Linee Guida Substrati di Coltivazione
1. Composizione, proprietà e impiego
AIPSA
Associazione italiana produttori di
substrati di coltivazione e
ammendanti
i
Settembre 2013
1
2
AIPSA
Associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti
Linee Guida Substrati di Coltivazione
1. Composizione, proprietà e impiego
In collaborazione con
DiSAA
Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali
Produzione, Territorio, Agroenergie
CeRSAA
Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola,
Camera di Commercio di Savona
ERSA FVG
Agenzia regionale per lo sviluppo rurale del Friuli
Venezia Giulia
Con il patrocinio di
3
Coordinamento a cura di:
Patrizia Zaccheo, Laura Crippa - DiSAA
Costantino Cattivello - Ersa FVG
Giovanni Minuto - CeRSAA
Daria Orfeo - AIPSA
Redazione a cura di:
Costantino Cattivello (ERSA FVG), Daria Orfeo (AIPSA), Giovanni Minuto (CeRSAA), Laura Crippa
(DiSAA), Paolo Notaristefano (AIPSA), Patrizia Zaccheo (DiSAA), Marino Manstretta
(Assofertilizzanti), Livia Martinetti (DiSAA), Piero Frangi (Fondazione Minoprio - Centro MiRT).
Si ringrazia per la collaborazione:
Emanuela Ramaccini (Adriatica Spa), Pietro Pizzo (Organazoto Fertilizzanti SpA), Paolo Cozzi
(Everris Italia Srl), Mauro Schippa (Haifa Italia Srl), Giorgia Terzulli (Haifa Italia Srl), Francesco
Gazzola (Compo Expert Italia Srl).
Indice
Substrati di coltivazione per il florovivaismo: inquadramento legislativo ………………………6
Materie prime……………………………………………………………………………………………………………………..8
Concimi………………………………………………………………………………………………………………………………13
Correttivi, prodotti ad azione specifica, altri additivi…………………………………………………….16
Parametri: significato agronomico e metodi analitici……………………………………………………..17
Modificazioni delle caratteristiche dei substrati……………………………………………………………..23
Fattori che promuovono lo sviluppo e la diffusione di alterazioni fitopatologiche e
fisiopatologiche………………………………………………………………………………………………………………..28
8. Esigenze delle piante floricole ed orticole……………………………………………………………………..33
9. Approccio tecnico in caso di controversie…………………………………………………………………….…35
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
ALLEGATO 1 - Metodi di analisi di riferimento…………………………………………………………………………….42
ALLEGATO 2 – Schede tecniche concimi……………………………………………………………………………………….43
4
Premessa
I substrati di coltivazione sono mezzi tecnici di sempre maggior importanza per il settore ortoflorovivaistico, come dimostra la crescita dei volumi prodotti e, soprattutto, la differenziazione
dei prodotti in funzione delle sempre più specifiche esigenze dell`utilizzatore, che richiede
prodotti affidabili e di qualità garantita.
AIPSA - associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti, ritenendo che
per iniziare a parlare di qualità dei substrati si debba innanzitutto conoscere la natura e le
caratteristiche tecniche dei prodotti, vuole offrire, attraverso la pubblicazione delle “Linee
Guida Substrati di Coltivazione”, uno strumento di informazione univoca, concisa ma allo stesso
tempo il più possibile completa dei prodotti in commercio, a garanzia del produttore, a tutela
dell’utilizzatore ma anche per agevolare il compito degli organismi di controllo e dei laboratori
di analisi.
Con la preziosa collaborazione di ricercatori di prestigiosi Enti di ricerca e di rappresentanti di
importanti associazioni, e con l’ausilio di colleghi di aziende produttrici di concimi, abbiamo
portato a termine questa guida, che vorremmo proiettata come prima di una serie di strumenti
di approfondimento del complesso mondo di interazioni tra materie prime, concimi e additivi,
piante, tecniche colturali.
Nel primo manuale “Composizione, Proprietà, Impiego”, troverete utili informazioni sulle
materie prime costituenti i substrati, sulle proprietà chimico-fisiche e biologiche che li
caratterizzano, nonché approfondimenti sulle modifiche che intercorrono nella conservazione e
in coltivazione. Esso promuove infine un approccio tecnico da adottare in caso di controversie.
Con la speranza che il prodotto del nostro impegno possa porre le basi per un costruttivo dialogo
tra produzione, utilizzazione e controllo, vi auguriamo una buona lettura.
Paolo Colleoni
Presidente AIPSA
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1. I substrati di coltivazione per il florovivaismo
Daria Orfeo, Paolo Notaristefano
AIPSA – Associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti
Si definisce substrato di coltivazione un materiale diverso dal terreno, costituito da uno o più
componenti, organici e/o inorganici, eventualmente addizionato di correttivi, concimi ed altri
additivi, destinato tal quale a sostenere lo sviluppo vegetale.
La qualità di un substrato si misura nella sua capacità a consentire la crescita di piante sane e di
elevato valore commerciale; la stretta relazione substrato/pianta fa sì che non si possa parlare
genericamente di substrati di buona qualità, ma che sia necessario circostanziare meglio il
concetto definendo una qualità per l’uso e quindi per specie coltivata, ma anche per sistema
irriguo adottato, tipo di contenitore, lunghezza del ciclo colturale, ecc. E’ così spiegato come
uno stesso substrato possa dimostrarsi ottimale per un utilizzo e di contro incidere
negativamente quando impiegato in una situazione diversa. Per capire quale sia il substrato che
meglio si adatta alle proprie esigenze è pertanto importante conoscere la composizione, le sue
caratteristiche chimico-fisiche e come variano a seconda della conservazione e dell’impiego.
Inquadramento legislativo
La produzione e la commercializzazione dei substrati di coltivazione è disciplinata dalla
normativa per i fertilizzanti, decreto legislativo 29 aprile 2010, n.75 (Gazzetta Ufficiale n. 121
del 26 maggio 2010) e successive modifiche ed integrazioni. La norma che definisce i substrati
come “i materiali diversi dai suoli in situ dove sono coltivati i vegetali” prevede due tipi di
prodotto: il substrato di coltivazione base e il misto, per i quali vengono esplicitate le materie
prime utilizzabili, i requisiti chimico-fisici definiti in termini di pH, conducibilità elettrica,
carbonio organico e densità apparente. La normativa specifica anche quali parametri devono
essere dichiarati in etichetta (obbligatori e facoltativi) indicandone le relative tolleranze ovvero
di quanto il valore dichiarato potrà discostarsi dal valore riscontrato ad un controllo.
Il substrato di coltivazione base e il substrato di coltivazione misto
Il substrato base può essere preparato con diversi materiali di natura organica tra cui:
ammendante vegetale semplice non compostato (es. fibra di cocco, lolla di riso, fibra di legno
ecc...), ammendante compostato verde, torba acida, torba neutra, torba umificata. Questi
possono essere usati da soli, miscelati fra loro, o con l’aggiunta di altri materiali organici,
materiali di origine minerale, prodotti ad azione specifica, correttivi e concimi. Per il substrato
di tipo misto sono valide le medesime componenti e in più vi è la possibilità di utilizzare anche
l’ammendante compostato misto e l’ammendante compostato con fanghi. La differenza
sostanziale tra i due tipi di substrato è rappresentata dai valori soglia dei parametri di legge che
li definiscono, ovvero: pH, conducibilità elettrica, densità apparente secca, carbonio organico,
come riportato in tabella.
Substrato di coltivazione base: requisiti
Substrato di coltivazione misto: requisiti
pH (in H2O) compreso tra 3,5 e 7,5
Conducibilità elettrica: massima 0,70 dS/m
Carbonio organico minimo 8% sul secco
Densità apparente secca massima 450 kg/m3
pH (H2O) compreso tra 4,5 e 8,5
Conducibilità elettrica: massima 1,0 dS/m
Carbonio organico minimo 4% sul secco
Densità apparente secca massima 950 kg/m3
Tabella: requisiti substrato di coltivazione base e misto - D.lgs. 75/10.
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Etichetta dei substrati
Tutti i prodotti immessi in commercio, a titolo oneroso o gratuito, devono essere identificati ed
etichettati secondo le norme riportate in allegato 8 d.lgs. 75/10.
L’etichetta è quella parte che contiene le dichiarazioni obbligatorie e facoltative previste dalla
normativa. Per entrambi i tipi di substrato, il fabbricante deve dichiarare obbligatoriamente il
pH, la conducibilità elettrica, la densità apparente secca, la porosità totale, il volume
commerciale, e le componenti utilizzate (quando maggiori del 5% v/v) oltre ad eventuali concimi
aggiunti. Per i concimi, la cui presenza va dichiarata indipendentemente dalla quantità
utilizzata, andrà specificato se si tratta di concime minerale semplice, concime minerale
composto, concime organo-minerale, concime organico. Inoltre deve essere indicata anche
l’eventuale miscelazione, del concime, a specifici prodotti ad azione specifica sui fertilizzanti
(vedi capitolo concimi).
ETICHETTA
INFORMAZIONI
SUBSTRATO DI COLTIVAZIONE
Tipologia
Substrato di coltivazione base
Denominazione del tipo
pH (in H2O): 6,0
Conducibilità elettrica: 0,4 dS/m
Densità apparente secca: 300 kg/m3
Porosità totale: 90 % (v/v)
Volume commerciale: 70 litri
Componenti: torba neutra, ammendante
compostato verde, argilla.
Aggiunto di concime minerale composto NPK
Fabbricante: Azienda srl, via G. Garibaldi 63.
Parametri chimico-fisici
Parametro commerciale
Materie prime e aggiunta di concimi
Responsabile dell’immissione in commercio
Tabella: informazioni contenute in fac-simile di etichetta (dichiarazioni obbligatorie)
Per entrambi i tipi di substrato, le dichiarazioni facoltative, che si possono aggiungere in
etichetta, sono: le indicazioni sull’uso del substrato (es. semina, rinvaso, paesaggistica, ecc.), le
specie vegetali coltivabili, la dicitura “per specie acidofile” (in questi casi il pH deve essere
compreso tra 3,5 e 5,0), il carbonio organico e il titolo di N, P2O5 e K2O aggiunto come concime.
I valori dichiarati in etichetta fanno riferimento a parametri determinati con metodiche ufficiali.
Per l’etichettatura dei substrati di coltivazione, i metodi di analisi adottati, sono le metodiche
europee sviluppate dal Comitato Europeo di Normazione CEN TC 223 “Soil improvers and growing
media” rettificati, in Italia, da UNI, Ente Nazionale Italiano di Unificazione (vedi allegato 1).
7
2. Materie prime
Costantino Cattivello1
ERSA FVG - Agenzia regionale per lo sviluppo rurale del Friuli Venezia Giulia
Le materie prime che possono essere impiegate sono molte, tradizionalmente vengono suddivise
in organiche e minerali, quest’ultime possono essere trattate termicamente o meno. Nel
paragrafo successivo vengono descritte le più diffuse e gli effetti sul substrato derivanti dal loro
impiego in purezza o miscela.
Componenti organiche
Torba
E’ un materiale organico composto in massima parte da residui, più o meno decomposti, di
muschi, canne e carici provenienti da zone umide e paludose. Si forma in condizioni di assenza o
scarsa presenza di ossigeno. La torba di Sfagno è la più diffusa ed apprezzata. E’ composta in
massima parte da residui poco decomposti di diverse specie appartenenti a questo genere di
muschi.
Le torbe si differenziano non solo per la composizione botanica ma anche per il colore (legato al
diverso grado di decomposizione), al sistema di raccolta ed alla setacciatura, come si può
osservare in tabella.
Tabella: riflessi sulle principali caratteristiche finali del substrato derivanti dall’impiego di diverse
torbe.
Denominazione
volume ritenzione
resistenza
stabilità
peso
potere
Tipi
internazionale
d'aria
idrica
restringimento nel tempo
tampone
Torba di
Sphagnum peat
=/+
+
=/+
=/+
=
+
Sfagno
Torba di carice
reed-sedge peat
+
-/=
-/=
+
o canna
white or Sphagnum peat
Torba bionda
+
+
(H1 - H3)
=/+
=
+
+
=
=
black peat (H7 - H10)
-
-
-/=
=
+
+
milled peat
=
+
=
=
=
=
sod peat
+
-/=
+
+
=/+
=
frozen black peat
-
-/=
-
=
+
+
coarse peat
+
-
+
+
=
-
Torba media
medium peat
=
=
=/+
=/+
=/+
=
Torba fine
fine peat
-
+
-/=/+
=/+
+
+
Torba bruna
transitional peat (H4 - H6)
Torba nera
Torba da
fresatura
Torba da
blocchi
Torba da
raschiatura
Torba
grossolana
aumenta +
invariata/o =
diminuisce -
8
Provenienza, modalità di raccolta e struttura condizionano i campi di impiego della torba, come
si osserva nella tabella sottostante.
Tipi
provenienza
Torba di sfagno
Svezia,
Finlandia,
Repubbliche
baltiche,
Russia,
Bielorussia,
Canada
modalità di raccolta struttura
orizzontale
fine, media o
(fresatura) o
grossolana
verticale (a blocchi)
orizzontale
fine, media o
(fresatura) o
grossolana
verticale (a blocchi)
idem
Minore
ritenzione
idrica
rispetto
alla
torba bionda, elevata
stabilità nel tempo.
verticale
(raschiatura)
fine
Grazie
alle
proprietà
collanti
(migliori
nel
prodotto
di
provenienza
tedesca) si prestano
molto bene per la
produzione
di
cubetti.
fine
Entra
nella
composizione
di
substrati
per
cubetti
in
mescolanza con la
torba
nera
condizionata.
orizzontale
fine, media o
(fresatura) o
grossolana
verticale (a blocchi)
Torba bruna
Irlanda,
Germania
Torba nera
Germania
Si
tratta
di
un
materiale
poco
decomposto
(H1-H3)
estratto dagli strati più
superficiali
della
torbiera.
idem
Irlanda,
Polonia,
Germania
Torba nera
condizionata
note
E' costituita da una
mescolanza
di
più
specie
botaniche.
Leggermente
più
decomposta
e
con
minore
ritenzione
idrica
della
precedente.
Torba bionda
Finlandia,
Repubbliche
baltiche,
Russia,
Germania
campi
di
applicazione
Le
frazioni
grossolane
per
coltivazione
di
piante in vasi di
grandi
o
medie
dimensioni.
Le
frazioni fini per
semina,
ripicchettamento e
taleaggio
in
contenitori
di
piccole dimensioni.
verticale
(raschiatura)
La qualità è in larga
parte
influenzata
dall'intensità e durata
dell'esposizione
alle
basse
temperature.
Queste
migliorano
enormemente
la
ritenzione idrica e la
porosità riducendo nel
contempo
l'eccessiva
collosità.
E' estratta dagli strati
più
profondi
della
torbiera ed ha subito
solo in parte l'effetto
del gelo. Restringe di
più
ed
ha
una
ritenzione
idrica
inferiore rispetto al
materiale
condizionato.
9
La torba non è la sola matrice organica dei substrati.
Di seguito vengono illustrate brevemente le caratteristiche di altre componenti organiche.
Ammendante compostato verde (ACV)
E’ il prodotto ottenuto attraverso un processo controllato di trasformazione e stabilizzazione dei
residui organici che possono essere costituiti da scarti della manutenzione del verde
ornamentale e scarti vegetali di vario genere, compresa la frazione organica di alghe e piante
marine.
