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Riflessioni sullo specchio Neuroscienze, Arte e Filosofia NICOLA SIMONETTI 21/05/2018 Lo scorso 17 aprile 2018, presso la Sala Consiliare del Castello Visconteo-Sforzesco di Galliate, si è svolta la conferenza interdisciplinare dal titolo “Riflessioni sullo Specchio. Neuroscienze, Arte e Filosofia”. Un evento interdisciplinare ideato da Nicola Simonetti, Docente di Filosofia e Storia presso il Liceo delle Arti Felice Casorati di Novara e membro della SFI, Società Filosofica Italiana, con l’avallo Salvatore Palvetti Dirigente Scolastico del suddetto Liceo. Michelangelo Pistoletto, artista internazionale e fondatore a Biella di “Cittadellarte”, insieme Aldo Biolcati, Geriatra, mèntore dell’ AMA, Associazione Malati di Alzheimer, di Novara, di cui fa parte anche Simonetti, sono stati gli ospiti speciali di questa iniziativa moderata dal critico Fortunato D’Amico. L’incontro, ha rappresentato un momento significativo del percorso formativo degli alunni delle classi quarte e quinte del Liceo presenti in sala, un prezioso evento di aggiornamento e di confronto anche con i relatori e gli auditori che hanno assistito alla simposio. Oggetto del dibatto è stato lo “specchio”, inteso sia come metafora dell’identità personale frammentata e distorta nel paziente malato di Alzheimer (nota demenza neurodegenerativa), sia come modalità pittorica e artistica in senso lato, alla ricerca di una oggettività rappresentativa della propria identità soggettiva, che come “meccanismo psicologico”, operante a livello inconscio neurobiologico, di interpretazione dei comportamenti altrui. Aldo Biolcati, ha sottolineando che una persona demente ha molti volti, molti modi di mostrare la faccia della perdita di memoria, ciascuno la sua specifica condizione patologica. Anche se in generale il tipo di demenza più conosciuto è l’Alzheimer, non è l’unico esistente, ma è solo il più comune (50%) . Tale patologia può anche manifestarsi attraverso la difficoltà a capire le immagini visive e i rapporti spaziali . Alcuni malati di Alzheimer possono avere invece solo difficoltà a leggere, a giudicare la distanza e a stabilire il colore o il contrasto. In termini di percezione, essi possono passare davanti a uno specchio e pensare che qualcun altro sia presente nella stanza. Addirittura, in uno stadio neurodegenerativo estremo potrebbero non capire di essere loro la persona nello specchio (agnosia). Lo stadio dello specchio nella vecchiaia rappresenta in qualche modo l’inverso di quello dell’infanzia: l’unità e l’integrità sono percepite come ciò che risiede all’interno, e non all’esterno, del soggetto; così, in questa dinamica, l’immagine che si dipinge nello specchio viene a simbolizzare il rovescio di quella superpotenza che rappresentava per il bambino, riflettendo per il soggetto anziano solo la perturbante ed estrema dipendenza della vecchiaia. Nicola Simonetti ha presentato una sintesi del suo saggio edito da Diogene Multimedia e una prefazione curata dal Genetista Edoardo Boncinelli, dal titolo “Lo specchio della mente. Il problema mente-corpo e i neuroni specchio 2016”. L’autore ha raccontato brevemente la storia della scoperta dei cosiddetti “neuroni specchio” negli Anni ’80-’90 del secolo scorso, ad opera del team parmense di neuroscienziati capeggiati da Giacomo Rizzolatti. I neuroni specchio sono stati chiamati così in quanto si attivano, come esemplificato dai moltissimi esperimenti compiuti e in fieri, sia quando svolgiamo un’azione motoria indirizzata a uno scopo (neuroni motori) sia quando osserviamo qualcuno che sta agendo o intende agire, manifestando uno scopo, per esempio con una espressione facciale, in modo del tutto involontario e inconsapevole, attraverso un “meccanismo” di “risonanza” e simulazione a livello neurale. Questi neuroni specchio, quindi, si attivano nel cervello dell’osservatore in modo almeno duplice, ovvero per eseguire un movimento con uno scopo, ma anche per interpretare il comportamento o l’espressione altrui, in modo pre-concettuale e pre-linguistico, fondando anche il fenomeno dell’empatia, così diffuso nella specie umana e