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Gramsci, il materialismo storico e l'antologia russa del 1924

"Studi Storici", 2/2018, pp. 403-435 Il saggio ha per tema il rapporto di Gramsci con una silloge di scritti di Marx ed Engels da lui conosciuta durante il suo soggiorno a Mosca. Tale antologia, edita nel 1924 da V.V. Adoratskij e A.D. Udal'cov, fu concepita nel quadro del lavoro di edizione e di interpretazione delle opere marx-engelsiane, poi sfociato nella Marx-Engels-Gesamtausgabe. A partire da uno studio ravvicinato del volume, si vanno ad indagare alcuni momenti dell'attività politica ed intellettuale gramsciana. Ad essere oggetto di analisi è innanzitutto la politica culturale del PCd'I così come progettata da Gramsci da Vienna. Quindi l'attenzione si sposta sui Quaderni, di cui si mettono a fuoco diversi aspetti, indagando possibili connessioni fra gli scritti carcerari e il volume russo. Le tematiche principali sono due. In primo luogo, il rapporto di Gramsci con un riassunto del primo capitolo dell'Ideologia tedesca contenuto nell'antologia russa e con l'analisi della questione dell'ideologia lì contenuta. In secondo luogo il richiamo alla concezione antideterministica del materialismo storico sviluppata da Engels in alcune sue lettere riportate nella silloge e variamente richiamata nella riflessione del carcere. This essay focuses on Gramsci's relation to an anthology of texts by Marx and Engels that was available to him while he was in Moscow. The volume was published by V.V. Adoratskij and A.D. Udal'cov in 1924; it is linked to the work of edition and interpretation of Marx' and Engels' oeuvre that led to the Marx-Engels-Gesamtausgabe. Some crucial moments of Gramsci's political and intellectual activity are examined on the basis of a close comparison between the Gramscian texts and the extracts from the Russian anthology. In the first place, the cultural programme of the Italian Communist Party elaborated by Gramsci during his stay in Vienna is at stake. Secondly, I concentrate on the Prison Notebooks, by dwelling especially on two issues: Gramsci’s use of a summary of the first chapter of the German Ideology contained in the Russian volume and his conception of ‘ideology’; the connection between Engels’ antideterminism (as it unfolds in some letters mentioned in the anthology) and Gramsci’s conception of historical materialism.

GRAMSCI, IL MATERIALISMO STORICO E L’ANTOLOGIA RUSSA DEL 1924* Francesca Antonini 1. A proposito di una recente (ri)scoperta. Cosí Gramsci scrive a Zino Zini in una lettera da Vienna del 10 gennaio 1924, proponendo come modello per un’analoga pubblicazione italiana una crestomazia sul materialismo storico da lui reperita durante il soggiorno in Unione Sovietica1: Vorrei ancora proporle un lavoro di carattere piú tecnico. Ho portato dalla Russia alcuni volumi. Tra essi una antologia di Marx ed Engels sul materialismo storico. Si tratterebbe di compilare la stessa antologia in italiano, cercando i brani tradotti in russo nell’originale tedesco, rivedendo e migliorando le traduzioni italiane esistenti e facendo le traduzioni dei brani inediti in Italia. Il volume è di circa 400 pp. in 8° piccolo2. A questo testo Gramsci accenna anche in altre due occasioni: in una lettera, scritta qualche giorno dopo, in cui espone un programma di traduzioni ed edizioni di alcuni testi-chiave del marxismo3; in aprile, nel Programma * Un sentito ringraziamento va alla Biblioteca Boezio dell’Università di Pavia, che mi ha permesso di recuperare il volume oggetto del presente studio, e alla Fondazione Gramsci di Roma, che si è fatta carico della traduzione dal russo (approntata da Daniela Liberti), premessa indispensabile per questa indagine. Desidero inoltre ringraziare Maria Cristina Bragone per l’aiuto datomi nelle fasi iniziali della ricerca e coloro che hanno letto il presente testo (Giuseppe Cospito, Gianni Francioni, Fabio Frosini, Francesco Giasi, Stefano Poletti e Giuseppe Vacca), fornendomi suggerimenti ed osservazioni che hanno significativamente contribuito a migliorare il lavoro. Infine, grazie anche agli anonimi referees della rivista per le loro preziose indicazioni. 1 Il testo non è presente nel Fondo librario Antonio Gramsci custodito presso la Fondazione Gramsci. 2 A. Gramsci, Lettere. 1908-1926, a cura di A.A. Santucci, Torino, Einaudi, 1992, p. 173. 3 La lettera è quella del 14 gennaio 1924: «Per l’attività editoriale proporrei: […] Un’antologia sul materialismo storico. È uscita in Russia una antologia di questo stesso titolo che io possiedo; essa è ottima, si potrebbe, se il prof. Zini è ancora nostro simpatizzante, compilarne una simile in Italia. Lo Zini conosce il russo e il tedesco (l’antologia è di soli scritti di Marx ed Engels) egli potrebbe quindi ricercare i capitoli che sono già tradotti in Studi Storici, 2/2018 404 Francesca Antonini de «L’Ordine Nuovo»4. Il triplice riferimento ben testimonia l’interesse di Gramsci per questo volume e l’apprezzamento complessivo per il modo in cui l’antologia era stata redatta. Benché alcune di queste osservazioni fossero note da tempo, sin dalla pubblicazione del testo sulla formazione del gruppo dirigente comunista fra 1923 e 1926, l’antologia non è mai stata oggetto di indagine da parte degli studiosi. L’unica ad averne colto l’importanza, alludendovi in diverse occasioni, è stata Francesca Izzo5. Quella qui illustrata può dunque essere definita una vera e propria (ri)scoperta bibliografica, che contribuisce a fare chiarezza sui tempi e sui modi con cui si sviluppa e si articola il rapporto di Gramsci con il materialismo storico6. 2. Gramsci fra Mosca e Vienna ed i progetti editoriali del Pcd’I. I richiami all’antologia russa presenti nelle testimonianze sopracitate vanno collocati nel contesto dell’attività politica e di propaganda culturale di Gramsci, da poco giunto a Vienna da Mosca, e, soprattutto, nel quadro del progetto editoriale da lui avviato all’indomani del suo arrivo nella capitale austriaca7. italiano e farne la revisione, tradurre poi dal tedesco le parti ancora inedite in italiano» (ivi, pp. 189-191). 4 Qui il richiamo al progetto di traduzione dell’antologia russa è implicito, ma rimane comunque inequivocabile: «Vorremmo anche stampare una Antologia del materialismo storico, cioè una raccolta dei brani piú significativi di Marx ed Engels che diano un quadro d’insieme delle opere di questi due nostri grandi maestri» («L’Ordine nuovo», nn. 3-4, 1-15 aprile 1924, ora in A. Gramsci, La costruzione del Partito comunista. 1923-1926, Torino, Einaudi, 1971, p. 25). 5 Cfr. F. Izzo, Democrazia e cosmopolitismo in Antonio Gramsci, Roma, Carocci, 2009, pp. 45-46, dove, pur senza aver accesso all’originale, si riporta una traduzione dell’indice dei contenuti a partire dalle informazioni fornite da Irina Grigor’eva. Proprio le ricerche di Izzo mi hanno spinto a intraprendere l’indagine qui presentata. 6 Su Gramsci e Marx molto è stato scritto; solo recentemente, tuttavia, alcuni studi hanno iniziato a investigare nel dettaglio le modalità dell’avvicinamento di Gramsci al materialismo storico e il peso che specifiche opere marxiane hanno nei suoi scritti precarcerari e carcerari. Oltre ai lavori di Francesco Giasi citati piú avanti, vanno menzionati almeno i contributi di G. Cospito (Gramsci dalla Rivoluzione contro il «Capitale» alla Critica dell’Economia Politica, in Marx e Gramsci. Filologia, filosofia e politica allo specchio, a cura di A. Di Bello, Napoli, Liguori, 2011, pp. 93-103, e Id., Il ritmo del pensiero. Per una lettura diacronica dei «Quaderni del carcere» di Gramsci, Napoli, Bibliopolis, 2011, passim) e F. Izzo (Democrazia e cosmopolitismo in Antonio Gramsci, cit., cap. I, pp. 23-74). Utili indicazioni sono contenute anche in G. Vacca, Modernità alternative. Il Novecento di Antonio Gramsci, Torino, Einaudi, 2017, passim. A tal proposito mi permetto inoltre di rimandare a F. Antonini, Cesarismo e bonapartismo negli scritti di Antonio Gramsci, tesi di dottorato, Università di Pavia, 2015 (il lavoro è di prossima pubblicazione presso Brill, Historical Materialism Book Series). 7 Come è noto, Gramsci soggiornò a Vienna fra il 4 dicembre 1923 e l’11 maggio 1924. 405 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 Come è stato sottolineato da ultimo da Francesco Giasi, il soggiorno viennese di Gramsci fu piú vivace di quanto si è soliti affermare sulla base delle lettere in cui questi lamenta l’isolamento della sua vita quotidiana. Intenso fu per certo il lavoro intellettuale, come emerge sia dall’epistolario che dagli articoli giornalistici. Notevole in questo periodo fu però soprattutto l’impegno editoriale, essendo Gramsci incaricato della pubblicazione della terza serie de «L’Ordine nuovo» e, nel contempo, avendo intrapreso una campagna per il rinnovamento della politica editoriale del partito8. Un aspetto quanto mai significativo dell’attività promossa da Gramsci è quello relativo alla pubblicazione di testi marx-engelsiani e marxisti, verso cui mostra un inedito interesse proprio a partire dal 1923-24, complice il soggiorno in Russia e il contatto ravvicinato con il «lavoro di edizione, di interpretazione e di uso di Marx che prese corpo in quegli anni sotto gli auspici del Comintern, attraverso gli istituti culturali, le riviste e le case editrici russe»9. Nel progetto editoriale elaborato a Vienna da Gramsci spiccano in particolare le note di Rjazanov al Manifesto, la cui traduzione fu intrapresa dallo stesso Gramsci e che in parte furono poi pubblicate nelle dispense della scuola di Sul periodo trascorso a Vienna cfr. G. Somai, Gramsci a Vienna. Ricerche e documenti: 19221924, Urbino, Argalía, 1979 e, piú recentemente, F. Giasi, Gramsci a Vienna. Annotazioni su quattro lettere inedite, in Pensare la politica. Scritti per Giuseppe Vacca, a cura di F. Giasi, R. Gualtieri, S. Pons, Roma, Carocci, 2009, pp. 185-208 (si vedano soprattutto le pp. 185-188 e i relativi riferimenti bibliografici). 8 Sui progetti editoriali gramsciani nel periodo viennese cfr. Giasi, Gramsci a Vienna, cit., pp. 203-204 e Id., Marx nella biblioteca di Gramsci, in Marx e Gramsci, cit., pp. 57-60. 9 Giasi, Marx nella biblioteca di Gramsci, cit., p. 57. Sul periodo moscovita di Gramsci cfr. i recenti contributi di A. Carlucci, C. Balestrieri, I primi mesi di Gramsci in Russia. Giugno-agosto 1922, in «Belfagor», LXVI, 2011, n. 6, pp. 645-658, e di M.L. Righi, Gramsci a Mosca tra amori e politica (1922-1923), in «Studi Storici», LII, 2011, n. 4, pp. 10011038. Questi lavori hanno messo in rilievo come l’interpretazione tradizionale del soggiorno moscovita di Gramsci (secondo cui l’attività gramsciana sarebbe stata assai ridotta in questo periodo) sia per molti versi errata; sulla base di evidenze testuali, in parte frutto di recenti riscoperte bibliografiche, è stato dimostrato come durante il periodo di Mosca Gramsci «lavorò ed ebbe contatti significativi con la vita politica del Partito Comunista Russo (bolscevico) e della Russia sovietica, oltre che dell’Ic» (Carlucci, Balestrieri, I primi mesi di Gramsci in Russia, cit., p. 650). Senza entrare nel dettaglio della questione, basti qui sottolineare quanto questa vicinanza di Gramsci al cuore politico della Russia postrivoluzionaria sia significativa anche sul piano piú propriamente culturale, rendendo ancora piú evidente il legame con gli ambienti in cui si gettavano le basi per la Marx-Engels-Gesamtausgabe, riverberandosi dunque, indirettamente, sull’antologia russa qui analizzata (a tal proposito cfr. infra, paragrafo 3). 406 Francesca Antonini partito del 192510. Piú che sui singoli testi individuati da Gramsci (fra cui l’antologia russa occupa comunque un posto di rilievo) e al di là dei risultati effettivamente raggiunti, è importante soffermarsi sul significato complessivo dell’operazione. Da un lato l’ambizioso progetto gramsciano mostra la precisa intenzione di fare un salto di qualità rispetto al Marx ereditato dalla tradizione socialista italiana, rendendo disponibili piú testi e meglio tradotti (come scrive Gramsci in una lettera del 14 gennaio 1924, infatti, occorre «rivedere e correggere le traduzioni esistenti che sono orribili»)11. Dall’altro è evidente lo sforzo per «popolarizzare Marx» e il materialismo storico, sulla scorta di quanto fatto in Urss, con tutto ciò che questo implica, anche e soprattutto dal punto di vista politico12. Una prima espressione di questo atteggiamento è rintracciabile già in Che fare?, articolo scritto da Gramsci durante l’ultima fase del suo soggiorno moscovita e destinato a inserirsi in una polemica sorta con i redattori de «La Voce della gioventú», organo della Federazione giovanile comunista13. In questo pezzo si ritrova un esplicito invito a leggere e studiare le opere di Marx e di Engels: Sembra che in Italia non si sia mai pensato, mai studiato, mai ricercato. Sembra che la classe operaia italiana non abbia mai avuto una sua concezione della vita, della storia, dello sviluppo della società umana. Eppure la classe operaia ha una sua Cfr. Giasi, Gramsci a Vienna, cit., pp. 204-208, dove si ricostruiscono le vicende della pubblicazione delle succitate note di Rjazanov e la (mancata?) collaborazione fra Gramsci e Giulia a riguardo. Per un elenco dettagliato degli scritti marxiani e marxisti che Gramsci intendeva pubblicare (e per ciò che effettivamente è stato pubblicato) cfr. i due già citati lavori di Giasi. 