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Parlare di anarchia o di anarchismo non è semplice. Non è semplice perché questi termini vengono ancora utilizzati nel senso di anomia, caos, confusione, disordine, persino da storici dell'area socialista.

Altre culture 7. 143 Riviste, case editrici e biblioteche anarchiche di lingua italiana in Svizzera* Gianpiero Bottinelli Parlare di anarchia o di anarchismo non è semplice. Non è semplice perché questi termini vengono ancora utilizzati nel senso di anomia, caos, confusione, disordine, persino da storici dell’area socialista. Anarchia ha il significato di assenza di un comando, di un capo, di un governo ed è un termine utilizzato con valenza negativa perché le classi dirigenti (o aspiranti tali) di ieri e di oggi − religiose e laiche − hanno decretato come legge universale, divina o naturale, che necessariamente vi debbano essere un dio, un sovrano, un capo, un centro di comando, dei governanti e dei governati, in altre parole una gerarchia, un dominio, affinché possa esistere una società umana organizzata. È grazie a un pensatore francese, Pierre-Joseph Proudhon, che abbiamo il primo e consapevole impiego della parola “anarchia” come una rivendicazione di libertà, uguaglianza, solidarietà, in contrapposizione sia al suo uso in termini negativi, sia ad altre teorie politiche fondate su differenti forme e relazioni di potere politico, economico e religioso. L’anarchia si contrappone quindi ad una visione elitaria della società e per i libertari è paradigma di una società non gerarchica, favorevole alla libera sperimentazione, all’autogestione. Ai suoi esordi l’anarchismo si svilupperà come una delle correnti socialiste all’interno dell’Associazione internazionale dei lavoratori (Prima Internazionale), differenziandosi radicalmente dalle analisi marxiste che volevano ricondurre alla proprietà privata dei mezzi di produzione la causa principale del privilegio e dello sfruttamento. Infatti, per l’anarchismo la distribuzione ineguale e gerarchica del potere è l’origine principale della disuguaglianza sociale. Infine − a differenza del liberalismo, dottrina parziale della libertà, e del socialismo marxista e socialdemocratico, dottrina parziale dell’uguaglianza − considera libertà e uguaglianza valori presi alla radice, inscindibili, la cui realizzazione avviene in contemporanea. 7.1 Riviste Il Congresso dell’Associazione internazionale dei lavoratori riunito nel Giura bernese, a Saint-Imier, il 15 settembre 1872, con la partecipazione dei delegati giurassiani, italiani, francesi e spagnoli, segna la rottura definitiva delle sue più importanti Federazioni con il Consiglio generale diretto da Marx ed Engels. Nasce così il movimento anarchico organizzato mediante l’Internazionale federalista e antiautoritaria, raggiunta poco dopo anche dalle sezioni del Belgio e dell’Olanda. * Ringrazio per le osservazioni Marianne Enckell, Massimo Ortalli, Werner Portmann, Rosemarie Weibel, Edy Zarro. Altre culture 144 Tanto per fornire un’indicazione iniziale, si può dire che da La Rivoluzione sociale, organo ufficiale della Federazione italiana edito a Neuchâtel nel settembre 1872 (numero unico), al trimestrale ticinese Voce libertaria sorto nel 2007 in Svizzera sono pubblicate − tra periodici, numeri unici, almanacchi e bollettini − almeno 28 testate anarchiche di lingua italiana1. Inizialmente queste pubblicazioni trattano le vicende della vicina penisola e sono là esportate clandestinamente; in seguito, dalla fine dell’Ottocento fino alla prima metà del Novecento, si rivolgono soprattutto agli immigrati. In questa sede saranno tralasciate sia la stampa rivolta esclusivamente all’estero, sia quella occasionale per presentare in breve i periodici che hanno coinvolto maggiormente l’immigrazione italiana e il canton Ticino. E si può iniziare proprio dal Ticino, con un cenno al giornale socialista luganese, Il Lavoratore (1887-89), “tribuna libera, aperta all’operaio ed ai socialisti di tutte le scuole”. Ma in poco tempo questo foglio diventa “l’organo ufficiale del Grütli per i membri di lingua italiana”, prendendo poi parte alle lotte locali di partito. Nel marzo 1888, questa evoluzione porta alle dimissioni dalla redazione di alcuni anarchici italiani come Maurico Marracini, Isaia Pacini e Francesco Innocenti, residenti a Lugano sin dal 18842. Più tardi, ecco un settimanale politicamente anomalo: il 4 gennaio 1896 nasce a Zurigo L’Emigrante ticinese illustrato, organo della Federazione delle Società ticinesi di mutuo soccorso. Questa associazione vuole tutelare gli interessi comuni dei “fratelli ticinesi” emigrati, offrire loro un soccorso nei casi di infortunio, malattia e morte, aiutarli moralmente e finanziariamente ecc., ma non raggiunge il successo auspicato, tanto che la rivista chiude i battenti dopo 25 numeri, il 22 agosto 18963. Foglio eccezionalmente ben confezionato, illustrato con le opere ticinesi presenti all’Esposizione nazionale, di primo acchito sembra posizionarsi nell’area laica e liberale-radicale, benché espliciti di non voler intervenire nei vari conflitti partitici del cantone d’origine. Ma almeno un dato è certo: dieci articoli di fondo non firmati dal titolo Lo Stato, sono chiaramente anarchici4, come confermano i seguenti passaggi: “Ci premeva anzitutto di confutare il liberalismo economico a scanso di equivoci. […] Noi crediamo lo Stato un’istituzione barbara […] che deve cadere per far posto a delle associazioni costituite dal libero accordo.”5 1 2 3 4 5 Una quindicina di schede sono state pubblicate da Leonardo Bettini, in Bibliografia dell’anarchismo, vol. I, tomo 2, Firenze, Crescita politica, 1976, pp. 233-260; vedi anche I. Zosso, La presse anarchiste italienne publiée en Suisse: 1872-1914, tesi di laurea presso l’Università di Losanna, Sezione di storia, 2001. Cfr. M. Binaghi, Addio, Lugano bella, Locarno, Dadò, 2002. C. Vicari fu presidente del comitato direttivo a Zurigo; dal secondo numero redazione e amministrazione ebbero sede a Ginevra, mentre il periodico fu stampato a Carouge. Risultano 433 soci, aderenti alle sezioni di Bienne, La Chaux-de-Fonds, Le Locle, Neuchâtel, Neuveville e Zurigo. Cfr. L’Emigrante ticinese illustrato, (in seguito: L’Emigrante), 15.8.1896. L’autore è probabilmente il tipografo ticinese Luigi Bertoni (Milano 1872 - Ginevra 1947), residente definitivamente a Ginevra dal 1895, responsabile dal 1900 de Il Risveglio anarchico/ Le Réveil anarchiste. Per una sua biografia cfr. G. Bottinelli, Luigi Bertoni. La coerenza di un anarchico, Lugano, Edizioni La Baronata, 1997. L’Emigrante, 25.4.1896. Riviste, case editrici e biblioteche anarchiche 145 “L’educazione alla libertà non basta per preparare un avvenire migliore, ci vuole altresì l’educazione alla solidarietà. [...] Quali sono le istituzioni che meglio educano alla pratica della solidarietà? I sindacati e le cooperative. I primi [...] costretti a disputare il pane quotidiano, non vedono spesso che l’utilità dell’oggi e minacciano di compromettere l’emancipazione completa [...], così noi gli abbiamo visto combattere le macchine, combattere il cosiddetto lavoro di confezione, chiedere l’esclusione delle donne e una riduzione troppo grande del numero degli apprendisti, cose tutte assolutamente sbagliate [...]