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PSYCHOLOGICA L’arte del movimento a cura di Horst Gundlach, Eugenio Pérez-Córdoba, Maria Sinatra, Giancarlo Tanucci ISBN 978-88-6760-016-8 Progetto grafico della copertina Donatella De Blasi © Pensa MultiMedia s.r.l., 2012 Via A.M. Caprioli, 8 73100 Lecce Tel. 0832/230435 Fax 0832/230896 [email protected] www.pensamultimedia.it INDICE IERI Historia de la Psicología del Deporte Álvarez Fernández M. Ángeles, Pérez Córdoba Eugenio Antonio, Estrada Contreras Omar 9 La Historia de la Psicología del Deporte, desde la perspectiva de los Países del Este Álvarez Fernández M. Ángeles, Estrada Contreras Omar, Pérez Córdoba Eugenio Antonio, González Carballido Luis Gustavo 25 Mens sana in corpo libero: natura, società ed educazione fisica nel pensiero di Herbert Spencer Curci Nicola 33 Vincere ad ogni costo: l’atletismo sportivo in Ippocrate e Galeno D’Alessandro Antonietta 45 Purché si muova. Medicina, educazione fisica e sport nel cinema muto italiano de Ceglia Francesco Paolo 61 Dalla ginnastica “cadaverica” all’educazione fisica “vivificante”. Le basi filosofiche della scuola francese moderna secondo Georges Demenÿ (1850-1917) Dibattista Liborio 77 Fritz Giese (1890-1935) and Sport Psychology Gundlach Horst 95 Dal voyageur aliéné al vélocipédiste La fisiopatologia del movimento di Philippe Tissié Traetta Luigi 113 5 …E OGGI Autovalutazione del choking e monitoraggio del tempo in un gruppo di canottieri professionisti Bosco Andrea, Caffò Alessandro O., Picucci Luciana, De Bartolo Stefania 131 I predittori motivazionali della sportspersonship de Palo Valeria, Sinatra Maria, Tanucci Giancarlo, Monacis Lucia 153 Simulazione del mental imagery nelle prestazioni motorie Di Nuovo Santo, Di Nuovo Alessandro, Cangelosi Angelo, Marocco Davide 171 El estilo de respuestas psicofisiologicas ante el recuerdo de situaciones adversas en deportistas (estudio piloto) Estrada Contreras Omar, Pérez Córdoba Eugenio, Álvarez Fernández Mª Ángeles, Morales Ortiz Manuel 185 La psicologia dello sport tra scienza e professione Guicciardi Marco 205 En qué deben ser competentes los psicologos del deporte Pérez Córdoba Eugenio Antonio 221 Lo sport quale esperienza di modificazione della disabilità: Sintesi di un’esperienza Pontiggia Giovanna, Scardigno Rosa, Morgese Francesco, Loviglio Maria 243 Sport e religione come risorse di senso. Il caso degli Atleti di Cristo Scardigno Rosa, Mininni Giuseppe 257 Vuoi essere un coach di successo? Promuovere e potenziare l’intelligenza emotiva nell’ambito sportivo Soleti Emanuela, Lanciano Tiziana, Curci Antonietta, Sinatra Maria 273 L’immaginazione motoria: strumenti per la valutazione ed effetti dei training sulla prestazione sportiva Zucco Gesualdo M., Coselli Luca 285 IERI DALLA GINNASTICA “CADAVERICA” ALL’EDUCAZIONE FISICA “VIVIFICANTE” Le basi filosofiche della scuola francese moderna secondo Georges Demenÿ (1850-1917) Liborio Dibattista* 1. Basi scientifiche e basi filosofiche Poco tempo dopo la pubblicazione dell’opera principale di Georges Demenÿ (Demenÿ, 1902), Alfred Binet annotava su L’année psychologique quanto le capacità acquisite dall’Autore negli anni trascorsi al fianco di Étienne Jules Marey come “preparatore”1 lo rendessero particolarmente competente nella redazione di un manuale che intendeva porsi come testo di riferimento per l’educazione fisica2. Si tratta di un’opera dalla lettura piacevolissima, in cui l’autore espone in una forma molto precisa, e tuttavia accessibile alla maggioranza dei lettori, le nozioni fondamentali dell’educazione fisica. Demenÿ ha una competenza speciale su queste questioni: è allievo di Marey, è stato a lungo preparatore alla Stazione Fisiologica; gli ∗ 1 2 Dipartimento di Filosofia, Letteratura, Storia e Scienze Sociali, Università di Bari, Italia. Si vedrà nel prosieguo come Demenÿ non amasse questa qualifica di se stesso, ritenendola una diminutio della propria professionalità di ricercatore. D’ora in avanti EF. 77 si devono dei lavori personali che dimostrano una grandissima abilità nella tecnica del metodo grafico e della cinematografia. Egli possiede dunque delle conoscenze di prima mano indispensabili per occuparsi delle questioni di educazione: è un osservatore e sopratutto uno sperimentatore di prim’ordine (Binet, 1902, p. 452). Osservazione, esperimento, metodo scientifico. Cresciuto in un ambiente positivista, alla scuola di maestri come Marey, campione della Société de Biologie, emanazione diretta del positivismo comtiano in ambito scientifico e fisiologico, Demenÿ non poteva che fare professione di fede sin dalle prime pagine del suo manuale. La ‘sua’ scienza poggia su solide basi scientifiche: interrogare i fatti, raccogliere documenti, correlarli fra loro al fine di ricavarne le leggi. La scienza dell’EF si fonda sui risultati delle scienze meccaniche, fisiche, chimiche e biologiche. E, tuttavia, questa scienza non basta a Demenÿ, perché “la nozione di Bene è estranea alla scienza: si tratta di una nozione superiore, alla base dell’educazione e del progresso […] lo scienziato non è sempre contemporaneamente filosofo e uomo giusto, non si preoccupa delle cose sociali” (Demenÿ, 1902, p. 22). In altre parole, le basi scientifiche dell’EF da sole non sono sufficienti, essa ha bisogno di solide basi filosofiche, per orientare i soggetti in una direzione morale e igienica. Per divenire veri educatori, non basta essere ingegneri biologici3, per migliorare l’uomo questa nuova figura di scienziato deve associare le conoscenze scientifiche a quelle tecniche dell’allevatore: A. Comte aveva preconizzato questa nuova arte, l’Antropotecnia. Basata sulle scienze, abbastanza indipendente e vasta per meritare un’esistenza indipendente, questa arte deve essere l’oggetto di una funzione socia- 3 78 A nostra conoscenza questo è uno dei primi luoghi in cui compare questo sintagma. le, essere rappresentata da una classe speciale di scienziati che costituiranno grazie al loro lavoro l’Alleanza dei viventi contro la morte (ibid., p. 25). Il ruolo sociale dell’EF è sostenuto anche da quello che darwinismo e neolamarkismo, negli anni in cui Demenÿ preconizza la sua “Antropotecnia”, hanno sancito: la possibilità di migliorare gli organi e l’organismo tutto – massimamente il sistema muscolare – grazie all’esercizio, in uno con la garanzia del miglioramento della razza in virtù della trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti. Anche nella parte finale de Le basi scientifiche dell’EF l’autore ritornerà sugli stessi concetti. Riallacciandosi alle opere che costituiscono l’incipit della nuova fisiologia del XIX secolo, al Cabanis dei Rapports (Cabanis, 1802) e al Bichat delle Recherches (Bichat, 1800), e ricordando come è stabilita definitivamente la dualità della natura umana4, vita organica da una parte e vita psichica dall’altra, risulterà evidente come una efficace EF non può non occuparsi sia degli aspetti organici che di quelli morali nell’allevamento degli esseri umani. Non solo: un corpo armoniosamente allenato nei suoi organi influenzerà in bene la vita cerebrale e morale e sociale. 2. “Preparatore di Marey” o scienziato tout-court? Questa idea dell’EF come scienza del corpo e dell’anima, volta al miglioramento somatopsichico dei soggetti, antropotecnia 4 “L’essere umano è duale. Questa dualità si manifesta mediante l’attività della funzioni della vita organica e mediante l’attività morale o anima umana. Gli organi deputati a mantenere la vita ed il movimento funzionano senza l’aiuto della volontà. Il cuore batte, il sangue circola, il petto si gonfia, gli alimenti avanzano nel tubo digerente, vi subiscono numerose elaborazioni, si trasformano in tessuti; tutto questo si effettua senza l’aiuto della nostra attenzione” (Demenÿ, 1902, pp. 285-286). 79 volta a forgiare cittadini valorosi, soldati infaticabili, atleti sapienti e, contemporaneamente, disciplina vivificante e morale si era formata a poco a poco nel corso della vita e della carriera scientifica di Georges Demenÿ. Nato a Douai nel Nord della Francia, aveva frequentato il liceo a Lille dove, nelle sue parole: rimpinzati di declamazioni classiche e esercizi di grammatica, io e i miei compagni uscivamo abbrutiti dalle aule e cercavamo in tutti i modi di distrarci da quelle interminabili lezioni [...] di costituzione delicata, curvo sui libri dall’età dei tre anni, tutta la mia energia era concentrata nel volto e negli occhi; era su di me così evidente il contrasto tra la capacità cerebrale e la capacità corporale da sentirmi vittima di un errore (Demenÿ, 