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La natura è piena di infinite ragioni che non sono mai state nell'esperienza.
Quorum Edizioni , 2019
UNA CATENA DI IMPRONTE La poesia è vita. Sembra lapalissiano. Ma non lo è. Perché c’è vita e vita. E certo la poesia è anche altro: aff ermazione, conoscenza, emozione, musica, oggetto, rivelazione, ritmo. Ma di fronte a questa antologia straordinaria di Jeton Kelmendi, dal titolo simbolico “Tra realtà e sogno”, la vita torna con prepotenza, con forza assoluta, malgrado il secondo lemma del binomio. Anzi, la parola sogno è essa stessa dentro la realtà. Jeton Kelmendi vive nella poesia e nella vita. Le sue non sono sensazioni, anche se tali appaiono, ma schegge sanguinanti, ferite arcane mai chiuse, richiami allo splendore del mondo e del creato, malgrado tutto. E soprattutto bagliori di luce e di speranza. “Non tutti i sogni sono facili da condividere”, grida Kelmendi, per poi aggiungere: “Progettiamo un futuro con speranza”. Allora eccolo in cammino sulle rotte spinose della vita: 6 Dischiudo la mia anima come un libro Olistico, Per imparare la crudeltà Dell’amore […] Aspetto, ora Come ieri, come oggi Come domani Jeton Kelmendi si tuff a nella tragedia del suo paese e del mondo ex jugoslavo con la dolcezza della parola, quasi come bimbo che abbia ritrovato la quiete, accanto alla madre, personaggio chiave dell’atroce e incomprensibile guerra: Questa è la guerra, e noi non conosciamo Il futuro Combattendo ogni giorno contro la morte Queste storie per le quali Gli uni o gli altri Sono caduti per la libertà Ecco dunque il poeta pensare, tra tempo di guerra e tempo di pace, sulla rotta dell’amore, conquistato, perduto e ritrovato. Egli torna e riparte, come la parola, è dentro le cose e nell’universo. Narra la vita tragica e il sogno. Tutto può accadere nella tragedia. E’ la sua somma speranza: Una volta i miracoli ti vengono incontro Oltre l’impossibile Una opportunità che 7 Due visioni si fondano l’una nell’altra. L’Ignoto si erge come una pietra miliare gigantesca, e Jeton Kelmendi parte all’avventura delle ombre, di ciò che è stato e che spera possa essere. Percorre la vita per lampi. Abita il mondo poeticamente come Hölderlin. E il tempo si fa corto, angelo che tutto annulla, con ammonizione dolcissima: Percorrendo la vita, Abbiamo lasciato impronte che ci hanno portato Nel ventunesimo secolo. Il tempo ha lasciato su di noi tracce non stimate. I resti di duemila anni fa Osservati in una passeggiata Nella penisola Illirica sono magnifi ci Oh queste mie impronte! La storia è una catena di impronte, di passaggi, di parole, di patria mutevole. Solo l’ “amore dalla poesia” può dirci che “tutta la tua vita sarà comprensibile”, e accettarne le conseguenze. Così il poeta scoprirà l’origine della materia, il senso della rotta, e si chiederà di fronte al creato: In quale stella è il nostro destino? “Le strade della vita conducono dappertutto”, e quindi : “Fidati di te stesso, per qualsiasi cosa / E continua ad andare avanti”. Somma lezione della parola poetica, la sola che conosca la possibilità di un’uscita, che sappia cosa resti della vita, che dia un senso alla vita e alla morte, e alla morte-vita. Di fronte a quanto è accaduto a Sarajevo, il Poeta ha il diritto di gridare con forza, rivolgendosi a Dio: 8 Oh mio Dio Quanto inumana è l’umanità Nel nostro tempo? Il tempo non ha alcuna considerazione per l’umanità In questa città Dove la Prima Guerra Mondiale E’ cominciata. Esattamente qui Dove si tenevano le Olimpiadi, Oggi In una giornata di primavera Siamo arrivati, il mio amico ed io Provenienti da oltre l’Atlantico. Ora Ogni volta che parlerò di Sarajevo Indicherò gli episodi Della vita Dove il personaggio principale È la morte Ecco il senso della nostra rotta. Cosa è “vivere”? Cosa è essere su questa terra? Ridare un ruolo centrale alla poesia, ritrovare l’ideale della Patria, quella vera, quella del cuore e quella di tutti i giorni, del sogno e della realtà. Mai dimenticare il senso del viaggio, le modifi che arcane sulle carte geografi che, i passaggi di passaporto, i termini della propria identità. E allora una domanda lancinante: Chi sono? Lo chiedo spesso a me stesso, mi chiedo anche della mia follia. 