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NOTA SU DUE TIPOGRAFI TEDESCHI*
Bernardo da Colonia è, tra i tipografi che operarono a Treviso, uno
dei meno noti; di lui, fino ad oggi, non si conoscono che i due libri
stampati a Treviso: un Junianus Maius, De priscorttm proprietate verborttm
stampato nel 1477 e un Lucius Annaeus Seneca, Opera philosophica.
Epistolae stampato nel 1478 1. Un terzo stampato di poche carte :
Dissentio inter Papam et Florentinos suborta, senza note tipografiche e con
una datazione a prima del 1 luglio 1478 che gli veniva assegnato
in base alla somiglianza dei caratteri,2 risulta invece stampato su
carta con filigrana basileese ed è molto probabilmente da ritenersi
opera della tipografia di Johann Amerbach. 3
Victor Scholderer, che per primo ha cercato di ricostruire le vicende
del tipografo di origine tedesca, avanzava l'ipotesi che Bernardo, prima
che a Treviso, fosse stato a lavorare nella bottega napoletana di Mattia
Moravo; lì avrebbe imparato l'arte e da lì avrebbe esportato verso la
nuova tipografia trevisana i due volumi del Maius e di Seneca (usciti
come princeps dai torchi del Moravo 4), per farne due edizioni da
immettere nel mercato veneziano; subito dopo la stampa del Seneca,
però (probabilmente a seguito dell'insuccesso di mercato dovuto allo
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Note, cir.,
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-.;:m anche la
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* già in A.CONTO', Calami e torchi. Documenti per la storia del libro nel territorio della Repubblica
di Venezia (sec.XV), Verona 2003, pp.61-68, 106-112., con qualche minimo adattamento. Sul tema
ora si veda l’importante volume di Philippe Braunstein, Les allemands à Venise (1380-1520), Roma
2016
Rispettivamente IGI 6037 (D.E. RHODES, La stampa a Treviso nel secolo XV, Treviso, 1983,
n.73) e IGI 8868 (RHODES, ibidem, n.74).
2
Procror 6485 e GW 10048.
3 D.E. RHODES, A catalogue of inamabztla in al/ the Libraries of Oxford University 011tside
the Bodleian, Oxford 1982 e RH0DES, La stampa, cir., p. 53.
1
4
IGI 6036 (Maius, 1475) e IGI 8867 (Seneca, 1475).
1
scarso gradimento riservato dagli acquirenti a testi umanistici divulga
ti attraverso composizione a stampa con caratteri gotici), si sarebbe tra
sferito a Basilea entrando in qualche rapporto con Amerbach. 5
Rispetto alla ricostruzione di Scholderer, sia il soggiorno napoletano
che quello basileese risultano, in realtà, piuttosto improbabili. Al
secondo, in particolare (ma su Napoli e la circolazione dei resti torne
remo presto) si oppongono ragioni cronologiche molto stringenti, che
permettono con certezza di escludere un trasferimento a Basilea: l'atti
vità della tipografia di Bernardo da Colonia terminò, certo prematura
mente, dopo pochi mesi dall'arrivo a Treviso, per la morte del tipo
grafo, avvenuta nel mese di settembre del 1478.
Lunedì 10 agosto 1478, nella Ca' degli Orsi, dove abitava 6
Bernardo da Colonia alla presenza del notaio Agostino Trivella e dei
resti (tra i quali vi è anche Guglielmo von Gerresheim "consanguineus"
del più noto Giovanni Manthen) 7 dettava le proprie volontà testa
mentarie. Dovette morire pochi giorni più tardi, e comunque non dopo
il 15 di settembre, data nella quale il notaio Iacopo Selvana, cancellie
re presso la Cancelleria Nuova del Comune di Treviso, ricevette il testa
mento per effettuarne la registrazione ufficiale in uno dei registri
"Saturnus" (come prevista dagli Statuti cittadini). 8
5 BMC, VI, p.xlix.
6 La casa, posta nel quartiere detto della Roggia, "zo del ponce de Pria, a banda
zanca", lungo l'attuale via Filippini, era denominara "degli Orsi" forse per una qualche
decorazione a fresco o scolpita nella facciata; pochi anni pii:1 tardi risulta affittata ai fra
telli Policreto e Zamaria da Chastelfrancho, e di proprierari veneziani: Treviso, Biblioteca
Comunale, ms. olim sez.XXIV, n.96, fasc.2 dell'archivio antico del Comune: Libro de l'e
stimo et q1tartier da la Rttoia in suso fato par el nobel homo miser Zliane da Seraval et Vincenzo
Malapel nodaro. redatro nel 1499, c.[33) r.; cfr. anche Treviso, Archivio di Stato, Archivio
Storico Comunale, b.1082, contenente l'estimo delle case di città rilevato nel novembre
1545, edito in G. NETTO, Treviso Rinascimentale, Treviso, Cassa di Risparmio della Marca
Trivigiana, 1980, p.[34) (l'opuscolo di Netto, senza numerazione di pagine, è in realtà
l'insieme di tre articoli pubblicati separatamente nei numeri 1,2 e 3 dell'anno 1980 di
«Ca' Spineda», rivista della Cassa di Risparmio della Marca Trivigiana).
