GRAMSCI, IL MATERIALISMO STORICO
E L’ANTOLOGIA RUSSA DEL 1924*
Francesca Antonini
1. A proposito di una recente (ri)scoperta. Cosí Gramsci scrive a Zino Zini in
una lettera da Vienna del 10 gennaio 1924, proponendo come modello per
un’analoga pubblicazione italiana una crestomazia sul materialismo storico
da lui reperita durante il soggiorno in Unione Sovietica1:
Vorrei ancora proporle un lavoro di carattere piú tecnico. Ho portato dalla Russia
alcuni volumi. Tra essi una antologia di Marx ed Engels sul materialismo storico. Si
tratterebbe di compilare la stessa antologia in italiano, cercando i brani tradotti in
russo nell’originale tedesco, rivedendo e migliorando le traduzioni italiane esistenti
e facendo le traduzioni dei brani inediti in Italia. Il volume è di circa 400 pp. in
8° piccolo2.
A questo testo Gramsci accenna anche in altre due occasioni: in una lettera,
scritta qualche giorno dopo, in cui espone un programma di traduzioni
ed edizioni di alcuni testi-chiave del marxismo3; in aprile, nel Programma
* Un sentito ringraziamento va alla Biblioteca Boezio dell’Università di Pavia, che mi ha
permesso di recuperare il volume oggetto del presente studio, e alla Fondazione Gramsci
di Roma, che si è fatta carico della traduzione dal russo (approntata da Daniela Liberti),
premessa indispensabile per questa indagine. Desidero inoltre ringraziare Maria Cristina
Bragone per l’aiuto datomi nelle fasi iniziali della ricerca e coloro che hanno letto il presente
testo (Giuseppe Cospito, Gianni Francioni, Fabio Frosini, Francesco Giasi, Stefano Poletti
e Giuseppe Vacca), fornendomi suggerimenti ed osservazioni che hanno significativamente
contribuito a migliorare il lavoro. Infine, grazie anche agli anonimi referees della rivista per
le loro preziose indicazioni.
1
Il testo non è presente nel Fondo librario Antonio Gramsci custodito presso la Fondazione
Gramsci.
2
A. Gramsci, Lettere. 1908-1926, a cura di A.A. Santucci, Torino, Einaudi, 1992, p. 173.
3
La lettera è quella del 14 gennaio 1924: «Per l’attività editoriale proporrei: […] Un’antologia sul materialismo storico. È uscita in Russia una antologia di questo stesso titolo
che io possiedo; essa è ottima, si potrebbe, se il prof. Zini è ancora nostro simpatizzante,
compilarne una simile in Italia. Lo Zini conosce il russo e il tedesco (l’antologia è di soli
scritti di Marx ed Engels) egli potrebbe quindi ricercare i capitoli che sono già tradotti in
Studi Storici, 2/2018
404
Francesca Antonini
de «L’Ordine Nuovo»4. Il triplice riferimento ben testimonia l’interesse di
Gramsci per questo volume e l’apprezzamento complessivo per il modo in
cui l’antologia era stata redatta. Benché alcune di queste osservazioni fossero note da tempo, sin dalla pubblicazione del testo sulla formazione del
gruppo dirigente comunista fra 1923 e 1926, l’antologia non è mai stata
oggetto di indagine da parte degli studiosi. L’unica ad averne colto l’importanza, alludendovi in diverse occasioni, è stata Francesca Izzo5. Quella
qui illustrata può dunque essere definita una vera e propria (ri)scoperta
bibliografica, che contribuisce a fare chiarezza sui tempi e sui modi con cui
si sviluppa e si articola il rapporto di Gramsci con il materialismo storico6.
2. Gramsci fra Mosca e Vienna ed i progetti editoriali del Pcd’I. I richiami
all’antologia russa presenti nelle testimonianze sopracitate vanno collocati
nel contesto dell’attività politica e di propaganda culturale di Gramsci, da
poco giunto a Vienna da Mosca, e, soprattutto, nel quadro del progetto
editoriale da lui avviato all’indomani del suo arrivo nella capitale austriaca7.
italiano e farne la revisione, tradurre poi dal tedesco le parti ancora inedite in italiano» (ivi,
pp. 189-191).
4
Qui il richiamo al progetto di traduzione dell’antologia russa è implicito, ma rimane comunque inequivocabile: «Vorremmo anche stampare una Antologia del materialismo storico, cioè una raccolta dei brani piú significativi di Marx ed Engels che diano un quadro
d’insieme delle opere di questi due nostri grandi maestri» («L’Ordine nuovo», nn. 3-4, 1-15
aprile 1924, ora in A. Gramsci, La costruzione del Partito comunista. 1923-1926, Torino,
Einaudi, 1971, p. 25).
5
Cfr. F. Izzo, Democrazia e cosmopolitismo in Antonio Gramsci, Roma, Carocci, 2009, pp.
45-46, dove, pur senza aver accesso all’originale, si riporta una traduzione dell’indice dei
contenuti a partire dalle informazioni fornite da Irina Grigor’eva. Proprio le ricerche di Izzo
mi hanno spinto a intraprendere l’indagine qui presentata.
6
Su Gramsci e Marx molto è stato scritto; solo recentemente, tuttavia, alcuni studi hanno
iniziato a investigare nel dettaglio le modalità dell’avvicinamento di Gramsci al materialismo storico e il peso che specifiche opere marxiane hanno nei suoi scritti precarcerari e carcerari. Oltre ai lavori di Francesco Giasi citati piú avanti, vanno menzionati almeno i contributi di G. Cospito (Gramsci dalla Rivoluzione contro il «Capitale» alla Critica dell’Economia
Politica, in Marx e Gramsci. Filologia, filosofia e politica allo specchio, a cura di A. Di Bello,
Napoli, Liguori, 2011, pp. 93-103, e Id., Il ritmo del pensiero. Per una lettura diacronica dei
«Quaderni del carcere» di Gramsci, Napoli, Bibliopolis, 2011, passim) e F. Izzo (Democrazia e
cosmopolitismo in Antonio Gramsci, cit., cap. I, pp. 23-74). Utili indicazioni sono contenute
anche in G. Vacca, Modernità alternative. Il Novecento di Antonio Gramsci, Torino, Einaudi,
2017, passim. A tal proposito mi permetto inoltre di rimandare a F. Antonini, Cesarismo e
bonapartismo negli scritti di Antonio Gramsci, tesi di dottorato, Università di Pavia, 2015 (il
lavoro è di prossima pubblicazione presso Brill, Historical Materialism Book Series).
7
Come è noto, Gramsci soggiornò a Vienna fra il 4 dicembre 1923 e l’11 maggio 1924.
405
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
Come è stato sottolineato da ultimo da Francesco Giasi, il soggiorno viennese di Gramsci fu piú vivace di quanto si è soliti affermare sulla base delle
lettere in cui questi lamenta l’isolamento della sua vita quotidiana. Intenso
fu per certo il lavoro intellettuale, come emerge sia dall’epistolario che dagli
articoli giornalistici. Notevole in questo periodo fu però soprattutto l’impegno editoriale, essendo Gramsci incaricato della pubblicazione della terza
serie de «L’Ordine nuovo» e, nel contempo, avendo intrapreso una campagna per il rinnovamento della politica editoriale del partito8. Un aspetto
quanto mai significativo dell’attività promossa da Gramsci è quello relativo
alla pubblicazione di testi marx-engelsiani e marxisti, verso cui mostra un
inedito interesse proprio a partire dal 1923-24, complice il soggiorno in
Russia e il contatto ravvicinato con il «lavoro di edizione, di interpretazione
e di uso di Marx che prese corpo in quegli anni sotto gli auspici del Comintern, attraverso gli istituti culturali, le riviste e le case editrici russe»9. Nel
progetto editoriale elaborato a Vienna da Gramsci spiccano in particolare
le note di Rjazanov al Manifesto, la cui traduzione fu intrapresa dallo stesso
Gramsci e che in parte furono poi pubblicate nelle dispense della scuola di
Sul periodo trascorso a Vienna cfr. G. Somai, Gramsci a Vienna. Ricerche e documenti: 19221924, Urbino, Argalía, 1979 e, piú recentemente, F. Giasi, Gramsci a Vienna. Annotazioni su
quattro lettere inedite, in Pensare la politica. Scritti per Giuseppe Vacca, a cura di F. Giasi, R.
Gualtieri, S. Pons, Roma, Carocci, 2009, pp. 185-208 (si vedano soprattutto le pp. 185-188
e i relativi riferimenti bibliografici).
8
Sui progetti editoriali gramsciani nel periodo viennese cfr. Giasi, Gramsci a Vienna, cit., pp.
203-204 e Id., Marx nella biblioteca di Gramsci, in Marx e Gramsci, cit., pp. 57-60.
9
Giasi, Marx nella biblioteca di Gramsci, cit., p. 57. Sul periodo moscovita di Gramsci cfr.
i recenti contributi di A. Carlucci, C. Balestrieri, I primi mesi di Gramsci in Russia. Giugno-agosto 1922, in «Belfagor», LXVI, 2011, n. 6, pp. 645-658, e di M.L. Righi, Gramsci
a Mosca tra amori e politica (1922-1923), in «Studi Storici», LII, 2011, n. 4, pp. 10011038. Questi lavori hanno messo in rilievo come l’interpretazione tradizionale del soggiorno moscovita di Gramsci (secondo cui l’attività gramsciana sarebbe stata assai ridotta
in questo periodo) sia per molti versi errata; sulla base di evidenze testuali, in parte frutto
di recenti riscoperte bibliografiche, è stato dimostrato come durante il periodo di Mosca
Gramsci «lavorò ed ebbe contatti significativi con la vita politica del Partito Comunista
Russo (bolscevico) e della Russia sovietica, oltre che dell’Ic» (Carlucci, Balestrieri, I primi
mesi di Gramsci in Russia, cit., p. 650). Senza entrare nel dettaglio della questione, basti
qui sottolineare quanto questa vicinanza di Gramsci al cuore politico della Russia postrivoluzionaria sia significativa anche sul piano piú propriamente culturale, rendendo ancora
piú evidente il legame con gli ambienti in cui si gettavano le basi per la Marx-Engels-Gesamtausgabe, riverberandosi dunque, indirettamente, sull’antologia russa qui analizzata (a
tal proposito cfr. infra, paragrafo 3).
406
Francesca Antonini
partito del 192510. Piú che sui singoli testi individuati da Gramsci (fra cui
l’antologia russa occupa comunque un posto di rilievo) e al di là dei risultati
effettivamente raggiunti, è importante soffermarsi sul significato complessivo dell’operazione. Da un lato l’ambizioso progetto gramsciano mostra la
precisa intenzione di fare un salto di qualità rispetto al Marx ereditato dalla
tradizione socialista italiana, rendendo disponibili piú testi e meglio tradotti (come scrive Gramsci in una lettera del 14 gennaio 1924, infatti, occorre
«rivedere e correggere le traduzioni esistenti che sono orribili»)11. Dall’altro
è evidente lo sforzo per «popolarizzare Marx» e il materialismo storico, sulla
scorta di quanto fatto in Urss, con tutto ciò che questo implica, anche e
soprattutto dal punto di vista politico12. Una prima espressione di questo
atteggiamento è rintracciabile già in Che fare?, articolo scritto da Gramsci
durante l’ultima fase del suo soggiorno moscovita e destinato a inserirsi in
una polemica sorta con i redattori de «La Voce della gioventú», organo della
Federazione giovanile comunista13. In questo pezzo si ritrova un esplicito
invito a leggere e studiare le opere di Marx e di Engels:
Sembra che in Italia non si sia mai pensato, mai studiato, mai ricercato. Sembra
che la classe operaia italiana non abbia mai avuto una sua concezione della vita,
della storia, dello sviluppo della società umana. Eppure la classe operaia ha una sua
Cfr. Giasi, Gramsci a Vienna, cit., pp. 204-208, dove si ricostruiscono le vicende della
pubblicazione delle succitate note di Rjazanov e la (mancata?) collaborazione fra Gramsci
e Giulia a riguardo. Per un elenco dettagliato degli scritti marxiani e marxisti che Gramsci
intendeva pubblicare (e per ciò che effettivamente è stato pubblicato) cfr. i due già citati
lavori di Giasi.
11
Gramsci, Lettere, cit., p. 191. Per una panoramica sulle opere marxiane diffuse in Italia fra
Ottocento e Novecento, cfr. G.M. Bravo, Marx ed Engels in Italia. La fortuna, gli scritti, le
relazioni, le polemiche, Roma, Editori Riuniti, 1992, ed E. Gianni, Diffusione, popolarizzazione e volgarizzazione del marxismo in Italia. Scritti di Marx ed Engels pubblicati in italiano
dal 1848 al 1926, Milano, Pantarei, 2004. Sul rapporto di Gramsci con questa tradizione
cfr. Giasi, Marx nella biblioteca di Gramsci, cit., pp. 55-57.
12
In tal senso si esprimono diverse fra le lettere gramsciane da Vienna (cfr. Giasi, Gramsci
a Vienna, cit., pp. 203 sgg.). Politicamente parlando, popolarizzare il pensiero marxiano
significa promuovere una concezione del partito come partito di massa e non piú come
ristretta avanguardia rivoluzionaria; per il significato di tale presa di posizione nel contesto
politico (italiano e internazionale) cfr. il recente volume di Vacca, Modernità alternative, cit.,
cap. III, in part. p. 158.
