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Il romanzo europeo tra Settecento e Ottocento

Il romanzo europeo tra Settecento e Ottocento Il contesto Il romanzo moderno, definito da Hegel come l’epopea della società borghese, lega a questa classe la sua affermazione, il suo sviluppo e la sua caratterizzazione. Dalla seconda metà del XVIII secolo, lo scrittore non si rivolge più a un’élite ristretta di letterati, con i quali intratteneva un tempo relazioni personali. I suoi lettori sono uomini (e sempre più anche donne) sconosciuti, che svolgono attività lavorative diverse e che si avvicinano alla letteratura per svago o per accrescere le proprie conoscenze. Nel corso della prima metà del XIX secolo, l’editoria si trasforma da attività artigianale in impresa capitalistica. Il prodotto letterario è acquistabile, ha un preciso valore di mercato sempre più determinato e orientato dai gusti e dalle aspettative del pubblico in relazione ai generi, alle tematiche e al linguaggio. Il pubblico richiede trame complesse in grado di incatenare l’attenzione, eroi ed eroine appassionanti e, al tempo stesso, un linguaggio più vicino alla lingua d’uso, lontano dalla sintassi latineggiante e dal lessico aulico della tradizione classica. Il romanzo, e in particolare il romanzo storico, si presta a soddisfare gli interessi di questo tipo di pubblico. Al tempo stesso, tuttavia, avviene anche il processo inverso: l’editore-imprenditore è anche un promotore culturale e le sue scelte determinano cosa far circolare sul mercato, orientando così a sua volta i gusti del pubblico. Inoltre, i costi di produzione sempre più bassi attirano categorie più ampie di lettori, diffondendo istruzione e interesse che a sua volta crea nuove fette di mercato. Questo quadro caratterizza le aree più industrializzate dell’Europa quali la Francia, l’Inghilterra, l’area germanica e parte dell’Italia del nord, mentre stenta ad affermarsi nell’Italia meridionale. Il romanzo epistolare e il Bildungsroman Con la Nouvelle Héloïse di Rousseau (1761) e I dolori del giovane Werther (1774) di Goethe assistiamo a uno spostamento della focalizzazione narrativa, attraverso la confessione epistolare, sul protagonista, che anticipa quell’aspetto proprio del sentire romantico che è l’individualismo. Lo stesso Goethe elabora, con il romanzo Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister (1796), un nuovo schema narrativo, definito dalla critica tedesca Bildungsroman ovvero 1 ‘romanzo di formazione’ in cui l’evoluzione del protagonista si configura come una maturazione che avviene attraverso il rapporto dialettico e costruttivo con la realtà circostante. Questa esperienza individuale della costruzione della personalità, intesa come fenomeno in divenire, caratterizzerà un’ampia fetta della produzione narrativa dall’800 fino ai giorni nostri. Il romanzo storico Romanzi con ambientazione e personaggi storici erano già presenti nella produzione del XVII e XVIII secolo, ma in essi la Storia aveva unicamente la funzione di sfondo ‘esotico’ su cui si muovevano personaggi con caratteri e mentalità coeve a quelle dell’autore. Il ‘700 aveva inaugurato l’epoca dei grandi romanzi realistico-sociali e dei romanzi satirici di Swift, Voltaire e Diderot che, pur ambientando le vicende in tempi e in luoghi indeterminati, rispecchiavano fedelmente i tratti essenziali della Francia e dell’Inghilterra dell’epoca. È, invece, con il Romanticismo che la Storia assume un ruolo peculiare all’interno della realizzazione dello spirito nazionale. Le vicende sono ambientate in un’epoca storica passata (viene privilegiato il Medioevo, ma anche periodi più vicini, come il Rinascimento o la prima metà del XVIII secolo) i cui eventi storici reali fanno da sfondo alle vicende dei protagonisti, che sono invece personaggi di fantasia. Questa prospettiva permette all’autore di mettere meglio a fuoco la mentalità, i costumi, il modo di vivere di una determinata società. La fortuna editoriale e il successo di pubblico di un genere come