INTORNO A DANTE
AMbIENTI CuLTuRALI,
fERMENTI pOLITICI, LIbRI E
LETTORI NEL XIV SECOLO
Atti del Convegno internazionale di Roma
7-9 novembre 2016
a cura di
LuCA AzzETTA e ANDREA MAzzuCChI
SALERNO EDITRICE
ROMA
ISbN 978-88-6973-266-9
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Gennaro Ferrante-Ciro Perna
L’I LLUSTRAZ ION E DELLA COM M E DIA*
1. Nella prima parte di questo intervento si intendono discutere
alcune questioni relative all’origine, la funzione e le tipologie dell’il
lustrazione della Commedia su manoscritto (nonché, per alcuni pre
supposti teorici e metodologici evocati, dell’illustrazione libraria
medievale toutcourt) con le quali si confronta, oramai da oltre due
anni, un’équipe interdisciplinare che va sotto il nome di Illuminated
Dante Project (d’ora in poi IDP), il cui nòcciolo operativo è costitui
to da Marco Cursi, Paola Denunzio, Andrea Mazzucchi, France
sca Pasut, Ciro Perna, Luigi Tessarolo e da chi scrive.1 Alla seconda
parte, curata dal collega Ciro Perna, si afiderà invece il compito di
passare brevemente in rassegna la serie di dati acquisiti e dei risulta
ti inora conseguiti dall’équipe e di anticipare le future prospettive di
ricerca.2 È opportuno qui ricordare che i prodromi di IDP e la ge
nesi delle connesse questioni che qui si accenneranno sono indi
viduabili nell’arduo lavoro compiuto piú di sei anni fa da un altro
gruppo di ricerca – di cui chi scrive ha fatto parte – che è consistito
nella catalogazione e descrizione di tutti i codici trecenteschi e
quattrocenteschi della Commedia contenenti commenti testuali, ap
parati di chiose piú o meno sistematici, sommari, capitoli e argo
menti concepiti allo scopo di illustrare “verbalmente” il poema dan
* Il par. 1 di questo lavoro si deve a Gennaro Ferrante, il par. 2 a Ciro Perna.
1. Il gruppo si è arricchito, nel corso di questi due primi di anni di sviluppo,
degli importanti innesti di Irene Ceccherini (Università di Oxford) e di Giovan
Battista Barone, direttore tecnico del CSI (Centro di Ateneo per i Servizi Informa
tivi) dell’Università « Federico II » di Napoli, oltre che della preziosa collaborazio
ne con l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico.
2. Un’ulteriore presentazione dello stato dell’arte, degli obiettivi e dei metodi
di ricerca di IDP è in G. Ferrante, Illuminated Dante Project. Per un archivio digitale
delle piú antiche illustrazioni della ‘Commedia’. Un ‘case study’ quattrocentesco (mss. Italien
74, Riccardiano 1004 e Guarneriano 200), in Dante visualizzato. Carte ridenti ii: XV secolo
(i parte). Atti del Convegno internazionale di Firenze, 1820 aprile 2016, a cura di R.
Arqués e M. Ciccuto, i.c.s.
307
gennaro ferrante- ciro perna
tesco.3 Allora ci si rese immediatamente conto che, nonostante la
particolare attenzione che si era inteso dare anche alla componente
iconograica della tradizione della Commedia come supporto inter
pretativo di tipo igurato, e nonostante l’introduzione nelle schede di
alcune normalizzazioni terminologiche mirate a meglio deinire le
tipologie decorative che il descrittore si trovava davanti, quei due
volumi non potevano accogliere, né tanto meno descrivere nel det
taglio, tutta la ricchezza e la varietà dell’illustrazione antica della
Commedia.