Ammendante compostato misto (ACM)
E’ un prodotto ottenuto attraverso un processo controllato di trasformazione e stabilizzazione di
rifiuti derivanti dalla frazione organica dei rifiuti urbani provenienti da raccolta differenziata, da
rifiuti di origine animale, da rifiuti di attività agroindustriali, dal digestato da trattamento
anaerobico (con esclusione di quello proveniente dal trattamento di rifiuto indifferenziato), da
rifiuti non trattati dell’industria del legno e tessile e dalle stesse matrici previste per l’ACV.
Ammendante compostato con fanghi
E’ un prodotto ottenuto attraverso un processo controllato di trasformazione e stabilizzazione di
reflui e fanghi nonché dalle matrici previste per l'ammendante compostato misto. Attualmente è
una materia prima poco utilizzata in miscele destinate al settore hobbistico.
Per "fanghi" si intendono quelli di cui al Decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99 e successive
modifiche e integrazioni. I fanghi, tranne quelli agroindustriali, non possono superare il 35% (p/p
sostanza secca) della miscela iniziale. I fanghi utilizzati per la produzione di dell’Ammendante
compostato con fanghi, nelle more della revisione del D.Lgs. 99/92, devono rispettare i seguenti
limiti: PCB < 0,8 mg/kg s.s.
Cortecce invecchiate o compostate
Derivano in massima parte da abete rosso e abete di Douglas e si impiegano previo compostaggio
per stabilizzarle da punto di vista microbiologico; successivamente vengono macinate e/o
vagliate. Se provengono da pino marittimo non necessitano di compostaggio.
Cocco
Della noce di cocco si utilizza la parte mediana del guscio (mesocarpo). Dalla sua lavorazione si
ricavano fibre lunghe utilizzate per diversi manufatti mentre le più corte (1-3 cm), sono
impiegate nella preparazione di substrati. Il mesocarpo può essere macinato finemente a
formare il cosiddetto midollo o in frazioni più grossolane chiamate chips. Il prodotto, prima di
essere commercializzato, è sottoposto in genere a ripetuti lavaggi per ridurne il contenuto in sali
ed a un invecchiamento o compostaggio della durata di alcuni mesi.
Lolla di riso
E’ rappresentata dalle brattee o glumelle della cariosside trattate termicamente per ottenere il
riso parboiled. Questo trattamento termico assicura la devitalizzazione di eventuali semi
presenti e la sterilizzazione del mezzo.
Fibra di legno stabilizzata
Deriva in massima parte dalla sfibratura ad alta temperatura di legno di abete rosso e pino
marittimo. Il prodotto derivante è trattato con pigmenti coloranti ed agenti per stabilizzarne le
caratteristiche biochimiche.
10
Queste componenti organiche in alcuni casi rappresentano il solo costituente del substrato ma
più frequentemente entrano in miscela con altre matrici organiche e minerali.
Nella tabella seguente, sono riportati gli effetti dovuti alla loro aggiunta sulle principali
caratteristiche di un substrato a base di torba di media qualità fresata.
volume
d'aria
Tipi
Ammendante
compostato
verde (ACV)
Ammendante
compostato
misto (ACM)
ritenzione
resistenza
idrica
restringimento
stabilità
nel
tempo
peso del
substrato
potere
potere elementi
salinità soppressivo
tampone nutritivi
patogeni
-/=
-/=
-/=
=
=/+
+
+
+
+
-/=
-/=
-/=
=
=/+
=/+
+
+
+
Cortecce
+
-
+
=/+
=/+
-/=
=
=
=/+
Cocco
(midollo)
=
=/+
+
=
=
=
=
=
=
Lolla di riso
+
-
+
-
-
-
=
=
=
=/+
-/=
=/+
=
-/=
-
=
=
-/=
aumenta
+
invariata/o
=
diminuisce
-
Fibra di legno
stabilizzata
Componenti minerali
Entrano nella formulazione dei substrati con percentuali in peso o volume molto variabili in
funzione dell’impiego finale del prodotto. Rappresentano la componente prevalente in peso e
volume dei terricci per tappeti erbosi.
Argilla
E’ rappresentata in genere da montmorillonite o bentonite. Solitamente è aggiunta in forma
granulare, meno frequentemente in polvere. Non deve contenere carbonati.
Pomice
E’ una roccia vulcanica che si origina da materiali incandescenti espulsi durante le eruzioni e
raffreddatisi all’aria. Ne risulta un materiale ricco d’aria, perlopiù intrappolata all’interno delle
particelle, che conferisce alla pomice una notevole leggerezza, ben superiore rispetto ad altre
rocce vulcaniche.
Sabbia
In genere è estratta da cave di sabbia lungo i fiumi. Non deve contenere carbonati al fine di
scongiurare aumenti del pH ed interferenze nell’assorbimento di alcuni elementi nutritivi.
Zeoliti
Sono rappresentate da un gruppo di minerali di origine vulcanica caratterizzati da una elevata
capacità di scambio grazie a cristalli con struttura a nido d’ape che presentano notevoli spazi
interni di dimensioni tali da permettere l’entrata e fuoriuscita di acqua e diversi ioni. Si
impiegano generalmente i tipi granulari.
11
Perlite
E’ un materiale di origine vulcanica di aspetto vetroso che non è impiegato tal quale ma previo
riscaldamento a 1000°C. Il riscaldamento provoca un aumento di volume delle particelle di circa
20 volte conferendo la leggerezza, l’aspetto ed il colore caratteristico.
Vermiculite
E’ una roccia di struttura laminare che si impiega previo trattamento termico a 1000°C. Ciò
provoca una forte espansione delle particelle causata dalla vaporizzazione dell’acqua presente
fra gli strati. Ne risulta un materiale leggero e poroso che, se aggiunto al mezzo, può migliorare
non solo l’arieggiamento ma anche l’assorbimento dell’acqua.
La presenza di componenti inorganiche in un substrato a base di torba comporta la variazione
più o meno intensa di diversi parametri, in funzione della quantità aggiunta. In tabella sono
riportati gli effetti sui principali aspetti fisico-chimici tenendo conto delle usuali quantità
aggiunte ad un substrato torboso.
Tipi
vol.
d'aria
ritenzione
resistenza
idrica
restringimento
stabilità
potere
peso
potere elementi
nel
salinità soppressivo
substrato tampone nutritivi
tempo
patogeni
note
NATURALI
Argilla
-/=
-
=/+
=/+
+
=/+
=
=
-/=
Pomice
+
-
+
=
+
-/=
-/=
=
-/=
Sabbia
-
-
=
=
+
-
-
-
-/=
Zeoliti
-/=
-
=
=
+
=/+
=/+
=
-/=
si
impiega
prevalentemente
in
forma
granulare
è in larga parte
di provenienza
nazionale
si utilizza solo
sabbia silicea
si
impiega
prevalentemente
in
forma
granulare
TRATTATI TERMICAMENTE
Perlite
+
-
=/+
+
-/=
-
-
-
-/=
Vermiculite
+
-/=
=
-/=
-/=
=
=
-
-/=
aumenta +
diminuisce -
impiegata
in
miscela
con
altre
componenti
o
pura in colture
fuori suolo
l'elevato
costo
ne
limita
l'impiego
all'ambito
vivaistico
invariata/o =
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3. Concimi
Marino Manstretta
ASSOFERTILIZZANTI/FEDERCHIMICA – Associazione nazionale dei produttori di fertilizzanti
L’immissione in commercio dei concimi e di tutti i prodotti in genere usati nella nutrizione
vegetale è regolamentata sia a livello comunitario che nazionale. Nell’Unione europea è
attualmente in vigore il regolamento (CE) 2003/2003 del 13 ottobre 2003 (Gazzetta ufficiale
dell’Unione europea del 21.11.2003 n. L 304) che dà indicazioni sulle tipologie e le
caratteristiche unicamente dei concimi minerali ivi elencati, fornendo contemporaneamente i
metodi di analisi per il controllo. Il regolamento definisce i concimi CE definendone le
caratteristiche e suddividendoli in “Concimi minerali semplici e composti, solidi e fluidi, per
l'apporto di elementi nutritivi principali (NPK)” in “Concimi minerali per l’apporto di elementi
secondari (C, Mg, S, Na)” in “Sostanze di calcinazione”- utilizzate per la correzione dell’acidità
dei suoli -, in “Concimi minerali per l'apporto di microelementi”. La Norma italiana, il decreto
legislativo 29 aprile 2010, n.75 (Gazzetta Ufficiale n. 121 del 26 maggio 2010) e successive
modifiche ed integrazioni, oltre che a completare il regolamento europeo in quelle parti in cui il
regolamento stesso affida la competenza agli Stati membri (v. sanzioni e elenco dei laboratori
abilitati per effettuare le analisi sui concimi), definisce le caratteristiche delle tipologie di
prodotti non compresi nella norma europea e di conseguenza definiti come “Concimi nazionali”.
Essi comprendono i concimi organici, i concimi organo-minerali, gli ammendanti, i correttivi, i
substrati, le matrici organiche per la produzione dei concimi organo minerali ed infine i
cosiddetti prodotti ad azione specifica, che comprendono in particolare gli inibitori – di
nitrificazione e/o ureasi – e i ricoprenti, i coformulanti, gli attivatori, i prodotti ad azione sul
suolo, e infine i biostimolanti. I prodotti più innovativi per l’utilizzo nei substrati appartengono
alla categoria dei concimi nazionali, anche se per la concimazione dei terricci viene fatto largo
uso soprattutto di Concimi CE. Ad esempio tra i prodotti ad azione sul suolo citati nel D. Lgs
75/2010 sono previste delle resine che aumentano la capacità di scambio e che potrebbero
aiutare nel caso dei substrati che, è noto, presentano una capacità di scambio e trattenimento
ionico piuttosto bassa.
La concimazione dei substrati
A causa proprio della scarsa capacità di scambio dei substrati, la loro dotazione di elementi
nutritivi minerali deve essere continuamente rifornita. L’aggiunta di argilla al substrato riesce
ad aumentare tale capacità anche se spesso in modo non significativo. Altro parametro da
considerare è inoltre l’interazione tra il pH e la disponibilità degli elementi nutritivi nei
substrati. Come conseguenza a quanto detto, una corretta concimazione per un substrato
colturale deve essere apportata mediante i tradizionali concimi minerali sia all’atto della
costituzione che in fase di coltivazione. La scelta del concime è inoltre legata a diversi fattori:
la specie, varietà che si intende coltivare, il sistema di irrigazione adottato, il periodo (stagione)
e la posizione geografica (nord, centro o sud). La quasi totalità dei substrati destinati al mercato
professionale sono concimati, anche se alcuni operatori preferiscono utilizzare substrati non
concimati in modo da dosare mediante fertirrigazione tutti gli elementi nelle quantità
desiderate. I prodotti destinati al mercato hobbistico sono invece nella maggior parte dei casi
non concimati (soprattutto per ragioni economiche) e solamente quelli qualitativamente migliori
presentano l’integrazione di concimi (meglio se a lenta cessione, in relazione alla praticità per il
consumatore hobbistico finale). I principali concimi utilizzati, per la preparazione di terricci
sono:
13
Concimi minerali a pronto effetto semplici o composti con l’aggiunta eventuale di
microelementi)
Concimi minerali con N a lento rilascio
Concimi organici e organo minerali
Concimi minerali a cessione programmata (concimi ricoperti con resine, polimeri, ecc.)
Microelementi (anche in forma chelata e complessata).
Solitamente i concimi più utilizzati sono i minerali NPK arricchiti in meso (Ca, Mg e S) e
microelementi (B, Co, Cu, Fe, Mn, Mo, Zn). Anche se tutti teoricamente utilizzabili, i concimi
minerali semplici o quelli binari, i concimi organo minerali o organici trovano un’applicazione
meno frequente nella concimazione dei substrati. In particolare però i concimi organici trovano
una loro importante collocazione nella produzione di substrati per l’agricoltura biologica o per
dare caratterizzazione distintiva al substrato (es. aggiunta di Guano, Cornunghia, Leonardite
ecc…).
Tipologia di concimi utilizzati
La cessione dei nutrienti e la velocità con la quale essa avviene è uno dei parametri che, per una
determinata coltura e in funzione della fase fenologica in cui si trova, determina il successo o
meno di una produzione vegetale coltivata su di un substrato.
Abbiamo quindi concimi con una pronta cessione dei nutrienti ed altri che, con differenti
meccanismi, fanno in modo che la disponibilità dei nutrienti avvenga in modo più graduale.
Nella gestione pratica dei miscugli, per esempio, a base di torba l’elemento principale che
condiziona il dosaggio dei concimi è senza dubbio l’azoto che la pianta assorbe sotto forma di
ione ammonio (NH4+) o ione nitrato (NO3-). Nel caso della concimazione di base dei substrati la
quantità di N minerale (pronto) non deve eccedere i 200-250 mg L-1. Nel caso si voglia ottenere
un rilascio più graduale dell’azoto questo può essere ottenuto nei seguenti modi:
1. attraverso la protezione fisico/meccanica (concimi «ricoperti»);
2. attraverso la complessità della molecola che contiene il nutriente (urea formaldeide (36% N),
isobutilidendiurea (28% N), crotonilidendiurea (28% N), ma anche l’azoto organico di concimi
quali cornunghia e pellettati di varia natura di origine animale e vegetale);
3. attraverso l’aggiunta di inibitori della nitrificazione, dell’attività ureasica o di entrambe; o
concimi inibenti di per se la nitrificazione come il tiosolfato d’ammonio (ATS).
La ricopertura dei concimi può permettere il rilascio dei nutrienti o per dissoluzione
chimico/fisica e/o microbiologica del materiale di rivestimento o tramite processi osmotici. Essa
deve essere resistente meccanicamente ed alla temperatura, elastica e fornire il rilascio dei
nutrienti nei tempi dichiarati. I ricoprenti ammessi sono quelli elencati in allegato 6 punto 2.2 al
D. Lgs. 75/2010. Tra i prodotti a cessione programmata troviamo inoltre prodotti parzialmente
ricoperti, cioè costituiti in parte da granuli di concime ricoperti e in parte non ricoperti. In
questo modo si cerca di fondere due esigenze: sia la disponibilità immediata di elementi nutritivi
che quella dilazionata nel tempo. Il dosaggio dei concimi ricoperti nel substrato dipende da
diversi fattori: dalla aggiunta di altri concimi e dai loro meccanismi di rilascio, dalla loro durata
(1-2-3-4……..9-12-16 mesi), dalla durata del ciclo di coltivazione, dalle performance che si
vogliono ottenere dalle piante ed infine dall’ambiente di coltivazione.
14
Il meccanismo del ritardato rilascio dei nutrienti è legato inoltre alla complessità della
molecola. Nei prodotti di condensazione dell’urea con l’aldeide butirrica (l’isobutilidendiurea) e
con l’aldeide crotonica (la crotonilidendiurea) è in particolare la solubilità in acqua che
determina la velocità di rilascio dell’azoto. Nel caso invece dell’urea formaldeide la liberazione
dell’azoto avviene per dissoluzione delle catene ad opera dei microrganismi del terreno e per
degradazione delle molecole più semplici. La velocità con cui si libera l’azoto è quindi
strettamente legata alla lunghezza delle catene: quelle corte (monometilendiurea) liberano più
facilmente azoto, quelle più lunghe (dimetilentriurea e trimetilentetraurea) possono richiedere,
per la degradazione, tempi molto più lunghi.