in molte specie animali. Tale scoperta ha aperto un ampio dibattito interdisciplinare tuttora in corso in quanto è controversa la sua portata nella spiegazione dei comportamenti cognitivi. L’intervento di Michelangelo Pistoletto ha messo in evidenza il tema indagando come nella storia dell’arte la scoperta dello specchio coincida con quella dell’autoritratto e quindi come quella di uno strumento utile per rappresentare la propria identità personale. Questo naturalmente sino all’invenzione della fotografia nell’ ‘800, che ha costretto l’arte a modificare il proprio ruolo non più legato alla rappresentazione dell’apparenza, ma alla ricerca dell’essenza psicologica più profonda. I movimenti artistici, Cubismo, Surrealismo, Espressionismo, Astrattismo, e in generale le avanguardie artistiche del novecento, sono una conseguenza della rivoluzione tecnologica che per tutto il secolo scorso ha travolto la produzione delle immagini tradizionali e ha portato i suoi protagonisti ad indagare nuove strade di ricerca e di interrogarsi sulla condizione e sulla funzione dell’arte contemporanea. E’ proprio lo specchio lo strumento fondamentale per la ricerca dell’oggettività, della propria identità personale, che ha consentito a Michelangelo Pistoletto di progredire nello studio delle relazioni che legano il mondo oggettivo e soggettivo, la permanenza e la precarietà dell’immagine, il rapporto tra passato e futuro e la loro continua sintesi nel presente ricerca ampia e interdisciplinare di cui oggi riusciamo a coglierne. Già agli inizi della sua attività ha incominciato a trasformare la tela in un elemento riflettente, utilizzando smalti, fondi in oro e argento e poi superfici metalliche che con il loro piano lucido a specchio hanno consentito al pubblico di diventare protagonista dentro un’opera d’arte mutevole. Il lavoro artistico di Michelangelo Pistoletto per la sua indole fenomenologica è di grande interesse scientifico, perché attiva intorno a sé relazioni e aperture interdisciplinari che ampliano il sapere in direzione di una condivisione della conoscenza e di orizzonti ideali.
Riflessioni sullo specchio Neuroscienze, Arte e Filosofia NICOLA SIMONETTI 21/05/2018 Lo scorso 17 aprile 2018, presso la Sala Consiliare del Castello Visconteo-Sforzesco di Galliate, si è svolta la conferenza interdisciplinare dal titolo “Riflessioni sullo Specchio. Neuroscienze, Arte e Filosofia”. Un evento interdisciplinare ideato da Nicola Simonetti, Docente di Filosofia e Storia presso il Liceo delle Arti Felice Casorati di Novara e membro della SFI, Società Filosofica Italiana, con l’avallo Salvatore Palvetti Dirigente Scolastico del suddetto Liceo. Michelangelo Pistoletto, artista internazionale e fondatore a Biella di “Cittadellarte”, insieme Aldo Biolcati, Geriatra, mèntore dell’ AMA, Associazione Malati di Alzheimer, di Novara, di cui fa parte anche Simonetti, sono stati gli ospiti speciali di questa iniziativa moderata dal critico Fortunato D’Amico. L’incontro, ha rappresentato un momento significativo del percorso formativo degli alunni delle classi quarte e quinte del Liceo presenti in sala, un prezioso evento di aggiornamento e di confronto anche con i relatori e gli auditori che hanno assistito alla simposio. Oggetto del dibatto è stato lo “specchio”, inteso sia come metafora dell’identità personale frammentata e distorta nel paziente malato di Alzheimer (nota demenza neurodegenerativa), sia come modalità pittorica e artistica in senso lato, alla ricerca di una oggettività rappresentativa della propria identità soggettiva, che come “meccanismo psicologico”, operante a livello inconscio neurobiologico, di interpretazione dei comportamenti altrui. Aldo Biolcati, ha sottolineando che una persona demente ha molti volti, molti modi di mostrare la faccia della perdita di memoria, ciascuno la sua specifica condizione patologica. Anche se in generale il tipo di demenza più conosciuto è l’Alzheimer, non è l’unico esistente, ma è solo il più comune (50%) . Tale patologia può anche manifestarsi attraverso la difficoltà a capire le immagini visive e i rapporti spaziali . Alcuni malati di Alzheimer possono avere