13
A. Gramsci, Che fare?, in «La Voce della gioventú», 1° novembre 1923 (firmato Giovanni
Masci), poi in Id., Per la verità. Scritti 1913-1926, a cura di R. Martinelli, Roma, Editori
Riuniti, 1974, pp. 267-270. Sull’articolo di Gramsci e sul significato storico della rivista in
cui è contenuto, cfr. R. Martinelli, Il «Che fare?» di Gramsci nel 1923, in «Studi Storici»,
XIV, 1972, n. 4, pp. 790-805.
10
407
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
concezione: il materialismo storico; eppure la classe operaia ha avuto dei grandi
maestri (Marx, Engels) che hanno mostrato come si esaminano i fatti, le situazioni,
e come dall’esame si traggano gli indirizzi per l’azione14.
Per Gramsci i comunisti devono riflettere sulla sconfitta subita nel dopoguerra a partire dallo «studio della dottrina che è propria della classe operaia
[…] dallo studio del materialismo storico»: solo cosí potranno «essere piú
forti nell’avvenire e vincere»15. La conoscenza dell’antologia russa (in cui
tali obiettivi, mutatis mutandis, sono chiaramente formulati) è avvenuta
verosimilmente in questo stesso giro di settimane; Gramsci arriva a Vienna
il 4 dicembre del 1923 ed è assai plausibile che già da qualche tempo egli
avesse in mano il volume.
3. Genesi e curatori. Il libro in questione è una raccolta di testi di Marx e di
Engels pubblicata dalla casa editrice moscovita Novaja Moskva e intitolata
Il materialismo storico (Istoričeskij materializm). Brani tratti dalle opere di K.
Marx e F. Engels a cura di V.V. Adoratskij e A.D. Udal’cov, per un totale di
435 pagine in brossura (della raccolta furono stampati 10.000 esemplari,
come risulta dalle informazioni riportate sulla copia da me consultata)16.
Come data di pubblicazione sulla copertina è indicato il 1924, anche se,
come accennato, bisogna dedurre che in realtà i volumi fossero già stati stampati nell’autunno del 1923. Dei due curatori dell’antologia il piú
noto è Vladimir Viktorovič Adoratskij (1878-1945), figura di spicco del
marxismo sovietico fra gli anni Venti e Trenta17. Non toccato dalle epurazioni staliniane, è noto per essere stato il direttore dell’Istituto Lenin (e, in
quanto tale, editore di molte delle sue pubblicazioni) e, soprattutto, per
aver assunto la direzione dell’Istituto Marx-Engels (Ime) di Mosca dopo
l’allontanamento di David Borisovič Rjazanov18. In quanto direttore dell’IGramsci, Per la verità, cit., p. 269.
Ivi, p. 270.
16
L’identificazione dell’antologia è stata possibile incrociando i dati relativi alle caratteristiche fisiche del volume (numero delle pagine), la cronologia deducibile dalle lettere gramsciane e le poche informazioni sul contenuto fornite dallo stesso Gramsci.
17
Adoratskij, teorico e rivoluzionario russo, ricoprí un ruolo di primo piano negli istituti
culturali sorti dopo la rivoluzione. Dopo aver ricevuto una formazione giuridica si dedicò a
studi di carattere filosofico e fu autore di numerose opere storiche e teoriche sul marxismo.
Sulla figura e sulla biografia di Adoratskij si vedano le note successive.
18
L’Istituto Marx-Engels (Ime) fu creato alla fine degli anni Dieci e diretto da Rjazanov per
piú di un decennio, durante il quale godette di grande autonomia politica e intellettuale.
Sulla nota opposizione di Rjazanov alla linea politica del Comitato centrale del Partito bol14
15
408
Francesca Antonini
me divenne anche responsabile della Marx-Engels-Gesamtausgabe (Mega),
l’edizione storico-critica delle opere di Marx ed Engels19, imprimendo un
profondo cambiamento al progetto editoriale originario, pur facendo proprie le acquisizioni filologiche raggiunte da Rjazanov e dai suoi collaboratori20. Come è stato sottolineato, a differenza di Rjazanov, che concepiva
la Mega come un lavoro destinato principalmente agli studiosi, Adoratskij
poneva fortemente l’accento sul significato strategico del marxismo-leninismo e sulla necessità di diffondere il materialismo storico fra le masse21.
scevico e sul significato, in termini di strategia politica, del lavoro di edizione delle opere
di Marx e di Engels cfr. da ultimo T. Carver, D. Blank, A Political History of the Editions of
Marx and Engels’s «German Ideology Manuscripts», London, Palgrave MacMillan, 2014, pp.
25-30. L’Istituto Lenin fu creato invece nel 1923. I due istituti furono fusi nell’aprile 1931
in un unico organismo, l’Istituto Marx-Engels-Lenin (Imel), per volontà della leadership
sovietica, che ricondusse cosí sotto il proprio controllo tutte le principali istituzioni culturali
del paese (Adoratskij diventò direttore dell’Ime il 20 febbraio del 1931, pochi giorni dopo
la destituzione di Rjazanov). Nel passaggio il personale dell’Istituto non fu interamente
rimosso e sostituito, anche se vi furono comunque dei cambiamenti di rilievo.
19
All’interno del progetto della Marx-Engels-Gesamtausgabe si è soliti distinguere fra Mega1 e
Mega2. Con Mega1 si indica il progetto elaborato da Rjazanov negli anni Venti e proseguito
da Adoratskij (una quarantina di volumi progettati, di cui quattordici effettivamente pubblicati). Mega2 è invece il nome attribuito alla ripresa dei lavori editoriali negli anni Settanta
e, soprattutto, negli anni Novanta, sotto l’egida dell’Internationale Marx-Engels-Stiftung
(Imes); i volumi previsti, ispirati a rigorosi criteri storico-filologici, sono oltre un centinaio e
la loro pubblicazione è tuttora in corso. Sulla storia dell’edizione critica delle opere marx-engelsiane e sulle diverse fasi di elaborazione del progetto la bibliografia è quanto mai ampia.
Per quanto riguarda la letteratura in lingua italiana si vedano almeno R. Fineschi, Un nuovo
Marx. Filologia e interpretazione dopo la nuova edizione storico-critica (Mega2), Roma, Carocci, 2008, e M. Musto, Ripensare Marx e i marxismi. Studi e saggi, Roma, Carocci, 2011.
20
Sulla figura di Rjazanov e sul suo ruolo chiave nell’elaborazione del progetto della prima
Mega cfr. il volume David Borisovič Rjazanov und die erste Mega, hrsg. v. C.-E. Vollgraf,
Beiträge zur Marx-Engels-Forschung, Neue Folge, Sonderband 1, Berlin-Hamburg,
Argument, 1997; piú in generale cfr. C. Leckey, David Riazanov and Russian Marxism, in
«Russian History/Histoire Russe», XXII, 1995, n. 1, pp. 127-153. Per quanto riguarda gli
effetti del «passaggio di testimone» da Rjazanov ad Adoratskij sui lavori della Mega, come
fanno notare Carver e Blank, «the whole concept of publishing the works and manuscripts
of Marx and Engels then changed completely» (Carver, Blank, A Political History, cit., p.
27, ma cfr. anche le pp. seguenti). In merito all’appropriazione del lavoro di Rjazanov da
parte di Adoratskij cfr. ivi, pp. 30-31 e Stalinismus und das Ende der ersten Marx-EngelsGesamtausgabe (1931-1941), hrsg. v. C.-E. Vollgraf, R. Sperl, R. Hecker, Beiträge zur MarxEngels-Forschung, Neue Folge, Sonderband 3, Hamburg, Argument, 2001.
21
Carver, Blank, A Political History, cit., p. 28: «Adoratskij starts out by putting particular
emphasis on what he called the “theoretical weapon of Marxism-Leninism” and its enormous significance for the “great struggle” for communism. […] he proclaimed emphatically
that the works of Marx, Engels, and Lenin need to find the widest circulation». Piú avanti
409
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
L’altro curatore, A.D. Udal’cov, è da identificarsi con Aleksandr Dmitrievič
Udal’cov (1883-1958), medievista, professore all’Università di Mosca dal
1919 al 1941 e membro del partito dal 1928. Udal’cov fece parte della
redazione del «Marx-Engels-Archiv» e fu autore di diverse pubblicazioni a
tema marxiano nel corso degli anni Venti22. Certo è che l’antologia è opera
di figure impegnate in prima persona nel processo di edizione degli scritti
dei fondatori del materialismo storico e dei loro continuatori (Lenin in
primis) e scaturisce dai lavori della Marx-Engels-Gesamtausgabe, in un clima
che Gramsci visse direttamente durante il suo soggiorno a Mosca.
4. Taglio e contenuto: la Prefazione. Dal punto di vista del contenuto, il volume si presenta come una raccolta di trentanove estratti da scritti di Marx
e di Engels, comprendenti opere edite, un riassunto di un’opera inedita e
diverse lettere23. Molti testi sono corredati da note di carattere filologico in
cui si forniscono informazioni sulla composizione, sulle modalità di pubblicazione e sul contesto24. I brani, frutto di tagli piú o meno ampi dei testi
originali, sono presentati secondo un dichiarato ordine cronologico (le date
di composizione e/o di pubblicazione vengono indicate anche nell’indice
del volume) e sono introdotti da una significativa prefazione dei curatori;
chiude il volume un indice delle materie. Il titolo dato all’antologia (Il materialismo storico) rende subito l’idea del taglio complessivo del testo, esposto chiaramente nella Prefazione (pp. 7-10), che, nonostante la sua brevità,
si afferma inoltre che Rjazanov, secondo Adoratskij, «had “sabotaged” an “international-popular edition” of the works by Marx and Engels» (ivi, p. 29).
22
Su Udal’cov cfr. Stalinismus und das Ende der ersten Marx-Engels-Gesamtausgabe, cit., p.
90 e passim, e R. Kößler, Dritte Internationale und Bauernrevolution. Die Herausbildung des
sowjetischen Marxismus in der Debatte um die «asiatische» Produktionsweise, Frankfurt am
Main, Campus Verlag, 1982, p. 341.
23
Cfr. infra, Appendice.
24
Per quanto riguarda le note che accompagnano parte dei testi, queste solitamente riportano le indicazioni bibliografiche relative alle traduzioni russe utilizzate (molte di queste sono
traduzioni degli anni Venti). Nel caso del carteggio la traduzione non è indicata poiché,
come si dice nella prefazione, le lettere sono riprese da una raccolta curata da Adoratskij
nel 1923 («la traduzione delle lettere, qui presentate, è tratta dalla raccolta del carteggio di
Marx e Engels per i tipi “Moskovskij Rabočij” del 1923, a cura di V.V. Adoratskij»). Laddove
i testi sono tradotti per la prima volta, questo è detto esplicitamente e talvolta è indicato
anche lo scritto tedesco su cui è basata la traduzione; parimenti è messo in rilievo se il testo
antologizzato è stato presentato nella sua totalità. Per i dettagli relativi alle traduzioni cfr.
infra, Appendice.
410
Francesca Antonini
merita di essere analizzata con attenzione25. Gli ordini di riflessioni che qui
si intrecciano sono principalmente due, uno filologico-formale ed uno piú
propriamente contenutistico. Per quanto riguarda il primo aspetto, i due
curatori, giustificando le loro scelte, ammettono i limiti di una pubblicazione cosí selettiva («la conoscenza di questi passi, certamente, non dovrà
sostituire la necessità di uno studio complessivo di tutte quelle opere da cui
sono tratti i suddetti passi») e alcuni difetti evidenti nelle versioni in russo,
auspicando che «tale studio susciti l’interesse e il desiderio di conoscere piú
da vicino le opere di Marx e Engels» con richiami alla discussione in corso
su quella che viene definita la loro «eredità letteraria»26. Alle preoccupazioni
filologiche si accompagnano significative osservazioni relative alla scelta dei
brani tradotti. Punto di partenza è una tanto sintetica quanto emblematica
definizione del marxismo come «metodo di studio» e, nello specifico, come
«introduzione allo studio» della «storia della società umana». Adoratskij e
Udal’cov introducono anche un discrimine cronologico per distinguere
fra le formulazioni «pienamente format[e] e matur[e]» del materialismo
storico e quelle ancora immature, identificando nella primavera del 1845
il termine post quem in tal senso (il primo testo contenuto nell’antologia
risale infatti al 1845-1846)27. Un ulteriore criterio utilizzato per delimitare
il campo d’indagine è quello dell’approccio alla materia. È detto molto
chiaramente che la raccolta non contiene testi di carattere filosofico o economico, ma solamente storico; è quindi ulteriormente specificato che non
saranno trattati «concreti problemi storici» bensí solo questioni piú generali, di «teoria della storia». In chiusura viene infine sollevata un’ulteriore
questione, cruciale per quanto riguarda il contenuto del volume. Per giu-
Nelle pagine seguenti si eviterà di ripetere i riferimenti bibliografici, riportando a testo o
in nota le citazioni dalla prefazione dell’antologia senza ulteriori specificazioni.
26
«Nel concludere, è necessario aggiungere che i curatori sono pienamente consapevoli
delle imprecisioni presenti nel loro lavoro, imprecisioni dovute a traduzioni esterne di diversa
qualità che a volte danno l’impressione di un uso diverso nella terminologia e nella lingua.
Tuttavia, tradurre nuovamente tutti i passi scelti, avrebbe richiesto molto tempo e ritardato
quindi l’uscita della raccolta. […] Per le stesse ragioni, ci si è limitati a ricorrere soltanto ai
passi di quelle opere piú note di Marx e Engels, senza entrare per ora nel merito di ricerche
piú dettagliate nell’ambito della loro “eredità letteraria”, lasciando le imperfezioni a una rielaborazione piú approfondita in un futuro piú o meno prossimo».