1902, p. III). Contrasto reso ancora più stridente dall’eterno confronto tra i “primi della classe”, sgobboni premiati alla fine dell’anno dai voti più alti, e i “privilegiati figli di agricoltori” che eccellevano solo in ginnastica, ma durante l’anno opponevano il loro giovanile esuberante vigore (braccia e petto possenti) alla fiacchezza dei “cerebrali”. Al giovane Georges, ricacciato sui libri da una magra figura rimediata nello scalare una pertica, restava solo la rabbia e il desiderio di sfidare se stesso. Ottenuto il baccalauréat, diciottenne si trasferì a Parigi dove contemporaneamente si iscrisse all’Ecole de médecine, prese lezioni di violino e frequentò la scuola di ginnastica di Triat.5 Non di- 5 80 Antoine Hyppolite Triat (1813-1881) fu uno dei personaggi alle origini della ginnastica moderna in Europa. Nato vicino Nîmes, a Saint Chaptes, fondò la sua prima scuola di ginnastica a Bruxelles nel 1840. Venuto a Parigi istituì ivi un ginnasio nel 1849, destinato ad una notevole fortuna sia per il grande pubblico che per la nobiltà; lo stesso venne mai medico, fu violinista per qualche anno all’Opéra de Paris, ma la fisiologia e la musica dovevano comunque entrare a far parte della sua passione definitiva, lo studio scientifico dell’EF. Le scuole di ginnastica francesi a partire dal 1870 si erano date un obiettivo chiaro: associandosi al movimento generale di desiderio di rivincita nei confronti dei vincitori di Sédan, bisognava formare forti giovani per difendere la Patria. Il giovane Demenÿ rimane insoddisfatto dell’empiria di quelle scuole e progetta, insieme ai suoi amici, di applicare gli studi di fisiologia che apprende all’università alla pratica della ginnastica. Nel 1880-1881 fonda, insieme ad Emile Corra6, il Cercle de gymnastique rationnelle. Questa associazione scientifica ottiene una piccola sovvenzione annuale dalla municipalità Parigina (1000 franchi all’anno) e, per sei anni, organizza corsi di ginnastica “scientifica”, sottoposta al controllo dell’osservazione e dell’esperienza, in cui si studiano corsi teorici di anatomia, meccanica dei movimenti e fisiologia ed igiene elementare. L’obiettivo della scuola è “contribuire al reclutamento di un personale insegnante illuminato; il suo pubblico è quindi prioritariamente quello degli istitutori e degli allievi delle Écoles normales” (Pociello, 1999, p. 73). Nel corso degli anni si assoceranno al Cercle personaggi di grande spessore scientifico e politico, a cominciare da Paul Bert, medico fisiologo e ministro dell’Istruzione Pubblica, passando per Mathias Duval, associato alla facoltà di medicina per arrivare allo stesso Marey. Tra i membri corrispondenti del circolo si annovera poi quell’Eugène Paz (1837-1901), allievo di Triat, che aveva fondato nel 1873 la Union des Société de Gymnastique de France (USGF). An- 6 Napoleone III frequentò il ginnasio di Avenue Montaigne. Demenÿ lo conobbe negli ultimi anni di attività: nel 1879 Triat abbandonava la sua professione. E. Corra (1848-1934), franco-massone, giornalista, è l’anello di congiunzione fra Demenÿ e la cerchia sociale e politica del positivismo, di cui lo stesso Corra è storico e teorico. 81 corché visto con sospetto dai militari della Scuola di Joinville, che giustamente ravvisano nel Cercle di Demenÿ e Corra un pericoloso concorrente nel campo dell’istruzione degli insegnanti di ginnastica, esso godrà del favore sociale garantito appunto dai 300.000 membri dell’USGF. Ma, soprattutto, la collocazione della sede sociale del Circolo all’interno della Station Physiologique del Collège de France, contestualmente alla nomina di Demenÿ preparatore – nel 1882 – di Marey farà del giovane ricercatore la figura che meglio rappresenta l’incardinamento della educazione fisica nella scienza del movimento e della fisiologia del vivente. Per dodici anni, infatti, Demenÿ condurrà la sperimentazione alla Station Physiologique seguendo i dettami di Marey, ma più spesso in grande autonomia stante l’assenza del professore per i mesi invernali, lontano nel suo buen retiro invernale a Posillipo per oltre tre lustri (Malthête, Lefebvre, & Mannoni, 2000). La collaborazione si interromperà nel 1894 con una brouille per motivi di brevetti relativi ad apparecchiature di ripresa proto-cinematografica (il cronofotografo di