invece solo difficoltà a leggere, a giudicare la distanza e a stabilire il colore o il contrasto. In termini di percezione, essi possono passare davanti a uno specchio e pensare che qualcun altro sia presente nella stanza. Addirittura, in uno stadio neurodegenerativo estremo potrebbero non capire di essere loro la persona nello specchio (agnosia). Lo stadio dello specchio nella vecchiaia rappresenta in qualche modo l’inverso di quello dell’infanzia: l’unità e l’integrità sono percepite come ciò che risiede all’interno, e non all’esterno, del soggetto; così, in questa dinamica, l’immagine che si dipinge nello specchio viene a simbolizzare il rovescio di quella superpotenza che rappresentava per il bambino, riflettendo per il soggetto anziano solo la perturbante ed estrema dipendenza della vecchiaia. Nicola Simonetti ha presentato una sintesi del suo saggio edito da Diogene Multimedia e una prefazione curata dal Genetista Edoardo Boncinelli, dal titolo “Lo specchio della mente. Il problema mente-corpo e i neuroni specchio 2016”. L’autore ha raccontato brevemente la storia della scoperta dei cosiddetti “neuroni specchio” negli Anni ’80-’90 del secolo scorso, ad opera del team parmense di neuroscienziati capeggiati da Giacomo Rizzolatti. I neuroni specchio sono stati chiamati così in quanto si attivano, come esemplificato dai moltissimi esperimenti compiuti e in fieri, sia quando svolgiamo un’azione motoria indirizzata a uno scopo (neuroni motori) sia quando osserviamo qualcuno che sta agendo o intende agire, manifestando uno scopo, per esempio con una espressione facciale, in modo del tutto involontario e inconsapevole, attraverso un “meccanismo” di “risonanza” e simulazione a livello neurale. Questi neuroni specchio, quindi, si attivano nel cervello dell’osservatore in modo almeno duplice, ovvero per eseguire un movimento con uno scopo, ma anche per interpretare il comportamento o l’espressione altrui, in modo pre-concettuale e pre-linguistico, fondando anche il fenomeno dell’empatia, così diffuso nella specie umana e in molte specie animali. Tale scoperta ha aperto un ampio dibattito interdisciplinare tuttora in corso in quanto è controversa la sua portata nella spiegazione dei comportamenti cognitivi. L’intervento di Michelangelo Pistoletto ha messo in evidenza il tema indagando come nella storia dell’arte la scoperta dello specchio coincida con quella dell’autoritratto e quindi come quella di uno strumento utile per rappresentare la propria identità personale. Questo naturalmente sino all’invenzione della fotografia nell’ ‘800, che ha costretto l’arte a modificare il proprio ruolo non più legato alla rappresentazione dell’apparenza, ma alla ricerca dell’essenza psicologica più profonda. I movimenti artistici, Cubismo, Surrealismo, Espressionismo, Astrattismo, e in generale le avanguardie artistiche del novecento, sono una conseguenza della rivoluzione tecnologica che per tutto il secolo scorso ha travolto la produzione delle immagini tradizionali e ha portato i suoi protagonisti ad indagare nuove strade di ricerca e di interrogarsi sulla condizione e sulla funzione dell’arte contemporanea. E’ proprio lo specchio lo strumento fondamentale per la ricerca dell’oggettività, della propria identità personale, che ha consentito a Michelangelo Pistoletto di progredire nello studio delle relazioni che legano il mondo oggettivo e soggettivo, la permanenza e la precarietà dell’immagine, il rapporto tra passato e futuro e la loro continua sintesi nel presente ricerca ampia e interdisciplinare di cui oggi riusciamo a coglierne. Già agli inizi della sua attività ha incominciato a trasformare la tela in un elemento riflettente, utilizzando smalti, fondi in oro e argento e poi superfici metalliche che con il loro piano lucido a specchio hanno consentito al pubblico di diventare protagonista dentro un’opera d’arte mutevole. Il lavoro artistico di Michelangelo Pistoletto per la sua indole fenomenologica è di grande interesse scientifico, perché attiva intorno a sé relazioni e aperture interdisciplinari che ampliano il sapere in direzione di una condivisione della conoscenza e di orizzonti ideali.