Non è un caso infatti che, proprio per far fronte alla dificoltà di
analizzare il dato iconograico con parallelo ricorso al supporto vi
sivo, il Centro Pio Rajna di Roma aveva deciso di inaugurare, con
testualmente all’Edizione Nazionale dei Commenti danteschi, una
collana denominata – a partire dal titolo del celebre saggio di Peter
Brieger contenuto nel pioneristico e tuttora fondamentale Illuminated manuscripts of the ‘Divine Comedy’ del 19694 – « Commenti igu
rati », con lo scopo di accogliere, a complemento alle edizioni vere
e proprie dei commenti, nuove edizioni facsimilari delle piú signi
icative Commedie trequattrocentesche dotate nel contempo di ap
parati esegetici e di sontuosi cicli illustrativi. Questa operazione
congiunta ha inora prodotto degli eccellenti lavori di riproduzione
e di analisi iconograica di pietre miliari dell’illustrazione dantesca
manoscritta e a stampa. Osservando queste iniziative editoriali, tan
to piú meritorie in quanto risultano accompagnate da un sistemati
co lavoro di analisi codicologica e iconograica del manufatto ripro
dotto, si ha tuttavia come l’impressione che si stia ancora una volta
ripresentando – anche se stavolta scorporandolo in esami mono
graici – il canone del già citato lavoro di BriegerMeissSingleton,
senza necessariamente riprendere di quello l’approccio comparati
vo. Il rischio di analisi del genere, come si vedrà anche in séguito, è
quello di esami orientati eccessivamente sul valore della singola
3. Censimento dei commenti danteschi. 1. I commenti di tradizione manoscritta (fino al
1480), a cura di E. Malato e A. Mazzucchi, Roma, Salerno Editrice, 2011, 2 voll.
4. P. Brieger, Pictorial commentaries to the ‘Commedia’, in Illuminated Manuscripts of
the ‘Divine Comedy’, ed. by P.B., M. Meiss, Ch.S. Singleton, Princeton, Princeton
Univ. Press, 1969, 2 voll., i pp. 83113.
308
l’illustrazione della commedia
testimonianza visiva, con conseguente inconscia negligenza o peg
gio svalutazione, come si mostrerà meglio dopo, del confronto con
testimonianze esterne.
Accanto alla promozione di indispensabili lavori di inquadra
mento su singoli testimoni è quindi assolutamente benvenuta, ai
ini di IDP, la ripresa o l’inaugurazione di campagne di digitalizza
zione del patrimonio librario pubblico – molto piú a rilento in Italia
che all’estero – che in diversi casi puntano a rendere totalmente ac
cessibili fondi in cui sono presenti importanti testimoni miniati an
tichi della Commedia. Oggi è possibile ammirare in alta deinizione
diversi pregevoli “Danti” riprodotti e messi a disposizione negli ar
chivi digitali della Bibliothèque Nationale de France (Gallica); della
British Library (Digitised Manuscripts); della Bodleian Library (Digital Bodleian); della Staatsbibliothek zu Berlin (Digitalisierte Sammlungen); delle Biblioteche svizzere (ecodices); della Biblioteca Apostolica
Vaticana (DigiVatLib); della Biblioteca Nacional de España (Biblioteca Digital Hispánica), e via dicendo. Le biblioteche di stato italiane
scontano, d’altra parte, un ritardo molto grave nella digitalizzazione
del materiale librario a ini conservativi, nella centralizzazione delle
risorse e nell’interoperabilità dei digital assets e dei metadati connes
si.5 Tra i progetti piú virtuosi non si può non menzionare la colle
zione digitale del fondo Plutei della Biblioteca Medicea Laurenzia
na (Teche Laurenziane) e la piú recente collezione digitale della Bi
blioteca Nazionale Centrale di Firenze (Teca BNCF ). Altri impor
tanti poli statali, come le Biblioteche Nazionali di Roma, Napoli e
Venezia (le cui rispettive sezioni digitali si chiamano, identicamen
te, Biblioteca Digitale) e la Biblioteca Braidense di Milano (BiD) han
no purtroppo riversato in rete (o trasmesso a Internet Culturale e
cioè all’aggregatore nazionale di risorse digitali delle biblioteche
statali) ben poco o addirittura nulla del loro piú antico patrimonio
manoscritto. Un progetto di digitalizzazione e catalogazione inte
grale del patrimonio manoscritto conservato nella Biblioteca del
5. Nel paragrafo seguente si darà conto dei risultati raggiunti dal progetto IDP
in particolare nell’acquisizione digitale in alta deinizione dei codici danteschi con
servati nelle biblioteche statali italiane.
