Silvia Evangelisti
iSCrizioni SU MArMi PreGiAti e iMPerAtori A PriVernUM*
Ancora una volta mi trovo a presentare documenti provenienti dall’antica Privernum,
che, grazie agli scavi degli ultimi anni, continua a restituire epigrai del massimo interesse,
non solo per la storia locale.
Colgo nuovamente l’occasione per ringraziare dell’amicizia e della disponibilità
Margherita Cancellieri, Direttrice dei Musei Archeologici di Priverno e responsabile delle
indagini archeologiche, che, oramai più di dieci anni or sono, volle afidare a me, giovane
laureata, il compito di studiare le iscrizioni del centro laziale. Mi auguro che sia lei che Silvio
Panciera, cui questo studio è dedicato, possano ritenersi soddisfatti dei risultati che, seppur
lentamente, si stanno conseguendo.
1. FASti “iMPeriAli”?
lastra di marmo bianco in tre frammenti ricongiunti (44 x 26 x 6; lett. 5-7). rinvenuta nel 2002 durante gli scavi del teatro (US 306), si conserva nei Magazzini del Museo. invv.
Museo 2917+1903; inv. Sopr. 116653 (ig. 1).
- - - - - -?
[- - -]+[- - -]
[- - - Aug]ustus
[- - - trib(unicia) pot(estate)] XXXVII
[- - - c]o(n)s(ul) III
* Desidero ringraziare G.l. Gregori, V. Morizio e S. Panciera per i consigli e i suggerimenti.
842
S. eVAnGeliSti
il frammento d’iscrizione deve riguardare due distinti personaggi. infatti nessun imperatore o esponente della famiglia imperiale noto ha, nella sua titolatura il numerale XXXVII,
che non può riferirsi che alla tribunicia potestas, associato a tre consolati. La paleograia
dell’iscrizione (non posteriore al i secolo d.C.) ed il numero alto di potestà tribunizie assunte
consentono di circoscrivere le possibilità di identiicazione ad Augusto o Tiberio. Tiberio
però va escluso perché, se di lui si trattasse, si dovrebbe ipotizzare che l’epigrafe ricordasse
un intervento congiunto dell’imperatore regnante e di un familiare, ma nel 35/36 d.C., anno
della XXXVII tribunicia potestas di tiberio, nessun membro vivente della famiglia imperiale
poteva vantare tre consolati.
Discorso analogo è possibile fare per Augusto. Se, infatti, ipotizziamo che l’iscrizione sia stata realizzata nel 14 d.C. e ne ricordi un intervento diretto a Privernum, avremmo
grosse dificoltà ad individuare il secondo personaggio ricordato nel documento, perché in
tale anno nessun membro vivente della Domus Augusta poteva vantare tre consolati. nel caso
di Augusto, però, possiamo risolvere il problema, in quanto la XXXVII tribunicia potestas è
l’ultima da lui assunta e compare anche in tutti i documenti realizzati dopo la sua morte.
Se nelle prime due righe integriamo onomastica e titolatura di Augusto, così come
si trova nei documenti realizzati post-mortem, nella terza riga doveva comparire Agrippa,
anch’egli con la titolatura postuma. riconoscere Agrippa nel personaggio di r. 3 è d’obbligo
giacché per essere associato ad Augusto, deve trattarsi di un familiare e nessun’altro, oltre al
genero di Augusto, poteva vantare, al momento della morte, tre consolati1. Quasi certamente,
oltre ai consolati dovevano essere ricordate le VI tribuniciae potestates assunte; impossibile,
invece stabilire se fosse indicato anche il pontiicato massimo o l’acclamazione imperatoria,
avuta dopo la morte (ma vedi infra)2.