. Non bisogna quindi far troppo caso di [sic] queste contraddizioni, ma cercare solo di diminuirle nella maggiore misura possibile. I sindacati sono un’ottima istituzione, come pure le cooperative operaie, ed è col loro aiuto che dobbiamo propagare e coltivare i germi della società futura. Ma, per carità, non domandiamo l’intervento del nemico, lo Stato. Le cooperative spesso hanno fatto fiasco, grazie alla ladrerie degli amministratori o a gelosie e difficoltà molteplici, il tutto inevitabile in una società come la nostra. Ma non bisogna disperarsi, far tesoro delle esperienze e ritentare. [...] Per affrettare l’avvenire bisogna rompere intieramente col passato. La conquista dei poteri pubblici consigliata da taluni al popolo, è cosa lunga, difficile e d’un risultato dubbio. Se noi vogliamo un mondo nuovo dobbiamo pensare ad istituzioni nuove. [...] Spedire i migliori dei nostri nei parlamenti, in un ambiente eminentemente corrotto e corruttore, non serve che a prepararci nuove e più amare disillusioni. [...] Non dobbiamo più partecipare a nessuna festa, a nessuna commemorazione della classe dominante, dividerci completamente da lei per schierarci contro.”6 Due anni dopo, ma con un orientamento assai diverso, appare L’Agitatore, “periodico comunista anarchico” di Neuchâtel, redatto esclusivamente da esuli, tra cui Giuseppe Ciancabilla, Domenico Zavattero, Oreste Boffino, Felice Vezzani. Nonostante si situi su chiare posizioni antiorganizzatrici, lancia − con cautela − la proposta “per un [r] aggruppamento anarchico” rivolta ai compagni italiani sparsi nei diversi cantoni. Con poco successo. Poi, con l’uccisione a Ginevra dell’imperatrice d’Austria da parte di Luigi Luccheni, commentata con l’articolo Un colpo di lima del 17 settembre 1898 che approva e giustifica il regicidio, viene soppresso su richiesta del governo italiano, i collaboratori e poco meno di un centinaio di anarchici o presunti tali, vengono espulsi con decreto del Consiglio federale tra settembre e dicembre dello stesso anno7. Si rilevi con una breve parentesi l’instaurarsi nel 1898 di una spettacolare alleanza, pur involontaria, tra i socialisti e i governi. A Ginevra socialisti svizzeri, francesi, russi e italiani si propongono, su iniziativa di questi ultimi, di costituire un comitato di coordinamento che unisca gli sforzi contro l’anarchismo8, mentre una rappresentanza governativa svizzera partecipa in gran segreto (almeno nelle intenzioni) alla Conferenza internazionale per la difesa sociale contro gli anarchici, svoltasi a Roma nel novembre e 6 7 8 L’Emigrante, 22.8.1896. L’Agitatore viene pubblicato da luglio a settembre 1898; conta 12 numeri e 1500-2000 copie. Gli antiorganizzatori sono individualisti nei mezzi (tattica), considerato che rifiutano l’organizzazione specifica (politica) ritenuta fonte di autoritarismo, ma, a differenza degli individualisti, sono comunisti anarchici nella concezione della società. Cfr. M. Vuilleumier, Il Partito socialista svizzero e la II Internazionale in AA. VV., Solidarietà, dibattito, movimento − 100 anni del Partito socialista svizzero, Lugano, Fondazione PellegriniCanevascini, 1988, pp. 112. Altre culture 146 dicembre dello stesso anno, sottoscrivendo alcune misure di collaborazione tra le polizie dei diversi Stati. Da parte socialista, restano aperti alcuni interrogativi: si tratta solo di una rinnovata volontà di apparire separati dagli anarchici − d’altronde già esplicitata ai Convegni internazionali di Zurigo del 1893 e di Londra del 1896 − causata dagli attentati del periodo? O forse le motivazioni sono anche da ricercare nel ciclo di lotte operaie iniziate soprattutto nell’ultimo decennio dell’Ottocento, che sorprende, oltre il padronato e il governo, anche l’Unione sindacale svizzera e i Partiti socialisti locali ed “esteri” attivi in Svizzera9? D’altro canto, da parte di governi e polizie la Conferenza internazionale porta alla schedatura sistematica dei militanti anarchici (ma anche di sindacalisti e socialisti rivoluzionari), in cui sono segnalati il loro domicilio, gli spostamenti, le espulsioni ecc.; queste informazioni sono comunicate agli altri paesi mediante un bollettino mensile, inviato regolarmente dal Ministero pubblico federale anche alle polizie cantonali10. Un cambiamento importante − pur nel solco delle tematiche già sviluppate da L’Emigrante ticinese illustrato − avviene con la pubblicazione del quindicinale Il Risveglio socialista anarchico/Le Réveil socialiste anarchiste di Ginevra, avviata il 7 luglio 1900 e cessata solo nel secondo dopoguerra. Una svolta, e per diversi motivi. Innanzitutto, questo periodico è chiaramente più difficile da sopprimere poiché il redattore responsabile è un cittadino elvetico11, il bleniese Luigi Bertoni, ma soprattutto sin dall’inizio esso si propone − opponendosi fermamente ad alcune tendenze anarchiche individualiste ed antiorganizzatrici − di partecipare in maniera costante all’organizzazione economica ed associativa, all’educazione sociale e alla propaganda fra gli operai “[...] per la lotta di classe, per una vita di liberi e eguali”. L’associazione “è un fatto biologico, una necessità sociale. La concezione dell’uomo non può essere a nostro parere, disgiunta da quella dell’uomo associato12.” “Alcuni che si dicono anarchici, e il più delle volte lo sono in realtà, non s’iscrivono nei loro rispettivi sindacati e se ne tengono in disparte, perché secondo loro si tratta di organizzazioni autoritarie che servono solo a fare il gioco dei politicanti di mestiere. E questo è in parte vero; ma è per dare un altro indirizzo al movimento professionale, per sottrarlo alle influenze di troppo astuti o troppo ingenui predicatori di riforme legali, per spingerlo anch’esso sulla via rivoluzionaria, che noi dobbiamo tutti entrare nei sindacati, ove il compito nostro sarà tutt’altro che facile, ma però indubbiamente fecondo.”13 9 10 11 12 13 Dal 1880 al 1914 sono recensiti 2426 scioperi in Svizzera, con un totale di 348’000 partecipanti; cfr. E. Gruner, Arbeiterschaft und Wirtschaft in der Schweiz 1880-1914, t. 2/2, Zurigo, Chronos, 1988, pp. 1528-1582. Cfr. Tout va bien: lo Stato poliziesco e la polizia politica festeggiano 120 anni di vita, in Voce Libertaria, marzo 2009. Tuttavia il periodico subisce inizialmente sequestri alla frontiera italiana per aver approvato il regicidio di Gaetano Bresci del 29.7.1900 e viene proibito in Austria, mentre in alcuni cantoni ne è interdetta la vendita nei chioschi: primeggia il canton Vaud, già all’uscita del secondo numero. Il Risveglio socialista anarchico/Le Réveil socialiste anarchiste (in seguito Il Risveglio/ Le Réveil), 7.7.1900. Gli anarchici e i sindacati, in Il Risveglio/Le Réveil, 7.7.1900. Riviste, case editrici e biblioteche anarchiche 147 Dal 1905 al 1908, periodo di euforia del movimento operaio, Il Risveglio/Le Réveil diventa persino settimanale. Poi, dal 1910 fino al 1940, si trasforma in due quindicinali distinti in base alla lingua, i quali, con una tiratura media complessiva di 4000 copie, sono annoverati tra i più longevi e importanti organi anarchici a livello internazionale fino alla prima metà del secolo scorso14. Svolgono un essenziale ruolo all’interno del movimento anarchico francofono e italiano in Svizzera, riuscendo immediatamente a diventare un efficace strumento di dibattito e scambio d’informazioni tra i militanti, occupandosi anche di rendere pubblici i dibattiti interni al movimento, e nel contempo favorendo la nascita di numerosi gruppi nei centri industriali del paese. Infatti, limitandoci a conteggiare i gruppi anarchici di lingua italiana in Svizzera, ne risultano attivi sei nel 1900, dieci nel 1902, 27 nel 1915 e 24 nel 193015. Inoltre, Il Risveglio diventa particolarmente importante durante il fascismo, assumendo un ruolo internazionale allorquando le pubblicazioni italiane incontrano non poche difficoltà di continuità nell’esilio. Nonostante la linea comune i due quindicinali hanno una funzione differenziata: non si rivolgono allo stesso pubblico, saltuariamente vi figurano gli stessi articoli. Infatti Il Risveglio − redatto nel primo anno soprattutto da esuli, poi da immigrati − si indirizza alla numerosa colonia italiana, diventando praticamente l’organo del movimento anarchico di lingua italiana in Svizzera. Per parte sua, Le Réveil − redatto da alcuni veterani della Fédération jurassienne assieme alla nuova generazione di libertari elvetici − si rivolge al movimento operaio francofono16, diventando anche l’organo della Fédération communiste anarchiste de la Suisse romande nel primo decennio del secolo e della Fédération anarchiste romande negli anni Venti e Trenta. Forse un po’ a malincuore, ma per non creare inutili malintesi sull’aggettivo “socialista”, ormai ritenuto sinonimo di riformista, dal 1913 le due testate vengono rinominate Il Risveglio comunista anarchico/Le Réveil communiste anarchiste e dal 1926 − dopo la costituzione dei partiti comunisti − Il Risveglio anarchico/Le Réveil anarchiste. Ecco alcune tematiche essenziali dei due periodici: organizzazione sindacale, manifestazioni, lotte e scioperi delle Unions ouvrières (Camere del Lavoro) romande e dei sindacati autonomi italiani, poi negli anni Venti-Trenta anche quelli condotti dalle sezioni ginevrina e vodese della Federazione svizzera dei lavoratori edili e del legno (affiliate all’Unione sindacale svizzera), in cui gli anarchici sono assai attivi, e dal loro braccio di azione diretta La Ligue d’action du bâtiment; associazionismo e organizza- 14 Composto di quattro pagine per ciascun numero, fra cui alcuni speciali pubblicati ad esempio per il primo maggio con una tiratura di 8000/10’000 copie, conta un migliaio di abbonamenti. I collaboratori de Le Réveil/Il Risveglio pubblicano dal 20 giugno 1903 in lingua tedesca Der Weckruf (editore responsabile Otto Karmin), di cui escono sei numeri; dal 3 ottobre 1903 la testata viene redatta autonomamente da anarchici residenti nel canton Zurigo fino al numero 58 del primo maggio 1907. 