Nei concimi organici e organo minerali la valutazione della disponibilità dell’azoto organico è più
complessa ed è legata al processo di mineralizzazione che esso deve subire, e che dipenderà da
una serie di fattori quali la temperatura, l’umidità, la presenza e la tipologia dei microrganismi
presenti nel substrato.
I fertilizzanti con inibitori della nitrificazione e dell’ureasi – elencati nell’allegato 6 al punto 2.1
del D. Lgs 75/2010 - sono per il momento poco utilizzati nel settore vivaistico ornamentale e
nella realizzazione dei substrati, anche se sono in corso diverse sperimentazioni per determinare
la loro idoneità a tale utilizzo. Essi infatti vengono visti soprattutto come strumenti per limitare
la percolazione dei nitrati nel terreno (le coltivazioni su substrato utilizzano generalmente il
recupero dell’acqua di percolazione dopo irrigazione) . Potrebbe essere interessante valutare
meglio il loro utilizzo nel vivaismo ornamentale da esterno in contenitore e non, nel caso, per
esempio, delle piante legnose a crescita lenta.
La preparazione delle miscele
La miscelazione dei concimi nei substrati non è mai un’operazione banale e da eseguire in modo
estemporaneo. La miscelazione tra due solidi deve essere particolarmente accurata in modo da
garantire la medesima composizione in tutti i punti del materiale. Tale operazione avviene
ormai in tutti i substrati industriali in modo automatico mediante dei dosatori proporzionali,
comandati da sistemi informatici in grado di erogare anche più concimi contemporaneamente. Il
fabbricante del substrato dovrebbe sempre fornire all’utilizzatore un’adeguata scheda tecnica
con le quantità e la tipologia del concime aggiunto.
Nel caso di aggiunte di concimi a cessione controllata nel mercato professionale, è consigliabile
che il terriccio venga utilizzato entro breve tempo dalla produzione in modo da evitare eccessi
di salinità dovuti al rilascio di elementi da parte del concime.
In allegato 2 sono riportate le schede tecniche di alcuni tipi di concime a cessione controllata,
che sono stati oggetto di un progetto di ricerca (vedi capitolo modificazioni delle caratteristiche
dei substrati).
15
4. Correttivi, prodotti ad azione specifica, altri additivi
Costantino Cattivello
ERSA FVG - Agenzia regionale per lo sviluppo rurale del Friuli Venezia Giulia
Correttivi del pH
Sono rappresentati in massima parte da carbonato di calcio oppure carbonato di calcio e
magnesio. Sono utilizzati per innalzare il pH di partenza di molti substrati a base torbosa fino a
portarlo a valori prossimi alla neutralità. L’efficacia, la velocità di correzione e la stabilità del
pH finale dipendono dal correttivo impiegato e dalla sua finezza (dimensione ideale delle
particelle fra 40 e 100 micron) oltreché dalla granulometria del substrato (stabilizzazione più
lenta nei substrati più grossolani).
Prodotti microbiologici
Sono rappresentati da funghi micorrizici, antagonisti fungini o batterici e da nematodi
entomoparassiti. Svolgono una funzione di controllo od ostacolo alla diffusione di alcuni patogeni
del suolo nonché di stimolazione alla crescita della pianta. La loro efficacia dipende dal tempo
intercorso fra la loro aggiunta e l’impiego del substrato, dalla modalità di conservazione del
terriccio, dalla concimazione presente nel substrato e dall’interazione con gli agrofarmaci
applicati nel corso della coltivazione.
Bagnanti
Sono materiali di diversa origine che, qualora aggiunti al substrato, facilitano l’imbibizione. Fra i
minerali si annoverano la sabbia e l’argilla; fra i materiali di origine organica si hanno gli umati,
i preparati microbiologici ed estratti vegetali, mentre tra i prodotti di sintesi i tensioattivi non
ionici (saponi).
Leganti
Sono materiali in grado di migliorare la tenuta del pane di terra, aspetto particolarmente
importante in quanto facilita le operazioni di trapianto e l’attecchimento di giovani piante. Sono
rappresentati in massima parte da torba nera molto decomposta oppure da materiali vari come
amido, cellulosa, poliacrilati, alginati, albumina e polimeri di polibutadiene.
Agenti coprenti
Sono aggiunti per conferire ad alcune matrici, come ad esempio la fibra di legno, un aspetto
quanto più simile possibile alla torba. Sono rappresentati da polvere di carbone o torba nera
molto decomposta.
16
5.Parametri: significato agronomico e metodi analitici
Patrizia Zaccheo, Laura Crippa
DiSAA – Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Università degli Studi di Milano
I metodi analitici presentati e discussi in questo capitolo vengono utilizzati esclusivamente per la
caratterizzazione dei materiali all’uscita dal processo produttivo, durante la fase di
distribuzione e prima del loro utilizzo; in tutti questi casi, l’impiego di metodi analitici comuni è
garanzia di un sistema di valutazione oggettivo quali-quantitativo del prodotto, in quanto
consentono di stabilire un linguaggio comune al produttore ed al consumatore (valido per i paesi
europei). Diverso è il caso delle analisi effettuate nel corso della coltivazione, effettuate per
conoscere o monitorare i fattori che concorrono alla riuscita della coltura (umidità,
concentrazione dei sali, equilibrio nutrienti….): in questo caso si adottano altre metodiche che si
avvicinano il più possibile alle condizioni nelle quali si sviluppano gli apparati radicali e che
dipendono dal sistema irriguo, dalla qualità delle acque di irrigazione, fertirrigazione ecc.. e
vengono eseguite soprattutto in loco, spesso con l’ausilio di sonde che permettono un controllo
non distruttivo. In questo caso non si ottiene una caratterizzazione del substrato ma dell’insieme
della tecnica produttiva adottata. Discorso a parte meritano i biosaggi, che se applicati ai
substrati per evidenziare la presenza di fattori o condizioni tossiche per le piante, possono venir
vantaggiosamente utilizzati prima, durante e al termine del loro impiego.
Parametri indicati in etichetta
Reazione (pH): indica l’acidità o alcalinità di un substrato, attraverso la misura della
concentrazione di ioni idrogeno presenti nell’estratto acquoso dello stesso; si determina con il
metodo UNI-EN 13037, che prevede un rapporto di estrazione 1:5 v/v. Il pH influenza gli esiti
della coltivazione perché controlla la disponibilità dei nutrienti (soprattutto fosforo, ferro,
manganese, boro e molibdeno), la tossicità di alcuni elementi (manganese, boro, zinco),
l’attività di microrganismi benefici e patogeni. Piante di specie diverse possono avere optimum
di pH differenti. La torba ha prevalentemente reazione acida e di conseguenza tutti i substrati a
base di torba, ad eccezione dei substrati per acidofile, contengono correttivi che ne
neutralizzano parzialmente l’acidità.
Conducibilità elettrica (CE): misura la capacità dell’estratto acquoso di un substrato di
condurre elettricità ed è correlata con la concentrazione di sali; si determina con il metodo UNIEN 13038, che prevede un rapporto di estrazione 1:5 v/v. I sali possono avere effetto positivo o
negativo in relazione alla loro funzione per le piante (nutrienti o elementi non richiesti o
dannosi) e alla loro concentrazione. La conducibilità non discrimina pertanto tra potere nutritivo
di un substrato e potenziale tossicità da elementi non utili (es. cloro, sodio). I substrati a base di
torba sono estremamente poveri in sali, e possono essere aggiunti di concimi minerali o organici,
che innalzano istantaneamente o gradualmente la conducibilità elettrica. Il compost è ricco di
sali, nutrienti e non; il cocco può avere tenori elevati di sodio e cloro, in funzione della
provenienza e del trattamento di lavaggio.
17
Tabella: intervallo di valori di CE e pH di materiali organici, riferiti all’estratto 1:5 v/v
Materie prime
Torba poco decomposta H1-H3
Torba mediamente decomposta H4-H6
Torba molto decomposta H7-H10
Ammendante compostato verde
Ammendante compostato misto
Cocco (fibra, midollo)
Cortecce
Fibra di legno
CE
dS/m
0.01-0.03
0.02-0.05
0.03-0.07
1.0-1.5
2.0-4.0
0.04-0.75
0.05-0.09
0.03-0.1
1
pH (in H2O)
3-5
3-5
3-5
7.5-8.0
7.8-8.3
4.8-6.7
4.5-6.5
3.8-5.4
Densità apparente secca: indica il peso secco dell’unità di volume occupato dal substrato
sottoposto ad una pressione standard (si determina con il metodo UNI-EN 13041), dipende dalle
materie prime e dalla loro pezzatura. Un substrato “leggero”, con bassa densità, è più facile da
movimentare ma conferisce instabilità ai vasi risultando poco adatto alla coltivazione all’aperto,
di piante di grandi dimensioni e a ciclo lungo.
Tabella: classificazione dei materiali in funzione della densità apparente secca
Densità apparente secca
Bassa (< 200 kg/m3)
Media (200 - 500 kg/m3)
Alta (> 500 kg/m3)
Materiali
Torba
Cocco fibra e midollo
Fibra legno
Perlite
Vermiculite espansa
Lolla riso
Cortecce
Ammendante compostato
verde
Ammendante compostato
misto
Pomice
Argilla espansa
Zeoliti
Sabbia
Porosità totale: corrisponde al volume di substrato occupato dall’aria e dall’acqua (si determina
con il metodo UNI-EN13041). I materiali impiegati nella costituzione dei substrati hanno valori di
porosità totale compresi tra 35% (sabbia) e 98% (torba poco decomposta, fibra di cocco). I
substrati possono avere porosità iniziale compresa tra 60 e 95 % v/v; nel tempo tuttavia tali
valori possono variare a causa della crescita delle radici che occupano i pori, della
decomposizione della sostanza organica che può causare variazione della granulometria e
determinare fenomeni di restringimento, dell’assestamento del materiale all’interno dei vasi in
seguito all’irrigazione.
1
dS/m = mS/cm = 1000 µS/cm
18
Parametri non indicati in etichetta ma obbligatoriamente determinati
Carbonio organico: misura la quantità di materiale organico presente in un substrato (si
determina con il Metodo Ufficiale per i fertilizzanti). La normativa italiana non prevede la
possibilità di commercializzare substrati a sola base minerale, e indica un valore minimo di
carbonio organico, corrispondente all’ 8% s.s. per il tipo ‘substrato base’ e al 4% s.s. per il tipo
‘substrato misto’.
Metalli pesanti e parametri biologici: per metalli pesanti e parametri biologici (E. coli,
Salmonelle e Indice di germinazione) i materiali organici presenti nel substrato devono rispettare
i limiti imposti dalla normativa italiana per gli ammendanti.
Altri parametri
Caratteristiche idrologiche: descrivono le quantità di acqua trattenute dal substrato alle
diverse tensioni, espresse come percentuali del volume apparente secco. La tensione alla quale
l’acqua è trattenuta può essere espressa con diverse unità di misura; quelle utilizzate più di
frequente sono: kPa, cm di colonna di acqua e pF (logaritmo in base 10 della colonna di acqua in
cm). Generalmente nei substrati di coltivazione il campo di variazione di tensione che viene
preso in considerazione dalla curva di ritenzione idrica (metodo UNI-EN 13041) è quello
compreso tra 0 e 10 kPa, utile ai fini pratici in quanto al suo interno si collocano i parametri
critici per la gestione irrigua delle colture fuori suolo. In tabella e nel grafico sono riportati i
punti caratteristici:
Tensione applicata
Parametri
Definizione e significato agronomico
pF 1
acqua presente nel substrato
(% v/v) alla tensione di -10 cm
(1kPa)
B
Capacità per l’acqua, ritenzione idrica o
contenuto idrico
pF 1
aria presente nel substrato
(%v/v) alla tensione di -10 cm
(1kPa)
Porosità
tot - B
Capacità per l’aria; il suo valore è molto
importante per valutare i rischi di asfissia
radicale
pF 1,7
acqua presente nel substrato
(%v/v) alla tensione di -50 cm
(5kPa)
D
Comprende la frazione di acqua di riserva e
non disponibile, da questo punto è
opportuno prevedere l’irrigazione, specie
per substrati con ridotto tampone idrico
pF 2
acqua presente nel substrato
(%v/v) alla tensione di -100 cm
(10kPa)
F
Acqua non utilizzabile; costituisce la
frazione idrica molto difficilmente
sfruttabile dalle piante
pF 1 - 1,7
acqua presente nel substrato
(%v/v) alla tensione compresa
tra -10 e -50 cm (1-5kPa)
B-D
Acqua facilmente disponibile o AFD,
facilmente assorbibile dalle radici
pF 1,7 - 2
acqua presente nel substrato
(%v/v) alla tensione compresa
tra -50 e -100 cm (5-10kPa)
D-F
Acqua di riserva o tampone idrico; valuta la
capacità del substrato di attenuare o meno
il rischio di stress idrico
pF 1 - 2
acqua presente nel substrato
(%v/v) alla tensione compresa
tra -10 e -100 cm (1-10kPa)
B-F
Acqua totale utilizzabile o acqua disponibile
per le piante, corrisponde al volume irriguo
19
I substrati ed i loro costituenti possono essere classificati in tipi sulla base delle loro
caratteristiche idrologiche (Bunt, 1988; Michel, 2007); nella tabella vengono riportati alcuni
esempi per i materiali costituenti più utilizzati.
Tipi
Esempi di materie prime
Porosità
aria pF1
acqua pF1
1
Torba bionda irlandese 1020mm
Torba bionda baltica 025mm
Torba bionda baltica 1030mm
2
Proprietà idrologiche in relazione all’irrigazione
acqua pF2
AFD
Buona capacità per l’aria (> 20%), elevata acqua
disponibile (>25%), elevata acqua di riserva (tampone
idrico). Questi materiali permettono una irrigazione
con alto grado di flessibilità, sono i meno restrittivi
rispetto alla gestione dell’acqua e pertanto vengono
considerati substrati “ideali”. Queste caratteristiche
sono proprie di alcune torbe di sfagno ma in generale
si ottengono attraverso una oculata miscelazione di
più componenti.
Scadente capacità per l’aria, acqua disponibile medio
alta. Rispetto al gruppo 1 hanno maggiore capacità di
Torba bionda irlandese 0- ritenzione idrica, quindi una elevata microporosità e
10mm
una minore macroporosità. Il difetto peggiore risiede
nei potenziali rischi di asfissia radicale. Le torbe nere
Torba nera tedesca
sono i materiali che più di frequente possiedono
queste caratteristiche.
Torba nera baltica
Cocco fine
2b
Sabbia medio fine
Affine al gruppo precedente, si distingue per scarsa
porosità totale e quasi assenza di macroporosità
(aria) confermando l’infondatezza del ricorso
all’utilizzo della sabbia per promuovere la capacità
per l’aria nei substrati, il suo impiego è valido per
aumentare la densità e quindi la stabilità dei
contenitori e per l’attitudine a promuovere
l’imbibizione.
20
3
Cortecce fresche 0-10mm
Cortecce
10mm
compostate
Cocco medio
Perlite
Pozzolana 2-5mm
0-
Elevata capacità per l’aria accompagnata da scarsa
acqua disponibile. Questi materiali vengono utilizzati
principalmente in miscela con i due precedenti tipi
per promuoverne l’aerazione. Da soli infatti a causa
della scarsa acqua disponibile necessitano un
irrigazione contenuta e frequente. Possiedono queste
caratteristiche sia materiali organici (es. cortecce
fresche e compostate) che minerali (es. perlite e
pozzolana).