9 Nessuna La risposta. In TV Qualche volta sento dire che sono Kosovaro, altre che sono Albanese Anche quando è necessario; Come quando qualcuno racconta di progetti Grandi, nazionali, patriottici o altro. E una ulteriore domanda: Importa chi io sia Per conoscerli? Questa domanda resta sempre senza risposta. “Oggi diventa domani” e “ieri diventa oggi”, l’essenziale è “Non ritardare il nostro viaggio”, perché “la verità sta diventando sogno”, solo se ci si rende conto che abitare poeticamente il mondo signifi ca ridargli pace, serenità, dialogo, in uno slancio di libertà. La scrittura ritrova la sua forza. La parola quella dell’ebrezza di essere. Il gesto è nelle nostre mani. Jeton Kelmendi ci dimostra che essere poeta signifi ca coniugare le parole in ogni tempo con la vita. Messaggio meraviglioso che mai dovremmo dimenticare. Giovanni Dotoli Università di Bari Aldo Moro, 30 gennaio 2019
Cosa accade nella nostra mente quando immaginiamo? E cosa accade quando creaimo? Immaginazione e creazione sono la medesima cosa? Il percorso di questa tesi approfondisce le due tematiche all'interno del campo di ricerca della filosofia della mente all'incrocio tra filosofia e scienza.
This article proposes an overview of the works of a contemporary American scholar, Elliot Wolfson, one of the main researcher on Jewish Studies and Kabbalah. The interest for this author, whose works are not yet translated in Italian, sparks from a unique philosophical angle employed in the analysis and discussion of themes taken from religious and traditional sources. The article focuses in particular on the theme of imagination, a central and recurring motif in the works of Elliot Wolfson, and discusses the philosophical implications of this theme as it can be deduced from kabbalistic sources.
in Il desiderio preso per la coda, a cura di Alfonso Amendola, Emilio D'Agostino, Serena Sornicola, Atti del seminario di studi su Sogno, Teatro e Desiderio, 3-4 giugno 2008, Plectica, Salerno, 2009 1. La lettura tradizionale del primo verso della Commedia ("Nel mezzo del cammin di nostra vita"), secondo la quale il poeta alluderebbe ai suoi 35 anni di età, non fu unanime fra gli antichi commentatori del Poema. Guido da Pisa, in particolare, propose una intepretazione molto diversa, per la quale sintagma indicherebbe il sonno in cui il poeta era immerso quando si smarrì nella selva oscura. La esegesi moderna, sulla scorta di un passaggio del Convivio che compara l'esistenza umana ad un arco, o parabola, il cui punto più alto si situa sui 35 anni 1 , ha preferito tale lettura, e si è attestata sulla informazione cronologica esterna che collega gli anni di vita del poeta alla data del viaggio: l'anno giubilare 1300 2 . La proposta di Guido, però, merita di essere approfondita (indipendentemente dalle implicazioni profetico-visionarie che ne sarebbero deducibili), poiché suggerisce una ipotesi sulla genesi interiore, o psicologica, della Commedia che ci permette di contestualizzarne meglio l'ideazione nella biografia intellettuale di Dante, ed apre, inoltre, alla interpretazione del testo prospettive che vanno nella direzione onirica che è il tema del presente convegno.
2017
Questo numero della rivista si apre con i “contributi speciali” di due studiosi noti per qualità filosofica e lunga carriera accademica. Carlo Sini sintetizza le sue riflessioni sulla ragione filosofica collegata ai modi del discorso in cui essa si esprime e alla esigenza dell’esercizio genealogico che ne mette in luce la provenienza. Francesca Calabi svolge una raffinata analisi del ruolo preponderante della immaginazione insito nel sentimento della nostalgia. Di seguito, Elio Franzini si occupa della cosiddetta svolta iconica, che egli non ritiene possa essere determinata in modo prevalente dalle attuali influenze dell’universo mediologico sulla visione. Roberto Diodato pone la questione se definire la natura dell’immagine e della immaginazione sul piano della percezione e della psicologia, oppure, su quello ontologico.