Marey, il fotofono-fonoscopio di Demenÿ) e questi sarà allontanato definitivamente dalla cerchia del fisiologo di Beaune (Dibattista, 2010, pp. 139-148). In quegli anni, comunque, Demenÿ ha modo di impadronirsi dei metodi di sperimentazione in fisiologia che Marey va implementando (il metodo grafico, la cronofotografia) e di costruirsi il solido patrimonio culturale e scientifico che utilizzerà nel resto della sua carriera professionale. Nel 1891 Demenÿ dirige un corso per la formazione degli insegnanti di ginnastica a Parigi , corso che non ha ancora carattere ufficiale, e redige un Manuel de gymnastique et de jeux scolaires per il Ministero dell’Istruzione Pubblica, destinato – come dice egli stesso – a preparare gli spiriti alle riforme che si impongono e che non tarderanno ad essere accettate. L’anno precedente ha condotto, sempre per conto del Ministero, un viaggio di studio in Svezia per l’analisi del metodo svedese di ginnastica (Demenÿ, 1901), metodo su cui si appunteranno le sue critiche e contro il quale, come vedremo più avanti, co82 struirà dialetticamente il “suo” metodo “razionale” di ginnastica. Nel 1900 organizza a Parigi il 1° Congresso Internazionale di Educazione Fisica. Nel 1902 è nominato professore di fisiologia all’École militaire de Joinville, dove sono cadute le resistenze e Demenÿ viene riconosciuto a buon diritto il fondatore della EF scientifica francese. Lo stesso anno pubblica Le basi scientifiche dell’EF. L’anno successivo inaugura un Corso superiore di EF che prepara al Certificato di Studi Superiori in EF, diploma che diventa obbligatorio partire dal gennaio 1908 per insegnare l’educazione fisica nei licei. Il percorso di istituzionalizzazione della disciplina per cui il ricercatore si batte da trent’anni è ormai una realtà. Nel 1909 compare L’évolution de l’éducation physique. L’école française, opera che ripercorre la storia dell’EF e del contributo che Demenÿ stesso ha dato alla sua fondazione. Se nel campo della fisiologia scientifica rimarrà il “preparatore di Marey”, nella preistoria del cinema si è guadagnato un posto a sé e nella storia della fondazione disciplinare dell’EF è l’unico vero savant della scuola francese. 3. Breve storia dell’Educazione Fisica in Francia La monografia che ripercorre le tappe delle fondazione di quella che ormai Demenÿ ritiene la “sua” disciplina è, in realtà, un pamphlet corrosivo rivolto contro la scuola avversaria, la scuola svedese, rappresentata in Francia da Philippe Auguste Tissié (1852-1935), neuropsichiatra (infra, p. 85), il “Ling francese”. Sin dalle prime pagine l’opinione di Demenÿ sul metodo svedese è chiara: Creato per aule chiuse sotto un cielo scuro e gelido, questo metodo rilette la malinconia dei suoi abitanti: la povertà dei suoi mezzi e la mancanza totale di senso artistico lo rende poco piacevole; esso è spesso in contraddizione completa con le osservazioni della fisiolo- 83 gia di cui tien conto solo in teoria. È un metodo morto, ispirato dallo studio del cadavere, che non darà mai gioia, né vita, né fioritura all’essere umano. (Demenÿ, 1909, p. 18). La struttura dell’opera è piuttosto farraginosa, con continui percorsi all’indietro nel tempo: Demenÿ non ha la facilità di scrittura di Marey, né è rigoroso come storico. I suoi continui rimandi disorientano il lettore che, una volta giunto alla situazione contemporanea dell’EF in Francia dopo pagine e pagine di percorso storico viene inopinatamente, e più volte, risospinto indietro a Platone e ai giochi olimpici per ripercorrere strade già visitate. Riassumendo e riordinando la lunga esposizione di Demenÿ, è possibile individuare tre fasi dello sviluppo storico della disciplina che conducono, parafrasando Koyré, l’EF dal mondo del pressappoco all’universo della precisione. La prima fase – empirica – si può grosso modo collocare nel periodo che va dai lavori di Clément Joseph Tissot (Tissot, 1780) al 1880 ed al pernicioso successo del metodo svedese in Francia. La fase successiva, fase di tastoni, di tentativi ed errori, coincide appunto con gli anni in cui il metodo svedese si propone come il migliore, mentre la ginnastica razionale muove i sui primi passi con in Circolo di Carra e Demenÿ e con l’insegnamento rivolto agli educatori promosso a Joinville. La terza fase, quella