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Linee Guida Substrati di Coltivazione

Substrato di coltivazione base: requisiti Substrato di coltivazione misto: requisiti pH (in H 2 O) compreso tra 3,5 e 7,5 Conducibilità elettrica: massima 0,70 dS/m Carbonio organico minimo 8% sul secco Densità apparente secca massima 450 kg/m 3 pH (H 2 O) compreso tra 4,5 e 8,5 Conducibilità elettrica: massima 1,0 dS/m Carbonio organico minimo 4% sul secco Densità apparente secca massima 950 kg/m 3 Tabella: requisiti substrato di coltivazione base e misto -D.lgs. 75/10. Etichetta dei substrati Tutti i prodotti immessi in commercio, a titolo oneroso o gratuito, devono essere identificati ed etichettati secondo le norme riportate in allegato 8 d.lgs. 75/10. L'etichetta è quella parte che contiene le dichiarazioni obbligatorie e facoltative previste dalla normativa. Per entrambi i tipi di substrato, il fabbricante deve dichiarare obbligatoriamente il pH, la conducibilità elettrica, la densità apparente secca, la porosità totale, il volume commerciale, e le componenti utilizzate (quando maggiori del 5% v/v) oltre ad eventuali concimi aggiunti. Per i concimi, la cui presenza va dichiarata indipendentemente dalla quantità utilizzata, andrà specificato se si tratta di concime minerale semplice, concime minerale composto, concime organo-minerale, concime organico. Inoltre deve essere indicata anche l'eventuale miscelazione, del concime, a specifici prodotti ad azione specifica sui fertilizzanti (vedi capitolo concimi). ETICHETTA INFORMAZIONI SUBSTRATO DI COLTIVAZIONE Tipologia Substrato di coltivazione base Denominazione del tipo pH (in H 2 O): 6,0 Parametri chimico-fisici Conducibilità elettrica: 0,4 dS/m Densità apparente secca: 300 kg/m 3 Porosità totale: 90 % (v/v) Volume commerciale: 70 litri Parametro commerciale Componenti: torba neutra, ammendante compostato verde, argilla. Aggiunto di concime minerale composto NPK Materie prime e aggiunta di concimi Fabbricante: Azienda srl, via G. Garibaldi 63. Responsabile dell'immissione in commercio Tabella: informazioni contenute in fac-simile di etichetta (dichiarazioni obbligatorie)

Linee Guida Substrati di Coltivazione 1. Composizione, proprietà e impiego AIPSA Associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti i Settembre 2013 1 2 AIPSA Associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti Linee Guida Substrati di Coltivazione 1. Composizione, proprietà e impiego In collaborazione con DiSAA Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali Produzione, Territorio, Agroenergie CeRSAA Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola, Camera di Commercio di Savona ERSA FVG Agenzia regionale per lo sviluppo rurale del Friuli Venezia Giulia Con il patrocinio di 3 Coordinamento a cura di: Patrizia Zaccheo, Laura Crippa - DiSAA Costantino Cattivello - Ersa FVG Giovanni Minuto - CeRSAA Daria Orfeo - AIPSA Redazione a cura di: Costantino Cattivello (ERSA FVG), Daria Orfeo (AIPSA), Giovanni Minuto (CeRSAA), Laura Crippa (DiSAA), Paolo Notaristefano (AIPSA), Patrizia Zaccheo (DiSAA), Marino Manstretta (Assofertilizzanti), Livia Martinetti (DiSAA), Piero Frangi (Fondazione Minoprio - Centro MiRT). Si ringrazia per la collaborazione: Emanuela Ramaccini (Adriatica Spa), Pietro Pizzo (Organazoto Fertilizzanti SpA), Paolo Cozzi (Everris Italia Srl), Mauro Schippa (Haifa Italia Srl), Giorgia Terzulli (Haifa Italia Srl), Francesco Gazzola (Compo Expert Italia Srl). Indice Substrati di coltivazione per il florovivaismo: inquadramento legislativo ………………………6 Materie prime……………………………………………………………………………………………………………………..8 Concimi………………………………………………………………………………………………………………………………13 Correttivi, prodotti ad azione specifica, altri additivi…………………………………………………….16 Parametri: significato agronomico e metodi analitici……………………………………………………..17 Modificazioni delle caratteristiche dei substrati……………………………………………………………..23 Fattori che promuovono lo sviluppo e la diffusione di alterazioni fitopatologiche e fisiopatologiche………………………………………………………………………………………………………………..28 8. Esigenze delle piante floricole ed orticole……………………………………………………………………..33 9. Approccio tecnico in caso di controversie…………………………………………………………………….…35 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. ALLEGATO 1 - Metodi di analisi di riferimento…………………………………………………………………………….42 ALLEGATO 2 – Schede tecniche concimi……………………………………………………………………………………….43 4 Premessa I substrati di coltivazione sono mezzi tecnici di sempre maggior importanza per il settore ortoflorovivaistico, come dimostra la crescita dei volumi prodotti e, soprattutto, la differenziazione dei prodotti in funzione delle sempre più specifiche esigenze dell`utilizzatore, che richiede prodotti affidabili e di qualità garantita. AIPSA - associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti, ritenendo che per iniziare a parlare di qualità dei substrati si debba innanzitutto conoscere la natura e le caratteristiche tecniche dei prodotti, vuole offrire, attraverso la pubblicazione delle “Linee Guida Substrati di Coltivazione”, uno strumento di informazione univoca, concisa ma allo stesso tempo il più possibile completa dei prodotti in commercio, a garanzia del produttore, a tutela dell’utilizzatore ma anche per agevolare il compito degli organismi di controllo e dei laboratori di analisi. Con la preziosa collaborazione di ricercatori di prestigiosi Enti di ricerca e di rappresentanti di importanti associazioni, e con l’ausilio di colleghi di aziende produttrici di concimi, abbiamo portato a termine questa guida, che vorremmo proiettata come prima di una serie di strumenti di approfondimento del complesso mondo di interazioni tra materie prime, concimi e additivi, piante, tecniche colturali. Nel primo manuale “Composizione, Proprietà, Impiego”, troverete utili informazioni sulle materie prime costituenti i substrati, sulle proprietà chimico-fisiche e biologiche che li caratterizzano, nonché approfondimenti sulle modifiche che intercorrono nella conservazione e in coltivazione. Esso promuove infine un approccio tecnico da adottare in caso di controversie. Con la speranza che il prodotto del nostro impegno possa porre le basi per un costruttivo dialogo tra produzione, utilizzazione e controllo, vi auguriamo una buona lettura. Paolo Colleoni Presidente AIPSA 5 1. I substrati di coltivazione per il florovivaismo Daria Orfeo, Paolo Notaristefano AIPSA – Associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti Si definisce substrato di coltivazione un materiale diverso dal terreno, costituito da uno o più componenti, organici e/o inorganici, eventualmente addizionato di correttivi, concimi ed altri additivi, destinato tal quale a sostenere lo sviluppo vegetale. La qualità di un substrato si misura nella sua capacità a consentire la crescita di piante sane e di elevato valore commerciale; la stretta relazione substrato/pianta fa sì che non si possa parlare genericamente di substrati di buona qualità, ma che sia necessario circostanziare meglio il concetto definendo una qualità per l’uso e quindi per specie coltivata, ma anche per sistema irriguo adottato, tipo di contenitore, lunghezza del ciclo colturale, ecc. E’ così spiegato come uno stesso substrato possa dimostrarsi ottimale per un utilizzo e di contro incidere negativamente quando impiegato in una situazione diversa. Per capire quale sia il substrato che meglio si adatta alle proprie esigenze è pertanto importante conoscere la composizione, le sue caratteristiche chimico-fisiche e come variano a seconda della conservazione e dell’impiego. Inquadramento legislativo La produzione e la commercializzazione dei substrati di coltivazione è disciplinata dalla normativa per i fertilizzanti, decreto legislativo 29 aprile 2010, n.75 (Gazzetta Ufficiale n. 121 del 26 maggio 2010) e successive modifiche ed integrazioni. La norma che definisce i substrati come “i materiali diversi dai suoli in situ dove sono coltivati i vegetali” prevede due tipi di prodotto: il substrato di coltivazione base e il misto, per i quali vengono esplicitate le materie prime utilizzabili, i requisiti chimico-fisici definiti in termini di pH, conducibilità elettrica, carbonio organico e densità apparente. La normativa specifica anche quali parametri devono essere dichiarati in etichetta (obbligatori e facoltativi) indicandone le relative tolleranze ovvero di quanto il valore dichiarato potrà discostarsi dal valore riscontrato ad un controllo. Il substrato di coltivazione base e il substrato di coltivazione misto Il substrato base può essere preparato con diversi materiali di natura organica tra cui: ammendante vegetale semplice non compostato (es. fibra di cocco, lolla di riso, fibra di legno ecc...), ammendante compostato verde, torba acida, torba neutra, torba umificata. Questi possono essere usati da soli, miscelati fra loro, o con l’aggiunta di altri materiali organici, materiali di origine minerale, prodotti ad azione specifica, correttivi e concimi. Per il substrato di tipo misto sono valide le medesime componenti e in più vi è la possibilità di utilizzare anche l’ammendante compostato misto e l’ammendante compostato con fanghi. La differenza sostanziale tra i due tipi di substrato è rappresentata dai valori soglia dei parametri di legge che li definiscono, ovvero: pH, conducibilità elettrica, densità apparente secca, carbonio organico, come riportato in tabella. Substrato di coltivazione base: requisiti Substrato di coltivazione misto: requisiti pH (in H2O) compreso tra 3,5 e 7,5 Conducibilità elettrica: massima 0,70 dS/m Carbonio organico minimo 8% sul secco Densità apparente secca massima 450 kg/m3 pH (H2O) compreso tra 4,5 e 8,5 Conducibilità elettrica: massima 1,0 dS/m Carbonio organico minimo 4% sul secco Densità apparente secca massima 950 kg/m3 Tabella: requisiti substrato di coltivazione base e misto - D.lgs. 75/10. 6 Etichetta dei substrati Tutti i prodotti immessi in commercio, a titolo oneroso o gratuito, devono essere identificati ed etichettati secondo le norme riportate in allegato 8 d.lgs. 75/10. L’etichetta è quella parte che contiene le dichiarazioni obbligatorie e facoltative previste dalla normativa. Per entrambi i tipi di substrato, il fabbricante deve dichiarare obbligatoriamente il pH, la conducibilità elettrica, la densità apparente secca, la porosità totale, il volume commerciale, e le componenti utilizzate (quando maggiori del 5% v/v) oltre ad eventuali concimi aggiunti. Per i concimi, la cui presenza va dichiarata indipendentemente dalla quantità utilizzata, andrà specificato se si tratta di concime minerale semplice, concime minerale composto, concime organo-minerale, concime organico. Inoltre deve essere indicata anche l’eventuale miscelazione, del concime, a specifici prodotti ad azione specifica sui fertilizzanti (vedi capitolo concimi). ETICHETTA INFORMAZIONI SUBSTRATO DI COLTIVAZIONE Tipologia Substrato di coltivazione base Denominazione del tipo pH (in H2O): 6,0 Conducibilità elettrica: 0,4 dS/m Densità apparente secca: 300 kg/m3 Porosità totale: 90 % (v/v) Volume commerciale: 70 litri Componenti: torba neutra, ammendante compostato verde, argilla. Aggiunto di concime minerale composto NPK Fabbricante: Azienda srl, via G. Garibaldi 63. Parametri chimico-fisici Parametro commerciale Materie prime e aggiunta di concimi Responsabile dell’immissione in commercio Tabella: informazioni contenute in fac-simile di etichetta (dichiarazioni obbligatorie) Per entrambi i tipi di substrato, le dichiarazioni facoltative, che si possono aggiungere in etichetta, sono: le indicazioni sull’uso del substrato (es. semina, rinvaso, paesaggistica, ecc.), le specie vegetali coltivabili, la dicitura “per specie acidofile” (in questi casi il pH deve essere compreso tra 3,5 e 5,0), il carbonio organico e il titolo di N, P2O5 e K2O aggiunto come concime. I valori dichiarati in etichetta fanno riferimento a parametri determinati con metodiche ufficiali. Per l’etichettatura dei substrati di coltivazione, i metodi di analisi adottati, sono le metodiche europee sviluppate dal Comitato Europeo di Normazione CEN TC 223 “Soil improvers and growing media” rettificati, in Italia, da UNI, Ente Nazionale Italiano di Unificazione (vedi allegato 1). 7 2. Materie prime Costantino Cattivello1 ERSA FVG - Agenzia regionale per lo sviluppo rurale del Friuli Venezia Giulia Le materie prime che possono essere impiegate sono molte, tradizionalmente vengono suddivise in organiche e minerali, quest’ultime possono essere trattate termicamente o meno. Nel paragrafo successivo vengono descritte le più diffuse e gli effetti sul substrato derivanti dal loro impiego in purezza o miscela. Componenti organiche Torba E’ un materiale organico composto in massima parte da residui, più o meno decomposti, di muschi, canne e carici provenienti da zone umide e paludose. Si forma in condizioni di assenza o scarsa presenza di ossigeno. La torba di Sfagno è la più diffusa ed apprezzata. E’ composta in massima parte da residui poco decomposti di diverse specie appartenenti a questo genere di muschi. Le torbe si differenziano non solo per la composizione botanica ma anche per il colore (legato al diverso grado di decomposizione), al sistema di raccolta ed alla setacciatura, come si può osservare in tabella. Tabella: riflessi sulle principali caratteristiche finali del substrato derivanti dall’impiego di diverse torbe. Denominazione volume ritenzione resistenza stabilità peso potere Tipi internazionale d'aria idrica restringimento nel tempo tampone Torba di Sphagnum peat =/+ + =/+ =/+ = + Sfagno Torba di carice reed-sedge peat + -/= -/= + o canna white or Sphagnum peat Torba bionda + + (H1 - H3) =/+ = + + = = black peat (H7 - H10) - - -/= = + + milled peat = + = = = = sod peat + -/= + + =/+ = frozen black peat - -/= - = + + coarse peat + - + + = - Torba media medium peat = = =/+ =/+ =/+ = Torba fine fine peat - + -/=/+ =/+ + + Torba bruna transitional peat (H4 - H6) Torba nera Torba da fresatura Torba da blocchi Torba da raschiatura Torba grossolana aumenta + invariata/o = diminuisce - 8 Provenienza, modalità di raccolta e struttura condizionano i campi di impiego della torba, come si osserva nella tabella sottostante. Tipi provenienza Torba di sfagno Svezia, Finlandia, Repubbliche baltiche, Russia, Bielorussia, Canada modalità di raccolta struttura orizzontale fine, media o (fresatura) o grossolana verticale (a blocchi) orizzontale fine, media o (fresatura) o grossolana verticale (a blocchi) idem Minore ritenzione idrica rispetto alla torba bionda, elevata stabilità nel tempo. verticale (raschiatura) fine Grazie alle proprietà collanti (migliori nel prodotto di provenienza tedesca) si prestano molto bene per la produzione di cubetti. fine Entra nella composizione di substrati per cubetti in mescolanza con la torba nera condizionata. orizzontale fine, media o (fresatura) o grossolana verticale (a blocchi) Torba bruna Irlanda, Germania Torba nera Germania Si tratta di un materiale poco decomposto (H1-H3) estratto dagli strati più superficiali della torbiera. idem Irlanda, Polonia, Germania Torba nera condizionata note E' costituita da una mescolanza di più specie botaniche. Leggermente più decomposta e con minore ritenzione idrica della precedente. Torba bionda Finlandia, Repubbliche baltiche, Russia, Germania campi di applicazione Le frazioni grossolane per coltivazione di piante in vasi di grandi o medie dimensioni. Le frazioni fini per semina, ripicchettamento e taleaggio in contenitori di piccole dimensioni. verticale (raschiatura) La qualità è in larga parte influenzata dall'intensità e durata dell'esposizione alle basse temperature. Queste migliorano enormemente la ritenzione idrica e la porosità riducendo nel contempo l'eccessiva collosità. E' estratta dagli strati più profondi della torbiera ed ha subito solo in parte l'effetto del gelo. Restringe di più ed ha una ritenzione idrica inferiore rispetto al materiale condizionato. 