15 Senza dimenticare il contributo di Luigi Bertoni, l’infaticabile propagandista, con un centinaio di conferenze annuali in diverse località della Svizzera. 16 Vi si affiancano fino alla Grande guerra due importanti settimanali del sindacalismo rivoluzionario: L’Emancipation di Ginevra (1902-04) e il battagliero La Voix du Peuple di Losanna/Ginevra (1906-14), organo della Fédération des Unions ouvrières de la Suisse romande (FUOSR). La FUOSR, fondata nel 1905 ad opera di anarchici e sindacalisti rivoluzionari, raccoglie nel 1908 dieci Camere del Lavoro, 70 sindacati, 7000-8000 operai svizzeri, italiani, francesi e tedeschi. Altre culture 148 zione dei gruppi di affinità; difesa dei militanti e scioperanti stranieri in detenzione e/o espulsi; scritti storici e teorici; dibattiti; internazionalismo e antimilitarismo, antibolscevismo, antifascismo, anticlericalismo; documentazione di prima mano sulle vicende della rivoluzione spagnola17. Nel frattempo, nel corso del primo ventennio del Novecento, nascono e muoiono altre testate. Alcune si situano su posizioni individualiste o antiorganizzatrici cercando di contrastare le istanze sindacaliste ed associative de Il Risveglio, come il settimanale bilingue L’Azione anarchica/L’Action anarchiste di Ginevra del 1906, che si spegne senza storia dopo quattro numeri18. Altre appaiono assai confuse ideologicamente, come per esempio La Rivolta, “periodico quindicinale di propaganda, di critica, di battaglia” del 1912, diretto da Giulio Barni e Ettore Bartolazzi con la collaborazione di Libero Tancredi (pseudonimo di Massimo Rocca), Oberdan Gigli, Virgilio della Vespa, Pilade Valesella e del socialista ticinese Guglielmo Canevascini. Tuttavia, uno dei tratti caratteristici di questo foglio è la magnificazione della vita e della forza in uno slancio vitalista e bellicista (la forza, la violenza sono elementi essenziali che devono scuotere la società, la rivolta è tutto); non sarà quindi casuale l’adesione dei suoi collaboratori all’interventismo nel corso della prima guerra mondiale e poi di alcuni al fascismo19. Diversamente, su posizioni sindacaliste, è da segnalare il mensile Le Falot, “critique populaire valaisan”, poi “critique populaire du Valais”, fondato nel 1914, il cui redattore responsabile è Clovis Pignat20. Edito a Vouvry ad opera di una quindicina di sindacalisti rivoluzionari, anarchici e liberi pensatori del canton Vallese, consacra inizialmente la quarta pagina − Il Fanale − ai lavoratori italiani, con una dichiarazione più che attuale: “Il Fanale avrà per compito di far la luce sulla vita degli esuli, cioè di quei che, più per forza che non per capriccio, sono venuti a guadagnare il misero pane in questa vallata del Rodano. Il Fanale si sforzerà di distruggere le menzogne ed i pregiudizi sociali e nazionali che tante volte aizzano il lavoratore indigeno contro lo straniero.”21 Il suo scopo principale è la difesa di tutti i lavoratori del cantone (contadini, operai, artigiani e impiegati), la loro sensibilizzazione rispetto alla propria situazione di 17 Non è possibile citare i numerosi collaboratori de Il Risveglio residenti in Svizzera o altrove. Ne ricordiamo alcuni: Mario Aldeghi, Camillo Berneri, Luigi Bertoni, Georges Biolley, Giuseppe Bifolchi, Antonio Cavallazzi, Gigi Damiani, Luce Fabbri, Luigi Fabbri, Carlo Frigerio, James Guillaume, Pietro Kropotkin, Domenico Ludovici, Errico Malatesta, Leonida Mastrodicasa, Bruno Misefari, Max Nettlau, Francesco Porcelli, Nino Samaia, Carlo Vanza, Randolfo Vella, Felice Vezzani. 18 Questo periodico compare da aprile a luglio 1906, conta quattro pagine e forse 2500 copie; Henri Truan ne è il responsabile. 19 Stampato dapprima a Basilea poi a Lugano tra maggio 1912 e giugno 1913, conta 24 numeri, quattro pagine e 800 copie. 20 Pubblicato dal primo maggio 1914 al 1919 con alcune interruzioni dal 1915 a causa di sequestri, il mensile conta forse 70 numeri, quattro pagine; dal 1916 accanto alla testata appare la precisazione: “s’allumant et s’éteignant tous les mois”. Pignat (1884 - Monthey 1950), obiettore e collaboratore de Le Réveil di Ginevra e de La Voix du Peuple di Losanna, è tra gli animatori di rilievo dell’anarchismo e del sindacalismo vallesano francofono; dal 1921 al 1946 sarà segretario sindacale della Federazione romanda degli operai edili (affiliata all’Unione sindacale svizzera). 21 Primo passo, in Le Falot/Il Fanale, 1.5.1914. Riviste, case editrici e biblioteche anarchiche 149 classe sfruttata e oppressa e la denuncia degli abusi di cui sono vittima. Opponendosi alla costituzione di un Partito socialista locale, vuol favorire lo sviluppo di organizzazioni sindacali e di Camere del Lavoro al fine di sostituire nella società borghese “il perno di questa che è il danaro, con il lavoro, la solo vera ricchezza dell’umanità”. E con successo: nel 1917 viene fondata la Fédération ouvrière du Valais, cui aderiscono nove Camere del Lavoro costituitesi l’anno precedente. Internazionalista quanto Le Réveil e Il Risveglio nel corso della guerra, Le Falot/Il Fanale difende a spada tratta i numerosi disertori e renitenti rifugiati in Svizzera. Tuttavia, nel 1919 − con Pignat e una parte dei redattori, delusi dal seguito tutt’altro che rivoluzionario dello sciopero generale e nazionale del novembre 1918 − si rassegna a sostenere la fondazione di un partito operaio vallesano, il Partito socialista, ma “sbarazzandosi di avvocati, preti e militaristi22.” Certamente sin dai primi anni del Novecento su Il Risveglio appaiono note, documenti, corrispondenze su vicende o cronache del canton Ticino, ma i contributi dei compagni locali e di Luigi Bertoni, che vi si reca sovente per conferenze e dibattiti di propaganda, risultano saltuari. Comunque, in occasione del primo maggio del 1927 e del 1928, Il Risveglio pubblica il numero speciale Ticino libertario, curato in parte dai compagni ticinesi, illustrato anche dalle silografie di Alexandre Mairet23. L’anno seguente si affiancano altre due riviste a Il Risveglio: l’Almanacco libertario, “pro vittime politiche” di Ginevra, una pubblicazione annuale con una collaborazione internazionale, edita da Carlo Frigerio, animatore del Comitato anarchico pro figli dei carcerati politici d’Italia: “Da tempo progettavamo di iniziare la pubblicazione regolare di un almanacco libertario che, secondo il nostro parere, è uno dei mezzi più semplici ed efficaci di propaganda e volgarizzazione delle nostre idee. […] È specialmente dedicato alle vittime politiche ed il suo ricavo sarà destinato alle famiglie dei nostri colpiti in Italia. […] La nota antifascista ha un posto preponderante in questa nostra prima edizione. […] Tale preoccupazione non c’impedisce tuttavia di denunziare come nefaste tutte le istituzioni coercitive dello Stato che si frappongono nei vari paesi alla libera esplicazione del pensiero e della propaganda.”24 L’altra testata è Vogliamo!, “rivista mensile di coltura sociale, storica e letteraria”, nata a Biasca il primo agosto 1929. Direttore responsabile è Carlo Vanza − animatore 22 A questa svolta gli anarchici interrompono la collaborazione. 23 Il Ticino libertario viene stampato a Ginevra, conta otto pagine e 5000 copie. Dal 1918 al 1930 Alexandre Mairet (1880 - Ginevra 1947) collabora a Le Réveil/Il Risveglio con 45 silografie, cfr. M. Bianchi, Alexandre Mairet (1880-1947) − Giornale della mostra, Lugano, Biblioteca cantonale, 1984. 