309
gennaro ferrante- ciro perna
Monumento Nazionale dei Girolamini di Napoli è stato recente
mente proposto in seno al Corso di Alta Formazione nel Mano
scritto e nel Libro Antico dell’Università degli Studi di Napoli « Fe
derico II », che si tiene a partire dal 2017 nelle sale storiche della bi
blioteca.6
Facendo proprio l’appello che cinque anni fa Lucia Battaglia Ric
ci aveva lanciato per un censimento sistematico della tradizione i
gurata della Commedia,7 il gruppo di IDP ha allora cominciato a la
vorare sulla mappatura integrale e sulla descrizione dei piú antichi
codici illustrati della Commedia come condizione essenziale e preli
minare a ogni selezione ragionata e a ogni studio scientiico mirato.
Contestualmente, su di un piano piú propriamente metodologico,
le primissime questioni che la squadra si è posta riguardano proprio
lo statuto dell’illustrazione libraria in generale e in particolare la
speciicità dell’illustrazione dantesca. Si è partiti quindi nel modo
piú semplice, e cioè dalla deinizione di illustrazione presente nella
versione on line del Vocabulaire codicologique curato da Denis Muze
relle, uno degli “strumenti di partenza” considerati dall’équipe di IDP
per la rilessione teorica e metodologica sulla propria ricerca: 8
Représentations d’objets, de personnages, de scènes […] en rapport avec le
texte.9
6. Un’utile panoramica su buona parte dei progetti di digitalizzazione delle bi
blioteche sopra citati è in Manuscript digitization and online accessibility. What’s going on?
International Workshop, Roma, Biblioteca Vallicelliana, 23 ottobre 2014, a cura di
E. Caldelli, M. Maniaci, S. Zamponi, in « Digitalia », ix 2014, fasc. 2.
7. L. Battaglia Ricci, La tradizione figurata della ‘Commedia’. Appunti per una storia,
in « Critica del testo », xiv 2011, pp. 54779, a p. 552: « Si proila indispensabile, per il
futuro, la recensione sistematica della tradizione igurata della Commedia, dalla
prima sua uscita dallo studio del suo autore al nostro presente, e dall’area ristretta
della prima circolazione all’ampio orizzonte implicato dal successo planetario
dell’opera, per consentire di redigere una storia della ricezione del testo che dia
conto della pluralità di linguaggi e di forme in cui essa si è concretamente realizza
ta nel corso della storia ».
8. Un accenno agli strumenti di lavoro impiegati nella prima fase del progetto
IDP è in Ferrante, Illuminated Dante Project. Per un archivio, cit.