7 Qui doc. 1. Per Manthen, K. HAEBLER, Das testament des johann Manthen von
Gerresheim, «La Bibliofilia», XXVI (1924), pp. 1-9.
8
Fin dall'istituzione della Cancelleria Nuova -avvenuta nel 1374, socco il dogato di
Andrea Contarini-, le norme stabilivano come il notaio che aveva redatto il testamento
avesse un massimo di quindici giorni di tempo dopo la morte del testatore per redigere
l'atto in forma pubblica; le volontà espresse nel testamento non potevano aver alcun valo
re fino a che l'atto non fosse stato presentato alla Cancelleria Nuova e non fosse stato regi
scraro ufficialmente negli appositi registri denominaci "Saturnus" da uno dei quattro
notai a ciò addetti. Cfr. Statlita, provisionesque duca/es civitatis Tarvisii... , Veneciis, apud
2
Dalla lettura delle ultime volontà di Bernardo si evincono poche ma
interessanti notizie che permettono di far luce, almeno in parte, sulle
vicende di questo misterioso protagonista della storia della stampa.
Innanzitutto veniamo a sapere che egli abitava effettivamente nella
città del Sile (cade così il legittimo sospetto che una presenza occasio
nale potesse nascondere la dichiarazione di un falso luogo di stampa); il
notaio definisce anzi esplicitamente la sua professione: egli era "stam
pator librorum in Tarvisio". Siamo di fronte, quindi, non ad un presta
nome o a un finanziatore d'impresa ma ad un tipografo che operò a
Treviso probabilmente per tutto il tempo necessario alla preparazione e
stampa dei due libri di cui si è detto. In città forse da non molti
mesi, 9 appare poco legato con gli ambienti della cultura e con la stessa
comunità di suoi connazionali tedeschi. Non sposato e senza figli,
accudito da una fantesca tedesca di nome Anna, risulta in rapporto con
i frati agostiniani del convento di Santa Margherita (è nel cimitero
annesso alla chiesa, infatti, che stabilisce di essere seppellito), in parti
colare con fra Corrado, cui lascia la somma di due ducati d'oro perché
preghi per la sua anima. A dei parenti indicati con grande genericità
lascia cento ducati. Erede universale viene nominato tale Hermann
Solfer di Colonia, non altrimenti noto; egli potrebbe essere legato,
comunque, all'ambiente degli stampatori, dato che figura nello stesso
testamento, oltre che come erede universale, anche come esecutore
testamentario insieme con Johann Manthen von Gerresheim, il socio
(lo si specifica esplicitamente nel testamento) di Johannes de Colonia.
Faceva parte integrante del testamento (e fu letta pubblicamente di
fronte a tutti i testimoni e al notaio) una cedola comprovante recipro
che obbligazioni tra Bernardo e Giovanni da Colonia, e più precisa
mente una vendita effettuata da Giovanni da Colonia di un certo nume
ro di volumi per i quali a Bernardo fu corrisposto l'importo di 12 duca
ti e 8 fiorini Rainensi, e una fideiussione prestata da Giovanni da
Colonia nei riguardi di un cartaio, per la somma di 80 ducati: a fronte
di tale fideiussione e fino a che la somma non fosse stata coperta,
Bernardo avrebbe messo a disposizione di Giovanni cinquecento copie
di libri a stampa.
Franciscum Rampazetum, 1555 , trattato sesto, rubr.xlv, p.161 r. Su questa prima edi
zione a stampa degli Statuti di Treviso, cfr. G.NETTO, La condanna al rogo della prima edi
zione degli Statuti di Treviso (ottobre 1559), «Archivio Veneto», a. CXVII, serie V, n.182
(1986), pp.165-202.
9 Ma almeno il tempo necessario alla composizione e stampa dei due volumi.
3
Il rapporto esistente tra Bernardo da Colonia e imprenditori della
tipografia veneziana del calibro di Manthen e Giovanni da Colonia
(ossia con il gruppo che fino agli anni 80 del secolo XV tenne quasi il
monopolio del mercato editoriale veneziano) 10 è il fatto più nuovo che
emerge. Se poi consideriamo attentamente il tenore della cedola allega
ta al testamento, non è fuor di luogo pensare che essa nasconda una
società di fatto: appare infatti abbastanza sproporzionato il controvalo
re di cinquecento libri e di 80 ducati, se non nei termini di una com
partecipazione ai rischi e una conseguente spartizione del prodotto fini
to. Non molti anni prima, infatti, sempre nel mercato veneziano, una
società venutasi a costituire tra il tipografo di origine francese Jacques
Le Rouge e il mercante tedesco Johannes Rauchfass comportava un
finanziamento giusto di 80 ducati per la stampa delle opere di Ovidio
in una tiratura di seicentoventi copie. 11
Non è escluso, dunque, che i rapporti con il da Colonia fossero
molto stretti; si può anzi avanzare l'ipotesi che la presenza di Bernardo
a Treviso non sia stata per nulla casuale ma legata piuttosto ad una rete
commerciale ben articolata e che da Venezia prevedeva "filiali" in varie
località della terraferma, da Padova a Vicenza, a Treviso, e in altre della
penisola. 12 L'imprenditoria organizzata, insomma, avrebbe fin dagli
anni settanta anche nel settore della tipografia preso il posto delle
prime pionieristiche imprese artigianali.