11 Gramsci, Lettere, cit., p. 191. Per una panoramica sulle opere marxiane diffuse in Italia fra Ottocento e Novecento, cfr. G.M. Bravo, Marx ed Engels in Italia. La fortuna, gli scritti, le relazioni, le polemiche, Roma, Editori Riuniti, 1992, ed E. Gianni, Diffusione, popolarizzazione e volgarizzazione del marxismo in Italia. Scritti di Marx ed Engels pubblicati in italiano dal 1848 al 1926, Milano, Pantarei, 2004. Sul rapporto di Gramsci con questa tradizione cfr. Giasi, Marx nella biblioteca di Gramsci, cit., pp. 55-57. 12 In tal senso si esprimono diverse fra le lettere gramsciane da Vienna (cfr. Giasi, Gramsci a Vienna, cit., pp. 203 sgg.). Politicamente parlando, popolarizzare il pensiero marxiano significa promuovere una concezione del partito come partito di massa e non piú come ristretta avanguardia rivoluzionaria; per il significato di tale presa di posizione nel contesto politico (italiano e internazionale) cfr. il recente volume di Vacca, Modernità alternative, cit., cap. III, in part. p. 158. 13 A. Gramsci, Che fare?, in «La Voce della gioventú», 1° novembre 1923 (firmato Giovanni Masci), poi in Id., Per la verità. Scritti 1913-1926, a cura di R. Martinelli, Roma, Editori Riuniti, 1974, pp. 267-270. Sull’articolo di Gramsci e sul significato storico della rivista in cui è contenuto, cfr. R. Martinelli, Il «Che fare?» di Gramsci nel 1923, in «Studi Storici», XIV, 1972, n. 4, pp. 790-805. 10 407 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 concezione: il materialismo storico; eppure la classe operaia ha avuto dei grandi maestri (Marx, Engels) che hanno mostrato come si esaminano i fatti, le situazioni, e come dall’esame si traggano gli indirizzi per l’azione14. Per Gramsci i comunisti devono riflettere sulla sconfitta subita nel dopoguerra a partire dallo «studio della dottrina che è propria della classe operaia […] dallo studio del materialismo storico»: solo cosí potranno «essere piú forti nell’avvenire e vincere»15. La conoscenza dell’antologia russa (in cui tali obiettivi, mutatis mutandis, sono chiaramente formulati) è avvenuta verosimilmente in questo stesso giro di settimane; Gramsci arriva a Vienna il 4 dicembre del 1923 ed è assai plausibile che già da qualche tempo egli avesse in mano il volume. 3. Genesi e curatori. Il libro in questione è una raccolta di testi di Marx e di Engels pubblicata dalla casa editrice moscovita Novaja Moskva e intitolata Il materialismo storico (Istoričeskij materializm). Brani tratti dalle opere di K. Marx e F. Engels a cura di V.V. Adoratskij e A.D. Udal’cov, per un totale di 435 pagine in brossura (della raccolta furono stampati 10.000 esemplari, come risulta dalle informazioni riportate sulla copia da me consultata)16. Come data di pubblicazione sulla copertina è indicato il 1924, anche se, come accennato, bisogna dedurre che in realtà i volumi fossero già stati stampati nell’autunno del 1923. Dei due curatori dell’antologia il piú noto è Vladimir Viktorovič Adoratskij (1878-1945), figura di spicco del marxismo sovietico fra gli anni Venti e Trenta17. Non toccato dalle epurazioni staliniane, è noto per essere stato il direttore dell’Istituto Lenin (e, in quanto tale, editore di molte delle sue pubblicazioni) e, soprattutto, per aver assunto la direzione dell’Istituto Marx-Engels (Ime) di Mosca dopo l’allontanamento di David Borisovič Rjazanov18. In quanto direttore dell’IGramsci, Per la verità, cit., p. 269. Ivi, p. 270. 16 L’identificazione dell’antologia è stata possibile incrociando i dati relativi alle caratteristiche fisiche del volume (numero delle pagine), la cronologia deducibile dalle lettere gramsciane e le poche informazioni sul contenuto fornite dallo stesso Gramsci. 17 Adoratskij, teorico e rivoluzionario russo, ricoprí un ruolo di primo piano negli istituti culturali sorti dopo la rivoluzione. Dopo aver ricevuto una formazione giuridica si dedicò a studi di carattere filosofico e fu autore di numerose opere storiche e teoriche sul marxismo. Sulla figura e sulla biografia di Adoratskij si vedano le note successive. 18 L’Istituto Marx-Engels (Ime) fu creato alla fine degli anni Dieci e diretto da Rjazanov per piú di un decennio, durante il quale godette di grande autonomia politica e intellettuale. Sulla nota opposizione di Rjazanov alla linea politica del Comitato centrale del Partito bol14 15 408 Francesca Antonini me divenne anche responsabile della Marx-Engels-Gesamtausgabe (Mega), l’edizione storico-critica delle opere di Marx ed Engels19, imprimendo un profondo cambiamento al progetto editoriale originario, pur facendo proprie le acquisizioni filologiche raggiunte da Rjazanov e dai suoi collaboratori20. Come è stato sottolineato, a differenza di Rjazanov, che concepiva la Mega come un lavoro destinato principalmente agli studiosi, Adoratskij poneva fortemente l’accento sul significato strategico del marxismo-leninismo e sulla necessità di diffondere il materialismo storico fra le masse21. scevico e sul significato, in termini di strategia politica, del lavoro di edizione delle opere di Marx e di Engels cfr. da ultimo T. Carver, D. Blank, A Political History of the Editions of Marx and Engels’s «German Ideology Manuscripts», London, Palgrave MacMillan, 2014, pp. 25-30. L’Istituto Lenin fu creato invece nel 1923. I due istituti furono fusi nell’aprile 1931 in un unico organismo, l’Istituto Marx-Engels-Lenin (Imel), per volontà della leadership sovietica, che ricondusse cosí sotto il proprio controllo tutte le principali istituzioni culturali del paese (Adoratskij diventò direttore dell’Ime il 20 febbraio del 1931, pochi giorni dopo la destituzione di Rjazanov). Nel passaggio il personale dell’Istituto non fu interamente rimosso e sostituito, anche se vi furono comunque dei cambiamenti di rilievo. 19 All’interno del progetto della Marx-Engels-Gesamtausgabe si è soliti distinguere fra Mega1 e Mega2. Con Mega1 si indica il progetto elaborato da Rjazanov negli anni Venti e proseguito da Adoratskij (una quarantina di volumi progettati, di cui quattordici effettivamente pubblicati). Mega2 è invece il nome attribuito alla ripresa dei lavori editoriali negli anni Settanta e, soprattutto, negli anni Novanta, sotto l’egida dell’Internationale Marx-Engels-Stiftung (Imes); i volumi previsti, ispirati a rigorosi criteri storico-filologici, sono oltre un centinaio e la loro pubblicazione è tuttora in corso. Sulla storia dell’edizione critica delle opere marx-engelsiane e sulle diverse fasi di elaborazione del progetto la bibliografia è quanto mai ampia. Per quanto riguarda la letteratura in lingua italiana si vedano almeno R. Fineschi, Un nuovo Marx. Filologia e interpretazione dopo la nuova edizione storico-critica (Mega2), Roma, Carocci, 2008, e M. Musto, Ripensare Marx e i marxismi. Studi e saggi, Roma, Carocci, 2011. 20 Sulla figura di Rjazanov e sul suo ruolo chiave nell’elaborazione del progetto della prima Mega cfr. il volume David Borisovič Rjazanov und die erste Mega, hrsg. v. C.-E. Vollgraf, Beiträge zur Marx-Engels-Forschung, Neue Folge, Sonderband 1, Berlin-Hamburg, Argument, 1997; piú in generale cfr. C. Leckey, David Riazanov and Russian Marxism, in «Russian History/Histoire Russe», XXII, 1995, n. 1, pp. 127-153. Per quanto riguarda gli effetti del «passaggio di testimone» da Rjazanov ad Adoratskij sui lavori della Mega, come fanno notare Carver e Blank, «the whole concept of publishing the works and manuscripts of Marx and Engels then changed completely» (Carver, Blank, A Political History, cit., p. 27, ma cfr. anche le pp. seguenti). In merito all’appropriazione del lavoro di Rjazanov da parte di Adoratskij cfr. ivi, pp. 30-31 e Stalinismus und das Ende der ersten Marx-EngelsGesamtausgabe (1931-1941), hrsg. v. C.-E. Vollgraf, R. Sperl, R. Hecker, Beiträge zur MarxEngels-Forschung, Neue Folge, Sonderband 3, Hamburg, Argument, 2001. 21 Carver, Blank, A Political History, cit., p. 28: «Adoratskij starts out by putting particular emphasis on what he called the “theoretical weapon of Marxism-Leninism” and its enormous significance for the “great struggle” for communism. […] he proclaimed emphatically that the works of Marx, Engels, and Lenin need to find the widest circulation». Piú avanti 409 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 L’altro curatore, A.D. Udal’cov, è da identificarsi con Aleksandr Dmitrievič Udal’cov (1883-1958), medievista, professore all’Università di Mosca dal 1919 al 1941 e membro del partito dal 1928. Udal’cov fece parte della redazione del «Marx-Engels-Archiv» e fu autore di diverse pubblicazioni a tema marxiano nel corso degli anni Venti22. Certo è che l’antologia è opera di figure impegnate in prima persona nel processo di edizione degli scritti dei fondatori del materialismo storico e dei loro continuatori (Lenin in primis) e scaturisce dai lavori della Marx-Engels-Gesamtausgabe, in un clima che Gramsci visse direttamente durante il suo soggiorno a Mosca. 4. Taglio e contenuto: la Prefazione. Dal punto di vista del contenuto, il volume si presenta come una raccolta di trentanove estratti da scritti di Marx e di Engels, comprendenti opere edite, un riassunto di un’opera inedita e diverse lettere23. Molti testi sono corredati da note di carattere filologico in cui si forniscono informazioni sulla composizione, sulle modalità di pubblicazione e sul contesto24. I brani, frutto di tagli piú o meno ampi dei testi originali, sono presentati secondo un dichiarato ordine cronologico (le date di composizione e/o di pubblicazione vengono indicate anche nell’indice del volume) e sono introdotti da una significativa prefazione dei curatori; chiude il volume un indice delle materie. Il titolo dato all’antologia (Il materialismo storico) rende subito l’idea del taglio complessivo del testo, esposto chiaramente nella Prefazione (pp. 7-10), che, nonostante la sua brevità, si afferma inoltre che Rjazanov, secondo Adoratskij, «had “sabotaged” an “international-popular edition” of the works by Marx and Engels» (ivi, p. 29). 22 Su Udal’cov cfr. Stalinismus und das Ende der ersten Marx-Engels-Gesamtausgabe, cit., p. 90 e passim, e R. Kößler, Dritte Internationale und Bauernrevolution. Die Herausbildung des sowjetischen Marxismus in der Debatte um die «asiatische» Produktionsweise, Frankfurt am Main, Campus Verlag, 1982, p. 341. 23 Cfr. infra, Appendice. 24 Per quanto riguarda le note che accompagnano parte dei testi, queste solitamente riportano le indicazioni bibliografiche relative alle traduzioni russe utilizzate (molte di queste sono traduzioni degli anni Venti). Nel caso del carteggio la traduzione non è indicata poiché, come si dice nella prefazione, le lettere sono riprese da una raccolta curata da Adoratskij nel 1923 («la traduzione delle lettere, qui presentate, è tratta dalla raccolta del carteggio di Marx e Engels per i tipi “Moskovskij Rabočij” del 1923, a cura di V.V. Adoratskij»). Laddove i testi sono tradotti per la prima volta, questo è detto esplicitamente e talvolta è indicato anche lo scritto tedesco su cui è basata la traduzione; parimenti è messo in rilievo se il testo antologizzato è stato presentato nella sua totalità. Per i dettagli relativi alle traduzioni cfr. infra, Appendice. 410 Francesca Antonini merita di essere analizzata con attenzione25. Gli ordini di riflessioni che qui si intrecciano sono principalmente due, uno filologico-formale ed uno piú propriamente contenutistico. Per quanto riguarda il primo aspetto, i due curatori, giustificando le loro scelte, ammettono i limiti di una pubblicazione cosí selettiva («la conoscenza di questi passi, certamente, non dovrà sostituire la necessità di uno studio complessivo di tutte quelle opere da cui sono tratti i suddetti passi») e alcuni difetti evidenti nelle versioni in russo, auspicando che «tale studio susciti l’interesse e il desiderio di conoscere piú da vicino le opere di Marx e Engels» con richiami alla discussione in corso su quella che viene definita la loro «eredità letteraria»26. Alle preoccupazioni filologiche si accompagnano significative osservazioni relative alla scelta dei brani tradotti. Punto di partenza è una tanto sintetica quanto emblematica definizione del marxismo come «metodo di studio» e, nello specifico, come «introduzione allo studio» della «storia della società umana». Adoratskij e Udal’cov introducono anche un discrimine cronologico per distinguere fra le formulazioni «pienamente format[e] e matur[e]» del materialismo storico e quelle ancora immature, identificando nella primavera del 1845 il termine post quem in tal senso (il primo testo contenuto nell’antologia risale infatti al 1845-1846)27. Un ulteriore criterio utilizzato per delimitare il campo d’indagine è quello dell’approccio alla materia. È detto molto chiaramente che la raccolta non contiene testi di carattere filosofico o economico, ma solamente storico; è quindi ulteriormente specificato che non saranno trattati «concreti problemi storici» bensí solo questioni piú generali, di «teoria della storia». In chiusura viene infine sollevata un’ulteriore questione, cruciale per quanto riguarda il contenuto del volume. Per giu- Nelle pagine seguenti si eviterà di ripetere i riferimenti bibliografici, riportando a testo o in nota le citazioni dalla prefazione dell’antologia senza ulteriori specificazioni. 