9. Cfr. Illustrazione [fr. Illustration; esp. Illustraçion; eng. Illustration], in Vocabulaire codicologique. Répertoire méthodique des termes français relatifs aux manuscrits avec leurs équivalents en anglais, italien, espagnol, par D. Muzerelle, Paris, Cemi, 1985 (i lemmi ita
310
l’illustrazione della commedia
Si tratta di una deinizione solo apparentemente ovvia, soprattutto
se si considera il concetto sempre ambiguo di testo, che può essere
inteso tanto in relazione alla sua costituzione materiale, e quindi
inseparabile dal supporto che lo contiene, quanto nella sua natura
di sistema autonomo di segni. Non è un caso che infatti, alla voce
Ciclo illustrativo (o iconografico) si trovi la seguente deinizione, che pa
re voler rilettere la doppia funzione, metatestuale e paratestuale,
dell’illustrazione libraria:
Suite de représentations illustrant les phases successives d’un récit ou les différentes parties d’un texte.10
Tale distinzione, posta non a caso da codicologi piuttosto che da sto
rici della letteratura o dell’arte, spinge a riconsiderare il valore e la
pertinenza della deinizione dell’illustrazione dantesca come “com
mento igurato”, almeno nel senso in cui l’ha concepita quella parte
della critica che ha forse dato eccessiva iducia alla possibilità di ri
correre al materiale iconograico come supporto esegetico irrelato
rispetto al suo contesto materiale, sovrapponendo in modo spesso
abusivo al texteobjet del codice illustrato il testo tout court dell’ope
ra.11 Del resto un invito alla rilessione sull’appropriatezza dell’eti
chetta di “commenti igurati” da applicare alle immagini dantesche
era già stato opportunamente formulato – oramai piú di un decen
nio fa – da Andrea Mazzucchi nel suo Commentario all’edizione dei
disegni di Federigo Zuccari sulla Commedia ed è stato ribadito in un
recente intervento da Lucia Battaglia Ricci, che ha consacrato una
parte importante delle sue ricerche proprio alla deinizione del sen
liani corrispondenti sono presi in prestito da M. Maniaci, Terminologia del libro manoscritto, Milano, Editrice Bibliograica, 1997). Il corsivo qui e in tutte le citazioni
seguenti, salvo quando si tratti di parole latine, è mio.
10. Cfr. Ciclo illustrativoCiclo iconografico [fr. Cycle d’illustrations; esp. Ciclo iconográficoCiclo de ilustraciones; eng. Cycle of illustrations], in Vocabulaire codicologique, cit., s.v.
11. Si estende qui anche alla dimensione testuale il termine coniato da Jérôme
Baschet come caratteristico dell’immagine medievale (imageobjet): cfr. J.B., L’iconographie médiévale, Paris, Gallimard, 2008 (trad. it. L’iconografia medievale, Milano, Jaca
Book, 2014, da cui si citerà in seguito). Vd. anche J.C. Schmitt, Introduction a Les
images dans l’Occident médiéval, sous la direction de J. Baschet et P.O. Dittmar,
Turnhout, Brepols, 2015, pp. 518, alle pp. 1112.
311
gennaro ferrante- ciro perna
so e delle funzioni dell’illustrazione medievale della Commedia.12 Ci
si chiede allora se non sia opportuno provare a riequilibrare l’asse
ponendo nuovamente l’attenzione sulla funzione paratestuale del
l’illustrazione, sul ruolo cioè insieme distintivo e compositivo che essa
ricopre nel processo della lettura quale atto memorativo. Come ri
cordava Mary Carruthers, infatti, in riferimento in particolare al ce
lebre ciclo di illustrazioni del Salterio di Utrecht:
It is incorrect to think of the images as substituting for the words, or as an aid for
beginners who do not already know the texts by another means. The pictures are
only a jumble if, on seeing them, one does not recognize the topics which
the images elicit, or – equally important – the order in which the verses occur.13
Alla luce di quest’ultima citazione appare allora piú perspicuo il
senso che Peter Brieger attribuiva, nel già citato saggio apparso nel
celebre Illuminated manuscripts of the ‘Divine Comedy’, alla sua deini
zione di pictorial commentaries, senso che non sempre è coinciso con
quello implicato dalle diverse analisi interpretative del poema che
oggi si servono del dato iconograico:
The purpose of illustrations was not to compete with the text or to be a substitute for it but to provide a visual aid to understanding and remembering all the
steps along the soul’s road to salvation. They had to impress upon the on
looker the universal significance of this sequence.14
12. Cfr. A. Mazzucchi, Un’interpretazione figurata della ‘Commedia’: il ‘Dante historiato da Federigo Zuccaro’, in Dante historiato da Federigo Zuccaro. Commentario [all’edi
zione in facsimile], a cura di A.M., Roma, Salerno Editrice, 2005, pp. 729, in partic.