E' stato notato che i due volumi stampati a Treviso da Bernardo non
sono che una ristampa di due princeps napoletane uscite dalla bottega
di Matteo Moravo, di cui riportano integralmente anche le lettere di
dedica; ciò, però, non sembra sufficiente per giustificare un presunto
soggiorno nella città partenopea.
Il mercato del libro a stampa, nel periodo che ci interessa, era
comunque molto vivace: e la presenza di emissari di tipografi operanti
in Venezia in varie piazze commerciali nella penisola tra cui, appunto,
Napoli o la Germania andrà vista non soltanto come una ricerca di più
ampi spazi commerciali ma anche come occasione per scambi di infor
mazioni, indagini di mercato, spionaggio industriale vero e proprio.
Chi andava in giro per il mondo a commercializzare volumi stampati a
10
Cfr.M.ZORZI, Stampatori tedeschi a Venezia, in Venezia e la Germania, Milano1986, pp. 115-140
Sull'incera questione v. il capitolo Tipografi a Venezia: Jacques Le Ro11ge e Johannes
Ra1tchfass, in CONTO', Calami e torchi, cit., p.43-47 e 103-106.
11
12 ZORZI,
Stampatori tedeschi, cit.
4
Venezia cercava di riportarvi not121e su novità editoriali, richieste di
edizioni, possibilità di realizzare scoop prima della concorrenza.
Escludendo quindi l'ipotesi di una diaspora napoletana, si aprono,
appunto, i problemi concreti, e tra questi il più interessante riguarda i
canali commerciali attraverso i quali Bernardo da Colonia poté entrare
in possesso di edizioni napoletane ancora fresche di stampa: due opere
di grande interesse, senza dubbio, come il Maius -che poi avrà buona
fortuna editoriale con una riedizione trevisana del 1480 per i tipi di
Bartolomeo Confalonieri e altre svariate edizioni successive- o come il
Seneca potevano trovare un buon riscontro commerciale nel vivace
ambiente degli studiosi umanisti veneti.
Dal punto di vista dell'impegno tecnico e di capitali, entrambe le
opere, stampate a pochi mesi di distanza l'una dall'altra, hanno una
certa mole e sono stampate con cura: sicuramente esse non furono rea
lizzate da un ti pografo alle prime armi e anzi dovettero richiedere l'im
piego di più addetti; dal momento che non si hanno notizie di altri
volumi sottoscritti direttamente da Bernardo, sarà da chiedersi se egli
avesse impiantato in Treviso una officina ex novo, dotata di personale e
macchinari tali da garantire la produzione nota, o se invece egli facesse
capo ad una qualche altra realtà imprenditoriale già esistente in loco
(sono gli anni in cui la attività di Gerardo da Lisa diviene saltuaria e
avvia le prime prove tipografiche il parmense Michele Manzolo) o addi
rittura esterna (si tratterebbe allora, quasi certamente di una officina
veneziana: non pare difficile individuarla: dalla lettura del testamento
risulta chiaramente un preciso rapporto con Giovanni da Colonia).
Non mancano, certo, altri interrogativi: quello relativo ai caratteri
gotici utilizzati unicamente da Bernardo, è forse destinato a non avere
risposta, anche se va notato che quelli di cui si tratta sono ancora anni
nei quali esiste una enorme varietà tipologica. Ma più generale appare
l'interrogativo di fondo, che riguarda la reale titolarità dell'impresa da
parte dei sottoscrittori delle edizioni del Quattrocento, legata senza
dubbio solo in parte a questioni di paternità intellettuale o "editoriale"
nel senso moderno, e più spesso, forse, coincidente con gli aspetti più
strettamente materiali e finanziari, così che da un'unica azienda tipo
grafica potevano uscire prodotti commercializzati poi con etichette
diverse (si pensi al caso dell'Orthographia del Tortelli curata da
Girolamo Bologni, stampato a casa del Manzolo).13
13 RHODES,
La stampa, cic., p. 49 e numero 69: il volume reca v arianti di colophon,
5
L'altro, sulla scelta di un luogo come Treviso, direttamente in rap
porto con la produzione di carta ma, per quel che ne sappiamo finora,
al di fuori delle grandi vie del mercato del libro, appare forse di meno
ardua soluzione: basti pensare alla fitta trama di collegamenti che pro
prio Giovanni da Colonia aveva intessuto, non solo nel territorio della
Repubblica di Venezia, sia nell'ambito della produzione vera e propria
che in quello della commercializzazione.