Se è appurato che la lastra afiancava ad Augusto Agrippa, resta da chiedersi su che
tipo di documento, i due potevano essere menzionati assieme dopo la morte di entrambi e al
nominativo. Suggestiva appare la possibilità che possa trattarsi di un frammento di quelli che
vengono modernamente detti “fasti imperiali”. Gli studi dell’ultimo ventennio hanno fatto
emergere diversi esemplari di questi particolari “elenchi”, per il momento noti a Brescia,
luni e Castelporziano.
A Brescia3 i frammenti epigraici sono stati rinvenuti in parte nel Capitolium, in parte nell’area che separa il Capitolium stesso dal teatro, nelle vicinanze di una cella posta ad
oriente rispetto al tempio stesso4. Si tratta del documento più noto e completo. Dopo un’intestazione quasi totalmente perduta, si menzionano imperatori e principi da Augusto ai Severi,
con l’omissione dei Flavi e degli imperatori damnati (vi compaiono Augusto, tiberio, Claudio, Druso Minore, Agrippa, nerva, traiano, Adriano, Antonino Pio, lucio Aelio Cesare,
1 tra i Giulio-claudi raggiunsero due consolati Germanico e Druso Minore, uno soltanto ebbero Druso
Maggiore, C. e l. Cesare. Si escludono, naturalmente tiberio, Caligola, Claudio o nerone che ne ebbero molti
di più.
2 Sui poteri di Agrippa cfr. roDDAz, Agrippa, 1984, pp. 339-381; HUrlet, Collègues, 1997, pp. 61-65.
3 G. Di VitA ÉVrArD, in AA.VV., Epigraia, 1991, pp. 93-117.
4 G. Di VitA ÉVrArD, in AA.VV., Epigraia, 1991, p. 97 afferma che l’ipotesi più seducente rimane
quella di un collegamento della struttura ospitante le lastre con il culto imperiale.
iSCrizioni SU MArMi PreGiAti e iMPerAtori A PriVernUM
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Commodo, Settimio Severo, Caracalla e Geta) . Caratteristica comune ai personaggi, oltre
ad essere ricordati con l’onomastica al nominativo, è quella di avere una titolatura ridotta,
limitata alla tribunicia potestas, cui si aggiungono il pontiicato massimo, se assunto, e da
nerva in poi il consolato. il nome di Augusto è seguito da una praescriptio, che chiarisce
la presenza dei principi nell’elenco. il complesso sarebbe stato realizzato sotto i Flavi, che
avrebbero inserito nell’elenco solo i non damnati e sarebbe stato più o meno regolarmente
aggiornato dall’epoca adrianea in poi.
A Luna6, nell’area pubblica adiacente al Capitolium e prossima ad un porticato, numerosi frammenti di marmo bardiglio hanno consentito di ricostruire un testo composto su
una o più lastre afiancate in cui compaiono al nominativo7: nerva, Agrippa, Druso Minore e
un altro personaggio non identiicato. Agrippa e Druso Minore sono ricordati, uno di seguito
all’altro e solo con le tribuniciae potestates assunte8, mentre nerva, è ricordato solo con l’appellattivo di Divos. la realizzazione di tale documento è verosimilmente da porre nella prima
età imperiale9, con aggiunte posteriori alla morte di nerva.
A Castelporziano10 le iscrizioni sono state trovate reimpiegate nel bacino di una fontana, purtroppo quindi fuori contesto. Un’intestazione, diversa da quella di Brescia, precede
elementi onomastici al nominativo attribuiti a tiberio, Druso Minore ed Agrippa (è stata
supposta la presenza di Augusto e Cesare). Unico elemento della titolatura è qui l’indicazione
della tribunicia potestas. la datazione è stata riportata al regno di Caligola.