a p. 26 n. 64; L. Battaglia Ricci, Letture figurate: il caso del Dante RiccardianoBraidense, in Dante und die bildenden Künste. Dialoge Spiegelungen Transformationen, hrsg.
von S. Schütze und M.A. Terzoli, Berlin, De Gruyter, 2016, pp. 11936.
13. M.J. Carruthers, The Book of Memory: a Study of Memory in Medieval Culture,
Cambridge, Cambridge Univ. Press, 20082, p. 283 (‘È scorretto pensare alle imma
gini come sostituti delle parole, come supporto per principianti che non conosco
no già il testo in altro modo. Le illustrazioni risultano solo un guazzabuglio se,
osservandole, non si riconoscono i temi che le immagini suscitano, oppure – altret
tanto importante – l’ordine nel quale il verso occorre’).
14. Brieger, Pictorial commentaries, cit., p. 84 (‘Il proposito delle illustrazioni non
era dunque quello di competere col testo o di sostituirlo, ma di fornire un suppor
to visuale alla comprensione e al ricordo di tutte le fasi del percorso dell’anima
312
l’illustrazione della commedia
Proprio la nozione cruciale di « understanding and remembering »
– anzi, interpretandola come un’endiadi, direi di « understanding by
remembering » – potrebbe forse aiutare a superare la questione del
la presunta anomalia di alcuni apparati iconograici antichi della
Commedia, come ad esempio quello del celebre Dante Riccardia
noBraidense15 rispetto all’accezione vulgata di ‘commento igurato’
come « illustrazione narrativa con funzione esegeticointerpretati
va ».16 Le picturae che ornano le iniziali di ogni singolo canto e del
rispettivo commento di Iacomo della Lana sono un tentativo di ap
plicazione delle imagines rerum codiicate dalla tradizione dei libri giu
ridici bolognesi miniati ad un testo che, pur trattando di un sistema
morale estremamente coerente, è percepito come un “corpo estra
neo” a quella tradizione. La loro singolarità iconograica è giustii
cata dalla straordinarietà dell’acquisizione di un testo poetico, e per
di piú volgare, al canone igurativo vigente nei libri legales. Illumi
nante, a questo proposito, quanto dice sempre Carruthers a propo
sito delle applicazioni del metodo delle imagines rerum (textual pictures o, secondo la deinizione di Battaglia Ricci, « letture igurate »)17
a testi volgari:
One sees this impulse to provide textual pictures in late medieval vernacular
manuscripts produced by lay scribes, so it is not conined, at least by the
end of this period, to Latin productions. These vernacular productions are
often done in a style that is idiosyncratic and bears little relationship, either in
iconography and execution, to the books produced by professional workshops. This
verso la salvezza. Esse dovevano imprimere al lettore il signiicato universale di
questa sequenza’).
15. Il cosiddetto “Dante RiccardianoBraidense”, oggi diviso nei mss. Firenze,
Biblioteca Riccardiana, 1005, e Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, AG XII 2,
originariamente una Commedia con commento di Iacomo della Lana in tre tomi, le
cui proposte di datazione oscillano grosso modo nella forchetta di un ventennio
(1335’55). Di questa particolare recensione miniata della Commedia esiste oggi un
facsimile che riunisce le due parti: Dante Alighieri, La ‘Commedia’ con il commento
di Iacomo della Lana nel ms. Riccardiano-Braidense, Roma, Salerno Editrice, 2007.