24 L’Editore, in Almanacco libertario, ottobre 1928. Dal 1929 al 1941, il periodico, con 13 numeri di 80 pagine, è stampato dalla Tipografia Luganese. Carlo Frigerio (Berna 1878 - Ginevra 1966) nel 1901 emigra a Londra e a Parigi dove collabora a giornali anarchici; nel 1920 si trova a Roma come redattore per la politica estera del quotidiano Umanità Nova, poi, alla sua soppressione, della rivista Pensiero e Volontà; più volte arrestato dalla polizia fascista, nel 1927 rientra definitivamente in Svizzera. Altre culture 150 del gruppo libertario di Biasca e della Federazione anarchica ticinese25 − mentre i fondatori sono i fratelli Randolfo, Antonio e Diego Vella, dal 1927/28 esuli in Svizzera con i loro numerosi famigliari (la cosiddetta Tribù). Se l’essenziale è la ricerca di “quei mezzi pratici che rendano possibile l’attuazione dell’anarchia non appena si presenteranno gli eventi propizi”, la redazione precisa così gli scopi principali della rivista: “narrare le vicende storiche dei popoli e specialmente quelle che riguardano il movimento sovversivo, secondo il nostro punto di vista critico, […] dare battaglia con tutta la forza del nostro odio e con tutta la potenza della nostra possibilità al fascismo italiano, […] combattere la Chiesa che tenta di risorgere nella sua potenza e ferocia.” Per motivi professionali dei Vella, dal luglio 1930 il periodico si sposta in Francia, ad Annemasse (responsabile Léopold Faure), poi nel gennaio 1931 ritorna in Ticino, a Lugano, e viene ripreso da Vanza. In difficoltà finanziarie, la sua continuità viene compromessa anche dalle pesanti accuse del foglio comunista Falce e Martello nei confronti dei Vella, tacciati di essere spie fasciste. Benché poco dopo gli accusatori riconoscano pubblicamente l’infondatezza di tale affermazione, la pubblicazione del foglio cessa nel febbraio 193126. Nel gennaio 1938, al fine di impedire qualsiasi aiuto alla rivoluzione spagnola, la direzione delle Poste, in base ai decreti del Consiglio federale dell’agosto 1936, avverte Luigi Bertoni del blocco immediato del conto corrente postale de Le Réveil/Il Risveglio. Poi, l’escalation liberticida continua e, a discapito della tanto sbandierata libertà di stampa, dopo una serie di avvertimenti e minacce di censura lanciati sin dalla loro fondazione, i due quindicinali sono soppressi nell’agosto 1940 (chiudono entrambi con il numero 1054). Infatti, per anarchici, comunisti e trotzkisti sono soppressi i diritti di associazione, di riunione e di propaganda. Dopo sei pubblicazioni clandestine, dal titolo La Circolare rispettivamente La Circulaire, sequestrate a spedizioni parzialmente già avvenute, Bertoni e compagni danno continuità al foglio pubblicando un quindicinale bilingue, in formato opuscolo, diffuso clandestinamente per tutto il periodo bellico, fino alla morte dello stesso Bertoni nel gennaio 194727. Durante il conflitto e nel secondo dopoguerra il movimento anarchico in Svizzera è chiaramente in difficoltà. Un gruppo di anarcosindacalisti romandi abbandona il movimento, affiliandosi al Partito socialista, mentre il sindacalismo elvetico ha ormai esaurito, e 25 La Federazione anarchica ticinese viene costituita il 23 novembre 1930, stimolata dal Convegno degli anarchici italiani in Svizzera del 28 e 29 giugno svoltosi a Zurigo, e il suo ufficio di corrispondenza, dapprima a Lugano (responsabile Gerolamo Bobone), è poco dopo assunto dal Gruppo libertario di Biasca. 26 Il periodico conta nel complesso 14 numeri di 24 pagine (cui se ne aggiungono quattro di copertina). 27 La Circolare e La Circulaire, composte di quattro pagine, appaiono il 7 e il 21 settembre e il 5 ottobre 1940. In seguito saranno pubblicati 147 numeri in formato opuscolo de Il Risveglio/ Le Réveil, diffusi anche per via postale in Francia fino al 1942 e nelle Americhe, sovente nascosti tra altre riviste. Più precisamente da marzo 1945 (termine della clandestinità) al posto della precisazione “Quelque part en Suisse” appare la dicitura dell’editore, “L. Bertoni, Genève”, poi da settembre riappare in copertina il nome originario della testata, Le Réveil anarchiste/ Il Risveglio anarchico. Riviste, case editrici e biblioteche anarchiche 151 definitivamente, qualsiasi spinta sovversiva: “ogni idea di trasformazione sociale è bandita e chi la proponesse si farebbe fischiare” rileva Luigi Bertoni a proposito delle assemblee sindacali ne Le Réveil del marzo 1943, e con lucidità aggiunge nel gennaio 1946: “il movimento operaio non solleva nessun entusiasmo, vi si aderisce come a qualsiasi società d’assicurazione”. Nel contempo i gruppi anarchici italiani, ticinesi, romandi e svizzero tedeschi sono in via di estinzione. Insomma, viene a mancare il rinnovamento generazionale. Tuttavia, la vecchia guardia non demorde e, dopo la morte di Bertoni, non manca il rilancio. Infatti, Il Risveglio anarchico e Le Réveil anarchiste vengono subito ripresi nel loro formato originale e pubblicati sempre a Ginevra come un unico mensile bilingue dal maggio 1947 all’agosto 195028 e grazie a un ultimo sforzo, promosso anche da giovani, ancora da gennaio 1957 a dicembre 196029. Il Risveglio sarà l’ultimo foglio indirizzato in particolare alla colonia italiana in Svizzera. Dagli anni Cinquanta-Sessanta il movimento operaio non ha più alcuna prospettiva rivoluzionaria e neppure un progetto per una diversa società, integrandosi completamente nel mondo capitalistico, mentre il pensiero anarchico, libertario e antiautoritario è in fase di rinnovamento, o meglio di maggiore approfondimento di tematiche non sempre sviluppate a sufficienza o rimaste un poco nell’ombra nei decenni precedenti. Ripudia con maggior forza il determinismo economico e la “missione storica” della classe operaia, sottolineando con rigore che l’origine della disuguaglianza risiede soprattutto nella distribuzione ineguale e gerarchica del potere. Si propone di dissolvere ogni genere e forma di dominio sia sul posto di lavoro, sia a scuola, nelle istituzioni, in famiglia ecc.: una lotta permanente su tutti i fronti, dove la trasformazione del mondo deve accompagnarsi ad un cambiamento della vita e i protagonisti non saranno solo la classe operaia o i produttori, ma tutti coloro che sono vittime del sistema. Quindi, sull’onda della contestazione del Sessantotto − a 15 anni dalla cessazione della pubblicazione de Il Risveglio − nasce un nuovo periodico anarchico di lingua italiana: Azione diretta (1975-87), organo dell’Organizzazione anarchica ticinese (OAT), costituita a Lugano nel dicembre 1973 da una federazione di gruppi e individui. Nel periodico rimane quasi assente la voce della generazione o meglio delle due generazioni precedenti. Sono rari infatti i compagni anziani rimasti in Ticino, fra cui ad esempio Carlo Vanza (1901-1976), Antonietta Peretti (1896-1980), Arcangelo Carocari (1890-1982) e Clelia Dotta (1899-1985), e nonostante le importanti e proficue relazioni, non mancano alcune reciproche diffidenze tra “capelloni”, che difettano talvolta di basi più solide (teoriche, etiche, pratiche), e “vecchia guardia”, condizionata dal movimento degli anni Venti-Trenta e rimasta vivacemente in contatto con altri coetanei sia in Svizzera che all’estero30. 28 Escono 25 numeri di quattro pagine, di cui sono redattori responsabili Alfred Amiguet e Carlo Frigerio. 29 In questo secondo periodo escono 23 numeri di due pagine, il redattore responsabile è dapprima André Bösiger, poi Jean Vuignier, con la collaborazione di Alfred Amiguet, Henri Bartholdi e del giovane André Bernard per la parte francese, e di Carlo Frigerio coadiuvato dai giovani Pietro Ferrua e Claudio Cantini per quella italiana. La dicitura francese della testata verrà ripresa una prima volta per alcuni numeri nel 1968-69 e una seconda con un’edizione regolare dal 1979 al 1983. 