Questa rapida disanima degli altri “fasti” noti evidenzia le analogie di tali documenti
con il nostro: onomastica al nominativo, personaggi con titolatura postuma, tipologia del supporto (lastre di rivestimento), vicinanze dei ritrovamenti a luoghi pubblici. Unico elemento
discordante sembrerebbe la presenza dei consolati, seppure questa indicazione compaia a Brescia nell’aggiornamento di età adrianea. Gli studi dedicati ai fasti già noti, hanno evidenziato
che seppure la funzione di questi elenchi è la stessa, l’occasione per la loro realizzazione e le
scelte compositive sono distinte da centro a centro. Così a luni e Castelporziano i nomi sono
seguiti dalla sola indicazione tribunizia, mentre a Brescia compare anche il pontiicato massimo e, da nerva, il consolato. Si può quindi supporre che a Privernum, oltre alla tribunicia
postestas, una scelta locale abbia indotto a indicare anche il consolato. Pure le intestazioni,
laddove note, risultano differenti ([A se]natu [- - -] a Brescia11 e ab urbe condita tri[buniciae
potestates] a Castelporziano12) e non si può escludere che il documento privernate ne recasse
5
5 Marco Aurelio e lucio Vero dovevano parimenti essere ricordati, vd. G. Di VitA ÉVrArD, in AA.VV.,
Epigraia, 1991, p. 115.
6 M.G. AnGeli Bertinelli, in MEFRA, 100, 1, 1988, pp. 103-116.
7 Diversi frammenti rinvenuti nella stessa occasione non hanno trovato posto nella ricostruzione proposta, per cui si deve supporre che il documento fosse più ampio, vd. M.G. AnGeli Bertinelli, in MEFRA, 100,
1, 1988, pp. 109-110.
8 Solo cinque per Agrippa, forse per un errore.
9 Età lavia per G. Di VitA ÉVrArD, in AA.VV., Epigraia, 1991, p. 98.
10 e.V. tHoMAS, in AA.VV., Castelporziano, 1998, pp. 137-149.
11 G. Di VitA ÉVrArD, in AA.VV., Epigraia, 1991, p. 95.
12 e.V. tHoMAS, in AA.VV., Castelporziano, 1998, pp. 143-144.
S. eVAnGeliSti
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una che chiarisse ed introducesse l’elenco stesso. Inine occorre sottolineare come la lastra
di Privernum sia stata rinvenuta anch’essa in un luogo pubblico, e precisamente nella zona
del teatro, dove è stata messa in luce una piazza con tabernae ed ambienti di funzione non
precisata, per alcuni dei quali, anche in virtù dei numerosi frammenti menzionanti imperatori
rinvenuti nella zona, si può ragionevolmente avanzare l’ipotesi che fossero riservati al culto
imperiale.
In conclusione la ricostruzione del nostro testo potrebbe essere la seguente (ig. 2):
5
- - - - - -?
[Divus]
[Caesar D]i[vi]
[Iuli f. Aug]ustus
[co(n)s(ul) XIII, trib(unicia) pot(estate)] XXXVII,
[M. Agrippa L.f. c]o(n)s(ul) III,
[trib(unicia) pot(estate) VI]
------
naturalmente è sempre possibile formulare altre ipotesi sulla natura del documento,
ma nel prospettare le varie possibilità occorre riuscire a spiegare la presenza di Augusto ed
Agrippa su uno stesso monumento, con l’onomastica al nominativo e la titolatura postuma.
Al momento non sono in grado di avanzare altre soluzioni ricostruttive che possano dar conto
di tali caratteristiche, se non quella qui esposta.
la datazione dell’epigrafe va posta genericamente nel i secolo d.C., poiché la frammentarietà del testo, necessariamente solo parte di un monumento più ampio, e le datazioni varie degli altri fasti noti, non consentono di orientarci verso un lasso di tempo più circoscritto.
