EDILIZIA SANITARIA
Qualità dello spazio e capacità di
creare relazione tra opera e utente
sono gli elementi progettuali
che danno valore all’architettura
sanitaria. Fortemente vincolata
ad un assetto strutturale e
impiantistico che concede pochi
gradi di libertà
(© Cassius Taylor Smith)
IL PROGETTO
DELL’OSPEDALE
(© Morley von Sternberg)
Cristina Donati
L’
Ospedale del Futuro è al centro di
un grande forum internazionale: un
network interdisciplinare di progettisti,
sanitari, amministratori e politici è impegnato
ad alimentare un intenso dibattito sugli
orientamenti dell’innovazione per consentire
alla cultura sanitaria di elaborare il Modello
ideale del Terzo Millennio.
L’evoluzione dei luoghi di cura non è un percorso lineare e costante ma segnato da lunghi
periodi di stasi, alternati da incisivi salti epocali.
Il Settecento fonda i primi ricoveri caritatevoli;
l’Ottocento inaugura la modernità con la tipologia a padiglioni, a cui seguono: negli anni
Trenta del Novecento, i padiglioni collegati;
negli anni Sessanta, il monoblocco; negli anni
Settanta, il poliblocco e nel Duemila, il nuovo
modello sostenibile a sviluppo orizzontale e
basso impatto ambientale. Simbolicamente,
è l’art. 20 della legge 132 del 1988, che prevede un investimento pari a 30 miliardi di lire,
404
(© Morley von Sternberg)
CAMBIARE I MODELLI
IL SISTEMA OSPEDALE È IN
EVOLUZIONE: DA UN MODELLO
CENTRALIZZATO AD UNA RETE DI
SERVIZI, INTEGRATI NEL TERRITORIO.
Clinica Oculistica Pediatrica Richard Desmond a Londra.
Progetto di Penoyre & Prasad
Il Richard Desmond Children's Eye Hospital, una delle
principali cliniche oculistiche della capitale, esibisce una
spettacolare facciata che trasforma un inedito sistema di
louvres in un susseguirsi di lame su cui si riflette un
caleidoscopio di luci LED. Esposti a sud e prospicienti un
parco urbano alberato, i sei piani del curtain wall vetrato
sono schermati da elementi in alluminio che la sera si
illuminano come un’improvvisa istallazione urbana.
Particolare cura è stata posta affinchè la luce non
raggiunga mai la superficie vetrata per evitare dannosi
effetti di abbagliamento.
finalizzati ad un lungo piano Decennale, a riaccendere il dibattito sul rinnovamento del
pianeta sanità che si sostanzia nel “Nuovo
Modello di Ospedale” (2001) elaborato dalla Commissione “Veronesi-Piano”. Questo
Documento costituisce l’incentivo per avviare
una complessiva revisione della rete ospedaliera nazionale costituita da strutture, costruite
negli anni Settanta-Ottanta sui dettami della
legge Mariotti (1968), ritenute oramai in gran
parte obsolete ed inadeguate ai bisogni di una
moderna ospedalizzazione.
Veronesi propone il noto Decalogo dove riassume i principi ispiratori per la definizione del
Metaprogetto dell’Ospedale Modello su cui basare gli orientamenti disciplinari del futuro.
E' quindi in corso un intenso confronto su programmi, management sanitari, modelli spaziali, tecnologie costruttive, parametri economici di gestione e di realizzazione: uno scrutinio
reso ancor più indispensabile dall’acuirsi della competizione internazionale, determinata
anche dalle Direttive Europee e dalla Legge
Quadro sui Lavori Pubblici n. 109/1994 che
prevede, per incarichi professionali complessi
come quelli ospedalieri, procedure di gara a
carattere europeo.
Oggi, l’inevitabile implosione del sistema sanitario rafforza l’impegno di innovazione della
ricerca che aspira a trasformare l’ospedale da
macchina energivora, a polo sostenibile con
strategie mirate alla conservazione delle risorse, alla produzione di energia rinnovabile ed
alla valorizzazione del contesto ambientale.
L’architettura del settore sanitario diviene, quindi, disciplina olistica, necessariamente rigorosa
nel suo farsi interprete delle istanze di una
committenza eterogenea in cui confluiscono i
bisogni dei sanitari, dei pazienti, dei cittadini
e, non ultimi, della città e del territorio.
L’ospedale si trasforma da istituzione chiusa in
organismo aperto che si relaziona con i suoi fruitori e con il contesto. Il rapporto città-ospedale
rimane, quindi, uno degli aspetti nodali del
progetto sanitario che avviene oramai nella
consapevolezza che l’ospedale contemporaneo
405
debba essere un edificio pubblico dove il cittadino si reca per usufruire di un servizio nel massimo grado di comfort psicofisico. Il Decalogo
propone le espressioni di “urbanità” e “socialità”, concetti che nella realtà si traducono in
ospedali dove ci siano spazi per l’accoglienza
come l’albergo sanitario, la ludoteca, il teatro:
luoghi dove anche il lungodegente possa aspirare ad una dignitosa qualità della vita; possa
mantenere il contatto con la famiglia e svolgere
attività del vissuto quotidiano.
Umanizzare la complessità è, quindi, una tra
le sfide del nascente modello sanitario, che
intende trasformare l’attuale sistema ospedalocentrico in una rete di servizi all’interno
della città.
Quasi una rivoluzione copernicana che cambierà anche il luogo deputato all’assistenza da
Decalogo per il Metaprogetto dell’Ospedale Modello (Commissione
“Veronesi - Piano”
1
2
3
4
5
6
7
Umanizzazione
Urbanità
Socialità
Organizzazione
Interattività
Appropriatezza
Affidabilità
Centralità del paziente
Integrazione con la città e il territorio
Appartenenza e Solidarietà
Efficacia, efficienza e benessere percepito
Completezza e continuità assistenziale
Correttezza delle cure e dell’uso delle risorse
Sicurezza e tranquillità
8 Innovazione
Rinnovamento diagnostico, terapeutico,
tecnologico e informatico
9 Ricerca
Impulso all’approfondimento intellettuale e
clinico scientifico
10 Insegnamento e
formazione
Aggiornamento professionale e culturale
Ospedale Generale a Ospedale per Intensità
di Cura. In sintonia con questi obiettivi, la
legge che in Toscana regola il sistema sanitario (L.R. 40/2005) esplicita una “strutturazione
CONCEPT
Urbanità
BDP – Building Design Partnership - Polo Pediatrico Royal Alexandra, Brighton (UK)
(© David Barbour)
Il pregio paesaggistico dell’orizzonte marino di Brighton
suggerisce ai BDP (Building Design Partnership) di dare al Royal Alexandra una forma organica, reminescente dell’Arca di Noè che coniuga l’immaginario fiabesco
dell’infanzia alla cultura marinara della città.