30 Dal secondo dopoguerra alcuni “anziani” ticinesi e italiani domiciliati in Svizzera partecipano ai congressi della Federazione anarchica italiana (FAI). Altre culture 152 Azione diretta è un foglio eccezionale per la sua durata, se si considera la sua diffusione soprattutto nel canton Ticino e nelle valli di lingua italiana del canton Grigioni. Inizialmente “bimensile di propaganda antimilitarista”, poco dopo “mensile di propaganda anarchica”, poi “mensile anarchico” e negli ultimi anni “periodico anarchico”, illustrato tra l’altro dai disegni di Manolo Lacalamita, in 12 anni di attività tratta le seguenti tematiche: anarchismo (teoria, storia), antimilitarismo, antinucleare, autogestione, carceri, controinformazione, cronache/informazioni delle attività del movimento locale e internazionale, educazione/scuola, femminismo, immigrazione, omosessualità, repressione, sindacalismo31. Dopo una pausa di 16 anni, all’inizio del XXI secolo fa la sua comparsa in Ticino LiberAzione, un trimestrale fondato nel novembre 2003 come “foglio d’agitazione a cura del Gruppo anarchico Bonnot”: “Questo gruppo è nato spontaneamente attorno al desiderio e all’esigenza di tentare di rispondere, almeno in parte, alla necessità di cambiamento radicale della nostra società. Infatti ciò che accomuna i componenti del gruppo è la forte volontà di ricostruire il mondo su basi egualitarie. Per essere anarchici non è sufficiente essere dei ribelli: occorre volerla finire con la società capitalistica e portare nel cuore una società basata sull’eguaglianza, la libertà, la solidarietà.”32 Dal numero 12, in seguito allo scioglimento del gruppo Bonnot, diventa “periodico anarchico33.” Più tardi con l’allargamento della redazione − ma in diretta ed esplicita continuità − cambia il proprio nome in Voce libertaria, “periodico anarchico”, pubblicato dal maggio 2007. “Ecco una nuova testata anarchica ticinese. Nuova? Più o meno, perché Voce libertaria nasce dall’esperienza triennale di LiberAzione. […] Ma allora perché decidere di cessare le pubblicazioni di LiberAzione per dar vita ad un’altra testata anarchica? […] Semplicemente per due motivi: il primo, dato all’allargamento [sic] del gruppo redazionale, si è deciso di partire con un nuovo progetto editoriale, [inoltre] ci pareva comunque importante non avere una testata che potesse ricordare quella di Rifondazione o di qualsiasi altro partito o gruppo.”34 Da qualche tempo è in linea il sito di Voce Libertaria (www.anarca-bolo.ch/ vocelibertaria) che offre la possibilità di accedere a tutti i numeri del periodico. Infine, dal 2005 viene pubblicato il Bollettino del Circolo Carlo Vanza di Locarno35, in cui vengono presentati ai soci le attività svolte, il resoconto finanziario, biografie di anarchici, oltre ad essere segnalate e recensite alcune nuove acquisizioni. 31 I 94 numeri di 12 pagine in formato A4 sono stampati per circa dieci anni con una tiratura di 500-700 copie e in seguito di 250-300; Peter Schrembs, redattore responsabile dei primi numeri, è sostituito da Marina Soldati, poi da una redazione collettiva. 32 Presentazione, in LiberAzione, novembre 2003. 33 I 13 numeri (16/24 pagine di formato A4) sono pubblicati a Caslano in 300-400 copie; vi sono due redattori responsabili. 34 Editoriale, in Voce libertaria, maggio 2007. Il periodico di 32 pagine di formato A4, è stampato a Caslano in 500-700 copie; i redattori responsabili sono otto e rappresentano due generazioni. 35 Pubblicazione annuale di 12/16 pagine in formato A5 e di circa 300 copie. Riviste, case editrici e biblioteche anarchiche 7.2 153 Case editrici (libri, opuscoli) A fine Ottocento vengono pubblicati alcuni opuscoli dalla Biblioteca socialistaanarchica di Berna, Edizioni Carlo Frigerio, come Il Canzoniere dei Ribelli del 1899 o il famoso Almanacco socialista-anarchico per l’anno 1900. Questo Almanacco (stampato in 2500 copie) − edito da Frigerio in collaborazione con Luigi Bertoni e Emile Held, entrambi di Ginevra − suscita scalpore a causa di un appello anonimo (scritto da Errico Malatesta, allora esule a Londra) che invoca tutte le forze sovversive ad unirsi per abbattere la monarchia. Il governo italiano sollecita un intervento repressivo, la sua richiesta è servilmente accolta con la confisca di 1200 copie ancora in deposito mentre i tre redattori responsabili vengono processati dal Tribunale federale di Losanna nel maggio 1900, poi costretto ad assolverli. Nel Novecento, partito Frigerio per Londra, entrano in scena altri editori, come Luigi Bertoni. Questi promuove innanzitutto la ristampa de Il Prete nella Storia dell’Umanità. Saggio popolare di patologia psicologica (1900) del liberale-radicale ticinese Romeo Manzoni36, poi di saggi di Tolstoi, di Pietro Kropotkin, tra cui L’anarchia è inevitabile e L’anarchia, la sua filosofia, il suo ideale in coedizione con la Biblioteca socialista libertaria di Paterson/USA (10’000 copie). Nel contempo, sempre a Ginevra, Luigi Bertoni e compagni fondano le Edizioni del Risveglio, che pubblicano fino al 1936 poco meno di una trentina di opuscoli e libri37. Tra gli opuscoli citiamo almeno La peste religiosa di Giovanni Most (15’000 copie, in coedizione con la Biblioteca socialista libertaria di Paterson/USA), I prodotti della terra e dell’industria e L’Evoluzione, la rivoluzione e l’ideale anarchico di Eliseo Reclus, Michele Bakunin e Carlo Marx di Victor Dave, La guerra, cause ed effetti di Pietro Kropotkin, Lo sciopero generale di Francisco Ferrer, Abbasso l’esercito! (1905) e Cesarismo e fascismo (1928) di Luigi Bertoni come pure la riedizione di Fra contadini: dialogo di Errico Malatesta. Tra i libri sono da segnalare le tre importanti opere di Pietro Kropotkin per la prima volta in traduzione italiana, Parole di un ribelle (1904) e i due volumi de La Grande Rivoluzione 1789-1793 (1911, 10’000 copie)38, La scienza moderna e l’Anarchia (1913), di Max Nettlau, Bakunin e l’internazionale in Italia dal 1864 al 1872 (1928, introduzione di Errico Malatesta) ed infine, i tre volumi degli Scritti di Errico Malatesta (1934-36, con introduzione di Luigi Fabbri), curati da Luigi Bertoni, Luigi Fabbri e Mario Mantovani. Le Edizioni del Risveglio e le Editions du Réveil stampano inoltre litografie (a volte sequestrate) e cartoline39. Accanto alle Edizioni del Risveglio, pochi anni prima del primo conflitto mondiale, appare la Biblioteca libera editrice di Basilea, che pubblica i seguenti opuscoli: Francisco Ferrer Guardia. L’Assasinato [sic] di Montjuich, L’opera reazionaria della Democrazia sociale di Pietro Kropotkin, I vinti. Dramma in tre atti di Antonio Sasso, La Canaglia. 36 Pubblicato in traduzione francese nel 1901 dallo stesso Bertoni. 37 Le Editions du Réveil nello stesso periodo danno alle stampe una quindicina di opuscoli in francese. Per una lista non esaustiva delle pubblicazioni in italiano e francese dal 1900 al 1947, cfr. G. Bottinelli, Luigi Bertoni, cit., pp. 209-214. 38 Parole di un ribelle (gratuitamente) e il primo volume de La Grande Rivoluzione (dietro compenso) sono tradotti da Benito Mussolini. 39 Sono stampate in totale 15’000 cartoline, cfr. Il Risveglio, 31.12.1938. Altre culture 154 Bozzetto sociale in un atto di Mario Gino (stampato a Bellinzona nel 1912 presso la S.A. Stabilimento Tipo-litografico), La banda tragica di Luigi Lori, La donna e la rivoluzione di Federico Stackelberg, e annuncia la pubblicazione di altri saggi − a cui rinuncia probabilmente per la partenza forzata di numerosi immigrati italiani a causa del blocco dei lavori edili dell’estate 1914 − come Sciopero e sabotaggio di Fortuné Henry, La responsabilità e la solidarietà nella lotta sociale di Max Nettlau e I politicanti. Scene sociali in un atto. Altre pubblicazioni del periodo sono occasionali, come Chi siamo?, “opuscolo di propaganda anarchica elementare stampato a spese di alcuni operai emigrati in Svizzera da distribuirsi gratis” dato alle stampe dall’Editore Silvio Sissone di Montreux, Al mio amico contadino di Tommaso Concordia, edito dal Gruppo libertario di lingua italiana di San Gallo o Il neo-malthusianismo di Secondo Giorni pubblicato a Basilea a cura della Parola dei Liberi. Infine, sin da fine Ottocento a volte gli opuscoli sono stampati − senza specificare l’editore e l’autore − da alcune tipografie luganesi come la Tipografia Francesco Veladini con Fisiologia delle bombe per uno studente di medicina sociale, la Tipografia Sociale con Per la Storia. Pro vittime politiche e il Canzoniere dei Ribelli, la Tipografia Luganese Sanvito & C. con A testa alta! di Un Disertore (probabilmente Giuseppe Monnanni), “pubblicato ad iniziativa di un gruppo di refrattari italiani” e il Nuovo Canzoniere dei Ribelli del 1919. Alla fine degli anni Venti le Edizioni Vogliamo di Biasca pubblicano di Renato Chaughi e Camillo Berneri L’immoralità del matrimonio. Il peccato originale