9 La torba non è la sola matrice organica dei substrati. Di seguito vengono illustrate brevemente le caratteristiche di altre componenti organiche. Ammendante compostato verde (ACV) E’ il prodotto ottenuto attraverso un processo controllato di trasformazione e stabilizzazione dei residui organici che possono essere costituiti da scarti della manutenzione del verde ornamentale e scarti vegetali di vario genere, compresa la frazione organica di alghe e piante marine. Ammendante compostato misto (ACM) E’ un prodotto ottenuto attraverso un processo controllato di trasformazione e stabilizzazione di rifiuti derivanti dalla frazione organica dei rifiuti urbani provenienti da raccolta differenziata, da rifiuti di origine animale, da rifiuti di attività agroindustriali, dal digestato da trattamento anaerobico (con esclusione di quello proveniente dal trattamento di rifiuto indifferenziato), da rifiuti non trattati dell’industria del legno e tessile e dalle stesse matrici previste per l’ACV. Ammendante compostato con fanghi E’ un prodotto ottenuto attraverso un processo controllato di trasformazione e stabilizzazione di reflui e fanghi nonché dalle matrici previste per l'ammendante compostato misto. Attualmente è una materia prima poco utilizzata in miscele destinate al settore hobbistico. Per "fanghi" si intendono quelli di cui al Decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99 e successive modifiche e integrazioni. I fanghi, tranne quelli agroindustriali, non possono superare il 35% (p/p sostanza secca) della miscela iniziale. I fanghi utilizzati per la produzione di dell’Ammendante compostato con fanghi, nelle more della revisione del D.Lgs. 99/92, devono rispettare i seguenti limiti: PCB < 0,8 mg/kg s.s. Cortecce invecchiate o compostate Derivano in massima parte da abete rosso e abete di Douglas e si impiegano previo compostaggio per stabilizzarle da punto di vista microbiologico; successivamente vengono macinate e/o vagliate. Se provengono da pino marittimo non necessitano di compostaggio. Cocco Della noce di cocco si utilizza la parte mediana del guscio (mesocarpo). Dalla sua lavorazione si ricavano fibre lunghe utilizzate per diversi manufatti mentre le più corte (1-3 cm), sono impiegate nella preparazione di substrati. Il mesocarpo può essere macinato finemente a formare il cosiddetto midollo o in frazioni più grossolane chiamate chips. Il prodotto, prima di essere commercializzato, è sottoposto in genere a ripetuti lavaggi per ridurne il contenuto in sali ed a un invecchiamento o compostaggio della durata di alcuni mesi. Lolla di riso E’ rappresentata dalle brattee o glumelle della cariosside trattate termicamente per ottenere il riso parboiled. Questo trattamento termico assicura la devitalizzazione di eventuali semi presenti e la sterilizzazione del mezzo. Fibra di legno stabilizzata Deriva in massima parte dalla sfibratura ad alta temperatura di legno di abete rosso e pino marittimo. Il prodotto derivante è trattato con pigmenti coloranti ed agenti per stabilizzarne le caratteristiche biochimiche. 10 Queste componenti organiche in alcuni casi rappresentano il solo costituente del substrato ma più frequentemente entrano in miscela con altre matrici organiche e minerali. Nella tabella seguente, sono riportati gli effetti dovuti alla loro aggiunta sulle principali caratteristiche di un substrato a base di torba di media qualità fresata. volume d'aria Tipi Ammendante compostato verde (ACV) Ammendante compostato misto (ACM) ritenzione resistenza idrica restringimento stabilità nel tempo peso del substrato potere potere elementi salinità soppressivo tampone nutritivi patogeni -/= -/= -/= = =/+ + + + + -/= -/= -/= = =/+ =/+ + + + Cortecce + - + =/+ =/+ -/= = = =/+ Cocco (midollo) = =/+ + = = = = = = Lolla di riso + - + - - - = = = =/+ -/= =/+ = -/= - = = -/= aumenta + invariata/o = diminuisce - Fibra di legno stabilizzata Componenti minerali Entrano nella formulazione dei substrati con percentuali in peso o volume molto variabili in funzione dell’impiego finale del prodotto. Rappresentano la componente prevalente in peso e volume dei terricci per tappeti erbosi. Argilla E’ rappresentata in genere da montmorillonite o bentonite. Solitamente è aggiunta in forma granulare, meno frequentemente in polvere. Non deve contenere carbonati. Pomice E’ una roccia vulcanica che si origina da materiali incandescenti espulsi durante le eruzioni e raffreddatisi all’aria. Ne risulta un materiale ricco d’aria, perlopiù intrappolata all’interno delle particelle, che conferisce alla pomice una notevole leggerezza, ben superiore rispetto ad altre rocce vulcaniche. Sabbia In genere è estratta da cave di sabbia lungo i fiumi. Non deve contenere carbonati al fine di scongiurare aumenti del pH ed interferenze nell’assorbimento di alcuni elementi nutritivi. Zeoliti Sono rappresentate da un gruppo di minerali di origine vulcanica caratterizzati da una elevata capacità di scambio grazie a cristalli con struttura a nido d’ape che presentano notevoli spazi interni di dimensioni tali da permettere l’entrata e fuoriuscita di acqua e diversi ioni. Si impiegano generalmente i tipi granulari. 11 Perlite E’ un materiale di origine vulcanica di aspetto vetroso che non è impiegato tal quale ma previo riscaldamento a 1000°C. Il riscaldamento provoca un aumento di volume delle particelle di circa 20 volte conferendo la leggerezza, l’aspetto ed il colore caratteristico. Vermiculite E’ una roccia di struttura laminare che si impiega previo trattamento termico a 1000°C. Ciò provoca una forte espansione delle particelle causata dalla vaporizzazione dell’acqua presente fra gli strati. Ne risulta un materiale leggero e poroso che, se aggiunto al mezzo, può migliorare non solo l’arieggiamento ma anche l’assorbimento dell’acqua. La presenza di componenti inorganiche in un substrato a base di torba comporta la variazione più o meno intensa di diversi parametri, in funzione della quantità aggiunta. In tabella sono riportati gli effetti sui principali aspetti fisico-chimici tenendo conto delle usuali quantità aggiunte ad un substrato torboso. Tipi vol. d'aria ritenzione resistenza idrica restringimento stabilità potere peso potere elementi nel salinità soppressivo substrato tampone nutritivi tempo patogeni note NATURALI Argilla -/= - =/+ =/+ + =/+ = = -/= Pomice + - + = + -/= -/= = -/= Sabbia - - = = + - - - -/= Zeoliti -/= - = = + =/+ =/+ = -/= si impiega prevalentemente in forma granulare è in larga parte di provenienza nazionale si utilizza solo sabbia silicea si impiega prevalentemente in forma granulare TRATTATI TERMICAMENTE Perlite + - =/+ + -/= - - - -/= Vermiculite + -/= = -/= -/= = = - -/= aumenta + diminuisce - impiegata in miscela con altre componenti o pura in colture fuori suolo l'elevato costo ne limita l'impiego all'ambito vivaistico invariata/o = 12 3. Concimi Marino Manstretta ASSOFERTILIZZANTI/FEDERCHIMICA – Associazione nazionale dei produttori di fertilizzanti L’immissione in commercio dei concimi e di tutti i prodotti in genere usati nella nutrizione vegetale è regolamentata sia a livello comunitario che nazionale. Nell’Unione europea è attualmente in vigore il regolamento (CE) 2003/2003 del 13 ottobre 2003 (Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 21.11.2003 n. L 304) che dà indicazioni sulle tipologie e le caratteristiche unicamente dei concimi minerali ivi elencati, fornendo contemporaneamente i metodi di analisi per il controllo. Il regolamento definisce i concimi CE definendone le caratteristiche e suddividendoli in “Concimi minerali semplici e composti, solidi e fluidi, per l'apporto di elementi nutritivi principali (NPK)” in “Concimi minerali per l’apporto di elementi secondari (C, Mg, S, Na)” in “Sostanze di calcinazione”- utilizzate per la correzione dell’acidità dei suoli -, in “Concimi minerali per l'apporto di microelementi”. La Norma italiana, il decreto legislativo 29 aprile 2010, n.75 (Gazzetta Ufficiale n. 121 del 26 maggio 2010) e successive modifiche ed integrazioni, oltre che a completare il regolamento europeo in quelle parti in cui il regolamento stesso affida la competenza agli Stati membri (v. sanzioni e elenco dei laboratori abilitati per effettuare le analisi sui concimi), definisce le caratteristiche delle tipologie di prodotti non compresi nella norma europea e di conseguenza definiti come “Concimi nazionali”. Essi comprendono i concimi organici, i concimi organo-minerali, gli ammendanti, i correttivi, i substrati, le matrici organiche per la produzione dei concimi organo minerali ed infine i cosiddetti prodotti ad azione specifica, che comprendono in particolare gli inibitori – di nitrificazione e/o ureasi – e i ricoprenti, i coformulanti, gli attivatori, i prodotti ad azione sul suolo, e infine i biostimolanti. I prodotti più innovativi per l’utilizzo nei substrati appartengono alla categoria dei concimi nazionali, anche se per la concimazione dei terricci viene fatto largo uso soprattutto di Concimi CE. Ad esempio tra i prodotti ad azione sul suolo citati nel D. Lgs 75/2010 sono previste delle resine che aumentano la capacità di scambio e che potrebbero aiutare nel caso dei substrati che, è noto, presentano una capacità di scambio e trattenimento ionico piuttosto bassa. La concimazione dei substrati A causa proprio della scarsa capacità di scambio dei substrati, la loro dotazione di elementi nutritivi minerali deve essere continuamente rifornita. L’aggiunta di argilla al substrato riesce ad aumentare tale capacità anche se spesso in modo non significativo. Altro parametro da considerare è inoltre l’interazione tra il pH e la disponibilità degli elementi nutritivi nei substrati. Come conseguenza a quanto detto, una corretta concimazione per un substrato colturale deve essere apportata mediante i tradizionali concimi minerali sia all’atto della costituzione che in fase di coltivazione. La scelta del concime è inoltre legata a diversi fattori: la specie, varietà che si intende coltivare, il sistema di irrigazione adottato, il periodo (stagione) e la posizione geografica (nord, centro o sud). La quasi totalità dei substrati destinati al mercato professionale sono concimati, anche se alcuni operatori preferiscono utilizzare substrati non concimati in modo da dosare mediante fertirrigazione tutti gli elementi nelle quantità desiderate. I prodotti destinati al mercato hobbistico sono invece nella maggior parte dei casi non concimati (soprattutto per ragioni economiche) e solamente quelli qualitativamente migliori presentano l’integrazione di concimi (meglio se a lenta cessione, in relazione alla praticità per il consumatore hobbistico finale). I principali concimi utilizzati, per la preparazione di terricci sono: 13  Concimi minerali a pronto effetto semplici o composti con l’aggiunta eventuale di microelementi)  Concimi minerali con N a lento rilascio  Concimi organici e organo minerali  Concimi minerali a cessione programmata (concimi ricoperti con resine, polimeri, ecc.)  Microelementi (anche in forma chelata e complessata). Solitamente i concimi più utilizzati sono i minerali NPK arricchiti in meso (Ca, Mg e S) e microelementi (B, Co, Cu, Fe, Mn, Mo, Zn). Anche se tutti teoricamente utilizzabili, i concimi minerali semplici o quelli binari, i concimi organo minerali o organici trovano un’applicazione meno frequente nella concimazione dei substrati. In particolare però i concimi organici trovano una loro importante collocazione nella produzione di substrati per l’agricoltura biologica o per dare caratterizzazione distintiva al substrato (es. aggiunta di Guano, Cornunghia, Leonardite ecc…). Tipologia di concimi utilizzati La cessione dei nutrienti e la velocità con la quale essa avviene è uno dei parametri che, per una determinata coltura e in funzione della fase fenologica in cui si trova, determina il successo o meno di una produzione vegetale coltivata su di un substrato. Abbiamo quindi concimi con una pronta cessione dei nutrienti ed altri che, con differenti meccanismi, fanno in modo che la disponibilità dei nutrienti avvenga in modo più graduale. Nella gestione pratica dei miscugli, per esempio, a base di torba l’elemento principale che condiziona il dosaggio dei concimi è senza dubbio l’azoto che la pianta assorbe sotto forma di ione ammonio (NH4+) o ione nitrato (NO3-). Nel caso della concimazione di base dei substrati la quantità di N minerale (pronto) non deve eccedere i 200-250 mg L-1. Nel caso si voglia ottenere un rilascio più graduale dell’azoto questo può essere ottenuto nei seguenti modi: 1. attraverso la protezione fisico/meccanica (concimi «ricoperti»); 2. attraverso la complessità della molecola che contiene il nutriente (urea formaldeide (36% N), isobutilidendiurea (28% N), crotonilidendiurea (28% N), ma anche l’azoto organico di concimi quali cornunghia e pellettati di varia natura di origine animale e vegetale); 3. attraverso l’aggiunta di inibitori della nitrificazione, dell’attività ureasica o di entrambe; o concimi inibenti di per se la nitrificazione come il tiosolfato d’ammonio (ATS). La ricopertura dei concimi può permettere il rilascio dei nutrienti o per dissoluzione chimico/fisica e/o microbiologica del materiale di rivestimento o tramite processi osmotici. Essa deve essere resistente meccanicamente ed alla temperatura, elastica e fornire il rilascio dei nutrienti nei tempi dichiarati. I ricoprenti ammessi sono quelli elencati in allegato 6 punto 2.2 al D. Lgs. 75/2010. Tra i prodotti a cessione programmata troviamo inoltre prodotti parzialmente ricoperti, cioè costituiti in parte da granuli di concime ricoperti e in parte non ricoperti. In questo modo si cerca di fondere due esigenze: sia la disponibilità immediata di elementi nutritivi che quella dilazionata nel tempo. Il dosaggio dei concimi ricoperti nel substrato dipende da diversi fattori: dalla aggiunta di altri concimi e dai loro meccanismi di rilascio, dalla loro durata (1-2-3-4……..9-12-16 mesi), dalla durata del ciclo di coltivazione, dalle performance che si vogliono ottenere dalle piante ed infine dall’ambiente di coltivazione. 