L’impianto planimetrico è una rilettura della
tipologia ‘a corte’. Due
corpi tripli paralleli
ruotano intorno ad un
atrio a tutta altezza che
rappresenta il cuore
della città ospedaliera.
Il blocco sud delle degenze sfrutta il privilegiato affaccio sul mare;
a nord, sono invece
state collocate le funzioni ad alta specialità
406
tecnologica. Inserimento urbano e psicologia dell’utenza sono felicemente risolti in un progetto che esprime
una innovativa concezione anti-istituzionale dell’ospedalizzazione. Il nuovo polo pediatrico è connotato da una
riconoscibile forma stondata che si raccorda ad un basamento su cui si impostano due piani a pareti inclinate ed
arretrate per creare la fascia terrazzata del piano terra.
Un’irregolare armonia di aperture di varie dimensioni ritmano il prospetto scandito da fasce marcapiano colorate
e da tagli profondi dove, ad ogni piano, sono ospitati balconi e terrazze che ribadiscono l’immagine fantastica del
polo pediatrico.
L’utilizzo generoso del colore sia per gli esterni che per
gli interni è perfettamente integrato con l’architettura
che ha oramai perso qualsiasi riferimento alla tipologia
ospedaliera istituzionale.
Realizzato nel 2007 copre una superficie complessiva di
15.500 m2 per 100 posti letti.
Principali schemi tipologici
Tipologia
Descrizione
Esempio
A padiglioni: una tra le
più antiche tipologie
Esempio: Hotel Dieu,
Parigi; il comprensorio
sanitario di Careggi a
Firenze
A corte o scacchiera
Esempio: l’Ospedale di Le
Corbusier a Venezia
Atrio o galleria
Esempio: Polo Pediatrico
Evelina, Londra
A padiglioni collegati
Esempio: San Raffaele,
Milano
Campus
Esempio: Policlinico
Umberto I, Roma
Monoblocco: la tipologia
della maggior parte degli
ospedali realizzati negli
anni’60 e ’70
Esempio: Ospedale S.
Anna, Como
Piastra con torre
Esempio: Ospedale
Maggiore, Parma
Piastra con più torri
Esempio: Policlinico Tor
Vergata, Roma
Hospital street
Esempio: L’Ospedale
Europeo “Georges
Pompidou”, Parigi
tratti da: Sunand Prasad, Changing Hospital Architecture, RIBA Publishing, Londra 2008
Le macro tendenze dell’architettura ospedaliera
1.
Sostenibilità nei confronti dell’ambiente
2.
Integrazione nei confronti della città
3.
Umanizzazione e comfort interno attraverso l’analisi della
dimensione psico-sensoriale dello spazio per un dialogo
interattivo tra cura e utenza
4.
Riconoscibilità architettonica attraverso scelte compositive
che tendono a svincolare l’involucro dai requisiti organizzativostrutturali dell’interno
INNOVAZIONI NECESSARIE
L’OSPEDALE DEVE TRASFORMARSI DA
MACCHINA ENERGIVORA A POLO
SOSTENIBILE CON STRATEGIE MIRATE
ALLA CONSERVAZIONI DELLE
RISORSE, ALLA PRODUZIONE DI
ENERGIE RINNOVABILI, ALLA
VALORIZZAZIONE DEL CONTESTO
AMBIENTALE.
delle attività ospedaliere in aree differenziate
secondo le modalità assistenziali, l’intensità
delle cure, la durata della degenza ed il regime
di ricovero, superando gradualmente l’articolazione per reparti differenziati secondo la
disciplina specialistica” (art.68). Naturalmente
questo modello implica un’ampia revisione sia
del modulo della degenza che dei ruoli e dei
rapporti tra almeno i quattro attori fondamentali del sistema e cioè: la direzione dell’Azienda,
i professionisti, il management ospedaliero,
l’utente.
Questi ultimi orientamenti della cultura sanitaria si ripercuotono sulla progettazione che non
può più basarsi sull’esclusiva ottimizzazione
degli aspetti tipologico-funzionali ma deve
affrontare strategie nuove per approdare ad
un modello umano, interattivo e collaborante
con la cura, secondo quella filosofia che concepisce l’ambiente ospedaliero come un healing
environment, cioè di per sé terapeutico.
L’innovazione del linguaggio e della
tecnologia
Pienamente partecipe degli orientamenti contemporanei, l’architettura ospedaliera è il settore che sta affrontando le sfide maggiori. I motivi
sono principalmente legati all’instabilità delle
politiche sanitarie ed al continuo dinamismo
della tecnologia biomedica che determinano
uno scenario incerto, reso ancor più difficoltoso
dai tempi lunghi della programmazione.
Dal programma al progetto al processo realizzativo, il progettista ospedaliero instaura
un dialogo continuo con la committenza che
viene coinvolta nei processi decisionali di tutte
le fasi progettuali.
Per evitare che i lunghi tempi realizzativi producano un ospedale già obsoleto il giorno della
sua inaugurazione, le direttive del Ministero
della Sanità (D.M. 12/12/2000) fanno riferimento ad un “contenitore preveggente, neutrale e
407
Focus progettuali
408
Focus
Obbiettivi prevalenti
Modelli progettuali e tecnologie
Sostenibilità 1
Compatibilità ambientale
Morfologia e orientamento dell’edificio,
corpi di fabbrica a ridotta profondità
planimetrica, life-cycle.
Sostenibilità 2
Riduzione delle dispersioni
Massa termica ed involucri ad alte
prestazioni, coperture verdi, illuminazione
e ventilazione naturali.
Sostenibilità 3
Produzione di energia da
fonti rinnovabili
Fotovoltaico integrato, turbine eoliche,
caldaie a biomassa, pompe per il recupero
dell'acqua di falda, trigenerazione,
fotosonde.
Involucro
Autonomia espressiva ed alta
prestazionalità
Contatto visivo con l’esterno, ventilazione
e illuminazione naturale, capacità di
conservazione dell’energia e controllo
delle dispersioni termiche.
Sistema costruttivo
La prefabbricazione favorisce:
controllo di emissioni di
poveri, di agenti inquinanti,
di rumore e vibrazioni
Spesso il cantiere ospedaliero deve
mantenere in essere una preesistenza:
dovrà potenziare sistemi costruttivi in cui
prevalgono tecniche di assemblaggio a
secco di sistemi prodotti in officina.
Impianti
Elettrico, idraulico, termico,
fluidi e gas medicali,
devono essere separati dalla
rete tecnologica generale
Impianti posizionati a soffitto, protetti
da controsoffittature e ispezionabili
dall’esterno delle degenze. Devono
disporre di sistemi manuali di ispezione
per la manutenzione. Il vano tecnico
può essere collocato in copertura o
nell’interrato.