27
«Sono prese in considerazione soltanto quelle opere nelle quali il pensiero teorico di Marx
e Engels appare già, con le sue fondamentali caratteristiche, pienamente formato e maturo,
dopo che il concetto fondamentale del materialismo storico venne formulato da Marx in
maniera chiara e precisa nella primavera del 1845».
25
411
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
stificare l’utilizzo di traduzioni preesistenti e la rapidità con cui è stata preparata la pubblicazione, si chiama in causa la «pratica dell’insegnamento»,
ovverosia la «necessità di soddisfare nel piú breve tempo possibile la reale
richiesta di una tale antologia»28. Questo passaggio si ricollega all’inizio
della Prefazione, dove si afferma che lo scopo del testo è quello di rendere
possibile la conoscenza di «quei passi tratti dalle opere e dal carteggio di
Marx e Engels che rivestono una particolare importanza e in cui si chiarisce
il pensiero teorico dei fondatori del socialismo scientifico sulla storia della
società umana», sottintendendo che la conoscenza perseguita non è di tipo
specialistico o erudito, bensí di base.
5. Gramsci e la teoria della storia. Detto ciò, ben si capisce perché Gramsci
ritenesse il volume degno di essere tradotto. Numerose sono le consonanze
fra l’approccio qui illustrato e gli obiettivi del programma culturale e di traduzioni elaborato da Gramsci durante il soggiorno viennese, prima fra tutti
l’istanza della popolarizzazione del pensiero di Marx, nonché l’intreccio fra
consapevolezza teorica ed elaborazione politico-strategica (echi significativi
in tal senso si rintracciano però già nel citato articolo del novembre 1923 da
Mosca). Di certo Gramsci deve poi aver trovato particolarmente opportuno
il modo in cui, nell’antologia, gli intenti divulgativi si uniscono alle preoccupazioni di tipo testuale e filologico. Rileggendo alcune sue osservazioni
contenute nelle lettere appare evidente come già a quest’altezza cronologica Gramsci sia consapevole della problematicità del fare un’edizione degli
scritti di Marx e di Engels, sia per l’intrinseca complessità delle questioni
filologiche in gioco, sia per il significato politico dell’impresa29. È però dal
punto di vista tematico che si registrano le piú significative affinità fra la
In questo contesto merita di essere menzionato il fatto che Adoratskij si impegnasse in
prima persona nell’opera di divulgazione del materialismo storico, tenendo corsi di carattere
popolare sull’argomento.
29
Sullo stato delle ricerche relativo alla questione dell’avvicinamento di Gramsci ai testi
marx-engelsiani cfr. supra, paragrafo 2. Gran parte degli studiosi concorda tuttavia nell’identificare nelle esperienze di Gramsci a Mosca e a Vienna del 1923-24 (ma soprattutto
nel soggiorno moscovita) uno spartiacque in tal senso, e quanto mostrato in questa sede a
proposito dell’antologia russa non fa che confermarlo. A proposito del nesso filologia-politica negli anni Venti e Trenta, in relazione alla pubblicazione della Mega e in particolare
dell’Ideologia tedesca, cfr. la preziosa introduzione di C. Luporini alla traduzione italiana
dell’opera (K. Marx, F. Engels, L’ideologia tedesca. Critica della piú recente filosofia tedesca nei
suoi rappresentanti Feuerbach, B. Bauer e Stirner, e del socialismo tedesco nei suoi vari profeti,
Roma, Editori Riuniti, 1967, in part. pp. XVI-XVII).
28
412
Francesca Antonini
prospettiva gramsciana e quella delineata nell’antologia russa. I punti su cui
concentrare l’attenzione sono due. Il primo riguarda l’approccio generale
al materialismo storico, inteso in senso antidogmatico. Il secondo è quello
dell’oggetto di tale metodo, ovvero l’identificazione nella storia del fulcro
anche propriamente teorico del marxismo. Da una parte, il dichiarato antideterminismo deve certamente aver colpito Gramsci, che da anni rifletteva
su questo ordine di questioni e contestava i caratteri prevalenti del marxismo
diffusosi nell’epoca della Seconda Internazionale. Dall’altra, l’opposizione
al meccanicismo e la conseguente enfasi sulla dimensione storica presente
nell’antologia rivelano una contiguità con il dibattito sul materialismo storico e sul suo statuto sviluppatosi in Italia fra Otto e Novecento, ben noto
a Gramsci, che vi si riallaccia nei Quaderni discutendo della natura e del
significato della filosofia della praxis. È dunque possibile che un’eco delle
tematiche sollevate nel volume russo si ritrovi nella riflessione carceraria
gramsciana di qualche anno successiva, e in particolare nella discussione annunciata nel programma di lavoro del Quaderno 1 e poi sviluppata nelle tre
serie degli Appunti di filosofia. Degno di nota, in quest’ottica, mi pare anche
l’utilizzo dell’espressione «teoria della storia», che accomuna l’antologia e i
Quaderni30. Tale formulazione è adottata da Gramsci con uno scopo ben
preciso, quello di «ridefinire i contorni del marxismo […] come concezione
materialistica della storia in confronto da una parte con la sistemazione di
Teoria della storia e della storiografia è il primo fra i punti indicati da Gramsci nell’elenco
degli «argomenti principali» redatto in apertura del Quaderno 1, datato 8 febbraio 1929: A.
Gramsci, Quaderni del carcere, edizione critica dell’Istituto Gramsci a cura di V. Gerratana,
4 voll., Torino, Einaudi, 1975, p. 5; nel corso del lavoro citerò i Quaderni indicando semplicemente il numero del quaderno (Q), del paragrafo (§) e, laddove necessario, la pagina. Per
quanto riguarda la cronologia dei Quaderni, il rimando è a quella stabilita da G. Francioni e
pubblicata da ultimo in appendice a G. Cospito, Verso l’edizione critica e integrale dei «Quaderni del carcere», in «Studi Storici», LII, 2011, n. 4, pp. 881-904. L’espressione «teoria della
storia» era già stata usata in un’importante lettera a Tatiana del 25 marzo dello stesso anno
(sulla questione cfr. F. Frosini, Gramsci e la filosofia. Saggio sui Quaderni del carcere, Roma,
Carocci, 2004, pp. 45-46 e 48-54). Per quanto riguarda gli usi successivi, è da segnalare che
nel 1930 l’espressione compare come titolo della traduzione gramsciana del primo capitolo del Manifesto contenuta nel Quaderno 7 (cfr. Edizione nazionale degli scritti di Antonio
Gramsci, II, Quaderni del carcere 1929-1935, vol. 1, Quaderni di traduzioni (1929-1932), a
cura di G. Cospito, G. Francioni, tomo II, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2007,
pp. 748-761 e il relativo commento; sulle traduzioni gramsciane cfr. Introduzione di G. Cospito, ivi, tomo I, pp. 11-40). La formula «teoria della storia», talvolta completata da «e della
storiografia», compare diverse volte sia nell’epistolario che nei Quaderni (e in particolare nei
Quaderni 4, 10 e 11, in cui si svolge il confronto-scontro con Croce e in cui Gramsci va
elaborando la sua concezione del materialismo storico).
30
413
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
Bucharin, dall’altra con le critiche di Croce, e come unica filosofia possibile
dopo Hegel»31. Senza addentrarsi nella trattazione di una questione tanto
complessa quale quella sollevata da tale formulazione e senza sottovalutare
il peso del precedente crociano (si rammenti il volume del 1917 Teoria e
storia della storiografia, il cui titolo è riecheggiato da Gramsci)32, credo sia
tuttavia opportuno ricordare come il rapporto con Marx giochi un ruolo
importante nell’elaborazione della filosofia della praxis da parte di Gramsci33. In quest’ottica, che la formula «teoria della storia» compaia anche
nell’antologia russa del 1924 è un fatto significativo, che mette in evidenza
come il volume fosse piú di un semplice modello editoriale per Gramsci34.
6. Un estratto dal manoscritto dell’«Ideologia tedesca»? Date queste premesse,
i brani contenuti nell’antologia sembrano rappresentare il terreno ideale
per Gramsci per riflettere sulla natura del materialismo storico. Fra questi
a spiccare è certamente l’estratto dall’Ideologia tedesca con cui si apre il
volume, o almeno quello che, nell’indice, viene presentato come tale. La
ragione di questo primato è innanzitutto da ricercarsi nel fatto che a quel
tempo il famoso manoscritto lasciato dai suoi stessi autori alla «rodente
critica dei topi» fosse ancora inedito35. In realtà, come si evince sia dalla
31
F. Frosini, La religione dell’uomo moderno. Politica e verità nei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, Roma, Carocci, 2010, p. 52. Cfr. inoltre L. Borghese, Tia Alene in bicicletta.
Gramsci traduttore dal tedesco e teorico della traduzione, in «Belfagor», XXXVI, 1981, n. 6,
p. 649, che afferma che l’adozione dell’espressione «teoria della storia» al posto di «materialismo storico» «appare programmatica se riferita al progetto gramsciano di “riabilitare” Marx,
liberandolo dagli schemi della volgarizzazione impostigli tanto dai revisionisti quanto dagli
ortodossi […] e restaurando il valore filosofico del materialismo storico quale strumento di
analisi dei processi politici in atto».
32
Cfr. Frosini, Gramsci e la filosofia, cit., p. 50.
33
Cfr. Id., La religione dell’uomo moderno, cit., p. 53.
34
È possibile insomma che, nell’orientare Gramsci verso la definizione del materialismo storico come teoria della storia, l’antologia russa abbia avuto un ruolo (per averne una conferma
e per valutarne il reale peso bisognerebbe però indagare la diffusione dell’espressione tanto
nel contesto russo dell’epoca quanto in quello italiano).
35
K. Marx, Per la critica dell’economia politica, Roma, Editori Riuniti, 1973, p. 6. La
prima edizione parziale dell’Ideologia tedesca, limitata al solo capitolo su Feuerbach, è
quella in russo del 1924 curata da Rjazanov per il «Marx-Engels-Archiv»; sempre a cura
di Rjazanov è anche la prima edizione parziale in tedesco (1926, «Marx-Engels-Archiv»).
La prima edizione completa è quella apparsa nel 1932 nel quinto volume della prima
serie della Mega edita da Adoratskij, anche se la paternità del lavoro è con buona probabilità da attribuire a Rjazanov. Fra il 1846 e il 1921 alcuni brani tratti da altre sezioni
dell’Ideologia tedesca erano già stati oggetto di pubblicazione. Per un’analisi delle vicende,
414
Francesca Antonini
nota filologica che accompagna il testo, sia dal testo stesso, quello riportato
nella raccolta non è altro che un riassunto della prima parte dell’opera
(Feuerbach), per di piú tradotto a partire da una sinossi tedesca. Nella nota
di carattere testuale che correda il brano (p. 11, n. 1) si afferma infatti che
il testo riportato riprende quanto già pubblicato da Adoratskij nel 1922
sulla rivista «Molodaja Gvardija», ripreso a sua volta dal primo volume
della biografia di Engels scritta da Gustav Mayer36. Mayer (1871-1948),
giornalista e storico del movimento operaio, è legato a doppio filo alle
vicende del testo di Marx e di Engels contro Bruno Bauer e compagni,
essendo stato egli anche il responsabile della pubblicazione, nel 1921,
nell’«Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik», della parte intitolata
Das Leipziger Konzil37. La vicinanza di Mayer a Eduard Bernstein, al tempo
custode del manoscritto, rende la sintesi della prima parte dell’Ideologia
tedesca da lui redatta un testo degno di nota. Da un lato Mayer mostra
una precoce consapevolezza filologica delle peculiarità del manoscritto;
oltre al dettagliato volume edito dall’Internationale-Marx-Engels-Stiftung di Amsterdam
(Imes, Marx-Engels-Jahrbuch 2003. Karl Marx, Friedrich Engels, Joseph Weydemeyer. Die
Deutsche Ideologie: Artikel, Druckvorlagen, Entwürfe, Reinschriftenfragmente und Notizen
zu I. Feuerbach und II. Sankt Bruno, Berlin, Akademie, 2004), si rimanda nuovamente a
Carver, Blank, A Political History, cit. (in cui tuttavia non vi sono riferimenti all’antologia
russa qui in oggetto). Si veda inoltre U. Pagel, Die Editionen der Deutschen Ideologie im
Wechselspiegel von politischer Instrumentalisierung und historisch-kritischer Aufarbeitung, in
Prüfstein Marx. Zu Edition und Rezeption eines Klassikers, hrsg. v. M. Steinbach, M. Ploenus, Berlin, Metropol, 2013, pp. 30-45.
36
In questa nota si afferma: «La traduzione russa è tratta dall’articolo di V. Adoratskij, K
voprosu o vozniknovenii kommunističeskogo manifesta [A proposito della nascita del Manifesto comunista], aprile-maggio 1922, pubblicato sulla rivista Molodaja Gvardija». Il testo di
Mayer è il seguente: G. Mayer, Friedrich Engels. Eine Biographie, Berlin, Julius Springer,
1920, vol. 1, Friedrich Engels in seiner Frühzeit. 1820 bis 1851. Del volume esiste anche
una fortunata traduzione italiana (Friedrich Engels. La vita e l’opera, Torino, Einaudi, 1969),
che però riprende la versione inglese della biografia engelsiana – ridotta e rivista secondo un
taglio piú storico-politico e meno teorico – approntata dallo stesso Mayer negli anni Trenta
(Friedrich Engels: A Biography, London, Chapman & Hall, 1936), riproducendo dunque
solo in parte il testo tedesco. A latere è da osservare che la nota introduttiva alla versione
russa del riassunto è particolarmente ricca e informata, fornendo diversi dati relativi sia alla
composizione e alla natura del testo sia alle sue vicende editoriali.