26 «Nel concludere, è necessario aggiungere che i curatori sono pienamente consapevoli delle imprecisioni presenti nel loro lavoro, imprecisioni dovute a traduzioni esterne di diversa qualità che a volte danno l’impressione di un uso diverso nella terminologia e nella lingua. Tuttavia, tradurre nuovamente tutti i passi scelti, avrebbe richiesto molto tempo e ritardato quindi l’uscita della raccolta. […] Per le stesse ragioni, ci si è limitati a ricorrere soltanto ai passi di quelle opere piú note di Marx e Engels, senza entrare per ora nel merito di ricerche piú dettagliate nell’ambito della loro “eredità letteraria”, lasciando le imperfezioni a una rielaborazione piú approfondita in un futuro piú o meno prossimo». 27 «Sono prese in considerazione soltanto quelle opere nelle quali il pensiero teorico di Marx e Engels appare già, con le sue fondamentali caratteristiche, pienamente formato e maturo, dopo che il concetto fondamentale del materialismo storico venne formulato da Marx in maniera chiara e precisa nella primavera del 1845». 25 411 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 stificare l’utilizzo di traduzioni preesistenti e la rapidità con cui è stata preparata la pubblicazione, si chiama in causa la «pratica dell’insegnamento», ovverosia la «necessità di soddisfare nel piú breve tempo possibile la reale richiesta di una tale antologia»28. Questo passaggio si ricollega all’inizio della Prefazione, dove si afferma che lo scopo del testo è quello di rendere possibile la conoscenza di «quei passi tratti dalle opere e dal carteggio di Marx e Engels che rivestono una particolare importanza e in cui si chiarisce il pensiero teorico dei fondatori del socialismo scientifico sulla storia della società umana», sottintendendo che la conoscenza perseguita non è di tipo specialistico o erudito, bensí di base. 5. Gramsci e la teoria della storia. Detto ciò, ben si capisce perché Gramsci ritenesse il volume degno di essere tradotto. Numerose sono le consonanze fra l’approccio qui illustrato e gli obiettivi del programma culturale e di traduzioni elaborato da Gramsci durante il soggiorno viennese, prima fra tutti l’istanza della popolarizzazione del pensiero di Marx, nonché l’intreccio fra consapevolezza teorica ed elaborazione politico-strategica (echi significativi in tal senso si rintracciano però già nel citato articolo del novembre 1923 da Mosca). Di certo Gramsci deve poi aver trovato particolarmente opportuno il modo in cui, nell’antologia, gli intenti divulgativi si uniscono alle preoccupazioni di tipo testuale e filologico. Rileggendo alcune sue osservazioni contenute nelle lettere appare evidente come già a quest’altezza cronologica Gramsci sia consapevole della problematicità del fare un’edizione degli scritti di Marx e di Engels, sia per l’intrinseca complessità delle questioni filologiche in gioco, sia per il significato politico dell’impresa29. È però dal punto di vista tematico che si registrano le piú significative affinità fra la In questo contesto merita di essere menzionato il fatto che Adoratskij si impegnasse in prima persona nell’opera di divulgazione del materialismo storico, tenendo corsi di carattere popolare sull’argomento. 29 Sullo stato delle ricerche relativo alla questione dell’avvicinamento di Gramsci ai testi marx-engelsiani cfr. supra, paragrafo 2. Gran parte degli studiosi concorda tuttavia nell’identificare nelle esperienze di Gramsci a Mosca e a Vienna del 1923-24 (ma soprattutto nel soggiorno moscovita) uno spartiacque in tal senso, e quanto mostrato in questa sede a proposito dell’antologia russa non fa che confermarlo. A proposito del nesso filologia-politica negli anni Venti e Trenta, in relazione alla pubblicazione della Mega e in particolare dell’Ideologia tedesca, cfr. la preziosa introduzione di C. Luporini alla traduzione italiana dell’opera (K. Marx, F. Engels, L’ideologia tedesca. Critica della piú recente filosofia tedesca nei suoi rappresentanti Feuerbach, B. Bauer e Stirner, e del socialismo tedesco nei suoi vari profeti, Roma, Editori Riuniti, 1967, in part. pp. XVI-XVII). 28 412 Francesca Antonini prospettiva gramsciana e quella delineata nell’antologia russa. I punti su cui concentrare l’attenzione sono due. Il primo riguarda l’approccio generale al materialismo storico, inteso in senso antidogmatico. Il secondo è quello dell’oggetto di tale metodo, ovvero l’identificazione nella storia del fulcro anche propriamente teorico del marxismo. Da una parte, il dichiarato antideterminismo deve certamente aver colpito Gramsci, che da anni rifletteva su questo ordine di questioni e contestava i caratteri prevalenti del marxismo diffusosi nell’epoca della Seconda Internazionale. Dall’altra, l’opposizione al meccanicismo e la conseguente enfasi sulla dimensione storica presente nell’antologia rivelano una contiguità con il dibattito sul materialismo storico e sul suo statuto sviluppatosi in Italia fra Otto e Novecento, ben noto a Gramsci, che vi si riallaccia nei Quaderni discutendo della natura e del significato della filosofia della praxis. È dunque possibile che un’eco delle tematiche sollevate nel volume russo si ritrovi nella riflessione carceraria gramsciana di qualche anno successiva, e in particolare nella discussione annunciata nel programma di lavoro del Quaderno 1 e poi sviluppata nelle tre serie degli Appunti di filosofia. Degno di nota, in quest’ottica, mi pare anche l’utilizzo dell’espressione «teoria della storia», che accomuna l’antologia e i Quaderni30. Tale formulazione è adottata da Gramsci con uno scopo ben preciso, quello di «ridefinire i contorni del marxismo […] come concezione materialistica della storia in confronto da una parte con la sistemazione di Teoria della storia e della storiografia è il primo fra i punti indicati da Gramsci nell’elenco degli «argomenti principali» redatto in apertura del Quaderno 1, datato 8 febbraio 1929: A. Gramsci, Quaderni del carcere, edizione critica dell’Istituto Gramsci a cura di V. Gerratana, 4 voll., Torino, Einaudi, 1975, p. 5; nel corso del lavoro citerò i Quaderni indicando semplicemente il numero del quaderno (Q), del paragrafo (§) e, laddove necessario, la pagina. Per quanto riguarda la cronologia dei Quaderni, il rimando è a quella stabilita da G. Francioni e pubblicata da ultimo in appendice a G. Cospito, Verso l’edizione critica e integrale dei «Quaderni del carcere», in «Studi Storici», LII, 2011, n. 4, pp. 881-904. L’espressione «teoria della storia» era già stata usata in un’importante lettera a Tatiana del 25 marzo dello stesso anno (sulla questione cfr. F. Frosini, Gramsci e la filosofia. Saggio sui Quaderni del carcere, Roma, Carocci, 2004, pp. 45-46 e 48-54). Per quanto riguarda gli usi successivi, è da segnalare che nel 1930 l’espressione compare come titolo della traduzione gramsciana del primo capitolo del Manifesto contenuta nel Quaderno 7 (cfr. Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci, II, Quaderni del carcere 1929-1935, vol. 1, Quaderni di traduzioni (1929-1932), a cura di G. Cospito, G. Francioni, tomo II, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2007, pp. 748-761 e il relativo commento; sulle traduzioni gramsciane cfr. Introduzione di G. Cospito, ivi, tomo I, pp. 11-40). La formula «teoria della storia», talvolta completata da «e della storiografia», compare diverse volte sia nell’epistolario che nei Quaderni (e in particolare nei Quaderni 4, 10 e 11, in cui si svolge il confronto-scontro con Croce e in cui Gramsci va elaborando la sua concezione del materialismo storico). 30 413 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 Bucharin, dall’altra con le critiche di Croce, e come unica filosofia possibile dopo Hegel»31. Senza addentrarsi nella trattazione di una questione tanto complessa quale quella sollevata da tale formulazione e senza sottovalutare il peso del precedente crociano (si rammenti il volume del 1917 Teoria e storia della storiografia, il cui titolo è riecheggiato da Gramsci)32, credo sia tuttavia opportuno ricordare come il rapporto con Marx giochi un ruolo importante nell’elaborazione della filosofia della praxis da parte di Gramsci33. In quest’ottica, che la formula «teoria della storia» compaia anche nell’antologia russa del 1924 è un fatto significativo, che mette in evidenza come il volume fosse piú di un semplice modello editoriale per Gramsci34. 6. Un estratto dal manoscritto dell’«Ideologia tedesca»? Date queste premesse, i brani contenuti nell’antologia sembrano rappresentare il terreno ideale per Gramsci per riflettere sulla natura del materialismo storico. Fra questi a spiccare è certamente l’estratto dall’Ideologia tedesca con cui si apre il volume, o almeno quello che, nell’indice, viene presentato come tale. La ragione di questo primato è innanzitutto da ricercarsi nel fatto che a quel tempo il famoso manoscritto lasciato dai suoi stessi autori alla «rodente critica dei topi» fosse ancora inedito35. In realtà, come si evince sia dalla 31 F. Frosini, La religione dell’uomo moderno. Politica e verità nei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, Roma, Carocci, 2010, p. 52. Cfr. inoltre L. Borghese, Tia Alene in bicicletta. Gramsci traduttore dal tedesco e teorico della traduzione, in «Belfagor», XXXVI, 1981, n. 6, p. 649, che afferma che l’adozione dell’espressione «teoria della storia» al posto di «materialismo storico» «appare programmatica se riferita al progetto gramsciano di “riabilitare” Marx, liberandolo dagli schemi della volgarizzazione impostigli tanto dai revisionisti quanto dagli ortodossi […] e restaurando il valore filosofico del materialismo storico quale strumento di analisi dei processi politici in atto». 32 Cfr. Frosini, Gramsci e la filosofia, cit., p. 50. 33 Cfr. Id., La religione dell’uomo moderno, cit., p. 53. 34 È possibile insomma che, nell’orientare Gramsci verso la definizione del materialismo storico come teoria della storia, l’antologia russa abbia avuto un ruolo (per averne una conferma e per valutarne il reale peso bisognerebbe però indagare la diffusione dell’espressione tanto nel contesto russo dell’epoca quanto in quello italiano). 35 K. Marx, Per la critica dell’economia politica, Roma, Editori Riuniti, 1973, p. 6. La prima edizione parziale dell’Ideologia tedesca, limitata al solo capitolo su Feuerbach, è quella in russo del 1924 curata da Rjazanov per il «Marx-Engels-Archiv»; sempre a cura di Rjazanov è anche la prima edizione parziale in tedesco (1926, «Marx-Engels-Archiv»). La prima edizione completa è quella apparsa nel 1932 nel quinto volume della prima serie della Mega edita da Adoratskij, anche se la paternità del lavoro è con buona probabilità da attribuire a Rjazanov. Fra il 1846 e il 1921 alcuni brani tratti da altre sezioni dell’Ideologia tedesca erano già stati oggetto di pubblicazione. Per un’analisi delle vicende, 414 Francesca Antonini nota filologica che accompagna il testo, sia dal testo stesso, quello riportato nella raccolta non è altro che un riassunto della prima parte dell’opera (Feuerbach), per di piú tradotto a partire da una sinossi tedesca. Nella nota di carattere testuale che correda il brano (p. 11, n. 1) si afferma infatti che il testo riportato riprende quanto già pubblicato da Adoratskij nel 1922 sulla rivista «Molodaja Gvardija», ripreso a sua volta dal primo volume della biografia di Engels scritta da Gustav Mayer36. Mayer (1871-1948), giornalista e storico del movimento operaio, è legato a doppio filo alle vicende del testo di Marx e di Engels contro Bruno Bauer e compagni, essendo stato egli anche il responsabile della pubblicazione, nel 1921, nell’«Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik», della parte intitolata Das Leipziger Konzil37. La vicinanza di Mayer a Eduard Bernstein, al tempo custode del manoscritto, rende la sintesi della prima parte dell’Ideologia tedesca da lui redatta un testo degno di nota. Da un lato Mayer mostra una precoce consapevolezza filologica delle peculiarità del manoscritto; oltre al dettagliato volume edito dall’Internationale-Marx-Engels-Stiftung di Amsterdam (Imes, Marx-Engels-Jahrbuch 2003. Karl Marx, Friedrich Engels, Joseph Weydemeyer. Die Deutsche Ideologie: Artikel, Druckvorlagen, Entwürfe, Reinschriftenfragmente und Notizen zu I. Feuerbach und II. Sankt Bruno, Berlin, Akademie, 2004), si rimanda nuovamente a Carver, Blank, A Political History, cit. (in cui tuttavia non vi sono riferimenti all’antologia russa qui in oggetto). Si veda inoltre U. Pagel, Die Editionen der Deutschen Ideologie im Wechselspiegel von politischer Instrumentalisierung und historisch-kritischer Aufarbeitung, in Prüfstein Marx. Zu Edition und Rezeption eines Klassikers, hrsg. v. M. Steinbach, M. Ploenus, Berlin, Metropol, 2013, pp. 30-45. 