e, poco dopo, Pre-Anarchia. Pareri pratici sull’organizzazione della società pre-anarchica di Uno della Tribù (Randolfo Vella; 1932, Tipografia Luganese). Nel frattempo riappare anche Carlo Frigerio, da poco rientrato in Svizzera, che, oltre a dar vita nel 1929 al già citato Almanacco Libertario pro vittime politiche, nel 1938 edita a Ginevra due opuscoli mediante la Biblioteca di coltura libertaria: Il lavoro attraente di Camillo Berneri e Gli Anarchici e la Rivoluzione spagnuola di Luce Fabbri e Diego Abad de Santillán. In seguito bisognerà aspettare quasi 40 anni per la pubblicazione ad opera di occasionali case editrici ticinesi dei seguenti opuscoli: Il libro bianco sul penitenziario cantonale “La Stampa” del Collettivo carceri Ticino, edito dal Soccorso rosso antifascista di Muralto (1976), Il carcere in Svizzera. Il caso Petra Krause del Collettivo carceri Ticino/Croce Nera Anarchica, pubblicato dalla Cooperativa editoriale libertaria (1977) e, a cura del Gruppo promotore per la Lega per il disarmo della Svizzera, edito dal Centro di informazione sull’obiezione di coscienza/Associazione cultura popolare di Balerna, il Primo convegno nazionale per il disarmo unilaterale della Svizzera (1980). Nel 1978 prendono avvio le Edizioni La Baronata di Lugano, ad opera di Edy Zarro e Gianpiero Bottinelli, con lo scopo di pubblicare saggi, studi teorici e storici che si collocano nell’ambito del pensiero anarchico e libertario, con particolare riferimento alla Svizzera. La denominazione La Baronata richiama un luogo storico per il movimento, in particolare per il Ticino, in quanto fu la residenza a Minusio di Michele Bakunin e di Carlo Cafiero. Con un capitale iniziale − grazie al dono di Antonietta Peretti40 − sufficiente per stampare due libri, viene pubblicato il primo testo, un omaggio a Bakunin, Gli Orsi di 40 Per una biografia di Antonietta Peretti (Lugano 1896 - Bellinzona 1980), nata Griffith, già vedova Bonaria, vedi “Bollettino del Circolo Carlo Vanza di Locarno”, novembre 2007, n. 3, pp. 2 e Cantiere biografico degli anarchici in Svizzera in www.anarca-bolo.ch/cbach. Riviste, case editrici e biblioteche anarchiche 155 Berna e l’Orso di Pietroburgo. Si tratta di un libello del rivoluzionario russo che affronta anche il servilismo, le contraddizioni ed i limiti della democrazia borghese elvetica. Con una media di poco più di una pubblicazione annuale (35 titoli: 28 libri, 7 quaderni), La Baronata non precisa ulteriormente il suo progetto editoriale. Tuttavia, affronta una delle sue priorità: cercare di colmare il vuoto sulla memoria del movimento anarchico in Svizzera. Con questo intento pubblica un testo sulle origini dell’anarchismo in Svizzera, La Federazione del Giura di Marianne Enckell, poi mediante le biografie di due ticinesi attivi soprattutto nella Svizzera romanda − Luigi Bertoni e Giovanni Devincenti, sindacalista e socialista antiparlamentare − rivolge la sua attenzione anche al movimento anarchico della prima metà del Novecento. Si spinge in questa direzione anche la pubblicazione dell’antologia L’antimilitarismo libertario in Svizzera. Dalla Prima Internazionale ad oggi, raccolta a cura di Gianpiero Bottinelli ed Edy Zarro di 67 documenti/articoli corredati da note riguardanti il periodo storico nel quale si inseriscono, ed infine due obiezioni “esemplari” al servizio militare, una “tolstoiana” dell’allora pastore socialista Jules-Humbert Droz nel corso del primo conflitto mondiale e l’altra dell’anarcosindacalista ginevrino Lucien Tronchet nel secondo. Sull’antimilitarismo non mancano altre opere quali per esempio i manuali sull’obiezione di coscienza e il servizio civile, gli Scritti eretici di Tolstoi e il quaderno La pace possibile. Dello scrittore romando Daniel de Roulet sono stati tradotti in italiano Sosia. Un rapporto, autobiografia romanzata che tratta delle famose schedature politiche e delle vicende dell’estrema sinistra degli anni Settanta-Novanta in Svizzera, e un avvincente satirico giallo Davos Terminus, le avventure di un creativo oppositore all’“ultimo” Forum economico mondiale di Davos. Tra gli studi particolari, ma di portata non solo locale, curati da Peter Schrembs, si segnalano la biografia e gli studi etnologici di Mosè Bertoni − un bleniese (fratello di Brenno, primo cugino di Luigi) in contatto con Elisée Reclus − partito da Lottigna nel 1884 assieme alla sua famiglia e un gruppo di compaesani, con l’obiettivo di fondare una colonia anarchica in Argentina, approdato in seguito in Paraguay tra i Guaranì. Dello stesso Mosè Bertoni il breve scritto Le case dei pagani, accompagnato da un approfondito saggio, in cui presenta queste abitazioni costruite nel X o XI secolo in alcune valli ticinesi, forse rifugi di oppositori/resistenti all’invasione cristiana. E in quest’ambito non si vuole trascurare i temi dell’ateismo e del potere delle Chiese, affrontati ne Il complesso di Dio. Le radici dell’alienazione umana di Albert Joël, la prima versione italiana delle Considerazioni filosofiche sul fantasma divino, il mondo reale e l’uomo di Michele Bakunin, poi il vivace studio sulle imprese del cardinale Carlo Borromeo, un misogino sfrenato cacciatore di streghe adorato ancora oggi dai bigotti locali, Gerolamo Donato, detto il Farina, l’uomo che sparò a san Carlo e a fine primavera 2009 la ristampa (dopo ben 104 anni) di Gesù Cristo non è mai esistito di Milesbo, alias Emilio Bossi. Non è dimenticata la memoria sulla rivoluzione spagnola del 1936-39, dapprima con la pubblicazione del Diario di uno volontario svizzero del vodese Albert Minnig, poi con la minuziosa ricerca storica sulla collettivizzazione di un villaggio aragonese, Cretas. Autogestione nella Spagna repubblicana di Encarnita e Renato Simoni, ed infine con la testimonianza di un miliziano del Gruppo internazionale della colonna Durruti: Antoine Gimenez (Bruno Salvadori), Amori e rivoluzione. Ricordi di un miliziano in Spagna. Altre culture 156 In ambito pedagogico, con introduzione di Mario Lodi, la prima traduzione italiana de La Scuola Moderna di Francisco Ferrer, insegnante e attivista sindacale fucilato dal regime clerico-monarchico spagnolo nel 1909 (pubblicazione completata dalla cronistoria dell’Ecole Ferrer di Losanna, attiva dal 1910 al 1919). In seguito Vaso, creta o fiore? Né riempire, né plasmare, ma educare di Francesco Codello, dirigente scolastico di Treviso, presenta sia riflessioni per un’educazione libertaria, sia alcune scuole alternative, “autogestite”, “democratiche”, attualmente attive in Europa, nel Medio Oriente e nelle Americhe. Per le proposte di una società libertaria “qui ed ora”, una nuova versione italiana del sempre attuale bolo’ bolo. Un mondo senza danaro e il quaderno Per un’alternativa planetaria, entrambi dell’insegnante zurighese p.m. Tra i quaderni, avviati nel 2004 con l’obiettivo di raccogliere brevi testi, rammentiamo pure la rivisitazione di alcuni classici dell’anarchismo, come Malatesta e Proudhon, poi la pubblicazione di Un francobollo per Giuseppe Pinelli di Gianluigi Bellei, proposta originale che ha sfruttato la possibilità concessa dalla Posta svizzera di stampare con il computer i propri “francobolli” personalizzati (ufficialmente chiamate “impronte”), in questo caso con l’effige di Pinelli, il ferroviere defenestrato dalla questura di Milano nel dicembre 1969 e, nella primavera 2008, appare il saggio di Massimiliano Buccia che si china sulla regnante omofobia. Infine, quasi per dare un seguito al quaderno Una piccola storia dell’anarchismo di Marianne Enckell, nell’estate 2009 viene pubblicato a cura di Francesco Codello Gli anarchismi. Una breve introduzione, una guida e un compendio del pensiero anarchico e dei diversi tipi di anarchismi di ieri e di oggi e nell’estate 2010 il provocatorio saggio di Alberto Tognola: Lavoro? No Grazie! Ovvero: la vita è altrove. Dopo 32 anni le Edizioni La Baronata mantengono un capitale sufficiente per la stampa di un paio di libri e generalmente continuano quindi a pubblicare testi unicamente dopo la vendita dei due precedenti41. In questa condizione non hanno la possibilità di elargire un contributo finanziario agli autori, traduttori, correttori di bozze, impaginatori. Pure le copertine vengono eseguite da amici, cui viene concessa libertà e creatività: risultano perciò assai diverse le une dalle altre. La stampa, finora con due eccezioni, è affidata alla Cooperativa Tipolitografica di Carrara, gestita da anarchici. Le pubblicazioni hanno generalmente una tiratura di 650/800 copie, anche se in cinque occasioni si è superato il migliaio. Le opere sono diffuse in alcune librerie in Ticino, in Italia mediante un piccolo distributore, pubblicizzate su periodici libertari in Svizzera, Italia, Francia e Spagna e sul sito www.anarca-bolo.ch/baronata. Dal 2003 le Edizioni La Baronata partecipano alle giornate biennali della Vetrina delle edizioni anarchiche e libertarie di Firenze. In collaborazione con il Circolo Carlo Vanza di Locarno e il Centre international de recherches sur l’anarchisme (CIRA) di Losanna, nel 2008 hanno messo in rete sul sito www.anarca-bolo.ch/cbach il Cantiere biografico degli anarchici in Svizzera, un dizionario che vuole raccogliere ritratti di anarchici e libertari che sono stati attivi nel nostro paese. Attualmente vi sono inserite circa 1600 notizie biografiche. 