Illuminazione
Si predilige illuminazione
naturale
Lucernari, captatori solari. Per
l’illuminazione artificiale sistemi a tempo
gestiscono l’integrazione tra luce artificiale
e naturale.
Layout funzionale e
distribuzione
Riconfigurabilità del
layout, separazione dei
flussi di utenza, facilità di
orientamento, abbattimento
delle distanze di percorrenza
Spazi sanitari privati – high technology
(diagnostiche, laboratori, sale operatorie)
- elevata flessibilità.
Spazi sanitari pubblici – low technology
(spazi ambulatoriali e di supporto)
– massima umanizzazione
Materiali a arredi
Ecocompatibilità, flessibilità,
durabilità, fonoassorbenza,
antibattericità, interazione
domotica
Rispondenti alla UNI 8283-1981, i materiali
devono offrire garanzie batterriostatiche in
grado di ridurre le infezioni nosocomiali
Esempi
Img
TUTTE E DUE QUELLE DI
MANCHESTER
Rifiuti che diventano risorse
Ogni struttura ospedaliera è caratterizzata da una continua produzione di rifiuti da smaltire e/o materiale da sterilizzare. Medergy
è una ricerca sviluppata nel 2003 in California dallo studio Anshen
+ Allen in collaborazione con l’azienda chimica Intellergy
Corporation.
La forte innovazione di questo sistema consente di trasformare i
rifiuti, anche infetti, in energia pulita. Gli ospedali negli Stati Uniti
producono 2.7 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno, che costano circa 1.5 miliardi di dollari per essere smaltiti nelle discariche.
La tecnologia Medergy presenta una serie di significativi vantaggi sostenibili: non libera nell’aria gas tossici, produce energia
verde ed una massa inerte che può essere utilizzata come materiale per l’edilizia.
Questo tipo di impianto è attualmente testato in alcuni grandi
centri ospedalieri americani e costituisce uno tra i più evoluti
sistemi di management energetico.
è soggetta, in modo più vincolante di altri ambiti edilizi, a tener conto del rapporto tra costanti e variabili. Una considerazione che pone
una grande sfida all’elaborazione del quoziente
espressivo dell’ospedale e cioè: la flessibilità
della degenza e della piastra tecnologica non
deve andare a discapito dell’identità architettonica che deve costituire invece una permanenza
di valori e di qualità nel tempo.
Da involucro funzionale a involucro espressivo,
si assiste quindi al crollo di alcuni assunti modernisti, primo fra tutti: la forma segue la funzione. Non più inderogabile, questa messianica
relazione viene sostituita, da un più interattivo:
la forma segue il programma, che sottende ad
un’architettura in cui confluiscono i bisogni di
un’utenza complessa ed eterogenea dove si
sommano le istanze multiculturali di pazienti
e operatori, oltre alle dinamiche produttive,
economiche e sociali che l’organismo ospedaliero determina sulla città e sul territorio. Dal
padiglione, al monoblocco, alla rue hospitalier,
l’architettura ospedaliera contemporanea sta
attraversando una fase di grande dinamismo
che apre nuovi spazi alla sperimentazione ed
alla ricerca di nuovi Modelli per un settore in
forte crescita.
Gli orientamenti dell'innovazione
L’ospedale è una tipologia complessa e la sua
Polo
pediatrico
Royal
Alexandra,
Brighton.
Progetto dei
BDP. Veduta
dell'atrio
pluripiano,
'cuore' della
città
ospedaliera.
Nel 2007 ha
ricevuto il
riconoscimento
del "Health
Care Design
Project
Award".
flessibile”. Gli stessi committenti richiedono
ospedali future proof , cioè ‘a prova di futuro’,
concepiti con tutta quella indispensabile flessibilità strutturale, impiantistica e distributiva
per garantire il continuo adeguamento dell’organismo ospedaliero al rapido avanzamento
dell’innovazione biomedica. La peculiarità di
questa condizione induce a riflettere su di un
cruciale interrogativo: quali possono essere
gli strumenti per far coincidere l’aspirazione ai
tempi lunghi dell’architettura, con il continuo
aggiornamento dell’information technology
che ha un ciclo di vita molto breve?
Questo implica che l’architettura dell’ospedale
OSPEDALI FUTURE PROOF
L’ESIGENZA È QUELLA DI AVERE OSPEDALI “A
PROVA DI FUTURO”, CONCEPITI CON FLESSIBILITÀ
STRUTTURALE, IMPIANTISTICA E DISTRIBUTIVA PER
GARANTIRE IL CONTINUO ADEGUAMENTO DELLA
STRUTTURA ALL’INNOVAZIONE BIOMEDICA.
409
progettazione è una grande sfida. L’innovazione
è oggi in grande fermento ed investe tutti gli
ambiti: dai prodotti, ai processi, ai metodi di
gestione delle cure.
Nel Focus, si illustrano alcune delle macrocategorie in cui si concentra l’impegno della
ricerca, all’interno delle quali è in corso una
vastissima sperimentazione.
Compatibilità ambientale, contenimento
delle dispersioni, produzione energetica da
fonti rinnovabili
Il settore edile è tra i maggiori responsabili di
emissioni di gas climalteranti ed, in particolare,
sono le strutture ospedaliere ad essere stimate
tra le più energivore: il loro consumo di risorse,
unito alla produzione di rifiuti infetti, obbliga a
porre speciale attenzione al valore di una corretta
gestione delle tecnologie biomedicali e della loro
richiesta energetica.
La sostenibilità diviene quindi parte integrante
del progetto ospedaliero secondo modelli diversi
e complementari:
Sostenibilità come compatibilità ambientale
- inserimento ambientale (morfologia e orientamento dell’edificio);
- corpi di fabbrica a ridotta profondità
planimetrica;
- life-cycle (durabilità, gestione e manutenibilità
dell’edificio).
Sostenibilità come riduzione delle dispersioni e
produzione di energia da fonti rinnovabili
- massa termica ed involucri ad alta
prestazionalità;
- coperture verdi;
IL RAPPORTO TRA COSTANTI E VARIABILI
L’ESIGENZA DI FLESSIBILITÀ DELLA DEGENZA E
DELLA PIASTRA TECNOLOGICA NON DEVE ANDARE
A DISCAPITO DELLA QUALITÀ DELL'ARCHITETTURA.
- illuminazione e ventilazione naturale;
- fotovoltaico integrato - BIPV (building integrated photovoltaic);
- turbine eoliche;
- caldaie a biomassa;
- pompe per il recupero dell’acqua di falda;
- trigenerazione;
- dispositivi di controllo (fotosonde) per ridurre
l’utilizzo di impianti meccanici.