37
Un profilo di Mayer è tratteggiato nella voce di E. Flessing nella Neue Deutsche Biographie
(Bd. 16, Berlin, Duncker & Humblot, 1990, pp. 538-539). Sulla figura si veda inoltre Als
deutsch-jüdischer Historiker in Krieg und Revolution 1914-1920. Tagebücher, Aufzeichnungen,
Briefe, hrsg. v. G. Niedhardt, München, Oldenbourg, 2009, e, in relazione alla questione
dell’edizione delle opere di Marx e di Engels, Carver, Blank, A Political History, cit., pp.
9-13 e 39-41.
415
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
dall’altro egli è convinto della rilevanza della riflessione marxiana in
un’ottica tattico-strategica, per la comprensione della situazione attuale
e per l’elaborazione di una linea politica ad essa adeguata38. Inoltre, dal
punto di vista piú propriamente teorico, Mayer identificava nella nuova
concezione della storia e dello sviluppo storico proposta da Marx e da
Engels il portato principale della loro riflessione, ragion per cui il riassunto
dall’inedito marx-engelsiano è particolarmente ricco ed articolato39. La
sezione dedicata da Mayer all’Ideologia tedesca rappresenta un resoconto di
grande chiarezza ed efficacia del contenuto del testo, delle circostanze in cui
esso fu composto e dei suoi obiettivi polemici40.
Il testo riportato nell’antologia corrisponde alle pagine 253-260 della
biografia engelsiana, cioè alla parte finale del capitolo, in cui Mayer rende
conto dei principali risultati teorici raggiunti da Marx e da Engels riguardo
alla formulazione della concezione materialistica della storia sviluppata
nella prima parte del primo libro, intitolata Feuerbach41. Significativo è il
Cfr. Carver, Blank, A Political History, cit., pp. 10-11.
«Mayer viewed “Das Leipziger Konzil” as political writing that would allow readers of
the early 1920s to learn the difference between hollow philosophical and political phrase
mongering, on the one hand, and real factors of history and historical change […] on the
other. According to Mayer, the importance of this text – parts of “Das Leipziger Konzil” –
lay in the fact that Marx and Engels had developed an understanding of historical reality
and practical change that was “new and bold” […]. Mayer seems to have used the authority of the by-then classical authors as a means to underline his own conviction that the
working class in the 1920s should follow the example of Marx and Engels in developing
an “economic conception of history” in order […] to get practically involved in changing
history» (ivi, p. 11).
40
Mayer, Friedrich Engels, vol. 1, cit., cap. IX, Die Abrechnung mit der deutschen Ideologie,
pp. 234-261. Mayer è solito integrare il resoconto delle vicende biografiche di Engels (e di
Marx) con sintesi dei risultati teorici esposti nei diversi testi pubblicati dai due fondatori
del materialismo storico e del dibattito da essi suscitato. Per quanto riguarda la struttura
del capitolo IX, dopo una descrizione del contesto storico e intellettuale generale in cui si
colloca l’opera, alle pp. 239-244 è contenuta una ricostruzione delle vicende editoriali del
manoscritto dell’Ideologia tedesca, cui segue un riassunto dettagliato del contenuto, articolato in primo e secondo volume, con le relative sottosezioni; infine Mayer si sofferma sulla
concezione materialistica della storia lí elaborata, fornendone le coordinate principali.
41
Oltre al titolo piú generale del capitolo, la narrazione di Mayer è scandita da ulteriori
titoletti, che rendono conto dei diversi passaggi argomentativi toccati; per quanto riguarda
la parte tradotta in russo e riprodotta nell’antologia sono i seguenti: Erste Darstellung der
neuen Geschichtsauffassung; Die Trennung von Stadt und Land; Beseitigung der Arbeitsteilung; Engels und das Proletariat. Nell’antologia russa questi titoletti non sono ripresi. È da
osservare inoltre che l’enfasi posta nel riassunto di Mayer sul ruolo di Engels nella stesura
dell’Ideologia tedesca (comprensibile, visto che di una sua biografia si tratta), nella versione
38
39
416
Francesca Antonini
fatto che Mayer si soffermi su alcune formule particolarmente fortunate del
testo, che saranno poi oggetto di riprese successive; numerose espressioni
riprendono quasi verbatim i relativi passaggi dell’Ideologia tedesca, a
testimonianza del fatto che il riassunto è frutto di una conoscenza di
prima mano del manoscritto. A riguardo, è però degno di nota il giudizio
espresso da Rjazanov sul riassunto di Mayer42. Da un lato egli condanna
senza mezzi termini tanto l’orientamento (socialdemocratico e in ultima
analisi borghese) quanto la forma del lavoro di Mayer (bollato come
giornalista), affermando quindi il suo scarso rigore filologico e lamentando
esplicitamente l’assenza di indicazioni precise sulla fonte nonché sui tagli
da lui operati. Dall’altro, però, riconosce l’estremo interesse suscitato dal
riassunto dell’Ideologia tedesca contenuto nella sua biografia di Engels, che
ha rappresentato il punto di avvio per la sua stessa ricerca del manoscritto
marx-engelsiano. A ben vedere, la traduzione di Adoratskij è piuttosto
fedele al testo di Mayer e si segnalano pochi tagli, giustificati perlopiú dalla
necessità di focalizzare l’attenzione sul solo testo dell’Ideologia tedesca43. Per
quanto riguarda il contenuto della parte tradotta, in primo luogo si indaga
la questione del rapporto struttura-sovrastruttura e quella della natura
dell’ideologia, con una netta condanna delle illusioni che hanno sinora
caratterizzato la cultura tedesca. Quindi vengono riprese le osservazioni di
russa del riassunto non è presente – ogni riferimento diretto a uno o all’altro dei due autori
è stato eliminato.
42
Sul trattamento riservato al manoscritto dell’Ideologia tedesca nella biografia di Mayer, Rjazanov si è espresso in una relazione esposta il 20 novembre 1923 presso l’Accademia socialista di
Mosca, in cui annunciava inoltre l’imminente pubblicazione del capitolo su Feuerbach (una traduzione tedesca dell’intervento venne pubblicata nel 1925 nell’«Archiv für die Geschichte des
Sozialismus und der Arbeiterbewegung» con il titolo Neueste Mitteilungen über den literarischen
Nachlaß von Karl Marx und Friedrich Engels). Cfr. Imes, Marx-Engels-Jahrbuch 2003, cit., p. 9*
(ma si vedano piú in generale le pp. 8*-11* e la bibliografia ivi citata per la querelle fra Mayer e
Rjazanov in merito alla «scoperta» del manoscritto).
43
L’inizio e la fine esatti sono i seguenti: p. 253, «Eines sicheren Grundes»; p. 260, «mit
dem Verändern der Umstände zusammenfalle». Se si esclude una modifica di scarso rilievo
nella prima frase, i tagli da segnalare sono quattro: pp. 253-254 (da «mit andern Worten die
natürlichen Grundlagen» a «wie sie materiell produzieren»); pp. 257-258 (da «Auf die für
die Zivilisation schädliche Wirkung» a «bedürfe es der Aufhebung des Privateigentums»);
p. 258 (da «wie sie sich ihnen unter dem Gesichtspunkt» a «in dieser Richtung der Heilige
Max enthielt»); p. 260 (la frase che inizia con «Wollten die Proletarier auch ihrerseits»).
Il principale taglio, quello posto fra le pp. 257-258, è giustificato dal fatto che qui Mayer
collega quando detto nell’Ideologia tedesca con altre opere di Engels (La situazione della classe
operaia in Inghilterra e il Ludwig Feuerbach). Talvolta sono inoltre riportati (a testo o in nota)
lemmi o brevi frasi dall’originale tedesco di Mayer (cfr. ad es. pp. 13 e 15 dell’antologia).
417
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
Marx e di Engels sulla produzione come fatto principale della vita storica
e su ciò che questo significa sul piano politico (sanzione della transitorietà
di tutte le forme di governo, definizione dello Stato come società civile
in azione, osservazioni sulla apparente autonomia dello Stato). Ad alcune
constatazioni sulla divisione fra città e campagna e su quella fra lavoro
mentale e materiale fa seguito l’allusione a quello che viene definito uno
«schizzo di storia economica», focalizzato sul progressivo sviluppo del
mercato mondiale. Chiude infine un’analisi del ruolo del proletariato e
del significato rivoluzionario (sia sul piano economico che politico) della
sua azione. Vanno segnalati inoltre alcuni passaggi piú specifici tra i quali
spicca quello relativo all’immagine della camera obscura, utilizzata da Marx
per descrivere il mondo rovesciato degli ideologi e divenuta emblematica
della sua concezione negativa dell’ideologia. E la formulazione adottata da
Mayer ricalca assai da vicino la relativa frase di Marx44.
7. Il riassunto e la «ricezione» gramsciana. Per lungo tempo, per ovvie e
comprensibili ragioni, gli studiosi hanno escluso che Gramsci conoscesse
l’Ideologia tedesca. Se alla luce della scoperta dell’antologia russa e del
riassunto dell’inedito marx-engelsiano ivi contenuto ciò non può piú
essere affermato, rimane tuttavia vera la constatazione secondo la quale di
tale lettura non vi è traccia (o quasi) nella sua opera. A giustificazione di
questa presenza-assenza va osservato innanzitutto che, forse, proprio il fatto
che si tratti di un riassunto ha avuto un peso in tal senso. Il non avere a
disposizione l’opera originale, o perlomeno una parte di essa, potrebbe aver
contribuito a far passare l’Ideologia tedesca in secondo piano rispetto ad altre
opere al tempo piú note e facilmente reperibili, non da ultimo in traduzione
italiana45. In secondo luogo, va tenuto conto che, rispetto all’esposizione
Mayer scrive: «Daß in jeder Ideologie die Menschen und ihre Verhältnisse wie in einer
Camera obscura auf den Kopf gestellt erschienen, sei genau so die Folge ihres historischen
Lebensprozesses, wie die Umdrehung der Gegenstände auf der Netzhaut die unmittelbare
Folge ihres physischen» (Mayer, Friedrich Engels, cit., p. 254). Il testo dell’Ideologia tedesca
recita: «Wenn in der ganzen Ideologie die Menschen und ihre Verhältnisse wie in einer Camera obscura auf den Kopf gestellt erscheinen, so geht dies Phänomen ebensosehr aus ihrem
historischen Lebensprozeß hervor, wie die Umdrehung der Gegenstände auf der Netzhaut aus
ihrem unmittelbar physischen» (K. Marx, F. Engels, Werke, Bd. 3, Berlin, Dietz, 1978, p. 26).
45
Pur con la necessaria cautela dettata dalla diversità dei luoghi e dei tempi, credo sia assai significativo avvicinare l’atteggiamento gramsciano nei confronti del riassunto dell’Ideologia tedesca alla celebre nota con cui si apre il Quaderno 4 e in cui descrive il modo
in cui accostarsi ad una «concezione del mondo che non è stata mai dall’autore-pensatore
44
418
Francesca Antonini
contenuta in altri testi, la formulazione della concezione materialistica
della storia qui tratteggiata è legata a doppio filo a quella visione negativa
della categoria di ideologia con cui Gramsci si era da sempre, per cosí dire,
trovato in disaccordo46. Si veda a tal proposito l’articolo del 1918 intitolato
Astrattismo e intransigenza, in cui scrive:
Marx irride le ideologie, ma è ideologo in quanto uomo politico attuale, in quanto
rivoluzionario. La verità è che le ideologie sono risibili quando sono pura chiacchiera, quando sono rivolte a creare confusioni, ad illudere e asservire le energie
sociali, potenzialmente antagonistiche, ad un fine che è estraneo a queste energie.
[...] Ma come rivoluzionario, cioè uomo attuale di azione, non può prescindere
dalle ideologie e dagli schemi pratici, che sono entità storiche potenziali, in formazione47.
Il carattere di terreno di battaglia delle ideologie qui delineato prelude
d’altra parte all’interpretazione in senso neutro delle medesime (sulla base
di un’originale lettura della Prefazione del 1859) pienamente sviluppata
nei Quaderni del carcere, di cui rappresenta una fra le acquisizioni teoriche
piú importanti e brillanti48. Infine, è da osservare che, accanto al riassunto
esposta sistematicamente» (Q 4, § 1, p. 419 – la nota è poi ripresa in Q 16, § 2). Sulla
questione e sulla sua applicazione all’opera di Marx e, indirettamente, come chiave interpretativa dello stesso pensiero gramsciano cfr. Cospito, Il ritmo del pensiero, cit., pp.
277 sgg.
46
Sulla questione della natura della categoria di ideologia in Marx e in Gramsci si vedano
J. Rehmann, Theories of Ideology: The Powers of Alienation and Subjection, Leiden, Brill,
2013 (in particolare per quanto riguarda Marx) e soprattutto la tesi di dottorato di Aaron
Bernstein, a cui rimando per una discussione del concetto in Gramsci e delle relative fonti
(From the «Theses on Feuerbach» to the Philosophy of Praxis: Marx, Gramsci, Philosophy and
Politics, London, King’s College, 2016, in particolare le pp. 192-228). In generale è da osservare che, benché nell’Ideologia tedesca la posizione di Marx sia determinata soprattutto dalla
volontà di mettere in chiaro la distinzione fra la realtà concreta della produzione economica
e le ideologie, e in ultima analisi, da un intento polemico verso gli ideologi del suo tempo,
pur tuttavia la concezione qui delineata è sostanzialmente negativa. È altrettanto vero, d’altra
parte, che la posizione marxiana in proposito è – sin dall’Ideologia tedesca – ambigua e che,
soprattutto in testi successivi, sembra emergere una concezione positiva dell’ideologia, affine
all’interpretazione gramsciana (cfr. G. Liguori, Sentieri gramsciani, Roma, Carocci, 2006, p.