A. Mengoni, G. Rakowitz (eds.), Immaginari e progetto, Mimesis, Milano, 2016
The paper sketches a brief introduction on the role of plural and historically situated "immaginari" - that we could translate as implied symbolic cultural references - in the project practices. It moreover ntroduces to the papers of the volume.
Aprire le porte all'immaginazione. "Alla corte del Principe di Birkasha arrivò una danzatrice con i suoi musicisti. E fu ammessa a corte e danzò alla presenza del Principe, accompagnata dalla musica del liuto e del flauto e della cetra. Eseguì la danza delle fiamme e la danza delle lance e delle spade; la danza delle stelle e la danza dello spazio.Poi fu la volta della danza dei fiori nel vento. Si fermò infine davanti al trono del Principe e si piegò dinanzi a lui in un inchino. E il Principe le ordinò di avvicinarsi, e le disse: "Bella fanciulla, figlia di grazia e diletto, da dove viene la tua arte? E come domini gli elementi dei tuoi ritmi e delle tue armonie?" E la danzatrice s'inchinò di nuovo davanti al Principe e rispose:
"Roma, giugno 1954, due del mattino, Piazza del Popolo. Una gatta si aggira furtiva tra i tavolini deserti di un bar, il rombo di una Gilera Nettuno 250 sport riecheggia da via Ripetta, un passante solitario lascia la piazza per Via del Babbuino. L’uomo sembra camminare a caso, senza avere una meta precisa. D’improvviso si arresta, rimane immobile di fronte ad un pannello completamento ricoperto da manifesti cinematografici. In quel punto le luci dei lampioni fanno solo un’ombra fitta, l’uomo si guarda intorno e si avventa sul muro, stacca con decisione, ma senza furia, uno dei manifesti e fugge verso Piazza del Popolo, riempiendo l’aria del ritmo sincopato dei suoi tacchi sui sanpietrini. La voce di una guardia lo raggiunge quando è ormai scomparso dentro un palazzo. Il poliziotto non ha voglia di inseguire un poveraccio, un matto che stacca i manifesti. Quel uomo, però, non è un pazzo ma è un artista, al momento sconosciuto ai più. Il suo nome è Mimmo Rotella ed entrerà molto presto nella storia dell’arte contemporanea." Saggio introduttivo del catalogo della mostra "Disegnatori di Sogni" Dal 30 giugno al 1 ottobre 2017 Casa del Cinema di Taormina Una produzione Taormina Arte
Ragione impura: Una Jam Session su …, 2006
The papers consider the role of imagination, and in particular of metaphysical imagination in scientific knowledge, suggesting an analogy between metaphysics and central perspective in geometry: it can be used to express by images something that cannot be fully conceived conceptually, but it contains an intrinsic tendency to justify itself on the basis of a more natural or truthful representation; the images might stimulate the active role of the subject in the representation but also tend to present themselves as the reflection of God’s eye; they might allow a recognition of the incompleteness and limitedness of the human’s point of view but also transform themselves into illusions that deceive the subject.
Un articolo sulle biotecnologie dal punto di vista dell'economia e dell'immaginario. Tenete conto che è del 1988 :-) Se non ricordo male, a indirizzarmi a "Politica ed economia" fu il compianto Riccardo Mancini (la metà sensata della coppia ErreEmmeDibbì che scriveva di fs sul manifesto in quegli anni - la metà fuori di testa, Daniele Barbieri, sta ancora in campo). Scrissi qualcosa su quella rivista fra il 1987 e l'89.
Premessa
Il problema dell'identificazione del soggetto nel sogno abbraccia diversi ambiti delle arti plastiche. Con il suo esodo, la psicoanalisi di stampo freudiano inizia a rapportare la sua specificità non solo alla cura ma anche alle scienze della natura. Il Circolo di Vienna elabora la compatibilità della nuova scienza al comportamentismo. Tale conclusione iniziale permette di pensare alla dimensione psicoanalitica come a una forma di filosofia che usa le tecniche descrittive della cura per ampliare la conoscenza della psiche.