In Italia non mancano i casi di eccellenza. Nel
2000, il Polo Pediatrico Meyer di Firenze ha
ricevuto l’accredito di fondi della Comunità
Europea per l’applicazione di strategie rivolte
al risparmio energetico.
La serra che ospita l’atrio di ingresso è un
esempio di BIPV (building integrated photovoltaic) cioè di fotovoltaico integrato all’architettura. I pannelli non sono cioè esterni all’edificio ma inseriti nella parte alta del prospetto
sud: un posizionamento che ottimizza la resa
dell’impianto ed, al tempo stesso, funziona da
schermo nei mesi estivi di massimo irraggiamento solare. Nella parte inferiore sono stati
impiegati vetri testurizzati che richiamano il
disegno delle celle, permettendo di far filtrare
una maggiore quantità di luce, collaborando
così il riscaldamento naturale durante i mesi
invernali.
L’impianto produce circa 31 kWp/anno: un
apporto energetico che, sebbene copra solo
Sistema di condizionamento radiante a travi fredde
Tradizionalmente, climatizzare significa garantire il necessario ricambio
d’aria attraverso l’immissione diretta
di aria calda/fredda: un meccanismo
che inevitabilmente causa una sensazione di disagio, specialmente a coloro obbligati a mantenere posizioni
fisse come i pazienti in un letto di
degenza. L’evoluzione di questo sistema si basa su di un effetto di irraggiamento e di scambio convettivo naturale che genera un flusso di aria senza
ventilazione meccanica mediante
410
elementi attivi posizionati al livello del
soffitto.
Un sistema particolarmente adatto nel
contesto ospedaliero che migliora il
comfort ambientale e presenta i
seguenti vantaggi:
l’assenza della ventilazione meccanica
e del relativo movimento forzato
dell’aria attraverso bocchette o ventilconvettori annulla la rumorosità del
sistema di condizionamento;
l’assenza di filtri e di punti di possibile condensazione evitano l’accumulo
e la proliferazione di inquinanti patogeni;
minimi costi di manutenzione;
ridotti consumi energetici.
CONCEPT
Monoblocco sostenibile
Altieri – Ambasz - Ospedale di Mestre (Ve)
(© Moreno Maggi)
Un vero campus ospedaliero, caratterizzato da due blocchi principali: la piastra tecnologica su cui si eleva, per sei
piani, l’edificio delle degenze. L’elemento di relazione è la
grande copertura vetrata, che si sviluppa per tutta la lunghezza del corpo di fabbrica affacciandosi su di un ampio e
luminoso atrio che accoglie tutti i servizi e gli spazi pubblici
dell’Ospedale. Concepito come una hospital street, l’atrio
afferma la centralità del paziente e trasforma l’ospedale
in un luogo sostenibile dove, grazie anche alla consulenza
artistica di Ambasz, il verde e l’intenso landscaping bilanciano la forte valenza tecnologica del monoblocco a corpo
quintuplo con piastra.
La sostenibilità è quindi un obiettivo prioritario: la vela vetrata delimita questo imponente spazio-filtro che migliora
il comfort ambientale interno, riducendo gli effetti acustici,
prodotti dalla linea ferroviaria, per le camere di degenza
esposte a sud ovest. Il comfort termo-igrometrico è garantito dalla strategia di ventilazione e dalle tecnologie impiegate, come le schermature orizzontali in grigliato metallico
che proteggono dall’irraggiamento diretto oltre a consentire la pulizia della vetrata dal lato interno. La presenza di
aperture regolabili, alla base e all’apice della copertura,
consente, grazie a sensori di temperatura, di ottimizzare la ventilazione naturale. Il sistema di facciata “a doppia pelle”, con intercapedine ventilata meccanicamente,
garantisce, da un lato, di raggiungere livelli elevati di isolamento acustico, dall’altro, di ridurre le dispersioni termiche
nel periodo invernale e il carico solare nel periodo estivo,
mantenendo all’interno di questo spettacolare “giardino
d’inverno” le condizioni di comfort igrotermico richieste,
senza ricorrere al consueto intenso utilizzo di impianti per
la climatizzazione meccanica. In un’ottica di costi globali, le
soluzioni tecnologiche sono quindi rivolte al contenimento
dei consumi energetici che consentono anche risparmi di
gestione e manutenzione.
Realizzazione: 2007, dimensione complessiva, 113.829 m2,
edificio ospedaliero 92.140 m2, 680 posti letto, 24 di terapia intensiva, 10 di UTIC, 78 day care, 16 sale operatorie
+ 4 di day syrgery
una piccola parte dei consumi ospedalieri,
costituisce una esplicita dichiarazione d’intenti a sostegno dello sviluppo sostenibile di
una tipologia edilizia energivora, come quella
ospedaliera.
Involucro
Relativamente inesplorato e pieno di potenzialità innovative, l’involucro ospedaliero tocca ambiti multidisciplinari che coinvolgono
l’estetica, la prestazionalità, la sostenibilità e
l’umanizzazione della struttura ospedaliera.
Il design ed il sistema tecnologico del rivestimento determinano la qualità di fattori come:
la qualità della privacy, della sicurezza, del confort ambientale interno, della disponibilità di
luce e ventilazione naturale, del contatto visivo
con l’esterno, della capacità di conservazione
dell’energia e del controllo delle dispersioni
termiche.
La complessità dell’organizzazione funzionale interna non deve quindi necessariamente
condizionare le scelte compositive del ‘guscio’
ospedaliero che deve poter possedere una sua
411
autonomia espressiva e prestazionale.
Molti i contributi innovativi, tra cui: l’elegante
pelle in vetro perlaceo del materno-infantile
Gregorio Marañòn a Madrid di Moneo che rafforza la presenza urbana del blocco ospedaliero
e potenzia la privacy e la sicurezza degli utenti; la doppia pelle in doghe di cotto, firmata
Nicholas Grimshaw per l’Istituto Oncologico
della UCL (University College London) che funziona da schermo solare, inondando di luce
gli interni. Il ritmo ondulato del brise soleil
è stato suggerito, afferma Grimshaw, anche
dalle immagini della ricerca biomedica come
le sequenze del genoma umano e le scale
cromosomiche.
Sistema costruttivo
Ridurre i tempi ed aumentare qualità e sicurezza dell’intervento sono obbiettivi prioritari,
specialmente in cantieri complessi come quelli
ospedalieri. In questa ottica, la prefabbricazione presenta notevoli vantaggi in termini
di controllo di emissioni di poveri, di agenti
inquinanti, di rumore e vibrazioni.