14 Il meccanismo del ritardato rilascio dei nutrienti è legato inoltre alla complessità della molecola. Nei prodotti di condensazione dell’urea con l’aldeide butirrica (l’isobutilidendiurea) e con l’aldeide crotonica (la crotonilidendiurea) è in particolare la solubilità in acqua che determina la velocità di rilascio dell’azoto. Nel caso invece dell’urea formaldeide la liberazione dell’azoto avviene per dissoluzione delle catene ad opera dei microrganismi del terreno e per degradazione delle molecole più semplici. La velocità con cui si libera l’azoto è quindi strettamente legata alla lunghezza delle catene: quelle corte (monometilendiurea) liberano più facilmente azoto, quelle più lunghe (dimetilentriurea e trimetilentetraurea) possono richiedere, per la degradazione, tempi molto più lunghi. Nei concimi organici e organo minerali la valutazione della disponibilità dell’azoto organico è più complessa ed è legata al processo di mineralizzazione che esso deve subire, e che dipenderà da una serie di fattori quali la temperatura, l’umidità, la presenza e la tipologia dei microrganismi presenti nel substrato. I fertilizzanti con inibitori della nitrificazione e dell’ureasi – elencati nell’allegato 6 al punto 2.1 del D. Lgs 75/2010 - sono per il momento poco utilizzati nel settore vivaistico ornamentale e nella realizzazione dei substrati, anche se sono in corso diverse sperimentazioni per determinare la loro idoneità a tale utilizzo. Essi infatti vengono visti soprattutto come strumenti per limitare la percolazione dei nitrati nel terreno (le coltivazioni su substrato utilizzano generalmente il recupero dell’acqua di percolazione dopo irrigazione) . Potrebbe essere interessante valutare meglio il loro utilizzo nel vivaismo ornamentale da esterno in contenitore e non, nel caso, per esempio, delle piante legnose a crescita lenta. La preparazione delle miscele La miscelazione dei concimi nei substrati non è mai un’operazione banale e da eseguire in modo estemporaneo. La miscelazione tra due solidi deve essere particolarmente accurata in modo da garantire la medesima composizione in tutti i punti del materiale. Tale operazione avviene ormai in tutti i substrati industriali in modo automatico mediante dei dosatori proporzionali, comandati da sistemi informatici in grado di erogare anche più concimi contemporaneamente. Il fabbricante del substrato dovrebbe sempre fornire all’utilizzatore un’adeguata scheda tecnica con le quantità e la tipologia del concime aggiunto. Nel caso di aggiunte di concimi a cessione controllata nel mercato professionale, è consigliabile che il terriccio venga utilizzato entro breve tempo dalla produzione in modo da evitare eccessi di salinità dovuti al rilascio di elementi da parte del concime. In allegato 2 sono riportate le schede tecniche di alcuni tipi di concime a cessione controllata, che sono stati oggetto di un progetto di ricerca (vedi capitolo modificazioni delle caratteristiche dei substrati). 15 4. Correttivi, prodotti ad azione specifica, altri additivi Costantino Cattivello ERSA FVG - Agenzia regionale per lo sviluppo rurale del Friuli Venezia Giulia Correttivi del pH Sono rappresentati in massima parte da carbonato di calcio oppure carbonato di calcio e magnesio. Sono utilizzati per innalzare il pH di partenza di molti substrati a base torbosa fino a portarlo a valori prossimi alla neutralità. L’efficacia, la velocità di correzione e la stabilità del pH finale dipendono dal correttivo impiegato e dalla sua finezza (dimensione ideale delle particelle fra 40 e 100 micron) oltreché dalla granulometria del substrato (stabilizzazione più lenta nei substrati più grossolani). Prodotti microbiologici Sono rappresentati da funghi micorrizici, antagonisti fungini o batterici e da nematodi entomoparassiti. Svolgono una funzione di controllo od ostacolo alla diffusione di alcuni patogeni del suolo nonché di stimolazione alla crescita della pianta. La loro efficacia dipende dal tempo intercorso fra la loro aggiunta e l’impiego del substrato, dalla modalità di conservazione del terriccio, dalla concimazione presente nel substrato e dall’interazione con gli agrofarmaci applicati nel corso della coltivazione. Bagnanti Sono materiali di diversa origine che, qualora aggiunti al substrato, facilitano l’imbibizione. Fra i minerali si annoverano la sabbia e l’argilla; fra i materiali di origine organica si hanno gli umati, i preparati microbiologici ed estratti vegetali, mentre tra i prodotti di sintesi i tensioattivi non ionici (saponi). Leganti Sono materiali in grado di migliorare la tenuta del pane di terra, aspetto particolarmente importante in quanto facilita le operazioni di trapianto e l’attecchimento di giovani piante. Sono rappresentati in massima parte da torba nera molto decomposta oppure da materiali vari come amido, cellulosa, poliacrilati, alginati, albumina e polimeri di polibutadiene. Agenti coprenti Sono aggiunti per conferire ad alcune matrici, come ad esempio la fibra di legno, un aspetto quanto più simile possibile alla torba. Sono rappresentati da polvere di carbone o torba nera molto decomposta. 16 5.Parametri: significato agronomico e metodi analitici Patrizia Zaccheo, Laura Crippa DiSAA – Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Università degli Studi di Milano I metodi analitici presentati e discussi in questo capitolo vengono utilizzati esclusivamente per la caratterizzazione dei materiali all’uscita dal processo produttivo, durante la fase di distribuzione e prima del loro utilizzo; in tutti questi casi, l’impiego di metodi analitici comuni è garanzia di un sistema di valutazione oggettivo quali-quantitativo del prodotto, in quanto consentono di stabilire un linguaggio comune al produttore ed al consumatore (valido per i paesi europei). Diverso è il caso delle analisi effettuate nel corso della coltivazione, effettuate per conoscere o monitorare i fattori che concorrono alla riuscita della coltura (umidità, concentrazione dei sali, equilibrio nutrienti….): in questo caso si adottano altre metodiche che si avvicinano il più possibile alle condizioni nelle quali si sviluppano gli apparati radicali e che dipendono dal sistema irriguo, dalla qualità delle acque di irrigazione, fertirrigazione ecc.. e vengono eseguite soprattutto in loco, spesso con l’ausilio di sonde che permettono un controllo non distruttivo. In questo caso non si ottiene una caratterizzazione del substrato ma dell’insieme della tecnica produttiva adottata. Discorso a parte meritano i biosaggi, che se applicati ai substrati per evidenziare la presenza di fattori o condizioni tossiche per le piante, possono venir vantaggiosamente utilizzati prima, durante e al termine del loro impiego. Parametri indicati in etichetta Reazione (pH): indica l’acidità o alcalinità di un substrato, attraverso la misura della concentrazione di ioni idrogeno presenti nell’estratto acquoso dello stesso; si determina con il metodo UNI-EN 13037, che prevede un rapporto di estrazione 1:5 v/v. Il pH influenza gli esiti della coltivazione perché controlla la disponibilità dei nutrienti (soprattutto fosforo, ferro, manganese, boro e molibdeno), la tossicità di alcuni elementi (manganese, boro, zinco), l’attività di microrganismi benefici e patogeni. Piante di specie diverse possono avere optimum di pH differenti. La torba ha prevalentemente reazione acida e di conseguenza tutti i substrati a base di torba, ad eccezione dei substrati per acidofile, contengono correttivi che ne neutralizzano parzialmente l’acidità. Conducibilità elettrica (CE): misura la capacità dell’estratto acquoso di un substrato di condurre elettricità ed è correlata con la concentrazione di sali; si determina con il metodo UNIEN 13038, che prevede un rapporto di estrazione 1:5 v/v. I sali possono avere effetto positivo o negativo in relazione alla loro funzione per le piante (nutrienti o elementi non richiesti o dannosi) e alla loro concentrazione. La conducibilità non discrimina pertanto tra potere nutritivo di un substrato e potenziale tossicità da elementi non utili (es. cloro, sodio). I substrati a base di torba sono estremamente poveri in sali, e possono essere aggiunti di concimi minerali o organici, che innalzano istantaneamente o gradualmente la conducibilità elettrica. Il compost è ricco di sali, nutrienti e non; il cocco può avere tenori elevati di sodio e cloro, in funzione della provenienza e del trattamento di lavaggio. 17 Tabella: intervallo di valori di CE e pH di materiali organici, riferiti all’estratto 1:5 v/v Materie prime Torba poco decomposta H1-H3 Torba mediamente decomposta H4-H6 Torba molto decomposta H7-H10 Ammendante compostato verde Ammendante compostato misto Cocco (fibra, midollo) Cortecce Fibra di legno CE dS/m 0.01-0.03 0.02-0.05 0.03-0.07 1.0-1.5 2.0-4.0 0.04-0.75 0.05-0.09 0.03-0.1 1 pH (in H2O) 3-5 3-5 3-5 7.5-8.0 7.8-8.3 4.8-6.7 4.5-6.5 3.8-5.4 Densità apparente secca: indica il peso secco dell’unità di volume occupato dal substrato sottoposto ad una pressione standard (si determina con il metodo UNI-EN 13041), dipende dalle materie prime e dalla loro pezzatura. Un substrato “leggero”, con bassa densità, è più facile da movimentare ma conferisce instabilità ai vasi risultando poco adatto alla coltivazione all’aperto, di piante di grandi dimensioni e a ciclo lungo. Tabella: classificazione dei materiali in funzione della densità apparente secca Densità apparente secca Bassa (< 200 kg/m3) Media (200 - 500 kg/m3) Alta (> 500 kg/m3) Materiali Torba Cocco fibra e midollo Fibra legno Perlite Vermiculite espansa Lolla riso Cortecce Ammendante compostato verde Ammendante compostato misto Pomice Argilla espansa Zeoliti Sabbia Porosità totale: corrisponde al volume di substrato occupato dall’aria e dall’acqua (si determina con il metodo UNI-EN13041). I materiali impiegati nella costituzione dei substrati hanno valori di porosità totale compresi tra 35% (sabbia) e 98% (torba poco decomposta, fibra di cocco). I substrati possono avere porosità iniziale compresa tra 60 e 95 % v/v; nel tempo tuttavia tali valori possono variare a causa della crescita delle radici che occupano i pori, della decomposizione della sostanza organica che può causare variazione della granulometria e determinare fenomeni di restringimento, dell’assestamento del materiale all’interno dei vasi in seguito all’irrigazione. 1 dS/m = mS/cm = 1000 µS/cm 18 Parametri non indicati in etichetta ma obbligatoriamente determinati Carbonio organico: misura la quantità di materiale organico presente in un substrato (si determina con il Metodo Ufficiale per i fertilizzanti). La normativa italiana non prevede la possibilità di commercializzare substrati a sola base minerale, e indica un valore minimo di carbonio organico, corrispondente all’ 8% s.s. per il tipo ‘substrato base’ e al 4% s.s. per il tipo ‘substrato misto’. Metalli pesanti e parametri biologici: per metalli pesanti e parametri biologici (E. coli, Salmonelle e Indice di germinazione) i materiali organici presenti nel substrato devono rispettare i limiti imposti dalla normativa italiana per gli ammendanti. Altri parametri Caratteristiche idrologiche: descrivono le quantità di acqua trattenute dal substrato alle diverse tensioni, espresse come percentuali del volume apparente secco. La tensione alla quale l’acqua è trattenuta può essere espressa con diverse unità di misura; quelle utilizzate più di frequente sono: kPa, cm di colonna di acqua e pF (logaritmo in base 10 della colonna di acqua in cm). Generalmente nei substrati di coltivazione il campo di variazione di tensione che viene preso in considerazione dalla curva di ritenzione idrica (metodo UNI-EN 13041) è quello compreso tra 0 e 10 kPa, utile ai fini pratici in quanto al suo interno si collocano i parametri critici per la gestione irrigua delle colture fuori suolo. In tabella e nel grafico sono riportati i punti caratteristici: Tensione applicata Parametri Definizione e significato agronomico pF 1 acqua presente nel substrato (% v/v) alla tensione di -10 cm (1kPa) B Capacità per l’acqua, ritenzione idrica o contenuto idrico pF 1 aria presente nel substrato (%v/v) alla tensione di -10 cm (1kPa) Porosità tot - B Capacità per l’aria; il suo valore è molto importante per valutare i rischi di asfissia radicale pF 1,7 acqua presente nel substrato (%v/v) alla tensione di -50 cm (5kPa) D Comprende la frazione di acqua di riserva e non disponibile, da questo punto è opportuno prevedere l’irrigazione, specie per substrati con ridotto tampone idrico pF 2 acqua presente nel substrato (%v/v) alla tensione di -100 cm (10kPa) F Acqua non utilizzabile; costituisce la frazione idrica molto difficilmente sfruttabile dalle piante pF 1 - 1,7 acqua presente nel substrato (%v/v) alla tensione compresa tra -10 e -50 cm (1-5kPa) B-D Acqua facilmente disponibile o AFD, facilmente assorbibile dalle radici pF 1,7 - 2 acqua presente nel substrato (%v/v) alla tensione compresa tra -50 e -100 cm (5-10kPa) D-F Acqua di riserva o tampone idrico; valuta la capacità del substrato di attenuare o meno il rischio di stress idrico pF 1 - 2 acqua presente nel substrato (%v/v) alla tensione compresa tra -10 e -100 cm (1-10kPa) B-F Acqua totale utilizzabile o acqua disponibile per le piante, corrisponde al volume irriguo 19 I substrati ed i loro costituenti possono essere classificati in tipi sulla base delle loro caratteristiche idrologiche (Bunt, 1988; Michel, 2007); nella tabella vengono riportati alcuni esempi per i materiali costituenti più utilizzati. Tipi Esempi di materie prime Porosità aria pF1 acqua pF1 1 Torba bionda irlandese 1020mm Torba bionda baltica 025mm Torba bionda baltica 1030mm 2 Proprietà idrologiche in relazione all’irrigazione acqua pF2 AFD Buona capacità per l’aria (> 20%), elevata acqua disponibile (>25%), elevata acqua di riserva (tampone idrico). Questi materiali permettono una irrigazione con alto grado di flessibilità, sono i meno restrittivi rispetto alla gestione dell’acqua e pertanto vengono considerati substrati “ideali”. Queste caratteristiche sono proprie di alcune torbe di sfagno ma in generale si ottengono attraverso una oculata miscelazione di più componenti. Scadente capacità per l’aria, acqua disponibile medio alta. Rispetto al gruppo 1 hanno maggiore capacità di Torba bionda irlandese 0- ritenzione idrica, quindi una elevata microporosità e 10mm una minore macroporosità. Il difetto peggiore risiede nei potenziali rischi di asfissia radicale. Le torbe nere Torba nera tedesca sono i materiali che più di frequente possiedono queste caratteristiche. Torba nera baltica Cocco fine 2b Sabbia medio fine Affine al gruppo precedente, si distingue per scarsa porosità totale e quasi assenza di macroporosità (aria) confermando l’infondatezza del ricorso all’utilizzo della sabbia per promuovere la capacità per l’aria nei substrati, il suo impiego è valido per aumentare la densità e quindi la stabilità dei contenitori e per l’attitudine a promuovere l’imbibizione. 