2. DeDiCHe A GiUlio-ClAUDi SU MArMi PreGiAti
Durante gli scavi del 2002, presso la fossa scenica del teatro (US 303), sono stati
rinvenuti anche sedici (a-i) frammenti iscritti di marmo di Skyros, alcuni dei quali ricongiungibili tra di loro (a: 12,6 x 8,9 x 0,8-1 [lett. 4,6]; b: 9 x 10,3 x 1-1,05 [lett. r. 1: +1,1, r. 2: +1,6];
c: 5,4 x 11 x 0,9-0,98 [lett. +3,9]; d: 7,6 x 10,1 x 0,84-0,9 [lett. 6]; e: 5,4 x 5,3 x 0,82-0,98
[lett. +3,4]; f: 3,1 x 4,6 x 1 [lett. +2,5]; g: 7,5 x 17,3 x 1,05-1,2 [lett. +3,2]; h: 13,4 x 19 x
0,9-1,08 [lett. 4,6; montante 5,6]; k: 8 x 7,2 x 1-1,02 [lett. 4,5]; j: 6,2 x 9,5 x 0,85-0,78 [lett.
+3,3]; i: 6,5 x 8,5 x 0,72-0,8 [lett. +1,8]). Si conservano nei magazzini del Museo. invv. 2931
(a), 2932+2939 (b), 2934 (c), 2933+2935+2937 (d), 2938 (e), 2940 (f), 2952a-c (g), 2951 (h),
2953 (k), 3241 (j), 3242 (i).
L’identico materiale, lo spessore della lastra, la paleograia e il contesto di rinvenimento spingono a ritenere i frammenti come originariamente appartenenti ad un unico monumento, seppure (vd. infra) è possibile che questo fosse composto da lastre differenti. occorre
precisare che dalla stessa unità stratigraica e da quelle limitrofe sono emersi numerosissimi
iSCrizioni SU MArMi PreGiAti e iMPerAtori A PriVernUM
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frammenti di marmo, alcuni dei quali potrebbero appartenere al documento esaminato in
questa sede. Un minuzioso esame del materiale potrebbe consentire di riferire alla lastra ulteriori pezzi, ma per ragioni di tempo e agibilità13 si preferisce rimandare tale controllo ad un
prossimo futuro e presentare in questa sede uno studio preliminare sulla base dei frammenti
iscritti inora raccolti14.
È possibile riconoscere le seguenti lettere o tracce di lettera (ig. 3):
a)
È[- - -]
Di. [- - -]
b)
[- - -] CO[- - -]
[- - -]OÒ[- - -]
c)
[- - -]ON[- - -]
d)
[- - -]AS[- - -]
e)
[- - -]ON[- - -]
f)
[- - -]AV[- - -]
g)
[- - - co(n)]ø(ul-) II, Imp(erator-) I[- - -]
h)
[- - -] Aug(usti) f(ili-)
[- - - D]ivi
k)
[- - -]+[- - -]
[- - -]AV[- - -]
j)
[- - -]+[- - -]
[- - - Au]ì(usti) f(ili-) [- - -]
i)
[- - -?] È[- - -]
[- - -]+[- - -]
Considerazioni sullo spessore e soprattutto sul contenuto dell’iscrizione come individuabile dai frammenti maggiori (g e h), inducono a ritenere che le lastre fossero più d’una
(sicuramente due), e che due almeno dovessero essere i personaggi, appartenenti alla famiglia imperiale, onorati nel monumento.
13
il Museo e il Magazzino sono in corso di risistemazione.
A questi potrebbe aggiungersi un frustulo scoperto nel 1957, in scavi non documentati, per il quale
l’identità del marmo, lo spessore compatibile della lastra e la dimensione delle lettere sembrerebbero suggerire
una qualche afinità (11 x 8 x 1,1; lett. 4,8; inv. 391: [- - -]ENDI[- - -]).
14
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S. eVAnGeliSti
Poiché siamo in presenza di lastre onorarie, menzionanti individui appartenenti o
imparentati con la casa imperiale, analoghe per materiale utilizzato e per paleograia, è lecito
supporre che siano state incise in uno stesso momento e per membri di una stessa famiglia.
riconoscere, quindi almeno uno degli onorati può aiutarci a formulare ipotesi sugli altri.