del metodo scientifico-sperimentale, è introdotta dagli studi che trasformano la fisiologia del movimento in una vera scienza, quindi dalle ricerche prima di Duchenne de Boulogne, poi di Claude Bernard ed infine di Étienne-Jules Marey. Come in ogni discours préliminaire storico-scientifico che si rispetti, lo stato dell’arte è poi quello raggiunto grazie all’opera di chi scrive. Del lavoro del chirurgo militare Tissot Demenÿ propone lunghissimi excerpta, spiegando questa profusione con la scarsa reperibilità del volume in questione. Fondamentalmente, la visione della ginnastica come utensile terapeutico riprende le idee ippocratico-galeniche sulla questione: 84 Quando le malattie, che sono nella maggior parte dei casi frutto dell’intemperanza e dell’ozio, ebbero ridotto l’umanità alla triste necessità di ricorrere ai medici, questi, già convinti che niente di meglio contribuisce alla conservazione e alla restaurazione della salute che un esercizio fisico adeguato alla differenza delle complessioni, delle età e del sesso, e conoscendo d’altra parte l’inclinazione dell’uomo verso la ginnastica, non esitarono a cogliere tutto ciò che di questa arte poteva essere vantaggioso per i loro malati. A quell’epoca, la ginnastica medica cominciò a fiorire (Demenÿ, 1909, p. 50). La fase empirica, quindi, è caratterizzata dalla ripresa dei temi classici e dall’uso igienico-curativo dell’EF. D’altra parte Tissot è lo stesso che riscuote un notevole successo con la pubblicazione del suo De l’influence des passions de l’âme dans les maladies (1783) che gli vale la nomina alla Società reale di Medicina di Parigi. Il valore terapeutico ed educativo della ginnastica – che peraltro in questi autori è più gioco, acrobazie, spettacolo, divertissement che scienza nel senso che intende Demenÿ – è ripreso da Francisco Amoros (1770-1848) ulteriore “grande padre” della ginnastica francese che scrive appunto un Manuel d’Éducation physique, gymnastique et morale (1830). Per Amoros la ginnastica è “la scienza ragionata dei nostri movimenti, dei loro rapporti con i nostri sensi, la nostra intelligenza, i nostri sentimenti, i nostri costumi e lo sviluppo di tutte le nostre facoltà”. Demenÿ chiama dunque “empirica” la fase dei Tissot, dei Londe, di Amoros perché nonostante le dichiarazioni di principio di questi autori, il raccordo della loro pratica ginnastica con la scienza dell’anatomia e delle fisiologia è più auspicato, preconizzato che realizzato. In realtà ad una precettistica morale si giunge attraverso la prescrizione di una serie di attività fisiche poco caratterizzate da un punto di vista fisiologico: marciare, correre, saltare, lottare, scalare ostacoli, stare in equilibrio, nuotare, tirare di spada, danzare e, nel caso di Amoros anche cantare (per sviluppare la voce). 85 L’ultimo dei personaggi passati in rassegna nella fase empirica è Alexandre-Napoléon Laisné (1810-1896), allievo di Amoros, a cui si deve la fondazione dell’École Normale de gymnastique de Joinville nel 1852. Medico, fu fautore del trattamento dei disturbi coreici mediante gli esercizi ginnici. Il capitolo dedicato alla fase di tatônnements – tentativi ed errori – contiene, in realtà, la critica serrata che Demenÿ oppone al sistema svedese di Ling e dei suoi epigoni gallici. Dobbiamo accettare – si chiede Demenÿ – il sistema svedese di Ling come Dogma Intangibile? Al sistema svedese viene accordato gratuitamente lo status di precisione scientifica, ma risaliamo alle fonti originali e non ritroveremo in Svezia che rari lavori sulla fisiologia del movimento, constateremo che tutta la Scuola Svedese è empirica (Demenÿ, 1909, p. 117). Il fatto è che le verità fanno molta più difficoltà a penetrare fra gli educatori che in qualsiasi altro ambiente. Ci sono due ragioni per questo: l’educatore ha delle abitudini che non abbandona facilmente e il metodo scientifico non è entrato che eccezionalmente in queste questioni (ibid., p. 115). Come accennato più sopra, Demenÿ ha preso parte insieme a Lagrange (Dibattista, 2009) ad un viaggio in Svezia per verificare l’applicazione del metodo lì dove è stato creato. In un articolo apparso nel 1905 sulla Revue Scientifique egli ha riportato le sue conclusioni, favorevoli all’adozione in Francia di un “sistema misto”, che prende dagli