36 In questa nota si afferma: «La traduzione russa è tratta dall’articolo di V. Adoratskij, K voprosu o vozniknovenii kommunističeskogo manifesta [A proposito della nascita del Manifesto comunista], aprile-maggio 1922, pubblicato sulla rivista Molodaja Gvardija». Il testo di Mayer è il seguente: G. Mayer, Friedrich Engels. Eine Biographie, Berlin, Julius Springer, 1920, vol. 1, Friedrich Engels in seiner Frühzeit. 1820 bis 1851. Del volume esiste anche una fortunata traduzione italiana (Friedrich Engels. La vita e l’opera, Torino, Einaudi, 1969), che però riprende la versione inglese della biografia engelsiana – ridotta e rivista secondo un taglio piú storico-politico e meno teorico – approntata dallo stesso Mayer negli anni Trenta (Friedrich Engels: A Biography, London, Chapman & Hall, 1936), riproducendo dunque solo in parte il testo tedesco. A latere è da osservare che la nota introduttiva alla versione russa del riassunto è particolarmente ricca e informata, fornendo diversi dati relativi sia alla composizione e alla natura del testo sia alle sue vicende editoriali. 37 Un profilo di Mayer è tratteggiato nella voce di E. Flessing nella Neue Deutsche Biographie (Bd. 16, Berlin, Duncker & Humblot, 1990, pp. 538-539). Sulla figura si veda inoltre Als deutsch-jüdischer Historiker in Krieg und Revolution 1914-1920. Tagebücher, Aufzeichnungen, Briefe, hrsg. v. G. Niedhardt, München, Oldenbourg, 2009, e, in relazione alla questione dell’edizione delle opere di Marx e di Engels, Carver, Blank, A Political History, cit., pp. 9-13 e 39-41. 415 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 dall’altro egli è convinto della rilevanza della riflessione marxiana in un’ottica tattico-strategica, per la comprensione della situazione attuale e per l’elaborazione di una linea politica ad essa adeguata38. Inoltre, dal punto di vista piú propriamente teorico, Mayer identificava nella nuova concezione della storia e dello sviluppo storico proposta da Marx e da Engels il portato principale della loro riflessione, ragion per cui il riassunto dall’inedito marx-engelsiano è particolarmente ricco ed articolato39. La sezione dedicata da Mayer all’Ideologia tedesca rappresenta un resoconto di grande chiarezza ed efficacia del contenuto del testo, delle circostanze in cui esso fu composto e dei suoi obiettivi polemici40. Il testo riportato nell’antologia corrisponde alle pagine 253-260 della biografia engelsiana, cioè alla parte finale del capitolo, in cui Mayer rende conto dei principali risultati teorici raggiunti da Marx e da Engels riguardo alla formulazione della concezione materialistica della storia sviluppata nella prima parte del primo libro, intitolata Feuerbach41. Significativo è il Cfr. Carver, Blank, A Political History, cit., pp. 10-11. «Mayer viewed “Das Leipziger Konzil” as political writing that would allow readers of the early 1920s to learn the difference between hollow philosophical and political phrase mongering, on the one hand, and real factors of history and historical change […] on the other. According to Mayer, the importance of this text – parts of “Das Leipziger Konzil” – lay in the fact that Marx and Engels had developed an understanding of historical reality and practical change that was “new and bold” […]. Mayer seems to have used the authority of the by-then classical authors as a means to underline his own conviction that the working class in the 1920s should follow the example of Marx and Engels in developing an “economic conception of history” in order […] to get practically involved in changing history» (ivi, p. 11). 40 Mayer, Friedrich Engels, vol. 1, cit., cap. IX, Die Abrechnung mit der deutschen Ideologie, pp. 234-261. Mayer è solito integrare il resoconto delle vicende biografiche di Engels (e di Marx) con sintesi dei risultati teorici esposti nei diversi testi pubblicati dai due fondatori del materialismo storico e del dibattito da essi suscitato. Per quanto riguarda la struttura del capitolo IX, dopo una descrizione del contesto storico e intellettuale generale in cui si colloca l’opera, alle pp. 239-244 è contenuta una ricostruzione delle vicende editoriali del manoscritto dell’Ideologia tedesca, cui segue un riassunto dettagliato del contenuto, articolato in primo e secondo volume, con le relative sottosezioni; infine Mayer si sofferma sulla concezione materialistica della storia lí elaborata, fornendone le coordinate principali. 41 Oltre al titolo piú generale del capitolo, la narrazione di Mayer è scandita da ulteriori titoletti, che rendono conto dei diversi passaggi argomentativi toccati; per quanto riguarda la parte tradotta in russo e riprodotta nell’antologia sono i seguenti: Erste Darstellung der neuen Geschichtsauffassung; Die Trennung von Stadt und Land; Beseitigung der Arbeitsteilung; Engels und das Proletariat. Nell’antologia russa questi titoletti non sono ripresi. È da osservare inoltre che l’enfasi posta nel riassunto di Mayer sul ruolo di Engels nella stesura dell’Ideologia tedesca (comprensibile, visto che di una sua biografia si tratta), nella versione 38 39 416 Francesca Antonini fatto che Mayer si soffermi su alcune formule particolarmente fortunate del testo, che saranno poi oggetto di riprese successive; numerose espressioni riprendono quasi verbatim i relativi passaggi dell’Ideologia tedesca, a testimonianza del fatto che il riassunto è frutto di una conoscenza di prima mano del manoscritto. A riguardo, è però degno di nota il giudizio espresso da Rjazanov sul riassunto di Mayer42. Da un lato egli condanna senza mezzi termini tanto l’orientamento (socialdemocratico e in ultima analisi borghese) quanto la forma del lavoro di Mayer (bollato come giornalista), affermando quindi il suo scarso rigore filologico e lamentando esplicitamente l’assenza di indicazioni precise sulla fonte nonché sui tagli da lui operati. Dall’altro, però, riconosce l’estremo interesse suscitato dal riassunto dell’Ideologia tedesca contenuto nella sua biografia di Engels, che ha rappresentato il punto di avvio per la sua stessa ricerca del manoscritto marx-engelsiano. A ben vedere, la traduzione di Adoratskij è piuttosto fedele al testo di Mayer e si segnalano pochi tagli, giustificati perlopiú dalla necessità di focalizzare l’attenzione sul solo testo dell’Ideologia tedesca43. Per quanto riguarda il contenuto della parte tradotta, in primo luogo si indaga la questione del rapporto struttura-sovrastruttura e quella della natura dell’ideologia, con una netta condanna delle illusioni che hanno sinora caratterizzato la cultura tedesca. Quindi vengono riprese le osservazioni di russa del riassunto non è presente – ogni riferimento diretto a uno o all’altro dei due autori è stato eliminato. 42 Sul trattamento riservato al manoscritto dell’Ideologia tedesca nella biografia di Mayer, Rjazanov si è espresso in una relazione esposta il 20 novembre 1923 presso l’Accademia socialista di Mosca, in cui annunciava inoltre l’imminente pubblicazione del capitolo su Feuerbach (una traduzione tedesca dell’intervento venne pubblicata nel 1925 nell’«Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung» con il titolo Neueste Mitteilungen über den literarischen Nachlaß von Karl Marx und Friedrich Engels). Cfr. Imes, Marx-Engels-Jahrbuch 2003, cit., p. 9* (ma si vedano piú in generale le pp. 8*-11* e la bibliografia ivi citata per la querelle fra Mayer e Rjazanov in merito alla «scoperta» del manoscritto). 43 L’inizio e la fine esatti sono i seguenti: p. 253, «Eines sicheren Grundes»; p. 260, «mit dem Verändern der Umstände zusammenfalle». Se si esclude una modifica di scarso rilievo nella prima frase, i tagli da segnalare sono quattro: pp. 253-254 (da «mit andern Worten die natürlichen Grundlagen» a «wie sie materiell produzieren»); pp. 257-258 (da «Auf die für die Zivilisation schädliche Wirkung» a «bedürfe es der Aufhebung des Privateigentums»); p. 258 (da «wie sie sich ihnen unter dem Gesichtspunkt» a «in dieser Richtung der Heilige Max enthielt»); p. 260 (la frase che inizia con «Wollten die Proletarier auch ihrerseits»). Il principale taglio, quello posto fra le pp. 257-258, è giustificato dal fatto che qui Mayer collega quando detto nell’Ideologia tedesca con altre opere di Engels (La situazione della classe operaia in Inghilterra e il Ludwig Feuerbach). Talvolta sono inoltre riportati (a testo o in nota) lemmi o brevi frasi dall’originale tedesco di Mayer (cfr. ad es. pp. 13 e 15 dell’antologia). 417 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 Marx e di Engels sulla produzione come fatto principale della vita storica e su ciò che questo significa sul piano politico (sanzione della transitorietà di tutte le forme di governo, definizione dello Stato come società civile in azione, osservazioni sulla apparente autonomia dello Stato). Ad alcune constatazioni sulla divisione fra città e campagna e su quella fra lavoro mentale e materiale fa seguito l’allusione a quello che viene definito uno «schizzo di storia economica», focalizzato sul progressivo sviluppo del mercato mondiale. Chiude infine un’analisi del ruolo del proletariato e del significato rivoluzionario (sia sul piano economico che politico) della sua azione. Vanno segnalati inoltre alcuni passaggi piú specifici tra i quali spicca quello relativo all’immagine della camera obscura, utilizzata da Marx per descrivere il mondo rovesciato degli ideologi e divenuta emblematica della sua concezione negativa dell’ideologia. E la formulazione adottata da Mayer ricalca assai da vicino la relativa frase di Marx44. 7. Il riassunto e la «ricezione» gramsciana. Per lungo tempo, per ovvie e comprensibili ragioni, gli studiosi hanno escluso che Gramsci conoscesse l’Ideologia tedesca. Se alla luce della scoperta dell’antologia russa e del riassunto dell’inedito marx-engelsiano ivi contenuto ciò non può piú essere affermato, rimane tuttavia vera la constatazione secondo la quale di tale lettura non vi è traccia (o quasi) nella sua opera. A giustificazione di questa presenza-assenza va osservato innanzitutto che, forse, proprio il fatto che si tratti di un riassunto ha avuto un peso in tal senso. Il non avere a disposizione l’opera originale, o perlomeno una parte di essa, potrebbe aver contribuito a far passare l’Ideologia tedesca in secondo piano rispetto ad altre opere al tempo piú note e facilmente reperibili, non da ultimo in traduzione italiana45. In secondo luogo, va tenuto conto che, rispetto all’esposizione Mayer scrive: «Daß in jeder Ideologie die Menschen und ihre Verhältnisse wie in einer Camera obscura auf den Kopf gestellt erschienen, sei genau so die Folge ihres historischen Lebensprozesses, wie die Umdrehung der Gegenstände auf der Netzhaut die unmittelbare Folge ihres physischen» (Mayer, Friedrich Engels, cit., p. 254). Il testo dell’Ideologia tedesca recita: «Wenn in der ganzen Ideologie die Menschen und ihre Verhältnisse wie in einer Camera obscura auf den Kopf gestellt erscheinen, so geht dies Phänomen ebensosehr aus ihrem historischen Lebensprozeß hervor, wie die Umdrehung der Gegenstände auf der Netzhaut aus ihrem unmittelbar physischen» (K. Marx, F. Engels, Werke, Bd. 3, Berlin, Dietz, 1978, p. 26). 45 Pur con la necessaria cautela dettata dalla diversità dei luoghi e dei tempi, credo sia assai significativo avvicinare l’atteggiamento gramsciano nei confronti del riassunto dell’Ideologia tedesca alla celebre nota con cui si apre il Quaderno 4 e in cui descrive il modo in cui accostarsi ad una «concezione del mondo che non è stata mai dall’autore-pensatore 44 418 Francesca Antonini contenuta in altri testi, la formulazione della concezione materialistica della storia qui tratteggiata è legata a doppio filo a quella visione negativa della categoria di ideologia con cui Gramsci si era da sempre, per cosí dire, trovato in disaccordo46. Si veda a tal proposito l’articolo del 1918 intitolato Astrattismo e intransigenza, in cui scrive: Marx irride le ideologie, ma è ideologo in quanto uomo politico attuale, in quanto rivoluzionario. La verità è che le ideologie sono risibili quando sono pura chiacchiera, quando sono rivolte a creare confusioni, ad illudere e asservire le energie sociali, potenzialmente antagonistiche, ad un fine che è estraneo a queste energie. [...] Ma come rivoluzionario, cioè uomo attuale di azione, non può prescindere dalle ideologie e dagli schemi pratici, che sono entità storiche potenziali, in formazione47. Il carattere di terreno di battaglia delle ideologie qui delineato prelude d’altra parte all’interpretazione in senso neutro delle medesime (sulla base di un’originale lettura della Prefazione del 1859) pienamente sviluppata nei Quaderni del carcere, di cui rappresenta una fra le acquisizioni teoriche piú importanti e brillanti48. Infine, è da osservare che, accanto al riassunto esposta sistematicamente» (Q 4, § 1, p. 419 – la nota è poi ripresa in Q 16, § 2). Sulla questione e sulla sua applicazione all’opera di Marx e, indirettamente, come chiave interpretativa dello stesso pensiero gramsciano cfr. Cospito, Il ritmo del pensiero, cit., pp. 277 sgg. 46 Sulla questione della natura della categoria di ideologia in Marx e in Gramsci si vedano J. Rehmann, Theories of Ideology: The Powers of Alienation and Subjection, Leiden, Brill, 2013 (in particolare per quanto riguarda Marx) e soprattutto la tesi di dottorato di Aaron Bernstein, a cui rimando per una discussione del concetto in Gramsci e delle relative fonti (From the «Theses on Feuerbach» to the Philosophy of Praxis: Marx, Gramsci, Philosophy and Politics, London, King’s College, 2016, in particolare le pp. 192-228). In generale è da osservare che, benché nell’Ideologia tedesca la posizione di Marx sia determinata soprattutto dalla volontà di mettere in chiaro la distinzione fra la realtà concreta della produzione economica e le ideologie, e in ultima analisi, da un intento polemico verso gli ideologi del suo tempo, pur tuttavia la concezione qui delineata è sostanzialmente negativa. È altrettanto vero, d’altra parte, che la posizione marxiana in proposito è – sin dall’Ideologia tedesca – ambigua e che, soprattutto in testi successivi, sembra emergere una concezione positiva dell’ideologia, affine all’interpretazione gramsciana (cfr. G. Liguori, Sentieri gramsciani, Roma, Carocci, 2006, p. 55, e Bernstein, From the «Theses on Feuerbach» to the Philosophy of Praxis, cit., pp. 193198). 