Sabbia grossolana
4
Lana di roccia
Fibra di legno
Buona capacità per l’aria ed elevata acqua
disponibile, ma ridotta acqua di riserva e pertanto il
tampone idrico è scarso. Appartengono al gruppo
materiali a struttura fibrosa in cui la ritenzione
idrica tra particelle è bassa o assente, limitandosi ai
punti di contatto tra le fibre stesse. Si determina una
irregolare distribuzione dell’acqua nel sistema: si
hanno in superficie elevati rapporti aria/acqua
mentre sul fondo del contenitore si verificano
situazioni di aerazione insufficiente. Questi materiali
richiedono un attento e continuo monitoraggio dello
stato idrico a causa della mancanza di tampone
idrico.
Nel substrato posto nei vasi, in seguito all’irrigazione si crea un gradiente di contenuto idrico,
poiché ad ogni centimetro in altezza dal fondo del vaso vi è un aumento di 0,1kPa di tensione
alla quale l’acqua è soggetta. Considerando ad esempio un vaso alto 17 cm, dopo saturazione
idrica sul fondo si ha un contenuto idrico del 69% (v/v) mentre in superficie questo si riduce al
32% (v/v). Quando il substrato in vaso contiene la quantità massima di acqua che può trattenere,
c’è una zona sul fondo, equivalente all’altezza della risalita capillare, nella quale i pori sono
saturi di acqua. In substrati a granulometria grossolana la zona di saturazione è piuttosto sottile,
mentre in substrati molto fini la zona di saturazione può raggiungere uno spessore notevole.
Questi ultimi sono quindi più adatti per vasi alti, mentre in vasi bassi si rischiano pericoli di
eccessi di umidità.
Grado di restringimento (stabilità fisica): misura la riduzione del volume di un substrato
sottoposto a saturazione idrica e successivo essiccamento (si determina con il UNI-EN 13041).
Questo parametro può dare indicazioni sulla stabilità fisica di un substrato nel corso dell’uso in
coltivazione. Il restringimento di un substrato è dovuto all’assestamento delle particelle a
diversa granulometria in seguito all’azione di numerosi fattori: sviluppo dell’apparato radicale,
irrigazione, variazioni di condizioni di umidità, decomposizione della sostanza organica.
Parametri biologici: molte proprietà dei substrati sono valutate dai metodi biologici: presenza
di patogeni o semi di infestanti, presenza e attività di gruppi specifici di microrganismi (misurata
con metodi diretti, tecniche biochimiche e fisiologiche, tecniche molecolari), produzione di
composti antagonisti, biodegradabilità, presenza di composti o elementi fitotossici, squilibri
nutrizionali ecc.
Il test respirometrico (UNI-EN 16087-1) determina l'attività biologica aerobica di un substrato in
condizioni ottimali di umidità, temperatura e disponibilità di elementi nutritivi, attraverso la
misura del tasso di assorbimento dell'ossigeno (OUR - Oxygen Uptake Rate). Per i soli materiali
21
compostati l'attività biologica aerobica può essere determinata ricorrendo a prove di
autoriscaldamento (innalzamento della temperatura in condizioni ottimali di umidità UNI-EN
16087-2).
I test biologici con le piante misurano l’attitudine dei substrati a sostenere la crescita dei
vegetali; i metodi per i substrati prevedono il test in piastre Petri con crescione (germinazione e
prime fasi di sviluppo delle radici) e il test in vaso con cavolo cinese o orzo (germinazione e
crescita), entrambi eseguiti sui materiali solidi o su estratti acquosi degli stessi (UNI EN 160861/2). Inoltre può essere utile impiegare il test ISO 11269-1, proposto per i suoli, che valuta lo
sviluppo radicale di orzo ed è sensibile alle caratteristiche fisiche dei substrati.
Volume commerciale: questo parametro da dichiarare obbligatoriamente in etichetta, non ha
significato ai fini della caratterizzazione qualitativa, ma è di primaria importanza dal punto di
vista commerciale. I substrati colturali vengono infatti venduti su base volumetrica, ma per la
loro natura di materiali compositi, costituiti cioè da fase solida (solidi incoerenti) liquida (acqua
in quantità variabile) e aeriforme (macro e microporosità) vanno soggetti a variazioni di volume
conseguenti ai passaggi che si verificano tra la produzione ed il consumo, essenzialmente nelle
fasi di stoccaggio e di trasporto.
Per questo motivo sono stati sviluppati metodi che consentono la valutazione ripetibile del
volume apparente del materiale.
Il metodo utilizzato è l’UNI-EN 12580 che permette di determinare la quantità (volume) di un
substrato commercializzato sia sfuso che confezionato. Si applica a materiali in forma solida
eventualmente da rigenerare ma non venduti sotto forma di blocchi. Il metodo non è idoneo per
materiali con più del 10% (v/v) di particelle con dimensioni superiori a 60 mm.
Il materiale è pesato in contenitore di volume noto, viene determinata la massa volumica
apparente e quindi da questi valori viene calcolato il volume.
In allegato 1 è riportato l’elenco dei metodi di analisi.
Bunt A.C. (1988) Media and mixes for container-grown plants. Unwin hyman. Londra.
Michel J.C. (2007) Physical properties of peat: a key-factor in their use as growing media.
Proceeding of International Conference on Peat and Peatlands 2007 “Peat in horticulture and the
rehabilitation of mires after extraction: which issue for tomorrow?” Lamoura (F), 8-11 ottobre
2007, 55-61
22
6. Modificazioni delle caratteristiche dei substrati
I substrati di coltivazione sono materiali che per loro natura hanno reattività chimica e biologica
più o meno intensa a seconda della composizione, della tipologia di concimi presenti, dei
correttivi e delle condizioni di conservazione e di utilizzo.
Modificazioni durante la conservazione
Patrizia Zaccheo, Laura Crippa
DiSAA - Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Università degli Studi di Milano
La durata e le condizioni di stoccaggio dei substrati prima del loro uso in coltivazione possono
determinare delle variazioni nelle proprietà possedute al momento del confezionamento. Le
caratteristiche che più frequentemente subiscono modificazioni sono quelle chimiche (pH,
salinità ed elementi solubili) e, in minor misura, quelle fisiche (porosità). A seguito del
compattamento e della perdita di materiale per degradazione microbica durante la
conservazione, i substrati inoltre possono subire anche una riduzione di volume, più o meno
intensa a seconda della tipologia di materia prima e delle condizioni di stoccaggio.
Più soggetti alle modificazioni delle caratteristiche chimiche iniziali risultano i substrati
contenenti compost e quelli addizionati con concimi a lento rilascio (sintetici o naturali) e a
rilascio controllato che, se non utilizzati in tempi brevi, già all’interno delle confezioni possono
iniziare a liberare i nutrienti. Come conseguenza il pH può aumentare o diminuire e la salinità
crescere anche repentinamente.
A titolo di esempio si riportano gli andamenti di conducibilità elettrica, pH e azoto nitrico in un
substrato torboso e in una miscela torba/pomice, conservati a 21°C, ai quali erano stati
aggiunti, oltre ad un concime idrosolubile NPK, un concime addizionato con inibitore della
nitrificazione (A), un concime organico (B, cornunghia) e tre concimi a rilascio controllato (C, D,
E). I dati derivano da una prova sperimentale nella quale si è valutato come i requisiti previsti
dalla normativa e la disponibilità di elementi nutritivi possano variare, anche in condizioni di
stoccaggio ottimale, nell’arco di un anno dalla produzione dei substrati.
Trattamento*
Controllo 1
Controllo 2
A
B
C
D
E
Concimi
Titolo
Dose
non concimato
Idrosolubile NPK
14-16-18
1 g/l
concime CE con inibitore della nitrificazione 14-6-16
1 g/l
cornunghia
15-0,3-0,1 6 g/l
CRC (6M)
16-8-12
4 g/l
CRC (8M)
15-7-15
4 g/l
CRC (12-14M)
15-9-11
4 g/l
*ai trattamenti A,B,C,D,E è stato aggiunto 1g/l di concime idrosolubile NPK (PGMix)
La prova di incubazione è stata condotta in condizioni controllate (60% di umidità del materiale
e temperatura di 21°C), rilevando a tempi successivi dall’inizio dell’incubazione (stoccaggio) i
seguenti parametri analitici: pH, conducibilità elettrica e nutrienti in forma solubile (N-NO3, NNH4, P, K), applicando le metodiche UNI-EN proprie dei substrati di coltivazione ed ammendanti.
23
Figure: conducibilità elettrica, pH e azoto nitrico in substrati conservati per 1 anno a 21°C
Tutti i parametri esaminati nei substrati da soli (Controllo1) e addizionati con il solo concime
idrosolubile NPK (Controllo1), sono rimasti relativamente costanti nei dodici mesi. Nei substrati
contenenti concimi non a pronto effetto è stata invece osservata una elevata modificazione dei
valori iniziali dei parametri pH, conducibilità elettrica (eccetto ovviamente nel caso del concime
con inibitore della nitrificazione), nitrato, ammonio e potassio solubili in acqua durante tutto il
periodo di osservazione.
L’aumento di conducibilità elettrica riflette il rilascio di sali dai concimi (cessione nel caso dei
CRC, mineralizzazione della sostanza organica nel caso di cornunghia); la variazione di pH
(prevalentemente acidificazione) dipende dalla cessione di composti a reazione acida e
dall’attività dei microrganismi, principalmente ossidazione dell’ammonio presente come
testimoniato dall’incremento dell’azoto nitrico (processo di nitrificazione).
La prova ha anche posto in evidenza l’influenza della composizione dei substrati sui ritmi e
sull’intensità di variazione dei parametri osservati.
I risultati dimostrano che nei substrati concimati si innescano intensi e rapidi processi che ne
modificano le proprietà fisico-chimiche. Reazioni biotiche e abiotiche controllano la
biodisponibilità dei nutrienti apportati con i concimi, che si differenziano nei due substrati,
soprattutto nei primi tempi di contatto.
La variazione dei valori dei parametri determina la modificazione delle caratteristiche
agronomiche dei substrati ma anche dei requisiti di legge, pertanto i substrati aggiunti di
concimi a lento rilascio sono prodotti da impiegare in coltura entro breve tempo dal
confezionamento.
24
Modificazioni durante l’impiego
Piero Frangi
Fondazione Minoprio - Centro MiRT
Nel corso della coltivazione i substrati possono andare incontro a diverse modificazioni. Le più
importanti – e relativamente semplici da controllare – sono quelle di pH e di conducibilità
elettrica (CE).
Come indicato nella tabella, il pH del substrato influenza la disponibilità di elementi nutritivi
per la pianta. Le variazioni di pH del substrato possono così originare carenze di microelementi
o, al contrario, eccessiva solubilità – e conseguente fitotossicità da microelementi.
Valori elevati di conducibilità elettrica sono associati ad una crescita stentata sia a livello delle
radici che della parte aerea, si manifestano sintomi di clorosi e comparsa di aree necrotiche a
livello degli apici e dei margini fogliari. Le piante sono inoltre più sensibili agli stress idrici ed
alle malattie dell’apparato radicale. Al contrario, valori troppo bassi di CE rallentano la crescita
della pianta, e la mancanza di elementi nutritivi può originare decolorazioni fogliari.
Di seguito vengono elencate le probabili cause di elevati o bassi livelli di pH e di conducibilità
elettrica e le possibili soluzioni per correggere tali anomalie.
Elevato pH del substrato
Cause
Elevato livello di alcalinità
dell’acqua irrigua
Uso di concimi con azoto
prevalentemente in forma
nitrica
Alcune specie (es.: petunia,
vinca, viola) tendono ad
accrescere il pH del substrato
Eccessivo apporto di agenti
correttivi al substrato
Interventi attuabili
Neutralizzare l’acqua irrigua con apporto di acidi durante la
fertirrigazione
Usare un concime acidificante
Somministrare solfato di ferro per bagnatura del substrato (1-3 g/L);
risciacquare il fogliame dopo l’applicazione
Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la
coltura
Aggiungere meno agenti correttivi al substrato
Usare un concime acidificante
Neutralizzare l’acqua irrigua con apporto di acidi durante la
fertirrigazione
Somministrare solfato di ferro per bagnatura del substrato (1-3 g/L);
risciacquare il fogliame dopo l’applicazione
Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la
coltura
Usare un concime acidificante
Utilizzare un substrato con meno agenti correttivi per specie sensibili al
pH elevato
Somministrare solfato di ferro per bagnatura del substrato (1-3 g/L);
risciacquare il fogliame dopo l’applicazione
Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la
coltura
Controllare il pH del substrato: prenderne un campione, aggiungere
acqua fino a saturazione, mettere il campione in un sacchetto di plastica
per 3-5 giorni per permettere la stabilizzazione del pH, misurare il
valore di pH
Somministrare solfato di ferro per bagnatura del substrato (1-3 g/L);
risciacquare il fogliame dopo l’applicazione
Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la
coltura
25
Presenza nel substrato di
componenti con pH
relativamente alto (corteccia
compostata, vermiculite)
Basso pH del substrato
Cause
Uso di concimi con azoto
prevalentemente in forma
ammoniacale o ureica
Alcune specie (es.: geranio,
pomodoro, tagete) tendono a
diminuire il pH del substrato
Aggiunta insufficiente di
correttivi al substrato
Insufficiente alcalinità
dell’acqua per contrastare i
cambiamenti di pH causati da
concimi acidificanti
CE del substrato elevata
Cause
Viene
somministrato
più
concime
rispetto
al
fabbisogno della coltura o allo
stadio di sviluppo della pianta
Eccessivo rilascio di azoto dal
concime
miscelato
al
substrato
(per
le
alte
temperature o per la scelta di
un concime ad alto rilascio in
tempo breve)
Acqua irrigua con elevati
livelli di CE
Aggiungere meno agenti correttivi al substrato (se viene preparato in
azienda)
Somministrare solfato di ferro per bagnatura del substrato (1-3 g/L);
risciacquare il fogliame dopo l’applicazione
Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la
coltura
Interventi attuabili
Usare un concime alcalinizzante
Interrompere l’iniezione di acidi durante la fertirrigazione
Somministrare carbonato di calcio per bagnatura del substrato;
risciacquare il fogliame dopo l’applicazione
Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la
coltura
Usare un concime alcalinizzante
Utilizzare un substrato con maggiori quantità di agenti correttivi per
specie sensibili a pH basso
Somministrare carbonato di calcio per bagnatura del substrato;
risciacquare il fogliame dopo l’applicazione
Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la
coltura
Controllare il pH del substrato: prenderne un campione, aggiungere
acqua fino a saturazione, mettere il campione in un sacchetto di plastica
per 3-5 giorni per permettere la stabilizzazione del pH, misurare il
valore di pH
Somministrare carbonato di calcio per bagnatura del substrato;
risciacquare il fogliame dopo l’applicazione
Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la
coltura
Usare un concime alcalinizzante
Interrompere l’iniezione di acidi durante la fertirrigazione
Somministrare carbonato di calcio per bagnatura del substrato;
risciacquare il fogliame dopo l’applicazione
Ricontrollare il valore del pH per assicurarsi che sia accettabile per la
coltura
Interventi attuabili
Ridurre la frequenza delle concimazioni (apportare solo acqua)
Ridurre la quantità di concime apportato per singolo intervento irriguo
Apportare maggiori volumi di acqua per favorire il dilavamento
Ricontrollare il valore di EC per assicurarsi che sia accettabile per la
coltura
Irrigare con maggior frequenza e con un’alta percentuale di drenaggio
per favorire il dilavamento
Miscelare l’acqua irrigua con acqua ad EC più bassa (es.: acqua piovana)
Trattare l’acqua con impianto ad osmosi inversa
26
Basse
temperature
che
rallentano l’assorbimento dai
nutrienti dal substrato
Elevata umidità del substrato
che
genera
una
bassa
efficienza di assorbimento
radicale
Presenza di malattie a livello
dell’apparato radicale
CE del substrato bassa
Cause
Viene somministrato meno
concime
rispetto
al
fabbisogno della coltura o allo
stadio di sviluppo della pianta
Insufficiente rilascio di azoto
dal concime miscelato al
substrato (per le basse
temperature o per la scelta di
un concime a rilascio molto
dilazionato nel tempo)
Eccessivo dilavamento
Prolungate
precipitazioni
nelle coltivazioni effettuate
in piena aria
Ridurre la frequenza o la quantità delle concimazioni per ogni
irrigazione
Aumentare la temperatura di coltivazione
Gestire correttamente i parametri climatici (temperatura ed umidità sia
dell’aria che del substrato) per ottimizzare l’attività fisiologica della
pianta
Evitare i ristagni di acqua nel substrato
Attuare un’appropriata difesa dalle malattie radicali
Interventi attuabili
Aumentare la frequenza delle concimazioni (fertirrigazione in continuo)
Aumentare la quantità di concime apportato per singolo intervento
irriguo
Ridurre la percentuale di drenaggio
Ricontrollare il valore di EC per assicurarsi che sia accettabile per la
coltura
Evitare di apportare solo acqua irrigua e passare alla fertirrigazione
Effettuare una concimazione localizzata di copertura con concime ‘a
pronto effetto’
Ridurre la percentuale di drenaggio
Effettuare una concimazione localizzata di copertura con concime ‘a
pronto effetto’
Se il ciclo colturale è ancora lungo, apportare un concime a rilascio
controllato
27
7. Fattori che promuovono lo sviluppo e la diffusione di alterazioni fitopatologiche e
fisiopatologiche
Giovanni Minuto
CeRSAA – Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola, Camera di Commercio di Savona
Il contenitore (vaso, fitocella, sacco) modifica, in qualche caso profondamente, il
comportamento delle specie vegetali in esso coltivate; le principali ragioni sono da ricercare nei
seguenti aspetti:
il volume di substrato che le radici possono esplorare è limitato dal contenitore;
la struttura fisica e le caratteristiche chimiche del substrato per la coltivazione in vaso è
differente da quelle del suolo;
il periodo e la durata della coltivazione può essere diversa da quella normale per la
coltura (forzatura);
l’ambiente di coltivazione può essere diverso (pieno campo, ombraio, serra) da quello
normale per la coltura;
la gestione del sistema di irrigazione e di fertirrigazione richiede opportuni accorgimenti
potendo causare fenomeni di stress anche gravi (eccessi idrici, difetti idrici, ….).