16. Battaglia Ricci, Letture figurate, cit., p. 122.
17. Ivi, p. 131. Appena prima (p. 130) l’autrice, proprio in relazione al Dante
RiccardianoBraidense, chiarisce che tali immagini « non offrono, è vero, arricchi
mento semantico, ma fungendo da soglie iconiche, oltre che da indici visivi, orientano,
canto dopo canto, nella lettura dell’opera ».
313
gennaro ferrante- ciro perna
makes their use of pictures all the more interesting as an indication of what
readers thought they needed in order to profit from a book.18
L’uso delle immagini come divisio del testo – o del testo e del
commento – per scopi memorativi è dunque ben presente anche
nell’illustrazione libraria dantesca, con ovvie rimodulazioni e adat
tamenti in relazione ai diversi contesti ricettivi del poema. La coin
teressenza di licterae e picturae nel processo di lettura di un libro me
dievale, e nella fattispecie della tradizione di un’opera in volgare
come la Commedia, ha indotto il gruppo di IDP a porre dunque
l’accento anche sulla funzione distintiva dell’illustrazione.19 In que
sta prospettiva, nonostante l’intera morfologia dell’apparato deco
rativo di un libro miniato, in nelle sue minime articolazioni orna
mentali (e cioè ino alle semplici iniziali iligranate o rubricate e i
no alle piú elementari bordures), concorra alla comprensione e alla
memorabilità del testo in esso contenuto,20 IDP ha tuttavia preferi
to limitare il campo di indagine a quelle decorazioni che, pur dota
te della “funzione minima” di distinctio, provvedono a intrattenere
relazioni piú stringenti con la istoria che il testo evoca, e cioè le ini
ziali e i fregi istoriati, le vignette e in generale le scene illustrative, i
disegni, i diagrammi e gli schemi vari. Tale approccio “combinato”
permetterà dunque di continuare lo spoglio e l’analisi delle imma
gini che, giusta la deinizione riportata piú sopra, si concepiscono
18. Carruthers, The Book of Memory, cit., p. 287 (‘Questo impulso a creare igu
re testuali lo si può osservare anche in manoscritti medievali tardi prodotti in vol
gare da copisti laici. Un impulso che non è coninato dunque, almeno alla ine di
questo periodo, alla produzione latina. Tali produzioni in volgare sono spesso fatte
in uno stile che è idiosincratico e intrattiene relazioni meno rigide, sia nell’icono
graia che nell’esecuzione, con i libri prodotti in ateliers professionali. Ciò rende il
loro uso delle immagini ancor piú interessante, perché indicativo di cosa i lettori
ritenevano di aver bisogno per trarre proitto dal libro’).
19. Funzione del resto considerata “primaria” dagli storici della miniatura: cfr.
C. Nordenfalk, Storia della miniatura. Dalla tarda antichità alla fine dell’età romanica, a
cura di F. Crivello, Torino, Einaudi, 2012, e piú recentemente C. Rabel, L’enluminure: l’image dans le livre, in Les images, cit., pp. 5163, a p. 51.
20. L’importanza dell’inclusione dell’ornamentazione per la completezza del
l’analisi iconograica è sottolineata da J.C. Bonne, Ornementation et représentation,
in Les images, cit., pp. 199212. Cfr. Carruthers, The Book of Memory, cit., p. 281.
