Maichol Clemente
€ ,
Maichol Clemente White Marble and the Black Death
Il marmo bianco
e la peste nera
Marsilio
Maichol Clemente
White Marble
and the Black Death
Giusto Le Court at the Salute
Il marmo bianco e la peste nera
Giusto Le Court alla Salute
photographies by
fotografie di
Marco Furio Magliani
and
e
Mauro Magliani
Marsilio
Fondazione
Venetian Heritage Onlus
Venetian Heritage Inc.
International Chairman
Thomas Hampson
Chairman
Peter Marino
Vice Chairman
Mrs. Donald K. Miller
President
Carolyn H. Miner
Vice Presidents
Alexis Gregory
Rodman Primack
Thomas C. Quick
Treasurer
Maury Riad
Secretary
Caroline Levy-Mazella
di Bosco
Managing Directors
hsh Prince Pierre d’Arenberg
Emilio Ambasz
Deborah Berke
Mrs. Kenneth A. Buckfire
Mrs. Teresa A. L.
de Bulgheroni
Michael L. Cioffi
Steven Harris
Suzan Sabanci Dinçer
Christine Hearst Schwarzman
Joseph J. Sitt
Becca Cason Thrash
Ari Wiseman
Founding Chairman
† Lawrence D. Lovett
Founding President
† Khalil Rizk
Advisory Board
Olivier Bernier
hrh Crown Princess Pavlos
of Greece
hrh Prince Michael of Greece
hg The Duke of Segorbe
Mario Lolli-Ghetti
International
Chairman Emerita
n.d. Contessa Cristiana
Brandolini d’Adda
Director Emerita
Mrs. William Dow Lovett
International Relations
Advisor
Toto Bergamo Rossi
Executive & Projects Manager
Kory Trolio
International Committee
hrh Princess Michael of Kent
hrh The Duke of Bavaria
hrh Princess Firyal of Jordan
Prince Amyn Aga Khan
Violetta Caprotti Vedovi
Contessa Marina Cicogna
Attilio Codognato
Paula Cussi
n.d. Contessa Marina Emo
Capodilista
Baroness Cécilia Hottinguer
Beppe Modenese
The Countess de Ribes
Mrs. Benjamin M. Rosen
Mrs. A. Alfred Taubman
Donna Olimpia Weiller
Torlonia
Saundra Whitney
Neda Young
Contessa Lucia Zavagli
Ricciardelli
Presidente
Valentina Marini Clarelli Nasi
Vice Presidente
Luca Marzotto
Consiglieri
Toto Bergamo Rossi
Maurizio Bernardi
Brandino Brandolini d’Adda
François Droulers
Amin Jaffer
Peter Marino
Alessandra Rubelli Bonetti
Direttore
Toto Bergamo Rossi
Segretario Generale
Giorgio Ceccato
Executive Assistant
Valentina Farace
Soci Sostenitori
Davide Bollati
Paola Buratto Caovilla
Marta Buzzi-Ferraris
Bastianello
Lady Monika del Campo
Bacardi
Anne de Carbuccia
e Alberto Tazartes
Gigliola Ceccato
Marta Coin
Silvia Grassi Damiani
Enrico Falck
Diane von Furstenberg
Inti Ligabue
Camilla Lunelli
Sergio Mantegazza
Ilaria Miani Pallavicino
Simon e Catriona Mordant
Violetta Nasi
Martine Orsini Bernheim
Mickey Riad
Giovanna Sacchetti
Membri Onorari
Wes Anderson
Francesca Bortolotto
Possati
Cristiana Brandolini d’Adda
Agnelli
Andrea Chiari Gaggia
Mario Codognato
Pierre Durand
James Ivory
Sir Anish Kapoor
Jude Law
Christian Louboutin
sair Maria da Gloria Orléans
Bragança de Bourbon,
Duquesa de Segorbe
Brian Swardstrom
Fiona Swarovski Grasser
Tilda Swinton
Elena Valensise di Giovanni
Simone Zancani
sculpted by the Flemish artist Giusto Le Court. Here the Virgin
Francesco Moraglia
Patriarch of Venice
Mary is depicted as a majestic Lady holding the Child with one hand,
Patriarca di Venezia
a richly adorned young lady on her knees, a symbol of the city of
above the clouds, with the little putti at her feet. On the left we see
Venice paying homage to the Virgin. On the right instead we see
an angel chasing away an old woman, the symbol of the terrifying
Plague. The group honors the intense and constant tie between the
city and the Virgin Mary, which for almost four centuries Venetians
have venerated as the “savior” of the city. The “Festa della Salute” is
an authentic and deeply felt Christian holiday, it is a true feast of the
people, as I have been able to see with my own eyes during all these
years. The historical, cultural and social character of the city has
changed, but the people continue to come faithfully to their yearly
appointment with the Madonna della Salute and continue to ask for
her grace.
even the most absent-minded visitor will be struck the
beauty of the main altar of the Basilica della Salute. As we enter the
building, we initially perceive by the magnificence of the church in
its entirety, but as we proceed forward our eyes and our hearts gradually and inevitably will focus on the main altar, because everything
points in that direction, everything leads us towards the images
of Mary, the “Madonna della Salute” as the Venetians have always
called her, with great affection and devotion.
There is first of all, the unique oriental picture of the Virgin known
as “Mesopanditissa,” with her dark face
and penetrating gaze, brought to the city
from the island of Crete by the doge Morosini in 1670. Above the Mesopanditissa we see an admirable group of statues
6
anche il fedele o il visitatore più distratto non può rimanere indifferente dinanzi alla bellezza dell’altare maggiore della
basilica veneziana della Salute. Via via che si procede dall’entrata,
passo dopo passo, pur colpiti dalla magnificenza del tempio nella sua
interezza, l’occhio e il cuore ne sono inevitabilmente attratti perché
tutto porta e riconduce là, davanti alle effigi di Maria, da sempre
invocata dai veneziani con grande affetto e fiducia come “Madonna
della Salute”.
Vi è, in primo luogo, la singolare immagine orientale denominata
“Mesopanditissa”, dal volto scuro e dallo sguardo penetrante, giunta dall’isola di Candia e portata in città nel 1670 dal doge Morosini.