Inoltre, importanti cambiamenti nel comportamento delle specie coltivate in vaso possono
essere legati alle caratteristiche vegetazionali proprie della specie, alla cultivar utilizzata e allo
stadio di sviluppo in cui la pianta viene posta nel contenitore.
Tutti i fattori produttivi e le specie coltivabili interagiscono tra loro in vario modo, favorendo o
sfavorendo, di volta in volta, la diffusione e la gravità degli attacchi di malattie e parassiti o la
manifestazione di alterazioni fisiologiche e fisiopatologiche, con la conseguenza che, in molti
casi, una serie di segni e sintomi osservabili sulla coltura siano difficilmente correlabile ad una
singola causa.
Un’accorta gestione fitosanitaria delle coltivazioni su substrato non può prescindere dalla
conoscenza, almeno sommaria, dei principali fattori colturali in grado di interferire con la
manifestazione di una fitopatia e con la sua diffusione, nonché delle più semplici regole di
buona pratica agricola, con particolare riferimento alla corretta scelta del substrato per ciascun
tipo di coltura, al metodo di riempimento dei contenitori, al dosaggio dell’acqua e della
soluzione nutritizia.
In linea di principio, substrati “nuovi”, ovvero impiegati per la prima volta dopo la loro
produzione, non ospitano patogeni specializzati (parassiti obbligati) di colture orto-florovivaistiche. È, al contrario, sempre possibile individuare nei substrati a base di torbe, di compost
e di altri componenti alcuni microrganismi, tra cui alcuni Oomiceti (Pythiaceae), che in
particolari condizioni ambientali (alta umidità nel substrato e temperature non medio-basse)
possono attaccare anche le radici delle piante coltivate, arrecando danni da lievi (rallentamento
dello sviluppo) a molto gravi (morte della pianta). Per esempio, la sabbia può essere facilmente
inquinata da Pythium aphanidermathum e da P. dissotocum, mentre le torbe possono essere
fonte di infezione per patogeni quali Pythium sp., Fusarium sp., Olpidum sp. e Thielaviopsis sp.
Le tabelle che seguono sono state redatte con l’obiettivo di individuare alcuni dei principali
fattori colturali che possono favorire lo sviluppo e la diffusione di patogeni già presenti
nell’ambiente di coltivazione o sul materiale propagativo utilizzato. A tale proposito, va
sottolineata l’importanza di utilizzare materiale propagativo (semi, barbatelle o giovani piante)
sicuramente esenti da patogeni, che, trovando un favorevole ambiente nel substrato finale di
coltivazione, possono rapidamente diffondersi all’interno della coltivazione.
28
Quanto di seguito sommariamente indicato va considerato come uno degli strumenti conoscitivi
disponibili per l’applicazione di una gestione e una difesa integrata della produzione delle piante
ornamentali.
Oltre ad essere un obbligo previsto dalle più recenti normative europee, una produzione
ottenuta con strategie di difesa integrata deve prevedere l’applicazione di tutti gli strumenti a
disposizione, compresa la regolazione, quando possibile, di quei fattori ambientali e di tecnica
colturale capaci di favorire o sfavorire la manifestazione e la diffusione di patogeni e parassiti.
Fattori colturali in grado di interferire con la manifestazione di una fitopatia e con la sua diffusione.
Fitopatie
Fattore o fattori colturali che possono favorire la
manifestazione e la diffusione dell’alterazione
Patogeni del suolo
-
eccessivo apporto irriguo in rapporto alle esigenze
della coltura
-
-
scarsa capacità di drenaggio del substrato
lenta evacuazione dell’acqua di irrigazione dai
supporti
di
coltivazione
(bancali,
platee
impermeabili, …)
combinazione tra ristagno idrico e temperature
medio-basse (10-15°C)
alta densità di coltivazione
-
ridotta circolazione dell’aria
-
repentini sbalzi termici
-
presenza nello stesso ambiente e sotto lo stesso
impianto irriguo di specie aventi diverse esigenze di
apporto idrico
impianti di irrigazione a microportata infetti
(assenza di pulizia tra cicli di coltivazione)
soluzione nutritiva non disinfettata nei sistemi a
flusso e riflusso
scelta errata del substrato in relazione alle esigenze
della specie coltivata
fuoriuscita delle radici dal contenitore di
coltivazione e approfondimento in suolo infestato
-
Oomiceti (Pythiaceae,
Phytophthorae, …)
-
Fusarium spp. (agenti
di alterazioni vascolari)
-
-
scelta errata del profilo di fondo del vaso (fori di
drenaggio direttamente a contatto con il supporto di
coltivazione (suolo, bancali, platee, …)
trasporto di frammenti di suolo infetto in superficie
o nel substrato di coltivazione
riutilizzo di substrati infetti
impianti di irrigazione a microportata infetti
(assenza di pulizia tra cicli di coltivazione)
soluzione nutritiva non disinfettata nei sistemi a
flusso e riflusso
contenitori provenienti da precedenti coltivazioni
della stessa specie o di specie ospiti dello stesso
patogeno
operazioni colturali (defogliazione, potature, …)
manuali o con strumenti di taglio non disinfettati
29
-
Fusarium spp. (agenti
di alterazioni
parenchimatiche)
Rhizoctonia spp.
Sclerotinia spp.
preventivamente
trasporto di frammenti di suolo infetto in superficie
o nel substrato di coltivazione
fuoriuscita delle radici dal contenitore di
coltivazione e approfondimento in suolo infestato dal
patogeno
riutilizzo di substrati infetti
-
trasporto di frammenti di suolo infetto in superficie
o nel substrato di coltivazione
-
riutilizzo di substrati infetti
-
trasporto di frammenti di suolo infetto in superficie
o nel substrato di coltivazione
-
combinazione di infezione del substrato causato da
agenti esterni con temperature elevate (>15°C)
riutilizzo di substrati infetti
-
infestazioni ascosporiche diffuse per via aerea
-
elevata fogliosità e densità della massa vegetale
-
riutilizzo di substrati infetti
-
coltivazione sotto ombraio di specie molto
suscettibili
diffusione di propaguli a seguito di irrigazione a
pioggia
Patogeni fogliari
Agenti di mal bianco
Peronospore
Botrytis spp.
-
diffusione di propaguli a seguito di irrigazione a
pioggia
-
operazioni agronomiche effettuate manualmente o
con strumenti infetti
-
eccessiva densità colturale associata anche a scarsa
luminosità degli ambienti di coltivazione
diffusione di propaguli a seguito di irrigazione a
pioggia
esecuzione di ferite sulla coltura
-
Altri parassiti
Agenti di virosi
Insetti dei substrati
-
operazioni agronomiche effettuate manualmente o
con strumenti infetti
presenza senza rimozione tempestiva di piante
infette all’interno della coltura
-
presenza in origine all’interno di substrati
-
ambienti di coltivazione molto umidi e poco
illuminati e densità di coltivazione molto elevate
riutilizzo di substrati infestati
-
Ad esclusione delle carenze/eccessi nutrizionali e di fenomeni di fitotossicità legati all’uso
errato di agrofarmaci – con i cui sintomi e segni spesso si confondono – la manifestazione di
alcune fisiopatie sono conseguenza dell’errata gestione del substrato. Nella tabella seguente si
illustrano le principali casistiche rilevabili in coltivazione.
30
Fattori colturali in grado di interferire con la manifestazione di una fisiopatia e con la sua gravità.
Fisiopatie*
Giallumi diffusi sul lembo
fogliare, anche associato a
rallentamento dello sviluppo
Colorazioni fogliari più
intense del normale
Fattore o fattori colturali che possono favorire la
manifestazione e la diffusione dell’alterazione
-
eccessi irrigui ripetuti e continuati
-
valori non corretti di pH e CE per la coltura
-
temperature di coltivazione sub-ottimali
irrigazione con acqua troppo fredda rispetto
alle esigenze termiche della coltura
-
non corretta conservazione in azienda del
substrato di coltivazione (esposizione a
temperature molto elevate, lungo periodo di
stoccaggio pre-impiego, anche in luoghi non
riparati dalla pioggia e dal sole)
-
violente carenze idriche
-
valori non corretti di pH e CE
-
Viraggi e rotture di colore
Appassimenti fogliari
Riduzione dello
sviluppo/microfillia
Iperidrosi o iperlenticellosi
carenze idriche spinte oltre il punto di
appassimento permanente
eccessi idrici che causano alterazione delle
funzioni di trasporto dell’apparato radicale
umidità ambientali molto basse, unite a
temperature e ventosità elevate,
indipendentemente dalle condizioni di umidità
del substrato (arresto fisiologico
dell’evapotraspirazione)
substrato troppo “leggero” o troppo “pesante”
rispetto alle esigenze della specie coltivata
-
eccessiva compressione del substrato nei
contenitori (alterazione della struttura del
substrato)
-
elevati sbalzi termici giorno-notte
associati ad alta umidità ambientale
-
difficoltà di allontanamento dell’acqua
dall’apparato fogliare nelle prime ore del
giorno
-
sviluppo di alghe e muschi in superficie al
substrato
temperature di coltivazione sub-ottimali
Guttazione
rallentamento dello sviluppo
imbrunimento porzioni
basali del fusto a contatto
con il substrato
eziolamento
inverdimento di parte
dell’apparato radicale
eccessiva compressione del substrato nei
contenitori (alterazione della struttura del
substrato)
-
interramento profondo del colletto della
pianta
-
interramento profondo del colletto della
pianta
-
carenza di luce, anche associata ad
eccessi termici
-
contenitori (vasi) permeabili alla luce
solare
31
ritardo nella fioritura del
ciclamino
scarso o assente sviluppo
radicale post-trapianto
-
eccessivo interramento dell’apice
vegetativo
-
talee radicate trattenute per un tempo
eccessivamente lungo nell’alveolo di
radicazione
cubetto in torba in cui è avvenuta la
radicazione o la germinazione
eccessivamente disidratato (idrofobia e
indurimento delle torbe)
-
* I sintomi possono essere legati a danni da patogeni e parassiti. In questo caso si considera
unicamente associata a fenomeni fisiopatologici la sintomatologia indicata
Con grande frequenza si riscontrano, infine, casi di contestazioni della qualità dei substrati di
coltivazione, legati a manifestazioni di sintomi aspecifici, molto tempo dopo la comparsa degli
stessi e successivamente allo stratificarsi di interventi di vario tipo finalizzati al recupero della
coltura. E’ sempre consigliabile – e ciò tutela tutte le parti interessate – comunicare
immediatamente a tutte le parti un problema eventualmente addebitabile alla qualità substrato.
Un’indagine puntuale eseguita alla prima manifestazione dei sintomi di un’alterazione
inconsueta, o di difficile ed immediata attribuzione ad una causa precisa, può rapidamente
portare all’individuazione della o delle cause, ovvero può favorire un più rapido e mirato lavoro
di recupero della coltivazione o, ancora, può condurre ad una più facile fase di ricerca delle
responsabilità delle parti concorrenti. Una non corretta interpretazione di alterazioni
patologiche o fisiopatologiche, ovvero una verifica tardiva delle cause scatenanti l’alterazione,
può condurre a conclusioni errate o all’impossibilità di accertare le responsabilità. In questi casi,
gli strumenti a disposizione delle imprese sono molteplici, dalla verifica in campo di un tecnico
agronomo, al ricorso ad una serie di analisi di laboratorio fitopatologico e chimico, fino
all’applicazione dello strumento dell’Accertamento Tecnico Preventivo, invocabile presso la
sezione agraria di ogni tribunale, prima ancora dell’avvio di procedimenti giudiziari (vedi
capitolo approccio tecnico in caso di controversie).
32
8. Esigenze delle piante floricole ed orticole
Piero Frangi1, Livia Martinetti2
1
Fondazione Minoprio - Centro MiRT
2
DiSAA - Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Università degli Studi di Milano
Le varie specie floricole ed orticole presentano esigenze diversificate relativamente alle
caratteristiche fisiche e chimiche del substrato, pur essendo la loro risposta variabile in funzione
anche di altri fattori, quali il sistema irriguo adottato, il tipo di contenitore, la lunghezza del
ciclo colturale, la fase di sviluppo (Frangi, 2009). Senza giungere all’eccesso di approntare
substrati commerciali specifici per singole colture (es. per gerani, per ciclamino…), che appare
ingiustificato, risulta sicuramente opportuno poter disporre di differenti tipi di substrati idonei
per le principali condizioni colturali.
Nella tabella 1 sono riportate le caratteristiche fisiche del substrato ritenute ottimali per le
diverse tipologie di coltivazione di piante ornamentali.
Tabella 1: caratteristiche fisiche dei substrati idonee per le varie tipologie di coltivazione di piante
ornamentali (Frangi, 2009).