314
l’illustrazione della commedia
piú propriamente come “illustrazioni” del testo dantesco, ma nello
stesso tempo orienterà inalmente l’indagine anche sulla funzione
distintiva delle immagini e sulla loro possibile relazione con le distinctiones (para)testuali (incipit/explicit, rubriche) presenti nelle car
te dei codici esaminati.21
Alla luce di quanto appena detto, un’altra questione di cui pare
utile discutere in questa sede è l’ammissione nel protocollo del cen
simento di codici contenenti anche soltanto diagrammi e schemi
relativi alla topograia dell’aldilà dantesco, ma anche tavole crono
logiche, alberi genealogici, schemi astronomici o cosmograici. Sul
l’uso di diagrammi come « a prominent feature of medieval book »
aveva opportunamente richiamato l’attenzione Carruthers.22 In am
bito dantesco, Anna Pegoretti ha dedicato a tale aspetto l’ultimo ca
pitolo del suo recente lavoro sul celebre ms. Egerton 943 della British
Library di Londra.23 Un piú attento esame delle sue considerazioni
giova particolarmente al nostro discorso, perché evidenzia alcuni di
quei rischi dell’approccio “monograico” al libro medievale illustra
to, con cui talora è tenuta a misurarsi la ricerca di IDP. Prima di di
scutere dei diagrammi presenti sul “suo” manoscritto londinese, Pe
goretti ricorda che
il piú antico diagramma rimasto è quello che il codice Landiano antepone
all’Inferno. Si tratta in realtà di quattro gruppi di cerchi concentrici correda
ti da didascalie opera del copista (Antonio da Fermo), collocati al centro
delle quattro guardie non numerate con cui si apre il codice (pp. 18990).
Le immagini cui si fa riferimento si trovano nel celebre ms. Piacen
za, Biblioteca Passerini Landi, 190, ritenuto a lungo il piú antico co
dice datato della Commedia. I quattro gruppi di cerchi concentrici si
trovano disposti sul verso della seconda guardia (i primi due) e sul
21. Tali relazioni, che costituiscono una parte del “campo di pertinenza” iconico
testuale studiato dall’équipe, saranno interrogabili nella piattaforma web (www.dan
te.unina.it) che si sta sviluppando (cfr. Ferrante, Illuminated Dante Project. Per un
archivio, cit.).
22. Carruthers, The Book of Memory, cit., p. 248.
23. A. Pegoretti, Indagine su un codice dantesco. La ‘Commedia’ Egerton 943 della
British Library, Pisa, Felici, 2014, in partic. il cap. 5. Diagrammi, pp. 187211 (le succes
sive indicazioni di pagina dir. a testo).
315
gennaro ferrante- ciro perna
recto della seconda guardia (gli ultimi due), permettendo dunque
al lettore una visione d’insieme “a libro aperto” secondo una dire
zione che va dall’alto verso il basso e da sinistra a destra (tav. 1). Nel
continuare la descrizione degli schemi, l’autrice osserva:
gli schemi individuano con chiarezza quattro zone dell’Inferno: 1) dall’An
tinferno allo Stige; 2) dall’ingresso della città di Dite al fossato che precede
Malebolge; 3) Malebolge; 4) il cerchio dei traditori e il “centro dell’Infer
no” (p. 190).
I quattro schemi circolari, chiamati impropriamente «zone », con
tengono dunque ulteriori cerchi concentrici nei quali sono riportate
le didascalie che si riferiscono alle articolazioni delle pene e ai luoghi
di “conine” (i iumi infernali, le ripe, il centro della terra), tutte piú o
meno fedelmente riportate dall’autrice, che quindi conclude:
L’obiettivo di questi schemi sembra essere quello di dare una visione topo
graica completa ino al « centrum terrae », che dia conto anche di partico
lari paesaggistici (il Flegetonte, sotto forma di una striscia diagonale, scor
re lungo i gironi dei violenti), i ponti di Malebolge (con l’interruzione
nella sesta bolgia), la « civitas fortissima » Dite, il Cocito « solidissime con
gelatum ». Difficile ricavarne l’ordinamento morale dell’inferno dantesco, quanto
meno per la mancata distinzione graica fra cerchi e gironi, fra zone di pu
nizione e zone di transito da un cerchio all’altro (p. 192).
