del Veneto, si può dire che quell’affermazione sia più di un semplice paradosso barocco. È l’epigrafe perfetta per quella particolare vicenda della civiltà artistica veneziana, soprattutto per come ce la presenta questo volume la cui uscita ha aperto simbolicamente i festeggiamenti per i 1600 anni dalla mitica fondazione della città di San Marco, avvenuta, secondo leggenda, il 25 marzo del 421. Col suo apparato illustrativo che supera le 200 immagini, in gran parte frutto di una campagna appositamente commissionata a Matteo De Fina, questa pubblicazione si qualifiDAL MEDIOEVO ALL’ETÀ BAROCCA I SARCOFAGI SONO CARATTERIZZATI DA UN’ESUBERANTE DECORAZIONE SCULTOREA ca come una sontuosa antologia della statuaria veneziana, di quella almeno che, secolo dopo secolo, è stata impiegata per la decorazione di gran parte delle tombe dogali giunteci: in tutto 64 rispetto ai 123 dogi avvicendatisi al governo della Serenissima tra il 697 e il 12 maggio 1797. Ognuno di questi monumenti si tratti anche di una semplice lastra ci mette di fronte a una storia particolare, una biografia politica e umana insieme. In tal senso, le schede d’accompagnamento, redatte dal curatore con Sebastiano Pedrocco, sono chiare e concise: dicono quello che va detto, riuscendo a offrire per ogni avello anche le coordinate storico-artistiche essenziali. In apertura di volume, poi, si trova anche un saggio di Marino Zorzi che ben ci fa comprendere fin dalle prima righe le specificità dell’istituzione dogale. È un libro, insomma, che stuzzica la curiosità, e lo fa conquistando in primis l’attenzione dell’occhio. La luce colta nelle fotografie, e nella moltitudine dei dettagli scelti, è assai simile a quella che ciascuno di noi potrebbe percepire entrando nelle numerose chiese di Venezia. Si tratta di una luce viva, che qui nasconde volti, che là mette in risalto mani, che dà vita agli sguardi, ai gesti e finanche ai silenzi delle varie statue ritratte. Non le astrae - come spesso usa, ed è giusto così, in lavori di pura storia dell’arte, la cui finalità è tutt’altra, e che restano imprescindibili -, ma le esalta calandole in un’atmosfera per l’appunto più naturale e verosimile. Consultando il catalogo - in attesa di poter fare un po’ di sculpturegazing sul posto - si intende bene che nei primi tempi le sepolture dei Serenissimi erano costituite per la maggior parte da lastre o sarcofagi austeramente decorati, magari da semplici scalpellini o tagliapietra. A tutta evidenza sono opere che si rifanno alle tombe degli imperatori bizantini, con il reimpiego per esempio di marmi pregiatissimi giunti da Costantinopoli stessa con i saccheggi compiuti durante la quarta crociata. A partire dal monumento di Andrea Dandolo, le tipologie andranno via via aggiornandosi, impreziosendosi anche sul versante statuario grazie pure agli apporti di artisti foresti. Tra l’altro, quella di Dandolo fu l’ultima tomba eretta nel contesto della Basilica di San Marco, che era Cappella Ducale, quindi dello Stato tutto, non a disponibilità del singolo doge regnante. Egli, infatti, dovette accontentarsi di quanto gli venne concesso, cioè una delle pareti del Battistero - una posizione, questa, tutt’altro che preminente. Le novità introdotte in laguna da tale monumento furono l’inserimento del baldacchino, le cui tende sono mantenute aperte da due angeli, così come la presenza della figura del defunto doge (qui di una magrezza spigolosa) distesa sopra il sarcofago. Certo, i due luoghi simbolo dove prendere concreta coscienza della straordinaria unicità di questo particolare versante della storia dell’arte veneziana sono la basilica dei Santi Giovanni e Paolo, a Castello, definita anche «Pantheon della Serenissima», e quella, nel sestiere di Dorsoduro, di Santa Maria Gloriosa dei Frari. In entrambe possiamo ammirare depositi di straordinaria bellezza e complessità, nei quali hanno operato rinomati artisti toscani - come nel monumento al doge