Volume d’aria a
pF 1 (% v/v)
Volume d’acqua
a pF 1 (% v/v)
Volume d’acqua
facilmente
disponibile (%
v/v)
Semina in contenitori alveolari
15 - 20
70 – 80
30 -40
Radicazione delle talee
30 – 60
40 – 60
20 - 30
Colture a ciclo breve (annuali, viole)
15 – 20
70 – 80
30 - 40
con irrigazione dall’alto
15 – 30
70 – 80
20 - 40
con subirrigazione
20 - 50
55 – 80
25 - 35
Specie acidofile
30 – 40
55 – 65
20 – 30
vaso piccolo (volume < 1 L)
30 – 40
55 – 70
20 – 35
vaso medio-grande (volume > 1 L)
30 – 40
50 – 65
25 - 45
Tipo di coltivazione
Piante verdi o fiorite a ciclo medio
Vivaismo ornamentale
Le caratteristiche chimiche di un substrato dipendono, ovviamente, oltre che dai materiali
costituenti, anche dall’aggiunta di correttivi e concimi.
33
Il valore ottimale di pH del substrato è, per la maggior parte delle specie, compreso tra 5,3 e
6,3.
Fanno eccezione le specie acidofile, che richiedono un pH tra 4,5 e 5,5: per esempio, azalee,
rododendri, camelie, eriche, gardenia, Hebe, Leucothoë, ortensie, molte orchidee ed alcune
piante verdi (Ctenanthe, Philodendron).
Riguardo alla salinità del substrato, le varie specie possono essere più o meno tolleranti e
classificabili in tre gruppi, sulla base dei quali anche i substrati commerciali dovrebbero essere
distinti. Nella tabella 2 è riportata la suddivisione di alcune specie floricole ed orticole in
funzione della tolleranza alla salinità, desunta dalla bibliografia (Ayers e Westcot, 1985; Maas e
Hoffmann, 1977; Tesi, 2001). Bisogna considerare, però, che i valori assoluti di tolleranza
possono variare significativamente in relazione alle condizioni climatiche, alla composizione del
substrato (ed in particolare al contenuto di sostanza organica) ed alla tecnica di coltivazione
(concimazione minerale, metodo di irrigazione, qualità dell’acqua, concimazione carbonica),
oltre che ai metodi di analisi. Comunque, sulla base della conoscenza della classe di
appartenenza delle varie specie dovrebbe essere possibile scegliere in maniera oculata il
substrato, a sua volta da classificare come idoneo per specie sensibili, mediamente tolleranti o
tolleranti la salinità.
Tabella 2: tolleranza alla salinità del substrato (CE dell’estratto saturo a 25°C) da parte di alcune specie
floricole ed orticole (Autori vari).
Bassa (0,7-1,4 ds/m)
Media (1,4-2,1 ds/m)
Alta (2,1-2,8 ds/m)
Aphelandra, bromeliacee,
calceolaria, ciclamino, gerbera,
gloxinia, petunia, poinsettia, rosa,
sansevieria, tagete, zinnia
Asparagus, aralia, cineraria,
crisantemo, edera, ficus,
garofano, geranio, limonium,
lisianthus, ortensia, saintpaulia
Aglio, cetriolo, finocchio, melone,
patata, peperone, pomodoro,
porro, sedano, spinacio
Asparago, bietola, carciofo,
cavoli, zucchino
Specie floricole
Adiantum, anthurium, azalea,
camelia, ericacee, gardenia,
gladiolo, godetia, impatiens,
maranta, orchidee, primula,
rododendro, tulipano
Specie orticole
Fagiolo, carota, fragola, lattuga,
pisello, fava, cipolla, carota,
melanzana, ravanello
Ayers R.S., Westcot D.W. (1985): Water quality for agriculture. FAO Irrigation and Drainage Paper 29,
Rome.
Frangi P. (2009): Tecniche irrigue e qualità dell’acqua. In “I substrati di coltivazione” (P. Zaccheo, C.
Cattivello), 298-308, Edagricole, Bologna.
Maas E.V., Hoffmann G. J. (1977): Crop salt tolerance - Current assessment. Journal of Irrigation and
Drainage Division, ASCE 22; 115-134.
Tesi R. (2001): Colture protette – Ortoflorovivaismo. Calderini-Edagricole, Bologna.
34
9. Approccio tecnico in caso di controversie
Paolo Notaristefano
AIPSA – associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti
Il substrato di coltivazione rappresenta uno dei fattori colturali di maggior importanza, rispetto
al quale le aspettative degli utilizzatori sono sempre molte alte, sia che si tratti di utilizzatori
professionali oppure di semplici appassionati del verde.
In caso di insuccesso nella coltivazione, non è infrequente l’insorgere tardivo di dubbi circa la
validità agronomica del substrato impiegato, il che, talvolta, contribuisce ad innescare
controversie o addirittura liti non ricomponibili se non in via giudiziaria. Aziende produttrici ed
utilizzatori si trovano coinvolti in un confronto serrato, dove il dialogo è difficile se non mediato
da organismi di terza parte. Alla base di questi episodi, si annidano molto spesso mal
comprensioni ed eccessi di aspettativa, che si originano già nel processo di vendita.
I substrati di coltivazione posseggono precisi limiti prestazionali, dei quali è necessario essere
informati e consapevoli.
Se l’utilizzatore è di tipo amatoriale, le confezioni del prodotto devono riportare indicazioni
inequivocabili, anche rispetto alle modalità d’impiego, lasciando pressoché nulla per scontato.
Diverso è il caso dell’utilizzatore professionale, che ha familiarità ed esperienza nell’uso della
merceologia, ma che è opportuno sia ugualmente informato con opportuna documentazione e
perfezioni l’acquisto del substrato previa sottoscrizione delle condizioni generali di vendita, ove
sono palesate anche le limitazioni di garanzia.
Ciò premesso, vediamo quali procedure produttori e utilizzatori devono seguire a loro tutela e
quali comportamenti adottare nei casi in cui qualcosa non ha funzionato per il meglio.
Produttore
Il fabbricante di substrati è bene che rispetti alcuni accorgimenti fondamentali.
Ogni lotto di substrato prodotto, anche ai fini degli obblighi di tracciabilità istituiti dalla
normativa in materia di commercializzazione dei fertilizzanti2, è bene sia opportunamente
identificato con codice univoco ed ispezionato prima dell’immissione in commercio. Durante la
fase di controllo prevendita, sarà possibile la determinazione dei parametri agronomici di
maggior rilevanza per giudicarne l’idoneità (es.: pH, conducibilità elettrica) e la loro
registrazione. Un’aliquota del campione valutato potrà essere depositata e conservata presso lo
stabilimento per tutta la shelf-life del prodotto, in modo da consentire successivi
approfondimenti analitici anche senza effettuazione di sopralluoghi presso gli utilizzatori.
Nel possibile, è opportuno valutare l’ipotesi di accompagnare ogni fornitura con un rapporto di
accertamento qualitativo riportante gli esiti delle misurazioni effettuate sul lotto produttivo di
appartenenza. La creazione di database di verifica qualitativa consentirà di verificare la
fondatezza del difetto presso diversi utilizzatori, a mezzo di semplice consultazione e, nel caso
di difetto accertato, renderà possibili eventuali azioni di richiamo della merce.
In fase di vendita, è buona norma fornire all’utilizzatore una scheda tecnica e di sicurezza
riportante le cautele da osservare durante l’utilizzo del prodotto e/o durante la conservazione
che precede l’impiego. In questa fase è bene che eventuali limitazioni di garanzia siano
espressamente accettate dalla parte acquirente previa sottoscrizione delle condizioni generali di
vendita riguardanti il prodotto.
2
D.lgs. 75/2010
35
Nell’organizzazione produttiva è fondamentale che siano definiti ruoli e responsabilità per la
gestione del post vendita, così come specifiche procedure operative per la gestione dei reclami.
Ogni reclamo dovrà essere registrato, dare origine all’apertura di un procedimento valutativo, al
quale dovranno seguire delle azioni prestabilite in tempi certi. Queste procedure, oggi facilitate
dall’informatica e da software opportunamente concepiti, hanno un’importante ricaduta
sull’immagine dell’azienda, che informa la clientela di ogni fase del processo valutativo e che,
conseguentemente, viene percepita come seria e responsabile.
Ricevuta comunicazione di un eventuale difetto interessante direttamente le colture, il
fabbricante è bene richieda l’accesso ai luoghi per l’effettuazione d’ispezione in
contraddittorio. Ottenutone il consenso, vi si recherà e provvederà a documentare la tipologia
del danno e la sua entità.
Fondamentale, in questa fase, è la realizzazione di un preciso inventario delle piante deperienti,
spesso rappresentanti solo una parte della coltura realizzata con il substrato in discussione,
perché strettamente correlata all’estimo del danno. Si verificherà la disponibilità di
campionature di substrato per approfondimenti analitici e le loro condizioni di conservazione.
Se caso, si preleverà un aliquota per le verifiche di parte.
Ogni risultanza dovrà essere riportata in un verbale che le parti andranno a sottoscrivere a
conclusione dei lavori.
In mancanza di sottoscrizione, il fabbricante notificherà ugualmente al danneggiato quanto
esperito durante il sopralluogo. In tutte queste operazioni, è consigliabile l’assistenza di un
dottore Agronomo, in grado di valutare criticamente la coltura e prendere in considerazione
anche altre potenziali cause del danno (condizioni fitosanitarie, fisiopatie, condizioni
ambientali, tecniche colturali, ecc.).
Per quanto riguarda gli accertamenti analitici di parte, vale quanto di seguito riportato per
l’utilizzatore.
Utilizzatori
Utilizzatore amatoriale
Affrontiamo dapprima il caso dell’utilizzatore amatoriale, di gran lunga più semplice e tutelato
dal Codice del Consumo. L’art. 3 del Codice del Consumo (d.lgs. n. 206 del 2005) definisce come
consumatore o utente la persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale
o professionale eventualmente svolta. Un soggetto rientrante in questa categoria deve utilizzare
il prodotto attenendosi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal fabbricante, riportate sulle
confezioni; qualora ritenesse di aver acquistato un prodotto difettoso, può procedere
all’effettuazione di un reclamo scritto, chiedendo la restituzione del prezzo oppure la
sostituzione della merce. In questi casi, è assai frequente addivenire ad un accordo amichevole,
ossia stragiudiziale, di gran lunga auspicabile e che ha una serie di vantaggi: consente una
soluzione rapida con minimo dispendio economico, senza necessità di seguire rigidi obblighi
formali. Le parti si impegnano a trovare un compromesso che le soddisfi, anche se questo
differisce dalla soluzione a cui si addiverrebbe adendo le vie legali. A supporto delle iniziative
stragiudiziali, operano le associazioni dei consumatori (utili soprattutto in caso di reclami
transfrontalieri, perché si rapportano alle corrispondenti organizzazioni dei luoghi di produzione)
ed anche le Camere di commercio che hanno istituito opportuni organismi di conciliazione.
Utilizzatore professionista
Molto diverso è il caso dell’utilizzatore professionista, dove gli interessi economici in gioco sono
notevoli e tali da non consentire facilmente il ricorso a soluzioni stragiudiziali (elevati
quantitativi di substrato, perdita di produzione lorda vendibile, ecc.).
36
Negli ultimi anni, sostanzialmente dal 2005, a seguito della modifica dell’art. 696 del Codice di
Procedura Civile, molte controversie riguardanti l’impiego professionale dei substrati approdano
a procedimenti di Consulenza Tecnica Preventiva (art. 696 bis C.P.C.). Ai sensi dell'art. 692 e
seguenti del C.P.C, si può infatti richiedere l’effettuazione di un accertamento tecnico, o
un’ispezione giudiziale. L'accertamento tecnico può comprendere anche valutazioni in ordine
alle cause e ai danni relativi all’oggetto della verifica. Si arriva a ciò, quando si manifesta
l'urgenza di far esaminare la consistenza dello stato dei luoghi, o le condizioni in cui questi
versano, a causa di un evento disastroso imputabile ad altri. Nel caso specifico dei substrati di
coltivazione, l’urgenza è chiaramente motivata dalla deperibilità della coltura e l’accertamento
viene normalmente richiesto dal coltivatore che si ritiene danneggiato.
In questo modo, il giudice fa accertare, in via cautelare, fatti, circostanze e stato dei luoghi che
potrebbero modificarsi nel tempo, rendendo nulle le successive azioni legali e di giudizio.
La novità introdotta dall’art. 696 bis C.P.C. riguarda la funzione del Consulente Tecnico
d’Ufficio incaricato all’accertamento tecnico, che prima di procedere al deposito della relazione
in risposta al quesito formulato dal giudice, tenta, ove possibile, la conciliazione delle parti. In
definitiva, questo articolo è stato pensato per evitare il ricorso ad una vera propria causa,
nell’intento di alleggerire il carico dei processi civili.
Nel caso in cui si raggiunga una accordo, il giudice lo rende efficace ed esecutivo mediante
decreto, ritenendo risolta la controversia. Nel caso contrario, le parti possono richiedere che la
relazione del consulente tecnico sia depositata agli atti ed acquisita nel successivo giudizio di
merito.
Ma andiamo per ordine.
Buone norme consigliate per l’utilizzatore professionista
Alla consegna, la merce deve essere attentamente ispezionata. In questa fase è possibile
verificare le condizioni di imballaggio e segnalare eventuali danni subiti durante il trasporto. Si
può inoltre verificare la corrispondenza delle quantità (volume commerciale acquistato), anche
a mezzo dell’apertura di alcuni colli campione. Eventuali vizi palesi, anche di tipo compositivo,
potranno essere accertati, denunciati nei tempi previsti dal C.C.3 e dar origine alla sostituzione
delle merci ben prima che possa generarsi un più grave danno colturale.
Successivamente, se l’impiego non è immediato, la merce deve essere immagazzinata nel
rispetto delle indicazioni fornite dal fabbricante. Con un attenta pianificazione degli acquisti,
l’utilizzo va comunque effettuato entro pochi giorni dalla consegna, evitando anche qualora
siano possibili condizioni di conservazione adeguate, giacenze prolungate.
Prima dell’impiego del prodotto, è necessario che una campionatura rappresentativa4 della
fornitura sia messa da parte per eventuali successivi approfondimenti analitici. Va da se, che in
caso di merci confezionate, vanno conservati colli sigillati, così come forniti dal produttore, che
dovranno essere conservati in luogo fresco, ventilato ed al riparo dalla radiazione solare diretta.
L’aliquota da separare e conservare dovrà tener conto delle necessità analitiche di tutti i
soggetti aventi parte in un’eventuale controversia. In altri termini, è bene siano disponibili non
meno di 4 aliquote (di parte, di controparte, di terza parte, una o più di riserva). La cosa più
conveniente e semplice da realizzare, in caso di merci confezionate, è isolare e conservare un
intero pallet fino a buon esito della coltura. Nel caso di merci sfuse o comunque non sigillate
(es. Big bags, ecc.) è facoltà dell’acquirente richiedere, a propria tutela, la consegna di una
3
Otto giorni dalla consegna (art. 1495 – art. 1511);
La rappresentatività della campionatura è garantita quando è rispettato un preciso rapporto tra numero di sub
campioni costituenti il campione finale e quantità della fornitura. Suddetto rapporto è sancito dai i Metodi ufficiali di
analisi per i fertilizzanti, approvati dal Mipaaf con Decreto Ministeriale del 24 marzo 1986 e s.m.i. In tema di
campionamento, sono da rispettare anche le indicazioni fornite dal metodo UNI EN 12579:2002;
4
37
campionatura confezionata della stessa partita, accettata dal produttore come valida in caso di
controversia. Si tratta di pratica ordinaria e assai diffusa in numerosi comparti agricoli (es.:
zootecnia - mangimistica). Durante la coltivazione, in caso di dubbio sulla validità del substrato,
è opportuno incaricare un dottore Agronomo, unica figura professionale titolata all’effettuazione
delle valutazioni necessarie. Solo in questo modo sarà possibile supportare con elementi
probatori eventuali richieste d’indennizzo. Qualora vengano disposte analisi chimiche, queste
devono essere effettuate con metodica adatta alla matrice in esame, ossia impiegando le
procedure analitiche EN appositamente concepite per i substrati di coltivazione5. Le prove
analitiche devono essere condotte da laboratori accreditati all’analisi dei fertilizzanti 6 o
comunque di comprovata effettiva esperienza nella valutazione di questa merceologia.