20 3 Cortecce fresche 0-10mm Cortecce 10mm compostate Cocco medio Perlite Pozzolana 2-5mm 0- Elevata capacità per l’aria accompagnata da scarsa acqua disponibile. Questi materiali vengono utilizzati principalmente in miscela con i due precedenti tipi per promuoverne l’aerazione. Da soli infatti a causa della scarsa acqua disponibile necessitano un irrigazione contenuta e frequente. Possiedono queste caratteristiche sia materiali organici (es. cortecce fresche e compostate) che minerali (es. perlite e pozzolana). Sabbia grossolana 4 Lana di roccia Fibra di legno Buona capacità per l’aria ed elevata acqua disponibile, ma ridotta acqua di riserva e pertanto il tampone idrico è scarso. Appartengono al gruppo materiali a struttura fibrosa in cui la ritenzione idrica tra particelle è bassa o assente, limitandosi ai punti di contatto tra le fibre stesse. Si determina una irregolare distribuzione dell’acqua nel sistema: si hanno in superficie elevati rapporti aria/acqua mentre sul fondo del contenitore si verificano situazioni di aerazione insufficiente. Questi materiali richiedono un attento e continuo monitoraggio dello stato idrico a causa della mancanza di tampone idrico. Nel substrato posto nei vasi, in seguito all’irrigazione si crea un gradiente di contenuto idrico, poiché ad ogni centimetro in altezza dal fondo del vaso vi è un aumento di 0,1kPa di tensione alla quale l’acqua è soggetta. Considerando ad esempio un vaso alto 17 cm, dopo saturazione idrica sul fondo si ha un contenuto idrico del 69% (v/v) mentre in superficie questo si riduce al 32% (v/v). Quando il substrato in vaso contiene la quantità massima di acqua che può trattenere, c’è una zona sul fondo, equivalente all’altezza della risalita capillare, nella quale i pori sono saturi di acqua. In substrati a granulometria grossolana la zona di saturazione è piuttosto sottile, mentre in substrati molto fini la zona di saturazione può raggiungere uno spessore notevole. Questi ultimi sono quindi più adatti per vasi alti, mentre in vasi bassi si rischiano pericoli di eccessi di umidità. Grado di restringimento (stabilità fisica): misura la riduzione del volume di un substrato sottoposto a saturazione idrica e successivo essiccamento (si determina con il UNI-EN 13041). Questo parametro può dare indicazioni sulla stabilità fisica di un substrato nel corso dell’uso in coltivazione. Il restringimento di un substrato è dovuto all’assestamento delle particelle a diversa granulometria in seguito all’azione di numerosi fattori: sviluppo dell’apparato radicale, irrigazione, variazioni di condizioni di umidità, decomposizione della sostanza organica. Parametri biologici: molte proprietà dei substrati sono valutate dai metodi biologici: presenza di patogeni o semi di infestanti, presenza e attività di gruppi specifici di microrganismi (misurata con metodi diretti, tecniche biochimiche e fisiologiche, tecniche molecolari), produzione di composti antagonisti, biodegradabilità, presenza di composti o elementi fitotossici, squilibri nutrizionali ecc. Il test respirometrico (UNI-EN 16087-1) determina l'attività biologica aerobica di un substrato in condizioni ottimali di umidità, temperatura e disponibilità di elementi nutritivi, attraverso la misura del tasso di assorbimento dell'ossigeno (OUR - Oxygen Uptake Rate). Per i soli materiali 21 compostati l'attività biologica aerobica può essere determinata ricorrendo a prove di autoriscaldamento (innalzamento della temperatura in condizioni ottimali di umidità UNI-EN 16087-2). I test biologici con le piante misurano l’attitudine dei substrati a sostenere la crescita dei vegetali; i metodi per i substrati prevedono il test in piastre Petri con crescione (germinazione e prime fasi di sviluppo delle radici) e il test in vaso con cavolo cinese o orzo (germinazione e crescita), entrambi eseguiti sui materiali solidi o su estratti acquosi degli stessi (UNI EN 160861/2). Inoltre può essere utile impiegare il test ISO 11269-1, proposto per i suoli, che valuta lo sviluppo radicale di orzo ed è sensibile alle caratteristiche fisiche dei substrati. Volume commerciale: questo parametro da dichiarare obbligatoriamente in etichetta, non ha significato ai fini della caratterizzazione qualitativa, ma è di primaria importanza dal punto di vista commerciale. I substrati colturali vengono infatti venduti su base volumetrica, ma per la loro natura di materiali compositi, costituiti cioè da fase solida (solidi incoerenti) liquida (acqua in quantità variabile) e aeriforme (macro e microporosità) vanno soggetti a variazioni di volume conseguenti ai passaggi che si verificano tra la produzione ed il consumo, essenzialmente nelle fasi di stoccaggio e di trasporto. Per questo motivo sono stati sviluppati metodi che consentono la valutazione ripetibile del volume apparente del materiale. Il metodo utilizzato è l’UNI-EN 12580 che permette di determinare la quantità (volume) di un substrato commercializzato sia sfuso che confezionato. Si applica a materiali in forma solida eventualmente da rigenerare ma non venduti sotto forma di blocchi. Il metodo non è idoneo per materiali con più del 10% (v/v) di particelle con dimensioni superiori a 60 mm. Il materiale è pesato in contenitore di volume noto, viene determinata la massa volumica apparente e quindi da questi valori viene calcolato il volume. In allegato 1 è riportato l’elenco dei metodi di analisi. Bunt A.C. (1988) Media and mixes for container-grown plants. Unwin hyman. Londra. Michel J.C. (2007) Physical properties of peat: a key-factor in their use as growing media. Proceeding of International Conference on Peat and Peatlands 2007 “Peat in horticulture and the rehabilitation of mires after extraction: which issue for tomorrow?” Lamoura (F), 8-11 ottobre 2007, 55-61 22 6. Modificazioni delle caratteristiche dei substrati I substrati di coltivazione sono materiali che per loro natura hanno reattività chimica e biologica più o meno intensa a seconda della composizione, della tipologia di concimi presenti, dei correttivi e delle condizioni di conservazione e di utilizzo. Modificazioni durante la conservazione Patrizia Zaccheo, Laura Crippa DiSAA - Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Università degli Studi di Milano La durata e le condizioni di stoccaggio dei substrati prima del loro uso in coltivazione possono determinare delle variazioni nelle proprietà possedute al momento del confezionamento. Le caratteristiche che più frequentemente subiscono modificazioni sono quelle chimiche (pH, salinità ed elementi solubili) e, in minor misura, quelle fisiche (porosità). A seguito del compattamento e della perdita di materiale per degradazione microbica durante la conservazione, i substrati inoltre possono subire anche una riduzione di volume, più o meno intensa a seconda della tipologia di materia prima e delle condizioni di stoccaggio. Più soggetti alle modificazioni delle caratteristiche chimiche iniziali risultano i substrati contenenti compost e quelli addizionati con concimi a lento rilascio (sintetici o naturali) e a rilascio controllato che, se non utilizzati in tempi brevi, già all’interno delle confezioni possono iniziare a liberare i nutrienti. Come conseguenza il pH può aumentare o diminuire e la salinità crescere anche repentinamente. A titolo di esempio si riportano gli andamenti di conducibilità elettrica, pH e azoto nitrico in un substrato torboso e in una miscela torba/pomice, conservati a 21°C, ai quali erano stati aggiunti, oltre ad un concime idrosolubile NPK, un concime addizionato con inibitore della nitrificazione (A), un concime organico (B, cornunghia) e tre concimi a rilascio controllato (C, D, E). I dati derivano da una prova sperimentale nella quale si è valutato come i requisiti previsti dalla normativa e la disponibilità di elementi nutritivi possano variare, anche in condizioni di stoccaggio ottimale, nell’arco di un anno dalla produzione dei substrati. Trattamento* Controllo 1 Controllo 2 A B C D E Concimi Titolo Dose non concimato Idrosolubile NPK 14-16-18 1 g/l concime CE con inibitore della nitrificazione 14-6-16 1 g/l cornunghia 15-0,3-0,1 6 g/l CRC (6M) 16-8-12 4 g/l CRC (8M) 15-7-15 4 g/l CRC (12-14M) 15-9-11 4 g/l *ai trattamenti A,B,C,D,E è stato aggiunto 1g/l di concime idrosolubile NPK (PGMix) La prova di incubazione è stata condotta in condizioni controllate (60% di umidità del materiale e temperatura di 21°C), rilevando a tempi successivi dall’inizio dell’incubazione (stoccaggio) i seguenti parametri analitici: pH, conducibilità elettrica e nutrienti in forma solubile (N-NO3, NNH4, P, K), applicando le metodiche UNI-EN proprie dei substrati di coltivazione ed ammendanti. 23 Figure: conducibilità elettrica, pH e azoto nitrico in substrati conservati per 1 anno a 21°C Tutti i parametri esaminati nei substrati da soli (Controllo1) e addizionati con il solo concime idrosolubile NPK (Controllo1), sono rimasti relativamente costanti nei dodici mesi. Nei substrati contenenti concimi non a pronto effetto è stata invece osservata una elevata modificazione dei valori iniziali dei parametri pH, conducibilità elettrica (eccetto ovviamente nel caso del concime con inibitore della nitrificazione), nitrato, ammonio e potassio solubili in acqua durante tutto il periodo di osservazione. L’aumento di conducibilità elettrica riflette il rilascio di sali dai concimi (cessione nel caso dei CRC, mineralizzazione della sostanza organica nel caso di cornunghia); la variazione di pH (prevalentemente acidificazione) dipende dalla cessione di composti a reazione acida e dall’attività dei microrganismi, principalmente ossidazione dell’ammonio presente come testimoniato dall’incremento dell’azoto nitrico (processo di nitrificazione). La prova ha anche posto in evidenza l’influenza della composizione dei substrati sui ritmi e sull’intensità di variazione dei parametri osservati. I risultati dimostrano che nei substrati concimati si innescano intensi e rapidi processi che ne modificano le proprietà fisico-chimiche. Reazioni biotiche e abiotiche controllano la biodisponibilità dei nutrienti apportati con i concimi, che si differenziano nei due substrati, soprattutto nei primi tempi di contatto. La variazione dei valori dei parametri determina la modificazione delle caratteristiche agronomiche dei substrati ma anche dei requisiti di legge, pertanto i substrati aggiunti di concimi a lento rilascio sono prodotti da impiegare in coltura entro breve tempo dal confezionamento. 24 Modificazioni durante l’impiego Piero Frangi Fondazione Minoprio - Centro MiRT Nel corso della coltivazione i substrati possono andare incontro a diverse modificazioni. Le più importanti – e relativamente semplici da controllare – sono quelle di pH e di conducibilità elettrica (CE). Come indicato nella tabella, il pH del substrato influenza la disponibilità di elementi nutritivi per la pianta. Le variazioni di pH del substrato possono così originare carenze di microelementi o, al contrario, eccessiva solubilità – e conseguente fitotossicità da microelementi. Valori elevati di conducibilità elettrica sono associati ad una crescita stentata sia a livello delle radici che della parte aerea, si manifestano sintomi di clorosi e comparsa di aree necrotiche a livello degli apici e dei margini fogliari. Le piante sono inoltre più sensibili agli stress idrici ed alle malattie dell’apparato radicale. Al contrario, valori troppo bassi di CE rallentano la crescita della pianta, e la mancanza di elementi nutritivi può originare decolorazioni fogliari. Di seguito vengono elencate le probabili cause di elevati o bassi livelli di pH e di conducibilità elettrica e le possibili soluzioni per correggere tali anomalie. Elevato pH del substrato Cause Elevato livello di alcalinità dell’acqua irrigua Uso di concimi con azoto prevalentemente in forma nitrica Alcune specie (es.: petunia, vinca, viola) tendono ad accrescere il pH del substrato Eccessivo apporto di agenti correttivi al substrato Interventi attuabili Neutralizzare l’acqua irrigua con apporto di acidi durante la fertirrigazione Usare un concime acidificante Somministrare solfato di ferro per bagnatura del substrato (1-3 g/L); risciacquare il fogliame dopo l’applicazione Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la coltura Aggiungere meno agenti correttivi al substrato Usare un concime acidificante Neutralizzare l’acqua irrigua con apporto di acidi durante la fertirrigazione Somministrare solfato di ferro per bagnatura del substrato (1-3 g/L); risciacquare il fogliame dopo l’applicazione Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la coltura Usare un concime acidificante Utilizzare un substrato con meno agenti correttivi per specie sensibili al pH elevato Somministrare solfato di ferro per bagnatura del substrato (1-3 g/L); risciacquare il fogliame dopo l’applicazione Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la coltura Controllare il pH del substrato: prenderne un campione, aggiungere acqua fino a saturazione, mettere il campione in un sacchetto di plastica per 3-5 giorni per permettere la stabilizzazione del pH, misurare il valore di pH Somministrare solfato di ferro per bagnatura del substrato (1-3 g/L); risciacquare il fogliame dopo l’applicazione Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la coltura 25 Presenza nel substrato di componenti con pH relativamente alto (corteccia compostata, vermiculite) Basso pH del substrato Cause Uso di concimi con azoto prevalentemente in forma ammoniacale o ureica Alcune specie (es.: geranio, pomodoro, tagete) tendono a diminuire il pH del substrato Aggiunta insufficiente di correttivi al substrato Insufficiente alcalinità dell’acqua per contrastare i cambiamenti di pH causati da concimi acidificanti CE del substrato elevata Cause Viene somministrato più concime rispetto al fabbisogno della coltura o allo stadio di sviluppo della pianta Eccessivo rilascio di azoto dal concime miscelato al substrato (per le alte temperature o per la scelta di un concime ad alto rilascio in tempo breve) Acqua irrigua con elevati livelli di CE Aggiungere meno agenti correttivi al substrato (se viene preparato in azienda) Somministrare solfato di ferro per bagnatura del substrato (1-3 g/L); risciacquare il fogliame dopo l’applicazione Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la coltura Interventi attuabili Usare un concime alcalinizzante Interrompere l’iniezione di acidi durante la fertirrigazione Somministrare carbonato di calcio per bagnatura del substrato; risciacquare il fogliame dopo l’applicazione Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la coltura Usare un concime alcalinizzante Utilizzare un substrato con maggiori quantità di agenti correttivi per specie sensibili a pH basso Somministrare carbonato di calcio per bagnatura del substrato; risciacquare il fogliame dopo l’applicazione Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la coltura Controllare il pH del substrato: prenderne un campione, aggiungere acqua fino a saturazione, mettere il campione in un sacchetto di plastica per 3-5 giorni per permettere la stabilizzazione del pH, misurare il valore di pH Somministrare carbonato di calcio per bagnatura del substrato; risciacquare il fogliame dopo l’applicazione Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la coltura Usare un concime alcalinizzante Interrompere l’iniezione di acidi durante la fertirrigazione Somministrare carbonato di calcio per bagnatura del substrato; risciacquare il fogliame dopo l’applicazione Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la coltura Interventi attuabili Ridurre la frequenza delle concimazioni (apportare solo acqua) Ridurre la quantità di concime apportato per singolo intervento irriguo Apportare maggiori volumi di acqua per favorire il dilavamento Ricontrollare il valore di EC per assicurarsi che sia accettabile per la coltura Irrigare con maggior frequenza e con un’alta percentuale di drenaggio per favorire il dilavamento Miscelare l’acqua irrigua con acqua ad EC più bassa (es.: acqua piovana) Trattare l’acqua con impianto ad osmosi inversa 26 Basse temperature che rallentano l’assorbimento dai nutrienti dal substrato Elevata umidità del substrato che genera una bassa efficienza di assorbimento radicale Presenza di malattie a livello dell’apparato radicale CE del substrato bassa Cause Viene somministrato meno concime rispetto al fabbisogno della coltura o allo stadio di sviluppo della pianta Insufficiente rilascio di azoto dal concime miscelato al substrato (per le basse temperature o per la scelta di un concime a rilascio molto dilazionato nel tempo) Eccessivo dilavamento Prolungate precipitazioni nelle coltivazioni effettuate in piena aria Ridurre la frequenza o la quantità delle concimazioni per ogni irrigazione Aumentare la temperatura di coltivazione Gestire correttamente i parametri climatici (temperatura ed umidità sia dell’aria che del substrato) per ottimizzare l’attività fisiologica della pianta Evitare i ristagni di acqua nel substrato Attuare un’appropriata difesa dalle malattie radicali Interventi attuabili Aumentare la frequenza delle concimazioni (fertirrigazione in continuo) Aumentare la quantità di concime apportato per singolo intervento irriguo Ridurre la percentuale di drenaggio Ricontrollare il valore di EC per assicurarsi che sia accettabile per la coltura Evitare di apportare solo acqua irrigua e passare alla fertirrigazione Effettuare una concimazione localizzata di copertura con concime ‘a pronto effetto’ Ridurre la percentuale di drenaggio Effettuare una concimazione localizzata di copertura con concime ‘a pronto effetto’ Se il ciclo colturale è ancora lungo, apportare un concime a rilascio controllato 27 7. Fattori che promuovono lo sviluppo e la diffusione di alterazioni fitopatologiche e fisiopatologiche Giovanni Minuto CeRSAA – Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola, Camera di Commercio di Savona Il contenitore (vaso, fitocella, sacco) modifica, in qualche caso profondamente, il comportamento delle specie vegetali in esso coltivate; le principali ragioni sono da ricercare nei seguenti aspetti:  il volume di substrato che le radici possono esplorare è limitato dal contenitore;  la struttura fisica e le caratteristiche chimiche del substrato per la coltivazione in vaso è differente da quelle del suolo;  il periodo e la durata della coltivazione può essere diversa da quella normale per la coltura (forzatura);  l’ambiente di coltivazione può essere diverso (pieno campo, ombraio, serra) da quello normale per la coltura;  la gestione del sistema di irrigazione e di fertirrigazione richiede opportuni accorgimenti potendo causare fenomeni di stress anche gravi (eccessi idrici, difetti idrici, ….). Inoltre, importanti cambiamenti nel comportamento delle specie coltivate in vaso possono essere legati alle caratteristiche vegetazionali proprie della specie, alla cultivar utilizzata e allo stadio di sviluppo in cui la pianta viene posta nel contenitore. Tutti i fattori produttivi e le specie coltivabili interagiscono tra loro in vario modo, favorendo o sfavorendo, di volta in volta, la diffusione e la gravità degli attacchi di malattie e parassiti o la manifestazione di alterazioni fisiologiche e fisiopatologiche, con la conseguenza che, in molti casi, una serie di segni e sintomi osservabili sulla coltura siano difficilmente correlabile ad una singola causa. Un’accorta gestione fitosanitaria delle coltivazioni su substrato non può prescindere dalla conoscenza, almeno sommaria, dei principali fattori colturali in grado di interferire con la manifestazione di una fitopatia e con la sua diffusione, nonché delle più semplici regole di buona pratica agricola, con particolare riferimento alla corretta scelta del substrato per ciascun tipo di coltura, al metodo di riempimento dei contenitori, al dosaggio dell’acqua e della soluzione nutritizia. In linea di principio, substrati “nuovi”, ovvero impiegati per la prima volta dopo la loro produzione, non ospitano patogeni specializzati (parassiti obbligati) di colture orto-florovivaistiche. È, al contrario, sempre possibile individuare nei substrati a base di torbe, di compost e di altri componenti alcuni microrganismi, tra cui alcuni Oomiceti (Pythiaceae), che in particolari condizioni ambientali (alta umidità nel substrato e temperature non medio-basse) possono attaccare anche le radici delle piante coltivate, arrecando danni da lievi (rallentamento dello sviluppo) a molto gravi (morte della pianta). Per esempio, la sabbia può essere facilmente inquinata da Pythium aphanidermathum e da P. dissotocum, mentre le torbe possono essere fonte di infezione per patogeni quali Pythium sp., Fusarium sp., Olpidum sp. e Thielaviopsis sp. Le tabelle che seguono sono state redatte con l’obiettivo di individuare alcuni dei principali fattori colturali che possono favorire lo sviluppo e la diffusione di patogeni già presenti nell’ambiente di coltivazione o sul materiale propagativo utilizzato. A tale proposito, va sottolineata l’importanza di utilizzare materiale propagativo (semi, barbatelle o giovani piante) sicuramente esenti da patogeni, che, trovando un favorevole ambiente nel substrato finale di coltivazione, possono rapidamente diffondersi all’interno della coltivazione. 28 Quanto di seguito sommariamente indicato va considerato come uno degli strumenti conoscitivi disponibili per l’applicazione di una gestione e una difesa integrata della produzione delle piante ornamentali. Oltre ad essere un obbligo previsto dalle più recenti normative europee, una produzione ottenuta con strategie di difesa integrata deve prevedere l’applicazione di tutti gli strumenti a disposizione, compresa la regolazione, quando possibile, di quei fattori ambientali e di tecnica colturale capaci di favorire o sfavorire la manifestazione e la diffusione di patogeni e parassiti. Fattori colturali in grado di interferire con la manifestazione di una fitopatia e con la sua diffusione. Fitopatie Fattore o fattori colturali che possono favorire la manifestazione e la diffusione dell’alterazione Patogeni del suolo - eccessivo apporto irriguo in rapporto alle esigenze della coltura - - scarsa capacità di drenaggio del substrato lenta evacuazione dell’acqua di irrigazione dai supporti di coltivazione (bancali, platee impermeabili, …) combinazione tra ristagno idrico e temperature medio-basse (10-15°C) alta densità di coltivazione - ridotta circolazione dell’aria - repentini sbalzi termici - presenza nello stesso ambiente e sotto lo stesso impianto irriguo di specie aventi diverse esigenze di apporto idrico impianti di irrigazione a microportata infetti (assenza di pulizia tra cicli di coltivazione) soluzione nutritiva non disinfettata nei sistemi a flusso e riflusso scelta errata del substrato in relazione alle esigenze della specie coltivata fuoriuscita delle radici dal contenitore di coltivazione e approfondimento in suolo infestato - Oomiceti (Pythiaceae, Phytophthorae, …) - Fusarium spp. (agenti di alterazioni vascolari) - - scelta errata del profilo di fondo del vaso (fori di drenaggio direttamente a contatto con il supporto di coltivazione (suolo, bancali, platee, …) trasporto di frammenti di suolo infetto in superficie o nel substrato di coltivazione riutilizzo di substrati infetti impianti di irrigazione a microportata infetti (assenza di pulizia tra cicli di coltivazione) soluzione nutritiva non disinfettata nei sistemi a flusso e riflusso contenitori provenienti da precedenti coltivazioni della stessa specie o di specie ospiti dello stesso patogeno operazioni colturali (defogliazione, potature, …) manuali o con strumenti di taglio non disinfettati 29 - Fusarium spp. (agenti di alterazioni parenchimatiche) Rhizoctonia spp. Sclerotinia spp. preventivamente trasporto di frammenti di suolo infetto in superficie o nel substrato di coltivazione fuoriuscita delle radici dal contenitore di coltivazione e approfondimento in suolo infestato dal patogeno riutilizzo di substrati infetti - trasporto di frammenti di suolo infetto in superficie o nel substrato di coltivazione - riutilizzo di substrati infetti - trasporto di frammenti di suolo infetto in superficie o nel substrato di coltivazione - combinazione di infezione del substrato causato da agenti esterni con temperature elevate (>15°C) riutilizzo di substrati infetti - infestazioni ascosporiche diffuse per via aerea - elevata fogliosità e densità della massa vegetale - riutilizzo di substrati infetti - coltivazione sotto ombraio di specie molto suscettibili diffusione di propaguli a seguito di irrigazione a pioggia Patogeni fogliari Agenti di mal bianco Peronospore Botrytis spp. - diffusione di propaguli a seguito di irrigazione a pioggia - operazioni agronomiche effettuate manualmente o con strumenti infetti - eccessiva densità colturale associata anche a scarsa luminosità degli ambienti di coltivazione diffusione di propaguli a seguito di irrigazione a pioggia esecuzione di ferite sulla coltura - Altri parassiti Agenti di virosi Insetti dei substrati - operazioni agronomiche effettuate manualmente o con strumenti infetti presenza senza rimozione tempestiva di piante infette all’interno della coltura - presenza in origine all’interno di substrati - ambienti di coltivazione molto umidi e poco illuminati e densità di coltivazione molto elevate riutilizzo di substrati infestati - Ad esclusione delle carenze/eccessi nutrizionali e di fenomeni di fitotossicità legati all’uso errato di agrofarmaci – con i cui sintomi e segni spesso si confondono – la manifestazione di alcune fisiopatie sono conseguenza dell’errata gestione del substrato. Nella tabella seguente si illustrano le principali casistiche rilevabili in coltivazione. 30 Fattori colturali in grado di interferire con la manifestazione di una fisiopatia e con la sua gravità. Fisiopatie* Giallumi diffusi sul lembo fogliare, anche associato a rallentamento dello sviluppo Colorazioni fogliari più intense del normale Fattore o fattori colturali che possono favorire la manifestazione e la diffusione dell’alterazione - eccessi irrigui ripetuti e continuati - valori non corretti di pH e CE per la coltura - temperature di coltivazione sub-ottimali irrigazione con acqua troppo fredda rispetto alle esigenze termiche della coltura - non corretta conservazione in azienda del substrato di coltivazione (esposizione a temperature molto elevate, lungo periodo di stoccaggio pre-impiego, anche in luoghi non riparati dalla pioggia e dal sole) - violente carenze idriche - valori non corretti di pH e CE - Viraggi e rotture di colore Appassimenti fogliari Riduzione dello sviluppo/microfillia Iperidrosi o iperlenticellosi carenze idriche spinte oltre il punto di appassimento permanente eccessi idrici che causano alterazione delle funzioni di trasporto dell’apparato radicale umidità ambientali molto basse, unite a temperature e ventosità elevate, indipendentemente dalle condizioni di umidità del substrato (arresto fisiologico dell’evapotraspirazione) substrato troppo “leggero” o troppo “pesante” rispetto alle esigenze della specie coltivata - eccessiva compressione del substrato nei contenitori (alterazione della struttura del substrato) - elevati sbalzi termici giorno-notte associati ad alta umidità ambientale - difficoltà di allontanamento dell’acqua dall’apparato fogliare nelle prime ore del giorno - sviluppo di alghe e muschi in superficie al substrato temperature di coltivazione sub-ottimali Guttazione rallentamento dello sviluppo imbrunimento porzioni basali del fusto a contatto con il substrato eziolamento inverdimento di parte dell’apparato radicale eccessiva compressione del substrato nei contenitori (alterazione della struttura del substrato) - interramento profondo del colletto della pianta - interramento profondo del colletto della pianta - carenza di luce, anche associata ad eccessi termici - contenitori (vasi) permeabili alla luce solare 31 ritardo nella fioritura del ciclamino scarso o assente sviluppo radicale post-trapianto - eccessivo interramento dell’apice vegetativo - talee radicate trattenute per un tempo eccessivamente lungo nell’alveolo di radicazione cubetto in torba in cui è avvenuta la radicazione o la germinazione eccessivamente disidratato (idrofobia e indurimento delle torbe) - * I sintomi possono essere legati a danni da patogeni e parassiti. In questo caso si considera unicamente associata a fenomeni fisiopatologici la sintomatologia indicata Con grande frequenza si riscontrano, infine, casi di contestazioni della qualità dei substrati di coltivazione, legati a manifestazioni di sintomi aspecifici, molto tempo dopo la comparsa degli stessi e successivamente allo stratificarsi di interventi di vario tipo finalizzati al recupero della coltura. E’ sempre consigliabile – e ciò tutela tutte le parti interessate – comunicare immediatamente a tutte le parti un problema eventualmente addebitabile alla qualità substrato. Un’indagine puntuale eseguita alla prima manifestazione dei sintomi di un’alterazione inconsueta, o di difficile ed immediata attribuzione ad una causa precisa, può rapidamente portare all’individuazione della o delle cause, ovvero può favorire un più rapido e mirato lavoro di recupero della coltivazione o, ancora, può condurre ad una più facile fase di ricerca delle responsabilità delle parti concorrenti. Una non corretta interpretazione di alterazioni patologiche o fisiopatologiche, ovvero una verifica tardiva delle cause scatenanti l’alterazione, può condurre a conclusioni errate o all’impossibilità di accertare le responsabilità. In questi casi, gli strumenti a disposizione delle imprese sono molteplici, dalla verifica in campo di un tecnico agronomo, al ricorso ad una serie di analisi di laboratorio fitopatologico e chimico, fino all’applicazione dello strumento dell’Accertamento Tecnico Preventivo, invocabile presso la sezione agraria di ogni tribunale, prima ancora dell’avvio di procedimenti giudiziari (vedi capitolo approccio tecnico in caso di controversie). 