55, e Bernstein, From the «Theses on Feuerbach» to the Philosophy of Praxis, cit., pp. 193198).
47
A. Gramsci, Astrattismo e intransigenza, in «Il Grido del Popolo», 11 maggio 1918, ora in
Id., Il nostro Marx. 1918-1919, a cura di S. Caprioglio, Torino, Einaudi, 1984, p. 17. Assai
significativo è, in quest’ottica, anche l’articolo da Mosca del 1923 menzionato in precedenza
(Che fare?).
48
Quella dello statuto dell’ideologia nei Quaderni in Gramsci è una questione quanto mai
419
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
dall’Ideologia tedesca, nella medesima antologia Gramsci poteva trovare
testimonianze di un’interpretazione dell’ideologia e, piú in generale, della
concezione materialistica della storia piú vicine alla sua sensibilità per
la tematica delle sovrastrutture, già sviluppata, seppur in forma ancora
germinale, alla metà degli anni Venti49. Solo sulla base di queste precisazioni
credo sia possibile cogliere la reale portata dell’unica reminiscenza
dell’Ideologia tedesca contenuta negli scritti gramsciani, ovverosia il § 61 del
Quaderno 8. Qui Gramsci scrive:
In Hegel, si dice nella Sacra famiglia, si può finire col vedere la realtà, anche se essa
è capovolta, come, per dir cosí, si vede nella macchina fotografica, in cui le immagini sono rovesciate e il cielo occupa il posto della terra; basta porre l’uomo sui suoi
piedi. Si tratta dunque di prendere la «realtà» crociana e metterla in piedi ecc.50.
Nel testo sono fusi assieme tre diversi elementi, che rendono la nota di non
facile interpretazione51. In breve, se il richiamo alla fotografia è inequivoca-
complessa, come è ben emerso durante la seconda edizione della Ghilarza Summer School
dedicata a questo tema e tenutasi nel settembre 2016 (si segnalano a questo proposito, in
particolare, gli interventi di F. Frosini; R. Descendre e J.-C. Zancarini; G. Francioni – per
il programma dettagliato si rimanda al seguente sito: http://www.fondazionegramsci.org/
senza-categoria/ghilarza-summer-school-2/). Questa tematica è inoltre al centro della tesi di
dottorato di Natalia Gaboardi, Tradurre in linguaggio teorico gli elementi della vita storica. Il
linguaggio dell’ideologia nei «Quaderni del carcere» di Antonio Gramsci, Torino-Pavia, Consorzio Fino, 2017).
49
Questa concezione lato sensu «positiva» o «neutra» dell’ideologia non era del tutto estranea
allo spirito del marxismo dell’epoca (cfr. ad es. quanto scritto da F. Frosini: Ideologia em Marx
e em Gramsci, in «Educação e Filosofia», XXVIII, 2014, n. 2, pp. 559-582). Come ricorda
inoltre Rehmann (Theories of Ideology, cit., pp. 61-62), in quel contesto non solo l’Ideologia
tedesca non era nota, ma testi quali la Prefazione del 1859 avevano grande rilevanza. Affascinante ma non del tutto convincente pare invece la rilettura di Rehmann del concetto di
ideologia attraverso la chiave di lettura del Diciotto Brumaio (ivi, p. 56). Per una esaustiva
ricostruzione dello sviluppo del pensiero gramsciano su struttura e sovrastruttura nei Quaderni si rimanda all’analisi contenuta in Cospito, Il ritmo del pensiero, cit., pp. 19-75.
50
Q 8, § 61, p. 978.
51
Le osservazioni gramsciane contengono infatti: 1. un richiamo all’analogia della fotografia
(con tutta probabilità stimolato dal relativo passaggio del riassunto dell’Ideologia tedesca,
anche se non si può escludere che sia frutto di una ricezione indiretta); 2. un riferimento alla
celebre immagine dell’uomo che cammina sulla testa utilizzata da Marx e da Engels per descrivere la dialettica hegeliana e variamente ripresa in seguito; 3. un’allusione alla questione
del rapporto fra politica francese e filosofia tedesca veicolata dal richiamo alla Sacra famiglia.
Se si inserisce il paragrafo nel contesto delle altre note sull’argomento (in particolare Q 1, §§
152 e 155, poi riprese e chiarite in Q 10, II, § 60 – gli altri testi sono Q 4, § 47; Q 10, II, §
1; Q 16, § 9), è evidente che la caratteristica comune all’immagine della fotografia e a quella
420
Francesca Antonini
bilmente ispirato all’Ideologia tedesca, tuttavia il quadro concettuale entro
cui questo si colloca e l’inesattezza del riferimento bibliografico non lasciano dubbi sull’assenza di un interesse specifico di Gramsci nei confronti di
questo estratto e quindi, in ultima analisi, sul carattere estemporaneo e contingente del riferimento alla similitudine della fotografia (emblematico è
d’altra parte il fatto che in Q 13, § 10, testo di seconda stesura di Q 8, § 61,
questo capoverso conclusivo venga omesso, quasi a «sminuire» il richiamo
fatto in precedenza). In conclusione, la questione della ricezione gramsciana dell’Ideologia tedesca è complessa e di non facile soluzione e la presenza
di questo estratto all’interno della raccolta curata da Adoratskji e Udal’cov
è per certi versi tutt’altro che risolutiva. Credo che si possa ragionevolmente
affermare che questo scritto, cosí come presentato nell’antologia russa, è
solo una fra le opere marxiane note a Gramsci, e di certo non la piú significativa, per le ragioni formali e contenutistiche sopra illustrate. Erano
evidentemente altri i testi per Gramsci cruciali (in primis La sacra famiglia,
le Tesi su Feuerbach, la Prefazione del 1859), sia perché letti e conosciuti
direttamente, sia perché piú funzionali, se cosí si può dire, all’elaborazione
della sua concezione della storia e della filosofia della praxis. L’impressione
generale è insomma che una lettura del riassunto dell’Ideologia tedesca ci sia
stata e abbia lasciato un segno (cfr. in particolare la riemersione in Q 8, §
61), ma che, piú che dar luogo a riflessioni specifiche, abbia contribuito soprattutto a rafforzare le linee generali lungo le quali si è andata sviluppando
l’interpretazione del materialismo storico propria di Gramsci.
8. La concezione materialistica della storia fra Marx ed Engels. Sebbene la
presenza di questo riassunto renda unica la raccolta, sono soprattutto il
complesso dei testi e le modalità con cui è stata operata la selezione a dare
conto dell’operazione culturale messa in atto, nonché degli obiettivi ultimi dei curatori. Il Leitmotiv che ha guidato la scelta delle opere è quello,
già richiamato sopra, della presentazione delle formulazioni piú note e
significative della concezione del materialismo storico. A tale scopo sono
piedi-testa sia il rovesciamento, dove l’elemento di passaggio è rappresentato dalla coppia
cielo-terra. Il richiamo en passant alla Sacra famiglia è poi spiegabile con la connessione
(esplicitata in Q 10, II, § 60) fra la concezione della Rivoluzione francese come fenomeno
«capovolto» propria di Hegel e il parallelo fra il «pensiero pratico-giuridico francese e quello
speculativo tedesco» ivi elaborato. Quello alla Sacra famiglia non è insomma da intendersi
come un riferimento bibliografico errato, bensí come un ellittico richiamo ad un’altra serie
di questioni.
421
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
stati selezionati 14 testi (15 se si include l’Ideologia tedesca), 12 lettere
e 12 fra prefazioni, introduzioni, recensioni e discorsi di altro tipo. Gli
scritti di Engels sono poco piú numerosi di quelli di Marx, 20 contro 16,
mentre due sono le opere attribuite a entrambi52. Non deve d’altro canto meravigliare il gran numero di testi engelsiani, che si spiega tenendo
presente il ruolo di principale interprete e divulgatore della dottrina storicamente ricoperto da Engels. Parimenti, non è affatto un caso che una
parte significativa degli scritti antologizzati (quasi un quarto del totale)
sia costituita dalle prefazioni e dalle lettere da lui scritte in tarda età, in
cui questo aspetto ermeneutico è preponderante. Considerata la sistematicità con cui i testi sono antologizzati, nonché lo scrupolo filologico che
trapela dalle note che accompagnano buona parte di questi, stupisce il
fatto che non siano esplicitamente segnalati i tagli apportati e, pertanto,
le modalità di presentazione dei diversi scritti. Si può supporre che alla
base di questa scelta vi sia la volontà di presentare un testo il piú lineare
possibile, in modo da facilitare i potenziali lettori nell’apprendimento
degli elementi essenziali della concezione materialistica della storia. In
quest’ottica, la soluzione adottata (note filologicamente accorte e testo
continuo) pare dunque una forma di compromesso fra le opposte esigenze che caratterizzano l’antologia. Per valutare il modo in cui è stata
operata la scelta dei brani che vanno a comporre ogni singolo estratto sarebbe necessaria un’analisi approfondita di ogni testo e un suo confronto
con la relativa opera nel suo complesso. Per ovvie ragioni non è possibile
procedere in questa sede a tale indagine. Mi limiterò pertanto allo studio
di uno degli estratti, quello tratto dal Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte
(testo VIII), nella convinzione che possa rappresentare un buon punto di
partenza per formulare alcune ipotesi piú generali relativamente al modo
in cui questa antologia illustra la concezione del materialismo storico.
9. Il caso del «Diciotto Brumaio» e le opere storiche marxiane. La scelta di
soffermarsi sulla principale fra le opere storiche di Marx è in un certo senso
obbligata, e non solo per la constatazione che, fra testi e prefazioni ai testi,
gli scritti marxiani sulla storia francese dell’Ottocento rappresentano una
Cfr. infra, Appendice. È da osservare che, per quanto riguarda le dimensioni, i diversi
estratti hanno lunghezza variabile, da una a diverse decine di pagine (fra i piú lunghi, oltre
a un corposo estratto dal Capitale, due capitoli tratti dalla Miseria della filosofia e dall’Anti-Dühring).
52
422
Francesca Antonini
parte considerevole dell’antologia russa53. Pur senza ignorare l’importanza
degli estratti dagli scritti di carattere economico (in primis del Capitale, ma
anche di Salario, prezzo e profitto e di Lavoro salariato e capitale) è infatti
indubbio che i testi storici siano fondamentali per definire le coordinate della visione materialistica della storia. Al di là delle ragioni legate alla
dimensione empirica di tali scritti (ricordate anche nella raccolta)54, tale
rilevanza è da rintracciarsi soprattutto nella concezione da essi veicolata,
che pone grande enfasi sull’aspetto storico-politico o sovrastrutturale della
realtà. Come è noto, nelle Lotte di classe in Francia o nel Diciotto Brumaio
si sottolinea il ruolo della politica e della cultura in senso lato nel contesto
dello scontro di classe, e in particolare la crucialità di questi aspetti nei frangenti storici piú delicati, in cui le due parti in lotta si contendono il dominio dello Stato e della società – questo è appunto il caso della Francia della
metà del XIX secolo. Il testo antologizzato è frutto dell’unione di paragrafi
tratti dal primo e dal settimo (e ultimo) capitolo dell’opera55. La scelta di
concentrarsi sui capitoli che aprono e chiudono il testo è certamente intenzionale e rispecchia la volontà di mettere in rilievo la filosofia della storia
sottesa al testo di Marx (anche se elementi relativi a un’analisi storico-politica di medio-lungo periodo sono rintracciabili pure nella parte stralciata
dalla settima sezione)56. All’interno di questo quadro, i curatori hanno poi
proceduto a una selezione dei passi non casuale: se si presta attenzione alla
È da segnalare tuttavia l’assenza della celebre prefazione marxiana alla seconda edizione del
Diciotto Brumaio (1869).
54
Come si dice ad esempio nella nota di commento al 18 Brumaio, questo è un «ottimo
esempio dell’applicazione pratica della teoria di Marx allo studio degli accadimenti storici».
Su questo aspetto cfr. inoltre infra, paragrafo 11.
55
Ringrazio Ilya Guryanov per l’aiuto dato nella compilazione di questo paragrafo. Per quanto
riguarda la prima sezione, sono riprese le seguenti parti (l’edizione di riferimento è: K. Marx,
Il Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte, Roma, Editori Riuniti, 1964): da «Gli uomini fanno
la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario» a «non a rimetterne in circolazione il
fantasma» (pp. 46-50), si segnala l’assenza del famoso incipit; da «La rivoluzione sociale del
secolo decimonono» a «ora il contenuto trionfa sulla frase» (pp. 51-52); da «Le rivoluzioni
borghesi, come quelle del secolo decimottavo» a «Hic Rhodus, hic salta!» (p. 53). Per quanto
concerne invece la settima sezione, è ripreso un ampio brano, che va da «Ma la rivoluzione
va fino al fondo delle cose» (p. 196) a «ma la sua moderna Vandea» (p. 201); mancano il
finale (anche questo, come l’inizio, celebre) e alcuni paragrafi a pp. 200-201 (da «La tradizione storica ha fatto sorgere» a «Dai tempi di Luigi XIV la Francia non ha mai conosciuto
una persecuzione di contadini “per mene demagogiche”, simile a questa»).
56
Per un’interpretazione del Diciotto Brumaio marxiano mi permetto di rimandare a F. Antonini, Il bonapartismo nel «Diciotto Brumaio» di Marx tra fenomeno storico e categoria teorica,
in «Critica marxista», 2013, n. 2, pp. 71-79.