Va precisato che risultati analitici difformi dalle indicazioni riportate in etichetta non sono di
per se elemento sufficiente a comprovare l’esistenza di un nesso causale tra impiego del
substrato e danneggiamento della coltura.
Più volte capita di assistere a liti che vertono sull’interpretazione di rapporti di prova, di
risultanze analitiche, prive di legame diretto con gli accadimenti della coltivazione.
Un substrato con parametri alterati rispetto alle dichiarazioni del fabbricante non è
necessariamente fitotossico o responsabile di danno.
Parametri alterati possono confermare, laddove la campionatura analizzata sia rappresentativa
della fornitura e opportunamente conservata, una violazione della norma di
commercializzazione, ma non certamente il nesso causale con il deperimento delle piante
coltivate.
I test analitici che meglio consentono di valutare la potenziale influenza negativa del substrato
sulle colture sono i biosaggi7, ossia le prove di germinazione e di accrescimento. Queste prove
non richiedono tempi lunghi e possono essere effettuate anche preventivamente all’impiego del
substrato, in modo da accertarne con l’idoneità e prevenire la successiva insorgenza di problemi
(vedi capitolo parametri: significato agronomico e metodi analitici).
Bisogna ricordare inoltre che per alcune caratteristiche dei substrati, in particolare le proprietà
fisico-idrologiche (ritenzione idrica, porosità, ecc) non esistono valori ideali in assoluto, questi
devono essere infatti valutati in relazione alla tecnica colturale in uso.
In tal senso, un professionista dovrebbe scegliere un substrato adeguato alle proprie peculiarità
impiantistiche e gestire le proprie pratiche colturali ai fini di ottimizzare le performance.
Laddove le tecniche colturali sono poco flessibili (es. colture ebb-flow) si dovranno
diligentemente effettuare prove preliminari su scala ridotta, prima di impiegare substrati di cui
non si conoscono a fondo le proprietà sull’intera coltura.
Come procedere in caso di danno
L’utilizzatore professionale, che si ritenesse danneggiato dall’impiego di un substrato, prima di
ogni altra azione, ne deve dare notizia al fabbricante nei tempi previsti dal Codice Civile. La
comunicazione deve avvenire in forma scritta e deve essere provvista di un rapporto di consegna
(P.E.C., Lettera raccomandata A.R., fax). In tema di onere di diligenza del compratore, l’art.
1495 del C.C., stabilisce la decadenza del diritto di garanzia se la comunicazione del difetto non
avviene entro 8 giorni dalla scoperta. Con l’art. 1511, il C.C. stabilisce inoltre, che nella vendita
di cose da trasportare da un luogo a un altro, il termine per la denunzia dei vizi e dei difetti di
5
Per la caratterizzazione analitica dei substrati di coltivazione i metodi analitici di riferimento sono quelli sviluppati
dal Comitato Tecnico CT 223 del CEN - rettificati dall’UNI – Ente Nazionale Italiano di Unificazione (vedi allegato 1);
6
In Gazzetta Uff. Serie Generale n. 98 del 27.04.2012, ai sensi del D. Lgs. 075/2010, Il Mi.P.A.F. ha pubblicato
l’elenco dei laboratori che soddisfano ai requisiti per l’analisi dei fertilizzanti;
7
Vedasi allegato 1: Metodo UNI EN 16086-1:2012 e UNI EN 16086-2:2012
38
qualità apparenti (art. 1495) decorre dal giorno del ricevimento merce. Sulla definizione di vizio
apparente non vi è una posizione univoca. I giudici di legittimità sono orientati ad indicare
“quelli oggettivamente riconoscibili” con l’uso della normale diligenza. Ne consegue, con
specifico riferimento ai substrati, che i vizi di quantità, di confezionamento, di anomala
struttura del prodotto (eccesso o carenza di inerti, difformità delle matrici torbose rispetto al
capitolato compositivo), di fermentazione (forte emissione di sostanze volatili) rientrano
sicuramente tra quelli da denunciare nel termine indicato, anche se l’accettazione della merce
alla consegna viene effettuata con riserva di successivo controllo.
Esistono poi delle proprietà dei substrati di coltivazione non pienamente accertabili nel termini
sopra indicati (es. proprietà chimiche che richiedono specifici approfondimenti analitici).
Per i vizi correlati a queste proprietà la Cassazione Civile afferma che “nella compravendita di
merci tra imprenditori esperti del settore merceologico specifico, il dies a quo per la decorrenza
del termine di decadenza della denuncia dei vizi, è in ogni caso quello in cui l’acquirente
avrebbe potuto eseguire gli esami necessari, equiparandosi in tal caso la possibilità di
accertamento delle condizioni dei beni alla riconoscibilità dei vizi apparenti”.
Sempre in termini giuridici vi è poi da dire con estrema chiarezza che l’onere di prova del danno
compete al danneggiato, così come la prova dell’esistenza di un nesso causale tra il danno subito
e l’impiego del substrato di coltivazione.
Nella realtà operativa quotidiana le procedure di comunicazione sopra indicate non vengono
quasi mai seguite, ne per i vizi apparenti ne per quelli occulti. Molto spesso, il coltivatore
acquirente del substrato è all’oscuro degli obblighi di diligenza a proprio carico e procede a
segnalare presunti difetti del substrato a coltura avanzata, quando realizza che andrà
verosimilmente incontro ad una sensibile perdita di produzione. Queste iniziative, spesso, non
sono accompagnate da referti analitici, ne da pareri agronomici, che individuino specificamente
nel substrato la causa del deperimento della coltura.
In buona sostanza, a fronte di un danno colturale certo la cui causa è dubbia, non è infrequente
assistere a richieste di chiarimenti, se non addirittura di indennizzi rivolte al fabbricante,
rovesciando l’onere probatorio del difetto. In questi casi, inizia un conflitto irrituale
difficilmente componibile, perché il fabbricante, pur volendo ottemperare alle richieste di
approfondimento, nella speranza di vedere riconosciuto il proprio credito, si trova ad operare in
uno scenario alterato, dove le proprietà originarie del substrato non sono più riconoscibili (per
effetto delle pratiche colturali effettuate: concimazioni, irrigazioni, trattamenti, ecc.) e dove
numerosi altri fattori esterni hanno già esercitato i propri effetti.
Seguendo l’impostazione descritta, le probabilità che si possa risalire alla vera causa di un danno
alle colture si accrescono sensibilmente, così come maggiori diventano le possibilità di
addivenire ad una conciliazione tra fabbricanti ed utilizzatore dei substrati di coltivazione.
Le parti finiscono in questo modo per confrontarsi su dati oggettivi sussistendo i presupposti per
isolare l’effettivo contributo del substrato e distinguere le responsabile dei singoli.
Nei casi non ricomponibili, l’aver seguito queste precauzioni riduce sensibilmente i costi legali,
facilitando notevolmente il lavoro dei consulenti tecnici di parte e d’ufficio, che potranno
addivenire a conclusioni certamente più oggettive, che si traducono in scenari chiari, facilmente
decifrabili per il giudice chiamato a pronunciarsi nel merito.
39
Figure 1-2-3: casi di Consulenza Tecnica Preventiva – Il C.T.U., durante il sopralluogo, esamina la
produzione del ricorrente e procede ad un inventario del danno, riservandosi la successiva determinazione
delle cause
40
ALLEGATI
41
ALLEGATO 1 METODI DI ANALISI DI RIFERIMENTO
UNI EN 12579-2002 Ammendanti e substrati di coltivazione. Campionamento
UNI EN 13040-2008 Ammendanti e substrati di coltivazione. Preparazione del campione per prove
fisiche e chimiche, determinazione del contenuto di sostanza secca, del contenuto di umidità e
della massa volumica apparente su un campione compattato in laboratorio
UNI EN 13037-2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione del pH
UNI EN 13038-2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione della conducibilità
elettrica
UNI EN 13039-2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione della sostanza
organica e delle ceneri
UNI EN 13041-2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione delle proprietà
fisiche. Massa volumica apparente secca, volume d’aria, volume d’acqua, coefficiente di
restringimento e porosità totale
UNI EN 12580-2002 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione della quantità
UNI EN 16086-1:2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione degli
piante - Parte 1: Prova di crescita in vaso con cavolo cinese
UNI EN 16086-2:2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione degli
piante - Parte 2: Prova in piastre Petri con crescione
UNI EN 16087-1:2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione
biologica aerobica - Parte 1: Tasso di assorbimento dell'ossigeno (OUR)
UNI EN 16087-2:2012 Ammendanti e substrati di coltivazione. Determinazione
biologica aerobica - Parte 2: Prova di auto-riscaldamento per il compost
effetti sulle
effetti sulle
dell'attività
dell'attività
Gazzetta Ufficiale 26/01/01 n.21, DM 21/12/00 Suppl. 6 – Determinazione del carbonio organico
Gazzetta Ufficiale 15/01/04, 2°Serie Speciale, n.4 - Metalli pesanti
In pubblicazione: Decreto n. __ Metodi ufficiali di analisi per i fertilizzanti – Supplemento n. 12 Determinazione del tasso di respirazione di ammendanti e substrati di coltivazione
Metodo per l’enumerazione di Escherichia coli
Metodo orizzontale per la ricerca di Salmonella spp
42
ALLEGATO 2 SCHEDE TECNICHE CONCIMI
Proprietà e vantaggi dei concimi a cessione controllata Multicote® per substrati
Mauro Schippa, Giorgia Terzulli
Haifa Italia Srl - Viale Gozzadini, 13 - 40124 Bologna
Tel. 051.338.011 - Fax. 051.581.155
Email:
[email protected]
[email protected] -
[email protected]
Descrizione del tipo di concime e inquadramento legislativo
I concimi granulari speciali di Haifa con biodisponibilità
graduale nel tempo (longevità) si caratterizzano per
essere dei concimi ricoperti con una resina
semipermeabile e biodegradabile a base di poliuretano.
La tecnologia esclusiva e brevettata di Haifa è
denominata MultiCoTechTM - (MCTTM), su cui si basa la
gamma di formulati commerciali Multicote®. Il granulo
di concime minerale NPK, con eventuale aggiunta di
magnesio e microelementi, viene ricoperto dalla
speciale membrana che consente di regolare la cessione
dei nutrienti in maniera progressiva e graduale,
principalmente in funzione della temperatura del
substrato/terreno. La gamma Multicote® è costituita da
materie prime NPK selezionate per la loro solubilità ed assenza di cloruri e sodio. La membrana
ricoprente biodegradabile è scientificamente testata e permette di ottenere formulati con
assenza di polvere a granulometria omogenea di facile distribuzione. Le dimensioni dei granuli
ricoperti dipendono dal tipo di impiego e possono essere dei microgranuli con diametro medio di
circa 1,5÷1,6 mm (Size Guide Number 150÷160 ) oppure dei granuli di dimensioni standard con
diametro medio di 3,0÷3,4 mm (Size Guide Number 300÷340 ) ( Foto 1 ); è garantita la massima
uniformità nelle dimensioni dei granuli con uno specifico indice di uniformità a seconda della
dimensione media dei granuli (Uniformity Index medio 55÷60 ). In base alla longevità voluta del
concime si agisce sul processo produttivo e sulla quantità di membrana ricoprente utilizzata,
così da poter ottenere dei formulati con rilascio da 2 mesi fino a 16 mesi . Per longevità si
intende che almeno 80÷85% dei titoli del concime venga reso biodisponibile in modo graduale e
progressivo entro il numero di mesi di longevità dichiarati nella confezione.
Haifa ha provveduto in base alla normativa vigente a realizzare il necessario ed approfondito iter
legislativo per la registrazione in legge di sostanze ricoprenti, sviluppando una ricca
documentazione di test agronomici e di laboratorio, ed oggi può vantare di essere tra le poche
Società che ha registrato la propria tecnologia di ricopertura (MultiCoTech™) e sostanza
ricoprente denominata MCT™ (D.Lgs. 29 Aprile 2010, n°75 - Allegato 6 - Prodotti ad azione
specifica). La registrazione in legge della sostanza di ricopertura MCT™ permette ai formulati
Haifa, sia che siano totalmente o parzialmente ricoperti, di rendere evidente nelle confezioni la
dichiarazione chiara del tipo di sostanza di ricopertura utilizzata ed in particolare la quantità di
prodotto ricoperto nel formulato, a tutela dell’utilizzatore finale del prodotto.
43
Meccanismo di azione, fattori coinvolti e tempi di rilascio
Il meccanismo di azione che governa la cessione controllata dei concimi Multicote® si può
sintetizzare in quattro stadi (Figura 1). 1°
stadio: non appena il granulo entra in
contatto con il substrato/terreno e trova
un minimo livello d’umidità, inizia ad
assorbire il vapore acqueo attraverso i
micropori presenti nella membrana. 2°
stadio: l’umidità dissolve in modo
progressivo il fertilizzante contenuto
all’interno che inizia a diffondersi
regolarmente nella zona d’assorbimento
radicale. 3° stadio: graduale e continuo
svuotamento del granulo di concime rivestito con diffusione degli elementi nutritivi. 4° stadio:
rimane il rivestimento svuotato, senza più concime all’interno (Foto 2).
La cessione dipende unicamente dalla temperatura media del substrato/terreno di coltivazione e
non è influenzata in modo significativo dal tipo stesso di substrato/terreno di coltivazione, dal
pH o dalla carica microbiologica. Questa specificità permette di avere sincronia fra fabbisogno
delle colture e rilascio degli elementi nutritivi avvolti dalla membrana. A basse temperature (< 5
°C) il rilascio è praticamente nullo, anche in presenza di elevati livelli d’umidità nel
substrato/terreno, evitando così inutili perdite di prodotto nei mesi invernali e periodi freddi.
Allo stesso modo, il rilascio è nullo anche in presenza di elevate temperature se accompagnate
dalla assenza di umidità. La tecnologia MultiCoTechTM (MCTTM) assicura quindi, con un’unica
applicazione, un’ottimale nutrizione delle colture per più mesi con elevata efficienza di
utilizzazione degli elementi nutritivi, consentendo una ottimale sincronia tra il fabbisogno delle
colture e il rilascio degli elementi nutritivi avvolti dalla membrana.
Campi di applicazione principali e dosi di impiego
La grande versatilità di Multicote® garantisce la disponibilità di una formulazione specifica per
ogni esigenza di coltivazione sia in vaso che su terreno, come arricchimento dei substrati,
concimazione di base e riconcimazione. I granuli di Multicote® possono in certe situazioni
controllate essere posti a contatto con il seme o con la piantina, in quanto non sviluppano
fitotossicità. Mediamente, per l’arricchimento di substrati, come concimazione principale, si
considerano da 3÷4 kg/m3 fino ai 6÷7 kg/m3 per le specie più esigenti. Per interventi di
riconcimazione la dose media è 2,5÷3,5 kg/m3.