32 8. Esigenze delle piante floricole ed orticole Piero Frangi1, Livia Martinetti2 1 Fondazione Minoprio - Centro MiRT 2 DiSAA - Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Università degli Studi di Milano Le varie specie floricole ed orticole presentano esigenze diversificate relativamente alle caratteristiche fisiche e chimiche del substrato, pur essendo la loro risposta variabile in funzione anche di altri fattori, quali il sistema irriguo adottato, il tipo di contenitore, la lunghezza del ciclo colturale, la fase di sviluppo (Frangi, 2009). Senza giungere all’eccesso di approntare substrati commerciali specifici per singole colture (es. per gerani, per ciclamino…), che appare ingiustificato, risulta sicuramente opportuno poter disporre di differenti tipi di substrati idonei per le principali condizioni colturali. Nella tabella 1 sono riportate le caratteristiche fisiche del substrato ritenute ottimali per le diverse tipologie di coltivazione di piante ornamentali. Tabella 1: caratteristiche fisiche dei substrati idonee per le varie tipologie di coltivazione di piante ornamentali (Frangi, 2009). Volume d’aria a pF 1 (% v/v) Volume d’acqua a pF 1 (% v/v) Volume d’acqua facilmente disponibile (% v/v) Semina in contenitori alveolari 15 - 20 70 – 80 30 -40 Radicazione delle talee 30 – 60 40 – 60 20 - 30 Colture a ciclo breve (annuali, viole) 15 – 20 70 – 80 30 - 40 con irrigazione dall’alto 15 – 30 70 – 80 20 - 40 con subirrigazione 20 - 50 55 – 80 25 - 35 Specie acidofile 30 – 40 55 – 65 20 – 30 vaso piccolo (volume < 1 L) 30 – 40 55 – 70 20 – 35 vaso medio-grande (volume > 1 L) 30 – 40 50 – 65 25 - 45 Tipo di coltivazione Piante verdi o fiorite a ciclo medio Vivaismo ornamentale Le caratteristiche chimiche di un substrato dipendono, ovviamente, oltre che dai materiali costituenti, anche dall’aggiunta di correttivi e concimi. 33 Il valore ottimale di pH del substrato è, per la maggior parte delle specie, compreso tra 5,3 e 6,3. Fanno eccezione le specie acidofile, che richiedono un pH tra 4,5 e 5,5: per esempio, azalee, rododendri, camelie, eriche, gardenia, Hebe, Leucothoë, ortensie, molte orchidee ed alcune piante verdi (Ctenanthe, Philodendron). Riguardo alla salinità del substrato, le varie specie possono essere più o meno tolleranti e classificabili in tre gruppi, sulla base dei quali anche i substrati commerciali dovrebbero essere distinti. Nella tabella 2 è riportata la suddivisione di alcune specie floricole ed orticole in funzione della tolleranza alla salinità, desunta dalla bibliografia (Ayers e Westcot, 1985; Maas e Hoffmann, 1977; Tesi, 2001). Bisogna considerare, però, che i valori assoluti di tolleranza possono variare significativamente in relazione alle condizioni climatiche, alla composizione del substrato (ed in particolare al contenuto di sostanza organica) ed alla tecnica di coltivazione (concimazione minerale, metodo di irrigazione, qualità dell’acqua, concimazione carbonica), oltre che ai metodi di analisi. Comunque, sulla base della conoscenza della classe di appartenenza delle varie specie dovrebbe essere possibile scegliere in maniera oculata il substrato, a sua volta da classificare come idoneo per specie sensibili, mediamente tolleranti o tolleranti la salinità. Tabella 2: tolleranza alla salinità del substrato (CE dell’estratto saturo a 25°C) da parte di alcune specie floricole ed orticole (Autori vari). Bassa (0,7-1,4 ds/m) Media (1,4-2,1 ds/m) Alta (2,1-2,8 ds/m) Aphelandra, bromeliacee, calceolaria, ciclamino, gerbera, gloxinia, petunia, poinsettia, rosa, sansevieria, tagete, zinnia Asparagus, aralia, cineraria, crisantemo, edera, ficus, garofano, geranio, limonium, lisianthus, ortensia, saintpaulia Aglio, cetriolo, finocchio, melone, patata, peperone, pomodoro, porro, sedano, spinacio Asparago, bietola, carciofo, cavoli, zucchino Specie floricole Adiantum, anthurium, azalea, camelia, ericacee, gardenia, gladiolo, godetia, impatiens, maranta, orchidee, primula, rododendro, tulipano Specie orticole Fagiolo, carota, fragola, lattuga, pisello, fava, cipolla, carota, melanzana, ravanello Ayers R.S., Westcot D.W. (1985): Water quality for agriculture. FAO Irrigation and Drainage Paper 29, Rome. Frangi P. (2009): Tecniche irrigue e qualità dell’acqua. In “I substrati di coltivazione” (P. Zaccheo, C. Cattivello), 298-308, Edagricole, Bologna. Maas E.V., Hoffmann G. J. (1977): Crop salt tolerance - Current assessment. Journal of Irrigation and Drainage Division, ASCE 22; 115-134. Tesi R. (2001): Colture protette – Ortoflorovivaismo. Calderini-Edagricole, Bologna. 34 9. Approccio tecnico in caso di controversie Paolo Notaristefano AIPSA – associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti Il substrato di coltivazione rappresenta uno dei fattori colturali di maggior importanza, rispetto al quale le aspettative degli utilizzatori sono sempre molte alte, sia che si tratti di utilizzatori professionali oppure di semplici appassionati del verde. In caso di insuccesso nella coltivazione, non è infrequente l’insorgere tardivo di dubbi circa la validità agronomica del substrato impiegato, il che, talvolta, contribuisce ad innescare controversie o addirittura liti non ricomponibili se non in via giudiziaria. Aziende produttrici ed utilizzatori si trovano coinvolti in un confronto serrato, dove il dialogo è difficile se non mediato da organismi di terza parte. Alla base di questi episodi, si annidano molto spesso mal comprensioni ed eccessi di aspettativa, che si originano già nel processo di vendita. I substrati di coltivazione posseggono precisi limiti prestazionali, dei quali è necessario essere informati e consapevoli. Se l’utilizzatore è di tipo amatoriale, le confezioni del prodotto devono riportare indicazioni inequivocabili, anche rispetto alle modalità d’impiego, lasciando pressoché nulla per scontato. Diverso è il caso dell’utilizzatore professionale, che ha familiarità ed esperienza nell’uso della merceologia, ma che è opportuno sia ugualmente informato con opportuna documentazione e perfezioni l’acquisto del substrato previa sottoscrizione delle condizioni generali di vendita, ove sono palesate anche le limitazioni di garanzia. Ciò premesso, vediamo quali procedure produttori e utilizzatori devono seguire a loro tutela e quali comportamenti adottare nei casi in cui qualcosa non ha funzionato per il meglio. Produttore Il fabbricante di substrati è bene che rispetti alcuni accorgimenti fondamentali. Ogni lotto di substrato prodotto, anche ai fini degli obblighi di tracciabilità istituiti dalla normativa in materia di commercializzazione dei fertilizzanti2, è bene sia opportunamente identificato con codice univoco ed ispezionato prima dell’immissione in commercio. Durante la fase di controllo prevendita, sarà possibile la determinazione dei parametri agronomici di maggior rilevanza per giudicarne l’idoneità (es.: pH, conducibilità elettrica) e la loro registrazione. Un’aliquota del campione valutato potrà essere depositata e conservata presso lo stabilimento per tutta la shelf-life del prodotto, in modo da consentire successivi approfondimenti analitici anche senza effettuazione di sopralluoghi presso gli utilizzatori. Nel possibile, è opportuno valutare l’ipotesi di accompagnare ogni fornitura con un rapporto di accertamento qualitativo riportante gli esiti delle misurazioni effettuate sul lotto produttivo di appartenenza. La creazione di database di verifica qualitativa consentirà di verificare la fondatezza del difetto presso diversi utilizzatori, a mezzo di semplice consultazione e, nel caso di difetto accertato, renderà possibili eventuali azioni di richiamo della merce. In fase di vendita, è buona norma fornire all’utilizzatore una scheda tecnica e di sicurezza riportante le cautele da osservare durante l’utilizzo del prodotto e/o durante la conservazione che precede l’impiego. In questa fase è bene che eventuali limitazioni di garanzia siano espressamente accettate dalla parte acquirente previa sottoscrizione delle condizioni generali di vendita riguardanti il prodotto. 2 D.lgs. 75/2010 35 Nell’organizzazione produttiva è fondamentale che siano definiti ruoli e responsabilità per la gestione del post vendita, così come specifiche procedure operative per la gestione dei reclami. Ogni reclamo dovrà essere registrato, dare origine all’apertura di un procedimento valutativo, al quale dovranno seguire delle azioni prestabilite in tempi certi. Queste procedure, oggi facilitate dall’informatica e da software opportunamente concepiti, hanno un’importante ricaduta sull’immagine dell’azienda, che informa la clientela di ogni fase del processo valutativo e che, conseguentemente, viene percepita come seria e responsabile. Ricevuta comunicazione di un eventuale difetto interessante direttamente le colture, il fabbricante è bene richieda l’accesso ai luoghi per l’effettuazione d’ispezione in contraddittorio. Ottenutone il consenso, vi si recherà e provvederà a documentare la tipologia del danno e la sua entità. Fondamentale, in questa fase, è la realizzazione di un preciso inventario delle piante deperienti, spesso rappresentanti solo una parte della coltura realizzata con il substrato in discussione, perché strettamente correlata all’estimo del danno. Si verificherà la disponibilità di campionature di substrato per approfondimenti analitici e le loro condizioni di conservazione. Se caso, si preleverà un aliquota per le verifiche di parte. Ogni risultanza dovrà essere riportata in un verbale che le parti andranno a sottoscrivere a conclusione dei lavori. In mancanza di sottoscrizione, il fabbricante notificherà ugualmente al danneggiato quanto esperito durante il sopralluogo. In tutte queste operazioni, è consigliabile l’assistenza di un dottore Agronomo, in grado di valutare criticamente la coltura e prendere in considerazione anche altre potenziali cause del danno (condizioni fitosanitarie, fisiopatie, condizioni ambientali, tecniche colturali, ecc.). Per quanto riguarda gli accertamenti analitici di parte, vale quanto di seguito riportato per l’utilizzatore. Utilizzatori Utilizzatore amatoriale Affrontiamo dapprima il caso dell’utilizzatore amatoriale, di gran lunga più semplice e tutelato dal Codice del Consumo. L’art. 3 del Codice del Consumo (d.lgs. n. 206 del 2005) definisce come consumatore o utente la persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta. Un soggetto rientrante in questa categoria deve utilizzare il prodotto attenendosi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal fabbricante, riportate sulle confezioni; qualora ritenesse di aver acquistato un prodotto difettoso, può procedere all’effettuazione di un reclamo scritto, chiedendo la restituzione del prezzo oppure la sostituzione della merce. In questi casi, è assai frequente addivenire ad un accordo amichevole, ossia stragiudiziale, di gran lunga auspicabile e che ha una serie di vantaggi: consente una soluzione rapida con minimo dispendio economico, senza necessità di seguire rigidi obblighi formali. Le parti si impegnano a trovare un compromesso che le soddisfi, anche se questo differisce dalla soluzione a cui si addiverrebbe adendo le vie legali. A supporto delle iniziative stragiudiziali, operano le associazioni dei consumatori (utili soprattutto in caso di reclami transfrontalieri, perché si rapportano alle corrispondenti organizzazioni dei luoghi di produzione) ed anche le Camere di commercio che hanno istituito opportuni organismi di conciliazione. Utilizzatore professionista Molto diverso è il caso dell’utilizzatore professionista, dove gli interessi economici in gioco sono notevoli e tali da non consentire facilmente il ricorso a soluzioni stragiudiziali (elevati quantitativi di substrato, perdita di produzione lorda vendibile, ecc.). 36 Negli ultimi anni, sostanzialmente dal 2005, a seguito della modifica dell’art. 696 del Codice di Procedura Civile, molte controversie riguardanti l’impiego professionale dei substrati approdano a procedimenti di Consulenza Tecnica Preventiva (art. 696 bis C.P.C.). Ai sensi dell'art. 692 e seguenti del C.P.C, si può infatti richiedere l’effettuazione di un accertamento tecnico, o un’ispezione giudiziale. L'accertamento tecnico può comprendere anche valutazioni in ordine alle cause e ai danni relativi all’oggetto della verifica. Si arriva a ciò, quando si manifesta l'urgenza di far esaminare la consistenza dello stato dei luoghi, o le condizioni in cui questi versano, a causa di un evento disastroso imputabile ad altri. Nel caso specifico dei substrati di coltivazione, l’urgenza è chiaramente motivata dalla deperibilità della coltura e l’accertamento viene normalmente richiesto dal coltivatore che si ritiene danneggiato. In questo modo, il giudice fa accertare, in via cautelare, fatti, circostanze e stato dei luoghi che potrebbero modificarsi nel tempo, rendendo nulle le successive azioni legali e di giudizio. La novità introdotta dall’art. 696 bis C.P.C. riguarda la funzione del Consulente Tecnico d’Ufficio incaricato all’accertamento tecnico, che prima di procedere al deposito della relazione in risposta al quesito formulato dal giudice, tenta, ove possibile, la conciliazione delle parti. In definitiva, questo articolo è stato pensato per evitare il ricorso ad una vera propria causa, nell’intento di alleggerire il carico dei processi civili. Nel caso in cui si raggiunga una accordo, il giudice lo rende efficace ed esecutivo mediante decreto, ritenendo risolta la controversia. Nel caso contrario, le parti possono richiedere che la relazione del consulente tecnico sia depositata agli atti ed acquisita nel successivo giudizio di merito. Ma andiamo per ordine. Buone norme consigliate per l’utilizzatore professionista Alla consegna, la merce deve essere attentamente ispezionata. In questa fase è possibile verificare le condizioni di imballaggio e segnalare eventuali danni subiti durante il trasporto. Si può inoltre verificare la corrispondenza delle quantità (volume commerciale acquistato), anche a mezzo dell’apertura di alcuni colli campione. Eventuali vizi palesi, anche di tipo compositivo, potranno essere accertati, denunciati nei tempi previsti dal C.C.3 e dar origine alla sostituzione delle merci ben prima che possa generarsi un più grave danno colturale. Successivamente, se l’impiego non è immediato, la merce deve essere immagazzinata nel rispetto delle indicazioni fornite dal fabbricante. Con un attenta pianificazione degli acquisti, l’utilizzo va comunque effettuato entro pochi giorni dalla consegna, evitando anche qualora siano possibili condizioni di conservazione adeguate, giacenze prolungate. Prima dell’impiego del prodotto, è necessario che una campionatura rappresentativa4 della fornitura sia messa da parte per eventuali successivi approfondimenti analitici. Va da se, che in caso di merci confezionate, vanno conservati colli sigillati, così come forniti dal produttore, che dovranno essere conservati in luogo fresco, ventilato ed al riparo dalla radiazione solare diretta. L’aliquota da separare e conservare dovrà tener conto delle necessità analitiche di tutti i soggetti aventi parte in un’eventuale controversia. In altri termini, è bene siano disponibili non meno di 4 aliquote (di parte, di controparte, di terza parte, una o più di riserva). La cosa più conveniente e semplice da realizzare, in caso di merci confezionate, è isolare e conservare un intero pallet fino a buon esito della coltura. Nel caso di merci sfuse o comunque non sigillate (es. Big bags, ecc.) è facoltà dell’acquirente richiedere, a propria tutela, la consegna di una 3 Otto giorni dalla consegna (art. 1495 – art. 1511); La rappresentatività della campionatura è garantita quando è rispettato un preciso rapporto tra numero di sub campioni costituenti il campione finale e quantità della fornitura. Suddetto rapporto è sancito dai i Metodi ufficiali di analisi per i fertilizzanti, approvati dal Mipaaf con Decreto