41 La Baronata non è affiliata ad alcuna associazione di categoria e non chiede alcun sostegno finanziario a enti pubblici e privati. Riviste, case editrici e biblioteche anarchiche 157 Dal 1987, sempre nel cantone Ticino, a La Baronata si affianca per alcuni anni un’altra casa editrice libertaria, Le Edizioni “L’Affranchi” di Salorino, promosse da Fiorenzo Lafranchi (detto Fiore)42. Queste edizioni “sono la risultante dell’incontro tra individualità affinatarie [sic] che si preoccupano di presentare testi di autori provenienti da esperienze tra loro diverse, ma nel contempo si intersecano con le pratiche dell’anarchismo. Un’attenzione particolare è data alle esperienze avanguardistiche come il dadaismo, il surrealismo, il situazionismo, ecc. aggiunte a escursioni avventurose nei territori della patafisica.”43 Dal 1987 al 1995 pubblicano 20 opere di piccolo formato, ma non tascabili, suddivise in diverse collane: Giù la maschera!, Tasca nera, Ouverture, Al fuoco, Scompiglio, illustrate con opere originali di artisti − unico esempio del panorama ticinese − quali Gianluigi Bellei, Franco Beltrametti, Mario Carrìon, Massimo Colombo, Celso Grandi, Francesco Jost, Paolo Mazzuchelli, Nando Snozzi, Fabrizio Soldini. Rileviamo in particolare la riscoperta e il successo di tre opere del medico, drammaturgo e scrittore satirico Oskar Panizza, la prima traduzione italiana di bolo’ bolo di p.m., Ascona di Erich Mühsam, drammaturgo e poeta tedesco assassinato dai nazisti, i saggi del surrealista Benjamin Péret, di Georges Bataille, Percy Bysshe Shelley, Enrico Baj sulla patafisica, Raoul Vanegeim, Armand Robin, Dominique Noguez, Pino Bertelli sul cinema, il libello di Edward Sexby Uccidere non è assassinare (scritto del 1657), i carboncini di Gianluigi Bellei, le poesie di Manfredo Patocchi, il romanzo di Arnaldo Alberti Ch 91 e, da diversi autori, la condizione dell’anarco-ecologista grigionese Marco Camenisch. Con la scomparsa prematura di Lafranchi nel 1995, un paio di progetti hanno potuto essere rilevati e portati a termine dalla casa editrice Chersilibri di Brescia, diretta da Andrea Chersi, già collaboratore e traduttore per le Edizioni “L’Affranchi”. 7.3 Biblioteche Nella seconda metà dell’Ottocento sorgono alcune biblioteche libertarie, come la Russische Bibliothek fondata a Zurigo nel 1870, il cui responsabile fino al 1874 è un amico di Bakunin, il medico Valerian Nicolaevic Smirnov, la biblioteca diretta da Varlaam Cherchesov sorta nel 1877 a Ginevra, la libreria e biblioteca di Michail Elpidine, fondate pure a Ginevra nel 1881, o quella di Gustave Brocher aperta nel 1893 a Losanna; tutte raccolgono quasi esclusivamente pubblicistica rivoluzionaria in russo, francese e inglese. Alla fine del secolo con la partecipazione al movimento operaio di anarchici svizzeri, francesi, tedeschi e italiani, è segnalata una biblioteca anarchica a Zurigo gestita dai gruppi locali e in gran parte dono di Alfred Sanftleben44, mentre a Berna e a Sciaffusa 42 Fiorenzo Lafranchi (Cadenazzo 1957 - Varsavia 1995), educatore e fotocompositore-editore. 43 Cfr. Piccolo catalogo delle Edizioni “L’Affranchi”, novembre 1995. 44 Alfred Sanftleben (1871- Los Angeles 1952) nel 1897 pubblica a Zurigo un’importante antologia riguardante l’esperienza anarchica della Colonia Cecilia; nel 1900 si stabilisce negli USA, tra l’altro collaborando inizialmente alla rivista libertaria Regeneración (di cui assicura la pagina in inglese) promossa dal rivoluzionario messicano Ricardo Flores Magón. Altre culture 158 le biblioteche risultano integrate all’interno dell’Unione sindacale svizzera: per esempio la metà del patrimonio della Gewerkschaftskartell Bibliothek di Sciaffusa è costituita da pubblicazioni libertarie. Sempre a fine Ottocento, gli operai edili italiani a Zurigo aprono con il Maurer- und Handlanger Fachverein (sindacato muratori e manovali) una biblioteca libertaria attiva fino al primo conflitto mondiale, dove troviamo come responsabile per alcuni anni il muratore modenese Primo Righizzi, espulso dalla Svizzera nel 1906 con decreto del Consiglio federale in quanto diffusore di giornali ed opuscoli anarchici. Nei primi anni del XX secolo si avviano anche dei servizi di libreria, come il Service de librairie della Fédération des Unions Ouvrières de la Suisse romande (FUOSR), sito a Losanna-Pully45 o quello de Il Risveglio socialista anarchico/Le Réveil socialiste anarchiste di Ginevra, cui i lettori possono rivolgersi per acquisti di pubblicistica locale e internazionale, in francese e italiano. Inoltre vi sono i centri di documentazione delle Unions ouvrières affiliate alla FUOSR, in particolare la biblioteca della Maison du Peuple di Losanna, di cui risulta responsabile dal 1908 il sindacalista rivoluzionario Louis Baud. Nel 1905 Erich Marks e Rainer Trindler aprono una biblioteca anarchica a Zurigo − finanziata in gran parte dal socialista e libertario Fritz Brupbacher − in stretta collaborazione con i compagni italiani. Nel corso del primo conflitto mondiale alcuni disertori anarchici italiani − Giuseppe Monnanni (o Monanni), Francesco Ghezzi e Enrico Arrigoni − collaborano alla gestione della Biblioteca/Libreria internazionale di Zurigo di area socialista, mentre nelle sedi dei sindacati autonomi e dei gruppi anarchici italiani disseminati in Svizzera è sempre presente una raccolta di opuscoli e libri e vi è la possibilità di leggere giornali del movimento46. Negli anni Venti sono segnalate da Il Risveglio le biblioteche popolari di Amriswil, Arbon, Thalwil e Wädenswil, mentre negli anni Trenta risulta sempre attiva la Germinal presso il Club Aurora di Ginevra fondata dai gruppi del Risveglio/Réveil; nel 1931 quest’ultima, di cui è responsabile Carlo Frigerio, annuncia di possedere 620 opere in francese e italiano e diverse collezioni di periodici47. Al termine della seconda guerra mondiale tutto tace. Comunque, proprio in Ticino, brilla un piccolo raggio di sole nell’estate 1948, quando Il Risveglio anarchico di Ginevra segnala la biblioteca del Gruppo anarchico di Biasca: “apertura due giorni la settimana, rivolgersi a C. Vanza”. Poi un balzo importante, nonostante le infime forze: la fondazione nel 1957 a Ginevra del Centre international de recherches sur l’anarchisme (CIRA). Tra i fondatori, c’è Pietro Ferrua che − dopo 15 mesi di carcere a Gaeta per obiezione militare e un importante impegno nel movimento libertario italiano − si stabilisce a Ginevra nell’aprile 1954. Nel 1957 collabora alla nuova serie de Il Risveglio anarchico e con alcuni compagni svizzeri, bulgari, francesi – tra cui André Bösiger, Jean-Pierre Conza, Henri Bartholdi, Alex Alexiev (Sacho), André Bernard – dà vita al CIRA di Ginevra. Si riesce così a raccogliere 45 Si possono anche ordinare pubblicazioni riguardanti la sessualità, la limitazione delle nascite, le malattie veneree, come pure preservativi. 46 Informazioni orali di Ferdinando Balboni (1893-1984) di Basilea e di Arcangelo Carocari (1890-1982) di San Gallo, poi stabilitosi a Gentilino. I sindacati autonomi scompaiono quasi definitivamente nel corso del 1932 a causa dell’assicurazione disoccupazione obbligatoria. 