Riflessioni sullo specchio Neuroscienze, Arte e Filosofia NICOLA SIMONETTI 21/05/2018 Lo scorso 17 aprile 2018, presso la Sala Consiliare del Castello Visconteo-Sforzesco di Galliate, si è svolta la conferenza interdisciplinare dal titolo “Riflessioni sullo Specchio. Neuroscienze, Arte e Filosofia”. Un evento interdisciplinare ideato da Nicola Simonetti, Docente di Filosofia e Storia presso il Liceo delle Arti Felice Casorati di Novara e membro della SFI, Società Filosofica Italiana, con l’avallo Salvatore Palvetti Dirigente Scolastico del suddetto Liceo. Michelangelo Pistoletto, artista internazionale e fondatore a Biella di “Cittadellarte”, insieme Aldo Biolcati, Geriatra, mèntore dell’ AMA, Associazione Malati di Alzheimer, di Novara, di cui fa parte anche Simonetti, sono stati gli ospiti speciali di questa iniziativa moderata dal critico Fortunato D’Amico. L’incontro, ha rappresentato un momento significativo del percorso formativo degli alunni delle classi quarte e quinte del Liceo presenti in sala, un prezioso evento di aggiornamento e di confronto anche con i relatori e gli auditori che hanno assistito alla simposio. Oggetto del dibatto è stato lo “specchio”, inteso sia come metafora dell’identità personale frammentata e distorta nel paziente malato di Alzheimer (nota demenza neurodegenerativa), sia come modalità pittorica e artistica in senso lato, alla ricerca di una oggettività rappresentativa della propria identità soggettiva, che come “meccanismo psicologico”, operante a livello inconscio neurobiologico, di interpretazione dei comportamenti altrui. Aldo Biolcati, ha sottolineando che una persona demente ha molti volti, molti modi di mostrare la faccia della perdita di memoria, ciascuno la sua specifica condizione patologica. Anche se in generale il tipo di demenza più conosciuto è l’Alzheimer, non è l’unico esistente, ma è solo il più comune (50%) . Tale patologia può anche manifestarsi attraverso la difficoltà a capire le immagini visive e i rapporti spaziali . Alcuni malati di Alzheimer possono avere invece solo difficoltà a leggere, a giudicare la distanza e a stabilire il colore o il contrasto. In termini di percezione, essi possono passare davanti a uno specchio e pensare che qualcun altro sia presente nella stanza. Addirittura, in uno stadio neurodegenerativo estremo potrebbero non capire di essere loro la persona nello specchio (agnosia). Lo stadio dello specchio nella vecchiaia rappresenta in qualche modo l’inverso di quello dell’infanzia: l’unità e l’integrità sono percepite come ciò che risiede all’interno, e non all’esterno, del soggetto; così, in questa dinamica, l’immagine che si dipinge nello specchio viene a simbolizzare il rovescio di quella superpotenza che rappresentava per il bambino, riflettendo per il soggetto anziano solo la perturbante ed estrema dipendenza della vecchiaia. Nicola Simonetti ha presentato una sintesi del suo saggio edito da Diogene Multimedia e una prefazione curata dal Genetista Edoardo Boncinelli, dal titolo “Lo specchio della mente. Il problema mente-corpo e i neuroni specchio 2016”. L’autore ha raccontato brevemente la storia della scoperta dei cosiddetti “neuroni specchio” negli Anni ’80-’90 del secolo scorso, ad opera del team parmense di neuroscienziati capeggiati da Giacomo Rizzolatti. I neuroni specchio sono stati chiamati così in quanto si attivano, come esemplificato dai moltissimi esperimenti compiuti e in fieri, sia quando svolgiamo un’azione motoria indirizzata a uno scopo (neuroni motori) sia quando osserviamo qualcuno che sta agendo o intende agire, manifestando uno scopo, per esempio con una espressione facciale, in modo del tutto involontario e inconsapevole, attraverso un “meccanismo” di “risonanza” e simulazione a livello neurale. Questi neuroni specchio, quindi, si attivano nel cervello dell’osservatore in modo almeno duplice, ovvero per eseguire un movimento con uno scopo, ma anche per interpretare il comportamento o l’espressione altrui, in modo pre-concettuale e pre-linguistico, fondando anche il