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Il Regno d'Italia nella posta e nella filatelia / 35-37

2006

Scroll for English. Dal 9 al 16 febbraio 2006 nella Camera dei Deputati è stata organizzata la mostra «Il Regno d’Italia nella posta e nella filatelia», con la mia cura scientifica. La mostra affrontava gli aspetti storici, postali e filatelici d’Italia dall’Unità (1861) alla fine della monarchia (1946). La mostra si sviluppava in 84 quadri che, insieme, sviluppavano un discorso organico sul tema. Ogni quadro conteneva un testo storico e filatelico e documenti postali che lo illustravano. Questo volume è il catalogo della mostra: è diviso in 84 capitoli. Le illustrazioni e le didascalie sono le stesse della mostra; il testo è uno sviluppo e un approfondimento di quello dei quadri. Quindi, questo volume non è solo il catalogo della mostra ma è un testo autonomo, che sviluppa in modo discorsivo ma rigoroso la storia della posta e della filatelia nel regno d’Italia. Il libro è diviso in due tomi (capitoli 0-41, 42-83). Qui i capitoli 35-37. From the 9th to the 16th of February, 2006, an exhibition of history of mail and of philately has been held in Rome, in the House of Parliament, and named «The Kingdom of Italy in the mail and in philately». I was the curator. It dealt with the historical, postal and philatelic aspects of Italy from unity (1861) to the end of monarchy (1946). The exhibition was developed on 84 frames which, as a whole, formed an organic and consistent discourse on the theme. Each frame contained a historical-philatelic descriptive text, stamps and postal documents illustrating it. This book is the catalogue of the exhibition: it is divided in 84 chapters. The illustrations and their captions are the same as in the exhibition; the text is an expansion and deepening of the one in the frame. So the book is not only the catalogue of the exhibition, but it stands on its own, with a lasting value, telling in a discursive but rigorous way the history of the mail and of the philately of the Kingdom of Italy. The book is divided in two volumes: the first contains chapters 0-41, the second chapters 42-83. Here the chapters 35-37.

1. 17 aprile 1919. Affrancata con un francobollo sovrastampato per le terre redente, la cartolina è bollata COMANDO SUPREMO REGIO ESERCITO ITALIANO MISSIONE ITALIANA PER L’ARMISTIZIO. Fu trasportata da un corriere militare da Vienna ad Udine (inconsueto ufficio d’inoltro) e lì impostata. 2. 12 giugno 1919. Cartolina da Vienna, spedita da uno dei componenti della Missione italiana di Vien na, con l’etichetta del collegamento aereo Padova-Vienna-Praga, bollata in transito dalla posta militare. Uno dei due documenti noti con l’etichetta colpita dal bollo postale. 3. 3 maggio 1919. Lettera da Trieste a Vienna, trasportata con il corriere speciale lungo quella rotta e con il raro bollo di censura del suo ufficio. 35 STRASCICHI DI GUERRA: I VINTI 1918 – 1923 N el periodo seguente l’armistizio le Forze armate italiane, s’è visto, occuparono vaste zone di territorio nemico rivendicato alla Patria, ma si ebbero anche occupazioni di altre zone, o comunque missioni militari, solo italiane o interalleate, per fini diversi: mantenere o creare l’influenza italiana, garantire la sicurezza internazionale, controllare l’applicazione delle clausole d’armistizio, coadiuvare lo svolgimento di plebisciti, delimitare i confini, dare assistenza militare, svolgere attività umanitarie. I componenti di queste missioni scambiarono la propria corrispondenza con l’Italia in modi diversi: con i propri uffici di posta militare o civile, con quelli di altre Potenze, con la posta civile del territorio ove si trovavano o con corrieri militari dedicati. In questo capitolo (che si occuperà dei Paesi sconfitti in guerra) e nel seguente sarà trattata la posta di queste operazioni, riservando maggiore attenzione alle situazioni più complesse ed accennando solamente alle altre. Le più importanti missioni militari nei paesi vinti furono quelle per il controllo dell’applicazione delle clausole d’armistizio. le clausole d’armistizio a Vienna arrivò a dicembre 1918; comprese più di un centinaio di ufficiali e una cinquantina di militari di truppa. La missione non era servita da un ufficio di posta militare, ma si serviva di corrieri fra Vienna (e gli altri punti del territorio austriaco ove erano dislocate le varie commissioni) e gli uffici di posta militare o civile (Trento, soprattutto) in Italia, che avrebbero curato l’inoltro 1. La corrispondenza in partenza veniva affrancata con francobolli italiani o sovrastampati per le terre redente secondo le tariffe interne; non risulta l’uso di cartoline o biglietti postali. Oltre al servizio di corrieri militari che viaggiavano per ferrovia o con mezzi propri, per la corrispondenza ufficiale (ma a volte se ne servì anche quella privata) venne istituito anche un servizio di corrieri aerei sulla rotta fra Abano PD (sede del Comando Supremo italiano), Vienna e Praga, a volte prolungato sino a Budapest, Varsavia o Cracovia. Il servizio iniziò ai primi di marzo 1919; sino a settembre effettuò più di 300 voli. A fine marzo venne preparata a Vienna una grande etichetta dentellata, che veniva posta sulla corrispondenza, anche se non tutta la corrispondenza con l’etichetta viaggiò via aerea, né tutta quella che viaggiò via aerea aveva l’etichetta. Il suo uso fu in effetti saltuario, limitato e non ben chiaro 2. In Venezia Giulia, per le esigenze commerciali della regione che ambiva a riprendere i rapporti commerciali con il retroterra mitteleuropeo (e gli scambi postali oltre la linea d’armistizio erano chiusi) il Governatorato militare istituì un “corriere speciale” fra Trieste e Vienna. Era riservato alle corrispondenze commerciali, che venivano raccolte a Trieste nella sede della Camera di commercio e a Vienna in quella della Missione d’ar- L’AUSTRIA Tra la fine del 1918 e la seconda metà del 1919 furono attivi in territorio austriaco alcuni uffici PM italiani: 2, 9, 17, 17A, 61, 87, 151A, site in località vicine al confine con l’Italia, al servizio di truppe lì dislocate. La missione per il controllo dell’applicazione del335 4. 5 maggio 1919. Cartolina con il bollo amministrativo MISSIONE MILITARE ITALIANA IN GERMANIA; trasportata sino a Parigi con il corriere francese, che la consegnò alla DELEGAZIONE ITALIANA AL CONGRESSO DELLA PACE – UFFICIO MILITARE DELLA CORRISPONDENZA (vedi il bollo); poi bollata col bollino francese F.M. (franchise militaire) e inoltrata in Italia dall’ufficio civile di Parigi 6, in esenzione di tassa. 5. 8 maggio 1920. Raccomandata espresso spedita da un membro italiano della Missione interalleata da Marienwerder, territorio conteso fra Germania e Polonia, ove doveva svolgersi un plebiscito, affrancata con i francobolli in uso nel periodo plebiscitario, senza indicazioni di sovranità statale. Questi francobolli furono preparati a Milano. Al retro la busta è intestata COMMISSION INTERALLIÉE DE GOUVERNEMENT ET DE PLÉBISCITE DE MARIENWERDER (PRUSSE). 6. 17 gennaio 1935. Lettera affrancata con francobollo italiano annullato con il bollo in dotazione all’ufficio del Comando delle trup pe italiane nella Saar. 336 mistizio; a Trieste la corrispondenza veniva censurata in partenza ed in arrivo, apponendovi il bollo (molto inusuale sulle corrispondenze) COMMISSIONE CENSURA POSTALE TRIESTE UFFICIO CORRIERE SPECIALE VIENNA 3. Istituito il 25 gennaio 1919, questo serviziò terminò il 22 agosto dello stesso anno, perché con la ripresa dei normali scambi postali con Vienna non aveva più ragion d’essere. Nel 1920, con la smobilitazione degli uffici PM in Austria, l’assottigliamento della missione e la cessazione del servizio dei corrieri, i componenti rimasti si servivano della posta civile austriaca. In Austria si svolsero anche altre missioni militari italiane. Da giugno a settembre 1919 in Carinzia, per contrastare il tentativo d’occupazione jugoslavo della regione. Le truppe usarono la posta civile e gli uffici PM 9 e 61. Nel 1920 e 1921 truppe italiane furono presenti per garantire il regolare svolgimento del plebiscito nel territorio di Klagenfurt, conteso fra Austria ed Iugoslavia; i componenti utilizzarono la posta civile. ticolare a Marienwerder, in Prussia (dove la missione operò da febbraio a settembre 1920) vennero predisposti francobolli tedeschi sovrastampati e due emissioni specifiche. La prima con la dicitura COMMISSION INTERALLIÉE e MARIENWERDER e la seconda con PLEBISCITE e MARIENWERDER. Queste due emissioni furono realizzate a Milano 5. La Saar Una decina d’anni dopo si svolse in Germania un altro plebiscito, nella Saar. Dopo la guerra il bacino minerario ed industriale della Saar (Sarre, in italiano) fu amministrato dalla Francia, in conto riparazioni di guerra, con un complicato sistema di governo che venne risolto con un plebiscito, il 13 gennaio 1935. Durante il periodo plebiscitario l’ordine pubblico venne mantenuto da un contingente internazionale cui partecipò anche l’Italia, presente, presente dal dicembre 1934 al febbraio 1935. Il risultato fu largamente favorevole alla Germania. Il servizio postale per le truppe nella Sarre fu organizzato in maniera particolare. Le truppe potevano servirsi degli uffici postali civili del territorio; oppure potevano affrancarle con francobolli italiani a tariffa interna e consegnarle all’ufficio “posta” del Comando, che ebbe in dotazione il bollo COMANDO TRUPPE ITALIANE NELLA SAAR; iniziò ad operare il 27 dicembre 1934, terminò il 25 febbraio 1935 6. Le lettere personali, assieme a quelle ufficiali, venivano inviate dal Comando a Milano o a Roma per l’inoltro con il servizio postale. In Italia il trattamento delle corrispondenze non o insufficientemente affrancate fu diverso: non furono tassate, oppure lo furono solo per la tassa semplice, cioè solo il mancante, o infine per tassa normale, cioè il doppio del mancante. Dall’Italia si poteva scrivere a tariffa interna; i dispacci avrebbero seguito lo stesso percorso. LA GERMANIA Dal novembre 