Dal frammento h ricaviamo che uno dei tre personaggi era un Aug(usti) f(ilius), verosimilmente [Divi nep(os)], e certamente [D]ivi / [pron(epos)]15. Questa considerazione ci
consente di restringere il campo dei probabili onorati. tra i Giulio-Claudi soddisfano questa
caratteristica solo Germanico e Druso Minore, i Flavi vanno del tutto esclusi, tra gli imperatori del ii secolo nessuno tranne Antonino Pio, Marco Aurelio, lucio Vero o Commodo può
fregiarsi di una tale ascendenza (escluderei i Severi per motivi paleograici). Sembra quindi
obbligatorio ricercare gli onorati tra i Giulio-Claudi o gli Antonini.
Grazie al frammento g apprendiamo che uno dei destinatari della dedica ebbe almeno
due acclamazioni imperiali e due consolati. tra i Giulio-Claudi solo tiberio, Germanico,
Claudio e nerone16 possono adattarsi ad una tale sequenza, tra gli Antonini solo lucio Vero e
Commodo possono essere chiamati in causa17.
incrociando i dati ricavabili dai frammenti g e h, possiamo ipotizzare che il testo
ricordasse dei Giulio-Claudi, e tra questi sicuramente Germanico, oppure tra gli Antonimi
Marco Aurelio con Lucio Vero o con il iglio Commodo.
Alcune considerazioni sui frammenti j ed g ci permettono di escludere gli Antonini.
infatti se si trattasse di Marco Aurelio e lucio Vero nel periodo che va dal 163 al 166 d.C.
per nessuno dei due andrebbe bene la iliazione Aug. f., in quanto Antonino Pio era ormai
divinizzato da tempo. Se si trattasse invece di Commodo e Marco Aurelio, il monumento si
daterebbe nel 179 d.C. e sia g che j dovrebbero far parte della lastra in onore di Commodo.
Saremmo quindi obbligati a riconoscere nel frammento j la iliazione di Marco Aurelio, ma
la lettera che precede la F in questo frammento non può assolutamente essere una I18, per cui
anche questa soluzione va esclusa.
Se pensiamo, invece, che l’epigrafe ricordasse membri della famiglia giulio-claudia
e tra questi sicuramente Germanico19, non abbiamo problemi a collocare i frammenti con la
iliazione (g e j) e la titolatura (h). Assieme a lui potevano essere ricordati Druso Minore o
15 il Divus menzionato nella r. 2 del frammento h, non può essere nonno, ma deve essere bisnonno
dell’onorato, poiché in caso contrario la lastra sarebbe troppo stretta, costringendoci ad integrare solo una lettera
a sinistra e ricostruendo un documento di poco più di 20 cm di larghezza.
16 tiberio è cos. ii, imp. ii-iV dall’8 a.C. all’agosto del 9 d.C. (vd. KienASt, Kaisertabelle, 1996, p. 78),
Germanico è cos. ii, imp. ii dal 18 d.C. (vd. KienASt, Kaisertabelle, 1996, pp. 80-81), Claudio nel 42 d.C. è cos.
ii, trib. pot. ii e imp. ii-iii (vd. KienASt, Kaisertabelle, 1996, p. 91), nerone nel 57 è cos. ii (ma designato iii) e
imp. iii (vd. KienASt, Kaisertabelle, 1996, p. 97).
17 lucio Vero è cos. ii dal 161 al 166 e imp. ii-iV dal 163 al 166, quindi una titolatura dal 163 al 166
potrebbe andare bene (vd. KienASt, Kaisertabelle, 1996, p. 144), Commodo è cos. ii nel 179 e imp. iii dallo stesso
anno (vd. KienASt, Kaisertabelle, 1996, pp. 148-149).
18 nella trascrizione sopra proposta si è scelto di trascriverla come G, ma il tratto conservato risulta
compatibile anche con C (per congruità con la F della iliazione che segue, ho escluso che si possa trattare di F o
E). Nel 179 d.C. la iliazione di Marco Aurelio era Divi Antonini Pii f.