Ma al di sopra, nella sommità, troviamo poi il pregevole complesso
scultoreo – attribuito all’artista fiammingo Giusto Le Court – che
presenta la Vergine Maria quale maestosa Signora con il Bambino in
braccio, posta sopra le nubi con dei putti angelici ai suoi piedi, mentre alla sinistra c’è una giovane donna riccamente adornata – che
ricorda la città di Venezia supplice in ginocchio ai piedi della Madonna – e alla destra un angelo che scaccia e allontana la terribile raffigurazione della peste. Vi è qui riassunto, insomma, tutto l’intenso e
costante legame di questa città con la Madonna, che i veneziani da
quasi quattro secoli continuano a invocare e onorare come “salvatrice” della città.
La festa della Salute è un’autentica e verace festa cristiana, è la festa di un popolo – in questi anni l’ho constatato di persona – che, pur
nelle mutate condizioni storiche, culturali e sociali, risponde sempre
fedelmente all’appuntamento annuale con la Vergine Madre, venerata come mediatrice di grazia.
Quando Maria è chiamata direttamente o indirettamente in causa, il
popolo cristiano – anche là dove abita un profondo e sordo secolarismo – risponde oltre ogni previsione. E questo ci dimostra ancora
una volta che la Vergine Maria, nel suo profondissimo legame con
Gesù, appartiene alla centralità della fede della Chiesa. La mediazione di Maria, poi, è materna e questa è la caratteristica specifica
che la connota, innanzi a ogni altro possibile tipo di mediazione che
il Verbo incarnato può suscitare e suscita; la mediazione di Maria,
all’interno dell’unica e sufficiente mediazione di Cristo (cfr. Lumen
When the Virgin is involved directly or
indirectly, the Christian people respond
in mass, even in times and places where
a profound and insensitive secular attitude has taken root. And this demonstrates once again the central importance
of the Virgin Mary for the Christian faith,
through her profound and close relation
to Jesus. The mediation of Mary is maternal, this is its specific and most profound
character, beyond all the other possible
mediations that the incarnated Word may
offer; the mediation of Mary as part of the
single and sufficient mediation of Christ
7
(see Lumen gentium, n. 62) is rooted in her femininity and her virginity, which opens to maternity thanks to the holy grace.
This truth is instinctively embedded in the genuine and profound
sensus fidei of the Venetian people and can be perceive by anyone
who chances to come into this temple. Everyone will perceived, at
least in part, even if his or her faith is a little confused and fragile, the meaning and the value of this Woman that Jesus chose as a
Mother, for himself and for us, a mother who cares for all her children, a mother to whom nothing that affects her children is ever irrelevant. Let all those who come before this altar always bear this in
mind: to the Virgin Mary nothing of what affects you is irrelevant,
nothing is unimportant.
gentium, n. 62), si radica nel suo essere femminile e nella sua verginità che, per grazia, si apre alla maternità.
Questa verità appartiene al genuino e realissimo sensus fidei del popolo veneziano ed è quindi proposto e indicato a ogni persona che fa
capolino in questo tempio. Tutti, allora, possono percepire almeno
in parte – anche se, talora, con una fede un po’ confusa e fragile – il
senso e il valore di questa Donna che Gesù ha voluto, per sé e per
noi, quale Madre attenta e premurosa verso i suoi figli dei quali,
per Lei, nulla e niente è irrilevante. Lo ricordino sempre coloro che
si accostano e sostano davanti a quest’altare maggiore: per Maria
nulla che ci riguarda è irrilevante o di poca importanza!
Sono riconoscente e grato a quanti, in vario modo, hanno collaborato alla redazione e alla realizzazione di questo splendido volume che
evidenzia e promuove le opere dell’altare maggiore; esse rappresentano una delle massime espressioni del barocco veneziano che la
nostra basilica della Salute custodisce e offre, ogni giorno, a tutti.
La carissima Madonna della Salute – nostra Capitana da Mar che
dall’alto della cupola della basilica, costruita sull’estrema punta del
sestiere di Dorsoduro, domina il Bacino di San Marco – resti a vegliare incessantemente su questa città e su questa Chiesa di Venezia, su tutti noi e su coloro che a Lei si rivolgono con grande fiducia
e immutato affetto.
8
Valentina Marini Clarelli Nasi
President, Fondazione Venetian Heritage Onlus, Venice
Presidente, Fondazione Venetian Heritage Onlus, Venezia
and financed by Venetian Heritage. This beautiful book is dedicated to the group of statues sculpted by Giusto Le Court in the
seventeenth century for the main altar of the Basilica della Salute,
where we can admire them today. The Basilica della Salute was
built by Venetians as an act of devotion and gratitude towards the
Virgin after the end of the terrible plague of 1630, and remains to
Peter Marino
Chairman, Venetian Heritage Inc., New York
Chairman, Venetian Heritage Inc., New York
the present day an important destination for pilgrims. Every year,
people continue to flock to the church for the Festa della Salute,
one of the holidays most dear to the heart of all Venetians.
We wish to thank all those who collaborated to the present volume:
His Eminence the Patriarch of Venice Francesco Moraglia, don
Fabrizio Favaro, don Gianmmateo Caputo, don Diego Sartorelli,
don Morris Pasian, the author Maichol Clemente, the photographer
Mauro Magliani with Marco Furio Magliani, Monica De Vincenti,
Simone Guerriero, Giusi Conti, Gabriel-
since 1999, venetian heritage has been promoting Venetian
culture through a vast campaign of restoration projects carried
out not only in Venice but in all the territories that were once part
of the Venetian Republic. This vast and ambitious program has received the support of Italian and international institutions, foundations, and patrons, united by the desire to preserve the incredible artistic heritage that the Venetian Republic disseminated in
all the eastern Mediterranean from the Middle Ages to the end of
the eighteenth century. Venetian Heritage continues to ceaselessly collect donations to help preserve and
promote this cultural heritage, which is
unique in all the world.
We are proud to present the present
study, by art historian Maichol Clemente
10
dal 1999 venetian heritage promuove la cultura veneziana
attraverso una vasta campagna di interventi di restauro effettuati
non solo a Venezia ma anche nei territori che anticamente facevano parte della Serenissima Repubblica. A fronte di questo vasto e
ambizioso programma sono state coinvolte istituzioni, fondazioni e mecenati italiani e internazionali, con l’intento di preservare
l’inesauribile patrimonio artistico che la Repubblica di Venezia ha
lasciato lungo tutto il Mediterraneo orientale dal periodo medievale fino alla fine del Settecento. Venetian Heritage continua incessantemente a raccogliere fondi per far fronte il più possibile
alla conservazione e alla valorizzazione di questa eredità culturale
unica al mondo.