Il cantiere ospedaliero, specialmente quando
Il Project Financing in sanità
Il Project Financing rappresenta una forte innovazione: il sistema
prevede che il soggetto vincitore la gara debba gestire (per un
periodo di tempo di almeno 20 o 30 anni) l’opera edilizia realizzata. Questa condizione determina che si sommino gli interessi
del costruttore e del gestore dell’organismo ospedaliero. Questo
tipo di approccio pone quindi al concessionario, e cioè al progettista, la necessità di risolvere, in maniera integrata, i problemi
relativi ai consumi energetici insieme a quelli relativi alla complessità funzionale ed alla manutenibilità delle singole unità
tecnologiche. Si aprono così nuovi orizzonti per la progettazione
ospedaliera che affronterà l’organismo ospedaliero in un ottica
di ciclo di vita globale.
Già introdotto nel mondo anglosassone con le PFI (Project
Financing Iniziative), i nuovi meccanismi finanziari presentano
sicuramente dei vantaggi ma necessitano ancora di essere ottimizzati prima di essere calati nelle realtà politiche ed amministrative italiane. Un esempio in Italia è il concorso per la progettazione, mediante procedure di project financing, di quattro
ospedali da costruire nella Regione Toscana e, più precisamente
nelle province di Massa, Lucca, Prato e Pistoia. I
Il concorso richiedeva la definizione di un Modello unitario adattabile ai diversi contesti territoriali ma che beneficiasse dell’economia di scala di quattro interventi programmati. Vinto da MCA
– Mario Cucinella Architects, il concorso del 2003, ha visto il
progetto definitivo nel 2006.
CONCEPT
Involucro - curtain wall e brise soleil
Peynoyre & Prasad - Clinica Oculistica Pediatrica Richard Desmond, Londra
All’interno del comprensorio sanitario di Moorfields, dedicato all’oftalmologia, lo studio Penoyre & Prasad ha realizzato il Richard Desmond Children’s Eye Hospital, uno dei
412
principali centri oculistici pediatrici della capitale. Esposta
a sud, la facciata è schermata da elementi in alluminio
che la sera si illuminano come un’improvvisa istallazione
urbana. Questa innovativa tecnica di brise soleil è stata
ispirata dall’immagine di uno stormo di gabbiani in volo:
ogni lama, di tre tonalità di grigio argento, è piegata diagonalmente e sostenuta su tre punti da una rete di cavetti
in acciaio che distano circa 75 cm dalla facciata. I fissaggi dei LED sono posizionati lungo appositi canali ad ogni
piano per un totale di 64 punti luce diretti sulla parte inferiore delle ‘ali di gabbiano’ ad un angolo di circa 50 gradi.
Colori, texture e movimento sono gli obiettivi del design
della facciata su cui, con sofisticato equilibrismo, aggetta
un volume vetrato irregolare sottolineato da una cornice
strutturale rivestita di pannelli color arancio. Realizzato nel
2007, copre superficie di 15.500 mq per 100 posti letto.
Le residenze sanitarie
assistite, i centri per
l’alzheimer e gli
hospice sono luoghi
dove vengono erogate
cure ed assistenza a
specifiche fasce di
utenza. Seguono
criteri progettuali e
normative specifiche
costantemente
aggiornate dalla
ricerca scientifica.
Analoghi agli hospice,
sono i britannici
Maggie’s Center che
costituiscono poli di
incontro e sostegno
diurno ai malati
oncologici. Progettati
da illustri architetti
internazionali come,
tra gli altri, Zaha
Hadid, Frank Ghery,
Richard Rogers, sono
distribuiti sul territorio
nazionale dalla Scozia
all’Inghilterra. Nella
foto il Maggie's Centre
di Frank Gehry a
Dundee, 2002.
deve mantenere in essere una preesistenza e
progredire per fasi funzionali e funzionanti,
dovrà sempre più adottare sistemi costruttivi
in cui prevalgono tecniche di assemblaggio a
secco di sistemi prodotti in officina.
Questo settore è già molto evoluto per quanto
riguarda le carpenterie leggere ma è auspicabile che, in futuro, la ricerca sviluppi anche
componenti che favoriscano la prefabbricazione pesante.
Impianti
Gli impianti sono alla base del buon funzionamento della struttura ospedaliera: un requisito
ancor più critico quando l’ospedale presenta
alti livelli di complessità.
Tutti gli impianti (elettrico, idraulico, termico,
fluidi e gas medicali, aspirazione) devono essere
funzionalmente separati dalla rete tecnologica
generale del complesso ospedaliero e devono
disporre di sistemi manuali di selezionamento
CONCEPT
Umanizzazione e Ricerca
CSPE- Centro Studi Progettazione Edilizia - Polo Pediatrico Meyer, Careggi, Firenze
(© Alessandro Ciampi)
La sostenibilità globale del polo pediatrico fiorentino si
esprime nell’innovazione rivolta alla salvaguardia ambientale, al contenimento delle risorse energetiche, alla
ricerca psico-sensoriale dello spazio per un ospedale ‘a
misura di bambino’. Il progetto ha previsto consulenze di psicologi ambientalisti ed è stato oggetto di una
ricerca di rilevante interesse nazionale che ha messo in
relazione la percezione degli spazi sanitari con i meccanismi della psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza. Il
contatto con la natura, l’integrazione dell’arte, del gioco
e la possibilità di mantenere continuità con gli affetti familiari, anche durante l’ospedalizzazione, sono le priorità
progettuali che fanno del Meyer un’esperienza unica, un
progetto pilota a livello nazionale.
Alta tecnologia ed ecocompatibilità sono state premiate
con prestigiosi riconoscimenti, come l’accredito di fondi
da parte della Comunità Europea ed il premio Toscana
Ecoefficiente 2008, conferito dalla Regione Toscana.
Realizzato nel 2007, su una superficie complessiva di
37.000 m2 (11.000 m2 ristrutturazione; 26.000 m2 nuova costruzione) per 200 posti letti, 50 ambulatori, 5 sale
operatorie, 2 day Surgery, 9 sale diagnostiche.
(© Pietro Savorelli)
413
CONCEPT
Ospedale modello: centralità del paziente e integrazione nel territorio
Lamberto Rossi - Ospedale Comprensoriale di Gubbio - Gualdo Tadino
(© Moreno Maggi)
per sospendere l’erogazione nelle singole degenze in caso di manutenzione.
Tutti gli impianti devono essere posizionati a
soffitto, protetti da controsoffitature ed essere
ispezionabili dall’esterno delle degenze.