1918 all’agosto 1919 in Renania un contingente interalleato (Italia, Gran Bretagna, Belgio, Francia, USA) operò per il disarmo delle truppe tedesche, il presidio del territorio ed il mantenimento dell’ordine pubblico. Le truppe italiane usarono l’ufficio PM 172. La posta della Missione in Germania per il controllo dell’applicazione delle clausole d’armistizio era affidata a corrieri francesi, che compivano il percorso Germania-Parigi; da lì viaggiava verso l’Italia con la posta civile in esenzione di tassa 4. In Germania si svolsero diversi plebisciti per l’assegnazione di territori contesi fra Germania e Polonia o Lituania; per garantire il loro regolare svolgimento operarono contingenti interalleati, composti anche da Forze italiane, che furono presenti nei plebisciti in Alta Slesia, Allenstein e Marienwerder, tutti favorevoli alla Germania nei confronti della Polonia. Per la loro posta i membri del contingente si servirono della posta civile di quei territori o di appositi corrieri militari che facevano capo ad uffici PM. Per la posta civile nei territori contesi furono emessi carte-valori specifiche (ex-novo o sovrastampanso valori già tedeschi), che non attribuivano la sovranità ad uno dei contendenti. In par- LA TURCHIA Costantinopoli La Turchia siglò l’armistizio con gli alleati a Mudros il 30 ottobre 1918, e le sue piazze principali vennero occupate da corpi di spedizione interalleati. Prima di tutte la capitale, Costantinopoli, dove le truppe italiane del contingente interalleato (che in un primo momento non erano state invitate) arrivarono nel febbraio 1919. Gli alleati si limitarono dapprima a compiti di tutela dell’ordi337 7. 14 marzo 1921. Lettera per l’estero dall’ufficio di posta militare di Costantinopoli, che usava il bollo lineare dl vecchio ufficio civile italiano, chiuso nel 1914. 8. 15 aprile 1922. Lettera dall’ufficio italiano di Costantinopoli, affrancata con i francobolli in piastre, la valuta locale, e con il bollo, usato solo in questo periodo, che segnalava la correttezza dell’affrancatura. Fu usato sia per gli invii all’estero sia per quelli in Italia. 9. 3 febbraio 1923. Raccomandata dall’ufficio italiano di Costantinopoli, affrancata secondo la tariffa per l’estero anche se diretta in Italia. ne pubblico; dal marzo 1920 passarono invece all’occupazione militare della città, con la presa di possesso dei ministeri e dei servizi. Il trattato di pace con la Turchia venne firmato a Sèvres il 10 agosto 1920, ma la situazione era destinata ad evolversi rapidamente per il sorgere del movimento kemalista. Mustafà Kemal, un ufficiale turco, si era posto a capo di un’insurrezione nazionale che voleva modernizzare il paese e non lasciare l’autorità politica allo sconfitto sultano. Alla testa di un esercito autonomo, si mosse all’interno della Turchia lottando contro i britannici nella zona degli Stretti, i greci in Egeo ed i francesi in Cilicia. Ottenne successi su tutti i fronti, che portarono all’armistizio prima e poi al nuovo trattato di Losanna del 24 luglio 1923, che vide la nuova Turchia repubblicana di Kemal Ataturk (attributo che significa “padre dei turchi”) ottenere la propria intera sovranità su tutta l’Anatolia e la Tracia orientale, l’abolizione del regime delle capitolazioni, l’allontanamento di tutte le Forze armate straniere. Costantinopoli (che divenne solo Istanbul) fu lasciata dagli alleati il 2 ottobre 1923. Per le forze italiane in città, il 13 febbraio 1919 venne ricostituito l’ufficio PM 15, già attivo durante la guerra, che era anche al servizio dei civili e sostituiva gli uffici postali civili italiani che esistevano prima della guerra e che erano stati chiusi nel 1914. Funzionavano in città anche gli uffici delle altre potenze alleate. L’ufficio aveva evidentemente acquisito le scorte degli uffici italiani di Costantinopoli, perché usava i vecchi bolli lineari e le etichette di raccomandazione 7. Il 1° luglio 1921 l’ufficio militare venne chiuso e riaperto come ufficio civile; come tale funzionò sino al 25 settembre 1923, quando venne definitivamente chiuso per l’abbandono della città. Il nuovo ufficio civile rimise in uso i bolli dei vecchi uffici civili d’anteguerra, magari adattati con parziali scalpellature. A metà 1921 venne fornito anche un nuovo bollo: POSTE ITALIANE COSTANTINOPOLI. Sino al novembre 1921 l’ufficio usò i normali francobolli italiani; poi si iniziò a produrre, localmente ed anche a Torino, diverse emissioni di francobolli e cartoline con valore sovrastampato in piastre e para. Questo l’elenco. Emissioni locali con il solo nuovo valore in sovrastampa, anche di tipi diversi. Novembre 1921. 30 pa./5 c., 3 Pi./20 c., 7,20 Pi./60 c. Febbraio 1922. 10 pa./1 c., 20 pa./2 c., 1,20 Pi./15 c., 3,30 Pi./25 c. Marzo 1922. 15 Pi./1 L. Agosto 1922. 30 pa./2 c., 30 pa./5 c., 1,50 Pi./20 c.,1,50 Pi./25 c., 3,75 Pi./25 c., 3,75 Pi./40 c., 4,50 Pi./50 c., 7,50 Pi./60 c., 15 Pi./85 c., 18,75 Pi./1 L., 45 Pi./5 L., 90 Pi./10 L. EXP 15 Pi./ 1,25 L./30 c. Novembre 1922. 30 pa./5 c.; 1 1/2 Pi./10 c., 3 Pi./25 c., 3 3/4 Pi./40 c., 4 1/2 Pi./50 c., 7 1/2 Pi./85 c., 7 1/2 Pi./1 L., 15 Pi./1 L., 45 Pi./5 L., 90 Pi./10 L. EXP 15 Pi./30 c. Dicembre 1922. Segnatasse con sovrastampa COSTANTINOPOLI: 10 c., 30 c., 60 c., 1 L., 2 L., 5 L. Non sono noti in effettivo uso su corrispondenza, ma solo a scopi filatelici. Emissioni preparate a Torino con sovrastampa COSTANTINOPOLI e nuovo valore. Maggio 1922. 1,20 Pi./15 c., 3,30 Pi./40 c., 7,20 Pi./1 L. Giugno 1922. 20 pa./5 c. CP 4,20 Pi./40 c., 9+9 Pi./40+40 c. Settembre 1922. 3 Pi./30 c. Ai primi del 1923, anche a seguito delle proteste della Federazione fra le Società Filateliche Italiane, si decise che le serie sovrastampate dovevano essere preparate solo a Torino, e non localmente come sinora largamente avvenuto. L’Officina carte valori di Torino preparò una sovrastampa su 9 valori, più una nuova tiratura del 30 pa./5 c., ed inviò un foglio di prova di ciascun valore all’ufficio, che fece sapere che occorreva aggiungere il nome della città, anche per evitare possibili tassazioni all’estero. In realtà, pare fosse un altro il motivo per cui l’ufficio aveva consigliato il cambiamento. Nel caso fosse uscita quella serie, si sarebbero posti nuovamente in corso il 30 pa./5 c. ed il 7,20 Pi./60 c. del novembre 1921, perché l’OCV aveva usato le stesse tavole. E in città vi era tutta una rete di traffici che avrebbe ricevuto un forte contraccolppo se qualche francobollo già accaparrato e fatto salire di prezzo fosse stato rimesso in circolazione. L’aggiunta del nome fu solo un pretesto, tant’è che nessuna emissione locale lo portava. Nel marzo 1923 giunse allora la nuova serie con la sovrastampa COSTANTINOPOLI e nuovo valore: 30 pa./5 c., 1,20 Pi./25 c., 3,30 Pi./40 c., 4,20 Pi./50 c., 7,20 Pi./60 c., 15 Pi./85 c., 18,30 Pi./1 L., 45 Pi./5 L., 90 Pi./10 L. EXP 15 Pi./1,20 L. I valori senza COSTANTINOPOLI, che non erano stati emessi, furono poi messi in vendita dal ministero nel 1924. Le principali tariffe in vigore erano: lettera sino a 20 gr. 7,20 piastre; porti successivi 3,30; stampe 1,20; cartoline 4,20; raccomandazione 7,20; espresso 15 piastre. A causa dell’oscillazione del valore della piastra rispetto alla lira, qualche ufficio postale di destinazione (soprattutto estero) tassò lettere con affrancature in piastre, per cui fra marzo ed aprile 1922 la corrispondenza da Costantinopoli veniva bollata in partenza con un bollo BUREAU DE POSTE ITALIEN COSTANTINOPLE AFFRANCHISSEMENT EN PIASTRES ADMIS PAR LE BUREAU INTERNATIONAL DE BER339 10. Lettera da Smirne, bollata con il bollo provvisorio in uso dopo il disastroso incendio seguito all’ingresso dei turchi in città, nel settembre 1922. Diversa corrispondenza di questo periodo è diretta all’estero, perché gli uffici di Gran Bretagna e di Francia, presenti anch’essi in città, non avevano ancora riaperto. Il bollo d’arrivo è dell’8 ottobre 1922. 11. 7 marzo 1923. Lettera dell’ultimo periodo di funzionamento dell’ufficio militare di Smirne, che chiuderà tre mesi dopo, con il bollo con numero convenzionale e dicitura in chiaro. 12. Bollo dell’ufficio di posta militare di Adalia, in Anatolia, su francobolli di Rodi che il mittente aveva con sé, perché il corpo d’occupazione proveniva dall’Egeo italiano. 340 (ufficio postale italiano di Costantinopoli affrancatura in piastre ammessa dall’ufficio internazionale di Berna non tassare) 8. L’ufficio – così come i seguenti – fu autorizzato ad applicare le tariffe per l’estero, anziché quelle per l’interno, nei rapporti con l’Italia e le colonie, perché questa era più favorevole. Le tariffe per l’interno, infatti, erano cresciute velocemente e causa dell’inflazione, mentre quelle per l’estero non potevano essere fissate che da un congresso UPU, che durante la guerra non era certo stato convocato. L’uso rimase anche quando la situazione si ribaltò, e tornò più conveniente utilizzare le tariffe interne 9. Era abilitato solo ai principali servizi. Le assicurate furono ammesse dal 1° dicembre 1921. Per le truppe all’estero – ed anche questa nota vale pure per gli uffici seguenti – venne mantenuta l’esenzione dalle tasse con le cartoline in franchigia, anche dopo la cessazione dell’agevolazione per le truppe metropolitane. Nel 1922 la Francia attivò un servizio aereo da Costantinopoli a Bucarest per il trasporto della posta che nella capitale romena sarebbe stata imbarcata a bordo dell’Orient-Express, da dove avrebbe proseguito in treno sino a Parigi. Ci fu un’iniziativa autonoma di sovrastampa su francobolli italiani per espresso, per creare francobolli da utilizzare con questo servizio, che però non ebbe luogo perché naturalmente i francesi esigevano l’uso di carte-valori nazionali. sacri e la città, che da allora cessò di esistere come città greca, bruciò in un grande incendio che durò dal 13 al 17 settembre. Come per Costantinopoli, sin dal marzo 1919 per le forze italiane a Smirne venne costituito ex-novo l’ufficio PM 171, che sostituiva in città l’ufficio postale civile italiano che esisteva