Siamo orgogliosi di poter presentare questa pubblicazione, curata
dallo storico dell’arte Maichol Clemente e finanziata da Venetian
Heritage, dedicata al complesso scultoreo eseguito da Giusto Le
Court nel xvii secolo per l’altare maggiore della basilica della Salute. Questo edificio monumentale, costruito dai veneziani come
atto di devozione e ringraziamento alla Vergine per la liberazione
dalla peste del 1630, è ancora oggi un’importante meta di pellegrinaggio dove ogni anno si celebra la festività della Salute, uno degli
appuntamenti più sentiti e partecipati dai veneziani.
Desideriamo ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo volume: S.E. il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, don Fabrizio Favaro, don Gianmatteo Caputo, don
Diego Sartorelli, don Morris Pasian, l’autore Maichol Clemente,
il fotografo Mauro Magliani con Marco Furio Magliani, Monica De
Vincenti, Simone Guerriero, Giusi Conti, Gabriella Perini, Martina
Mian, l'Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini e
l’ufficio di Fondazione Venetian Heritage Onlus, in particolare Toto
Bergamo Rossi e Valentina Farace.
la Perini, Martina Mian, the Istituto di
Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio
Cini and the office of Fondazione Venetian Heritage Onlus, and especially Toto
Bergamo Rossi and Valentina Farace.
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Toto Bergamo Rossi
Director, Fondazione Venetian Heritage Onlus, Venice
Direttore, Fondazione Venetian Heritage Onlus, Venezia
In the framework of the unesco-International Private Committees
Joint Programme for the Safeguarding of Venice, Venetian Heritage
has financed the set up of the first five rooms in the new wing of the
Gallerie dell’Accademia in Venice.
In Padua, Venetian Heritage has financed the cleaning of the famous
Cappella dell’Arca di Sant’Antonio in the Basilica of the same name.
Venetian Heritage also supports restoration campaigns in the territories that were once part of the Serenissima and has awarded numerous grants for the training of specialized restorers from those
countries. The façade of the Trogir Cathedral in Croatia was restored
along with the Orsini Chapel (winning the 2003 Europa Nostra-European Community award for the year’s best restoration). In cooperation with a number of co-donors, Venetian Heritage has financed the
restoration of the magnificent façade of the Cathedral of St. Mark on
Korcula, a Dalmatian island which was part
venetian heritage is an international non-profit organization with offices in Venice and New York. Its mission is to support
Venetian culture through conservation projects, exhibitions, publications, conferences, academic studies and field research. Our goal
is to make people appreciate the immense legacy of Venetian art in
Venice and in all the territories that were once part of the Republic
of Venice.
In Venice, Venetian Heritage has financed numerous important projects
including the cleaning of the façade of the Church of Gesuiti; the restoration of the façade of the Church of San
Zaccaria (one of the finest examples of early
Venetian Renaissance architecture); the restoration of the splendid Gothic altarpiece in
gilded silver in the Church of San Salvador.
12
venetian heritage è un’organizzazione internazionale
non profit con sedi a New York e a Venezia che sostiene iniziative culturali tramite restauri, mostre, pubblicazioni, conferenze,
studi e ricerche, ai fini di far conoscere al mondo l’immenso patrimonio di arte veneta in Italia e nei territori anticamente parte
della Serenissima.
Alcuni fra i più importanti interventi che Venetian Heritage ha sostenuto a Venezia sono i restauri della facciata della chiesa dei
Gesuiti, della facciata della chiesa di San Zaccaria, opera tra le più
grandiose del primo Rinascimento veneziano, e più recentemente
della splendida pala gotica d’argento dorato della chiesa di San
Salvador.
Venetian Heritage, nell’ambito del programma congiunto unescoComitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia, ha finanziato l’allestimento museale delle prime cinque sale della nuova
ala delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
A Padova, Venetian Heritage ha finanziato il restauro della celebre
cappella dell’Arca di sant’Antonio nell’omonima basilica.
Venetian Heritage sostiene una vasta campagna di restauri anche
nei territori già parte dei domini della Serenissima e ha elargito numerose borse di studio per la formazione di restauratori specializzati. In Croazia sono state restaurate la facciata della cattedrale e
la cappella Orsini a Traù (premio Europa Nostra-Comunità Europea
2003 come miglior restauro dell’anno). In collaborazione con alcuni
co-donors, ha inoltre sostenuto il restauro della magnifica facciata gotica della cattedrale di San Marco a Curzola, importantissima
isola dalmata, veneziana dal xiii secolo fino alla caduta della Serenissima nel 1797.
Venetian Heritage ha anche organizzato e finanziato varie esposizioni, tra queste si ricorda: Tesori della Croazia restaurati da Venetian Heritage (Venezia, chiesa di San Barnaba); Tintoretto (Roma,
Scuderie del Quirinale); La Pala d’argento dorato della chiesa di San
Salvador (Berlino, Bode Museum).
Venetian Heritage ha finanziato il restauro di due dipinti di Paolo
Veronese provenienti dalla chiesa di San Pietro Martire a Murano.
Successivamente le due opere sono state esposte in occasione del-
of Venice from the year 1200 to the fall of
the Serenissima in 1797.
Venetian Heritage has also organized and
financed various exhibitions including:
Treasures of Croatia restored by Venetian
Heritage (Venice, church of San Barnaba);
Tintoretto (Scuderie del Quirinale, Rome)
and The gilded silver altarpiece of San Salvador (Bode Museum, Berlin).
Venetian Heritage has financed the restoration of two paintings by Paolo Veronese
in the church of San Pietro Martire on Murano. The two paintings were then shown
in the exhibition Paintings from Murano by
13
Paolo Veronese restored by Venetian Heritage at the Gallerie dell’Accademia di Venezia State Museum, the Frick Collection in New York and
the New Orleans Museum of Art.