Per far fronte a condizioni di particolare ristrettezza nei tempi, come nei casi di ampliamenti
e rifunzionalizzazioni, la sezione sanità di Arup
ha studiato un sistema a moduli prefabbricati
(© Paul Warchol)
414
Le esperienze progettuali di questi anni, propongono un
complesso ospedaliero a sviluppo orizzontale: un orientamento ribadito anche dalle considerazioni organizzative e
funzionali contenute nel Documento Veronesi/Piano. La
scelta di uno sviluppo orizzontale (4 o 5 piani fuori terra)
deriva anche dalle indicazioni emerse dal dibattito sui temi della sostenibilità e delle necessarie indagini preliminari
per risolvere gli aspetti critici che emergono in fase di verifica di compatibilità con i singoli contesti ambientali.
L’Ospedale comprensoriale di Gubbio-Gualdo Tadino traduce quindi con successo alcuni dei principi generatori del
nuovo Modello ospedaliero contemporaneo basato su
criteri come: ospitalità, umanizzazione, flessibilità e, non
ultima, integrazione con il territorio.
Recentissimo, realizzato nel 2008, si sviluppa su 25.000
m2 ed è dotato di 152 posti letto, 5 sale operatorie e 28
ambulatori.
L’OSPEDALE SOSTENIBILE
LE STRUTTURE OSPEDALIERE SONO
TRA LE PIU' ENERGIVORE PER
CONSUMO DI RISORSE E PRODUZIONE
DI RIFIUTI INFETTI. LA SOSTENIBILITÀ
DIVIENE, QUINDI, PARTE INTEGRANTE
DEL PROGETTO OSPEDALIERO.
Ospedale
Bellevue a New
York. Progetto
di Pei, Cobb,
Freed & Partner
Nella patria del
curtain-wall, il
nuovo
ampliamento
ribadisce quella
linea di
tendenza che
coniuga
l’architettura
con l’alta
tecnologia dei
procedimenti a
secco dei
materiali
leggeri.
per contenere i cavi degli impianti.
Questo sistema determina due grandi vantaggi:
celerità dei tempi del cantiere, precisione e
qualità del prodotto finito, in quanto realizzato
in luogo protetto e sicuro come l’officina.
La posizione del vano tecnico è una scelta che
può avere ripercussioni significative: può essere
collocato nell’interrato o in copertura, anche
se questa seconda scelta può deteriorare lo
skyline dell’edificio.
La possibilità di avere un interpiano tecnico
ad ogni piano, come nel caso delle Nuove
Chirurgie (CSPE) nel comprensorio sanitario
di Careggi, costituisce un elemento di forte
innovazione che si ripercuote su vari ambiti: agevola l’accesso all’attività manutentiva,
migliora la flessibilità e l’implementazione di
nuove configurazioni impiantistiche a seconda
della tipologia di spazi sanitari.
Illuminazione
Il progetto della luce in ambito sanitario determina la qualità e la salubrità degli ambienti.
I dettami dell’innovazione sostenibile prediligono l’illuminazione naturale che può essere coadiuvata da lucernari e captatori solari
che costituiscono un notevole contributo al
risparmio energetico. Quando l’impiego di
luce artificiale è indispensabile, le strategie
illuminotecniche si possono avvalere di sistemi ‘a tempo’ basati sull’utilizzo di fotosonde
che gestiscono la quantità di luce artificiale
in funzione della presenza di luce naturale.
Ogni spazio ospedaliero meriterebbe una sua
CONCEPT
Socialità
Hopkins Architects – Polo pediatrico Evelina, Londra (UK)
(© Paul Tyagi)
Evelina è il primo progetto sanitario di Michael Hopkins.
Oltre alla spontanea curiosità su come l’architetto inglese
abbia risolto questa complessa tipologia, la scelta di questo protagonista è una chiara volontà di “alzare il profilo”
della cultura sanitaria anglosassone, in un momento in cui
ferve il dibattito sulla riconfigurazione della sanità nazionale di domani. Seguendo gli ultimi dettami dell’innovazione, il modello ospedaliero di Hopkins si basa sulla centralità del paziente e l’accoglienza verso le famiglie.
Realizzato nel 2004, il nuovo polo pediatrico è composto
da un blocco di 7 piani a cui si ancora una imponente cascata di vetro che scende fino a collegarsi al sottostante
corpo di fabbrica di 3 piani. Così, il fronte principale è caratterizzato dal profilo curvilineo della grande serra: uno
spazio di quattro piani, realizzato con una struttura a travi
tubolari in acciaio, saldate secondo uno schema a diamante, su cui vengono ancorati i pannelli in vetro e gli aggetti
degli schermi solari. Questo virtuosismo tecnologico, che
la sera si illumina come una lanterna lungo le sponde del
Tamigi, consente scenografici affacci sul parco che rinforzano il dialogo tra interno ed esterno, tra la città ospedaliera e quella metropolitana con evidenti benefici psicoterapici. Questa spettacolare serra (65mt x 15mt x 20mt di
altezza), sufficientemente grande per farci crescere degli
alberi, è il centro della vita interattiva dell’ospedale: uno
spazio da suddividere e manipolare con la massima flessibilità per trasformarsi in ludoteca, in luogo di incontro e
ristoro, in biblioteca e aula didattica, in spazio per esposizioni e rappresentazioni teatrali.
E’ quindi questo lo spazio che rinnova l’intera concezione
di ospedalizzazione e che enfatizza l’importanza della leggibilità distributiva e della massima facilità di way-finding.
Questa simbolica ‘strada urbana’ è scandita da due ostentate strutture in ferro tinteggiate di rosso che agiscono da
fulcri visivi per l’orientamento: sono le torri per la distribuzione dentro cui scorrono le cabine vetrate degli ascensori
che salgono come missili verso il cielo, lasciando percepire tutta la vita all’interno dell’ospedale.
Realizzato nel 2004 è dotato di 140 posti letti (di cui 20
per la terapia intensiva).
415
specifica trattazione. In particolare, il testaletto
riveste oggi grande attenzione progettuale: deve offrire illuminazione flessibile ed accesso alla
comunicazione, oltre ad integrare gli elementi
per l’erogazione dei gas medicali.
Materiali e arredi
Le caratteristiche tecniche e costruttive dei
prodotti e dei materiali devono garantire durabilità, fonoassorbenza (i limiti di rumore tollerati
sono di 40 db in fascia diurna e di 30db in
fascia notturna), una indispensabile flessibilità, robustezza, disinfettabilità, atossicità e
antibattericità.
Il controllo delle infezioni è un tema cruciale
nel contesto ospedaliero.
Oltre a dover rispondere a requisiti prestazionali di manutenibilità ed igiene (UNI 8289:1981),
i materiali, -dalle pavimentazioni, alle pareti,
agli arredi- devono quindi presentare garanzie
batteriostatiche in grado di diminuire il numero
di elementi patogeni responsabili delle infezioni nosocomiali.