53
423
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
sezione ripresa dal primo capitolo dell’opera si noterà infatti che sono stati
espunti proprio i passaggi in cui Marx si concentra sulla situazione fra il
1848 e il 1850, alludendo al fallimento della rivoluzione del febbraio e al
carattere conservatore e borghese del quadro politico francese in questo
frangente. Sono invece stati mantenuti i paragrafi relativi alla differenza fra
le vecchie e le nuove lotte, fra le «rivoluzioni borghesi […] del secolo decimottavo» e la «rivoluzione sociale del secolo decimonono», e quelli sulla
ormai scomparsa necessità di rifarsi a modelli antichi per portare avanti gli
ideali rivoluzionari57. La sezione, privata degli accenti pessimistici propri
dell’originale, assume un tono diverso, prospettando un (piú o meno) imminente cambio di paradigma sociale e politico. Per quanto riguarda poi
la sezione tratta dal settimo capitolo, è interessante soprattutto analizzare il
passaggio relativo ai contadini e al loro sostegno al secondo Napoleone58.
Anche in questo caso, il testo è rivisto in maniera tale da associare la figura
di Luigi Bonaparte alla parte piú conservatrice e retrograda dei contadini, facendo passare il messaggio che la loro componente progressiva debba
invece supportare il movimento rivoluzionario. Quella che emerge dalla
selezione è una rappresentazione senza dubbio piú lineare e semplificata,
nonché ben piú ottimistica del Diciotto Brumaio, ma non per questo meno
stimolante e significativa, anche per un lettore non nuovo al testo quale
poteva essere, ad esempio, il Gramsci del 1924. C’è da notare, inoltre, che
proprio da questa data in avanti si registra nella produzione giornalistica
gramsciana un salto di qualità nel richiamo alle categorie di cesarismo e di
bonapartismo, strettamente legate al Diciotto Brumaio marxiano59.
10. Il «primato» delle lettere. Se gli estratti dalle opere di Marx ed Engels
rappresentano una componente importante dell’antologia russa, assai significativi sono però anche i testi minori o collaterali ivi contenuti, ovverosia le
lettere e i testi di altra natura: prefazioni, introduzioni, discorsi ecc. Ciò in
Marx, Il Diciotto Brumaio, cit., pp. 51 e 53.
Forse si potrebbe vedere in questo soffermarsi sulla questione contadina (certo un elemento centrale del Diciotto Brumaio, ma che si poteva facilmente far passare in secondo
piano) un riverbero delle contemporanee discussioni politiche sulla questione delle alleanze
di classe fra operai e contadini, fortemente sostenute, come è noto, da Lenin.
59
Sull’importanza del Diciotto Brumaio per la riflessione gramsciana sullo Stato e sulla politica prima dell’incarcerazione (e in particolare fra 1924 e 1926), cfr. F. Antonini, Cesarismo
e bonapartismo negli scritti precarcerari gramsciani, in «Annali della Fondazione Luigi Einaudi»,
XLVII, 2013, pp. 203-224, al quale si rimanda anche per l’analisi di Marx storico come «nume
tutelare» dei Quaderni.
57
58
424
Francesca Antonini
ragione non soltanto del loro numero (nel complesso sono circa due terzi
del totale), ma, soprattutto, della teoria della storia che essi veicolano. L’epistolario, in particolare, contiene precisazioni imprescindibili e la selezione
delle lettere consente di scorgere meglio gli obiettivi del volume russo. Le
ragioni del primato delle lettere sono innanzitutto formali. Proprio per la
dimensione epistolare, la concezione materialistica della storia è esposta qui
in maniera piú succinta e, nel complesso, piú efficace: in molti casi le affermazioni ivi contenute rappresentano delle risposte ad esplicite richieste di
chiarimento. Inoltre, tali spiegazioni non sono di necessità legate al contenuto di una determinata opera ma hanno di frequente una valenza piú generale. Il carattere privato (se cosí si può dire) dell’epistolario è poi un altro
aspetto importante: come è noto, gli scritti di Marx ed Engels sono spesso
opere di natura polemica, che hanno come scopo la confutazione di una
specifica tesi e per tale motivo tendono a porre in evidenza del materialismo
storico alcuni elementi piuttosto che altri. Rispetto a questi scritti (e alle
stesse prefazioni, che di frequente presentano la medesima caratteristica), le
lettere sono dunque testi piú «distaccati», in cui trovano spazio molteplici
aspetti della questione. Se si considera infine che queste caratteristiche si
accentuano con l’avanzare degli anni, si comprende ancora meglio quale
ruolo fondamentale abbiano le lettere dell’ultimo Engels presenti nell’antologia. Si può affermare che la grande presenza dell’Engels epistolografo è
una delle caratteristiche salienti del volume oltre che, con tutta probabilità,
fra le principali ragioni del successo del testo presso Gramsci. Come è stato
sottolineato, è proprio in queste lettere che Engels piú si adopera «per correggere il determinismo economicistico del pensiero marxiano e marxista,
attività che Gramsci conosce, apprezza e valorizza nei Quaderni»60.
11. Antideterminismo e dialettica. Fra i diversi testi di Engels antologizzati
spiccano le due lettere a Conrad Schmidt del 1890 (rispettivamente del
5 agosto e del 27 ottobre), quella a Joseph Bloch del 21 settembre dello
stesso anno e quella a Walther Borgius del 25 gennaio 1894 – quest’ultima
è piú nota come lettera a Heinz Starkenburg (cosí vi si fa riferimento anche
nell’antologia), l’editore della rivista «Der sozialistische Akademiker», dove
Liguori, Sentieri gramsciani, cit., p. 56. Per alcuni accenni in relazione alla presenza di
Engels nei Quaderni e sul suo ruolo di «mediatore» di una concezione antideterministica del
materialismo storico cfr. ivi, pp. 103-112, e Cospito, Il ritmo del pensiero, cit., pp. 290-303. In
generale, cosí come il rapporto Gramsci-Marx merita di essere ulteriormente approfondito,
altrettanto si dovrebbe fare per quanto riguarda il rapporto Gramsci-Engels.
60
425
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
questo testo e quello precedente a Bloch furono pubblicati nell’autunno
del 189561. Rispetto alle lettere di Marx, in cui, accanto alla sottolineatura
del primato dell’economia, si insiste soprattutto sulla storicità e sulla
transitorietà delle diverse formazioni economiche e delle forme di società
civile e di Stato che ad esse si accompagnano62, le lettere di Engels
contengono riflessioni in parte diverse, che arricchiscono la formulazione
classica del materialismo storico. In breve, se il fondamento economico
non è messo in dubbio, le osservazioni di Engels intervengono a correggere
e precisare tale concezione, sottolineando come il carattere determinante
dell’economia sia tale solo «in ultima istanza»63, e come la relazione fra le
diverse sfere del reale non sia mai unidirezionale bensí dialettica – Engels
nella lettera a Schmidt del 5 agosto scrive che «se la forma dell’esistenza
materiale è il primus agens, ciò non esclude che le sfere ideali esercitino a
loro volta su di essa un’influenza di ritorno, ma secondaria»64. Nella lettera
a Bloch afferma che «i diversi momenti della sovrastruttura» e «persino
[…] le teorie politiche, giuridiche, filosofiche, le visioni religiose e il loro
successivo sviluppo in sistemi dogmatici, esercitano altresí la loro influenza
sul decorso delle lotte storiche e in molti casi ne determinano in modo
determinante la forma»65. Infine, nella lettera a Starkenburg è constatato
che
Si tratta, nell’ordine, dei testi XXXI, XXXIII, XXXII e XXXVI dell’antologia. Degna di
nota è però anche la lettera di Engels a Mehring del 14 luglio 1893 (XXXV). Per i dettagli
relativamente ai tagli effettuati dai curatori dell’antologia cfr. infra, Appendice.
62
Eloquente da questo punto di vista è soprattutto la lunga lettera ad Annenkov del 28
dicembre 1846, presentata nell’antologia pressoché nella sua integrità (testo II), ma
si veda anche il frammento di quella a Weydemeyer del 5 marzo 1852 (IX). Fra le altre
lettere di Marx presenti nell’antologia è da segnalare poi quella alla redazione della rivista
«Otečestvennye Zapiski» («Annali Patri») del 1877, in cui, oltre a un netto rifiuto di una
concezione teleologica della storia, si può rintracciare un incunabolo della riflessione sulle
differenze strutturali fra Occidente e Oriente (XXI).
63
È questa un’espressione che ricorre molto spesso nelle lettere engelsiane e che si ritrova
anche in Gramsci (cfr. ad es. Q 14, § 76, dove l’espressione è posta tra virgolette); cfr. la lettera a Bloch (K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 48, Lettere. Gennaio 1888-dicembre 1890, Roma,
Editori Riuniti, 1983, p. 492: «La produzione e riproduzione della vita reale è nella storia il
momento in ultima istanza [in letzter Instanz] dominante»); la lettera a Schmidt del 27 ottobre
(ivi, p. 519: «La produzione è quella che in ultima istanza decide»); la lettera a Starkenburg
(K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 50, Lettere. Gennaio 1893-luglio 1895, Roma, Editori Riuniti, 1977, p. 227: «Vi è al contrario un’azione reciproca sulla base della necessità economica
che, in ultima istanza, s’impone sempre»»).
64
Marx, Engels, Opere, vol. 48, cit., p. 465.
65
Ivi, p. 492.
61
426
Francesca Antonini
l’evoluzione politica, giuridica, filosofica, religiosa, letteraria, artistica, ecc. riposa
sull’evoluzione economica. Ma esse reagiscono tutte anche l’una sull’altra e sulla
base economica. Non è che la situazione economica sia la sola causa attiva e tutto il
resto nient’altro che effetto passivo. Vi è al contrario un’azione reciproca66.
Engels, assai realisticamente, riconosce autonomia ed effettività anche agli
aspetti sovrastrutturali della realtà, sottolineando come l’evoluzione della civiltà umana non sia un qualcosa di direttamente deducibile a partire dall’analisi
dei rapporti di produzione, bensí il risultato di un complesso intreccio di fattori, di «necessità» e «casualità»67. Quella che emerge è insomma una visione
che, se forse non possiamo definire antideterministica in senso pieno (l’economia rimane comunque il primus agens, come scrive Engels), pur tuttavia è
chiaramente volta a circoscrivere il ruolo della struttura, rigettando il crasso
determinismo proprio di molte versioni del marxismo. È interessante d’altra
parte notare che Engels, in queste lettere, non si limita solo ad attenuare il peso
dell’elemento economico, ma si sofferma anche su tutta una serie di questioni
che fanno da corollario a questa concezione, tratteggiando un quadro generale
estremamente complesso e articolato. Fra le tematiche toccate, in particolare,
quella del rapporto fra volontà individuale e circostanze date, quella fra forma
e contenuto nel materialismo storico (che si collega a sua volta al tema del
carattere strategico degli scritti marx-engelsiani)68, quella della dialettica (da
intendersi come teoria dell’interazione piú che come gnoseologia reale), quella
dell’indipendenza delle sfere di vita, quella dell’ideologia e del rovesciamento
del reale69. È infine da notare come le lettere contengano cruciali osservazioni
metodologiche e come siano costellate di elogi della concretezza storica: non
sono casuali gli inviti a rivolgersi a testi esemplari in tal senso, primo fra tutti
il Diciotto Brumaio70.
Marx, Engels, Opere, vol. 50, cit., p. 227.
Ibidem.
68
Si veda quanto scrive Engels in tal senso nella lettera a Bloch: «Del fatto che da parte dei
piú giovani si attribuisca talvolta al lato economico piú rilevanza di quanto convenga siamo in parte responsabili anche Marx ed io. Di fronte agli avversari dovevamo accentuare il
principio fondamentale [...] e non c’era sempre il tempo, il luogo e l’occasione di riconoscere
quel che spettava agli altri fattori che entrano nell’azione reciproca» (Marx, Engels, Opere,
cit., vol. 48, p. 494).
69
Sulla questione dell’ideologia, in particolare, Engels si sofferma soprattutto nella lettera
a Schmidt del 27 ottobre (ivi, p. 522, dove si parla di capovolgimento dei rapporti fra economia-struttura e diritto-sovrastruttura e di «visione ideologica»), ma anche nella lettera a
Starkenburg.
70
Si veda in particolare la prima lettera a Schmidt, in cui Engels, in polemica con «i piú
66
67
427
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
12. Echi dell’epistolario engelsiano nei Quaderni. Nel § 1 del Quaderno 4
Gramsci scrive:
Non bisogna sottovalutare il contributo di Engels, ma non bisogna neanche identificare Engels con Marx, non bisogna pensare che tutto ciò che Engels attribuisce
a Marx sia autentico in senso assoluto. […] il fatto è che Engels non è Marx e che
se si vuole conoscere Marx bisogna specialmente cercarlo nelle sue opere autentiche,
pubblicate sotto la sua diretta personalità71.