prima della guerra e che era stato chiuso nel 1914. Era, cioè, soprattutto al servizio dei civili, come gli uffici britannici e francesi e come quello greco aperto subito dopo il loro sbarco. Ed in effetti, aprire un ufficio di poista militare – che all’Esercito non interessava – era l’unica possibilità di mantenere un ufficio postale, e venne quindi aperto su pressione del ministero degli esteri. Con l’arrivo dei kemalisti e l’incendio della città, l’ufficio smise di funzionare; riaprì nell’ottobre 1922 e chiuse definitivamente il 16 giugno 1923. In quest’ultimo periodo d’apertura non usò alcuni bolli di cui era dotato, evidentementi distrutti nei disordini; entrò in uso un bollo provvisorio, in gomma, senza data: R. POSTE ITALIANE SMIRNE 10. Questo bollo fu adoperato per poco tempo da poche persone, perché la comunità italiana, ed occidentale in genere, di Smirne si era molto assottigliata. Poco dopo l’ufficio ricevette in dotazione due nuovi bolli a data, uno dei quali con il numero convenzionale abbinato alla dizione in chiaro: POSTA MILITARE N.171 SMIRNE 11. I due dati abbinati erano incongruenti, ma le esigenze di segretezza ormai erano del tutto cadute, e il numero rimaneva solo a ricordare che, pur se aperto a tutti, si trattava di un ufficio militare. Nell’ufficio furono normalmente in uso le cartevalori postali italiane senza sovrastampa. Anche per Smirne venne preparata un’emissione di cartevalori postali con la sovrastampa SMIRNE e il valore in piastre: 20 pa/5 c., 1,20 P./15 c., 3 P./30 c., 3,30 P./40 c., 7,20 P./1 L; CP 4,20 P./40 c., 9+9 P./40 c. Era pronta per il giugno 1922, ma si conosce usata solo con annulli di favore. O non giunse mai in città, o fu distrutta nell’incendio, o non si volle adoperarla nella nuova città kemalista che aveva imposto l’uso del nome turco (Izmir) oppure ancora, sul modello di Costantinopoli, si attendeva per usarla la trasformazione dell’ufficio da militare a civile, cosa che non avvenne mai. NE PAS TAXER Smirne A Smirne la colonia italiana era ancora folta. L’Italia era desiderosa di esercitarvi la propria influenza politica ed economica, ma il disegno non riuscì. Nel clima rovente dell’epoca, con la situazione politica in via di definizione, scoppiavano frequentemente disordini fra greci e turchi. Gli alleati decisero l’invio di un contingente per riportare la calma, che, composto da forze italiane, francesi, britanniche e statunitensi, sbarcò a Smirne il 14 maggio 1919. Truppe italiane erano presenti già da qualche tempo prima. Immediatamente la Grecia inviò proprie truppe ed occupò la città ed altre fasce di territorio costiero, etnicamente a larga maggioranza greca. Con il trattato di Sèvres era stata riconosciuta la sovranità turca su Smirne, ma l’amministrazione era stata affidata alla Grecia. Ma la presenza greca venne duramente contrastata da Mustafà Kemal che, dopo aver sistemato con i francesi la frontiera con la Siria, si mosse contro i greci e li sconfisse: il 9 settembre 1922 entrò a Smirne, compì grandi mas- La “zona di influenza italiana in Anatolia” Secondo il patto di Londra ed accordi successivi, l’Italia avrebbe dovuto avere una propria “zona d’influenza” in Anatolia, che al termine della guerra i franco-britannici non volevano riconoscere. Di propria iniziativa, allora, l’Italia inviò 341 13. 9 gennaio 1922. Raccomandata dall’ufficio postale civile italiano di Adalia, in Anatolia, per Norim berga. 14. 7 giugno 1921. Lettera dall’ufficio civile italiano di Scalanova, in Anatolia. La tariffa è quella per l’estero, più favorevole rispetto a quella per l’interno, com’era ammesso anche per la corrispondenza destinata all’interno (Tripoli in Libia, in questo caso). Raro l’uso in quest’ufficio del francobollo da 1 L. 15. 8 maggio 1919. Raccomandata dall’ufficio PM 161, che in quell’epoca si trovava in Bulgaria, al servizio della missione italiana per il controllo dell’applicazione delle clausole d’armistizio. truppe di presidio alla zona di competenza, cioè la parte sudoccidentale dell’Anatolia, con il porto di Adalia (oggi Antalya) e la località dell’interno di Scalanova (oggi Kusadasi). Il primo sbarco ad Adalia avvenne a fine marzo 1919; a maggio venne occupata Scalanova, in risposta all’entrata di truppe greche a Smirne (aleggiavano contrasti fra Italia e Grecia nell’area). A maggio venne completata l’occupazione dell’intera area; le forze erano però insufficienti, la situazione politica e militare si evolveva, e nel gennaio 1921 l’occupazione italiana si era ridotta a quei due centri. I presidi vennero ritirati nell’Egeo (da dove provenivano le truppe) nel maggio 1922. Per il servizio postale, le forze d’occupazione disponevano degli uffici PM 94 a Rodi, poi in Anatolia dal dicembre 1919, poi di nuovo a Rodi dal giugno 1920, 115 ad Adalia dal febbraio 1920, 162 a Rodi poi a Scalanova dal giugno 1919. Funzionava un servizio di piroscafi per i corrieri militari che facevano la spola fra l’Anatolia e Rodi. Nei primi tempi, quando in Anatolia non vi erano ancora uffici PM e quello a Rodi, il 94, doveva ancora essere costituito (ciò avvenne il 29 maggio 1919) si usò un bollo POSTA MILITARE ADALIA, di rozza fattura locale 12. Il suo uso, che è raro, durò meno di due mesi. I due uffici ad Adalia e Scalanova, 115 e 162, che offrivano i propri servizi anche ai civili, furono chiusi rispettivamente il 28 febbraio 1921 ed il 20 marzo 1921, quando fu deciso un ridispiegamento delle forze d’occupazione, con un loro parziale ritiro. Non volendo far mancare la propria presenza nella zona, e perciò in marzo i due uffici di posta militare furono rimpiazzati da altrettanti uffici civili, abilitati al servizio corrispondenze e pacchi. Furono dotati dei normali bolli tondi e lineari (quest’ultimo solo per Adalia), con POSTE ITALIANE, il nome della città ed ANATOLIA 13, 14. Per Adalia esiste una versione anche senza ANATOLIA. Usarono i normali francobolli italiani senza sovrastampe. Nell’ambito del ritiro e dell’abbandono di pretese d’ingerenza economica nella zona, e a causa della vittoria kemalista, Scalanova venne chiusa il 10 agosto 1922, ed Adalia il 18 giugno 1923. In Turchia operò anche un reparto speciale militare italiano a Konya nella prima metà del 1919, sino alla pacifica occupazione kemalista del territorio. L’UNGHERIA Nell’ultimissima fase della guerra, in una situazione militare e civile ormai disperata, l’Ungheria aveva rescisso il “compromesso” del 1867, cioè l’unione all’Austria nella “duplice monarchia”, e si era resa indipendente. Qui, come in Bulgaria e Turchia, la posta dei componenti delle missioni italiane per il controllo dell’applicazione delle clausole d’armistizio veniva scambiata con l’Italia tramite corrieri militari italiani. Forze italiane furono presenti in Ungheria anche per il plebiscito a Sopron, usando corrieri militari e posta civile e in Bulgaria dall’ottobre 1918 al luglio 1919, usando gli uffici PM 16 e 161 15. 343 1. 11 febbraio 1919 (data di arrivo). Cartolina di produzione locale spedita in esenzione di tassa da un militare in Murmania, con il raro bollo CORPO DI SPEDIZIONE RUSSIA SETTENTRIONALE. 2. Lettera da Vladivostok per l’Italia con il bollo ovale di franchigia RR. POSTE LEGIONE REDENTA DI SIBERIA COMANDO. Venne affrancata al verso con francobolli russi, annullati dal bollo amministrativo della Legione. 3. 19 febbraio 1919. Cartolina da Vladivostok, l’unica nota bollata dal bollo del battaglione Savoia, bilingue italiano e russo, con la stemma di Savoia. 36 STRASCICHI DI GUERRA: LE OCCUPAZIONI E LE MISSIONI 1918 – 1923 I n questo capitolo, che è la continuazione del precedente, sarà trattata la posta delle operazioni che si svolsero sino al 1923 in Russia, Albania, Grecia ed in altri luoghi ancora. ma nel “Distaccamento italiani irredenti” (vedi capitolo 32) e poi nella “Legione redenta” che comprese, oltre agli ex-prigionieri del distaccamento, anche quelli che lì arrivavano alla spicciolata dai diversi campi di prigionia della Russia. A settembre si istituì sul luogo la Missione militare italiana in Siberia (qualche ufficiale) con funzioni di organo superiore di controllo e coordinamento delle forze italiane e collegamento con quelle alleate. Nel dicembre 1918 si unì alla Legione redenta il Battaglione Italiano Savoia, formato anch’esso da irredenti, autocostituitosi per iniziativa di un avventuroso civile napoletano, Andrea Compatangelo, che si era attribuito il grado di capitano. Tutti questi uomini parteciparono a diversi scontri nell’area. Il loro rimpatrio terminò agli inizi del 1920. Non vi erano uffici PM al seguito delle Forze italiane, ma solo un centro di raccolta al comando che inviava la posta ai porti del Pacifico, dove s’imbarcava, traversava via terra gli Stati Uniti e traversava ancora l’Atlantico. La corrispondenza viaggiava in esenzione di tassa, segnalata da alcuni bolli: POSTE ITALIANE CORPO DI SPEDIZIONE ITALIANO IN SIBERIA in ovale, RR. POSTE RUSSIA Ancor prima della fine della guerra, forze alleate intervennero in diversi punti della Russia, per contrastare i bolscevichi. Il contingente in Murmania Un Corpo di spedizione interalleato, con un contingente italiano, operò in Murmania (Russia settentrionale, con le località di Murmansk ed Arcangelo), dall’agosto 1918 al settembre 1919. Il servizio postale italiano si appoggiò a quello britannico ed alla sua rete di uffici di posta militare, che corrispondevano con Londra e con l’Italia via l’ufficio PM britannico di Vicenza 1. Il Corpo di spedizione in estremo oriente ITALIANE CORPO DI SPEDIZIONE ITALIANO IN ESTREMO lineare, tutti due rari, ed altri con diciture simili o più specifiche. La Legione redenta usò un bollo ovale R.R. POSTE LEGIONE REDENTA DI SIBERIA COMANDO 2, ed altri. Anche il battaglione Savoia aveva un proprio bollo in gomma 3. Poiché non erano disponibili le normali cartoline in franchigia distribuite alle truppe, nella concessione italiana di Tientsin ne furono preparate altre, con l’intestazione R.R. TRUPPE ITALIANE IN ESTREMO ORIENTE 4. Esiste in due tipi differenti. ORIENTE Dal luglio 1918 all’aprile 1920, nell’ambito del contingente alleato operò il CSIEO, Corpo di spedizione italiano in estremo oriente; giunto in oriente, al CSIEO si unirono gli irredenti ex-prigionieri di guerra russi (cioè militari dell’esercito austroungarico di etnìa italiana, provenienti dalla Venezia Tridentina, dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia) che erano sistemati nelle concessioni italiane in Cina ed erano stati inquadrati dappri345 4. 