il romanzo storico sono diretta conseguenza del contesto socio-economico e delle linee di sviluppo culturale degli anni a cavallo tra XVIII e XIX secolo, esposte nella premessa. Il romanzo storico è inaugurato in Inghilterra nel 1814 dal Waverley di Walter Scott che sviluppa il genere in decine di opere, tra cui Rob Roy (1818) e Ivanhoe (1820). Grazie all’enorme fortuna editoriale, contribuisce alla diffusione di alcuni motivi propri di un certo Romanticismo: il senso della Storia come fondatrice dello spirito nazionale, il gusto per il pittoresco, il fascino del Medioevo e diversi ingredienti narrativi propri dell’estetica del gotico (rapimenti, travestimenti misteriosi, luoghi di prigionia e tortura). D’altro canto, lo stile di Scott è equilibrato, pieno di buon senso e di humour, e questo lo renderà particolarmente gradito alla borghesia inglese. La fortuna del romanzo storico tra Ottocento e Novecento Riportiamo di seguito un breve elenco di romanzi a dimostrazione della fortuna che il genere ha avuto dall’Ottocento fino ai giorni nostri. - I promessi sposi di Alessandro Manzoni, pubblicato nel 1827 e successivamente nel 1840, tratta vicende che si svolgono tra il 1628 e il 1630. - La figlia del capitano di Aleksandr Sergeevič Puškin, scritto nel 1836, è ambientato nella Russia di fine Settecento durante il regno di Caterina II. - I tre moschettieri di Alexandre Dumas padre, pubblicato nel 1844, è ambientato nella Francia del XVII secolo. 2 - I miserabili di Victor Hugo, pubblicato nel 1862, è ambientato tra il 1815 e il 1833. - Guerra e Pace di Lev Nikolaevič Tolstoj, pubblicato tra il 1865 e il 1869, è ambientato nella Russia zarista e durante le guerre napoleoniche tra il 1805 e il 1820. - Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo, scritto nel 1867, tratta vicende che si svolgono nell’Italia risorgimentale tra il 1820 e il 1849. - I vecchi e i giovani di Luigi Pirandello, scritto nel 1913, tratta vicende che si svolgono durante la rivolta dei fasci siciliani del 1893. - Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, scritto nel 1958, tratta vicende che si svolgono tra l’impresa dei Mille del 1860 e la successiva annessione al Regno d’Italia, fino al 1910. - La storia di Elsa Morante, pubblicato nel 1974, è ambientato a Roma, durante la Seconda guerra mondiale e l’occupazione tedesca tra il 1941 e il 1947. - Il nome della rosa di Umberto Eco, scritto nel 1980, è ambientato in un monastero benedettino dell’Italia settentrionale, nel 1327. - Il birraio di Preston di Andrea Camilleri, pubblicato nel 1995, è ambientato a Caltanissetta, nella Sicilia postunitaria del 1865. - L’armata dei sonnambuli del collettivo di scrittori Wu Ming, pubblicato nel 2014, tratta vicende che si svolgono durante il periodo del Terrore in Francia dal 1793 al 1795. Il romanzo realistico contemporaneo Pochi anni dopo l’affermazione del romanzo storico, in Francia si delinea un’altra tendenza incentrata sulla narrazione del contemporaneo. Il romanzo realistico focalizza l’attenzione sul mondo contemporaneo e sul rapporto tra la società e l’individuo. Elementi caratteristici sono: - la rappresentazione della società contemporanea in tutti i suoi aspetti; - la collocazione dei personaggi in un preciso contesto sociale; - il carattere non eroico, ma comune e ordinario dei personaggi; - la descrizione molto accurata dell’ambiente, delle situazioni e dei personaggi; - la narrazione oggettiva Inaugurano questa corrente nel secondo decennio del XIX secolo Stendhal e Honoré de Balzac. Tuttavia, interpretando il termine ‘realismo’ come quell’attitudine a rappresentare la realtà esterna in modo articolato, concreto e, possibilmente, oggettivo, il filone codificato nella prima metà del XIX secolo è giunto fino ai giorni nostri attraverso grandi esperienze letterarie: nella seconda metà dell’Ottocento con il Naturalismo in Francia e il Verismo in Italia, con la grande stagione del realismo russo, poi nel secondo dopoguerra nuovamente in Italia con il Neorealismo. 3