fenomeno dell’empatia, così diffuso nella specie umana e in molte specie animali. Tale scoperta ha aperto un ampio dibattito interdisciplinare tuttora in corso in quanto è controversa la sua portata nella spiegazione dei comportamenti cognitivi. L’intervento di Michelangelo Pistoletto ha messo in evidenza il tema indagando come nella storia dell’arte la scoperta dello specchio coincida con quella dell’autoritratto e quindi come quella di uno strumento utile per rappresentare la propria identità personale. Questo naturalmente sino all’invenzione della fotografia nell’ ‘800, che ha costretto l’arte a modificare il proprio ruolo non più legato alla rappresentazione dell’apparenza, ma alla ricerca dell’essenza psicologica più profonda. I movimenti artistici, Cubismo, Surrealismo, Espressionismo, Astrattismo, e in generale le avanguardie artistiche del novecento, sono una conseguenza della rivoluzione tecnologica che per tutto il secolo scorso ha travolto la produzione delle immagini tradizionali e ha portato i suoi protagonisti ad indagare nuove strade di ricerca e di interrogarsi sulla condizione e sulla funzione dell’arte contemporanea. E’ proprio lo specchio lo strumento fondamentale per la ricerca dell’oggettività, della propria identità personale, che ha consentito a Michelangelo Pistoletto di progredire nello studio delle relazioni che legano il mondo oggettivo e soggettivo, la permanenza e la precarietà dell’immagine, il rapporto tra passato e futuro e la loro continua sintesi nel presente ricerca ampia e interdisciplinare di cui oggi riusciamo a coglierne. Già agli inizi della sua attività ha incominciato a trasformare la tela in un elemento riflettente, utilizzando smalti, fondi in oro e argento e poi superfici metalliche che con il loro piano lucido a specchio hanno consentito al pubblico di diventare protagonista dentro un’opera d’arte mutevole. Il lavoro artistico di Michelangelo Pistoletto per la sua indole fenomenologica è di grande interesse scientifico, perché attiva intorno a sé relazioni e aperture interdisciplinari che ampliano il sapere in direzione di una condivisione della conoscenza e di orizzonti ideali. https://www.lastampa.it/2018/05/21/blogs/culturanatura/riflessioni-sullo-specchio-AJGJLThmix6iMI4kfWtp5L/pagina.html
This second article is related to Pope Benedetto XIII events in Vignanello, November 1725
I misteri del Monte Sibilla e dei Laghi di Pilato, situati tra i Monti Sibillini in Italia, costituiscono entrambi enigmi antichi e ancora inspiegati. In due precedenti articoli, "Nascita di una Sibilla: la traccia medievale" e "Una leggenda per un prefetto romano: i Laghi di Ponzio Pilato", abbiamo posto in evidenza due livelli narrativi addizionali, connessi alla figura di Morgana la Fata e alla nota tradizione leggendaria che ha circondato la figura di Ponzio Pilato. Con un terzo articolo, "Monti Sibillini: la leggenda prima delle leggende", abbiamo identificato una serie di aspetti comuni che segnano entrambe le leggende, sia in relazione al Lago di Pilato che alla Grotta della Sibilla, con almeno tre tratti condivisi: leggendarie presenze demoniache; rituali negromantici effettuati presso entrambi i siti; e leggendarie tempeste e devastazioni che si sarebbero levate da ambedue i luoghi. Con un quarto articolo, "Monti Sibillini, un lago e una grotta come accesso oltremondano", abbiamo posto in evidenza il carattere oltremondano che segna il massiccio dei Monti Sibillini, e gli stretti legami letterari che possono essere rilevati tra i racconti leggendari relativi alla Grotta della Sibilla e al Lago di Pilato, situati tra i Monti Sibillini, e due notissime narrazioni, di enorme successo, che descrivono due specifici viaggi all'interno delle regioni oltremondane: la leggenda della Sibilla Cumana e la leggenda del Purgatorio di San Patrizio. Con questo conclusivo articolo presentiamo le nostre considerazioni finali e un innovativo modello congetturale in merito alla potenziale origine delle leggende che abitano i Monti Sibillini. Si propone inizialmente