Nell'Interpretazione dei sogni Freud analizza i diversi oggetti posti a disposizione della persona: l'oggetto di scelta e quello d'identificazione del soggetto. Quest'ultima può essere attiva o passiva. Lacan supera la questione dell'identificazione attraverso la cosiddetta introiezione. In tal senso è impossibile una vera riduzione simbolica dell'oggetto, come se le stesse psicosi in un certo senso fossero non presenti. Tale è la funzione dell'arte: non un significante oggettuale, bensì una catena storica pensabile, ossia vivibile simbolicamente. La differenza è evidente nel momento in cui pensiamo al metodo analitico lacaniano che è basato sul dialogo.
La trasformazione che avviene è esemplificabile nelle opere d'arte. La realtà dell'opera è sempre potenziale, mai compresa totalmente e quindi sempre riattualizzabile. La conservazione dell'oggetto nella memoria, in termini lacaniani, non ha una relazione biunivoca con un referente. La funzione che lega il processo di trasformazione al processo di esemplificazione artistica è quella dell'influenza nel soggetto e non di una vera e propria percezione. L'agente, ossia la persona che elabora senza subire, l'opera d'arte come il dialogo messo a frutto anche nella 2 psicoanalisi, ha a che fare con una realtà e non direttamente con l'oggetto. Nei termini lacaniani non esiste un rapporto diretto tra il soggetto e l'oggetto. Si tratta di stadi che fanno da preambolo alla percezione. Un esempio è quello del rapporto tra madre e bambino: se la madre non risponde all'appello del soggetto diventa reale, potenziale 1 .
L'altro elemento da considerare è quello dell'introiezione. Il passaggio che avviene tra il fuori e il dentro del soggetto rispetto alla realtà dell'oggetto è fantasmatico. Le qualità non sono esperibili come un'incorporazione. La fruizione dell'opera d'arte è simile al processo delineato: l'indagine sull'opera non è un'esperienza traducibile in dati oggettivi. L'impressione e l'imprevedibilità che caratterizzano la sensorialità sono definizioni di un rapporto identitario tra il soggetto e l'opera d'arte. Il sogno si costituisce come un elemento di transizione in stati diversi della realtà soggettiva. Si tratta di cercare di comprendere la relazione tra il momento intersoggettivo, proprio del linguaggio comune e del dialogo e la specificità simbolica dell'arte.
Dal senso onirico all'opera d'arte
Nella storia dell'arte ci sono diversi momenti di riflessione che permeano la relazione tra la razionalità e il sogno, come nel caso de "Il sonno della ragione genera mostri" (1797) di Goya. La fase estatica, di un'estasi dello sguardo che osserva ciò che è attraente, nel senso che pone come oggetto il colore come specchio del sogno, racchiude l'aporia del limite, della soglia di attraversamento che dal reale porta all'immaginario. Parlare di fenomeno artistico non è una conseguenza della mera descrizione delle forme che appaiono come linee e superfici, ma richiama l'identificazione del soggetto. La duplice funzione dell'esperienza artistica, quella analitica, della realtà visibile e quella auspicabile nella fruizione che è vivibile, quindi rammemorabile, si traveste di simbolismo con la trasformazione onirica. L'oggetto artistico diventa, dal secondo punto di vista, ossia del vivibile proprio della rammemorazione un oggetto di scelta ma comprensibile come stato esperenziale che si attua progressivamente. Dalla forma figurale arriva alla forma del discorso, nel momento in cui la rammemorazione genera funzioni di produzione verbale, ancorabili alla catena semiotica dell'opera.
3 «Il dialogo decripta progressivamente il discorso, mostrandoci quale sia la funzione del personaggio che noi occupiamo 2 .» La produzione, dal punto di vista dell'artista, ricongiunge rapporti semiotici a storici.