47 A. Gramsci, Astrattismo e intransigenza, in «Il Grido del Popolo», 11 maggio 1918, ora in Id., Il nostro Marx. 1918-1919, a cura di S. Caprioglio, Torino, Einaudi, 1984, p. 17. Assai significativo è, in quest’ottica, anche l’articolo da Mosca del 1923 menzionato in precedenza (Che fare?). 48 Quella dello statuto dell’ideologia nei Quaderni in Gramsci è una questione quanto mai 419 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 dall’Ideologia tedesca, nella medesima antologia Gramsci poteva trovare testimonianze di un’interpretazione dell’ideologia e, piú in generale, della concezione materialistica della storia piú vicine alla sua sensibilità per la tematica delle sovrastrutture, già sviluppata, seppur in forma ancora germinale, alla metà degli anni Venti49. Solo sulla base di queste precisazioni credo sia possibile cogliere la reale portata dell’unica reminiscenza dell’Ideologia tedesca contenuta negli scritti gramsciani, ovverosia il § 61 del Quaderno 8. Qui Gramsci scrive: In Hegel, si dice nella Sacra famiglia, si può finire col vedere la realtà, anche se essa è capovolta, come, per dir cosí, si vede nella macchina fotografica, in cui le immagini sono rovesciate e il cielo occupa il posto della terra; basta porre l’uomo sui suoi piedi. Si tratta dunque di prendere la «realtà» crociana e metterla in piedi ecc.50. Nel testo sono fusi assieme tre diversi elementi, che rendono la nota di non facile interpretazione51. In breve, se il richiamo alla fotografia è inequivoca- complessa, come è ben emerso durante la seconda edizione della Ghilarza Summer School dedicata a questo tema e tenutasi nel settembre 2016 (si segnalano a questo proposito, in particolare, gli interventi di F. Frosini; R. Descendre e J.-C. Zancarini; G. Francioni – per il programma dettagliato si rimanda al seguente sito: http://www.fondazionegramsci.org/ senza-categoria/ghilarza-summer-school-2/). Questa tematica è inoltre al centro della tesi di dottorato di Natalia Gaboardi, Tradurre in linguaggio teorico gli elementi della vita storica. Il linguaggio dell’ideologia nei «Quaderni del carcere» di Antonio Gramsci, Torino-Pavia, Consorzio Fino, 2017). 49 Questa concezione lato sensu «positiva» o «neutra» dell’ideologia non era del tutto estranea allo spirito del marxismo dell’epoca (cfr. ad es. quanto scritto da F. Frosini: Ideologia em Marx e em Gramsci, in «Educação e Filosofia», XXVIII, 2014, n. 2, pp. 559-582). Come ricorda inoltre Rehmann (Theories of Ideology, cit., pp. 61-62), in quel contesto non solo l’Ideologia tedesca non era nota, ma testi quali la Prefazione del 1859 avevano grande rilevanza. Affascinante ma non del tutto convincente pare invece la rilettura di Rehmann del concetto di ideologia attraverso la chiave di lettura del Diciotto Brumaio (ivi, p. 56). Per una esaustiva ricostruzione dello sviluppo del pensiero gramsciano su struttura e sovrastruttura nei Quaderni si rimanda all’analisi contenuta in Cospito, Il ritmo del pensiero, cit., pp. 19-75. 50 Q 8, § 61, p. 978. 51 Le osservazioni gramsciane contengono infatti: 1. un richiamo all’analogia della fotografia (con tutta probabilità stimolato dal relativo passaggio del riassunto dell’Ideologia tedesca, anche se non si può escludere che sia frutto di una ricezione indiretta); 2. un riferimento alla celebre immagine dell’uomo che cammina sulla testa utilizzata da Marx e da Engels per descrivere la dialettica hegeliana e variamente ripresa in seguito; 3. un’allusione alla questione del rapporto fra politica francese e filosofia tedesca veicolata dal richiamo alla Sacra famiglia. Se si inserisce il paragrafo nel contesto delle altre note sull’argomento (in particolare Q 1, §§ 152 e 155, poi riprese e chiarite in Q 10, II, § 60 – gli altri testi sono Q 4, § 47; Q 10, II, § 1; Q 16, § 9), è evidente che la caratteristica comune all’immagine della fotografia e a quella 420 Francesca Antonini bilmente ispirato all’Ideologia tedesca, tuttavia il quadro concettuale entro cui questo si colloca e l’inesattezza del riferimento bibliografico non lasciano dubbi sull’assenza di un interesse specifico di Gramsci nei confronti di questo estratto e quindi, in ultima analisi, sul carattere estemporaneo e contingente del riferimento alla similitudine della fotografia (emblematico è d’altra parte il fatto che in Q 13, § 10, testo di seconda stesura di Q 8, § 61, questo capoverso conclusivo venga omesso, quasi a «sminuire» il richiamo fatto in precedenza). In conclusione, la questione della ricezione gramsciana dell’Ideologia tedesca è complessa e di non facile soluzione e la presenza di questo estratto all’interno della raccolta curata da Adoratskji e Udal’cov è per certi versi tutt’altro che risolutiva. Credo che si possa ragionevolmente affermare che questo scritto, cosí come presentato nell’antologia russa, è solo una fra le opere marxiane note a Gramsci, e di certo non la piú significativa, per le ragioni formali e contenutistiche sopra illustrate. Erano evidentemente altri i testi per Gramsci cruciali (in primis La sacra famiglia, le Tesi su Feuerbach, la Prefazione del 1859), sia perché letti e conosciuti direttamente, sia perché piú funzionali, se cosí si può dire, all’elaborazione della sua concezione della storia e della filosofia della praxis. L’impressione generale è insomma che una lettura del riassunto dell’Ideologia tedesca ci sia stata e abbia lasciato un segno (cfr. in particolare la riemersione in Q 8, § 61), ma che, piú che dar luogo a riflessioni specifiche, abbia contribuito soprattutto a rafforzare le linee generali lungo le quali si è andata sviluppando l’interpretazione del materialismo storico propria di Gramsci. 8. La concezione materialistica della storia fra Marx ed Engels. Sebbene la presenza di questo riassunto renda unica la raccolta, sono soprattutto il complesso dei testi e le modalità con cui è stata operata la selezione a dare conto dell’operazione culturale messa in atto, nonché degli obiettivi ultimi dei curatori. Il Leitmotiv che ha guidato la scelta delle opere è quello, già richiamato sopra, della presentazione delle formulazioni piú note e significative della concezione del materialismo storico. A tale scopo sono piedi-testa sia il rovesciamento, dove l’elemento di passaggio è rappresentato dalla coppia cielo-terra. Il richiamo en passant alla Sacra famiglia è poi spiegabile con la connessione (esplicitata in Q 10, II, § 60) fra la concezione della Rivoluzione francese come fenomeno «capovolto» propria di Hegel e il parallelo fra il «pensiero pratico-giuridico francese e quello speculativo tedesco» ivi elaborato. Quello alla Sacra famiglia non è insomma da intendersi come un riferimento bibliografico errato, bensí come un ellittico richiamo ad un’altra serie di questioni. 421 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 stati selezionati 14 testi (15 se si include l’Ideologia tedesca), 12 lettere e 12 fra prefazioni, introduzioni, recensioni e discorsi di altro tipo. Gli scritti di Engels sono poco piú numerosi di quelli di Marx, 20 contro 16, mentre due sono le opere attribuite a entrambi52. Non deve d’altro canto meravigliare il gran numero di testi engelsiani, che si spiega tenendo presente il ruolo di principale interprete e divulgatore della dottrina storicamente ricoperto da Engels. Parimenti, non è affatto un caso che una parte significativa degli scritti antologizzati (quasi un quarto del totale) sia costituita dalle prefazioni e dalle lettere da lui scritte in tarda età, in cui questo aspetto ermeneutico è preponderante. Considerata la sistematicità con cui i testi sono antologizzati, nonché lo scrupolo filologico che trapela dalle note che accompagnano buona parte di questi, stupisce il fatto che non siano esplicitamente segnalati i tagli apportati e, pertanto, le modalità di presentazione dei diversi scritti. Si può supporre che alla base di questa scelta vi sia la volontà di presentare un testo il piú lineare possibile, in modo da facilitare i potenziali lettori nell’apprendimento degli elementi essenziali della concezione materialistica della storia. In quest’ottica, la soluzione adottata (note filologicamente accorte e testo continuo) pare dunque una forma di compromesso fra le opposte esigenze che caratterizzano l’antologia. Per valutare il modo in cui è stata operata la scelta dei brani che vanno a comporre ogni singolo estratto sarebbe necessaria un’analisi approfondita di ogni testo e un suo confronto con la relativa opera nel suo complesso. Per ovvie ragioni non è possibile procedere in questa sede a tale indagine. Mi limiterò pertanto allo studio di uno degli estratti, quello tratto dal Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte (testo VIII), nella convinzione che possa rappresentare un buon punto di partenza per formulare alcune ipotesi piú generali relativamente al modo in cui questa antologia illustra la concezione del materialismo storico. 9. Il caso del «Diciotto Brumaio» e le opere storiche marxiane. La scelta di soffermarsi sulla principale fra le opere storiche di Marx è in un certo senso obbligata, e non solo per la constatazione che, fra testi e prefazioni ai testi, gli scritti marxiani sulla storia francese dell’Ottocento rappresentano una Cfr. infra, Appendice. È da osservare che, per quanto riguarda le dimensioni, i diversi estratti hanno lunghezza variabile, da una a diverse decine di pagine (fra i piú lunghi, oltre a un corposo estratto dal Capitale, due capitoli tratti dalla Miseria della filosofia e dall’Anti-Dühring). 52 422 Francesca Antonini parte considerevole dell’antologia russa53. Pur senza ignorare l’importanza degli estratti dagli scritti di carattere economico (in primis del Capitale, ma anche di Salario, prezzo e profitto e di Lavoro salariato e capitale) è infatti indubbio che i testi storici siano fondamentali per definire le coordinate della visione materialistica della storia. Al di là delle ragioni legate alla dimensione empirica di tali scritti (ricordate anche nella raccolta)54, tale rilevanza è da rintracciarsi soprattutto nella concezione da essi veicolata, che pone grande enfasi sull’aspetto storico-politico o sovrastrutturale della realtà. Come è noto, nelle Lotte di classe in Francia o nel Diciotto Brumaio si sottolinea il ruolo della politica e della cultura in senso lato nel contesto dello scontro di classe, e in particolare la crucialità di questi aspetti nei frangenti storici piú delicati, in cui le due parti in lotta si contendono il dominio dello Stato e della società – questo è appunto il caso della Francia della metà del XIX secolo. Il testo antologizzato è frutto dell’unione di paragrafi tratti dal primo e dal settimo (e ultimo) capitolo dell’opera55. La scelta di concentrarsi sui capitoli che aprono e chiudono il testo è certamente intenzionale e rispecchia la volontà di mettere in rilievo la filosofia della storia sottesa al testo di Marx (anche se elementi relativi a un’analisi storico-politica di medio-lungo periodo sono rintracciabili pure nella parte stralciata dalla settima sezione)56. All’interno di questo quadro, i curatori hanno poi proceduto a una selezione dei passi non casuale: se si presta attenzione alla È da segnalare tuttavia l’assenza della celebre prefazione marxiana alla seconda edizione del Diciotto Brumaio (1869). 54 Come si dice ad esempio nella nota di commento al 18 Brumaio, questo è un «ottimo esempio dell’applicazione pratica della teoria di Marx allo studio degli accadimenti storici». Su questo aspetto cfr. inoltre infra, paragrafo 11. 