20 settembre 1919. Cartolina in franchigia realizzata per le truppe dell’estremo oriente, usata a Tientsin. 5. 4 settembre 1919. Cartolina da Tiflis, in Georgia (Transcaucasia), non affrancata, bollata con il bollo amministrativo della missione, affidata alla posta direttamente in Italia. 6. 14 maggio 1920. Modulo di telegramma-espresso di Stato (che viaggiava via posta) dall’ufficio postale italiano di Valona, che rimase aperto sino alla fine del 1922. 346 “zona d’influenza” in un’Albania indipendente; ripresero l’attività anche gli uffici postali civili italiani. La mutevole situazione politica internazionale e gli interessi contrapposti degli alleati, della Jugoslavia e della Grecia in quest’area ed anche in altri scacchieri, portarono però ad un mutamento delle intenzioni italiane, che da garante dell’indipendenza albanese cercò di trasformarsi in potenza protettrice. Mentre la nuova politica non produsse effetti immediati nell’Albania settentrionale, ebbe invece repentine ripercussioni in quella meridionale, che sentiva più vicini gli interessi egemonici greci, appoggiati dall’Italia. La missione in Transcaucasia Sempre in Russia, ma in tutt’altra zona e per tutt’altri motivi, Nell’aprile 1919 partì una piccola missione italiana nella Transcaucasia già russa, dove si stavano costituendo repubbliche indipendenti. Lo scopo era l’occupazione e la creazione di una zona d’influenza italiana nella regione, assegnata all’Italia dagli alleati per limitarne la presenza nei più interessanti territori dell’Asia minore; occupazione che non ebbe più luogo per il mutamento d’indirizzi in politica estera. Gli ufficiali presenti rimasero sul luogo, raggiunti da un’altra piccola missione diplomatica e commerciale per iniziare una penetrazione commerciale, che terminò il suo compito nell’aprile 1920. La corrispondenza della missione è molto scarsa; affrancata con francobolli italiani, che i componenti della missione avevano con sé, veniva trasportata con i piroscafi che effettuavano i rifornimenti verso Costantipoli o direttamente verso l’Italia, ed affidata all’ufficio italiano nella capitale ottomana oppure agli uffici metropolitani 5. L’Albania centromeridionale Questa nuova situazione creò malcontento verso l’Italia, che ebbe il suo epicentro nelle zone di Argirocastro e Valona ed iniziò nell’estate 1919. Nel gennaio 1920 si formò un nuovo governo albanese a Tirana che detronizzò quello appoggiato dall’Italia a Durazzo; si verificarono episodi di aperta ostilità, vi erano movimenti anche di truppe greche: il comando italiano giudicò perciò opportuno l’abbandono dei presidi più avanzati ed il concentramento in quelli costieri dell’area di Valona dove, in subordine all’idea iniziale non più praticabile, si voleva mantenere una presenza almeno nella zona, come indispensabile base per la penetrazione economica nei Balcani. Le truppe si ridispiegarono fra Durazzo, Valona, Santi Quaranta, Tepeleni, Delvino, Himara. Tra maggio e giugno 1920 gli insorti attaccarono in forze, e gli scontri si susseguirono; cresceva in Italia il partito antinterventista, ed il governo optò per una soluzione diplomatica. Entro agosto le truppe italiane lasciarono il sud dell’Albania; all’Italia venne assegnata l’isola di Saseno, nella baia di Valona (vedi capitolo 64). Per le truppe dislocate nel sud dell’Albania in questo periodo funzionarono gli uffici PM 50 a Durazzo (ma da gennaio ad ottobre 1919 si trasferì a Tirana) e 111 a Valona. Gli uffici di posta militare operarono probabilmente anche per il servizio civile, acquisendo i materiali già degli uffici civili, in una situazione simile a quella verificatasi per Costantinopéli (vedi capitolo 35). Lo si vede anche dal fatto che le corrispondenze in partenza venivano bollate dai bolli tondi di posta militare, ma i bolli lineari ed altre attrezzature di servizio erano quelle degli uffici civili. Con lo sgombero delle truppe dell’agosto 1920 s’imbarcò anche l’ufficio PM 111; rimasero invece attivi gli uffici civili (trasformazioni dei militari) di Valona 6, Valona Scalo 7 e Durazzo 8 (e per esso l’ufficio PM 50), perché l’Albania non aderiva ALBANIA Durante la grande guerra l’Albania era stata teatro di scontri e di occupazioni fra le parti in lotta, in cui anche l’Italia aveva avuto un ruolo importante (vedi capitoli 31 e 32). Nel 1917 l’Italia si era fatta garante, con il proclama di Argirocastro, dell’indipendenza dell’Albania sotto la propria protezione; nel dicembre 1918 si era formato a Durazzo un governo albanese. Nel dicembre 1914 l’Italia aveva occupato Valona ed il suo territorio, nel sud, e la cittadina era rimasta presidiata per tutta la durata della guerra; vi avevano operato uffici di posta militare e gli uffici civili di Valona, che esisteva già dal 1908, Valona Scalo e Kanina. Altri uffici postali civili italiani esistevano già (vedi capitolo 20) a Durazzo (nell’Albania centrale) e Scutari (nel nord). Durazzo era stata occupata dall’Italia il 20 dicembre 1915, e vi aveva funzionato un ufficio PM; presa dall’Austria il 26 febbraio 1916, l’Italia vi era tornata il 14 ottobre 1918. Scutari era stata occupata dalle forze degli imperi centrali fra il 1916 ed il 1918; venne rioccupata dall’Italia il 1° novembre 1918. Di altre vicende postali occorse nell’ultimo periodo della guerra s’è detto (vedi capitolo 32). Verso la fine del 1918 iniziò l’occupazione italiana dell’intero territorio albanese, per crearvi una 347 7. 23 dicembre 1921. Lettera espresso per la Germania dall’ufficio italiano di Valona Scalo, che chiuse alla fine del 1922. 8. 8 novembre 1922. Raccomandata per l’estero da Durazzo, spedita dall’ufficio PM 50, che sull’etichetta di raccomandazione utilizzava il lineare DURAZZO (ALBANIA) dell’ufficio civile. 9. 15 maggio 1922. Lettera dall’ufficio PM 116, che aveva sede a Scutari, dove l’ufficio civile chiuse anch’esso alla fine del 1922. 10. Cartolina da Corfù spedita da un militare del contingenete a terra, affrancata con francobolli greci (in realtà privi di potere d’affrancatura in Italia) bollati dal lineare della R. NAVE SAN MARCO, che inoltrò la cartolina con i suoi servizi. 11. 14 settembre 1923. Cartolina spedita da un militare imbarcato su una torpediniera d’appoggio a Corfù, non affrancata e non tassata, bollata in transito a Taranto, con il lineare MILITARI ITALIANI A CORFÙ FRANCATURA A CARICO DESTINATARIO. 12. 11 settembre 1923. Giorno d’apertura dell’ufficio postale italiano a Corfù. La cartolina, greca, venne affrancata con francobolli italiani perché quelli sovrastampati non erano ancora arrivati. 349 13. 21 settembre 1923. Raccomandata dall’ufficio postale italiano di Corfù con un francobollo sovrastampato per l’uso esclusivo nell’ufficio. 14. 25 settembre 1923. Cartolina sovrastampata dall’ufficio italiano di Corfù nel suo penultimo giorno di funzionamento. L’uso della cartolina sovrastampata è raro. 15. 20 febbraio 1919. Raccomandata inoltrata con la PM 52, che si trovava in Cecoslovacchia, da un sergente italiano presso il Corpo d’armata cecoslovacco a Kromeriz. 350 ancora all’UPU, e quindi gli uffici italiani erano necessari per il regime internazionale. Il 6 dicembre 1922 venne sottoscritta a Tirana una convenzione postale italo-albanese che l’applicazione delle tariffe interne e la chiusura degli uffici postali italiani in Albania, il che avvenne il 31 dicembre 1922. fortezza di Corfù e i greci si arresero. Il pomeriggio le truppe d’occupazione sbarcarono. La diplomazia internazionale lavorò per ricomporre la crisi; si giunse ad un compromesso, in virtù del quale nel porto del Pireo furono resi gli onori ad una squadra navale italiana (presenti anche navi britanniche e francesi) e il governo greco verso i 50 milioni (Mussolini ne destinò la metà all’assistenza dei profughi greci dall’Anatolia); il 29 settembre Corfù venne sgomberata e l’incidente chiuso. Nei primi giorni dell’occupazione la posta dei militari italiani venne inoltrata tramite l’ufficio civile greco, che non cessò di funzionare, oppure tramite il servizio postale delle navi. A questo scopo fu utilizzata per l’intero contingente a terra la nave appoggio San Marco 10, mentre i marinai imbarcati continuarono a servirsi delle proprie navi. La corrispondenza affidata alle navi era affrancata con francobolli italiani (che il mittente aveva evidentemente con sé) o greci, od era senza affrancatura, e in Italia era sottoposta a tassa semplice, non doppia, come segnalato dall’apposizione di bolli MILITARI ITALIANI A CORFÙ FRANCATURA A CARICO DESTINATARIO 11 oppure, dopo l’apertura dell’ufficio italiano, RR. POSTE T.S. L’11 settembre venne aperto a terra un ufficio postale civile italiano 12, che probabilmente disimpegnava solo i servizi di corrispondenza ordinaria o raccomandata; venne fornito di un bollo CORFÙ POSTE ITALIANE, un lineare con la stessa dicitura e il bollo RR. POSTE T.S. Pochi giorni dopo vennero emesse speciali carte-valori postali per quest’ufficio. 20 settembre. Sovrastampa CORFÙ su francobolli ordinari 5 c., 10 c., 15 c., 20 c., 30 c., 50 c., 60 c., 1 L. 13. CP 30 c 14. Il 60 c. Michetti era quello in azzurro, che doveva ancora essere distribuito in Italia (vedi capitolo 37). 