Venetian Heritage has recently financed the restoration of the sculptures
of Mars, Adam and Eve, three fifteenth-century masterpieces by Antonio
Rizzo, kept in the Museo di Palazzo Ducale in Venice; the restoration of
the painting L’Indovina, by Giovanni Battista Piazzetta in the Gallerie
dell’Accademia di Venezia; the restoration of the portrait of Marcello Durazzo by Anthony van Dyck from the Ca’ d’Oro Museum in Venice.
Venetian Heritage is financing the set up of rooms 5 and 6 at the Gallerie dell’Accademia di Venezia; the restoration of the monumental
stairway built by Mauro Codussi in 1498 for the Scuola Grande di San
Giovanni Evangelista in Venice and the restoration of the altar piece by
Giovanni Bellini picturing The Virgin in Glory with Eight Saints, from
the church of San Pietro Martire in Murano.
In collaboration with Polo Museale del
Veneto - Italian Ministry of Culture, Venetian Heritage has organized and financed
the exhibition Domus Grimani 1594-2019.
The Collection of Classical Sculptures Reassembled in its Original Setting after Four
Centuries at Museo di Palazzo Grimani in
Venice.
Here in Venice, sculpture was the favored
medium through which civic virtues could
be allegorically represented and the heroes
and doges of the Republic celebrated. Yet,
unlike painting, sculpture has not always
received the critical attention it deserves.
14
la mostra Dipinti muranesi di Paolo Veronese restaurati da Venetian
Heritage alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, alla Frick Collection
di New York e al New Orleans Museum of Art.
Recentemente, Venetian Heritage ha finanziato il restauro delle
sculture di Marte, Adamo ed Eva, capolavori quattrocenteschi di
Antonio Rizzo, conservate presso il Museo di Palazzo Ducale di Venezia, del dipinto L’indovina di Giovan Battista Piazzetta alle Gallerie
dell’Accademia di Venezia e del Ritratto di Marcello Durazzo di Antoon van Dyck alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia.
Venetian Heritage sta finanziando l’allestimento dei saloni n. 5 e n.
6 delle Gallerie dell’Accademia di Venezia; il restauro dello scalone
monumentale costruito da Mauro Codussi nel 1498 per la Scuola
Grande di San Giovanni Evangelista a Venezia e il restauro della pala
d’altare di Giovanni Bellini raffigurante La Vergine in Gloria con otto
santi, proveniente dalla chiesa di San Pietro Martire di Murano.
In collaborazione con il Polo Museale del Veneto, Venetian Heritage
ha organizzato e finanziato la mostra Domus Grimani 1594-2019. La
collezione di sculture classiche a palazzo dopo quattro secoli al Museo
di Palazzo Grimani a Venezia.
In laguna la scultura era il mezzo preferito per rappresentare le
virtù civiche e per celebrare gli eroi e i dogi della Serenissima ma,
rispetto alla pittura, ha goduto di meno fortuna e, all’oggi, sono
stati eseguiti pochi studi e rare pubblicazioni dedicate a quest’arte
figurativa. Il complesso scultoreo dell’altare maggiore della basilica
ricorrente sezione
15
The statues on the main altar of the Basilica della Saltue sculpted by
Giusto Le Court were a response to the desire of the Venetian people to
celebrate the Virgin Mary for having liberated the city from the terrible
plague of 1630. Through this magnificent work, Le Court confers to the
episode an exceptional nobility and prestige. To promote this work, one
of the greatest expressions of Venetian Baroque, and to help rediscover this sculptor, described by his contemporaries as the Bernini of the
Adriatic, Venetian Heritage has financed the present volume, whose
photographs document the entire complex of the main altar, including
the statues of the Apostles and of the Doctors of Church in the niches of
the presbytery, magisterially designed by architect Baldassarre Longhena. The study carried out by Maichol Clemente sheds new light on
this important chapter in the history of Venetian art and we are extremely proud of making it available to everyone through the present
publication.
della Salute realizzato da Giusto Le Court risponde all’esigenza del
popolo veneziano di glorificare la Vergine Maria per aver scacciato
la drammatica peste che colpì la città nel 1630 e conferisce all’episodio narrato una nobiltà e un prestigio unici. Con l’intento di promuovere e valorizzare una delle massime espressioni del barocco
veneziano e riscoprire lo scultore che dai suoi contemporanei era
considerato il “Bernini Adriatico”, Venetian Heritage ha finanziato
questo volume corredato da una campagna fotografica dell’intero
complesso dell’altare maggiore, comprese le statue degli Apostoli e dei Dottori della Chiesa collocate nelle nicchie del presbiterio,
magistralmente progettato da Baldassare Longhena. Gli studi eseguiti da Maichol Clemente gettano nuova luce su questo importante
capitolo dell’arte veneta e attraverso questa pubblicazione siamo
orgogliosi di renderli accessibili a tutti.
16
white marble and the black death
17
This volume has been published
with the generous support of
Contents
Questo volume è stato pubblicato
grazie al generoso sostegno di
Indice
Acknowledgments
Ringraziamenti
The author is grateful to
Venetian Heritage and its
director Toto Bergamo
Rossi for having generously
supported the photographic
documentation of the works
by Giusto Le Court and for
making it available to both
specialists and the general
public through present
volume. My most heartfelt
thanks also to Giorgio Ceccato
and Valentina Farace, whose
patience and help were never
lacking.
Monica De Vincenti and
Simone Guerriero agreed
to write the introduction
to the present study. I owe
much to their unattainable
knowledge and profound
love for Venetian sculpture,
as well as to our relation of
friendship and professional
consideration, which I have
been enjoying for many years.
The 91 photos here published
are the result of the work of
Marco Furio Magliani and
Mauro Magliani. To them too
my most sincere thanks.
For the countless advice and
the end results, my most
heartfelt gratitude goes to
all the staff of the Marsilio
publishing house and in
particular to Martina Mian
and Lorenzo Pieresca.
I owe something and perhaps
a little more than that also
to Monica Bassanello, Elena
Catra, Doretta Davanzo Poli,
Claudia Favaron, Gianluca
Forgione, Alexander Kader,
David Lucidi, Christopher
Mason, Giovanni Pratesi, Frits
Scholten, Denis Ton.
This book is for my parents,
Nadia and Vittorino.