19 Paleograicamente, inoltre, l’epigrafe sembra meglio adattarsi al I secolo d.C.
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tiberio o anche suo fratello Claudio . Ma Claudio va escluso perché se fosse ricordato accanto al fratello, dovrebbe riferirsi a lui iliazione riportata nel frammento j ed in tal caso vi
sarebbe la stessa dificoltà esposta sopra per Marco Aurelio21.
Se l’esame dei frammenti maggiori ci ha consentito di riconoscere con sicurezza in
Germanico uno dei destinatari del monumento, verosimilmente accompagnato da tiberio e/o
Druso Minore, risulta, tuttavia, arduo ricollocare i frammenti nella loro totalità, per molti di
essi è infatti impossibile stabilire se facessero parte del testo di Germanico o di quello che
ipotizziamo ricordasse un altro familiare. Se le lastre iscritte erano sicuramente almeno due
possiamo però affermare che g si riferiva alla lastra in onore di Germanico, h ed j dovevano
collocarsi su due lastre diverse22 e che se a si trovava nella stessa lastra di cui faceva parte g,
ci sarebbero delle anomalie nell’impaginazione del testo (cfr. ig. 5)23.
Qualche indizio per cercare di immaginare il monumento nel suo complesso e per
tentare di ricollocare gli altri frammenti conservati, ci viene dall’analisi dei differenti moduli
utilizzati per le lettere e dalle diverse interlinee registrate.
i frammenti a ed h ci rendono noto che per il nome degli onorati si sono utilizzati
caratteri di 4,6 cm (con lettere longae di 5,6 cm). Dal frammento g si ricava che la titolatura
era in caratteri minori, non molto più grandi di 3,2 cm. il frammento d ci testimonia che una
parte del testo doveva essere maggiormente evidenziata con caratteri di poco più di 6 cm.
nel documento sono quindi impiegati tre diversi moduli per le lettere, uno più piccolo per la
titolatura degli onorati, uno intermedio per la loro onomastica e un terzo più grosso da riferire, evidentemente ad una diversa parte del testo, verosimilmente a quella riservata alle motivazioni della dedica e/o ai dedicanti. Che la parte inale dell’epigrafe (riservata ai dedicanti)
fosse impaginata in maniera diversa rispetto a quella riservata ai destinatari dell’epigrafe ci
è testimoniato dal frammento b, che presenta un’interlinea più ampia (5 cm) rispetto a quella registrata nei frammenti a, h, k e j (2,6 cm) e, nella r. 2, caratteri di dimensioni maggiori
di quelli utilizzati per titolatura e onomastica dei Giulio-Claudi onorati24. evidentemente ci
20
20 Cfr. i. CoGitore, in MEFRA, 104, 2, 1992, pp. 850-852; G.l. GreGori, in Archeologia Classica, 45,
1, 1993, pp. 358-362 e anche M.G. AnGeli Bertinelli, in AA.VV., Germanico, 1987, pp. 49-50; G.l. GreGori, in
AA.VV., Usi, 2003, pp. 121-123. Per una raccolta delle serie di dediche a Giulio-Claudi (testimoniate epigraicamente e da cicli statuari) si vd. HUrlet, Collègues, 1997, pp. 573-612, più in generale roSe, Commemoration,
1997 e, limitatamente alla regio IV, M. BUonoCore, in AA.VV., Contributi, 2007, pp. 83-90. Per l’uso di supporti e
materiali particolari per le dediche alla Domus Augusta vd. M. MAyer, in AA.VV., Contributi, 2007, pp. 171-199.
21 Claudio è infatti Drusi f.
22 Recano entrambe traccia di iliazione e, mentre lo spessore di j diminuisce da sinistra a destra, quello
di h aumenta.