inglesi le prescrizioni igieniche ed i giochi all’aria aperta, dagli svedesi la ginnastica pedagogica ed estetica, tenendo ferma la ginnastica militare sviluppata a Joinville. Egli stesso caratterizza così la sua posizione come “eclettico”. Eppure, nel momento stesso in cui conce- 86 de al metodo svedese questa posizione all’interno della propria proposta, in quest’opera sferra un attacco feroce a Tissié, a sua volta incaricato otto anni dopo Demenÿ di una missione in Svezia per conto del Ministero dell’Istruzione. Tissié ha fondato nel 1888 la Ligue Girondine d’éducation physique che, alla fine del secolo, si trasformerà nella Ligue Française d’Éducation Physique e che nasce in opposizione alle idee agonistiche di De Coubertin e presto assume un carattere fortemente pedagogico: Tissié, convinto della teoria sulla degenerazione degli uomini e delle razze così in voga alla fin del secolo ritiene che l’educazione fisica possa costituire una risposta terapeuticamente significativa alla decadenza fisica e morale dei giovani, dei delinquenti, dei moralmente degenerati e si impegna in una pluriennale campagna volte a far riconosce questa particolare efficacia alla pratica della ginnastica (Saint-Martin, 2006). Demenÿ, nel rivendicare la primazia, rispetto a Tissié, dell’introduzione del metodo sperimentale nell’educazione (“l’ho fatto vent’anni prima di lui”) rimprovera al medico di Ariège di ritenersi unico depositario della verità insieme con gli Svedesi e di pretendere l’accettazione a scatola chiusa dei precetti di quella scuola considerati come apodittici, definitivi, incontrovertibili. Per questo, “combattendo il sistema svedese combatto una forma di oscurantismo e dogmatismo cieco e faccio un atto di giustizia e di progresso” (Demenÿ, p. 118). Nella fase di tatônnements, ai fautori del sistema svedese si oppone la “scuola francese moderna”, composta da educatori e fisiologi il cui scopo è il miglioramento delle funzioni vitali e non lo sviluppo volumetrico della muscolatura. La scuola francese moderna è guidata da un ideale di magnanimità e bellezza morale, ma sopratutto si pone come una disciplina scientifica, perché della scienza applica il metodo. Al contrario della scuola svedese, essa è armonica e globale: “non si può pretendere di sviluppare un uomo a pezzetti, mettendo insieme le parti isolate e sviluppate separatamente; così non si ottiene un essere veramente perfezionato, ma semplicemente un automa” (ibid., p. 236). 87 Infine, la terza fase, positiva e sperimentale, coincide con il lavoro scientifico condotto nei laboratori delle istituzioni accademiche francesi e, ovviamente, in particolare con il metodo sperimentale adoperato da Demenÿ, nella applicazione del metodo grafico di Marey alla valutazione dei risultati dei programmi di EF. E, quindi, assistiamo alla messa in opera di una panoplia di apparecchiature, il rachigrafo, il toracometro, il conformatore semplice manuale ed il conformatore doppio, a sistemi di ripresa come la fotografia con reticolo e la cronofotografia che consente la trasformazione di una ripresa di un affondo di spada nella sua ipostasi geometrica. Non c’è scienza senza strumentazione sperimentale che consente la matematizzazione degli accrescimenti volumetrici, la geometrizzazione delle posture, il disegno misurabile degli atti del vivente. Questo è l’unica via per abbandonare il cammino a tastoni che fin qui ha percorso l’EF: Questi esempi bastino per mostrare quanto l’applicazione dei metodi esatti di misura ai risultati dell’educazione [fisica] possono illuminare questa, indirizzandola verso una strada sicura al riparo da opinioni vacillanti e da tentativi fallaci. Noi chiediamo che questi lavori interrotti vengano ripresi e che si moltiplichino i laboratori di ricerca in tutte le nazioni (ivi, p. 351). 