L’Autore è riconoscente
a Venetian Heritage, nella
persona del suo direttore,
Toto Bergamo Rossi, per aver
così generosamente sostenuto
la campagna fotografica delle
opere di Giusto Le Court
e per la successiva decisione
di metterla a disposizione
del pubblico di specialisti
e non attraverso questo
volume. Un grazie sentito
anche a Giorgio Ceccato
e Valentina Farace, la cui
pazienza e disponibilità non
sono mai venute meno.
Monica De Vincenti e Simone
Guerriero hanno accettato
di scrivere la prefazione
qui pubblicata. Alla loro
irraggiungibile conoscenza
e al loro profondo amore
per la scultura veneta devo
molto, così come al rapporto
di amicizia e stima che da anni
ormai ci lega.
Le 91 tavole qui pubblicate
sono frutto del lavoro di
Marco Furio Magliani e Mauro
Magliani. Anche a loro un
grazie sincero.
Per il risultato raggiunto
e per i molti consigli dati,
la mia gratitudine più sentita
va a tutto lo staff della casa
editrice Marsilio e in
particolare a Martina Mian
e Lorenzo Pieresca.
Devo qualcosa e forse
un po’ di più anche a Monica
Bassanello, Elena Catra,
Doretta Davanzo Poli,
Claudia Favaron, Gianluca
Forgione, Alexander Kader,
David Lucidi, Christopher
Mason, Giovanni Pratesi,
Frits Scholten, Denis Ton.
Questo libro è per Nadia
e Vittorino, i miei genitori.
Monica De Vincenti
Simone Guerriero
20
Preface
Prefazione
Maichol Clemente
24
Il marmo bianco e la peste nera. Premessa
Cover copertina
Plague, detail
Peste, particolare
Beck Cover quarta di copertina
The Angel chasing away Plague,
detail
L’angelo che scaccia la Peste,
particolare
Translations traduzioni
Gabriele Poole
Design and layout
progetto grafico e impaginazione
Livio Cassese
© 2019 by Marsilio Editori® s.p.a.
in Venezia
First edition November 2019
isbn 978-88-297-0489-7
www.marsilioeditori.it
50
White Marble and the Black Death.
Foreword
32
The Plague, the Vow,
and the New Temple
Giusto Le Court alla Salute.
Un chiarimento e una breve biografia
62
The Sculpture.
From Bernini to 1670
La scultura. Da Bernini al 1670
The Main Altar and its Statues
L’altar maggiore e le sue statue
La peste, il voto e un nuovo tempio
42
Giusto Le Court at the Salute.
A Clarification and a Short
Biography
96
Plates
Tavole
Preface
Monica De Vincenti
Simone Guerriero
Thus, based on Palladio, Longhena had worked out an alternative to the Roman Baroque. His
Venetian Baroque was, in fact, the only high-class alternative Italy had to offer. It is not sufficiently realized that in their search for new values many architects of the late seventeenth
century turned from Rome to Venice and embraced Longhena’s scenographic concepts.
Rudolf Wittkower, Art and Architecture in Italy: 1600 to 1750, Harmondsworth 1973, p. 298.
rudolf wittkower’s judgment on Baldassare Longhena, voiced
in his fundamental study of Italian architecture of the seventeenthand eighteenth century, always appeared to us equally applicable to
Longhena’s collaborator, the Flemish sculptor Giusto Le Court, who
similarly provided the only “high-class” alternative to the tradition
embodied by Gian Lorenzo Bernini. Elec-
Prefazione
Così, il Longhena aveva elaborato un’alternativa al barocco romano fondata
sul Palladio. Il suo barocco veneziano era, in effetti, l’unica alternativa d’alta
classe che l’Italia aveva da offrire. Non ci si rende sufficientemente conto che
nella loro ricerca di valori nuovi molti architetti del tardo Seicento si volsero da
Roma a Venezia e adottarono i concetti scenografici del Longhena.
Rudolf Wittkower, Arte e architettura in Italia. 1600-1750, Torino 1972, p. 248.
tive affinities provided the substance of the
alliance between the aged Longhena and
the younger Le Court, which translated
into a new relation between architecture
il giudizio espresso su Baldassare Longhena da Rudolf Wittkower, nel suo fondamentale contributo sull’architettura italiana tra
xvii e xviii secolo, ci è sempre sembrato potesse essere preso a prestito per definire anche il valore della scultura del fiammingo Giusto
Le Court, che rappresentò effettivamente l’unica alternativa «d’alta
classe» alla lezione di Gian Lorenzo Bernini nel panorama italiano del
preface
21
and sculpture, visible not only in the Salute, but in all the projects
imagine the astonishment that Le Court’s tableau vivant must have
they carried out together, starting from the 1660s. Architecture pro-
certainly caused with its lifelike sculptures, sculptures, when finally
gressively took a step back to offer a monumental pedestal, or rather
revealed to the eye of the public.
a monumental stage, to the statues, these “loquacious marbles” who
The edification of the Salute – as already noted by Nicola Ivanoff –
became the main actors in this magnificent show.
marked the solemn consecration of the glory of the Flemish artist.
The better known example of this original combination is certainly
Venetian sculpture turned even more towards him and Le Court was
the main altar of the Salute, surmounted by the statues sculpted by
surrounded by students and assistants, enabling him to work on ex-
Giusto Le Court at the culmination of his artistic development, his
tremely demanding projects, second in size only to those entrusted to
most famous works, and certainly the ones that are most representa-
Bernini in Rome, as critics have justly observed.
tive of the artist in the field of sacred art. The perennial representa-
But the fame of the sculptures of the Salute did not bring a full awareness
tion of the votive offering, which motivated the construction of this
of the true greatness of the artist who had conceived this masterpiece
temple, the emblem of Venetian Baroque, rises isolated in the heart
taking inspiration from his Flemish origins and nourishing them with
of the “Sanctuary,” free of any architectural frame, to be admired by
the spirit of Venice. All too often, the eye of the visitor passes on the stat-
the living faithful standing alongside the marble apostles arranged
ues and moves on, we see but do not observe, stunned by the grandiose
in their little theatrical boxes: human types
characterized by a vigorous naturalism,
varied in their aspect and the feelings they
express, moving, unforgettable. The scene
created by Le Court defines the theatrical
and scenographic dimension of Longhena’s temple, which Wittkower lucidly perceived, noting in contrast the intrinsically
non-theatrical character of Roman architecture. Through a succession of arches,
the observer is led to the entrance towards
the spiritual heart of the temple represented by the altar, above which we see, as our
final visual destination, the indented outline of the Virgin. Today we can only try to
22
white marble and the black death
architecture and by the gorgeous paintings,
secondo Seicento. Furono le affinità elettive che sostanziarono il sodalizio tra l’anziano Longhena e il più giovane Le Court, a condurre a
un nuovo rapporto tra architettura e scultura, visibile non soltanto
alla Salute, ma in ogni altra comune impresa compiuta a partire dagli anni sessanta: progressivamente, infatti, l’architettura si ritrasse
per offrire un monumentale piedistallo o, meglio, un palcoscenico alle
statue, «marmi loquaci» che divengono attori.