Tale legame si protrae per mezzo dell'ipotesi espressiva che si manifesta nei simboli codificabili della percezione. Il mondo fantasmagorico della psicoanalisi non è identificabile con una categoria definita da un solo dato esperenziale. Il rapporto tra fenomeno simbolico e fenomeno gestibile dalla razionalità del soggetto che fruisce le dimensioni come inconscio è tale da essere realtà qualitativa. Parlare di stadi di accesso all'opera d'arte richiama alla teoria degli stadi istintuali dei seminari lacaniani. L'incorporazione, nel suo legame con l'introiezione nell'indagine analitica del soggetto include anche le qualità dell'esperienza. L'opera d'arte si manifesta come dialogo tra tale esperienza e la catena storica degli agenti che ne percepiscono la realtà simbolica. Il presente come risultato di stadi potenzialmente infiniti è congiunto con la percezione identitaria esistente tra il fatto artistico e il fatto sociale. Il rapporto con il presente è un rapporto dialogico, come il lavoro compiuto dalla psicoanalisi sulla vita.
A emergere tra le funzioni chiave dell'analisi sono le caratteristiche di mutevolezza del lavoro dialogico. Il cambiamento si pone sul versante del soggetto il quale inizia un percorso che rende le proprie esperienze oggettuali. Nello stesso senso in cui guardare a un'opera d'arte significa reificare il proprio vissuto in un insieme logico di percezioni. Tale momento di definizione dei parametri logici che si proiettano su quelli percettivi, non si allontana dalla comunicazione sul piano delle emozioni. La determinazione delle fasi di generazione della forma artistica è elaborata nel soggetto come parte integrante dell'opera.
Il racconto del sogno e la figurabilità
La relazione triadica che si instaura nel rapporto tra la madre e il bambino con l'oggetto transizionale, quale può essere un giocattolo potrebbe essere rapportato alla relazione esistente tra l'opera d'arte e il soggetto. Il mondo simbolico dell'opera che racchiude un linguaggio si manifesta come un risultato che racconta qualcosa di esperibile. Il dialogo che appare con il pubblico è legato all'individualità del soggetto.
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In tutti e tre i casi, del rapporto madre-bambino, della fruibilità dell'opera e della relazione con il vissuto del soggetto è sincronico. I modi attraverso i quali avviene la manipolazione logica delle esperienze, una primaria, del rapporto madre-bambino, una complessa come quella della relazione con l'opera d'arte, sono determinabili iniziando a pensare al modo in cui sono raccontate. In tal senso l'essere cosciente delle esperienze oniriche è sempre rapportabile in primis alla possibilità di diventare dialogiche con la realtà cosciente, ossia rapportabile al presente.
Nella storia della psicoanalisi Wisdom suddivide la psicoanalisi in due sensi, ossia «Produrre l'immagine di ciò che si teme al fine di proteggersene -questo è il compimento della strategia dell'angoscia, che arma anticipatamente il soggetto in previsione dell'attacco del trauma, del colpo che lo prende di sorpresa 3 .» 5 La rammemorazione del sogno è un esempio della specificità dell'azione veicolata dall'immagine. Il processo, esprimibile nella forma del racconto, allinea la memoria con il presente vissuto dal soggetto. Nella stessa misura agisce, per esempio, lo sgomento dell'incubo rappresentato in un quadro figurativo, compiendo un movimento estrinseco alla diacronica storica. La conseguenza della determinazione della rappresentazione nello stadio dialogico, come nel momento in cui si cerca di rapportare le immagini alle parole o nel ricordo che si manifesta nel tempo è la figurabilità.
Il passaggio da una semplice intuizione della propria realtà onirica alla coscienza dello stesso momento come esperienza compiuta marca la differenza tra realtà analizzata come semplice fatto del passato e realtà simbolica. L'indeterminatezza semantica del sogno si rapporta alla figura che risulta dall'analisi del dialogo e diventa la base dalla quale iniziare il processo di esplicitazione della realtà soggettiva.
Il presente dell'arte nell'intuizione
La differenza esistente tra l'allegoria dell'opera d'arte e la metaforizzazione che si compie attraverso il linguaggio, permette di mettere in gioco il percorso che si costituisce, da un lato, tra artista e opera e dall'altro tra il soggetto e l'esperienza del sogno. Il ruolo della determinazione della figura semiotica è simile a quello dell'oggetto di transizione che per esempio nella relazione tra madre e bambino potrebbe costituire una bambola. L'insieme degli elementi intuiti come pertinenti alla forma che ne risulta è astratto, formalizzabile e quindi appartenente alla realtà logica.