4. Anatomia cadaverica versus fisiologia vivificante? Il problema fondamentale con il sistema svedese è, secondo Demenÿ, che si tratta di un metodo che non si accorda affatto con “che cosa è il vivente”. Esso si rivolge fondamentalmente ad un corpo senza anima, ad uno scheletro guarnito di muscoli, ma sprovvisto del suo sistema nervoso. Criticando un affermazione di Clément Julien Joseph Lefébure (1861-1928), il propugnatore in Belgio del sistema svedese, che aveva spiegato come «gli esercizi svedesi costituiscono una successione rigorosa di soluzioni precise date a problemi specifici di meccanica biologica», egli rilevava come 88 La base di questo insegnamento, dunque, non è fisiologica, né tantomeno meccanica; essa è geometrica, in quanto dalla struttura del cadavere ha la pretesa di dedurre razionalmente l’applicazione del movimento al vivente. Non è possibile perfezionare la natura umana con delle indicazioni così rozze (ibid., p. 216). In altre parole, i tanto decantati esercizi estetici di Ling sarebbero artificiali, dedotti da proporzioni puramente geometriche di un disegno inanimato dell’anatomia umana normale e miranti ad una pretesa armonizzazione delle parti che è tutta idealizzata, ad una perfezione da proporzioni auree morfo-volumetriche che da blocchi marmorei privi di vita muove pretendendo di giungere ad altrettanto freddi gruppi scultorei, perfetti nelle loro misure quanto immobili e rigidi rispetto alla fluida cinetica del vivente. Un esempio di questa aporia è la questione delle “cinque posizioni fondamentali”. Tissié ha richiamato con vigore l’attenzione degli studiosi su questo punto: “Ignorare il valore delle posizioni fondamentali significa ignorare in meccanica il valore dei punti di appoggio delle leve, poiché ciascuna posizione fondamentale è il punto di appoggio del corpo sul suolo”. Per Demenÿ, queste affermazioni sono del tutto arbitrarie: dove sta scritto che le posizioni fondamentali sono cinque e non piuttosto sei? Che cosa vuol dire che le posizioni fondamentali sono punti di appoggio? In base, poi, a queste cinque pretese posizioni fondamentali come fa Tissié e ricavarne solo 87 posizioni derivate, quando il calcolo combinatorio porterebbe ad ipotizzarne un numero ben maggiore? L’attacco al Ling francese ed ai suoi sostenitori non potrebbe essere più feroce: Combattendo il sistema svedese, combatto una forma di oscurantismo e dogmatismo cieco e faccio atto di 89 giustizia e di progresso. Coloro che lo vogliono propagandare come il beneficio più grande si dichiarano apostoli della verità; perché dunque fanno di tutto per impedire alla verità di venire alla luce? Eliminare uomini validi e rimpiazzarli con degli incapaci notori ecco una maniera singolare di aiutare il progresso. Descriversi calorosamente come partigiani dei metodi scientifici e contemporaneamente opporsi alle ricerche sperimentali che sole costituiscono la scienza, nascondere le luce sotto il moggio scartando i lavori che non si accordano con il loro sistema, servirsi di documenti falsificati senza valor scientifico, rendere pubblici solo i risultati congressuali a loro favorevoli, infine disorganizzare l’insegnamento e sottrarre fiducia ad ogni metodo positivo, ecco, mi sembra che siano azioni che mal si accordano con lo spirito di sacrificio e la sincerità dell’apostolo e dello scienziato. Ci si guarda bene dal rispondere alle obiezioni ragionevoli e fondate che vengono da ogni parte, ma non si disdegnano le nostre indicazioni che vengono usate per correggere gli errori grossolani che noi abbiamo indicato, ma senza riconoscerlo. Ci si appropria dei nostri lavori [...]. Questi sono i comportamenti nei nostri riguardi (ibid., p. 129). Mettendo per ora da parte le considerazioni polemiche di carattere istituzionale richiamate qui sopra da Demenÿ, vogliamo puntualizzare quali sono le differenze concettuali fondamentali fra il metodo svedese e il metodo scientifico francese. Se si parte dal presupposto, sottolineato da Amoros, ma che risale indietro nel tempo a Cartesio e Baglivi, che l’uomo può essere considerato una macchina il cui movimento deve essere ottimizzato da un punto di vista meccanico, entrambi gli approcci intendono rifarsi ad esso. Nella affabulazione di Demenÿ tuttavia, l’uomo macchina di Ling e Tissié è osteo-muscolocentrico, la macchina del sistema francese è neurocentrica. Di conseguenza, 90 occuparsi dei muscoli e lasciare il cervello, loro padrone, nell’ignoranza di quello che fanno, è come parlare ai servi senza contattare il loro capo, è come voler educare il cadavere e chiedergli di rivivere, andando incontro ad una grande delusione (ibid., p. 194). Insomma, l’opposizione creata – artatamente? – da Demenÿ è tra una idea del vivente ferma alle strutture concettuali della