Il Maggie's
Centre di Zaha
Hadid a Fife,
2005
Distribuzione e orientamento:
il layout funzionale
Ospedali future proof, flessibili e costantemente riconfigurabili in grado di assorbire il rapido
Progettazione e benessere
La prevenzione dello stress ambientale nella progettazione ospedaliera. Un
contributo di Romano Del Nord, architetto, direttore CSPE
La ricerca scientifica che si occupa
delle nuove linee di tendenza
nella concezione dell’edilizia
sanitaria ha evidenziato quanto sia
sempre più radicata la consapevolezza dello stretto legame tra
ambiente, condizioni di stress e
mutamenti nella funzionalità del
sistema immunitario. In questo
senso, i contributi della psicologia ambientale, della sociologia, dell’ergonomia,
della prossemica possono concorrere a
definire gli input di progetto necessari per
arricchire il bagaglio culturale dei progettisti e per conferire al progetto il significato di reale pre-figurazione delle dinamiche interattive che esso genera. La psicoimmunologia ha dimostrato che lo stress
416
è il risultato di componenti sia
mediche che psicologiche e che
derivi da interazioni problematiche tra la persona e l’ambiente
dove vive e lavora. In accordo con
l’opinione condivisa sulle radici
di questo fenomeno, si deve
quindi cominciare a valutare
l’ambiente, sia nella sua dimensione spaziale che fisica, come fondamentale locus dove si generano condizioni e
fattori di rischio che possono sollecitare
“risposte di stress”. A questo proposito,
è emblematica l’osservazione di Saegert
quando afferma che: “coloro che sono
responsabili della concezione e della
realizzazione degli spazi di vita devono
puntare a minimizzare le qualità stress-
inducing dell’ambiente e a massimizzare
quelle di stress-reducing”. A tal riguardo,
l’ospedale pediatrico costituisce un
ambito progettuale del tutto peculiare in
quanto si rivolge ad una fascia di utenza
sensibile e vulnerabile come quella
dell’infanzia e dell’adolescenza. Bisogna
essere quindi consapevoli di quanto la
progettazione sia uno strumento per promuovere lo stato di benessere e comprendere i meccanismi attraverso cui ridurre
complessivamente le condizioni di stress
all’interno della struttura ospedaliera
pediatrica.
Condizioni che naturalmente sono correlate con problemi di natura funzionale,
tecnologica e che possono essere eliminate agendo sui modelli distributivi, sul
design degli spazi interni, sul design
degli oggetti, degli arredi e, fondamentalmente, sui criteri di concezione architettonica dell’opera.
Romano Del Nord (a cura di), Lo Stress
Ambientale nel Progetto dell’Ospedale
Pediatrico, Motta Ed. Milano, 2006
CONCEPT
Urbanità
Pei, Cobb, Freed & Partners - Ospedale Bellevue, New York (USA)
(© Paul Warchol)
Il Bellevue, uno tra i più antichi nosocomi di New York,
è cresciuto come grappoli disconnessi di padiglioni.
L'addizione, realizzata nel 2005, si sviluppa su 19.530 m2
ed è dotata di 270 ambulatori, di un day hospital oncologico. Nella patria del curtain-wall, il nuovo ampliamento
ribadisce quella linea di tendenza che coniuga l’architettura con l’alta tecnologia dei procedimenti a secco dei
materiali leggeri: ‘trasparenza’ come ‘partecipazione’ ed
‘innovazione’ come ‘qualità’ sono i messaggi del nuovo
Bellevue. Nonostante il nuovo padiglione sia disassato rispetto all’asse della preesistenza, l’impianto planimetrico
dell’atrio rende leggibile l’originaria simmetria del fronte
storico. Il dialogo tra il nuovo ed il vecchio si esprime con
uno spazio pubblico restituito alla città di New York: un
filtro urbano costituito dall’invaso dell’atrio pluripiano, alto 27.45 m ed inondato di luce grazie allo scenografico
lucernario di copertura che ravviva anche l’istituzionale facciata in laterizio. La carpenteria metallica della copertura è
ancorata alla muratura attraverso un’asta di raccordo da
cui si dipartono le porzioni di archi reticolari che, come
corde tese, raggiungono i 20 m di luce. Il collegamento alla preesistenza avviene, sul lato nord, attraverso l’incastro
dei nuovi ballatoi alla struttura in c.a. della distribuzione;
sul lato opposto, i percorsi curvilinei culminano con l’elemento puntiforme del pilastro terminale che regala un effetto di dinamico galleggiamento a tutto l’ampliamento.
417
dinamismo dell’evoluzione biomedica.
La flessibilità deve quindi essere concepita
come un elemento di progetto: l’esperienza
insegna che i bisogni della committenza subiscono già una variazione dall’inizio al completamento dell’edificio.
Non possiamo, in questa sede, affrontare
l’alto livello di specializzazione progettuale
dell’organizzazione funzionale e distributiva
dei diversi reparti che, nel loro insieme, mirano
ad alcuni obbiettivi comuni come: massima
riconfigurabilità interna ed una distribuzione
basata sulla separazione dei flussi di utenza (merci, operatori, pazienti, visitatori), sulla
facilità di orientamento e sull’abbattimento
delle distanze di percorrenza (i tempi sono
vitali in certe condizioni), facilitando il senso
dell’orientamento con specifiche strategie di
way-finding.
La distribuzione e l’orientamento sono quindi
aspetti critici che spesso determinano il successo di un progetto ospedaliero.
Ma non basta limitarsi ad un chiaro wayfinding,
lo spazio distributivo deve essere luminoso ed
aperto verso l’esterno, gradevole ed accogliente nelle scelte di finiture ed arredi.
In termini tipologici, l’ospedale richiede due
fondamentali categorie di spazi: quello sanitario privato e quello sociale pubblico.
Gli spazi sanitari (high-technology), che ospitano funzioni come le diagnostiche, i laboratori
di analisi, le sale operatorie, richiedono elevata
flessibilità in grado di assorbire le innovazioni
delle attrezzature ad alta tecnologia.
Tradizionalmente, questa problematica veniva
risolata con la così detta soluzione “a corpo
quintuplo”, ritenuta oggi poco rispondente ai
dettami della sostenibilità, in quanto presenta
scarsa accessibilità alle fonti di illuminazione
naturale ed una scarsa caratterizzazione dello
spazio.
Gli spazi ambulatoriali e di supporto (low
technology) dedicati alle prime cure, all’ attesa ed alla socializzazione dove è prioritaria
l’umanizzazione.
Oggi, questi spazi hanno una grande rilevanza
in quanto costituiscono l’interfaccia pubblica
dell’ospedale che tende ad una progressiva
de-istutizionalizzazione.