55 Ringrazio Ilya Guryanov per l’aiuto dato nella compilazione di questo paragrafo. Per quanto riguarda la prima sezione, sono riprese le seguenti parti (l’edizione di riferimento è: K. Marx, Il Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte, Roma, Editori Riuniti, 1964): da «Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario» a «non a rimetterne in circolazione il fantasma» (pp. 46-50), si segnala l’assenza del famoso incipit; da «La rivoluzione sociale del secolo decimonono» a «ora il contenuto trionfa sulla frase» (pp. 51-52); da «Le rivoluzioni borghesi, come quelle del secolo decimottavo» a «Hic Rhodus, hic salta!» (p. 53). Per quanto concerne invece la settima sezione, è ripreso un ampio brano, che va da «Ma la rivoluzione va fino al fondo delle cose» (p. 196) a «ma la sua moderna Vandea» (p. 201); mancano il finale (anche questo, come l’inizio, celebre) e alcuni paragrafi a pp. 200-201 (da «La tradizione storica ha fatto sorgere» a «Dai tempi di Luigi XIV la Francia non ha mai conosciuto una persecuzione di contadini “per mene demagogiche”, simile a questa»). 56 Per un’interpretazione del Diciotto Brumaio marxiano mi permetto di rimandare a F. Antonini, Il bonapartismo nel «Diciotto Brumaio» di Marx tra fenomeno storico e categoria teorica, in «Critica marxista», 2013, n. 2, pp. 71-79. 53 423 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 sezione ripresa dal primo capitolo dell’opera si noterà infatti che sono stati espunti proprio i passaggi in cui Marx si concentra sulla situazione fra il 1848 e il 1850, alludendo al fallimento della rivoluzione del febbraio e al carattere conservatore e borghese del quadro politico francese in questo frangente. Sono invece stati mantenuti i paragrafi relativi alla differenza fra le vecchie e le nuove lotte, fra le «rivoluzioni borghesi […] del secolo decimottavo» e la «rivoluzione sociale del secolo decimonono», e quelli sulla ormai scomparsa necessità di rifarsi a modelli antichi per portare avanti gli ideali rivoluzionari57. La sezione, privata degli accenti pessimistici propri dell’originale, assume un tono diverso, prospettando un (piú o meno) imminente cambio di paradigma sociale e politico. Per quanto riguarda poi la sezione tratta dal settimo capitolo, è interessante soprattutto analizzare il passaggio relativo ai contadini e al loro sostegno al secondo Napoleone58. Anche in questo caso, il testo è rivisto in maniera tale da associare la figura di Luigi Bonaparte alla parte piú conservatrice e retrograda dei contadini, facendo passare il messaggio che la loro componente progressiva debba invece supportare il movimento rivoluzionario. Quella che emerge dalla selezione è una rappresentazione senza dubbio piú lineare e semplificata, nonché ben piú ottimistica del Diciotto Brumaio, ma non per questo meno stimolante e significativa, anche per un lettore non nuovo al testo quale poteva essere, ad esempio, il Gramsci del 1924. C’è da notare, inoltre, che proprio da questa data in avanti si registra nella produzione giornalistica gramsciana un salto di qualità nel richiamo alle categorie di cesarismo e di bonapartismo, strettamente legate al Diciotto Brumaio marxiano59. 10. Il «primato» delle lettere. Se gli estratti dalle opere di Marx ed Engels rappresentano una componente importante dell’antologia russa, assai significativi sono però anche i testi minori o collaterali ivi contenuti, ovverosia le lettere e i testi di altra natura: prefazioni, introduzioni, discorsi ecc. Ciò in Marx, Il Diciotto Brumaio, cit., pp. 51 e 53. Forse si potrebbe vedere in questo soffermarsi sulla questione contadina (certo un elemento centrale del Diciotto Brumaio, ma che si poteva facilmente far passare in secondo piano) un riverbero delle contemporanee discussioni politiche sulla questione delle alleanze di classe fra operai e contadini, fortemente sostenute, come è noto, da Lenin. 59 Sull’importanza del Diciotto Brumaio per la riflessione gramsciana sullo Stato e sulla politica prima dell’incarcerazione (e in particolare fra 1924 e 1926), cfr. F. Antonini, Cesarismo e bonapartismo negli scritti precarcerari gramsciani, in «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», XLVII, 2013, pp. 203-224, al quale si rimanda anche per l’analisi di Marx storico come «nume tutelare» dei Quaderni. 57 58 424 Francesca Antonini ragione non soltanto del loro numero (nel complesso sono circa due terzi del totale), ma, soprattutto, della teoria della storia che essi veicolano. L’epistolario, in particolare, contiene precisazioni imprescindibili e la selezione delle lettere consente di scorgere meglio gli obiettivi del volume russo. Le ragioni del primato delle lettere sono innanzitutto formali. Proprio per la dimensione epistolare, la concezione materialistica della storia è esposta qui in maniera piú succinta e, nel complesso, piú efficace: in molti casi le affermazioni ivi contenute rappresentano delle risposte ad esplicite richieste di chiarimento. Inoltre, tali spiegazioni non sono di necessità legate al contenuto di una determinata opera ma hanno di frequente una valenza piú generale. Il carattere privato (se cosí si può dire) dell’epistolario è poi un altro aspetto importante: come è noto, gli scritti di Marx ed Engels sono spesso opere di natura polemica, che hanno come scopo la confutazione di una specifica tesi e per tale motivo tendono a porre in evidenza del materialismo storico alcuni elementi piuttosto che altri. Rispetto a questi scritti (e alle stesse prefazioni, che di frequente presentano la medesima caratteristica), le lettere sono dunque testi piú «distaccati», in cui trovano spazio molteplici aspetti della questione. Se si considera infine che queste caratteristiche si accentuano con l’avanzare degli anni, si comprende ancora meglio quale ruolo fondamentale abbiano le lettere dell’ultimo Engels presenti nell’antologia. Si può affermare che la grande presenza dell’Engels epistolografo è una delle caratteristiche salienti del volume oltre che, con tutta probabilità, fra le principali ragioni del successo del testo presso Gramsci. Come è stato sottolineato, è proprio in queste lettere che Engels piú si adopera «per correggere il determinismo economicistico del pensiero marxiano e marxista, attività che Gramsci conosce, apprezza e valorizza nei Quaderni»60. 11. Antideterminismo e dialettica. Fra i diversi testi di Engels antologizzati spiccano le due lettere a Conrad Schmidt del 1890 (rispettivamente del 5 agosto e del 27 ottobre), quella a Joseph Bloch del 21 settembre dello stesso anno e quella a Walther Borgius del 25 gennaio 1894 – quest’ultima è piú nota come lettera a Heinz Starkenburg (cosí vi si fa riferimento anche nell’antologia), l’editore della rivista «Der sozialistische Akademiker», dove Liguori, Sentieri gramsciani, cit., p. 56. Per alcuni accenni in relazione alla presenza di Engels nei Quaderni e sul suo ruolo di «mediatore» di una concezione antideterministica del materialismo storico cfr. ivi, pp. 103-112, e Cospito, Il ritmo del pensiero, cit., pp. 290-303. In generale, cosí come il rapporto Gramsci-Marx merita di essere ulteriormente approfondito, altrettanto si dovrebbe fare per quanto riguarda il rapporto Gramsci-Engels. 60 425 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 questo testo e quello precedente a Bloch furono pubblicati nell’autunno del 189561. Rispetto alle lettere di Marx, in cui, accanto alla sottolineatura del primato dell’economia, si insiste soprattutto sulla storicità e sulla transitorietà delle diverse formazioni economiche e delle forme di società civile e di Stato che ad esse si accompagnano62, le lettere di Engels contengono riflessioni in parte diverse, che arricchiscono la formulazione classica del materialismo storico. In breve, se il fondamento economico non è messo in dubbio, le osservazioni di Engels intervengono a correggere e precisare tale concezione, sottolineando come il carattere determinante dell’economia sia tale solo «in ultima istanza»63, e come la relazione fra le diverse sfere del reale non sia mai unidirezionale bensí dialettica – Engels nella lettera a Schmidt del 5 agosto scrive che «se la forma dell’esistenza materiale è il primus agens, ciò non esclude che le sfere ideali esercitino a loro volta su di essa un’influenza di ritorno, ma secondaria»64. Nella lettera a Bloch afferma che «i diversi momenti della sovrastruttura» e «persino […] le teorie politiche, giuridiche, filosofiche, le visioni religiose e il loro successivo sviluppo in sistemi dogmatici, esercitano altresí la loro influenza sul decorso delle lotte storiche e in molti casi ne determinano in modo determinante la forma»65. Infine, nella lettera a Starkenburg è constatato che Si tratta, nell’ordine, dei testi XXXI, XXXIII, XXXII e XXXVI dell’antologia. Degna di nota è però anche la lettera di Engels a Mehring del 14 luglio 1893 (XXXV). Per i dettagli relativamente ai tagli effettuati dai curatori dell’antologia cfr. infra, Appendice. 62 Eloquente da questo punto di vista è soprattutto la lunga lettera ad Annenkov del 28 dicembre 1846, presentata nell’antologia pressoché nella sua integrità (testo II), ma si veda anche il frammento di quella a Weydemeyer del 5 marzo 1852 (IX). Fra le altre lettere di Marx presenti nell’antologia è da segnalare poi quella alla redazione della rivista «Otečestvennye Zapiski» («Annali Patri») del 1877, in cui, oltre a un netto rifiuto di una concezione teleologica della storia, si può rintracciare un incunabolo della riflessione sulle differenze strutturali fra Occidente e Oriente (XXI). 63 È questa un’espressione che ricorre molto spesso nelle lettere engelsiane e che si ritrova anche in Gramsci (cfr. ad es. Q 14, § 76, dove l’espressione è posta tra virgolette); cfr. la lettera a Bloch (K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 48, Lettere. Gennaio 1888-dicembre 1890, Roma, Editori Riuniti, 1983, p. 492: «La produzione e riproduzione della vita reale è nella storia il momento in ultima istanza [in letzter Instanz] dominante»); la lettera a Schmidt del 27 ottobre (ivi, p. 519: «La produzione è quella che in ultima istanza decide»); la lettera a Starkenburg (K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 50, Lettere. Gennaio 1893-luglio 1895, Roma, Editori Riuniti, 1977, p. 227: «Vi è al contrario un’azione reciproca sulla base della necessità economica che, in ultima istanza, s’impone sempre»»). 64 Marx, Engels, Opere, vol. 48, cit., p. 465. 65 Ivi, p. 492. 61 426 Francesca Antonini l’evoluzione politica, giuridica, filosofica, religiosa, letteraria, artistica, ecc. riposa sull’evoluzione economica. Ma esse reagiscono tutte anche l’una sull’altra e sulla base economica. Non è che la situazione economica sia la sola causa attiva e tutto il resto nient’altro che effetto passivo. Vi è al contrario un’azione reciproca66. Engels, assai realisticamente, riconosce autonomia ed effettività anche agli aspetti sovrastrutturali della realtà, sottolineando come l’evoluzione della civiltà umana non sia un qualcosa di direttamente deducibile a partire dall’analisi dei rapporti di produzione, bensí il risultato di un complesso intreccio di fattori, di «necessità» e «casualità»67. Quella che emerge è insomma una visione che, se forse non possiamo definire antideterministica in senso pieno (l’economia rimane comunque il primus agens, come scrive Engels), pur tuttavia è chiaramente volta a circoscrivere il ruolo della struttura, rigettando il crasso determinismo proprio di molte versioni del marxismo. È interessante d’altra parte notare che Engels, in queste lettere, non si limita solo ad attenuare il peso dell’elemento economico, ma si sofferma anche su tutta una serie di questioni che fanno da corollario a questa concezione, tratteggiando un quadro generale estremamente complesso e articolato. Fra le tematiche toccate, in particolare, quella del rapporto fra volontà individuale e circostanze date, quella fra forma e contenuto nel materialismo storico (che si collega a sua volta al tema del carattere strategico degli scritti marx-engelsiani)68, quella della dialettica (da intendersi come teoria dell’interazione piú che come gnoseologia reale), quella dell’indipendenza delle sfere di vita, quella dell’ideologia e del rovesciamento del reale69. È infine da notare come le lettere contengano cruciali osservazioni metodologiche e come siano costellate di elogi della concretezza storica: non sono casuali gli inviti a rivolgersi a testi esemplari in tal senso, primo fra tutti il Diciotto Brumaio70. Marx, Engels, Opere, vol. 50, cit., p. 227. Ibidem. 68 Si veda quanto scrive Engels in tal senso nella lettera a Bloch: «Del fatto che da parte dei piú giovani si attribuisca talvolta al lato economico piú rilevanza di quanto convenga siamo in parte responsabili anche Marx ed io. Di fronte agli avversari dovevamo accentuare il principio fondamentale [...] e non c’era sempre il tempo, il luogo e l’occasione di riconoscere quel che spettava agli altri fattori che entrano nell’azione reciproca» (Marx, Engels, Opere, cit., vol. 48, p. 494). 