24 settembre. Sovrastampa CORFÙ e nuovo valore in LEPTA su francobolli ordinari 25 l./10 c., 60 l./25 c., 70 l./30 c., 1,20 d./50 c., 2,40 d./1 L., 4,75 d./2 L. CP 70 l./30 c. Questa seconda emissione venne ritenuta necessaria perché la valuta greca non aveva cessato di circolare nell’isola. I valori da 60 l., 70 l. e 4,75 d. non arrivarono a Corfù. Come il 60 c. Michetti azzurro, anche il 2 L. uscì per Corfù prima che per l’Italia. Normalmente, dal 20 al 24 furono usati i francobolli sovrastampati; dopo il 24 furono invece usati i normali francobolli italiani senza sovrastampa, che l’ufficio aveva con sé. I valori della seconda emissione furono evidentemente tesaurizzati, e non sono noti se non su corrispondenze prepa- L’Albania settentrionale Questa difficile situazione al sud non aveva interessato il nord, che aveva avuto vicende diverse. A Scutari, alle Forze italiane presenti dal novembre 1918 si affiancarono, sino al maggio 1920, forze britanniche e francesi. Poi rimasero solo le truppe italiane, che in luglio 1920 evacuarono il presidio di San Giovanni di Medua. Rimasero a Scutari sino agli inizi del 1923. Qui, lontano dalla frontiera e dalle mire greche, la situazione fu sempre tranquilla e non si ebbero gli episodi di rivolta del sud. Non è noto da quale ufficio di PM sia stato servito il contingente italiano sino all’agosto 1920 (forse il 72 o il 110, dislocati in Montenegro). Dall’agosto 1920 operò in zona l’ufficio PM 116, che usò materiali dell’ufficio postale civile italiano di Scutari 9. Grazie alla convenzione del dicembre 1922, anche l’ufficio italiano a Scutari chiuse il 31 dicembre 1922. CORFÙ Il 27 agosto 1923, sulla strada Giannina-Santi Quaranta, in località greca vicina al confine albanese, fu trucidata la missione italiana composta dal generale Tellini e da altri ufficiali, che faceva partedella commissione delle potenze alleate per la delimitazione del confine greco-albanese. Gli autori dell’eccidio rimasero ignoti. Ricevuta la notizia, Mussolini, capo del governo, presentò alla Grecia la richiesta di una serie di riparazioni, «le minime compatibili colla gravissima offesa di cui la Grecia si è resa responsabile verso l’Italia», da orttenere entro ventiquattro ore. Prevedevano scuise formali, onori militari, inchiesta, punzioni capitali ed un’indennità di 50 milioni di lire. Il governo greco rifiutò ogni sorta di responsabilità nell’accaduto, e Mussolini ordinò allora l’occupazione di Corfù. La mattina del 31 agosto le navi italiane Conte di Cavour e Giulio Cesare si presentarono nel porto dell’isola greca di fronte alla Puglia intimando la resa al locale presidio militare. Scaduto l’ultimatum, venne bombardata la 351 rate da filatelisti. Le Forze italiane svolsero anche missioni di delimitazione dei confini, operazioni necessarie per l’entrata in vigore dei trattati di pace. I confini dovevano essere fissati sul terreno; questo tipo di missioni erano generalmente composte da pochi ufficiali cartografi. Per la posta si servivano di corrieri, anche solo per alcuni tratti di percorso, o della posta civile locale. Le missioni cui presero parte anche ufficiali italiani, oltre a quella per la delimitazione del confine fra Albania e Grecia di cui s’è discusso supra, riguardarono i confini Albania-Jugoslavia, Austria-Italia, Austria-Jugoslavia, Germania-Belgio, Germania-Polonia, Grecia-Bulgaria, Polonia-Lituania, Romania-Cecoslovacchia e Ungheria-Jugoslavia. Fra il 1918 ed il 1923 si ebbero anche missioni di assistenza militare per formazione, addestramento, anche equipaggiamento delle Forze armate o di polizia di paesi amici, in Albania, Argentina, Grecia, Polonia, Romania e Cecoslovacchia. Si ebbero infine missioni umanitarie (rimpatrio prigionieri, ricerca dispersi, rientro profughi, sistemazione tombe, assistenza alle popolazioni) in diversi Stati. ALTRE MISSIONI MILITARI Un contingente interalleato (italiani e francesi, nonché contingenti serbi) si mise di presidio in Montenegro, soprattutto nelle Bocche di Cattaro, dal dicembre 1918 al novembre 1920. Le Forze italiane si servirono degli uffici PM 72 e 110. In Cecoslovacchia la missione fu attiva dal 17 dicembre 1918 al 31 maggio 1919. Le Forze italiane si appoggiavano al proprio ufficio PM 52, già assegnato al Corpo d’Armata cecoslovacco quando operava in Italia 15. I militari cecoslovacchi inquadrati sotto comando italiano si servivano della posta militare cecoslovacca. Forze italiane furono presenti per garantire la regolarità delle operazioni di plebiscito nel territorio di Cieszym, conteso fra Polonia e Cecoslovacchia; si appoggiarono all’ufficio di posta civile. I carabinieri presenti in Palestina dall’agosto 1919 al febbraio 1921 si servirono della posta militare britannica. 352 37 DAL DOPOGUERRA ALL’IMPERIALE: LE CARTE-VALORI ORDINARIE 1919 – 20 APRILE 1929 CENNI SU STRUTTURA E NORME POSTALI A nni cruciali, per l’Italia e per l’Europa, quelli del primo dopoguerra. Le lacerazioni prodotte dalla guerra anche su altri fronti – quelli economico e sociale fra tutti – avevano lasciato ferite aperte che si tentò di rimarginare in vari modi. In Italia continuò il regime politico liberale, che non seppe però né evolversi né far fronte agli impegni ed alle sfide che si dovevano affrontare. L’esito fu l’affermarsi del movimento, poi partito, fascista, che propugnava un sistema di governo non democratico né liberale. Benito Mussolini, capo del partito, venne chiamato alla carica di presidente del consiglio dopo la manifestazione di forza del 28 ottobre 1922 nota come «marcia su Roma». Dopo un paio di anni di governo adattato alle regole del sistema liberale, dagli inizi del 1925 si trasformò in una dittatura monopartitica che condusse l’Italia sino agli anni Quaranta. La “fascistizzazione” dello Stato venne condotta con tutti i mezzi, compresa la propaganda postale (vedi capitolo 66) ed il rinnovamento delle istituzioni e dei simboli, pur nel formale rispetto della carta costituzionale, che era lo statuto albertino del 1848. Tutto ciò, naturalmente, ebbe i suoi riflessi anche in ogni aspetto della posta di quegli anni, che vide una pesante ingerenza politica nei fatti amministrativi ed una forte rivoluzione nella struttura dell’amministrazione. La politica economica adottata dal governo ebbe forti riflessi anche sulle tariffe postali. Dal punto di vista delle carte-valori postali, gli aspetti più rilevanti furono, dopo un periodo poco felice per la loro produzione, la creazione di una nuova stamperia di Stato nella capitale e non più a Torino, e l’adozione di un nuovo sistema di stampa. L’organizzazione delle poste Il 3 maggio 1924 venne istituito il ministero delle comunicazioni, riunendo insieme gli uffici ed i servizi delle poste e telegrafi, della marina mercantile e delle ferrovie, e dal 1° luglio 1925 venne creata l’Azienda autonoma dell’Amministrazione delle poste e dei telegrafi, che rimase sino al 1993. Un unico direttore generale aveva la responsabilità della gestione dell’azienda, che doveva diventare più snella nelle procedure e quindi capace di soddisfare più velocemente le richieste del pubblico. L’autonomia era di tipo particolare, perché non le veniva riconosciuta una personalità giuridica avulsa dallo Stato, ma una funzionalità tecnica ed amministrativa: era un organo dello Stato con autonomia amministrativa, contabile e finanziaria. Il ministro aveva una funzione soprattutto di controllo politico, ed il consiglio di amministrazione – in cui vi erano rappresentanti della tecnica giuridica, amministrativa e finanziaria, nonché della pratica postale e telegrafica – aveva un carattere soprattutto consultivo. Per quanto riguarda l’organizzazione provinciale delle poste, sin dall’ultimo periodo prebellico, s’è visto, era articolata in uffici (solo i principali) in ricevitorie, distribuite su tutto il territorio, ed in collettorie nei piccoli centri. Alla fine del 1924 iniziò l’attività delle agenzie, stabilimenti dati in gestione a concessionari per eseguire determinati servizi postelegrafonici. Queste sistemazioni non mutarono più sino al periodo postbellico. 353 I servizi offerti e le loro modalità LE PRINCIPALI TARIFFE POSTALI PER L’INTERNO DAL 1918 AL 1940 Le modalità d’espletamento dei servizi sostanzialmente non mutarono. Entrò finalmente in stabile vigore la posta aerea (vedi capitolo 51). Il tariffario si articolò ancora di più, accogliendo nuove voci specifiche: cartoline illustrate con solo data e firma, partecipazioni di nascita, morte, matrimonio e simili, cedole di commissione libraria, pieghi di libri spediti da editori, estratti conto delle amministrazioni dei giornali, campioni senza valore di saggi gratuiti di medicinali, pacchetti postali, assicurazione convenzionale, avvisi economici su cartolina. Quest’ultimo fu un servizio durato solo due anni, dal 1923 al 1925, che ebbe uno scarsissimo successo e di cui non si conosce nessun esemplare. Nel 1927 entrò in vigore la facoltà di servirsi del nuovo sistema di affrancatura a macchina, l’“affrancatura meccanica” (vedi capitolo 52). Nel febbraio 1936 venne promulgato il nuovo codice postale, il cui regolamento d’attuazione uscì nel 1940. Le tariffe postali Con la crisi postbellica e la forte inflazione che aveva colpito l’Europa, sin dal 1919 iniziò una serie quasi annuale di aumenti tariffari, di cui darò conto solo per le tariffe principali. Il primo aumento, il 1° marzo 1919, portò le cartoline e le lettere per il distretto da 10 c. a 15 c., e le lettere per l’interno da 20 c. a 25 c.; le stampe da 2 c. a 5 c.; la raccomandazione da 25 c. a 30 c. Per questo aumento si cercò una giustificazione (lo sciopero dei postelegrafonici) e lo si dichiarò «temporaneo», tanto che in settembre il ministro, nell’ambito delle misure antinflattive, dichiarò che era allo studio il ripristino delle vecchie tariffe, il che naturalmente non fu possibile. Seguirono poi altri aumenti, sino all’agosto 1927, quando si ebbe un’inversione di tendenza. Il governo Mussolini aveva intrapreso una decisa politica deflazionistica, riassumibile nella parola d’ordine «quota 90», cioè l’importo che doveva fissare il cambio della lira con la sterlina, allora moneta mondiale di riferimento. Nell’ambito di questa politica, erano state diminuiti sia costi e tariffe sia le retribuzioni, con importi che rimasero stabili sino all’inflazione della seconda guerra mondiale: le tariffe entrarono in vigore il 16 agosto 1927 e non mutarono più sino al 1940. Le tariffe per l’estero, invece, non erano fissate dallo Stato, ma dai congressi dell’UPU, che naturalmente non ebbero luogo durante la guerra. Ciò portò ad alcune anomalie, fra le quali la più rile- Lettere per l’interno da 1° agosto 1918 da 1° marzo 1919 da 1° febbraio 1921 da 1° gennaio 1923 da 16 marzo 1925 da 16 agosto 1927 20 25 40 50 60 50 Lettere per il distretto da 1° agosto 1918 da 1° marzo 1919 da 1° febbraio 1921 da 1° gennaio 1923 da 16 marzo 1925 da 16 agosto 1927 10 15 20 25 30 25 Stampe da 1° agosto 1918 da 1° marzo 1919 da 1° febbraio 1921 2 5 10 Cartoline postali per l’interno da 1° agosto 1918 da 1° marzo 1919 da 1° febbraio 1921 da 1° gennaio 1923 da 16 marzo 1925 da 16 agosto 1927 10 15 25 30 40 30 Cartoline postali per il distretto da 1° agosto 1918 da 1° marzo 1919 da 1° febbraio 1921 da 16 marzo 1925 da 16 agosto 1927 5 10 15 20 15 Sovrattassa raccomandata da 1° agosto 1918 da 1° marzo 1919 da 1° febbraio 1921 da 1° gennaio 1922 da 16 marzo 1925 da 1° settembre 1926 Sovrattassa assicurata da 1° agosto 1918 da 1° febbraio 1921 da 1° gennaio 1922 da 16 marzo 1925 25 30 40 50 60 1,25 30 50 75 80 vante fu quella delle cartoline postali, che dal 1° marzo 1919 al 31 gennaio 1921 costavano 10 c. per l’estero e 15 c. per l’interno. 