Dalla forma di associazione semplice fino alla sintatticità e quindi alla comunicazione si costituisce una scrittura tra simboli e sensi emozionali.
La forma artistica si costituisce come portatrice della realtà logica che fa del proprio linguaggio una modalità di percettibilità sempre riattualizzabile. Tale permanenza specifica allontana dalla storia naturale del soggetto e riporta in luce la somiglianza con la forma duplice dell'identificazione. La soggettività che si proietta nell'opera che osserva, disposta a ricomprendere le proprietà dell'immagine, crea una forma intuita, ne detiene il senso. Mantenendo la natura duplice di passato attualizzato dall'opera e presente logico, l'immagine diventa elemento della significazione. La logica che ne sottende la specificità può apparire, come appare nel sogno che si racconta, una nuova semiosi. 6 «L'anima del pittore conta più della realtà. L'artista guarda per noi. E noi alla fine non vediamo che coi suoi occhi 4 .» La relazione del soggetto con l'opera diventa un rapporto con l'artista, mediato dall'intuizione che dal presente logico arriva al sincronismo dell'identificazione. In tal senso dell'immagine esperita si conserva una sensibilità, nata dalla percezione e rapportabile alla figura onirica. I linguaggi dell'arte sono, in tal senso, la riformulazione della natura simbolica, complessa, come l'istanza che porta il sogno dall'inconscio alla realtà logica.
La sincronia che si instaura tra le forme emozionali dell'opera d'arte e la simbolicità della realtà del soggetto è il punto d'azione della dialogicità tra i livelli di senso. A diventare unitario è il rapporto esistente tra le variabili che riguardano il presente e la logica che da semplice espressione diventa comunicazione simbolica. La metaforicità che accomuna la dimensione emozionale e quella sintattica è il punto di formazione del nuovo oggetto sensibile, preludio dell'opera d'arte.
Le sintassi dell'opera d'arte e del sogno
Il progetto di senso che racchiude la genesi della nuova significazione realizza su diversi livelli la funzione logica dell'epifania dell'opera. L'alternarsi di fasi oniriche a fasi coscienti della realtà può essere modificato dal punto di vista della psicoanalisi in un unicum non divisibile. Tale relazione è uno dei fondamenti della teoria che muove il discorso sulla coscienza soggettiva. Se l'insieme delle opere è un continuum logico che diventa linguaggio nell'interporsi delle fasi di estrapolazione del senso alla specificità dei simboli, la natura stessa dell'opera diventa manipolabile. In un certo senso dalle interpretazioni del singolo nasce una fonte iniziale di tratti pertinenti alla simbolicità.
«Così Rembrandt ha dipinto degli angeli. Fa un autoritratto, vecchio, sdentato, rugoso, in testa un berretto di cotone, un quadro dal vivo, in uno specchio. Sogna, sogna, e il pennello ricomincia il suo stesso ritratto, ma a mente, e l'espressione diventa più desolata e desolante 5 .» 7 Van Gogh racconta la nascita delle opere come di un'unica formula d'azione, tra i sogni dell'artista, la veglia e il suo manipolare il linguaggio della pittura. In tale testimonianza si ritrova il modo stesso di lavorare sulle immagini. La struttura del quadro non è riassumibile e non si possono sintetizzare i tratti come se fossero un involucro.
Il vocabolario che riporta l'arte alla sua azione simbolica non permette di allontanarsi dalla dimensione delle emozioni. Come nella relazione triadica che porta la madre a comprendere il gioco del bambino, il sogno si manifesta alla soggettività come per rapporto reciproco con l'inconscio. La sintassi perde la natura standard del linguaggio comune e diventa il nesso con la figurabilità. Le emozioni si manifestano come se fossero cooperanti a un flusso continuo di tratti semantici rapportabili al senso del presente.
Tale duplicità che permea il linguaggio del sogno come se potesse essere suddiviso in zone rappresentabili e altre negative, riporta alla differenza tra la fantasia e l'immaginazione come fonte di scoperta, anche scientifica, come nel caso della psicoanalisi. Avallando la visione di una sintassi dell'immaginazione, la funzione semantica del sogno è simile a quella complessa dell'inconscio che vive nella soggettività.