Vantaggi e Fattori da considerare per una gestione ottimale del concime
La gamma di formulati Multicote® consente un ottimale e pronto sviluppo
delle piante fin dalle prime fasi, senza creare discontinuità nel flusso
nutrizionale, accompagnando lo sviluppo delle piante nel tempo, in
funzione della specifica longevità per ogni formulato. In tal modo si
ottengono sviluppi completi e robusti della vegetazione senza creare
squilibri fra apparato aereo e apparato radicale.
44
Tempi di rilascio medi dei vari formulati in funzione della temperatura del
suolo/substrato e della longevità dichiarata ( longevità espressa in mesi )
Temperatur Multicote 4
Multicote 6
Multicote 8
Multicote 12 Multicote 16
a °C
15
6
8÷9
9÷10
15÷17
20÷22
21 °C
4
6
8
12
16
30 °C
2÷2,5
3÷4
4÷5
6÷7
9÷10
Tabella 1: tempi di rilascio in funzione della temperatura del suolo/substrato
Il meccanismo di ricopertura permette il massimo controllo della salinità, evitando fitotossicità e
danneggiamenti alle radici e riducendo inoltre le perdite per lisciviazione e volatilizzazione.
Utilizzando i formulati Multicote® è possibile contenere il numero di applicazioni riducendo i
costi di distribuzione. La gamma Multicote® è ecocompatibili grazie alla membrana di
rivestimento completamente biodegradabile ed alla massima efficienza nutrizionale.
Multicote® non evidenzia specifiche controindicazioni in fase di miscelazione con i tradizionali
substrati e torbe di coltivazione. Per la definizione del dosaggio più corretto si consiglia di
scegliere in modo attento la longevità voluta e definire le esigenze nutrizionali dell’essenza
vegetale. Considerando l’influenza della temperatura sulle modalità di rilascio, si consiglia di
incrementare le dosi medie di utilizzo del 20% nel caso di temperature medie del terriccio di
15°C e diminuirle del 20% se le temperature medie risultano superiori a 30°C, ma si ricorda che
per colture irrigue con costante e continuo apporto di
acqua anche in piena estate la temperatura nel
substrato/terreno difficilmente supera i 30-34 °C. Il
corretto stoccaggio del prodotto prevede di mantenerlo
in un luogo asciutto e riparato dalla luce diretta del sole
e dall’umidità, per preservarne le caratteristiche.
Formulati disponibili
La specifica gamma Multicote® per l’ortoflorovivaismo è disponibile con formule aventi una
longevità compresa tra 4 e 16 mesi. La maggior parte delle formulazioni è arricchita con
microelementi. In funzione della specifica tecnologia formulativa, Haifa è in grado di
personalizzare le formulazioni per tempi e velocità di rilascio con il fine di soddisfare le varie
richieste del mercato. Il formulato per riconcimazione è disponibile anche additivato con
specifiche sostanze adesivanti per evitare la caduta dei granuli di concime durante la
movimentazione dei vasi.
Formulati NPK principali per il florovivaismo della linea Multicote® a granulometria standard
Multicote 4 *
Multicote 6 *
Multicote 8 *
Multicote 12 *
Multicote 16 *
17.17.17
15.7.15+2MgO+Me
15.7.15+2MgO+Me
14.7.14+2MgO+Me
14.7.14+2MgO+Me
-
19.6.15+2,5MgO+0,8Fe
(Nursery
riconcimazioni)
-
-
-
15.7.15+2MgO+Me
-
-
-
-
* tempi di rilascio in mesi in condizioni controllate (Metodo di analisi EN 13266-2001 Estrazione sequenziale)
Tabella 2: formulati principali disponibili
45
Basacote® Plus concimi a cessione programmata per substrati
Francesco Gazzola
COMPO Expert Italia via Marconato, 8 – 20811 Cesano Maderno MB
Email:
[email protected]
Descrizione del tipo di concime e inquadramento legislativo
Concime granulare complesso NPK con magnesio e
microelementi a cessione controllata. I granuli sono
ricoperti con la tecnologia POLIGEN W3, un materiale di
rivestimento a base polimerica di elevata qualità e
affidabilità autorizzato dalla legge dei fertilizzanti (D. Lgs.
29 aprile 2010, n.75).
Meccanismo di azione
L’acqua penetra all’interno dei granuli attraverso il
rivestimento. Le sostanze fertilizzanti presenti all’interno
del granulo vengono sciolte dall’acqua formando una
soluzione omogenea di elementi nutritivi. La soluzione nutritiva così costituita viene rilasciata
attraverso il rivestimento con cessione controllata.
Fattori coinvolti e tempi di rilascio
La cessione programmata delle sostanze nutritive avviene attraverso il materiale di rivestimento
del granulo proporzionalmente al fabbisogno delle colture. Con l’aumento della temperatura,
aumenta il fabbisogno di sostaze nutritive da parte della pianta e, di conseguenza, la cessione
degli elementi nutritivi da parte di Basacote® Plus avviene più velocemente. Al contrario, con
temperature basse, i fabbisogni delle piante diminuiscono e l’attività di Basacote® Plus rallenta.
Campi di applicazione e dosi di impiego
46
Vantaggi
I concimi Basacote® Plus assicurano un costante ed adeguato apporto di sostanze nutritive
durante il ciclo di coltivazione, evitando perdite per dilavamento o squilibri nutrizionali.
POLIGEN W3 è un materiale di rivestimento dei granuli elastico e resistente al gelo. L’elevata
elasticità di POLIGEN W3 previene il rischio di rotture meccaniche della pellicola causate dal
passaggio di macchine o dal calpestamento, mantenendo inalterata la funzionalità dei granuli
ricoperti. Gli effetti del gelo non influenzano la qualità del rivestimento. Anche variazioni di
temperatura estremamente forti, oscillanti, ad esempio da -20 °C a 20 °C, non hanno alcun
influsso sulla qualità dei prodotti.
Fattori da considerare per una gestione ottimale del concime
La scelta del tipo di Basacote® Plus e del doaggio da impiegare dipendono dalla coltura, dalla
sua durata, dall’epoca di invasatura, dal sistema di coltivazione e dalle condizioni climatiche.
Formulati disponibili
La gamma comprende prodotti a diverso rilascio: 3, 6, 9 e 12 mesi
47
Paolo Cozzi
Everris Italia via D. Monterumici, 8 31100 Treviso
Email:
[email protected]
Descrizione del concime
Fertilizzante a cessione programmata e predefinita
Meccanismo di azione
Il prodotto in granuli è avvolto da una membrana di resina semipermeabile biodegradabile. Il
vapore acqueo penetra nel granulo attraverso la membrana e scioglie i macro e i microelementi
in esso contenuti, i quali vengono poi spinti all’esterno dalla differenza di pressione osmotica. La
salinità, il valore del pH, l’attività microbiologica e la quantità di acqua non hanno influenza
sulla cessione delle sostanze nutritive.
Oggi Everris offre sul mercato professionale 3 tipi diversi di fertilizzanti a cessione controllata:
prodotti di seconda generazione: Osmocote Pro
prodotti di terza generazione: Osmocote Exact
prodotti di quarta generazione: Osmocote Exact Hi.End e Osmocote Exact Protect
L’offerta
degli
altri
produttori
di
fertilizzanti si ferma ancora alla seconda
generazione. I fertilizzanti a cessione
controllata di terza e quarta generazione si
contraddistinguono per processi produttivi
completamente
innovativi,
i
quali
permettono di ottenere una cessione del
fertilizzante completamente predefinita
durante l’intero suo ciclo di durata. In altre
parole, Osmocote Exact/Hi.end e Protect permette di conoscere come le sostanze nutritive
saranno liberate nel tempo, prima dell’impiego sulle colture. Ed è possibile prevedere in
anticipo la cessione del prodotto mese per mese, fino alla fine.
Con la quarta generazione di concimi si è fatto un ulteriore passo in avanti. Questi sono basati
sulla tecnologia DCT che sta per “ Dual Coating Technology”, cioè tecnologia di doppio
rivestimento.
48
La differenza rispetto ad Osmocote Exact consiste nel fatto che una percentuale di Hi.End viene
trattata con tecnologia DCT, per cui una fase del processo di rilascio (concimazione) risulta
ritardata.
Il risultato concreto che si ottiene durante la coltivazione è la sensibile riduzione della salinità
nel substrato di coltura nei mesi immediatamente successivi all’invaso. In altre parole, la
seconda membrana di avvolgimento ritarda di 2/3 mesi la cessione delle sostanze nutritive.
Fattori coinvolti e tempi di rilascio
Acqua e temperatura
Campi di applicazione e dosi di impiego
ortoflorovivaismo
Vantaggi
Unica applicazione in concimazione di fondo e/o in copertura. Dilavamento e lisciviazione
pressoché inesistente. Impatto ambientale nullo. La cessione degli elementi nutritivi segue la
naturale crescita delle colture
Fattori da considerare per una gestione ottimale del concime
Periodo di invaso. Tipo di coltura. Dosaggio. Coltivazione a cielo aperto o sotto copertura.
Formulati disponibili
Da 6/8 settimane fino a 16/18 mesi
Brand
Osmocote
Osmocote
Osmocote
Osmocote
Osmocote
Osmocote
Osmocote
Osmocote
Osmocote
Osmocote
Osmocote
Start
Bloom
Pro
Exact std
Exact Low start
Exact HK
exact Hi.End
Exact Protect
Exact Mini
Exact Tablet
Topdress
Durate disponibili
6/8 settimane
2/3 mesi
3/4, 5/6, 8/9 e 12/14 mesi
3/4, 5/6, 8/9 e 12/14 mesi
16/18 mesi
3/4, 5/6, 8/9 e 12/14 mesi
5/6, 8/9 e 12/14 mesi
8/9 e 12/14 mesi
3/4 e 5/6 mesi
5/6 e 8/9 mesi
2/3, 4/5 e 5/6 mesi
Ratio N:P:K
1:1:1,4
1:0,6:1,5
1:0,7:0,6
1:0,6:0,8
1:0,5:0,7
1:1:1,6
1:0,6:0,8
1:0,6:0,8
1:0,6:0,8
1:0,6:0,8
1:0,3:0,5
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Emanuela Ramaccini
Adriatica S.p.A. - Strada Dogado 300/19-21 - Loreo (RO)
Email:
[email protected] -
[email protected]
Adriatica SpA è un azienda italiana di successo, presente su tutto il territorio nazionale, in molti
paesi del bacino del mediterraneo e nella maggior parte dei paesi dell’Est Europa.
La società ha messo a disposizione il concime CE K-GREEN 14-06-16 + 2%MgO+Me, per condurre le
prove relative ad una corretta gestione dei substrati di coltivazione. Tale formulato è un
concime minerale composto a basso tenore di cloro caratterizzato dalla presenza della DCD
(Diciandiammide) in qualità di inibitore della nitrificazione.
Il K-GREEN 14-06-16 + 2%MgO+Me, concime microgranulare con diametro tra 1,5mm e 2,5mm,
deriva dalla linea N-GOOO, utilizzata in agricoltura professionale. In questi formulati la frazione
azotata è completamente priva di azoto nitrico e la presenza dell’inibitore comporta un
sensibile rallentamento del processo di ossidazione dell’azoto ammoniacale.
In K-GREEN la diciandiammide è intimamente legata alle materie prime che verranno
debitamente compattate e non è, quindi, limitata solo ad un semplice rivestimento del
microgranulo.
I componenti fanno di K-GREEN un concime
“nobile“ in quanto sono caratterizzati da
bassissima salinità.
Questo si traduce in un limitato incremento di
conducibilità del substrato.
Questo formulato, ideato per rendere facilmente
disponibili gli elementi nutritivi all’apparato
radicale, è ottenuto da un processo di
compattazione di avanguardia. Non deriva dalle
tradizionali semplici miscelazioni fisiche, dove
l’irregolare distribuzione risulta essere di più difficile applicazione con conseguente minore
efficacia.
Il microgranulo di questa linea di formulati presenta la caratteristica di disgregarsi facilmente e
rendere così i singoli componenti più rapidamente disponibili alle radici e permettendo così una
nutrizione uniforme e costante della pianta.
La cessione graduale dell’azoto è regolata essenzialmente dall’attività dei microorganismi che
come noto traggono l’energia dai processi di mineralizzazione della sostanza organica. Sia i
processi chimici sia microbiologici sono fortemente influenzati da condizioni di temperatura, di
umidità e reazione dei substrati.
Il ricorso a DCD, in base alle prove condotte, sembra confortare
il nostro programma di concimazioni.
La permanenza dell’azoto nel substrato è garantita per un
periodo di 60gg, durante i quali non si sono pure notati
significativi sbalzi di pH e conducibilità.
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Dosi consigliate
L’esperienza ha dimostrato che 1kg/m3 di K-GREEN 14-06-16 + 2%MgO+30%SO3 +Me è sufficiente
a supportare una ottimale integrazione del terriccio.
Si può consigliare questo integratore di substrati per:
- la semina
- il ripicchettamento
- la invasatura
- nei rinvasi.
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CORNUNGHIA N 14
Pietro Pizzo
ORGANAZOTO FERTILIZZANTI SpA
Via Della Spira, 26
56024 – Ponte a Egola (PI)
Email:
[email protected]
Descrizione del tipo di concime e inquadramento legislativo
Concime organico azotato N14 / cornunghia naturale
Residuo di corna e unghie allo stato naturale D.lgs. 75/10
Foto: campione di cornunghia.
Meccanismo di azione
Matrice organica proteica costituita da scleroproteine ( cheratine ) di origine bovina.
La mineralizzazione dell’ N ORGANICO proteico è dovuta ad attività di natura microbiologica.
Fattori coinvolti e tempi di rilascio
I tempi di rilascio sono influenzati da: temperatura, umidità, ossigeno e struttura/tessitura dei
suoli e variano da 6 a 10 mesi.
Campi di applicazione e dosi di impiego
Impiego in colture floricole, frutticole, vivaismo ed in risaia.
Utilizzato nella preparazione dei substrati.
Dosaggi medi
Nei terricci 6/10 kg per mc, in vaso 50/100 gr pianta, pieno campo 300/500 kg per ha.
Vantaggi
Concime con il più alto titolo di Azoto Organico con lunghi tempi di rilascio, caratterizzato da
minime perdite per lisciviazione e gassificazione, con completo utilizzo dell’elemento
fertilizzante.
Consentito in Agricoltura Biologica.
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Fattori da considerare per una gestione ottimale del concime
I tempi di rilascio dell’N ORGANICO sono influenzati da vari fattori e sono variabili.
Necessaria una taratura agronomica per verificare i corretti dosaggi per le colture di impiego, in
particolare per impieghi sotto serra con alte temperature.
Formulati disponibili
Disponibile in tre taglie/pezzature
Tipo 1 fine
Tipo 2 medio mm 5-9mm 2-5
Tipo 3 grossa mm 9-15
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Informazioni legali:
E’ consentita la riproduzione citando la fonte.
E’ vietata la riproduzione con inserimento di loghi e/o marchi aziendali, se non autorizzato.
E’ vietata la riproduzione con modifiche ai loghi degli Enti.
AIPSA e gli autori non sono responsabili per l’uso che può essere fatto dalle informazioni
contenute nel presente manuale.
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