69 Sulla questione dell’ideologia, in particolare, Engels si sofferma soprattutto nella lettera a Schmidt del 27 ottobre (ivi, p. 522, dove si parla di capovolgimento dei rapporti fra economia-struttura e diritto-sovrastruttura e di «visione ideologica»), ma anche nella lettera a Starkenburg. 70 Si veda in particolare la prima lettera a Schmidt, in cui Engels, in polemica con «i piú 66 67 427 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 12. Echi dell’epistolario engelsiano nei Quaderni. Nel § 1 del Quaderno 4 Gramsci scrive: Non bisogna sottovalutare il contributo di Engels, ma non bisogna neanche identificare Engels con Marx, non bisogna pensare che tutto ciò che Engels attribuisce a Marx sia autentico in senso assoluto. […] il fatto è che Engels non è Marx e che se si vuole conoscere Marx bisogna specialmente cercarlo nelle sue opere autentiche, pubblicate sotto la sua diretta personalità71. Nonostante tali riserve si può affermare che l’atteggiamento di Gramsci sia complessivamente assai piú favorevole nei confronti dell’Engels che, in queste lettere, si fa interprete e portavoce di una visione del materialismo storico in parte diversa da quella che è la vulgata marxista. La frequentazione e, plausibilmente, l’apprezzamento gramsciano delle lettere engelsiane risalgono con tutta probabilità al periodo precedente il suo viaggio a Mosca. Due fra i testi piú famosi – la lettera a Bloch e quella a Starkenburg – erano da tempo noti in italiano e già citati, ad esempio, da Croce nei saggi raccolti in Materialismo storico ed economia marxistica72. Se l’epistolario engiovani scrittori» invita a intraprendere in prima persona lo studio della storia, affermando inoltre che il materialismo storico è da intendersi come punto di partenza e non come punto d’arrivo; detto altrimenti, come «guida allo studio, non [come] una leva per la costruzione alla maniera hegeliana» (ivi, pp. 465-466), secondo una definizione ripresa anche nella prefazione dell’antologia russa. Per quanto riguarda i richiami al Diciotto Brumaio, questi sono contenuti sia nella lettera a Schmidt del 27 ottobre (ivi, p. 524: «Se perciò Barth ritiene che noi neghiamo ogni e qualsiasi ripercussione dei riflessi politici ecc. del movimento economico su questo movimento stesso [...] non ha che da guardarsi il “18 brumaio” di Marx, in cui si tratta quasi solo della peculiare funzione che hanno le lotte e gli eventi politici»), che in quelle a Bloch e Starkenburg (rispettivamente, ivi, p. 494: «In particolare “il 18 brumaio di Luigi Bonaparte” è un esempio davvero eccellente della sua applicazione [della teoria della storia del materialismo storico]»; Marx, Engels, Opere, vol. 50, cit., p. 228: «Del resto, il bell’esempio che Marx ha dato nel “18 brumaio”, dovrebbe già fornirle sufficienti schiarimenti sulle questioni da lei poste»). 71 Q 4, § 1, p. 420. Un giudizio sostanzialmente negativo è anche quello espresso in Q 11, § 34, che riprende in seconda stesura (con alcune significative varianti instaurative) Q 4, § 43, e in Q 15, § 31, dove Gramsci identifica nell’Anti-Dühring la fonte degli spropositi di Bucharin. È da notare che queste osservazioni non vanificano l’apprezzamento per le formulazioni contenute nell’epistolario engelsiano, mettendo in evidenza il fatto che Gramsci non fondi la sua interpretazione della figura e del pensiero di Engels sui soli elementi di critica. 72 La prima edizione italiana delle suddette lettere è quella Mongini del 1906: Due lettere di Federico Engels sull’interpretazione materialistica della storia (Dal Sozialistische Akademiker del 1895), Roma, Luigi Mongini Editore, 1906 (si tratta del fascicolo 31 della collana degli Scritti di Marx, Engels e Lassalle curati da E. Ciccotti). Questi testi furono poi ripubblicati nel quarto degli otto volumi delle Opere di Marx, Engels e Lassalle promossa dalla Società editrice 428 Francesca Antonini gelsiano non costituisce dunque una novità per Gramsci, rimandando anzi a una precisa tradizione «esegetica», radicata nel panorama politico-culturale dell’epoca73, certo è che le lettere contenute nell’antologia russa spiccano sia per numero che per tono. Non solo una collezione cosí ampia di testi non esisteva in italiano, ma la natura stessa della selezione era quanto mai significativa e feconda, coerentemente con il taglio complessivo del volu«Avanti!» negli anni successivi (1a ed. 1914-1916; 2a ed. 1921-1922), nonché dallo stesso editore come volumetto singolo (su queste pubblicazioni cfr. Gianni, Diffusione, popolarizzazione e volgarizzazione del marxismo, cit., in part. pp. 130-132, Id., L’editore Luigi Mongini e la diffusione del marxismo in Italia. Catalogo storico 1899-1911, Milano, Pantarei, 2001, e Giasi, Marx nella biblioteca di Gramsci, cit., in part. pp. 55-56). Come testimoniato dal Fondo Gramsci, Gramsci possedeva i testi delle lettere nell’edizione delle Opere di Marx, Engels e Lassalle del 1921-1922. Come affermato sopra, tuttavia, già prima che fosse approntata un’edizione italiana dei testi, diversi autori avevano focalizzato l’attenzione su queste lettere – fra questi Croce appunto (B. Croce, Materialismo storico ed economia marxistica, Bari, Laterza, 19214, pp. 11-12), ma anche Antonio Labriola. Il testo delle due lettere, insieme a quello dell’epistola a Schmidt del 27 ottobre 1890, è pubblicato nella seconda appendice all’edizione francese di Discorrendo di socialismo e filosofia: Socialisme et philosophie (Lettres à G. Sorel), Paris, Giard et Brière, 1899, pp. 239-262 (come dichiarato nella nota 1 di p. 239, tutti e tre i testi sono ripresi dalla traduzione pubblicata nel numero di marzo 1897 della rivista «Devenir Social»). È da notare che, né nella prima edizione italiana, né nelle successive edizioni del testo (a partire dalla seconda, riveduta e ampliata, del 1902) i testi delle lettere sono riportati (cfr. A. Labriola, Saggi sul materialismo storico, a cura di V. Gerratana, A. Guerra, Roma, Editori Riuniti, 19773, p. 410). A queste lettere e alla traduzione francese sopracitata, d’altra parte, Labriola fa esplicito riferimento nel testo italiano della quarta lettera a Sorel (cfr. ivi, p. 206); ai testi apparsi su «Der sozialistische Akademiker» si alludeva però già in Del materialismo storico. Dilucidazione preliminare (ivi, p. 84, e la relativa nota a p. 165). 73 A questo proposito sarebbe interessante indagare piú nel dettaglio il peso della mediazione di Labriola e, soprattutto, di Rodolfo Mondolfo nella conoscenza gramsciana del pensiero di Engels. Per quanto riguarda questo secondo autore, il riferimento è in particolare a Il materialismo storico in Federico Engels (Genova, Formiggini, 1912), testo che Gramsci aveva certamente letto prima dell’arresto e che richiede per ben due volte dal carcere (cfr. le lettere a Tatiana Schucht del 25 marzo 1929 e dell’11 aprile 1932: A. Gramsci, Lettere dal carcere. 1931-1937, a cura di A.A. Santucci, Palermo, Sellerio, 1996, rispettivamente pp. 246-250 e 559-560), senza tuttavia che la richiesta sia esaudita (il testo, presente nel Fondo Gramsci, è privo di contrassegni carcerari; gli stessi riferimenti al volume nei Quaderni fanno supporre ciò). Alle lettere engelsiane Mondolfo fa esplicito riferimento alle pp. 192-193 della sua monografia, rinviando anche, peraltro, alla versione francese pubblicata da Labriola (cfr. nota precedente). Piú in generale è interessante constatare che, nonostante le rilevanti divergenze fra i due autori, Gramsci riconosca a Mondolfo il merito di aver messo in evidenza l’originalità e l’autonomia del pensiero di Engels – emblematico in tal senso è il § 1 del Quaderno 4. Per alcune indicazioni preliminari in questa direzione cfr. L. Mancini, L’«indicazione di una via da seguire». La presenza di Rodolfo Mondolfo nei «Quaderni del carcere», in Gramsci tra filologia e storiografia. Scritti per Gianni Francioni, a cura di G. Cospito, Napoli, Bibliopolis, 2010, pp. 155-172. 429 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 me. In ogni caso, si tratta di testi che toccano questioni messe a fuoco da Gramsci tanto prima quanto dopo l’incarcerazione e soprattutto nei Quaderni sono diversi i passaggi che rinviano (in maniera esplicita o implicita) a queste lettere engelsiane. Le prime due note in cui Gramsci allude alle lettere di Engels sono rappresentate dai §§ 26 e 38 del Quaderno 4 e fanno parte della prima serie degli Appunti di filosofia. In entrambi i paragrafi si fa riferimento alle lettere a Bloch e a Starkenburg, indicate come esempio di concezione antideterministica del materialismo storico (§ 26) e come dimostrazione del fatto che l’economia è «“in ultima analisi”» la molla della storia (§ 38)74. Il primo paragrafo è ripreso in seconda stesura in Q 11, § 31; il secondo invece in Q 13, § 18. Oltre a questi testi, significativi sono inoltre il § 214 del Quaderno 8 (in cui Gramsci cita le critiche di Engels a coloro che credono di avere la «storia in tasca»75; il testo è ripreso in Q 11, § 19), e il § 25 del Quaderno 11 – quest’ultima nota è la seconda stesura di Q 7, § 6, in cui fra le novità della seconda versione figura appunto un riferimento alle lettere engelsiane, interpretate come confutazione del «formulario meccanico» di coloro che riducono la filosofia della praxis ad una sociologia76. 13. Varianti testuali e polemiche. In tutti i casi si tratta di un breve riferimento, spesso fra parentesi; è interessante tuttavia soffermarsi sulle formulazioni utilizzate, che, benché molto simili, forniscono alcune indicazioni preziose relativamente al modo con cui Gramsci interpreta queste lettere nei Quaderni77. Innanzitutto, è da segnalare come nelle prime due formulazioni (Q 4, §§ 26 e 38) Gramsci colleghi esplicitamente gli scritti engelsiani alla riflessione sul materialismo storico, sottolineando la disponibilità dei testi in italiano. Fra le due note c’è inoltre una piccola, ma a mio avviso significativa, differenza: in Q 4, § 38 si dice invero che le lettere sono pubblicate anche in italiano, alludendo dunque a pubblicazioni in altre lingue, in primis in tedesco ma, forse, anche alla versione contenuta nell’antologia russa. Entrambi questi elementi (il richiamo al materialismo storico e la precisazione relativa alla lingua di pubblicazione) verranno meno nelle Q 4, § 38, p. 462. Q 8, § 214, p. 1072. 76 Q 11, § 25, p. 1428. 77 Per questioni di spazio non riporto qui né i testi né i dettagli cronologici di tutte le note a cui farò riferimento; per questi ultimi dati rimando al già citato saggio di Cospito, Verso l’edizione critica e integrale, cit. 74 75 430 Francesca Antonini formulazioni successive contenute nei Quaderni 8 e 11, dove delle lettere vengono citate, con qualche oscillazione espressiva, la sede di pubblicazione originaria (la rivista «Der sozialistische Akademiker») e la qualifica di studenti dei destinatari (sia Bloch che Borgius erano infatti tali)78. Infine, nell’ultima nota, Q 13, § 18, Gramsci ritorna alla formulazione di Q 4, § 38, mantenendo l’«anche» e sostituendo però l’espressione «materialismo storico» con «filosofia della prassi»79. Per quanto riguarda il significato che Gramsci attribuisce a tali lettere, questo è legato soprattutto a tre aspetti della questione, che possono essere cosí sintetizzati: rigetto del dogmatismo e della ricerca della causa unica in nome di una concezione piú complessa e dialettica della realtà; tematica dell’economia come determinante in ultima analisi della storia; polemica nei confronti di coloro che riducono il materialismo storico a una formula sociologica e credono di «avere la storia in tasca»80. A proposito di quest’ultimo aspetto, se nelle due lettere di Engels ripetutamente citate da Gramsci sono effettivamente presenti elementi che giustificano tale richiamo, la corrispondenza fra il contenuto di queste (e in particolare della lettera a Bloch) e quanto detto nelle note non è cosí palmare come negli altri due casi: non solo non si ritrova l’espressione piú volte utilizzata da Gramsci dell’avere «la storia in tasca», ma viene il dubbio che, nel richiamo alla polemica engelsiana contro i suoi contemporanei, siano presenti suggestioni provenienti da diverse lettere di Engels, e in particolare Le oscillazioni sono relative al fatto che in alcune note Gramsci fa riferimento alla rivista citandone il nome in traduzione italiana (Q 8, § 214), altre volte in tedesco (Q 11, §§ 19, 25 e 31); inoltre, in Q 11, § 31 non si fa riferimento agli studenti; ancora, in Q 8, § 214 e nella sua nota di seconda stesura (Q 11, § 19) si parla di una lettera sola – verosimilmente quella a Bloch – e non di entrambe le lettere. È da segnalare poi che nelle note di commento che accompagnano le lettere nell’antologia russa non sono forniti i dati relativi alla sede originaria di pubblicazione dei testi, che doveva quindi essere nota a Gramsci attraverso l’edizione italiana delle lettere (nel crociano Materialismo storico ed economia marxistica è infatti assente la specificazione relativa al fatto che i destinatari delle lettere di Engels siano studenti; questa precisazione è invece contenuta nell’edizione Mongini-«Avanti!»). È infine da segnalare che in questa stessa edizione non vengono fatti i nomi di Bloch e di Borgius/ Starkenburg, che non compaiono nemmeno nei Quaderni. 