un completo riepilogo delle ipotesi che sono state elaborate, attraverso più di centocinquanta anni, da filologi, ricercatori e anche saggisti e scrittori sulla possibile origine dei racconti leggendari connessi alla Grotta della Sibilla e al Lago di Pilato, nel tentativo strenuo quanto infruttuoso di disvelare il peculiare carattere che queste montagne sembrano manifestare attraverso i secoli. Successivamente, viene proposta una nuova e originale congettura sull'origine delle leggende dei Monti Sibillini, mai elaborata in precedenza. E la chiave interpretativa posta alla base di questa nuova ipotesi è legata ai terremoti. Fin da tempi molto antichi, quest'area è stata colpita da terremoti particolarmente devastanti, in modo ricorrente. Lo stesso volto delle montagne è stato significativamente mutato dagli effetti degli eventi più intensi. Terremoti di minore intensità si verificano continuamente in questo territorio, molti dei quali percepibili dall'uomo. Vibrazioni e rombi sono spesso udibili. I residenti di oggi sanno bene come un terremoto catastrofico possa avere luogo in ogni momento, annunciato da sequenze di tremiti minori, o anche in modo del tutto inatteso. Essi sanno che la morte può colpire in modo subitaneo, e che nello spazio di pochi secondi la loro stessa vita e quella dei loro familiari può andare incontro a mutamenti drammatici, o addirittura concludersi al di sotto delle macerie di un tetto in fase di collasso, così come effettivamente avvenuto nel 2016. Dopo un'esauriente trattazione del carattere sismico dei Monti Sibillini, viene formulata una congettura relativa ad una possibile antica natura oltremondana del Lago e della Grotta. In un remoto passato, i due elementi di riferimento geografico potrebbero essere stati considerati come punti di pasaggio verso una qualche sorta di presenza demoniaca, un accesso che sarebbe stato possibile aprire per mezzo di rituali negromantici, un punto di contatto con un Aldilà sotterraneo e con le potenze ctonie che leggendariamente vivevano nel sottosuolo. Prima della conquista romana nel terzo secolo a.C. è possibile ipotizzare che le antiche popolazioni di Sabini e Piceni possano avere sviluppato un qualche genere di racconto leggendario, e una potenziale forma di culto, in relazione alla natura e alla venerazione dei terremoti, considerati come demoni o divinità malvagie. In presenza quasi costante di terremoti, dovuti alla sussistenza di un sistema di faglie attive poste al di sotto dei Monti Sibillini, la tradizione locale, attraverso i secoli dell'Età del Ferro, potrebbe avere stabilito dei luoghi di culto montani presso il Lago e la Grotta, dove è possibile che siano stati effettuati rituali negromantici tesi all'ottenimento della cessazione delle sequenze sismiche, al fine di implorare pietà e salvezza. Viene dunque proposto un completo modello congetturale basato su questo ipotetico scenario, con un'approfondita analisi delle motivazioni che dovrebbero condurre la ricerca in questa direzione. Viene inoltre stabilito un collegamento di grande interesse con la tradizione associata alla Grotta della Sibilla e al Lago di Pilato in relazione alle leggendarie, devastanti tempeste che si scatenerebbero dai due siti: un chiaro riferimento, benché totalmente trascurato dagli studiosi fino a oggi, alle antiche credenze sull'origine dei terremoti così come riferite da Aristotele, Lucrezio, Seneca e Plinio il Vecchio. Questo articolo conclusivo, assieme alla serie completa di articoli giù pubblicati nell'ambito del progetto "Sibilla Appenninica e Laghi di Pilato: un viaggio nella vera origine di misteriosi racconti leggendari", rende possibile un'approfondita comprensione, mai raggiunta in precedenza, del mitico nucleo dell'affascinante complesso leggendario che abita i Monti Sibillini, nell'Italia centrale. Questo articolo costituisce la Parte 2 dell'articolo completo riguardante la predetta tematica.
Della importanza delle scienze matematiche e di parecchie operazioni meravigliose che si compiono col loro ausilio.