23 la D di a, non può far parte della titolatura degli onorati in quanto quest’ultima è in caratteri minori
(vd. infra). inoltre il frammento conserva traccia del margine sinistro da cui si ricava che, in corrispondenza di
questa linea, lo spazio tra il bordo della lastra ed il testo era di cm 3,7. il frammento g, che conserva il margine
destro, ci informa che la distanza tra testo e bordo era cm 3,9 nella prima riga e 7 nella seconda. Se a appartenesse
alla stessa lastra di g a giudicare dalla distanza dal margine dovrebbe trovare posto in corrispondenza della r. 1
del frammento, ma per coerenza col testo integrabile la sua posizione preferibile sarebbe in r. 2. tale collocazione
porterebbe però ad una cattiva centratura del testo riferito a Germanico.
24 la seconda lettera visibile in r. 2 non può che essere una M, ma per non essersi conservata traccia
del terzo tratto, le dimensioni di questa lettera devono essere maggiori di quelle utilizzate nei frammenti a ed h.
S. eVAnGeliSti
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troviamo di fronte ad una cesura concettuale del testo sottolineata anche visivamente da un
diverso interlinea e da caratteri maggiori. in base all’esempio fornitoci dall’iscrizione del
Pagus Stellatinus25 proporrei di ricostruire un monumento in cui gli onorati erano ricordati
su colonne distinte26 e più in basso, staccata e con lettere di modulo maggiore27, compariva la
motivazione e/o la menzione degli onoranti. in quest’ultima parte del testo potrebbero trovare collocazione i frammenti c, d, ed i che conservano lettere più grandi e, in i, testimoniano
anche l’uso di un’interlinea diverso (2,3 cm). le poche lettere rimaste non consentono di
avanzare proposte integrative sensate; si può solo affermare che verosimilmente tali frustuli
dovrebbero far parte dell’onomastica dei dedicanti, e che per quel che riguarda la sequenza
ON di c (sempre che non vada letta NO), potrebbe far parte del termine colonia28.
Si propone, exempli gratia29, una ricostruzione di questo tipo (ig. 4)30:
[Druso]
C[aesari Ti. Au]g(usti) f.,
Di[vi Aug(usti) n., Divi]
[Iuli pron.],
[pont.],
[cos. II, trib. pot. II].
[Germanico]
[Caesari Ti.] Aug(usti) f.,
[Divi Aug(usti) n., D]ivi
[Iuli pr]on.,
[augur(i), lam(ini)] Au[gust(ali)],
cos. II, imp. I[I].
[- - -]OM[- - -]
-----o anche (ig. 5):
[Ti. Caesari]
[Divi Au]g(usti) f.,
[Germanico]
C[aesari Ti.] Aug(usti) f.,
La ricostruzione graica mostra che una lettera di 6 cm circa (analoga a quelle conservate nel frammento d), completa perfettamente la lacuna.
25 CIL, Xi 3040, vd. l. GASPerini, in Miscellanea Greca e Romana, 19, 1995, pp. 248-270.
26 Dediche di tal tipo sembrerebbero essere spesso in relazione ad Augustei, vd. l. GASPerini, in AA.VV.,
Ciudades, 1999, pp. 179-183.
27 Un altro caso in cui l’onorante è maggiormente evidenziato rispetto all’onorato si ha a Luceria (AE
1937, 64), cfr. V. Morizio, in AA.VV., Contributi, 2007, pp. 446-449.
28 in alternativa occorrerebbe pensare che tali frammenti si riferissero ad una diversa lastra o iscrizione,
ma gli elementi di analogia (materiale, spessore, paleograia, luogo di rinvenimento) sono più degli elementi di
differenza (modulo delle lettere). inoltre la r. 2 del frammento b testimonia che caratteri maggiori erano sicuramente utilizzati nel documento in onore di Germanico.