47 Diviene parzialmente circolante per decisione assembleare della Fédération anarchiste romande del 30 settembre 1928. Riviste, case editrici e biblioteche anarchiche 159 gran parte della biblioteca Germinal, trovare numerose e preziose collezioni sparse in Svizzera e all’estero, documenti, archivi, manoscritti, acquistare libri ed opuscoli, ricuperare i fondi Bertoni, Gross-Fulpius, Frigerio ecc. per poi procedere alla catalogazione delle opere e dei periodici e alla loro parziale rilegatura. Quando Ferrua viene espulso dalla Svizzera nel gennaio 196348, Marie-Christine Mikhaïlov, sin dai primi anni collaboratrice del Centro, si assume la responsabilità di mandarlo avanti con l’aiuto della figlia Marianne Enckell. Nel 1964 la sede viene spostata nella sua abitazione a Losanna, in avenue de Beaumont 24, dove si trova tuttora49. Poi dalla metà degli anni Sessanta gli studi sull’anarchismo vengono sempre più approfonditi, pubblicati, diffusi e la biblioteca aumenta considerevolmente il suo patrimonio. In seguito il catalogo delle opere viene informatizzato e messo in rete (www.cira.ch). Attualmente il CIRA raccoglie 20’000 libri e opuscoli in diverse lingue, soprattutto in francese, italiano, spagnolo, inglese, tedesco (ma anche in portoghese, svedese, yddisch, cinese, giapponese, greco, russo, esperanto, ...), 4000 testate di cui 200 ancora attive, 500 film, 2600 manifesti e volantini, 1000 fotografie ecc. Senz’altro può ritenersi una delle maggiori biblioteche anarchiche a livello mondiale e finora è riuscita a proseguire esclusivamente grazie alla “militanza” (con l’eccezione di qualche stagiaire bibliotecario/a o di volontari del Servizio civile), attiva senza alcun sostegno di enti pubblici o privati e nel contempo riconosciuta come istituzione di utilità pubblica50. Saltuariamente edita libri e opuscoli in lingua francese e dà alle stampe annualmente il Bulletin du CIRA (a volte monotematico, come nel caso dei numeri su film e canzoni), in cui segnala le nuove acquisizioni. Il CIRA, al fine di poter acquistare il terreno dove è situata la sua sede, nel 2007 lancia un appello di sostegno finanziario (per 150’000 franchi), cui rispondono alcune centinaia di compagni e di amici, tanto da riuscire a raggiungere l’obiettivo nel mese di settembre dello stesso anno. A partire dagli anni Ottanta sorgono altre biblioteche e centri di documentazione, per esempio presso il centro libertario di Basilea o a Zurigo nei locali dell’Autonomes Jugendzentrum (1980), poi del Wohlgroth (1992) e dello Schwarzes Loch (1996), in cui però la pubblicistica di lingua italiana è presente in quantità esigua; queste biblioteche sono attualmente scomparse. Altri centri risultano invece ancora attivi accanto al servizio di libreria, come l’Infokiosque Chat Noir del Centre autonome de jeunesse (CAJ) di Bien- 48 Nel caso di Ferrua si tratta di un “rifiuto di rinnovo del permesso di soggiorno […] per aver dato una mano ai giovani del gruppo Ravachol che si erano poi compromessi lanciando qualche bottiglia incendiaria di protesta contro il Consolato della Spagna franchista”, cfr. P. Ferrua, Appunti per una cronistoria del CIRA, in “Rivista storica dell’anarchismo”, luglio-dicembre 2000, n. 2, pp. 99-108; per una breve storia del CIRA M.-C. Mikhaïlo, Chronique des “grandes années” du CIRA, in “Bulletin du CIRA”, marzo-ottobre 2002, n. 58. 49 Marie-Christine Mikhaïlov, poi Mikhaïlo (1916 - Losanna 2004). Più precisamente, il CIRA si trasferisce nuovamente a Ginevra nel 1974 e nel 1990 ritorna a Beaumont, ma in una sede di nuova costruzione. Fino allo scandalo delle schede (1989) il Centro è mantenuto sotto costante controllo postale, telefonico e persino fotografico dalla polizia politica; si ignora se il controllo persista ancora oggi. 50 Cfr. M. Enckell, Le Centre international de recherches sur l’anarchisme (CIRA), in A. De Giorgi, C. Heimberg, C. Magnin (a cura di), Archives, histoire et identité du mouvement ouvrier, Ginevra, Collège du Travail, 2006, pp. 80-86. Altre culture 160 ne e dal 1997 l’info-shop del Centro sociale autogestito Il Molino (CSOA) di Lugano51. Infine, nel 2004 sorge la biblioteca della Libertäre Aktion Winterthur con circa 400 opere, che possiede alcune pubblicazioni in italiano. Nel frattempo in Ticino prende avvio un ambizioso progetto. Nel 1986 Peter e Cesy Schrembs di Minusio propongono al pubblico la loro biblioteca personale di circa 2000 libri e opuscoli. Su iniziativa di alcuni compagni, a questo primo fondo librario si aggiungono pochi mesi dopo altre opere e riviste, tra cui una parte della biblioteca personale di Carlo Vanza grazie al dono della moglie Alice Rodoni52. A questo punto si sente però l’esigenza di dare una forma più concreta e stabile alla biblioteca costituita, ciò che porta alla fondazione di un’associazione, il Circolo Carlo Vanza (CCV). L’obiettivo è sia di costituire un archivio per la conservazione della memoria sul pensiero e sul movimento anarchico locale e internazionale, prestando pure particolare attenzione alle nuove tendenze dell’anarchismo e del movimento libertario-antiautoritario contemporanei, sia di promuovere incontri culturali in sede o in altri spazi: manifestazioni, presentazione di opere, filmati, dibattiti, aperitivi letterari. Inizialmente il Circolo attraversa non poche tribolazioni: alle difficoltà per il reperimento di una sede legate alla mancanza di fondi finanziari, si aggiunge perfino un allagamento che fortunatamente rovina solo una piccola parte del patrimonio. Dapprima sito a Minusio, il Circolo affronta poi un paio di traslochi, ma in sedi inadeguate ad accogliere il materiale sempre più cospicuo e ad ospitare gli stessi utenti. In seguito si registra una svolta, che costituisce sicuramente una sfida, se si considera che il Circolo si finanzia unicamente mediante le quote ordinarie e straordinarie dei soci: nell’estate 2003 il Circolo si trasferisce in due locali in via Castelrotto 18 a Locarno. Attualmente la biblioteca dispone di 4500 libri e opuscoli, in maggioranza in lingua italiana, tedesca e francese che trattano di anarchismo (pensiero, storia), antimilitarismo, autogestione, pedagogia, libero pensiero e di collezioni di periodici anarchici e libertari svizzeri, italiani, spagnoli, portoghesi, francesi, tedeschi, latino-americani, tra cui alcuni ancora attivi. Negli archivi sono depositate le carte processuali di Monica Giorgi, la documentazione di Fiorenzo Lafranchi, dell’Organizzazione anarchica ticinese e di Azione Diretta, della Lega svizzera dei diritti dell’uomo (sezione della Svizzera italiana), informazioni su La Baronata, residenza di Bakunin e Carlo Cafiero a Minusio, sul Monte Verità di Ascona, sull’antimilitarismo in Ticino, sulla vicenda di Marco Camenisch e la corrispondenza di Carlo Vanza, Giuseppe Bonaria, Giuseppe Peretti, Antonio Gagliardi, Luigi Bertoni, Carlo Frigerio, Luce Fabbri, Luigi Fabbri e altri. La biblioteca gestisce il sito www.anarca-bolo.ch/vanza, in cui si possono rintracciare gli autori, le opere, le case editrici, gli argomenti (solo per libri e opuscoli) con la possibilità di consultazione a domicilio per i soci. Aperto il sabato pomeriggio o su 51 Ora denominato Info-shop l’edo, è dedicato al no global Edo Parodi, morto a Zurigo nel febbraio 2002, poco dopo una manifestazione contro il Forum economico mondiale probabilmente a causa dei lacrimogeni della polizia. 52 Per una biografia di Carlo Vanza (Biasca 1901 - Biasca 1976) cfr. Bollettino del Circolo Carlo Vanza, novembre 2005, n. 1, p. 2 e Cantiere biografico degli anarchici in Svizzera, in www.anarca-bolo.ch/cbach. Purtroppo negli anni Sessanta Vanza spedisce ai compagni in Italia le sue importanti collezioni di giornali libertari. Riviste, case editrici e biblioteche anarchiche 161 appuntamento telefonico, il Circolo propone annualmente una decina di incontri, tra cui l’AnarcoPranzo, momento conviviale tra locali e compagni provenienti dalla vicina penisola e dalla Svizzera interna e fonte di autofinanziamento. Il CCV − come “il fratello maggiore”, il CIRA di Losanna − è membro della Fédération internationale des centres d’études et de documentation libertaires (FICEDL) e partecipa agli incontri tra i membri di quest’ultimo, da ultimo a Pisa nel settembre 2009. Dal 2005 pubblica annualmente il Bollettino del Circolo Carlo Vanza.