Nonostante tali riserve si può affermare che l’atteggiamento di Gramsci
sia complessivamente assai piú favorevole nei confronti dell’Engels che, in
queste lettere, si fa interprete e portavoce di una visione del materialismo
storico in parte diversa da quella che è la vulgata marxista. La frequentazione e, plausibilmente, l’apprezzamento gramsciano delle lettere engelsiane
risalgono con tutta probabilità al periodo precedente il suo viaggio a Mosca. Due fra i testi piú famosi – la lettera a Bloch e quella a Starkenburg –
erano da tempo noti in italiano e già citati, ad esempio, da Croce nei saggi
raccolti in Materialismo storico ed economia marxistica72. Se l’epistolario engiovani scrittori» invita a intraprendere in prima persona lo studio della storia, affermando
inoltre che il materialismo storico è da intendersi come punto di partenza e non come punto
d’arrivo; detto altrimenti, come «guida allo studio, non [come] una leva per la costruzione
alla maniera hegeliana» (ivi, pp. 465-466), secondo una definizione ripresa anche nella prefazione dell’antologia russa. Per quanto riguarda i richiami al Diciotto Brumaio, questi sono
contenuti sia nella lettera a Schmidt del 27 ottobre (ivi, p. 524: «Se perciò Barth ritiene che
noi neghiamo ogni e qualsiasi ripercussione dei riflessi politici ecc. del movimento economico su questo movimento stesso [...] non ha che da guardarsi il “18 brumaio” di Marx, in
cui si tratta quasi solo della peculiare funzione che hanno le lotte e gli eventi politici»), che in
quelle a Bloch e Starkenburg (rispettivamente, ivi, p. 494: «In particolare “il 18 brumaio di
Luigi Bonaparte” è un esempio davvero eccellente della sua applicazione [della teoria della
storia del materialismo storico]»; Marx, Engels, Opere, vol. 50, cit., p. 228: «Del resto, il
bell’esempio che Marx ha dato nel “18 brumaio”, dovrebbe già fornirle sufficienti schiarimenti sulle questioni da lei poste»).
71
Q 4, § 1, p. 420. Un giudizio sostanzialmente negativo è anche quello espresso in Q 11,
§ 34, che riprende in seconda stesura (con alcune significative varianti instaurative) Q 4, §
43, e in Q 15, § 31, dove Gramsci identifica nell’Anti-Dühring la fonte degli spropositi di
Bucharin. È da notare che queste osservazioni non vanificano l’apprezzamento per le formulazioni contenute nell’epistolario engelsiano, mettendo in evidenza il fatto che Gramsci non
fondi la sua interpretazione della figura e del pensiero di Engels sui soli elementi di critica.
72
La prima edizione italiana delle suddette lettere è quella Mongini del 1906: Due lettere
di Federico Engels sull’interpretazione materialistica della storia (Dal Sozialistische Akademiker
del 1895), Roma, Luigi Mongini Editore, 1906 (si tratta del fascicolo 31 della collana degli
Scritti di Marx, Engels e Lassalle curati da E. Ciccotti). Questi testi furono poi ripubblicati nel
quarto degli otto volumi delle Opere di Marx, Engels e Lassalle promossa dalla Società editrice
428
Francesca Antonini
gelsiano non costituisce dunque una novità per Gramsci, rimandando anzi
a una precisa tradizione «esegetica», radicata nel panorama politico-culturale dell’epoca73, certo è che le lettere contenute nell’antologia russa spiccano
sia per numero che per tono. Non solo una collezione cosí ampia di testi
non esisteva in italiano, ma la natura stessa della selezione era quanto mai
significativa e feconda, coerentemente con il taglio complessivo del volu«Avanti!» negli anni successivi (1a ed. 1914-1916; 2a ed. 1921-1922), nonché dallo stesso
editore come volumetto singolo (su queste pubblicazioni cfr. Gianni, Diffusione, popolarizzazione e volgarizzazione del marxismo, cit., in part. pp. 130-132, Id., L’editore Luigi Mongini e la
diffusione del marxismo in Italia. Catalogo storico 1899-1911, Milano, Pantarei, 2001, e Giasi,
Marx nella biblioteca di Gramsci, cit., in part. pp. 55-56). Come testimoniato dal Fondo Gramsci, Gramsci possedeva i testi delle lettere nell’edizione delle Opere di Marx, Engels e Lassalle
del 1921-1922. Come affermato sopra, tuttavia, già prima che fosse approntata un’edizione
italiana dei testi, diversi autori avevano focalizzato l’attenzione su queste lettere – fra questi
Croce appunto (B. Croce, Materialismo storico ed economia marxistica, Bari, Laterza, 19214,
pp. 11-12), ma anche Antonio Labriola. Il testo delle due lettere, insieme a quello dell’epistola
a Schmidt del 27 ottobre 1890, è pubblicato nella seconda appendice all’edizione francese di
Discorrendo di socialismo e filosofia: Socialisme et philosophie (Lettres à G. Sorel), Paris, Giard et
Brière, 1899, pp. 239-262 (come dichiarato nella nota 1 di p. 239, tutti e tre i testi sono ripresi
dalla traduzione pubblicata nel numero di marzo 1897 della rivista «Devenir Social»). È da
notare che, né nella prima edizione italiana, né nelle successive edizioni del testo (a partire dalla
seconda, riveduta e ampliata, del 1902) i testi delle lettere sono riportati (cfr. A. Labriola, Saggi
sul materialismo storico, a cura di V. Gerratana, A. Guerra, Roma, Editori Riuniti, 19773, p.
410). A queste lettere e alla traduzione francese sopracitata, d’altra parte, Labriola fa esplicito
riferimento nel testo italiano della quarta lettera a Sorel (cfr. ivi, p. 206); ai testi apparsi su
«Der sozialistische Akademiker» si alludeva però già in Del materialismo storico. Dilucidazione
preliminare (ivi, p. 84, e la relativa nota a p. 165).
73
A questo proposito sarebbe interessante indagare piú nel dettaglio il peso della mediazione
di Labriola e, soprattutto, di Rodolfo Mondolfo nella conoscenza gramsciana del pensiero di
Engels. Per quanto riguarda questo secondo autore, il riferimento è in particolare a Il materialismo storico in Federico Engels (Genova, Formiggini, 1912), testo che Gramsci aveva certamente
letto prima dell’arresto e che richiede per ben due volte dal carcere (cfr. le lettere a Tatiana
Schucht del 25 marzo 1929 e dell’11 aprile 1932: A. Gramsci, Lettere dal carcere. 1931-1937, a
cura di A.A. Santucci, Palermo, Sellerio, 1996, rispettivamente pp. 246-250 e 559-560), senza
tuttavia che la richiesta sia esaudita (il testo, presente nel Fondo Gramsci, è privo di contrassegni
carcerari; gli stessi riferimenti al volume nei Quaderni fanno supporre ciò). Alle lettere engelsiane Mondolfo fa esplicito riferimento alle pp. 192-193 della sua monografia, rinviando anche,
peraltro, alla versione francese pubblicata da Labriola (cfr. nota precedente). Piú in generale è
interessante constatare che, nonostante le rilevanti divergenze fra i due autori, Gramsci riconosca a Mondolfo il merito di aver messo in evidenza l’originalità e l’autonomia del pensiero di
Engels – emblematico in tal senso è il § 1 del Quaderno 4. Per alcune indicazioni preliminari
in questa direzione cfr. L. Mancini, L’«indicazione di una via da seguire». La presenza di Rodolfo
Mondolfo nei «Quaderni del carcere», in Gramsci tra filologia e storiografia. Scritti per Gianni
Francioni, a cura di G. Cospito, Napoli, Bibliopolis, 2010, pp. 155-172.
429
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
me. In ogni caso, si tratta di testi che toccano questioni messe a fuoco da
Gramsci tanto prima quanto dopo l’incarcerazione e soprattutto nei Quaderni sono diversi i passaggi che rinviano (in maniera esplicita o implicita)
a queste lettere engelsiane. Le prime due note in cui Gramsci allude alle
lettere di Engels sono rappresentate dai §§ 26 e 38 del Quaderno 4 e fanno
parte della prima serie degli Appunti di filosofia. In entrambi i paragrafi si
fa riferimento alle lettere a Bloch e a Starkenburg, indicate come esempio
di concezione antideterministica del materialismo storico (§ 26) e come
dimostrazione del fatto che l’economia è «“in ultima analisi”» la molla della
storia (§ 38)74. Il primo paragrafo è ripreso in seconda stesura in Q 11, §
31; il secondo invece in Q 13, § 18. Oltre a questi testi, significativi sono
inoltre il § 214 del Quaderno 8 (in cui Gramsci cita le critiche di Engels a
coloro che credono di avere la «storia in tasca»75; il testo è ripreso in Q 11,
§ 19), e il § 25 del Quaderno 11 – quest’ultima nota è la seconda stesura
di Q 7, § 6, in cui fra le novità della seconda versione figura appunto un
riferimento alle lettere engelsiane, interpretate come confutazione del «formulario meccanico» di coloro che riducono la filosofia della praxis ad una
sociologia76.
13. Varianti testuali e polemiche. In tutti i casi si tratta di un breve riferimento, spesso fra parentesi; è interessante tuttavia soffermarsi sulle formulazioni utilizzate, che, benché molto simili, forniscono alcune indicazioni
preziose relativamente al modo con cui Gramsci interpreta queste lettere
nei Quaderni77. Innanzitutto, è da segnalare come nelle prime due formulazioni (Q 4, §§ 26 e 38) Gramsci colleghi esplicitamente gli scritti engelsiani
alla riflessione sul materialismo storico, sottolineando la disponibilità dei
testi in italiano. Fra le due note c’è inoltre una piccola, ma a mio avviso
significativa, differenza: in Q 4, § 38 si dice invero che le lettere sono pubblicate anche in italiano, alludendo dunque a pubblicazioni in altre lingue,
in primis in tedesco ma, forse, anche alla versione contenuta nell’antologia russa. Entrambi questi elementi (il richiamo al materialismo storico e
la precisazione relativa alla lingua di pubblicazione) verranno meno nelle
Q 4, § 38, p. 462.
Q 8, § 214, p. 1072.
76
Q 11, § 25, p. 1428.
77
Per questioni di spazio non riporto qui né i testi né i dettagli cronologici di tutte le note
a cui farò riferimento; per questi ultimi dati rimando al già citato saggio di Cospito, Verso
l’edizione critica e integrale, cit.
74
75
430
Francesca Antonini
formulazioni successive contenute nei Quaderni 8 e 11, dove delle lettere
vengono citate, con qualche oscillazione espressiva, la sede di pubblicazione originaria (la rivista «Der sozialistische Akademiker») e la qualifica di
studenti dei destinatari (sia Bloch che Borgius erano infatti tali)78. Infine,
nell’ultima nota, Q 13, § 18, Gramsci ritorna alla formulazione di Q 4, §
38, mantenendo l’«anche» e sostituendo però l’espressione «materialismo
storico» con «filosofia della prassi»79. Per quanto riguarda il significato che
Gramsci attribuisce a tali lettere, questo è legato soprattutto a tre aspetti
della questione, che possono essere cosí sintetizzati: rigetto del dogmatismo
e della ricerca della causa unica in nome di una concezione piú complessa e
dialettica della realtà; tematica dell’economia come determinante in ultima
analisi della storia; polemica nei confronti di coloro che riducono il materialismo storico a una formula sociologica e credono di «avere la storia in
tasca»80. A proposito di quest’ultimo aspetto, se nelle due lettere di Engels
ripetutamente citate da Gramsci sono effettivamente presenti elementi che
giustificano tale richiamo, la corrispondenza fra il contenuto di queste (e in
particolare della lettera a Bloch) e quanto detto nelle note non è cosí palmare come negli altri due casi: non solo non si ritrova l’espressione piú volte
utilizzata da Gramsci dell’avere «la storia in tasca», ma viene il dubbio che,
nel richiamo alla polemica engelsiana contro i suoi contemporanei, siano
presenti suggestioni provenienti da diverse lettere di Engels, e in particolare
Le oscillazioni sono relative al fatto che in alcune note Gramsci fa riferimento alla rivista
citandone il nome in traduzione italiana (Q 8, § 214), altre volte in tedesco (Q 11, §§ 19,
25 e 31); inoltre, in Q 11, § 31 non si fa riferimento agli studenti; ancora, in Q 8, § 214 e
nella sua nota di seconda stesura (Q 11, § 19) si parla di una lettera sola – verosimilmente
quella a Bloch – e non di entrambe le lettere. È da segnalare poi che nelle note di commento
che accompagnano le lettere nell’antologia russa non sono forniti i dati relativi alla sede
originaria di pubblicazione dei testi, che doveva quindi essere nota a Gramsci attraverso
l’edizione italiana delle lettere (nel crociano Materialismo storico ed economia marxistica è
infatti assente la specificazione relativa al fatto che i destinatari delle lettere di Engels siano
studenti; questa precisazione è invece contenuta nell’edizione Mongini-«Avanti!»). È infine
da segnalare che in questa stessa edizione non vengono fatti i nomi di Bloch e di Borgius/
Starkenburg, che non compaiono nemmeno nei Quaderni.
79
Q 13, § 18, p. 1592.
80
Il primo aspetto è presente soprattutto in Q 4, § 26, Q 11, § 31 e, meno esplicitamente, in
Q 11, § 25. Per quanto riguarda il secondo, è contenuto in Q 4, § 38 e nella sua versione di
seconda stesura, Q 13, § 38 (si noti che in queste note le lettere engelsiane sono strettamente
connesse alla Prefazione del 1859, e quindi, piú o meno direttamente, alla questione della
natura dell’ideologia). La dimensione polemica è invece predominante in Q 8, § 214 e in Q
11, § 19 (e compare pure in Q 11, § 25).
78
431
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
dalla lettera a Schmidt del 5 agosto 189081. Non è un caso che Gerratana,
nell’apparato critico relativo a Q 4, § 38, indichi proprio questa lettera
come possibile fonte del passaggio in cui Gramsci afferma che molti credono di poter avere, «a poco prezzo e con nessuna fatica, in saccoccia tutta la
storia e la sapienza politica»82.