Non pare nemmeno un caso che nel torno degli anni che vanno dal
14 7 6 al 14 7 8 siano ben tre i ti po grafi di origine tedesca operanti nella
città del Sile: oltre a Bernardo, Johannes de Hesse (che stampò anch'e
gli due soli libri tra l'agosto del 1476 e l'anno successivo)14 e Hermann
Lichtenstein, anch'egli di Colonia. Lichtenstein, la cui attività a Treviso
è legata alla stampa di almeno sei libri, 15 era imparentato, avendone
sposato la figlia, con Giovanni di Dortmund, bidelus a Padova e socio di
Giovanni da Colonia, e di Giovanni da Colonia era factor (procuratore)
come risulta da vari documenti trevisani; 16 presente come tipografo (o
titolare di tipografia?) anche a Vicenza, dopo la parentesi trevisana si
trasferì definitivamente a Venezia, dove ebbe strettissimi rapporti con
la comunità degli stampatori tedeschi fino alla morte. 17 La colonia di
stampatori tedeschi attivi a Treviso appare ben attestata, dunque, attor
no al nome di Giovanni da Colonia, e ciò vale anche per il quasi scono
sciuto J ohannes de Hassia se è valida la segnalazione della presenza di
caratteri da lui utilizzati, a Vicenza nel 1477 18 dove la limitatissima
attività del tipografo Filippo Albino, utilizzatore, appunto, dei caratte
ri in questione, fa venire il sospetto che si trattasse, più che di un
imprenditore in proprio, di un addetto ad un'officina più importante
come poteva essere quella del Lichtenstein (e così si chiarirebbe l'altriche indicano il nome del tipografo (Hermann Lichrensrein) o quello dell'editare (il
Manzolo, appunto); cfr anche MANTESE, Le origini della stampa a Vicenza, in 1474. Le
origini della stampa a Vicenza, Vicenza 1975, pp.33-7O (pp. 44-45, nota 32: nell'atto
ci- raro, del 5 dicembre 1476, Marco q. Chrisrani de Bruges nomina dei procurarori per
recuperare la parte a lui spettante (un quarto della tiratura) dell'edizione del Tortelli
"qui nunc Travisii imprimutur in domo dicci magistri Michaelis".
14 RHODES, La stampa, cit., n. 64 e 65.
15 Ibidem, cit. n.67-72. Al Lichrenstein, Treviso, c.1477 il GW attribuisce anche il
vol. n.5617 = 2385: lsagogicon moralis disciplinae.
16 CONTO', Calami, cit, nell'appendice, doc. 6 e 7.
17 Testò il 28 giugno 1494 in Venezia. Ricordati a vario titolo nel testamento (pubbli
cata qui in appendice, doc. 2) Nicolò da Francoforte, Paolo Fridenberger,
Johannes Errzoch, Gaspar de Dislaichn.
l8 RHODES, La stampa, cit., p.45.
6
menti misterioso rapporto trevisano-vicentino) attiva tra il 1475 e il
1480, anni in cui divideva le proprie attenzioni anche con Treviso e
Venezia.
Se facciamo una mappa cronologica delle presenze dei tipografi atti
vi a Treviso nel secolo XV, notiamo, infatti, come le presenze di tede
schi si concentrino negli anni che vanno dal 1476 al 1478, anni nei
quali c'è forse da leggere un tentativo di ampliamento del mercato
imprenditoriale di Giovanni da Colonia in questo settore della
Terraferma, tentativo avviatosi con fatica e, c'è da presumere, abortito
ben presto; ammenoché nei rapporti esistenti tra il Lichtenstein e il
Manzolo non sia individuabile una traccia di continuità.
La città del Sile era favorevole sia alla presenza di stranieri di origi
ne tedesca sia allo sviluppo dell'arte tipografica (se non altro per vie
indotte dalla presenza di importanti cartiere per le quali esisteva da
oltre un secolo un privilegio speciale valevole per il territorio dell'inte
ra terraferma). 19 Situata in posizione felicissima, Treviso era, infatti,
punto di passaggio obbligato per chi volesse condurre merci a Venezia;
privilegi daziari e obblighi per i mercanti di passare attraverso il terri
torio trevisano erano favoriti e salvaguardati dalla Repubblica attraver
so una normativa precisa. 20 La presenza di tedeschi, rilevante, certo, a
Venezia, era abbastanza vivace anche a Treviso, fin dal secolo XIV: vi
esisteva un fondaco dei tedeschi, della cui salvaguardia si preoccupava
no i governanti della Serenissima 21 vi esisteva una intera contrada
denominata "Androna Todesca"; e la piccola comunità di stranieri
19
Cfr. L.PESCE, Vita socio-mlturale in diocesi di Treviso nel primo Quattrocento, Venezia
1983,pp.289-296.