Ministeriale del 24 marzo 1986 e s.m.i. In tema di campionamento, sono da rispettare anche le indicazioni fornite dal metodo UNI EN 12579:2002; 4 37 campionatura confezionata della stessa partita, accettata dal produttore come valida in caso di controversia. Si tratta di pratica ordinaria e assai diffusa in numerosi comparti agricoli (es.: zootecnia - mangimistica). Durante la coltivazione, in caso di dubbio sulla validità del substrato, è opportuno incaricare un dottore Agronomo, unica figura professionale titolata all’effettuazione delle valutazioni necessarie. Solo in questo modo sarà possibile supportare con elementi probatori eventuali richieste d’indennizzo. Qualora vengano disposte analisi chimiche, queste devono essere effettuate con metodica adatta alla matrice in esame, ossia impiegando le procedure analitiche EN appositamente concepite per i substrati di coltivazione5. Le prove analitiche devono essere condotte da laboratori accreditati all’analisi dei fertilizzanti 6 o comunque di comprovata effettiva esperienza nella valutazione di questa merceologia. Va precisato che risultati analitici difformi dalle indicazioni riportate in etichetta non sono di per se elemento sufficiente a comprovare l’esistenza di un nesso causale tra impiego del substrato e danneggiamento della coltura. Più volte capita di assistere a liti che vertono sull’interpretazione di rapporti di prova, di risultanze analitiche, prive di legame diretto con gli accadimenti della coltivazione. Un substrato con parametri alterati rispetto alle dichiarazioni del fabbricante non è necessariamente fitotossico o responsabile di danno. Parametri alterati possono confermare, laddove la campionatura analizzata sia rappresentativa della fornitura e opportunamente conservata, una violazione della norma di commercializzazione, ma non certamente il nesso causale con il deperimento delle piante coltivate. I test analitici che meglio consentono di valutare la potenziale influenza negativa del substrato sulle colture sono i biosaggi7, ossia le prove di germinazione e di accrescimento. Queste prove non richiedono tempi lunghi e possono essere effettuate anche preventivamente all’impiego del substrato, in modo da accertarne con l’idoneità e prevenire la successiva insorgenza di problemi (vedi capitolo parametri: significato agronomico e metodi analitici). Bisogna ricordare inoltre che per alcune caratteristiche dei substrati, in particolare le proprietà fisico-idrologiche (ritenzione idrica, porosità, ecc) non esistono valori ideali in assoluto, questi devono essere infatti valutati in relazione alla tecnica colturale in uso. In tal senso, un professionista dovrebbe scegliere un substrato adeguato alle proprie peculiarità impiantistiche e gestire le proprie pratiche colturali ai fini di ottimizzare le performance. Laddove le tecniche colturali sono poco flessibili (es. colture ebb-flow) si dovranno diligentemente effettuare prove preliminari su scala ridotta, prima di impiegare substrati di cui non si conoscono a fondo le proprietà sull’intera coltura. Come procedere in caso di danno L’utilizzatore professionale, che si ritenesse danneggiato dall’impiego di un substrato, prima di ogni altra azione, ne deve dare notizia al fabbricante nei tempi previsti dal Codice Civile. La comunicazione deve avvenire in forma scritta e deve essere provvista di un rapporto di consegna (P.E.C., Lettera raccomandata A.R., fax). In tema di onere di diligenza del compratore, l’art. 1495 del C.C., stabilisce la decadenza del diritto di garanzia se la comunicazione del difetto non avviene entro 8 giorni dalla scoperta. Con l’art. 1511, il C.C. stabilisce inoltre, che nella vendita di cose da trasportare da un luogo a un altro, il termine per la denunzia dei vizi e dei difetti di 5 Per la caratterizzazione analitica dei substrati di coltivazione i metodi analitici di riferimento sono quelli sviluppati dal Comitato Tecnico CT 223 del CEN - rettificati dall’UNI – Ente Nazionale Italiano di Unificazione (vedi allegato 1); 6 In Gazzetta Uff. Serie Generale n. 98 del 27.04.2012, ai sensi del D. Lgs. 075/2010, Il Mi.P.A.F. ha pubblicato l’elenco dei laboratori che soddisfano ai requisiti per l’analisi dei fertilizzanti; 7 Vedasi allegato 1: Metodo UNI EN 16086-1:2012 e UNI EN 16086-2:2012 38 qualità apparenti (art. 1495) decorre dal giorno del ricevimento merce. Sulla definizione di vizio apparente non vi è una posizione univoca. I giudici di legittimità sono orientati ad indicare “quelli oggettivamente riconoscibili” con l’uso della normale diligenza. Ne consegue, con specifico riferimento ai substrati, che i vizi di quantità, di confezionamento, di anomala struttura del prodotto (eccesso o carenza di inerti, difformità delle matrici torbose rispetto al capitolato compositivo), di fermentazione (forte emissione di sostanze volatili) rientrano sicuramente tra quelli da denunciare nel termine indicato, anche se l’accettazione della merce alla consegna viene effettuata con riserva di successivo controllo. Esistono poi delle proprietà dei substrati di coltivazione non pienamente accertabili nel termini sopra indicati (es. proprietà chimiche che richiedono specifici approfondimenti analitici). Per i vizi correlati a queste proprietà la Cassazione Civile afferma che “nella compravendita di merci tra imprenditori esperti del settore merceologico specifico, il dies a quo per la decorrenza del termine di decadenza della denuncia dei vizi, è in ogni caso quello in cui l’acquirente avrebbe potuto eseguire gli esami necessari, equiparandosi in tal caso la possibilità di accertamento delle condizioni dei beni alla riconoscibilità dei vizi apparenti”. Sempre in termini giuridici vi è poi da dire con estrema chiarezza che l’onere di prova del danno compete al danneggiato, così come la prova dell’esistenza di un nesso causale tra il danno subito e l’impiego del substrato di coltivazione. Nella realtà operativa quotidiana le procedure di comunicazione sopra indicate non vengono quasi mai seguite, ne per i vizi apparenti ne per quelli occulti. Molto spesso, il coltivatore acquirente del substrato è all’oscuro degli obblighi di diligenza a proprio carico e procede a segnalare presunti difetti del substrato a coltura avanzata, quando realizza che andrà verosimilmente incontro ad una sensibile perdita di produzione. Queste iniziative, spesso, non sono accompagnate da referti analitici, ne da pareri agronomici, che individuino specificamente nel substrato la causa del deperimento della coltura. In buona sostanza, a fronte di un danno colturale certo la cui causa è dubbia, non è infrequente assistere a richieste di chiarimenti, se non addirittura di indennizzi rivolte al fabbricante, rovesciando l’onere probatorio del difetto. In questi casi, inizia un conflitto irrituale difficilmente componibile, perché il fabbricante, pur volendo ottemperare alle richieste di approfondimento, nella speranza di vedere riconosciuto il proprio credito, si trova ad operare in uno scenario alterato, dove le proprietà originarie del substrato non sono più riconoscibili (per effetto delle pratiche colturali effettuate: concimazioni, irrigazioni, trattamenti, ecc.) e dove numerosi altri fattori esterni hanno già esercitato i propri effetti. Seguendo l’impostazione descritta, le probabilità che si possa risalire alla vera causa di un danno alle colture si accrescono sensibilmente, così come maggiori diventano le possibilità di addivenire ad una conciliazione tra fabbricanti ed utilizzatore dei substrati di coltivazione. Le parti finiscono in questo modo per confrontarsi su dati oggettivi sussistendo i presupposti per isolare l’effettivo contributo del substrato e distinguere le responsabile dei singoli. Nei casi non ricomponibili, l’aver seguito queste precauzioni riduce sensibilmente i costi legali, facilitando notevolmente il lavoro dei consulenti tecnici di parte e d’ufficio, che potranno addivenire a conclusioni certamente più oggettive, che si traducono in scenari chiari, facilmente decifrabili per il giudice chiamato a pronunciarsi nel merito. 39 Figure 1-2-3: casi di Consulenza Tecnica Preventiva – Il C.T.U., durante il sopralluogo, esamina la produzione del ricorrente e procede ad un inventario del danno, riservandosi la successiva determinazione delle cause 40 ALLEGATI 41 ALLEGATO 1 METODI DI ANALISI DI RIFERIMENTO UNI EN 12579-2002 Ammendanti e substrati di coltivazione. Campionamento UNI EN 13040-2008 Ammendanti e substrati di coltivazione. Preparazione del campione per prove fisiche e chimiche, determinazione del contenuto di sostanza secca, del contenuto di umidità e della massa volumica apparente su un campione compattato in laboratorio UNI EN 13037-2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione del pH UNI EN 13038-2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione della conducibilità elettrica UNI EN 13039-2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione della sostanza organica e delle ceneri UNI EN 13041-2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione delle proprietà fisiche. Massa volumica apparente secca, volume d’aria, volume d’acqua, coefficiente di restringimento e porosità totale UNI EN 12580-2002 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione della quantità UNI EN 16086-1:2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione degli piante - Parte 1: Prova di crescita in vaso con cavolo cinese UNI EN 16086-2:2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione degli piante - Parte 2: Prova in piastre Petri con crescione UNI EN 16087-1:2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione biologica aerobica - Parte 1: Tasso di assorbimento dell'ossigeno (OUR) UNI EN 16087-2:2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione biologica aerobica - Parte 2: Prova di auto-riscaldamento per il compost effetti sulle effetti sulle dell'attività dell'attività Gazzetta Ufficiale 26/01/01 n.21, DM 21/12/00 Suppl. 6 – Determinazione del carbonio organico Gazzetta Ufficiale 15/01/04, 2°Serie Speciale, n.4 - Metalli pesanti In pubblicazione: Decreto n. __ Metodi ufficiali di analisi per i fertilizzanti – Supplemento n. 12 Determinazione del tasso di respirazione di ammendanti e substrati di coltivazione Metodo per l’enumerazione di Escherichia coli Metodo orizzontale per la ricerca di Salmonella spp 42 ALLEGATO 2 SCHEDE TECNICHE CONCIMI Proprietà e vantaggi dei concimi a cessione controllata Multicote® per substrati Mauro Schippa, Giorgia Terzulli Haifa Italia Srl - Viale Gozzadini, 13 - 40124 Bologna Tel. 051.338.011 - Fax. 051.581.155 Email: [email protected] [email protected] - [email protected] Descrizione del tipo di concime e inquadramento legislativo I concimi granulari speciali di Haifa con biodisponibilità graduale nel tempo (longevità) si caratterizzano per essere dei concimi ricoperti con una resina semipermeabile e biodegradabile a base di poliuretano. La tecnologia esclusiva e brevettata di Haifa è denominata MultiCoTechTM - (MCTTM), su cui si basa la gamma di formulati commerciali Multicote®. Il granulo di concime minerale NPK, con eventuale aggiunta di magnesio e microelementi, viene ricoperto dalla speciale membrana che consente di regolare la cessione dei nutrienti in maniera progressiva e graduale, principalmente in funzione della temperatura del substrato/terreno. La gamma Multicote® è costituita da materie prime NPK selezionate per la loro solubilità ed assenza di cloruri e sodio. La membrana ricoprente biodegradabile è scientificamente testata e permette di ottenere formulati con assenza di polvere a granulometria omogenea di facile distribuzione. Le dimensioni dei granuli ricoperti dipendono dal tipo di impiego e possono essere dei microgranuli con diametro medio di circa 1,5÷1,6 mm (Size Guide Number 150÷160 ) oppure dei granuli di dimensioni standard con diametro medio di 3,0÷3,4 mm (Size Guide Number 300÷340 ) ( Foto 1 ); è garantita la massima uniformità nelle dimensioni dei granuli con uno specifico indice di uniformità a seconda della dimensione media dei granuli (Uniformity Index medio 55÷60 ). In base alla longevità voluta del concime si agisce sul processo produttivo e sulla quantità di membrana ricoprente utilizzata, così da poter ottenere dei formulati con rilascio da 2 mesi fino a 16 mesi . Per longevità si intende che almeno 80÷85% dei titoli del concime venga reso biodisponibile in modo graduale e progressivo entro il numero di mesi di longevità dichiarati nella confezione. Haifa ha provveduto in base alla normativa vigente a realizzare il necessario ed approfondito iter legislativo per la registrazione in legge di sostanze ricoprenti, sviluppando una ricca documentazione di test agronomici e di laboratorio, ed oggi può vantare di essere tra le poche Società che ha registrato la propria tecnologia di ricopertura (MultiCoTech™) e sostanza ricoprente denominata MCT™ (D.Lgs. 29 Aprile 2010, n°75 - Allegato 6 - Prodotti ad azione specifica). La registrazione in legge della sostanza di ricopertura MCT™ permette ai formulati Haifa, sia che siano totalmente o parzialmente ricoperti, di rendere evidente nelle confezioni la dichiarazione chiara del tipo di sostanza di ricopertura utilizzata ed in particolare la quantità di prodotto ricoperto nel formulato, a tutela dell’utilizzatore finale del prodotto. 43 Meccanismo di azione, fattori coinvolti e tempi di rilascio Il meccanismo di azione che governa la cessione controllata dei concimi Multicote® si può sintetizzare in quattro stadi (Figura 1). 1° stadio: non appena il granulo entra in contatto con il substrato/terreno e trova un minimo livello d’umidità, inizia ad assorbire il vapore acqueo attraverso i micropori presenti nella membrana. 2° stadio: l’umidità dissolve in modo progressivo il fertilizzante contenuto all’interno che inizia a diffondersi regolarmente nella zona d’assorbimento radicale. 3° stadio: graduale e continuo svuotamento del granulo di concime rivestito con diffusione degli elementi nutritivi. 4° stadio: rimane il rivestimento svuotato, senza più concime all’interno (Foto 2). La cessione dipende unicamente dalla temperatura media del substrato/terreno di coltivazione e non è influenzata in modo significativo dal tipo stesso di substrato/terreno di coltivazione, dal pH o dalla carica microbiologica. Questa specificità permette di avere sincronia fra fabbisogno delle colture e rilascio degli elementi nutritivi avvolti dalla membrana. A basse temperature (< 5 °C) il rilascio è praticamente nullo, anche in presenza di elevati livelli d’umidità nel substrato/terreno, evitando così inutili perdite di prodotto nei mesi invernali e periodi freddi. Allo stesso modo, il rilascio è nullo anche in presenza di elevate temperature se accompagnate dalla assenza di umidità. La tecnologia MultiCoTechTM (MCTTM) assicura quindi, con un’unica applicazione, un’ottimale nutrizione delle colture per più mesi con elevata efficienza di utilizzazione degli elementi nutritivi, consentendo una ottimale sincronia tra il fabbisogno delle colture e il rilascio degli elementi nutritivi avvolti dalla membrana. Campi di applicazione principali e dosi di impiego La grande versatilità di Multicote® garantisce la disponibilità di una formulazione specifica per ogni esigenza di coltivazione sia in vaso che su terreno, come arricchimento dei substrati, concimazione di base e riconcimazione. I granuli di Multicote® possono in certe situazioni controllate essere posti a contatto con il seme o con la piantina, in quanto non sviluppano fitotossicità. Mediamente, per l’arricchimento di substrati, come concimazione principale, si considerano da 3÷4 kg/m3 fino ai 6÷7 kg/m3 per le specie più esigenti. Per interventi di riconcimazione la dose media è 2,5÷3,5 kg/m3. Vantaggi e Fattori da considerare per una gestione ottimale del concime La gamma di formulati Multicote® consente un ottimale e pronto sviluppo delle piante fin dalle prime fasi, senza creare discontinuità nel flusso nutrizionale, accompagnando lo sviluppo delle piante nel tempo, in funzione della specifica longevità per ogni formulato. In tal modo si ottengono sviluppi completi e robusti della vegetazione senza creare squilibri fra apparato aereo e apparato radicale. 