LA SAMBUCINA, 1989
Rivista sull'abbazia cistercense della Sambucina- Ass. pro Sambucina
Slides for the talk with Prof. Edoardo Boncinelli on Neurosciences and Philosophy of Mind, starting from my essay "Lo specchio della mente", Diogene Multimedia, Bologna 2016, by Circolo dei Lettori, in Novara, November 25, h.18: http://www.circololettori.it/tra-neuroscienze-e-filosofia-della-mente/
Finisterrae, 2023
Il volo della mente indaga le implicazioni filosofiche, letterarie e artistiche della falconeria nel Medioevo in prospettiva mediterranea: accanto e assieme alle testimonianze del mondo romanzo sono presi in considerazione anche alcuni fra i più significativi prodotti culturali della civiltà islamica. Tale scelta metodologica ha come scopo non di suggerire una (improbabile) dipendenza dell’una cultura dall’altra, quanto piuttosto di mostrare l’individualità di ciascuna all’interno di una prospettiva unitaria. Gli otto capitoli in cui è suddivisa l’opera affrontano diversi aspetti della storia delle idee, delle pratiche sociali, della simbologia politica, della letteratura e delle arti visive in relazione alla falconeria. Questa viene intesa come pratica sapienziale di ammaestramento e non, come generalmente si intende, quale intrattenimento sportivo. Attraverso tale processo di educazione volto a condurre l’io egoicamente “selvaggio” oltre sé stesso, è sempre il potenziale di realizzazione dell’esistenza terrena, in prospettiva sia immanente sia trascendente, a essere indagato. Al centro del libro sta il triangolo, attualissimo perché ancora irrisolto, dei rapporti fra Federico II, il mondo islamico e Dante. L’orizzonte all’interno del quale questi rapporti si iscrivono è quello della diffusione dell’aristotelismo avicennizzante in area mediterranea, fenomeno alla divulgazione del quale i sovrani normanno-svevi diedero un contributo decisivo. Le illustrazioni incluse nell’apparato iconografico sono oggetto di analisi approfondita nel testo. Oltre a provvedere un supporto visivo concreto in relazione all’argomento trattato, esse intendono innanzitutto mostrare come immagini e testi siano le due inseparabili facce di ogni elaborazione culturale. Daniela Boccassini è Professore di Letteratura italiana presso l’Università della Columbia Britannica (Vancouver, Canada). S’interessa di pratiche trasformative e iniziatiche, dall’alchimia alla falconeria, e di autori che privilegiano il processo di trasformazione interiore, da Dante a Montaigne, da Jung a Corbin. Nelle sue prime ricerche ha esplorato diverse espressioni rinascimentali di dissenso spirituale; a affrontato lo studio comparato, in prospettiva mediterranea, dei processi simbolici che sostengono la psiche nella ricerca della sapienza e della trasmutazione interiore (Il volo della mente. Falconeria e Sofia nel mondo mediterraneo, 2003; Sogni e visioni nel mondo indo-mediterraneo, ed., 2009; Transmutatio: la via ermetica alla felicità, ed., 2013). Nei suoi scritti più recenti, ha approfondito la lettura del pensiero trasmutativo di Jung e Corbin. S’interroga su come ritornare a una più viva consapevolezza dell’interdipendenza fra l’essere umano e l’ecosistema di cui è parte inseparabile (Oikosophia: dall’intelligenza del cuore all’ecofilosofia, ed., 2018; “Countraval l’aigo / Against the Current,” 2022; Via nova: emergenze dell’oltre da Lascaux a oggi, ed., 2022).
The article is an overview of Pope Benedetto XIII pastoral trip in Tuscia in 1725.
DISCIPLINE FILOSOFICHE Anno XXXIII, numero 2, 2023 Quodlibet, "The Phenomenological Quest beyond Consciousness", 2023
The Meta-Meta-Science of Evolutionary Culturology, 2023
Papeles de trabajo, 2021
Metallurgical and Materials Transactions B, 2017
Journal of Systems Architecture, 2009
SAE Technical Paper Series, 2017
Journal of the American Society of Echocardiography, 2010
Anales de la Facultad de Medicina, 2014
Journal of Materials Chemistry C, 2017
MRS Proceedings, 2014
Linear Algebra and its Applications, 2016
Journal of assisted reproduction and genetics, 2017