14. Conclusioni. Si può dunque affermare che l’antologia russa è importante sotto diversi aspetti. A un primo e piú immediato livello, l’analisi qui fornita ha messo in rilievo l’importanza e l’originalità del volume, il suo voler
essere piú di una semplice silloge di testi a uso di coloro che si avvicinano
al pensiero di Marx e di Engels. L’indagine dei criteri adottati e degli scopi
esplicitamente perseguiti dai curatori ha permesso d’altra parte di gettare
uno sguardo sul clima politico e culturale in cui la raccolta è stata concepita
ed elaborata, sull’intreccio fra filologia e politica che ha cosí profondamente
caratterizzato la Russia dei primi anni Venti. Ancor piú degno di nota è
però il ruolo dell’antologia nel contesto della riflessione gramsciana, prima
e dopo l’arresto. Non solo infatti l’incontro con questo testo avviene in un
momento politicamente cruciale della vita di Gramsci, fra Mosca e Vienna;
dal punto di vista intellettuale, questa è la fase in cui la sua conoscenza deÈ da notare che all’epoca tale lettera non era ancora stata tradotta in italiano. Forse può
non essere banale osservare che in questa lettera a Schmidt (a differenza che in quella a
Bloch) si parli esplicitamente di «fras[i] fatt[e]» (Marx, Engels, Opere, vol. 48, cit., p. 465),
secondo un’espressione che ricorre testualmente nei Quaderni (cfr. Q 8, § 214).
82
Cfr. Q 4, § 38, p. 463; cfr. inoltre ivi, Apparato, p. 2644. Ancora Gerratana, nel commento a Q 8, § 214, mette in connessione la polemica di sapore engelsiano ivi contenuta
con quanto scritto da Gramsci in una lettera al figlio Delio del luglio 1936, ipotizzando
che in questo messaggio vi sia un richiamo alla piú volte citata lettera a Bloch (cfr. Gramsci, Lettere dal carcere. 1931-1937, cit., p. 780: «Adesso credo di comprendere perché
non ti ho scritto nulla a proposito del disaccordo fra te e la maestra sull’opera di Cekhov:
credo sia stato perché la quistione, cosí come tu la ponevi, era la formulazione di un dogma sociologico, di poca importanza, di quelli che Engels diceva avevano piene le tasche
certuni che credevano cosí di esimersi dallo studiare la storia in concreto. Ma tu hai solo
12 anni, e non penso che abbia le tasche piene di dogmi scolastici; del resto hai tutto il
tempo per svuotar le tasche e ammobiliare il cervello»). Ritengo sia lecito ipotizzare che
forse non solo tale lettera abbia potuto colpire l’immaginazione di Gramsci e che le fonti
di ispirazione possano essere piú di una (va perlomeno tenuta in considerazione la lettera a
Schmidt sopra citata). Anche le piú recenti osservazioni di Liguori spingono d’altra parte
nella direzione di una maggior complessità del rapporto di Gramsci con Engels e sembrano suggerire che la conoscenza gramsciana dell’epistolario engelsiano non sia limitata alle
sole lettere a Bloch e a Starkenburg (cfr. Liguori, Sentieri gramsciani, cit., pp. 109 sgg., e
in particolare le note 25 e 32, p. 112).
81
432
Francesca Antonini
gli scritti marx-engelsiani si approfondisce e si consolida e si va definendo
la sua visione del materialismo storico. Quanto significative siano le assonanze fra la raccolta russa e l’elaborazione concettuale gramsciana emerge
d’altra parte con chiarezza negli scritti carcerari, nonostante l’assenza di
riferimenti espliciti. L’antologia conferma la necessità di superare l’idea che
l’incarcerazione di Gramsci rappresenti una rigida linea di demarcazione,
oltre che biografica, anche intellettuale, e che l’itinerario gramsciano sino
al 1926 sia da considerare alla stregua di una fase preparatoria rispetto agli
scritti del carcere. Rivalutando in special modo le esperienze successive al
suo soggiorno moscovita si possono riconsiderare anche i tempi e i modi
con cui Gramsci riflette sul pensiero di Marx e di Engels e sulla concezione
materialistica della storia e analizzare piú fondatamente questo aspetto del
suo pensiero, a tutt’oggi, ancora in parte inesplorato.
Appendice. Indice dell’antologia8384 85 86 87 88 89
I
II
III
IV
V
VI
VII
18451846
1846
1847
1847
1847
1848
1850
Marx e Engels
Prefazione
L’ideologia tedesca da un manoscritto inedito84
p. 7
p. 11
Marx
Marx
Marx
Engels
Marx e Engels
Marx
Lettera a P.V. Annenkov85
Miseria della filosofia86
Lavoro salariato e Capitale
Principi del comunismo87
Manifesto del partito Comunista88
Le lotte di classe in Francia 1848-185089
p. 21
p. 36
p. 62
p. 64
p. 68
p. 79
L’indice qui presentato riproduce nel modo piú fedele possibile quello presente nell’antologia:
si riportano dunque testualmente i titoli delle opere cosí come citate nel testo russo (anche laddove questi non corrispondono perfettamente ai titoli «canonici»), cosí come le date di composizione/pubblicazione dei testi, parimenti segnalate dai curatori. A completamento di ciò, ho ritenuto opportuno riprendere alcune indicazioni tratte dalle note filologiche che accompagnano
i brani relativamente alle traduzioni utilizzate. Per quanto riguarda le lettere (cfr. supra, nota 24)
si danno invece gli estremi dell’edizione italiana di riferimento e quelli relativi alle parti tradotte.
84
Cfr. supra, paragrafo 6.
85
Cfr. K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 38, Lettere. 1844-1851, Roma, Editori Riuniti, 1972,
pp. 458-470. La lettera è pressoché interamente tradotta, con l’eccezione del post scriptum
finale.
86
«Traduzione russa di V. Zasulič. Biblioteca del Socialismo scientifico, a cura di Rjazanov.
Gosizdat, Ptr, 1920» (p. 36).
87
«Traduzione di G. Safarov, a cura di G. Zinov’ev. Gos.Izd, Peger» (p. 64).
88
«Traduzione di P. Orlovskij. Knigoizd. “Žizn’ i Znanie”, Peterburg, 1918» (p. 68).
89
«Traduzione a cura di I.I. Stepanov, Gos.Izd., 1921» (p. 79).
83
433
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
VIII
IX
X
XI
1852
1852
1857
1857
Marx
Marx
Marx
Marx
XII
1859
Marx
XIII
1859
Engels
XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XIX
1863
1865
1866
1867
1871
1873
Marx
Marx
Marx
Marx
Marx
Marx
Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte90
Lettera a Weydemeyer91
Lettera a Engels92
Introduzione alla critica dell’economia politica93
Per la critica dell’economia politica. Prefazione94
Recensione al libro di Marx Per la critica
dell’economia politica95
Lettera a Engels96
Salario, prezzo e profitto97
Lettera a Engels98
Il Capitale99
La guerra civile in Francia (1870-71)
Prefazione alla seconda edizione de Il
Capitale
p. 81
p. 89
p. 90
p. 92
p. 113
p. 119
p. 132
p. 136
p. 138
p. 139
p. 243
p. 246
«Traduzione a cura di I.I. Stepanov, Gosud.Izd, 1921» (p. 81).
Cfr. K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 39, Lettere. 1852-1855, Roma, Editori Riuniti, 1972,
pp. 534-538. È tradotto il paragrafo da «Per quanto mi riguarda» a «necessità transitoria del
regime borghese stesso».
92
Cfr. K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 40, Lettere. 1856-1859, Roma, Editori Riuniti, 1973,
pp. 201-202. È tradotta la parte da «La storia dell’army» a «mongoli e turchi tra l’altro».
93
«La presente traduzione di E. Pašukanis è tratta dalla raccolta Osnovnye problemy političeskoj ekonomii (Problemi fondamentali di economia politica). La raccolta di articoli è curata
da Š. Dvojlackij e I. Rubina, Gos. Izd., 1922» (p. 92).
94
«Traduzione di P. Rumjancev, Izd. Kommunističeskij Universitet im. Zinov’eva [Edizioni
Università comunista Zinov’ev], Petrograd, 1922» (p. 113).
95
«La recensione di Engels apparve sul giornale Das Volk pubblicato a Londra nel 1859.
Viene qui presentata nella sua interezza, poiché finora non era mai stata pubblicata in lingua
russa. La traduzione è condotta sul testo pubblicato da E. Drahn nell’opuscolo Fr. Engels
Brevier, Wien, 1920, Verlag der Arbeiter-Buchhandlung» (p. 119).
96
Cfr. K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 41, Lettere. Gennaio 1860-settembre 1864, Roma,
Editori Riuniti, 1973, pp. 354-358. È tradotta la parte da «Inserisco qualche cosa» a «più
antico del più semplice strumento».
97
«La traduzione è nell’edizione di G.F. L’vovič, Petr., 1905» (p. 136).
98
Cfr. K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 42, Lettere. Ottobre 1864-dicembre 1867, Roma,
Editori Riuniti, 1974, pp. 255-257. È tradotto il paragrafo da «La nostra teoria della determinazione» a «non soltanto attraverso citazioni».
99
«La traduzione è tratta dal libro Teorija pribavočnoj cennosti. Iz neizdannoj rukopisi:k kritike
političeskoj ekonomii Karl Marksa (Teoria del valore. Dal manoscritto inedito: Per la critica
dell’economia politica di Karl Marx). Seconda edizione corretta, traduzione P. Strel’skij, a
cura e con la prefazione di G. Plechanov. Izd. Kommunističeskij universitet im. Zinov’eva,
Petrograd, 1922» (p. 139).
90
91
434
Francesca Antonini
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
XX
XXI
1875
1877
Marx
Marx
XXII
XXIII
XXIV
XXV
1877
1883
1883
1884
Engels
Engels
Engels
Engels
XXVI
1885
Engels
XXVII
1885
Engels
XXVIII
1885
Engels
XXIX
XXX
1886
1892
Engels
Engels
XXXI
XXXII
XXXIII
XXXIV
1890
1890
1890
1891
Engels
Engels
Engels
Engels
Critica del Programma di Gotha100
Lettera alla redazione degli «Annali Patri»101
Anti-Dühring
Discorso sulla tomba di Marx
Necrologio di Bruno Bauer102
L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato
Prefazione al discorso di Marx al processo
di Colonia103
Prefazione all’opuscolo di Marx Il processo ai comunisti di Colonia
Prefazione a Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte104
Ludwig Feuerbach105
Prefazione all’edizione inglese de Lo sviluppo del socialismo scientifico
Lettera a C. Schmidt106
Lettera a J. Bloch107
Lettera a C. Schmidt108
Prefazione a La guerra civile in Francia109
p. 251
p. 257
p. 260
p. 306
p. 309
p. 321
p. 335
p. 336
p. 338
p. 339
p. 353
p. 379
p. 383
p. 387
p. 396
«Trad. di N. Alekseev. Izd. Epocha, Peterburg, 1906» (p. 251).
Cfr. K. Marx, F. Engels, India, Cina, Russia, a cura di B. Maffi, Milano, il Saggiatore,
1970, pp. 301-303. È tradotta la parte da «Per poter giudicare con conoscenza di causa»
fino alla fine.
102
«Pubblicato nel Sozialdemocrat, Zurigo, 1882. [...] La traduzione in lingua russa è stata
fatta appositamente per la presente edizione» (p. 309).
103
«La Prefazione è stata scritta a Londra il 1° giugno del 1885. Tratta dal terzo volume
della Sobranie Sočinenij [Opere complete di Marx e Engels], Gosud. Izd., Moskva, 1921»
(p. 335).
104
«K. Marx e F. Engels, Sobranie Sočinenij [Opere complete], vol. III, Gosud.Izd., 1921,
pag. 132» (p. 338).
105
«Vseobšaja Biblioteca [Biblioteca Universale] di G. F.L’vovič, traduz. Di G.V. Plechanov,
SPB, 1906» (p. 339).
106
Cfr. Marx, Engels, Opere, vol. 48, cit., pp. 464-467. È tradotta la parte da «Il libro di
Paul Barth» fino alla fine.
107
Ivi, pp. 491-494. È tradotta la parte da «secondo la concezione materialistica della storia»
a «ne è venuta fuori anche della robaccia incredibile».
108
Ivi, pp. 518-525. È tradotta la parte da «Credo che farebbe benissimo» a «per loro Hegel
non è mai esistito».
109
«Traduzione dal tedesco di N. Lenin. Knigoizdatel’stvo, Burevestnik, 1905» (p. 396).
100
101
435
Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924
1 2 3 4
XXXV
XXXVI
XXXVII
1893
1894
1895
Engels
Engels
Engels
XXXVIII 1895
XXXIX 1895
Engels
Engels
Lettera a F. Mehring110
Lettera a H. Starkenburg111
Prefazione di F. Engels all’opuscolo di
Karl Marx Le lotte di classe in Francia dal
1848 al 1850112
Lettera a C. Schmidt113
Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia
Indice delle materie
p. 397
p. 400
p. 404
p. 407
p. 412
p. 429
110
Cfr. Marx, Engels, Opere, vol. 48, cit., pp. 109-113. Oltre alla frase «Lei ha riunito in
maniera eccellente e convincente per chiunque sia privo di prevenzioni, i fatti principali», è
tradotta la parte da «Quanto al resto» a «da Lei a p. 475».
111
Marx, Engels, Opere, vol. 50, cit., pp. 226-229. La lettera è pressoché interamente tradotta, con l’eccezione dell’avvertimento alla cautela finale e dei saluti.
112
«La Prefazione di Engels porta l’indicazione, Londra, 6 marzo 1895. Traduzione russa
F.K. tratta dall’edizione di Marija Malyj, Peterburg, 1905» (p. 404).
113
Cfr. Marx, Engels, Opere, vol. 50, cit., pp. 463-467. È tradotta la parte da «La sua lettera
mi dà» a «chiedere scusa all’ornitorinco!».