20 In una lettera ducale del doge Andrea Vendramin datata 26 settembre 1477 si pre
scrive, ad esempio, richiamando una provvisione del 7 luglio precedente, che "res, guae
conducentur ex Alemania per omnem passum et additum nostrum venire debeanc recco
tramite cum bulletis ipsorum passuum ad fonticum Tarvisii" (Arrigo e Vitrore Scoci,
Raccolta di dommenti trevigiani, ms. 95 7 della Biblioteca Comunale di Treviso, vol. Xl,
p.275-76 [estratro da un Registrttm litteramnz et s11plicationum 1477-78-79, c.9}; non più
di un mese più tardi il Podestà di Treviso Benedetto Trevisan fa proclamare l'obbligo
degli zattieri che conducevano mercanzie di provenienza tedesca lungo il corso del Piave,
di non scaricarle in altro porro che quello dell'Ospedale di Santa Maria della Piave (pres
so Lovadina) (Scoci, ms. cir., p. 277); per problemi di garanzia del passo a mercanti tede
schi v. la documentazione citata in PESCE, Vita socio-rnlturale, cit., p. 27, n.125.
21 Con ducale del 12 novembre 1496 il doge Agostino Barbarigo ordinava che non
fossero altrimenti destinati "quaedam magazena, guae ripae ballarum istius Civitatis
nostre vicina et propinqua sunt ad exonerandas et cusrodiendas ballas mercanciarum mer
carorum Theotonicorum fontici nostri... " che funzionavano fin dal 1434 (Scoti, ms. cit.,
aveva anche delle forme precise di organizzazione, documentate, ad
esempio, dalla presenza, a partire dal XV secolo almeno, di una confra
ternita a carattere religioso intitolata a S.Antonio da Padova, con sede
presso la chiesa di San Francesco. 22
I tedeschi che si stabilivano a Treviso trovavano occupazione, perlo
più, come panificatori, calzolai, conciatori di pelli, gestori di bagni
pubblici (stuarii), tagliapietra, portatori di vino, ma anche scriptores e
canrores. 23
p.430). Per la nomina di un nuovo scriba e doganiere del Fondaco trevisano, nel 1492 v.
VE AS, Collegio Natatorio, reg. 22. c.48v (citato in H. SJMONSFELD, Der fondaco dei tedeschi
in Venedig und die Deutsch-venetianischen handelsbeziehungen, Scuttgart, verlag der L.G.
Cottaschen Buchhandlung, 1887, voi. I, p. 319-20).
22 H. SIMONSFELD, Eine deutsche Colonie zu Treviso in spateren Mittelalter, Munchen,
Verlag der Akademie der Wiss., 1890 (già apparso negli «Abhandlungen der k. bayer.
Akademie der Wiss. » ). La lacuna presente tra gli anni 1480 e 1512, dovuta alla man
canza di un foglio nel manoscritto contenente la matricola dei confratelli, in realtà non
interessa direttamente un periodo di presenza di stampatori tedeschi a Treviso.
Comunque la mancanza dei loro nomi dall'elenco trevisano non fa che confermare la
caratteristica di provvisorietà e occasionalità. V. anche PESCE, Vita socio-eztltttrale, cic. e
IDEM, La chiesa di Treviso nel primo Quattrocento, Roma, 1987 (3 volumi), I, p.129-132 Dati
sulle presenze massicce di tedeschi anche nel secolo XIV in moltissimi atti notarili del
tempo, segnalati da Bampo nei suoi Spogli, Ms. cic.
23
Secondo quanto segnalato da Angelo Marchesan, Treviso Medievale, Treviso 1923,
I, p.299 sarebbe stato un Ugolino Tedesco a ottenere per primo licenza di costruire dei
bagni pubblici (atto del 1394). Cfr. piL1 in generale sulla presenza di tedeschi PESCE, Vita
socio-culturale, cic., p. 46-47.
8
1
Testamento di Bernardo da Colonia
1478, agosto 10, Treviso.
ASTV, Notarile, sez. II, b.492: Saturni, vol.33 (34), c.80 r-v
In Christi nomine, amen. Anno eiusdem nativitatis millesimo quadrigentesimo septuagesimo
octavo, indicione XI, die lune decimo augusti. Tarvisii, in domo Ursorum, posita in contrata Pontis
Petre in qua infrascriptus testator habitabat.