354 capitolo 54); i francobolli arrivavano alla distribuzione con scarsi controlli di qualità, e non erano rari gli errori o le variazioni nella stampa, nella gommatura o nella dentellatura; furono messi in circolazione veri e propri scarti di stampa. L’Officina, insomma, non era più in grado di soddisfare le esigenze sempre crescenti, e per di più era distante da Roma. Alla fine del 1924 ne venne perciò deciso il definitivo trasferimento a Roma, che venne completato nel 1928. Nel frattempo, alla fine della guerra era nato a Roma lo Stabilimento Poligrafico per l’Amministrazione della Guerra, per raccogliere le molte tipografie sorte durante la guerra ed utilizzare le notevoli scorte di carta ancora in possesso delle Forze Armate. Nel 1923 venne trasformato in Stabilimento Poligrafico per l’Amministrazione dello Stato, alle dipendenze del Provveditorato Generale dello Stato; era ormai una delle più importanti tipografie di Roma, con 40 macchine e 600 operai, ed iniziò a funzionare anche come officina ausiliaria dell’OCV torinese. Alla fine del 1928 l’OCV, lo Stabilimento Poligrafico e la Libreria dello Stato (un organo editoriale che si occupava della stampa e della diffusione degli atti ufficiali dello Stato) vennero fusi nell’unico organismo dell’Istituto Poligrafico dello Stato, IPS, con personalità giuridica autonoma ed ordinamento industriale. L’OCV diventava uno dei suoi organi interni. Come si vedrà (vedi capitoli 53 e 55) in questo stesso periodo il nuovo Poligrafico acquisì la tecnologia necessaria ad utilizzare una nuova tecnica di stampa, la rotocalcografia, che da allora verrà usata quasi esclusivamente. L’utilizzo contemporaneo delle due stamperie (Torino e Roma) si ebbe nella produzione di cartevalori postali dal 1925 al 1928: le stesse cartevalori venivano stampate sia a Torino sia a Roma. Alcune caratteristiche permettono di distinguere le due produzioni: vedi capitolo 54. LE PRINCIPALI TARIFFE POSTALI PER L’ESTERO DAL 1907 AL 1944 Lettere da 1° ottobre 1907 da 1° febbraio 1921 da 1° gennaio 1922 da 1° gennaio 1923 da 1° gennaio 1926 25 60 80 1,00 1,25 Stampe da 1° ottobre 1907 da 1° febbraio 1921 da 1° gennaio 1923 da 1° gennaio 1926 5 15 20 25 Cartoline postali da 1° ottobre 1907 da 1° febbraio 1921 da 1° gennaio 1922 da 1° gennaio 1923 da 1° gennaio 1926 10 40 50 60 75 Sovrattassa raccomandata da 1° ottobre 1907 da 1° febbraio 1921 da 1° gennaio 1922 da 1° gennaio 1923 da 1° gennaio 1926 da 1° luglio 1930 Sovrattassa assicurata da 1° ottobre 1907 da 1° febbraio 1921 da 1° gennaio 1922 da 1° gennaio 1923 da 1° gennaio 1926 da 1° luglio 1930 25 60 80 1,00 1,25 1,50 variabile 60 80 1,00 1,25 1,85 Dal primo congresso postbellico, anche nelle tariffe per l’estero si ebbero una serie di aumenti. LE STAMPERIE DI STATO CRONOLOGIA DELLE CARTE-VALORI ORDINARIE Nel primo dopoguerra l’organizzazione industriale dell’Officina delle carte-valori aveva raggiunto il massimo livello che poteva permettersi con lo spazio a disposizione, e si evidenziavano le prime crepe. Dal 1919 al 1923, per l’impossibilità di far fronte alla richiesta, alcuni francobolli (5 c. e 10 c. Leoni, 25 c., 40 c. e 50 c. Michetti) vennero stampati anche presso un istituto privato, lo stabilimento grafico Petiti di Roma (vedi Nel primo decennio postbellico le regole ed i criteri che avevano ispirato la serie “schema” (vedi capitolo 19) rimasero parzialmente in vigore sino a che fu possibile; ma ben presto l’incalzare degli eventi, cioè l’idea (tramontata) di una nuova ordinaria organica, i diversi aumenti tariffari e le conseguenti nuove emissioni preparate per la situazione del momento e senza una visione strate355 1. 18. agosto 1923. Anche dopo l’aumento tariffario delle cartoline postali, i tipi precedenti con i vecchi valori rimasero in corso: anzi, la cartolina da 10+10 c. per l’estero (le tariffe aumentarono nel 1921) continuarono ad essere prodotte. Il millesimo 20 è noto dal giugno 1923, ed è particolarmente inusuale. 2. 5 luglio 1924. Raccomandata affrancata con dieci valori del nuovo francobollo da 10 c. ottenuto per sovrastampa su francobolli non più molto utili, per complessive 1 lira, il porto richiesto. 3. 15 dicembre 1924. In questo periodo diversi francobolli non più utili furono sovrastampati con nuovi valori, per soddisfare le esigenze di valori per le nuove tariffe. gica, resero impossibile il mantenimento dello schema. L’emissione delle carte-valori ordinarie italiane divenne a volte disordinata, persino caotica; si susseguirono tipi simili con cambiamenti di disegni o di colori a prima vista incomprensibili, che trovano invece la loro spiegazione in un’analisi delle emissioni legata agli schemi stabiliti, alle convenzioni internazionali sui colori (vedi capitolo 12), a cambiamenti iconografici. Pare opportuno seguire le emissioni, e le vicende che ne furono la causa, con un criterio strettamente ed ordinatamente cronologico. I francobolli effettivamente distribuiti in questo periodo erano: 1 c., 2 c. Floreale; 5 c., 10 c., 15 c. Leoni; 20 c. Michetti originale; 25 c., 40 c., 50 c., 55 c., 60 c., 85 c. Michetti derivato; 1 L., 5 L., 10 L. Floreale. Il 1° febbraio 1921 erano aumentate anche le tariffe per l’estero; i tre valori base, cioè 15 c. per le stampe, 40 c. per le cartoline e 60 c. per le lettere, esistevano tutti in francobolli, non però nei colori ufficialmente richiesti, cioè verde, rosso e blu. Su questo punto, che toccava tutti le amministrazioni o quasi, l’UPU concesse una deroga. Fu in questo periodo che si rinunciò allo schema stabilito nel 1906-1908, rinunciando ad emettere valori di taglio già esistente con una nuova effigie (per esempio, sarebbe occorso un 25 c. Leoni). Era poi uscito il bando per i disegni di una nuova serie ordinaria organica (che sarebbe stata effettivamente emessa solo nel 1929), ed anche questo motivo, evidentemente suggerì la non adozione di provvedimenti che avrebbero dovuto avere vita comunque breve. Nel maggio 1921 corse voce della prossima emissione di francobolli da 30 c. e da 80 c.; nel febbraio 1922, di un nuovo valore da 90 c. 1° marzo 1919 Un segnale di scollamento dallo schema si ebbe già dal primo aumento tariffario, che aveva portato la tariffa delle lettere da 20 c. a 25 c.: si sarebbe dovuto realizzare un francobollo da 25 c. tipo Michetti originale volto a destra, ma esisteva già il Michetti derivato e quindi si ritenne inutile una nuova produzione. Con quell’aumento la lettera ridotta (per cui era previsto il tipo Leoni) era passata a 15 c., e raccomandazione ed assicurazione a 55 c. ed a 85 c. A fine maggio le poste comunicarono ufficialmente che erano in gestazione i nuovi francobolli da 15 c., 55 c. ed 85 c. Ottobre 1921 Mese da cui è nota la nuova cartolina postale per l’interno da 25 c., realizzata con il francobollo Michetti in lilla viola su cartoncino avorio. Dapprima venne distribuita nella sola versione con inserzioni pubblicitarie (vedi capitolo 40); senza inserzioni vide la luce solo dall’aprile 1922. Esiste, come le seguenti, in due versioni con minime differenze dello stemma reale al centro. Quella con risposta pagata, 25+25 c., è nota dal 23 giugno 1922. Settembre 1919 Mese da cui è noto il primo dei nuovi francobolli annunciati a maggio: il 15 c. per le lettere in distretto e le cartoline che, seguendo lo schema, fu del tipo Leoni 1. Il nuovo valore uscì anche sulle cartoline postali: 15 c., uscita in diverse versioni (testo bilingue o solo italiano, diversi colori del cartoncino) e millesimi dal settembre 1919 sino agli inizi del 1924: 15 c., 15+15 c., nonché sui biglietti postali. Settembre 1922 Mese da cui è noto il nuovo francobollo da 30 c., di tipo Michetti. Fu un’emissione poco spiegabile, perché l’importo non corrispondeva a nessuna tariffa di largo uso; frutto di un’iniziativa autonoma delle poste, perché per questo non venne mai dettato un regio decreto. Forse era stato preparato alla fine del 1920, in previsione di un aumento della tariffa delle lettere da 25 c. a 30 c. (in realtà la tariffa aumentò a 40 c.). Dal novembre 1922 venne distribuito anche un nuovo biglietto postale da 20 c., necessario per le nuove tariffe per il distretto: si trattava della riedizione, con piccole varianti grafiche (senza nota sulla provincia) del biglietto emesso nell’ottobre 1918, e dal maggio 1923 un altro biglietto po- Settembre 1920 Mese da cui è noto il nuovo biglietto postale da 25 c. tipo Michetti (derivato; specificazione d’ora in poi omessa) azzurro su cartoncino giallo, necessario per le nuove tariffe. Dicembre 1920 Mese da cui sono noti gli altri due francobolli annunciati a maggio 1919, cioè il 55 c. e l’85 c. tipo Michetti. Uscirono solo ora per qualche ragione incomprensibile: come dimostrano i “numeri di tavola” (vedi capitolo 54), infatti, erano pronti già da tempo. 