79 Q 13, § 18, p. 1592. 80 Il primo aspetto è presente soprattutto in Q 4, § 26, Q 11, § 31 e, meno esplicitamente, in Q 11, § 25. Per quanto riguarda il secondo, è contenuto in Q 4, § 38 e nella sua versione di seconda stesura, Q 13, § 38 (si noti che in queste note le lettere engelsiane sono strettamente connesse alla Prefazione del 1859, e quindi, piú o meno direttamente, alla questione della natura dell’ideologia). La dimensione polemica è invece predominante in Q 8, § 214 e in Q 11, § 19 (e compare pure in Q 11, § 25). 78 431 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 dalla lettera a Schmidt del 5 agosto 189081. Non è un caso che Gerratana, nell’apparato critico relativo a Q 4, § 38, indichi proprio questa lettera come possibile fonte del passaggio in cui Gramsci afferma che molti credono di poter avere, «a poco prezzo e con nessuna fatica, in saccoccia tutta la storia e la sapienza politica»82. 14. Conclusioni. Si può dunque affermare che l’antologia russa è importante sotto diversi aspetti. A un primo e piú immediato livello, l’analisi qui fornita ha messo in rilievo l’importanza e l’originalità del volume, il suo voler essere piú di una semplice silloge di testi a uso di coloro che si avvicinano al pensiero di Marx e di Engels. L’indagine dei criteri adottati e degli scopi esplicitamente perseguiti dai curatori ha permesso d’altra parte di gettare uno sguardo sul clima politico e culturale in cui la raccolta è stata concepita ed elaborata, sull’intreccio fra filologia e politica che ha cosí profondamente caratterizzato la Russia dei primi anni Venti. Ancor piú degno di nota è però il ruolo dell’antologia nel contesto della riflessione gramsciana, prima e dopo l’arresto. Non solo infatti l’incontro con questo testo avviene in un momento politicamente cruciale della vita di Gramsci, fra Mosca e Vienna; dal punto di vista intellettuale, questa è la fase in cui la sua conoscenza deÈ da notare che all’epoca tale lettera non era ancora stata tradotta in italiano. Forse può non essere banale osservare che in questa lettera a Schmidt (a differenza che in quella a Bloch) si parli esplicitamente di «fras[i] fatt[e]» (Marx, Engels, Opere, vol. 48, cit., p. 465), secondo un’espressione che ricorre testualmente nei Quaderni (cfr. Q 8, § 214). 82 Cfr. Q 4, § 38, p. 463; cfr. inoltre ivi, Apparato, p. 2644. Ancora Gerratana, nel commento a Q 8, § 214, mette in connessione la polemica di sapore engelsiano ivi contenuta con quanto scritto da Gramsci in una lettera al figlio Delio del luglio 1936, ipotizzando che in questo messaggio vi sia un richiamo alla piú volte citata lettera a Bloch (cfr. Gramsci, Lettere dal carcere. 1931-1937, cit., p. 780: «Adesso credo di comprendere perché non ti ho scritto nulla a proposito del disaccordo fra te e la maestra sull’opera di Cekhov: credo sia stato perché la quistione, cosí come tu la ponevi, era la formulazione di un dogma sociologico, di poca importanza, di quelli che Engels diceva avevano piene le tasche certuni che credevano cosí di esimersi dallo studiare la storia in concreto. Ma tu hai solo 12 anni, e non penso che abbia le tasche piene di dogmi scolastici; del resto hai tutto il tempo per svuotar le tasche e ammobiliare il cervello»). Ritengo sia lecito ipotizzare che forse non solo tale lettera abbia potuto colpire l’immaginazione di Gramsci e che le fonti di ispirazione possano essere piú di una (va perlomeno tenuta in considerazione la lettera a Schmidt sopra citata). Anche le piú recenti osservazioni di Liguori spingono d’altra parte nella direzione di una maggior complessità del rapporto di Gramsci con Engels e sembrano suggerire che la conoscenza gramsciana dell’epistolario engelsiano non sia limitata alle sole lettere a Bloch e a Starkenburg (cfr. Liguori, Sentieri gramsciani, cit., pp. 109 sgg., e in particolare le note 25 e 32, p. 112). 81 432 Francesca Antonini gli scritti marx-engelsiani si approfondisce e si consolida e si va definendo la sua visione del materialismo storico. Quanto significative siano le assonanze fra la raccolta russa e l’elaborazione concettuale gramsciana emerge d’altra parte con chiarezza negli scritti carcerari, nonostante l’assenza di riferimenti espliciti. L’antologia conferma la necessità di superare l’idea che l’incarcerazione di Gramsci rappresenti una rigida linea di demarcazione, oltre che biografica, anche intellettuale, e che l’itinerario gramsciano sino al 1926 sia da considerare alla stregua di una fase preparatoria rispetto agli scritti del carcere. Rivalutando in special modo le esperienze successive al suo soggiorno moscovita si possono riconsiderare anche i tempi e i modi con cui Gramsci riflette sul pensiero di Marx e di Engels e sulla concezione materialistica della storia e analizzare piú fondatamente questo aspetto del suo pensiero, a tutt’oggi, ancora in parte inesplorato. Appendice. Indice dell’antologia8384 85 86 87 88 89 I II III IV V VI VII 18451846 1846 1847 1847 1847 1848 1850 Marx e Engels Prefazione L’ideologia tedesca da un manoscritto inedito84 p. 7 p. 11 Marx Marx Marx Engels Marx e Engels Marx Lettera a P.V. Annenkov85 Miseria della filosofia86 Lavoro salariato e Capitale Principi del comunismo87 Manifesto del partito Comunista88 Le lotte di classe in Francia 1848-185089 p. 21 p. 36 p. 62 p. 64 p. 68 p. 79 L’indice qui presentato riproduce nel modo piú fedele possibile quello presente nell’antologia: si riportano dunque testualmente i titoli delle opere cosí come citate nel testo russo (anche laddove questi non corrispondono perfettamente ai titoli «canonici»), cosí come le date di composizione/pubblicazione dei testi, parimenti segnalate dai curatori. A completamento di ciò, ho ritenuto opportuno riprendere alcune indicazioni tratte dalle note filologiche che accompagnano i brani relativamente alle traduzioni utilizzate. Per quanto riguarda le lettere (cfr. supra, nota 24) si danno invece gli estremi dell’edizione italiana di riferimento e quelli relativi alle parti tradotte. 84 Cfr. supra, paragrafo 6. 85 Cfr. K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 38, Lettere. 1844-1851, Roma, Editori Riuniti, 1972, pp. 458-470. La lettera è pressoché interamente tradotta, con l’eccezione del post scriptum finale. 86 «Traduzione russa di V. Zasulič. Biblioteca del Socialismo scientifico, a cura di Rjazanov. Gosizdat, Ptr, 1920» (p. 36). 87 «Traduzione di G. Safarov, a cura di G. Zinov’ev. Gos.Izd, Peger» (p. 64). 88 «Traduzione di P. Orlovskij. Knigoizd. “Žizn’ i Znanie”, Peterburg, 1918» (p. 68). 89 «Traduzione a cura di I.I. Stepanov, Gos.Izd., 1921» (p. 79). 83 433 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 VIII IX X XI 1852 1852 1857 1857 Marx Marx Marx Marx XII 1859 Marx XIII 1859 Engels XIV XV XVI XVII XVIII XIX 1863 1865 1866 1867 1871 1873 Marx Marx Marx Marx Marx Marx Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte90 Lettera a Weydemeyer91 Lettera a Engels92 Introduzione alla critica dell’economia politica93 Per la critica dell’economia politica. Prefazione94 Recensione al libro di Marx Per la critica dell’economia politica95 Lettera a Engels96 Salario, prezzo e profitto97 Lettera a Engels98 Il Capitale99 La guerra civile in Francia (1870-71) Prefazione alla seconda edizione de Il Capitale p. 81 p. 89 p. 90 p. 92 p. 113 p. 119 p. 132 p. 136 p. 138 p. 139 p. 243 p. 246 «Traduzione a cura di I.I. Stepanov, Gosud.Izd, 1921» (p. 81). Cfr. K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 39, Lettere. 1852-1855, Roma, Editori Riuniti, 1972, pp. 534-538. È tradotto il paragrafo da «Per quanto mi riguarda» a «necessità transitoria del regime borghese stesso». 92 Cfr. K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 40, Lettere. 1856-1859, Roma, Editori Riuniti, 1973, pp. 201-202. È tradotta la parte da «La storia dell’army» a «mongoli e turchi tra l’altro». 93 «La presente traduzione di E. Pašukanis è tratta dalla raccolta Osnovnye problemy političeskoj ekonomii (Problemi fondamentali di economia politica). La raccolta di articoli è curata da Š. Dvojlackij e I. Rubina, Gos. Izd., 1922» (p. 92). 94 «Traduzione di P. Rumjancev, Izd. Kommunističeskij Universitet im. Zinov’eva [Edizioni Università comunista Zinov’ev], Petrograd, 1922» (p. 113). 95 «La recensione di Engels apparve sul giornale Das Volk pubblicato a Londra nel 1859. Viene qui presentata nella sua interezza, poiché finora non era mai stata pubblicata in lingua russa. La traduzione è condotta sul testo pubblicato da E. Drahn nell’opuscolo Fr. Engels Brevier, Wien, 1920, Verlag der Arbeiter-Buchhandlung» (p. 119). 96 Cfr. K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 41, Lettere. Gennaio 1860-settembre 1864, Roma, Editori Riuniti, 1973, pp. 354-358. È tradotta la parte da «Inserisco qualche cosa» a «più antico del più semplice strumento». 97 «La traduzione è nell’edizione di G.F. L’vovič, Petr., 1905» (p. 136). 98 Cfr. K. Marx, F. Engels, Opere, vol. 42, Lettere. Ottobre 1864-dicembre 1867, Roma, Editori Riuniti, 1974, pp. 255-257. È tradotto il paragrafo da «La nostra teoria della determinazione» a «non soltanto attraverso citazioni». 99 «La traduzione è tratta dal libro Teorija pribavočnoj cennosti. Iz neizdannoj rukopisi:k kritike političeskoj ekonomii Karl Marksa (Teoria del valore. Dal manoscritto inedito: Per la critica dell’economia politica di Karl Marx). Seconda edizione corretta, traduzione P. Strel’skij, a cura e con la prefazione di G. Plechanov. Izd. Kommunističeskij universitet im. Zinov’eva, Petrograd, 1922» (p. 139). 90 91 434 Francesca Antonini 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 XX XXI 1875 1877 Marx Marx XXII XXIII XXIV XXV 1877 1883 1883 1884 Engels Engels Engels Engels XXVI 1885 Engels XXVII 1885 Engels XXVIII 1885 Engels XXIX XXX 1886 1892 Engels Engels XXXI XXXII XXXIII XXXIV 1890 1890 1890 1891 Engels Engels Engels Engels Critica del Programma di Gotha100 Lettera alla redazione degli «Annali Patri»101 Anti-Dühring Discorso sulla tomba di Marx Necrologio di Bruno Bauer102 L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato Prefazione al discorso di Marx al processo di Colonia103 Prefazione all’opuscolo di Marx Il processo ai comunisti di Colonia Prefazione a Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte104 Ludwig Feuerbach105 Prefazione all’edizione inglese de Lo sviluppo del socialismo scientifico Lettera a C. Schmidt106 Lettera a J. Bloch107 Lettera a C. Schmidt108 Prefazione a La guerra civile in Francia109 p. 251 p. 257 p. 260 p. 306 p. 309 p. 321 p. 335 p. 336 p. 338 p. 339 p. 353 p. 379 p. 383 p. 387 p. 396 «Trad. di N. Alekseev. Izd. Epocha, Peterburg, 1906» (p. 251). Cfr. K. Marx, F. Engels, India, Cina, Russia, a cura di B. Maffi, Milano, il Saggiatore, 1970, pp. 301-303. È tradotta la parte da «Per poter giudicare con conoscenza di causa» fino alla fine. 102 «Pubblicato nel Sozialdemocrat, Zurigo, 1882. [...] La traduzione in lingua russa è stata fatta appositamente per la presente edizione» (p. 309). 103 «La Prefazione è stata scritta a Londra il 1° giugno del 1885. Tratta dal terzo volume della Sobranie Sočinenij [Opere complete di Marx e Engels], Gosud. Izd., Moskva, 1921» (p. 335). 104 «K. Marx e F. Engels, Sobranie Sočinenij [Opere complete], vol. III, Gosud.Izd., 1921, pag. 132» (p. 338). 105 «Vseobšaja Biblioteca [Biblioteca Universale] di G. F.L’vovič, traduz. Di G.V. Plechanov, SPB, 1906» (p. 339). 106 Cfr. Marx, Engels, Opere, vol. 48, cit., pp. 464-467. È tradotta la parte da «Il libro di Paul Barth» fino alla fine. 107 Ivi, pp. 491-494. È tradotta la parte da «secondo la concezione materialistica della storia» a «ne è venuta fuori anche della robaccia incredibile». 108 Ivi, pp. 518-525. È tradotta la parte da «Credo che farebbe benissimo» a «per loro Hegel non è mai esistito». 109 «Traduzione dal tedesco di N. Lenin. Knigoizdatel’stvo, Burevestnik, 1905» (p. 396). 100 101 435 Gramsci, il materialismo storico e l’antologia russa del 1924 1 2 3 4 XXXV XXXVI XXXVII 1893 1894 1895 Engels Engels Engels XXXVIII 1895 XXXIX 1895 Engels Engels Lettera a F. Mehring110 Lettera a H. Starkenburg111 Prefazione di F. Engels all’opuscolo di Karl Marx Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850112 Lettera a C. Schmidt113 Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia Indice delle materie p. 397 p. 400 p. 404 p. 407 p. 412 p. 429 110 Cfr. Marx, Engels, Opere, vol. 48, cit., pp. 109-113. Oltre alla frase «Lei ha riunito in maniera eccellente e convincente per chiunque sia privo di prevenzioni, i fatti principali», è tradotta la parte da «Quanto al resto» a «da Lei a p. 475». 111 Marx, Engels, Opere, vol. 50, cit., pp. 226-229. La lettera è pressoché interamente tradotta, con l’eccezione dell’avvertimento alla cautela finale e dei saluti. 112 «La Prefazione di Engels porta l’indicazione, Londra, 6 marzo 1895. Traduzione russa F.K. tratta dall’edizione di Marija Malyj, Peterburg, 1905» (p. 404). 113 Cfr. Marx, Engels, Opere, vol. 50, cit., pp. 463-467. È tradotta la parte da «La sua lettera mi dà» a «chiedere scusa all’ornitorinco!».