Ibique magister Bernardus de Colunia quondam Gerardi Fugoler, stampator librorum in Tarvisio,
per omnipotentis Dei gratiam sanus mente ac boni et perfecti intellectus exixtens, licet infirmitate
corporea oppressus sit; considerans huius mondi et labilis vite pericula et nil est certius morte nilque
incertius hore mortis, nolens abintestato decedere set dum tempus habet factis suis, debitum modum et
ordinem procuravit atque fecit: primo namque, secundum formam Provisionum ducalium Venetiarum,
expulsis omnibus de camera in qua dictus testator super uno lecto infirmus iacebat, et interogatus per
me notarium infrascriptum si volebat aliquos fore presentes vel aliquem descriptioni sive ordinationi
huius presentis sui testamenti, ac si volebat suum testamentum scribi per me notarium infrascriptum
an vulgariter an literaliter, respondit velle fore presentes descriptioni vel ordinationi huius sui
presentis testamenti omnes volentes, et quod volebat suum testamentum scribi literaliter et vulgariter
publicari per me notarium, et est certificatus quod nulla persona ecclesiastica potest esse commissaria.
In primis, igitur, idem testator animam suam sanctissime et individue Trinitati ac gloriosissime
matri virgini Marie totique Curie Celesti humiliter commendavit, iubens, volens et ordinans quod
quandocumque eius anima a corpore transierit, corpus suum sepeliri debetur in cimiterio ecclesie
Sancte Margarite de Tarvisio.
Interogatus de postumis, respondit non habere uxorem.
Item reliquit venerabili domino fratri Corado ordinis eremitorum Sancte Margarite de Tarvisio
ducatos duos auri, ut habeat causam orare pro ipso testatore.
Item reliquit domine Anne eius masarie teotonice ducatos viginti auri pro eius anime.
Item reliquit unam cedulam scriptam manu Johannis de Alemania ex mandato ipsius testatoris et in
presentia testium infrascriptorum et mei notarii infrascripti fuit lecta et publicata coram ipso testatore
per dictum Johannem, in qua continetur dicti magistri Bernardi creditus, tenor cuius inferius
descriptus est.
Item reliquit dictus testator suis propinquioribus quod habere debeant de bonis suis ducatos centum
auri, si et in quantum reperientur de bonis suis usque ad dictam sumam et in quantum non reperissent
de bonis ipsius testatoris ad dictam sumam ducatos centum auri, quod habeant solummodo ducatos
centum de aureis.
In omnibus aliis suis bonis mobilibus et inmobilibus, iuribus et actionibus quomodocumque sibi
spectantibus et pertinentibus, suum heredem universalem istituit idem testator ad ellegit et esse voluit
Ermanum Solfer de Colonia.
Comissarios quoque huius sui presentis testamenti et ultime voluntatis et executores ellegit et esse
voluit dictum Ermanum et ser Johannem Mantem de Chieresem, sotium Johannis de Colonia
stampatoris, dans et concedens dictis suis comissariis plenum, liberum et generalem mandatum ad
adimplendum et exequendum omnia et singula in presenti testamento contenta, et hoc voluit esse
suum ultimum testamentum et ultimam voluntatem quod et quomodo valere voluit iure ultimi
testamenti et ultime voluntatis; et si iure ultimi testamenti et ultime voluntatis valere et tenere non
poterit, voluit quod valeat et valere debeat iure codicilorum vel donationis causa mortis; et omni alio
meliori modo, via, iure et forma quibus melius valere et tenere poterit, atque potius cassans irritis et
anichilans omne et quolibet aliud testamentum et ultimam voluntatem si quod vel quem actenus
condidisset atque fecisset, hoc solum testamentum laudans et aserbans in omnibus suis partibus ac
iubens et ordinans ceteris hoc prevalere.
Actum fuit per me notarium infrascriptum in suprascriptis millesimo, indicione, die et loco, in
presentia ser Johannis quondam *** 1 de Fermo, ser Gulielmi quondam *** 2 de Chieresem
theotonici,3 Johannis de Framustat quondam Petri, magistri Leonardi de Bressano filio Michaelis et
magistri Georgii quondam Michaelis lanternarii in Tarvisio, testium vocatorum et a suprascripto
testatore rogatis, et aliis.
Tenor cedule in testamento nominate talis est, videlicet:
Item Johannes de Colonia est fideiussor pro LXXX ducatis cartulario;
Item dictus Johannes de Colonia habet scriptum de manu sua de aliquo negotio de quo factebatur
se contentum, scilicet de aliquibus libris venditis;
Item Bernardus fatetur se recepisse a suprascripto Johanne de Colonia XII ducatos et VIII florenos
rynenses super ista venditione;
Item in pignis quod predictus Johannes de Colonia facit fideiussor pro LXXX ducatos, habeat
quinquecentum de libris stampatis quousque habeat sumam ducatorum predictorum;
Item tenetur Herisogur I ducatum;
Item tenetur a Bernardo Pusolo I ducatum;
Item tenetur pistori magistro Andrea VIII ducatos;
Item tenetur Iorgi Keller XIIII ducatos;
Item Johannes Prentener tenetur Bernardo XVI ducatos; et cetera et sunt alie que non posui quia
est in ipso testamento, et cetera.