Illuminazione e ventilazione naturale, domesticità, ridotta profondità della pianta, presenza
di elementi ludici e di opere d’arte sono alcune
delle indicazioni progettuali relative a questa
tipologia di ambienti.
Un caso italiano:
l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Careggi
Intervista a Mauro Marabini, Direttore Sanitario dell’Ospedale di Careggi, a
Firenze
L’Azienda Ospedaliero Universitaria di
Careggi gestisce un progetto pilota che
rinnova la cultura sanitaria ed affronta una
intensa attività pianificatoria che, nei prossimi 4 anni, cambierà il volto e la sostanza
del campus ospedaliero, secondo i principi
di: integrazione tra attività ospedaliere e
universitarie compattazione delle funzione
in due principali settori: il primo, dedicato
all’emergenza e l’acuzie; il secondo,
all’attività programmata.
Questo incredibile rinnovamento, spiega
il dott. Mauro Marabini, forse unico in Italia
per dimensioni, sta diventando realtà,
soprattutto grazie alla normativa della
Regione Toscana che, in sintonia con gli
orientamenti più moderni, ha rinforzato il
superamento della vecchia organizzazione
418
per reparti e l’adozione
di modelli ospedalieri
che basano l’articolazione
delle degenze e il calcolo
delle risorse sull’intensità
delle cure necessarie,
mirando a facilitare la
multi-professionalità e
la multi-disciplinarietà che stanno alla base
della rete dei servizi integrati e della ristrutturazione dell’ospedale per intensità
di cura.
Tutto ciò porta al superamento della legge
Mariotti che prevedeva l’organizzazione
dell’ospedale per reparti e divisioni, a cui
venivano assegnati un primario, un aiuto
ed un assistente. Il modello tradizionale
tipicamente verticale e a forte gerarchia
all’interno delle singole aree specialistiche,
non è adatto a garantire l’interdisciplinarietà
e l’integrazione oggi prevalentemente utile
ad affrontare efficacemente i bisogni assistenziali con la migliore tecnologia esistente.
Il dipartimento, che nell’Azienda
Ospedaliero-Universitaria Careggi ha
autonomia gestionale, è idoneo a superare
la suddivisione delle competenze, contribuendo a rendere esplicite e condivise
le finalità di lavoro di persone che
afferiscono a discipline e professionalità
diverse.
L’organizzazione per processi (o percorsi
diagnostici - terapeutici) è centrata sul
paziente, che percorre un tragitto “orizzontale” attraversando, nel corso del
trattamento, una serie a volte molto
articolata di unità operative, favorendo
la piena integrazione dei diversi specialisti e delle diverse professioni. Può prevedere nei casi necessari la separazione
dei percorsi dell’emergenza dall’attività
programmata.
L a m u l t i d i s c i p l i n a re i t à è q u i n d i
CONCEPT
Campus sanitario orizzontale aperto e flessibile
Aymeric Zublena - Ospedale di Bergamo
La realizzazione è prevista per il 2009, su una superficie di 150.000 m2, con una dotazione di 1200 posti letto, 90 di rianimazione, e 52 sale operatorie. Il modello ospedaliero di Bergamo propone la strada interna
un’innovazione che si sta rafforzando sotto
i diversi aspetti clinico-organizzativi e trova
piena espressione nel riordino dell’ospedale
per “intensità della cura”, che esprime un’
idea dinamica (prima che strutturale)
dell’assistenza, collegata ai gradi di complessità: quando una determinata soglia di
complessità viene superata, si assiste il
malato nella sede “ organizzata” più
idonea. Questo implica la collocazione
dell’ospedale nella rete integrata dei
servizi: un nuovo modello che richiede
l’adozione del principio del case management, l’introduzione di modelli di lavoro
multidisciplinari e presuppone la creazione
e lo sviluppo di ruoli professionali coerenti con il nuovo sistema».
Modulo: Nel modello toscano sono
identificati 3 livelli di cura/assistenza
assegnati alle degenze -alta intensità,
media intensità, bassa intensità. Quali
sono le implicazioni gestionali di questo
nuovo modello di degenza?
Mauro Marabini: Il chirurgo non ha più un
solo reparto, ma può avvalersi della sede
come soluzione vincente per interpretare il rapporto
città-ospedale ed il concetto urbano di ospedale orizzontale (4/6 livelli) che, in contrasto con la tipologia
del monoblocco degli anni ’60 e ’70, tende a prefigurare il comprensorio sanitario come un campus aperto
al servizio dei cittadini. I tre rami della strada ospedaliera, che connettono degenze, ambulatori, servizi
e piastra centrale si aprono all’interno su cortili sistemati a verde e all’esterno sulle vedute del parco e dei
Colli per affermare l’idea di un “ospedale nel verde”.
I corpi delle degenze in alluminio e vetro sono arricchiti da una facciata composta con un sistema di frangisole e passerelle esterne che ne accentuano la trasparenza e la leggerezza, anche nelle ore serali, senza
pregiudicare la privacy dei pazienti.
La grande complessità interna viene ricondotta ad
un’immagine architettonica unitaria mediante la sovrapposizione di una copertura a tre falde, convergenti con dolce pendenza verso il piazzale del pronto
soccorso.
più idonea nelle diverse fasi del
percorso (prericovero, blocco
operatorio, recovery room,
intensiva e subintensiva
postchirurgica, reparto ordinario, riabilitazione, oppure day
surgery) e della collaborazione
di tutti i professionisti necessari,
la degenza ordinaria chirurgica
non è altro che uno dei momenti del percorso assistenziale. Occorre
comunque stabilire chi e come si gestisce
il percorso.
A seconda del percorso e del livello di
assistenza possono essere fondamentali le
figure del medico tutor e dell’infermiere
referente, ma in alcuni casi, specie
nell’emergenza, in oncologia e nell’alta
specialità, può essere altrettanto efficace
un team leader, un case manager o
un’equipe di riferimento.
I nuovi professionisti crescono in nuovo
ambiente capace di formarli sul piano
umano e relazionale. Non è più solo un
problema di competenze cliniche, ma di
riuscire, in futuro, a sviluppare esperienze
sul piano dell’umanizzazione e del management interno.
Dall’altra parte oggi, chi progetta ospedali, non realizza più dei luoghi identificati
come degenze specialistiche; naturalmente questo esula da quelle esigenze
particolarissime, come ad esempio in
ematologia, dove la degenza protetta per
i trapianti di midollo può essere esclusivamente mono-funzionale.
L’ospedale di Careggi si sviluppa su 74
ettari di estensione; conta 25 padiglioni,
42 edifici, 1655 posti letti. Ogni anno
ospita 80.000 ricoveri, 130.000 accessi al
pronto Soccorso, 10.000.000 prestazioni
ambulatoriali.
419