iatromeccanica sei-settecentesca, e l’immagine del vivente che, passata attraverso gli studi di Bichat, Magandie, Flourens, Claude Bernard, sta approdando alla fine dell’Ottocento alla concezione cinetico-energetica di Marey e di Hirn. Non statue ma motori: dall’anatomia inanimata alla fisiologia che trova nel movimento le stigmate della vita e nella produzione di lavoro utile lo scopo dell’educazione fisica. In conclusione, la scuola francese guarda alle funzioni vitali ed al loro miglioramento e non allo sviluppo degli organi, fatto che non ha senso, in quanto il volume degli organi non ha stretta relazione con la loro vitalità; essa considera il vivente non allo stato statico ma come produttore di lavoro utile. E tuttavia, a noi pare che la dialettica fra i due sistemi non sia risolvibile, come vorrebbe, Demenÿ, nelle antitesi: staticodinamico, cadavere-vivente, massa-energia o, sotto il profilo pedagogico, dogmatico-sperimentale, sistematico-eclettico. In verità, Tissié si muove spesso in sintonia con gli scopi igienico-pedagogici di Demenÿ e, nella pratica, le posizioni sono molto meno distanti di quanto il pamphlet non lasci intendere. Verosimilmente, c’è qualcos’altro che diversifica le posizioni, una nota concettuale di fondo, una kuhniana appartenenza a due paradigmi lontani e perciò incommensurabili che è ben più irrisolvibile della pretesa dialettica cadavere-vivente. Quando Demenÿ lamenta che il sistema di Ling non è in realtà tale perché manca un testo di rifermento – “Ling morendo ha lasciato pochissime cose scritte e sopratutto pochissime cose precise; egli aveva trattato l’educazione fisica da poeta senza farne una sintesi riguardante le qualità fisiche” – tocca a nostro parere una questione più profonda. Il sistema di Ling e la versione francese di 91 Tissié abbandonano presto o sfiorano soltanto lo iatro-meccanicismo positivista e il neurocentrismo dei fisiologi francesi del XIX secolo: è più figlio di una psicologia romantica (nel caso di Ling) e di una ispirazione pedagogico psichiatrica (nel caso di Tissié) che non di uno scientismo meccanico materialistico come vuole l’eclettismo di Demenÿ. Infatti, come fa notare, J. Ulmann, “L’opera principale di Ling, Gymnastikens allmänna grunder, ricollocava innanzitutto l’organismo umano nella natura e cercava di averne una conoscenza in profondità. Solamnte in un secondo tempo venivano abbordati i problemi realtivi alla ginnastica” (Ullmann, 2004, p. 285). E il punto di partenza di Ling era un vitalismo dinamico, chimico e meccanico molto più vicino al pensiero di Herder e Schelling che al meccanicismo di discendenza cartesiana della scuola fisiologica francese. E non basta. È forse possibile ipotizzare anche un’altra dimensione in quello che sembra un conflitto di idee e magari nasconde una lotta per un primato scientifico-istituzionale che si traduce in posizioni di controllo e potere in campo pedagogico nazionale: Demenÿ cerca dal lontano 1880 di candidarsi ad una posizione preminente nell’area della pedagogia dell’EF, come istruttore degli istruttori. Ma gli aspiranti al titolo di “padre della educazione fisica francese” in questi anni sono una folla: Demenÿ, Tissié, Paz, Laisné, ognuno con la sua associazione culturale e con il gruppo sociale. E mentre a Joinville Demenÿ insegna la sua ginnastica razionale ai futuri insegnanti di EF, lo stesso fa Tissié con il sistema svedese a Pau. Di conseguenza l’aspro diverbio teoretico – smentito dalla prassi – rimanda certamente ad un più prosaico conflitto per il controllo istituzionale della disciplina. Riferimenti bibliografici Bichat, F. X. (1800). Recherches physiologiques sur la vie et la mort. Paris: Brosson-Gabon. Binet, A. (1902). G. Demenÿ - (vol. de la Bibliotèque scientifique internationale) - Les bases scientifiques de l’Éducation Physique. (Analyse bibliographique) L’année psychologique, 9, 452-457. 92 Cabanis, P. J. G. (1802). Rapports du physique et du moral de l’homme. Paris: Baillère. Collinet, C. (2000) Les courants d’Éducation Physique en France. Paris: PUF. Demenÿ, G. (1890). De la précision des méthodes d’éducation physique. Revue scientificque (Revue rose), 46(8), 353-359 Demenÿ, G. (1901). L’éducation physique es Suède (mission de 1891). 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