Ego Augustinus Trivella filius magistri Leonardi cerebravi publicus imperiali autoritate notarius,
civis incolaque Tarvisii predictis omnibus et singulis suprascriptis interfui, et rogatus ab ipso testatore
quod deberem scribere et in presentiam suprascriptorum testium publicavi et ita scripsi et publicavi et
in fidem manus mee subscripsi.
Ego Jacobus Silvana, filius ser Antonii de Silvana publicus imperiali auctoritate notarius, civis
incolaque Tarvisii et nunc notarius et official officio Cancelarie Nove Comunis Tarvisii, hoc
suprascriptum testamentum dicto officio presentatum die XV septembris 1478 fideliter in libro ad
similia destinato registravi iuxta forma Provisorum Ducalium.
1Puntini di sospensione nel testo, dovuti probabilmente alla cattiva comprensione del testo da parte del notaio Sugana che
trascrisse l'atto nei registri "Saturni".
2Puntini di sospensione nel testo, v.supra, nota 1
3Si tratta del "consanguineus" di Giovanni Manthen, nominato anche nel testamento di questi:
testament, cit.
cfr. Haebler, Das
2
Testamento di Hermann Lichenstein
1494, giugno 28,. Venezia
ASVE, Notarile testamenti, b.66, atti del notaio Priamo Busenello, protocollo II, c. 21 r-v 4
In nomine Dei eterni, amen. Anno ab incarnationis domini nostri Ihesu Christi millesimo
quadringentesimo nonagesimo quarto, mense iunii, die vigesimoctavo, indictione duodecima,
Rivoalti.
Cum vita hominis in manu Dei sit, diesque et hora mortis omnibus sit incerta, ideo unicuique
yminet pro cavendum ne incantus occumbat et bona sua inordinata et indisposita derelinquat,
quapropter ego Harmanus Lichtenster impressor librorum, coloniensis, quondam Angeli et habitans
Venetiis in confinio S.Felicis, sanus per gratiam omnipotentis Dei mente et intellectu licet gravatus
corporea infirmitate, dum vellem bonorum meorum dispositionem plenariam ordinare ne, spiritu per
me Altissimo Creatori reddito, lis ulla ex eis modo aliquo oriatur, ad me vocari et venire feci Priamum
Busenellum Venetiis notarium infrascriptum, ipsumque rogavi ut hoc meum scriberet testamentum
pariterque compleret cum clausulis et additionibus venet. necessariis consuetis et opportunis.
In quo quidem meo testamento instituo et esse vollo meos fidei comissarios magistrum Nicolaum
de Franchforte etiam impressorem librorum de confinio S.Martialis ad Sanctam Mariam ab Orto, et
Petrum Lichtenster nepotem meum qui facere et adimplere tenentur prout inferius ordinavero dari
atque fieri infrascripto.
In primis namque recommendans animam meam Altissimo Creatori nostro, vollo quando
contingerit me mori, corpus meum seppeliri debere ad Sanctum Franciscum a Vinea cum habitu
ipsorum fratrum, qui fratres habere debeant de meis libris per summa ducatorum decem, amore Dei, et
cum aliis exequiis et expensis prout ipsis comissariis meis melius videbitur.
Item dimitto dominabus monialibus Magdalene extra portam Sancta Crucis de Padua ducatos
quinque amore Dei et pro anima mea;
Item dimitto dominabus monialibus Sancti Jacobi extra portam Pontiscorbi de Padua etiam ducatos
quinque amore Dei et pro anima mea;
Item dimitto Scole Sancti Leonardi in ecclesia Sancti Salvatoris Venetiis ducatos quinque et Scolle
domine Sancte Marie in dicta ecclesia, ducatos quinque;
Item scole Sancti Nicolai in predicta ecclesia etiam ducatos quinque, et predictis legatis ut supra
factis dimitto ducatos centum, cum hoc quod de supra habundare [...] ducatos centum; solutis
suprascriptis legatis et sepultura, prefacti comissarii mei tenentur distribuere
Item de varii Sanctam Mariam de Gratia, pauperes infantes pietatis hospitalis Sancti Antonii vel
alios locos devotos porut ipsis comissariis meis videbitur.