357 4. 20 agosto 1925. Il nuovo francobollo da 2 L. in affrancatura isolata per coprire il porto di una lettera semplice. 5. 17 dicembre 1923. Prima data nota su documento viaggiato del nuovo 60 c. azzurro tipo Michetti, pronto da tempo e restato a lungo nei magazzini. 6. 13 dicembre 1924. Lettera fra sindaci affrancata con il nuovo francobollo da 25 c./45 c. Questa possibilità di affrancatura durò solo pochi mesi ed è affatto inusuale. 358 stale, questa volta da 25 c. azzurro su cartoncino grigio, sempre per la corrispondenza per il distretto ancora aumentata. Sostituiva il 25 c. azzurro su cartoncino giallo del settembre 1920. Dal marzo 1923 il francobollo da 30 c. arancio comparve anche sulle cartoline postali con e senza inserzioni pubblicitarie, in diversi millesimi: 30 c. Dal maggio 1923 venne distribuita anche la cartolina 30+30 c. Con il nuovo aumento tariffario del gennaio 1923 sarebbero stati necessari nuovi tagli da 75 c. e 1,75 L., che invece non uscirono. Il periodo era confuso: non si sapeva quando sarebbero cessati gli aumenti ormai annuali e si andava avanti alla giornata in attesa della nuova serie organica. Era anche un momento di poco rigore nei controlli di qualità, ed i francobolli uscivano senza disposizioni legislative, cosa che non era mai accaduta prima dell’emissione del 55 c. e dell’85 c., che furono decretati a posteriori. Il vuoto legislativo venne poi sanato dal ministro Colonna di Cesarò del governo Mussolini, agli inizi del 1924, prima di dimettersi per dissensi sull’organizzazione del servizio postale. Si dimenticò, evidentemente, del 30 c. Novembre 1923 Anche se mancavano alcuni tagli per l’interno, venne ripresa l’abitudine di avere un francobollo per la raccomandazione per l’estero, ed uscì quindi il 2 L. 4. Essendo in lire, era di tipo Floreale; non era corretto perché il valore, contrariamente alle disposizioni dell’UPU, era espresso solo in lettere e non anche in cifre. La data dell’uscita del francobollo a Torino, sede dell’OCV, è il 29 novembre 1923. Uscì poi anche in altre città, anche se era pronto già da tempo. Si era infatti già veduto nei francobolli non emessi per Corfù (vedi capitolo 36); non si sa perché non venne messo prima in circolazione. Molto probabilmente nel 1921 era stato preparato, od ordinato, un francobollo da 60 c. Michetti di colore azzurro, secondo le convenzioni internazionali per le lettere per l’estero, che all’epoca costavano appunto 60 c. Ma poi non venne emesso; non si sa perché, anche se è difficile imputare al ritardo (a meno che non fosse in ritardo l’ordine) perché non era occorso molto lavoro per la preparazione. Vennero infatti usate le stesse tavole del 60 c. carminio, con il solo cambiamento di colore. Il francobollo rimase nei magazzini, in attesa di deciderne la sorte; fu sovrastampato nell’aprile 1923 per Saseno, e poi annullato; nel settembre per Corfù; infine si decise di farlo uscire anche in Italia, quando poteva essere utilizzato per la cartolina per l’estero, in colore sbagliato. Il decreto d’emissione, a posteriori, recitava: Luglio-ottobre 1923 A causa d’esistenza (vedi infra) di due stamperie e del passaggio dall’una all’altra, capitavano anche carenze di alcuni francobolli di largo uso. Per sopperirvi, ed anche per utilizzare scorte di valori non più attuali, si sovrastamparono con nuovi valori alcuni francobolli di scarso uso: l’1 c. ed il 2 c. Floreale, ormai inutili visto che le tariffe più basse erano di 5 c.; il 40 c., che non rispondeva più ad alcuna tariffa specifica (che però, essendo un taglio tondo che avrebbe potuto sempre essere utile, come in effetti fu, venne mantenuto in corso) e il 55 c. (che venne messo fuori corso). La prima data nota del 10 c./2 c. è il 23 luglio 1923; del 50 c./40 c. il 4 agosto 1923; del 10 c./1 c. 2 il 18 settembre 1923; del 50 c./55 c. 3 il 10 ottobre 1923. In questo periodo iniziò anche la distribuzione della nuova cartolina postale da 40 c. rosso su cartoncino verde, preparata per l’aumento tariffario per l’estero del 1921, ormai superato già due volte. La prima data nota della 40 c. è il 27 luglio 1923; della 40+40 c. il 14 agosto 1923. Venne distribuito anche il nuovo biglietto postale da 50 c. per le nuove tariffe per l’interno, dapprima su cartoncino rosa o lilla (prima data nota: 19 ottobre 1923) poi su cartoncino giallo (prima data nota: 10 settembre 1924). visto il r. decreto ... che eleva a 60 c. la tassa di francatura ... delle lettere per l’estero; riconosciuta l’opportunità di adottare per il francobollo da cent. 60 il colore azzurro scuro prescritto dalle Convenzioni internazionali ... al colore lacca carminio per il francobollo da cent. 60 ... deve essere sostituito il colore azzurro scuro. Era quindi portata a giustificazione ufficiale dell’emissione una tariffa che aveva già subito due ulteriori scatti. Forse fu usato dapprima per contabilità interna: la prima data nota su blocco sciolto è il 30 novembre 1923, la prima su cartolina è il 17 dicembre 1923 5. Gennaio 1924 Un lieve aumento tariffario aveva portato i pieghi di libri spediti da editori da 5 c. a 7,5 c. Il francobollo non esisteva e l’importo non era ricostruibile con quelli a disposizione, per cui fu giocoforza emettere un valore dedicato, che si ottenne sovrastampando l’inutile 85 c. 1° gennaio 1924. 7,5 c./85 c. 359 7. 15 maggio 1926. Il nuovo francobollo da 1,75 L. ottenuto per sovrastampa per soddisfare la tariffa completa dell’assicurata, qui su raccomandata per la Cina via Siberia (l’affrancatura è completata da altri valori al retro). Venne rispedita al mittente per motivi indicati sull’etichetta stampata in ideogrammi cinesi. In alto. 8. 1° marzo 1928. Raccomandata affrancata con diversi blocchi del nuovo francobollo da 25 c. tipo Michetti verde, emesso in sostituzione del precedente azzurro per uniformare i colori alle esigenze internazionali, insieme ad altri valori. 9. 7 maggio 1927. Il nuovo francobollo da 1,25 L. tipo Floreale, in combinazione con altri valori ordinari e commemorativi per raccomandare un biglietto postale del tipo del 1905. 360 Corse voce che anche l’appena emesso ma scomodo 60 c. azzurro sarebbe stato sovrastampato 7,5 c.; invece a gennaio 1924 venne distribuito un nuovo 25 c./60 c. azzurro. Il 60 c. azzurro venne messo fuori corso perché «la identità di colore avrebbe potuto far nascere confusione tra il francobollo e il francobollo da 25 c. pure in colore azzurro». La sovrastampa servì a smaltire le scorte del 60 c. azzurro, che dovevano essere enormi se l’anno successivo ne fu preparata un’altra provvista, con sovrastampa leggermente differente. Tra marzo e giugno molti valori esauriti o non più d’uso comune vennero messi fuori corso. A luglio i francobolli ufficialmente disponibili erano: 1 c., 2 c. Floreale; 5 c., 10 c., 15 c. Leoni; 20 c., 25 c., 30 c., 40 c., 50 c., 60 c. carminio Michetti; 1 L., 2 L., 5 L., 10 L. Floreale; 7,5 c./85 c., 10 c./1 c., 10 c./2 c., 25 c./60 c., 50 c./40 c., 50 c./55 c. Nel febbraio 1924 alcuni valori ordinari furono sovrastampati CROCIERA ITALIANA 1924 e venduti solo a bordo della nave Italia in crociera verso l’America latina: sono descritti nel capitolo 38. Marzo 1925 Inaspettatamente, uscì un 20 c. arancio: lo stesso valore e colore del 20 c. uscito nel 1916, ma con l’effigie volta a sinistra anziché a destra. La prima data nota è il 20 marzo 1925 a Torino; distribuito poi a Roma. Scrisse Il Corriere Filatelico dell’epoca, di solito molto bene informato: abbiamo appreso da fonte autorevole che questa nuova, inaspettata emissione è dovuta al fatto che si riteneva che con le nuove tariffe il 30 (dello stesso colore, più o meno) non dovesse più servire e allora vennero allestiti alcune migliaia di 20 nuovo tipo con l’effigie a sinistra anziché a destra e di colore arancio bruno anziché arancio carico. Pare che l’Amministrazione accortasi della gaffe abbia ritirato poi questi francobolli ma certo un numero considerevole è andato in circolazione. Il decreto, posteriore, dava un’altra spiegazione: riconosciuta l’opportunità, per ragioni tecniche, di uniformare alla serie dei francobolli ordinari da cent. 25, 30, 40, 50 e 60 anche il francobollo per corrispondenza da cent. 20 ... Agosto 1924 Mese da cui è noto un nuovo valore sovrastampato, il 25 c./45 c. 6, realizzato per utilizzare le grosse scorte ancora esistenti del 45 c. Una spiegazione che risulta verosimile ma non molto credibile, dato che il francobollo era del colore sbagliato per le norme UPU, tanto che dopo poco sarebbe stato cambiato. Febbraio 1925 Mese da cui è noto un nuovo valore sovrastampato, l’1,75 L./10 L. 7, realizzato, in ritardo, per riavere il tradizionale valore per l’affrancatura completa per l’assicurata. Correva voce (non vera) che fosse in preparazione anche un definitivo di questo taglio. Queste continue sovrastampe irritavano l’opinione pubblica specializzata, tanto più che si credeva fosse ancora in preparazione e di prossima uscita la nuova ordinaria organica, il cui bando era uscito quattro anni prima. Questa, invece, ebbe diverse prove e saggi, ma verso la fine del 1925 venne definitivamente accantonata. A marzo vi fu un nuovo aumento tariffario per l’interno, rendendo inutile l’1,75 L. appena uscito; sarebbero invece stati necessari valori da 80 c. e 1,20 L. Inoltre il congresso UPU di Stoccolma dell’ottobre 1924 non aveva prorogato la deroga ai colori dei francobolli: occorreva quindi provvedere ad un 20 c. verde, un 60 c. rosso (c’era) ed un 1 L. blu. Si provvederà solo per il 20 c.: infatti le amministrazioni avevano a disposizione un intervallo di valore entro cui stabilire l’importo, di cui evidentemente si pensava di approfittare. Aprile-maggio 1925 La carenza di alcuni tagli e l’inutilità di altri per le nuove tariffe condusse ancora a sovrastampe: a fine aprile 1925 uscirono i 20 c./25 c. e 30 c./50 c.; a maggio 1925 il 10 c./15 c. Quest’ultimo francobollo era sbagliato, perché con il valore solo in lettere anziché in cifre. Giugno 1925 Mese da cui è noto il nuovo 20 c. verde 8, realizzato cioè nel colore richiesto dall’UPU. Luglio 1925 Mese da cui è nota la nuova cartolina postale da 40 c. con il 40 c. Michetti bruno, come il francobollo del 1908, necessaria per le nuove tariffe. La cartolina da 40+40 c. è nota dal gennaio 1926. Agosto 1925 Con l’emissione del precedente il 20 c. arancio, appena uscito, andò fuori corso con la fine del361 10. 