L’esempio più noto di questo originale processo è certo l’altar maggiore della Salute sovrastato dalle sculture realizzate, nel pieno della
maturità, da Giusto Le Court, la sua opera forse più celebre, sicuramente la più rappresentativa dell’arte del fiammingo in ambito sacro:
la perenne rappresentazione del voto, all’origine dell’edificazione del
tempio emblema del barocco veneziano, s’impalca isolata nel cuore
del «Santuario», liberata da qualsivoglia cornice architettonica per
essere ammirata dai fedeli in carne e ossa che s’accompagnano ai
marmorei apostoli accomodati nei loro palchetti; tipi umani connotati da un naturalismo vigoroso, variati nelle fisionomie e nei sentimenti, coinvolgenti, commoventi, indimenticabili. La recita messa in
scena da Le Court definisce la dimensione teatrale e scenografica
dell’architettura del tempio di Longhena, che Wittkower lucidamente
riconobbe rilevando nel contempo l’intrinseca dimensione non scenica dell’architettura romana. Attraverso una successione di archi lo
spettatore è guidato dall’ingresso verso il cuore spirituale del tempio rappresentato dall’altare sul cui svetta, quale traguardo visivo,
la sagoma frastagliata della Vergine: non è facile oggi immaginare lo
stupore che al tempo doveva certo destare il tableau vivant inscenato
da Le Court con la sua scultura vitalistica.
L’impresa della Salute – come già rimarcava Nicola Ivanoff – fu una
consacrazione solenne della gloria del fiammingo e l’attività scultorea
lagunare si polarizzò da allora attorno alla sua persona, circondata da
una schiera di scolari e aiuti, a tal punto che Le Court riuscì ad assicurarsi incarichi assai impegnativi, secondi solo per mole, come è stato
giustamente osservato, a quelli affidati a Bernini a Roma.
Ma alla fama delle sculture della Salute non corrisponde ancora la piena cognizione della reale grandezza dell’artista che le concepì facendole emergere dalle sue origini fiamminghe e alimentandole nell’afflato lagunare. L’occhio del visitatore trascorre invero sulle figure e non
vi si sofferma, guarda ma non vede, frastornato, com’è, dalla grandiosa architettura e dai dipinti sfavillanti su cui insistono le guide più
diffuse. Maichol Clemente, con sensibilità non comune, ci accompagna
per mano a osservare da vicino le statue dell’altare, a interpretarne i
significati e a comprenderne i valori formali, in una lettura non scevra
da un inquadramento storico oltreché artistico, sulla via del giusto e
tanto atteso riconoscimento del ruolo di prima grandezza di Le Court
tanto nel contesto veneziano quanto nel panorama più ampio della storia dell’arte italiana ed europea. Un primo passo necessario, insomma,
che Venetian Heritage ha supportato con estrema generosità ed entusiasmo.
on which the most popular guide books focus
their attention. In contrast, Maichol Clemente, with uncommon sensitivity, takes us by
the hand and leads us to study the statues of
the altar up close, to interpret their meanings and grasp their formal values, without
neglecting the historical context alongside
the artistic one. He leads us on the path of
the just and belated acknowledgment of the
absolute greatness of Le Court, in the Venetian context, as well as on the larger stage of
Italian and European art. A necessary first
step, which Venetian Heritage has sponsored
with such great generosity and enthusiasm.
preface
23
White Marble
and the Black Death.
Foreword
Maichol Clemente
1
D. Martinelli, Il Ritratto di Venezia, Venice
1684, p. 388.
“describing this temple, would go against the brevity promised at
the beginning. Suffice it to say, that, between the inside and the outside, there are more than 125 Marble Statues; and that the Public has
spent about half a million in gold for it. From which one can fathom
how great the Piety, the Religion, and the zeal of the divine cult is in
this Most Serene Republic.”1 With this reference to the statues of the
church, Domenico Martinelli begins the few pages dedicated to the
Basilica of Santa Maria della Salute (fig. 1) in his Il Ritratto di Venezia.
Martinelli wrote this guide in 1684; fifty-three years after the beginning of the work on the church in 1631, fol-
Il marmo bianco e la peste nera.
Premessa
«il descrivere questo tempio, è contro la brevità promessa nel principio. Basti il dire, che vi si numerano tra dentro, e fuori
più di 125 Statue di Marmo; & che il Publico v’ha speso mezo milione d’oro in circa. Dal che si conosce quanto sia grande la Pietà, la
Religione, & il zelo del culto divino in questa Serenissima Repubblica»1. Così si aprono, con un’indicazione approssimativa del totale
delle sculture lì presenti, le poche pagine che Domenico Martinelli
dedica, nel suo Il Ritratto di Venezia, alla descrizione di Santa Maria della Salute (fig. 1). Siamo nel 1684, cioè a cinquantatré anni
dall’avvio dei lavori preliminari di costruzione della basilica, partiti
ufficialmente nel 1631, benché il solenne voto ducale fosse stato
pronunciato il 22 e il 26 ottobre 1630; a due anni dalla scomparsa
lowing the solemn ducal vow of October 22
and 26, 1630; only two years after the architect of the basilica, Baldassare Longhena,
had passed away, in 1682; and three years
before the church was consecrated, with a
sumptuous ceremony, in 1687. When Mart-
1
D. Martinelli, Il Ritratto di Venezia, Venezia 1684, p. 388.
foreword
25
inelli wrote his description he was, therefore, looking at a basically
finished building. The same building we can fortunately admire in its
unchanged magnificence today.