44 Tempi di rilascio medi dei vari formulati in funzione della temperatura del suolo/substrato e della longevità dichiarata ( longevità espressa in mesi ) Temperatur Multicote 4 Multicote 6 Multicote 8 Multicote 12 Multicote 16 a °C 15 6 8÷9 9÷10 15÷17 20÷22 21 °C 4 6 8 12 16 30 °C 2÷2,5 3÷4 4÷5 6÷7 9÷10 Tabella 1: tempi di rilascio in funzione della temperatura del suolo/substrato Il meccanismo di ricopertura permette il massimo controllo della salinità, evitando fitotossicità e danneggiamenti alle radici e riducendo inoltre le perdite per lisciviazione e volatilizzazione. Utilizzando i formulati Multicote® è possibile contenere il numero di applicazioni riducendo i costi di distribuzione. La gamma Multicote® è ecocompatibili grazie alla membrana di rivestimento completamente biodegradabile ed alla massima efficienza nutrizionale. Multicote® non evidenzia specifiche controindicazioni in fase di miscelazione con i tradizionali substrati e torbe di coltivazione. Per la definizione del dosaggio più corretto si consiglia di scegliere in modo attento la longevità voluta e definire le esigenze nutrizionali dell’essenza vegetale. Considerando l’influenza della temperatura sulle modalità di rilascio, si consiglia di incrementare le dosi medie di utilizzo del 20% nel caso di temperature medie del terriccio di 15°C e diminuirle del 20% se le temperature medie risultano superiori a 30°C, ma si ricorda che per colture irrigue con costante e continuo apporto di acqua anche in piena estate la temperatura nel substrato/terreno difficilmente supera i 30-34 °C. Il corretto stoccaggio del prodotto prevede di mantenerlo in un luogo asciutto e riparato dalla luce diretta del sole e dall’umidità, per preservarne le caratteristiche. Formulati disponibili La specifica gamma Multicote® per l’ortoflorovivaismo è disponibile con formule aventi una longevità compresa tra 4 e 16 mesi. La maggior parte delle formulazioni è arricchita con microelementi. In funzione della specifica tecnologia formulativa, Haifa è in grado di personalizzare le formulazioni per tempi e velocità di rilascio con il fine di soddisfare le varie richieste del mercato. Il formulato per riconcimazione è disponibile anche additivato con specifiche sostanze adesivanti per evitare la caduta dei granuli di concime durante la movimentazione dei vasi. Formulati NPK principali per il florovivaismo della linea Multicote® a granulometria standard Multicote 4 * Multicote 6 * Multicote 8 * Multicote 12 * Multicote 16 * 17.17.17 15.7.15+2MgO+Me 15.7.15+2MgO+Me 14.7.14+2MgO+Me 14.7.14+2MgO+Me - 19.6.15+2,5MgO+0,8Fe (Nursery riconcimazioni) - - - 15.7.15+2MgO+Me - - - - * tempi di rilascio in mesi in condizioni controllate (Metodo di analisi EN 13266-2001 Estrazione sequenziale) Tabella 2: formulati principali disponibili 45 Basacote® Plus concimi a cessione programmata per substrati Francesco Gazzola COMPO Expert Italia via Marconato, 8 – 20811 Cesano Maderno MB Email: [email protected] Descrizione del tipo di concime e inquadramento legislativo Concime granulare complesso NPK con magnesio e microelementi a cessione controllata. I granuli sono ricoperti con la tecnologia POLIGEN W3, un materiale di rivestimento a base polimerica di elevata qualità e affidabilità autorizzato dalla legge dei fertilizzanti (D. Lgs. 29 aprile 2010, n.75). Meccanismo di azione L’acqua penetra all’interno dei granuli attraverso il rivestimento. Le sostanze fertilizzanti presenti all’interno del granulo vengono sciolte dall’acqua formando una soluzione omogenea di elementi nutritivi. La soluzione nutritiva così costituita viene rilasciata attraverso il rivestimento con cessione controllata. Fattori coinvolti e tempi di rilascio La cessione programmata delle sostanze nutritive avviene attraverso il materiale di rivestimento del granulo proporzionalmente al fabbisogno delle colture. Con l’aumento della temperatura, aumenta il fabbisogno di sostaze nutritive da parte della pianta e, di conseguenza, la cessione degli elementi nutritivi da parte di Basacote® Plus avviene più velocemente. Al contrario, con temperature basse, i fabbisogni delle piante diminuiscono e l’attività di Basacote® Plus rallenta. Campi di applicazione e dosi di impiego 46 Vantaggi I concimi Basacote® Plus assicurano un costante ed adeguato apporto di sostanze nutritive durante il ciclo di coltivazione, evitando perdite per dilavamento o squilibri nutrizionali. POLIGEN W3 è un materiale di rivestimento dei granuli elastico e resistente al gelo. L’elevata elasticità di POLIGEN W3 previene il rischio di rotture meccaniche della pellicola causate dal passaggio di macchine o dal calpestamento, mantenendo inalterata la funzionalità dei granuli ricoperti. Gli effetti del gelo non influenzano la qualità del rivestimento. Anche variazioni di temperatura estremamente forti, oscillanti, ad esempio da -20 °C a 20 °C, non hanno alcun influsso sulla qualità dei prodotti. Fattori da considerare per una gestione ottimale del concime La scelta del tipo di Basacote® Plus e del doaggio da impiegare dipendono dalla coltura, dalla sua durata, dall’epoca di invasatura, dal sistema di coltivazione e dalle condizioni climatiche. Formulati disponibili La gamma comprende prodotti a diverso rilascio: 3, 6, 9 e 12 mesi 47 Paolo Cozzi Everris Italia via D. Monterumici, 8 31100 Treviso Email: [email protected] Descrizione del concime Fertilizzante a cessione programmata e predefinita Meccanismo di azione Il prodotto in granuli è avvolto da una membrana di resina semipermeabile biodegradabile. Il vapore acqueo penetra nel granulo attraverso la membrana e scioglie i macro e i microelementi in esso contenuti, i quali vengono poi spinti all’esterno dalla differenza di pressione osmotica. La salinità, il valore del pH, l’attività microbiologica e la quantità di acqua non hanno influenza sulla cessione delle sostanze nutritive. Oggi Everris offre sul mercato professionale 3 tipi diversi di fertilizzanti a cessione controllata:  prodotti di seconda generazione: Osmocote Pro  prodotti di terza generazione: Osmocote Exact  prodotti di quarta generazione: Osmocote Exact Hi.End e Osmocote Exact Protect L’offerta degli altri produttori di fertilizzanti si ferma ancora alla seconda generazione. I fertilizzanti a cessione controllata di terza e quarta generazione si contraddistinguono per processi produttivi completamente innovativi, i quali permettono di ottenere una cessione del fertilizzante completamente predefinita durante l’intero suo ciclo di durata. In altre parole, Osmocote Exact/Hi.end e Protect permette di conoscere come le sostanze nutritive saranno liberate nel tempo, prima dell’impiego sulle colture. Ed è possibile prevedere in anticipo la cessione del prodotto mese per mese, fino alla fine. Con la quarta generazione di concimi si è fatto un ulteriore passo in avanti. Questi sono basati sulla tecnologia DCT che sta per “ Dual Coating Technology”, cioè tecnologia di doppio rivestimento. 48 La differenza rispetto ad Osmocote Exact consiste nel fatto che una percentuale di Hi.End viene trattata con tecnologia DCT, per cui una fase del processo di rilascio (concimazione) risulta ritardata. Il risultato concreto che si ottiene durante la coltivazione è la sensibile riduzione della salinità nel substrato di coltura nei mesi immediatamente successivi all’invaso. In altre parole, la seconda membrana di avvolgimento ritarda di 2/3 mesi la cessione delle sostanze nutritive. Fattori coinvolti e tempi di rilascio Acqua e temperatura Campi di applicazione e dosi di impiego ortoflorovivaismo Vantaggi Unica applicazione in concimazione di fondo e/o in copertura. Dilavamento e lisciviazione pressoché inesistente. Impatto ambientale nullo. La cessione degli elementi nutritivi segue la naturale crescita delle colture Fattori da considerare per una gestione ottimale del concime Periodo di invaso. Tipo di coltura. Dosaggio. Coltivazione a cielo aperto o sotto copertura. Formulati disponibili Da 6/8 settimane fino a 16/18 mesi Brand Osmocote Osmocote Osmocote Osmocote Osmocote Osmocote Osmocote Osmocote Osmocote Osmocote Osmocote Start Bloom Pro Exact std Exact Low start Exact HK exact Hi.End Exact Protect Exact Mini Exact Tablet Topdress Durate disponibili 6/8 settimane 2/3 mesi 3/4, 5/6, 8/9 e 12/14 mesi 3/4, 5/6, 8/9 e 12/14 mesi 16/18 mesi 3/4, 5/6, 8/9 e 12/14 mesi 5/6, 8/9 e 12/14 mesi 8/9 e 12/14 mesi 3/4 e 5/6 mesi 5/6 e 8/9 mesi 2/3, 4/5 e 5/6 mesi Ratio N:P:K 1:1:1,4 1:0,6:1,5 1:0,7:0,6 1:0,6:0,8 1:0,5:0,7 1:1:1,6 1:0,6:0,8 1:0,6:0,8 1:0,6:0,8 1:0,6:0,8 1:0,3:0,5 49 Emanuela Ramaccini Adriatica S.p.A. - Strada Dogado 300/19-21 - Loreo (RO) Email: [email protected] - [email protected] Adriatica SpA è un azienda italiana di successo, presente su tutto il territorio nazionale, in molti paesi del bacino del mediterraneo e nella maggior parte dei paesi dell’Est Europa. La società ha messo a disposizione il concime CE K-GREEN 14-06-16 + 2%MgO+Me, per condurre le prove relative ad una corretta gestione dei substrati di coltivazione. Tale formulato è un concime minerale composto a basso tenore di cloro caratterizzato dalla presenza della DCD (Diciandiammide) in qualità di inibitore della nitrificazione. Il K-GREEN 14-06-16 + 2%MgO+Me, concime microgranulare con diametro tra 1,5mm e 2,5mm, deriva dalla linea N-GOOO, utilizzata in agricoltura professionale. In questi formulati la frazione azotata è completamente priva di azoto nitrico e la presenza dell’inibitore comporta un sensibile rallentamento del processo di ossidazione dell’azoto ammoniacale. In K-GREEN la diciandiammide è intimamente legata alle materie prime che verranno debitamente compattate e non è, quindi, limitata solo ad un semplice rivestimento del microgranulo. I componenti fanno di K-GREEN un concime “nobile“ in quanto sono caratterizzati da bassissima salinità. Questo si traduce in un limitato incremento di conducibilità del substrato. Questo formulato, ideato per rendere facilmente disponibili gli elementi nutritivi all’apparato radicale, è ottenuto da un processo di compattazione di avanguardia. Non deriva dalle tradizionali semplici miscelazioni fisiche, dove l’irregolare distribuzione risulta essere di più difficile applicazione con conseguente minore efficacia. Il microgranulo di questa linea di formulati presenta la caratteristica di disgregarsi facilmente e rendere così i singoli componenti più rapidamente disponibili alle radici e permettendo così una nutrizione uniforme e costante della pianta. La cessione graduale dell’azoto è regolata essenzialmente dall’attività dei microorganismi che come noto traggono l’energia dai processi di mineralizzazione della sostanza organica. Sia i processi chimici sia microbiologici sono fortemente influenzati da condizioni di temperatura, di umidità e reazione dei substrati. Il ricorso a DCD, in base alle prove condotte, sembra confortare il nostro programma di concimazioni. La permanenza dell’azoto nel substrato è garantita per un periodo di 60gg, durante i quali non si sono pure notati significativi sbalzi di pH e conducibilità. 50 Dosi consigliate L’esperienza ha dimostrato che 1kg/m3 di K-GREEN 14-06-16 + 2%MgO+30%SO3 +Me è sufficiente a supportare una ottimale integrazione del terriccio. Si può consigliare questo integratore di substrati per: - la semina - il ripicchettamento - la invasatura - nei rinvasi. 51 CORNUNGHIA N 14 Pietro Pizzo ORGANAZOTO FERTILIZZANTI SpA Via Della Spira, 26 56024 – Ponte a Egola (PI) Email: [email protected] Descrizione del tipo di concime e inquadramento legislativo Concime organico azotato N14 / cornunghia naturale Residuo di corna e unghie allo stato naturale D.lgs. 75/10 Foto: campione di cornunghia. Meccanismo di azione Matrice organica proteica costituita da scleroproteine ( cheratine ) di origine bovina. La mineralizzazione dell’ N ORGANICO proteico è dovuta ad attività di natura microbiologica. Fattori coinvolti e tempi di rilascio I tempi di rilascio sono influenzati da: temperatura, umidità, ossigeno e struttura/tessitura dei suoli e variano da 6 a 10 mesi. Campi di applicazione e dosi di impiego Impiego in colture floricole, frutticole, vivaismo ed in risaia. Utilizzato nella preparazione dei substrati. Dosaggi medi Nei terricci 6/10 kg per mc, in vaso 50/100 gr pianta, pieno campo 300/500 kg per ha. Vantaggi Concime con il più alto titolo di Azoto Organico con lunghi tempi di rilascio, caratterizzato da minime perdite per lisciviazione e gassificazione, con completo utilizzo dell’elemento fertilizzante. Consentito in Agricoltura Biologica. 52 Fattori da considerare per una gestione ottimale del concime I tempi di rilascio dell’N ORGANICO sono influenzati da vari fattori e sono variabili. Necessaria una taratura agronomica per verificare i corretti dosaggi per le colture di impiego, in particolare per impieghi sotto serra con alte temperature. Formulati disponibili Disponibile in tre taglie/pezzature Tipo 1 fine Tipo 2 medio mm 5-9mm 2-5 Tipo 3 grossa mm 9-15 53 Informazioni legali: E’ consentita la riproduzione citando la fonte. E’ vietata la riproduzione con inserimento di loghi e/o marchi aziendali, se non autorizzato. E’ vietata la riproduzione con modifiche ai loghi degli Enti. AIPSA e gli autori non sono responsabili per l’uso che può essere fatto dalle informazioni contenute nel presente manuale. Il manuale è disponibile on-line: www.asso-substrati.it Soci AIPSA                     Ageon srl Agrochimica spa Armando Garello sas Compo Italia srl Europomice srl Fap srl Fertil srl Geotec srl Klasmann Italia srl Mediopiave srl Nuova Cem.Ar. srl Nuova Flesan srl Pac srl Perlite Italiana srl Tercomposti spa Terflor srl Tirsi srl Turco Silvestro snc Vigorplant Italia srl Vitaflor srl Per informazioni: Associazione Italiana Produttori di Substrati di coltivazione e Ammendanti sede legale: via Vittorio Veneto 12, 20091 - Bresso (MI) sede operativa: via Garibaldi 63, 29015 Castel San Giovanni (PC) 331.64.56.030 fax 02.99989363 www.asso-substrati.it [email protected] 54 Stampato presso tipografia Verusk’Art Piazza Italia 23 - 26839 Zelo Buon Persico (LO) Tel. 3495463600 55 56