Item dimitto alios ducatos centum qui distribuere debentur pro missis celebrandis pro anima mea;
Item dimitto filiis masculis sororis mee Agnetis florenos 25 de Rens pro quolibet eorum et si
essent mortui, sint eorum filiorum et heredum, et hoc in signum amoris et caritatis;
Item dimitto filiis masculis tribus sororis mee Fie florenos triginta de Rens pro quolibet eorum et
in signum amori et caritatis;
Item dimitto filiis Trude etiam sororis mee videlicet duobus masculis et uni femine florenos viginti
pro quolibet eorum etiam in signum amoris et caritatis;
Item dimitto cognato meo Armano Coze et filiis suis florenos decem de Rens;
Item dimitto filiis tribus masculis fratris mei Vicardi florenos 25 de Rens pro quolibet eorum in
signum amoris et caritatis;
Item dimitto sorori mee Belle et filiis suis florenos centum quinquaginta de Rens in signum amoris
et caritatis;
Item dimitto fratri meo Johanni Lichtenster florenos quinquaginta de Rens in signum amoris et
caritatis;
Item dimitto duobus filiis quondam sororis mee Bone, videlicet Heliger cui dimitto florenos
4Esistono nella stessa busta 66 altri due esemplari del testamento, in due diverse cedole, una delle quali ancora conserva il
sigillo in ceralacca; il testo è invariato, salve alcune formule iniziali e finali; tutti i tre esemplari recano la sottoscrizione
autografa dei due testimoni.
centum de Rens, et fratri suo Joanni florenos viginti de Rens;
Item dimitto Colonie super tabulam S. Joannis florenos 25 de Rens pro pauperibus ipsius loci ut
orent Deum pro anima mea;
Item dimitto Catarine de Verona olim servitiali mee ducatos decem amore Dei;
Item dimitto Marie etiam servitiali mee, que de presenti reperitur in domo mea in qua stare debet
etiam annos duos, ducatos 20 ultra eius salarium quod tenentur complere eius tempus;
Item etiam dimitto Helisabeth etiam servitiali mee in domo cum compleverit eius tempus ducatos
20 ultra eius salarium;
Item dimitto Paulo Fridenberger factori domus ducatos 25 cum hoc quod stare debeat in domo
usque ad festa Nativitatis Domini; et si dictus Paulus reperietur meus debitor, quod sibi remissum sit
totum id quod mihi quolibet dare deberet;
Item dimitto et vollo quod quia Jacobus olim meus famulus qui ivit frater ad Sanctum Sebastianum
et est mortuus et habere debebat certos denarios a me prout apparet per unum scriptum penes me et in
domo mea, vollo quod ipsos denarios dentur fratribus Sancti Sebastiani predicti;
Item dimitto Michaeli famulo meo qui stare debeat donec complecta fiunt quaedam opera iam
incepta, ducatos quinque pro suo labore;
Item dimitto magistro Georgio Stringario theotonico ducatos quindecim ut oret dictum pro me;
Item dimitto Joanni qui stat cum magistro Joanne Ertzoch stampatore ducatos quinque amore Dei;
Item dimitto Severino nepoti meo qui reperitur in presentiarum in domo mea ducatos quingentos
quos hinc debeat annos sex post meam mortem a dictis meis comissariis et si nolit expectare tantum
tempus, quod tunc habere debeat in termino trium annorum tantos libros per amontare dictorum
ducatorum 500;
Item dimitto Magdalene filie quondam Joannis de Tremigna uxori mee omnes illas domos quas
habui in dota positas Padue iuxta formam instrumenti dotalis manu ser Justiniani Justo quondam ser
Justi notarii publici patavini sub die 20 mense novembris 1481 indictione 14, liberas et expeditas et
cum omnibus suis melioramentis per me factis et ultra hoc omnes suas vestes et indumenta a suo
dorso et iocalia et cum omnibus massariciis, domus et mobilia domus ac argenta et alia omnia
spectantia ad massariticum domus, excepto tamen quod non intelligatur in hoc massaritico, ordignia
spectantia ad stampam;
Ressiduum vero omnium meorum bonorum mobilium et immobilium ubique sitorum presentium
et futurorum et omne caducum inordinatum et pro non scriptum ac omne id et tutum aliud quod mihi
spectat et pertinet et in futurum quolibet spectare et pertinere possit dimitto suprascripto Petro nepoti
et comissario meo quem heredem meum universalem instituo et esse vollo, cum hac conditione quod
si dictus Petrus defficeret sine heredibus ex ipso descendentibus legitimis quod tunc ipsum totum
meum residuum sit et perveniat in magis propinquis mei Armani predicti.
Interrogatus de omnibus aliis interogandis dixi quod prout volebam aliud ordinare nisi prout
superius ordinavi.
Et dimitto notario infrascripto pro suo labore presentis mei testamenti ducatos tres.
Propterea plenissima virtute et potens attribuo et conferio predictis comissariis meis post meum
obitum habere meam comissariam intromitendi, administrandi, gubernandi et adimplendi prout
superius ordinavi et petendi, recipiendi et exigendi omne et totum id quod [...] mihi spectat et pertinet
et in futurum quumlibet spectare et pertinere poterit a quibuscumque hominibus et per suus locus
comuni coll[...] societati commissaria et universitati et ubicumque et [...] quoscumque aliquid [...]
poterit quolibet reperiri cartam strument[...] et cetera.
+ Io Ruczer Buex quondam Ludolfi testimonio iurado.
+ Io Gasparo de Dinslaichn testimonio zurado scrisse.