Marco Corner, con il suo quintetto di eleganti statue gotiche, delicate come avori, dovute allo scalpello di Nino Pisano, o quello di Francesco Foscari, morto quasi ottuagenario ne 1457, magnificamente realizzato da Niccolò di Giovanni Fiorentino, dove il defunto doge, sorvegliato da quattro bellissime figure di Virtù, mostra un volto rasserenato - e in cui tra fine Quattrocento e i primi decenni del secolo successivo prese avvio quel rinnovamento in senso classicista dovuto ad artisti del calibro di Antonio Rizzo (con il monumento a Niccolò Tron) e Pietro, Tullio, Antonio e Sante Lombardo. A questi, in collaborazione o singolarmente, si devono ben sei monumenti, alcuni dei quali rinomatissimi. In gran parte tali depositi mostrano una struttura ad arco di trionfo, con la decorazione scultorea sviluppata su più livelli. Ci sarebbero da citare, poi, gli episodi di Jacopo Sansovino e Alessandro Vittoria a San Salvador (per Francesco Venier), di Vincenzo Scamozzi e Girolamo Campagna ai Gesuiti (per Pasquale Cicogna), e degli stessi nella poco nota chiesa di San Giuseppe di Castello, con la tomba di Marino Grimani, in cui compare, ritratta con la stessa dignità del marito, anche la dogaressa Morosina Morosini. Ciò accadrà, e ancor più magnificamente, nel deposito Valier, costruito a San Zanipolo entro il 1708, in cui si vede trionfante, accanto a due uomini, la figura di Elisabetta Querini, moglie del doge Silvestro, scomparso prima di lei all’inizio del secolo. © RIPRODUZIONE RISERVATA I monumenti dei dogi. Sei secoli di scultura a Venezia Toto Bergamo Rossi Marsilio, pagg. 352, € 70 e filologia, arte e rito, letteratura e musica, filosofia e religione, antichità e contemporaneità per alimentare, con nuove prospettive, la continua discussione che caratterizza la Tomba del Tuffatore sin dalla sua scoperta MATTEO DE FINA Milano Da Art-Rite Auction House il 15 aprile alle ore 17 e alle ore 19 si terranno due sessioni d’asta di Comic Art; in offerta 144 lotti stimati da € 300 a € 15.000; si segnalano di Dino Battaglia la matita e china su carta Moda femminile, quotata € 300.500 e di Andrea Pazienza la tavola originale a pennarello colorato Mamma, quotata € 10.000 - 15.000. Via Giovanni Ventura, 5; www.art-rite.it Parigi Da Christie’s il 14 aprile alle ore 15, asta di Impressionist & Modern Art & Works On Paper; tra i 170 lotti stimati da € 700 a € 500.000 si segnala un raro acquerello di Robert Delaunay, Manège de cochons (1905-1922, foto) realizzato tra il 1905 e il 1920 durante la fase stilistica definita Orfismo e stimato € 500.000 - 800.000. 9, Avenue Matignon; www.christies.com Pietro Baratta e aiuti. Monumento ai dogi Bertucci e Silvestro Valier (particolare), Basilica Santi Giovanni e Paolo Torino Da Sant’Agostino Casa d’aste il 12 aprile, alle ore 16, incanto di Illuminazione; in vendita 184 lotti di lampade di design da tavolo, a stelo, da soffitto, stimate da € 300 in su. Si segnala una lampada da tavolo in alluminio laccato e resina di Richard Sapper a luce alogena, stimata € 400 - 600. Via A. Tassoni 56; www.santagostinoaste.it SCAFFALART a cura di Marina Mojana I 100 dipinti che sconvolsero il mondo Flavio Caroli Tra i più noti critici e storici dell’arte italiani, l’autore individua 100 capolavori tra i più conosciuti e iconici di tutti i tempi, dal Crocifisso di Santa Croce di Cimabue alla Marilyn di Andy Warhol. 24 Ore Cultura, pagg. 224, € 29 La biblioteca. Una storia mondiale James Campbell e Will Pryce Il giro del mondo in 80 biblioteche, fatto da un fotografo e da uno studioso per documentare questi luoghi simbolo di cultura, preziosi quanto i libri che custodiscono. Splendide immagini introducono il lettore nella biblioteca del Monastero di Haeinsa in Corea del Sud del 1251, o alla Malatestiana di Cesena del 1452, all’Escorial di Madrid e alla Bodleian Library di Oxford, fino al recente Centro Grimm di Berlino, inaugurato nel 2009. Einaudi, pagg. 530, € 48