The church, long chosen as an emblem of seventeenth-century Venice – as evinced also by the sheer number of studies devoted to the
building and to the architect that planned it2 – owes this role to the
special history of its origin, but also to its intrinsic qualities and, in
particular, its grandiose structure, resembling a precious reliquary,
descended from the skies to land between the Punta della Dogana
and the abbey of San Gregorio, between Canal Grande and that of
Giudecca. Thanks to its towering enlarged dome, the basilica has a
place of honor in the Bacino di San Marco, the “water square” of the
Serenissima. A sumptuous quality that is exalted by the many statues
that adorn it, whose sheer number, as Martinelli had noted, could indeed suffice to attest to its magnificence.
The bibliography on Santa Maria della Salute is very abundant therefore we believe
it more reasonable to mention only, also to
help the non specialist reader, the works that
one can usefully consult for a first approach
to the history of the church. The mandatory
starting point remains, also for the enclosed
bibliography, the monographic study of the
church by A. Hopkins, Santa Maria della Salute: Architecture and Ceremony in Baroque
Venice, Cambridge 2000. To this we add: M.
Frank, Baldassare Longhena, Venice 2004,
pp. 41-59, 141-170; S. Langé, M. Piana, Santa Maria della Salute a Venezia, Milan 2006,
particularly for the updated documentary
section (ed. by M. Piana and A. Spazzali, pp.
104-173). More recently A. Foscari, Un capolavoro barocco nelle acque della laguna: il
tempio della salute di Baldassare Longhena,
«Studi Veneziani», 75, 2017, pp. 99-124. If one
wishes to further explore the iconography
behind the church one can refer to the interesting hypotheses, which we by and large
subscribe to, of M. Muraro, Il tempio votivo
di Santa Maria della Salute in un poema del
Seicento, «Ateneo Veneto», 1-2, 1973, pp. 87119, and M. Gemin, La chiesa di Santa Maria
della Salute e la cabala di Paolo Sarpi, Abano
Terme 1982.
2
fig. 1
View of the Basilica di Santa
Maria della Salute
Veduta della basilica di Santa
Maria della Salute
Of all these statues, however, it is the ones
found in the niches of the presbytery and
on the main altar that best evidence the
importance of the sculptures for the monument’s status as a foremost example of
2
Essendo la bibliografia relativa a Santa Maria della Salute copiosa, ci sembra più sensato indicare, anche per agevolare il
lettore non specialista, quanto riteniamo più utile consultare
per un primo approccio con la storia del tempio votivo. Punto di partenza obbligato resta nel suo complesso, e anche per
la bibliografia fornita, il volume monografico dedicatole da A.
Hopkins, Santa Maria della Salute: Architecture and Ceremony
in Baroque Venice, Cambridge 2000. Seguono: M. Frank, Baldassare Longhena, Venezia 2004, pp. 41-59, 141-170; S. Langé,
M. Piana, Santa Maria della Salute a Venezia, Milano 2006, particolarmente per l’aggiornato regesto documentario (curato
da M. Piana e A. Spazzali, pp. 104-173); più recentemente A.
Foscari, Un capolavoro barocco nelle acque della laguna: il tempio della salute di Baldassare Longhena, «Studi Veneziani», 75,
2017, pp. 99-124. Volendo approfondire il programma iconografico alla base del tempio, si rinvia alle interessanti proposte, in gran parte sottoscrivibili, di M. Muraro, Il tempio votivo
di Santa Maria della Salute in un poema del Seicento, «Ateneo
Veneto», 1-2, 1973, pp. 87-119, e M. Gemin, La chiesa di Santa
Maria della Salute e la cabala di Paolo Sarpi, Abano Terme 1982.
26
white marble and the black death
del suo ideatore, Baldassare Longhena, morto nel 1682; e a tre
anni dalla solenne consacrazione della chiesa, che avverrà con
estrema pompa nel 1687. A Martinelli, dunque, nel mentre redigeva
la sua guida, si offriva dinanzi un edificio sostanzialmente concluso. E quello stesso edificio lo possiamo fortunatamente ammirare
nella sua immutata magnificenza anche noi oggi.
Eletta ormai da tempo a emblema della Venezia seicentesca – anche grazie al numero di studi e approfondimenti di cui essa e il
suo architetto sono stati oggetto2 –, la Salute lo è diventata, oltre
che per la storia della sua genesi, soprattutto per la grandiosa
struttura che la connota: quella «rotonda machina» – secondo la
definizione datane da Longhena stesso nel suo primo memorandum
– perfettamente incastonata, come una preziosa oreficeria calata
dal cielo, tra la Punta della Dogana e l’abbazia di San Gregorio, tra
il Canal Grande e quello della Giudecca, conquistando così, con la
sua svettante e turgida cupola, un posto d’onore nel Bacino di San
Marco, cioè la “piazza d’acqua” della Serenissima Repubblica. Una
sontuosità alla quale contribuisce, seguendo il suggerimento dato
da Martinelli, anche l’insieme delle statue che l’arricchiscono, la
cui sola quantità potrebbe effettivamente già bastare per decretarne la magnificenza.
Di quel numeroso drappello, però, sono le sculture collocate nelle nicchie del presbiterio e sull’altar maggiore a dare l’effettiva
foreword
27
Venetian baroque art. The sculptures are undoubtedly the greatest
achievement in the career of the most famous sculptor of Venice of
the time, the Flemish artist Giusto Le Court (1627-1679).3 Le Court had
arrived in Venice around 1655, at a time when sculpture was monotonously replicating the style common at the end of the previous century. This “foresto,” this stranger, not only renovated sculpture but
largely monopolized it. In Venice at a time when talented sculptors
such as Francesco Cavrioli, Melchior Barthel, Michele Fabris called
l’Ongaro, Orazio and Angelo Marinali, Tommaso Rues were active,
“Monsù Giusto – as Tommaso Temanza (one of his first biographers)
wrote – obtained all the commissions without leaving the others any
chance of working.”4 The public fame of Le Court is evidenced above
all by the fact that, starting from the 1670s, he was commissioned all
the sculptures of the Basilica della Salute to be placed in the “Santua-
3
An updated biography of the artist is found
in S. Guerriero, Corte, Josse de (Le Court,
Giusto), in The Encyclopedia of Sculpture,
i, New York-London 2003, pp. 373-375. See
also: N. Ivanoff, Monsù Giusto ed altri collaboratori del Longhena, «Arte Veneta», 2, 1948,
pp. 115-126; S. Guerriero, “Di tua virtù che
infonde spirto ai sassi”. Per la prima attività
veneziana di Giusto Le Court, «Arte Veneta»,
55, 1999, pp. 49-71; M. De Vincenti, Bozzetti e modelli del “Bernini Adriatico” Giusto
Le Court e del suo “miglior allievo” Enrico
Merengo, «Arte Veneta», 62, 2005, pp. 55-81;
A. Bacchi, “Le cose più belle e principali nelle
chiese di Venezia sono opere sue”: Giusto Le
Court a Santa Maria della Salute (e altrove),
«Nuovi Studi», 12, 2006, pp. 145-158; S. Guerriero, M. Clemente, Giusto Le Court. Due
opere ritrovate, Figline Valdarno 2015; M.