20 dicembre 1928. Raccomandata per l’estero affrancata con il nuovo valore da 2,50 L., sufficiente per una raccomandata per l’estero, in questo caso integrato da un 75 c. perché superava il primo scaglione di peso. Venne presa in carico dall’ufficio ambulante ferroviario tedesco fra Kufstein (alla frontiera con l’ Austria) e Monaco, che la raccomandò con l’etichetta ed il bollo in dotazione. 11. 10 luglio 1927. Il nuovo francobollo tipo Parmeggiani da 2,65 L. copriva l’intero importo necessario per un’assicurata primo porto per l’importo minimo. In basso. 12. 20 agosto 1928. Il francobollo da 1,75 L. tipo Parmeggiani era normalmente dentellato 11; dal gennaio 1929 apparve a Caltanissetta, poi ad Enna, Roma e Bologna con la rara dentellatura 13 1/2 o simili. Questa è una delle due lettere note con la dentellatura mista 13 3/4 x 11. l’anno e, per evitare confusioni, si mise fuori corso anche il 30 c., di colore quasi simile; la sua uscita venne poi prorogata sino al giugno 1926. Il taglio da 30 c. era ora molto usato (lettere per il distretto) e quindi venne sostituito, sia con una sovrastampa (evidentemente c’erano ancora scorte del 55 c.), sia con un nuovo valore. In questo mese uscirono quindi: 30 c./55 c. e 30 c. grigio. Il 30 c. grigio uscì anche su biglietto postale, noto dall’ottobre 1925, e nello stesso periodo uscì anche il nuovo biglietto postale da 60 c. carminio, su cartoncino rosa camoscio, poi giallo. Con la fine dell’anno vennero messi fuori corso molti valori, ed a gennaio 1926 i francobolli ufficialmente in corso erano: 2 c., 5 c., 7,5 c./85 c., 10 c., 10 c./15 c., 15 c., 20 c. verde, 20 c./25 c., 30 c. arancio, 30 c. grigio, 30 c./50 c., 30 c./55 c., 40 c., 60 c., 1 L., 1,75 L./10 L., 2 L., 5 L., 10 L. Erano però ancora largamente distribuiti i 25 c. e 50 c., ancorché ufficialmente fuori corso. Specialmente il 25 c., infatti, serviva ancora. A novembre 1926 comparve anche la cartolina postale con il 20 c. violetto, seguita nel maggio 1927 da quella da 20+20 c. Con altre uscite di corso, a gennaio 1927 i francobolli ufficialmente in corso erano: 2 c., 5 c., 7,5 c./85 c., 10 c., 20 c. violetto, 25 c., 30 c. grigio, 40 c., 60 c. giallo bruno, 75 c., 1,25 L., 2,50 L., 5 L., 10 L. 9 maggio 1927 Riprendendo l’abitudine di avere francobolli che rappresentino l’importo totale delle affrancature per la raccomandata e l’assicurata, uscirono due nuovi francobolli: 1,85 L. e 2,65 L 11. La data indicata è quella della prima uscita, a Milano e Genova. L’importo in lire avrebbe potuto suggerire una versione Floreale; ma il volto del re non era più quello del 1901 e si preferì adottare una nuova effigie, quella disegnata da Carlo Parmeggiani per i francobolli per il giubileo del re, emessi dal giugno 1925, in larga distribuzione sino alla fine dell’anno. Con l’occasione, per ben differenziarli si aumentò leggermente il formato. Gennaio 1926 Mese da cui è nota la nuova cartolina postale da 60 c. rosso su cartoncino verde, preparata per l’aumento tariffario per l’estero del 1923, ormai superato dal 1° gennaio 1926. La cartolina da 60+60 c. è nota solo dall’aprile 1928. Agosto 1927 Entrò in vigore il nuovo tariffario dettato dalla politica deflazionistica, con importi ribassati. La lettera per l’interno costava ora 50 c., ed il relativo taglio mancava e, con encomiabile prontezza, uscì il giorno stesso della variazione tariffaria: 16 agosto 1927. 50 c. Anche questo valore riportava la nuova effigie di Parmeggiani; era stampato con il più veloce metodo litografico, in due colori per ben distinguerlo. Già alla fine dell’anno si sapeva che doveva essere considerato provvisorio, destinato ad essere sostituito dopo poco tempo da un definitivo valore tipografico. Nell’agosto 1927 ucirono anche le cartoline postali necessarie alle nuove tariffe: 15 c. e 15+15 c. Leoni, 30 c. e 30+30 c. Michetti. Queste ultime furono preparate dapprima con le vecchie matrici con millesimi precedenti; poi quest’indicazione venne abbandonata. In questo periodo era stato rifatto anche lo stemma dello Stato. La prima versione delle cartoline da 30 c. e 30+30 c. erano uscite con il vecchio stemma sabaudo; furono poi riedite nel gennaio 1929 con il nuovo stemma, cioè gli scudi sabaudo e littorio abbinati, in vigore dal 1927, e nell’ottobre 1929 con l’ultima versione, cioè lo stemma unico con l’arme di Savoia con fasci, in vigore dal 1928. Quando, nel 1926, un decreto aveva autorizzato l’emissione del nuovo 25 c., ufficialmente l’aveva Marzo-novembre 1926 Con il nuovo ritocco tariffario per l’estero occorrevano nuovi francobolli, nei corretti colori, da 25 c. verde (stampe), 75 c. rosso (cartoline) e 1,25 L. azzurro (lettere) 9, e venne decisa l’emissione anche di un 2,50 L., affrancatura completa per raccomandata 10. Per la realizzazione di questi nuovi valori venne riutilizzato il disegno Floreale, che evidentemente si pensò di riservare per gli invii all’estero. Per il 25 c. era quasi obbligatorio un nuovo disegno, per evitare confusioni con il 20 c. Michetti verde. Il 75 c. e l’1,25 L. sono noti da marzo 1926; il 25 c. da giugno 1926; il 2,50 L. da novembre 1926. Luglio 1926 Mese da cui sono noti due nuovi francobolli tipo Michetti: 20 c. violetto, 60 c. giallo bruno. Necessari dall’emissione dei precedenti Floreale, per evitare confusioni di colore. I precedenti erano infatti verde e rosso, come i nuovi 25 c. e 75 c. Uscirono rispettivamente ai primi ed alla fine del mese, anche se pronti già da un mese, come il 25 c. Floreale: si era atteso l’esaurimento dei precedenti. 363 13. 23 ottobre 1930. Il francobollo tipo Parmeggiani da 7,5 c. era stato emesso principalmente per soddisfare la tariffa dei pieghi di libri spediti da editori; in combinazione con un 5 c. affrancava le lettere a tariffa ridotta dei sindaci in distretto, non prevista dalla normativa ma largamente usata (metà di 50 c., 25 c., a sua volta ancora dimezzata se diretta nel distretto postale). 14. 13 giugno 1929. I due valori tipo Parmeggiani da 15 c. e da 35 c. uscirono per soddisfare alcune tariffe particolari, ma insieme raggiungevano l’esatto importo richiesto per una lettera, 50 c. 15. 14 agosto 1928. Lettera assicurata affrancata con diversi valori allora in corso, di tipo Leoni, Michetti, Floreale e Parmeggiani, anche con gli alti valori da 5 L. e 10 L. descritta come la modifica del colore del francobollo da 25 c. azzurro (che era il tipo Michetti) a verde. Si era dapprima pensato, perciò, a realizzare un 25 c. verde Michetti, ma poi, come s’è visto, si era preferito il nuovo modello Floreale, per evitare confusione con il 20 c. verde Michetti. Ma, per errore o per troppa fretta o per troppa iniziativa, si era preparata una partita del 25 c. verde Michetti. Questa era rimasta inutilizzata nei magazzini «in attesa che si esaurissero quelli da cent. 20 di eguale colore»; ora, utile per le lettere in distretto, ne venne decisa l’emissione «promiscuamente col francobollo ordinario da cent. 25 di tipo Floreale». Venne distribuito a Torino dal 21 agosto 1927. ri: 2 c. Floreale, 5 c. Leoni, 7,5 c. Parmeggiani, 10 c. Leoni, 15 c. Parmeggiani, 20 c. Michetti, 25 c. Floreale, 30 c. Michetti, 35 c. Parmeggiani, 40 c. Michetti, 50 c. Parmeggiani, 60 c. Michetti, 75 c. Floreale, 1,25 L. Floreale, 1,75 L. Parmeggiani, 2,50 L. Floreale, 2,55 L. Floreale, 5 L. Floreale, 10 L. Floreale 15. Dopo la Floreale del 1901, la serie schema degli anni Dieci, il caos degli anni Venti, i nuovi tentativi con il Parmeggiani della fine del decennio, il 21 aprile 1929 uscì la nuova serie ordinaria organica, detta «artistica», poi «imperiale», che sarebbe rimasta in vigore sino alla fine del regno (vedi capitolo 53). Agosto 1929 Settembre 1927 Mese da cui è noto il nuovo biglietto postale da 50 c. con l’effigie di Parmeggiani. Mese da cui sono noti i nuovi valori per la raccomandata e l’assicurata, che sostituirono i precedenti, con le stesse caratteristiche grafiche: l’1,75 L. è noto dal 13 settembre 1927 12, il 2,55 L. dal 16 settembre 1927. Iniziò anche la distribuzione dei biglietti postali necessari per le nuove tariffe, realizzati dapprima con sovrastampe: 25 c./30 c. e, da ottobre 1927, 50 c./60 c. Nello stesso mese uscì il nuovo valore definitivo: 25 c. Michetti verde. Altri valori ordinari Dei segnatasse, in questo periodo si ebbe una sola nuova emissione: il 60 c. ocra e carminio del 1890 venne riemesso in colore cambiato, arancio e bruno, nell’ottobre 1924. Degli altri valori (espresso, posta aerea, pacchi, servizi) si dirà meglio nei capitoli dedicati. Aprile 1928 I SAGGI In questi anni vennero preparati diversi saggi, a cura di vari artisti, tutti ad un colore, con soggetti allegorici, il re, simboli sabaudi o fascisti, allegorie. Ne presento uno solo, esemplificativo delle tendenze e dei soggetti: quello esteticamente più riuscito, di una prorompente e fors’anche troppo naturalistica vitalità. Mese da cui è noto il nuovo biglietto postale per l’interno: 50 c. Michetti violetto su cartoncino rosa lilla. Giugno 1928 Dalla prima quindicina del mese è noto il nuovo francobollo per la tariffa lettere, 50 c., realizzato nel sistema tipografico, in un nuovo colore (viola) e nell’effigie Parmeggiani. Il nuovo disegno venne utilizzato anche in un altro valore definitivo, il 7,5 c. 13, in sostituzione del sovrastampato che si continuava ad usare. La prima data nota è il 21 giugno 1928. 4 febbraio 1929 Messi in cantiere l’anno precedente, uscirono in ritardo altri due tagli con la stessa effigie: 15 c., per le cartoline nel distretto, e 35 c., per i campioni senza valore 14. 20 aprile 1929 Era in corso un insieme molto eterogeneo di valo365