29 nella trascrizione del testo si è scelto di porre a destra il testo per Germanico, ma una ricostruzione
che lo preveda a sinistra è ugualmente ammissibile. Si tenga inoltre presente che nelle due ipotetiche proposte
qui presentate non si da conto dei frammenti c, d ed i, poiché, pur riferendoli alla parte inale dell’epigrafe, risulta
impossibile precisare se si trovassero a destra o a sinistra del frammento b.
30 Sulla carriera di Germanico come ricostruibile dalle iscrizioni vd. M.G. AnGeli Bertinelli, in AA.VV.,
Germanico, 1987, pp. 31-43; su Germanico in generale si veda da ultimo HUrlet, Collègues, 1997, pp. 163-208;
su Druso Minore si veda sempre HUrlet, Collègues, 1997, pp. 209-224.
iSCrizioni SU MArMi PreGiAti e iMPerAtori A PriVernUM
[Divi Iuli n.],
[Augusto],
[pont. max.],
[cos. - - -, imp. - - -, trib. pot. - - -].
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Di[vi Aug(usti) n., D]ivi
[Iuli pr]on.,
[augur(i), lam(ini)] Au[gust(ali)],
cos. II, imp. I[I].
[- - -]OM[- - -]
-----resta da chiedersi quando potrebbe essere stato realizzato un tale documento. in base
agli studi della Cogitore31 e di Gregori32, e alla paleograia, sicuramente inquadrabile nel I
secolo d.C., potremmo orientarci verso l’età tiberiana, sicuramente dopo il 18 d.C.
BiBlioGrAFiA
AA.VV., Castelporziano, 1998 = AA.VV., Castelporziano III. Campagne di scavo e restauro 1987-1991, roma
1998.
AA.VV., Ciudades, 1999 = AA.VV., Ciudades privilegiadas en el Occidente Romano, Sevilla 1999.
AA.VV., Contributi, 2007 = AA.VV., Contributi all’epigraia d’età augustea. Actes de la XIIIe rencontre francoitalienne sur l’épigraphie du monde romain, Macerata 9-11 settembre 2005, tivoli 2007.
AA.VV., Epigraia, 1991 = AA.VV., Epigraia. Actes du Colloque international d’épigraphie en mémoire de
Attilio Degrassi pour centenaire de sa naissance (rome, 27-28 mai 1988), rome 1991.
AA.VV., Germanico, 1987 = AA.VV., Germanico. La persona, la personalità, il personaggio, nel bimillenario
della nascita (Atti del Convegno, Macerata - Perugia 9-11 maggio 1986), roma 1987.
AA.VV., Usi, 2003 = AA.VV., Usi e abusi epigraici. Atti del Colloquio internazionale di epigraia latina (Genova 20-22 settembre 2001), roma 2003.
HUrlet, Collègues, 1997 = F. HUrlet, Les collègues du Prince sous Auguste et Tibère. De la légalité républicaine
à la légitimité dynastique, rome 1997.
KienASt, Kaisertabelle, 1996 = D. KienASt, Römische Kaisertabelle, Darmstadt 19962.
roDDAz, Agrippa, 1984 = J.-M. roDDAz, Marcus Agrippa, roma 1984.
roSe, Commemoration, 1997 = CH.B. roSe, Dynastic Commemoration and Imperial Portraiture in the JulioClaudian Period, Cambridge 1997.
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32
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i. CoGitore, in MEFRA, 104, 2, 1992, pp. 851, 867-870.
G.l. GreGori, in Arch. Class., 45, 1, 1993, pp. 358-362; G.l. GreGori, in AA.VV., Usi, 2003, pp.
850
S. eVAnGeliSti
1. lastra marmorea con Fasti (?) imperiali.
2. ricostruzione del testo degli ipotetici Fasti imperiali.
iSCrizioni SU MArMi PreGiAti e iMPerAtori A PriVernUM
3. Frammenti iscritti dal teatro.
4. ipotesi ricostruttiva del monumento onorario: Druso Minore e Germanico.
851
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S. eVAnGeliSti
5. ipotesi ricostruttiva del monumento onorario: tiberio e Germanico.