Clemente, Giusto Le Court, Enrico Merengo
e la “Diana” della collezione Livio Odescalchi,
«Saggi and memorie di storia dell’arte», 38,
2014, pp. 39-49; Id., Nella bottega di Giusto Le
Court. Terrecotte, marmi, documenti, «Arte
Veneta», 75, 2018, pp. 105-126.
4
Ivanoff, Monsù Giusto, cit., pp. 116-117.
5
A. Lupis, Il Corriere di Antonio Lupis, Venice
1680, p. 418. The passage was published for
the first time in De Vincenti, Bozzetti e modelli del “Bernini Adriatico”, cit., p. 58.
of the previous year, the Flemish master was celebrated by Antonio
Lupis as the “Praxiteles of our age, and the Adriatic Bernini.”5
Before we begin with the description of the series of the statues and
in particular of the group Venice Offersd the Votive Temple to the Virgin
for Ending the Plague (pls. lvi-lvii, lxxx), it might be useful briefly to
go over the history of the church, with special attention to all the aspects that are more closely associated with the sculptures, and starting from the tragic events of 1630.
rio,” as the area of the presbytery and main
altar were referred to in the documents, involving him in one of the last great urban
enterprises entirely sponsored by the Venetian state. In 1680, only a few months after
his death at the age of 52, in the autumn
3
Un aggiornato profilo dell’artista è offerto da S. Guerriero,
Corte, Josse de (Le Court, Giusto), in The Encyclopedia of Sculpture, i, New York-London 2003, pp. 373-375. Si veda inoltre: N.
Ivanoff, Monsù Giusto ed altri collaboratori del Longhena, «Arte
Veneta», 2, 1948, pp. 115-126; S. Guerriero, “Di tua virtù che
infonde spirto ai sassi”. Per la prima attività veneziana di Giusto
Le Court, «Arte Veneta», 55, 1999, pp. 49-71; M. De Vincenti,
Bozzetti e modelli del “Bernini Adriatico” Giusto Le Court e del
suo “miglior allievo” Enrico Merengo, «Arte Veneta», 62, 2005,
pp. 55-81; A. Bacchi, “Le cose più belle e principali nelle chiese
di Venezia sono opere sue”: Giusto Le Court a Santa Maria della Salute (e altrove), «Nuovi Studi», 12, 2006, pp. 145-158; S.
Guerriero, M. Clemente, Giusto Le Court. Due opere ritrovate,
Figline Valdarno 2015; M. Clemente, Giusto Le Court, Enrico
Merengo e la “Diana” della collezione Livio Odescalchi, «Saggi e
memorie di storia dell’arte», 38, 2014, pp. 39-49; Id., Nella bottega di Giusto Le Court. Terrecotte, marmi, documenti, «Arte
Veneta», 75, 2018, pp. 105-126.
4
Ivanoff, Monsù Giusto, cit., pp. 116-117.
5
A. Lupis, Il Corriere di Antonio Lupis, Venezia 1680, p. 418. Il
brano è stato per la prima volta reso noto da De Vincenti, Bozzetti e modelli del “Bernini Adriatico”, cit., p. 58.
28
white marble and the black death
misura della centralità giocata anche da quest’arte nel riconoscimento del tempio votivo a indiscusso simbolo del barocco veneziano. Esse rappresentano, infatti, il punto massimo raggiunto dallo
scalpello del più quotato artista della Venezia del tempo, il fiammingo Giusto Le Court (1627-1679)3. Questi, dal suo apparire sulla
scena lagunare, a metà del sesto decennio del xvii secolo, non solo
scosse, lui “foresto”, il monotono ambiente della scultura, la quale
si presentava allora ancora fortemente legata a istanze tardocinquecentesche, ma riuscì addirittura a monopolizzarla. Nella Venezia di Francesco Cavrioli, Melchior Barthel, Michele Fabris detto
l’Ongaro, Orazio e Angelo Marinali, Tommaso Rues, «Monsù Giusto – afferma chiaramente Tommaso Temanza (uno dei suoi primi
biografi) – aveva tutte le opere ne lasciava agli altri il modo di
operare»4. Il fatto, quindi, che proprio a Le Court venga richiesto a
partire dagli anni settanta di eseguire l’intero apparato scultoreo
destinato a decorare il «Santuario» – cioè la zona presbiteriale e
quella dell’altar maggiore così definite nei documenti – di una delle
ultime grandi imprese urbanistiche patrocinate interamente dal
governo marciano dà il polso dell’alta considerazione pubblica da
lui effettivamente conquistata all’epoca. Non per nulla, nel 1680,
pochi mesi dopo la sua morte, occorsa nell’autunno dell’anno precedente, a cinquantadue anni, il maestro fiammingo venne definito
da Antonio Lupis il «Prassitele della nostra età, e ’l Bernini Adriatico»5.
Ebbene, prima di addentrarci nella descrizione dello stupefacente
gruppo con Venezia offre il tempio votivo alla Vergine per la cessazione della peste (tavv. lvi-lvii, lxxx), sarà opportuno ripercorrere brevemente la genesi della Salute con un occhio di riguardo,
però, verso gli aspetti della fabbrica prettamente legati alla statuaria, e lo faremo partendo proprio dai tragici eventi del 1630 e
con il voto da essi scaturito.
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