In realtà, la presunta dificoltà percepita dall’autrice evidenzia sem
plicemente la distanza del lettore moderno dall’uso medievale del
le immagini. La disposizione e l’articolazione stessa dei diagrammi
è stata concepita in modo che il lettore potesse riandare con la me
moria ad un passo del poema essenziale per la comprensione della
struttura infernale, e cioè il discorso di Virgilio nel cerchio degli ere
tici. L’autore di questi schemi mostra anzi di seguire con una certa
fedeltà le parole del duca in dall’inizio, interpretando le ultime tre
« zone » (Pegoretti) come « tre cerchietti / di grado in grado » (Inf., xi
1618):
« Figliuol mio, dentro da cotesti sassi »
cominciò poi a dir « son tre cerchietti
di grado in grado, come que’ che lassi ».
316
l’illustrazione della commedia
Non a caso, se si va alla didascalia del codice Landiano corrispon
dente al luogo appena citato, si può leggere (c. iiv): « Ripa sive ruina
per quam de civitate Ditis descenditur in alios tres circulos subsequentes ». Il primo diagramma del Landiano riporta dunque correttamen
te la sezione infernale antecedente alla Città di Dite (« come que’
che lassi »), mentre i successivi tre corrispondono esattamente ai tre
cerchietti danteschi, e cioè – includendo nel primo le mura della Cit
tà di Dite a ridosso della quale si trovano gli eretici – quello dei vio
lenti, quello dei fraudolenti e quello dei traditori. A tutti e tre Vir
gilio dedica altrettante precise descrizioni, che dovevano essere be
ne impresse nella memoria del lettore medievale del poema:
ii diagramma
del Landiano
Di violenti il primo cerchio è tutto;
ma perché si fa forza a tre persone,
in tre gironi è distinto e costrutto.
(Inf., xi 2830)
iii diagramma
del Landiano
[…] nel cerchio secondo s’annida
ipocresia, lusinghe e chi affattura,
falsità, ladroneccio e simonia,
rufian, baratti e simile lordura.
(Inf., xi 5760)
iv diagramma
del Landiano
[…] nel cerchio minore, ov’è ’l punto
de l’universo in su che Dite siede,
qualunque trade in etterno è consunto.
(Inf., xi 6466)
Già soltanto sulla base di queste corrispondenze degli schemi del
Landiano, che potremmo deinire iconotestuali, è lecito chiedersi se
esista rappresentazione piú compiuta e icastica, e che tenga insieme
in maniera piú coerente e precisa il livello topograico e il livello
morale, di quella che si articola sulle carte di guardia di questo co
dice. Ma l’errore piú oneroso, a parere di chi scrive, la studiosa mo
stra di commetterlo quando, proprio riferendosi a questa speciale
divisione del diagramma del Landiano, afferma:
Inoltre, per quanto la suddivisione sia tutto sommato corretta, l’invito a
immaginare gli schemi uno dentro l’altro rivela la difficoltà di realizzare un diagram-
317
gennaro ferrante- ciro perna
ma unico. Lo scopo non viene raggiunto e la soverchiante abbondanza di det
tagli inisce per trasformare la mappa in un riassunto schematico del viaggio di
Dante (p. 192).
Questi giudizi mostrano una scarsa considerazione della funzione
speciica del diagramma nel libro medievale: chiamarla in causa
permetterebbe di chiarire il senso di una destrutturazione solo ap
parente. In realtà l’illustratore del Landiano, che – si è visto – ha
suddiviso l’inferno dantesco in quattro schemi circolari allo scopo
di fornire un’esatta corrispondenza mnemonica della ripartizione
riportata da Virgilio in Inf., xi, invita allo stesso tempo il lettore, at
traverso un’indicazione ripetuta al centro dei primi tre gruppi di
cerchi, a ricostruire mentalmente un diagramma unico sottoponen
do ogni rota a quella precedente.24 Tale invito non rivela affatto una
dificoltà dell’illustratore, le cui intenzioni invece risultano messe
in atto in modo irreprensibile.25 Si prenda ancora una volta il fon
damentale The Book of Memory (lavoro del resto piú volte citato nel
libro di Pegoretti), dove è menzionata la descrizione dell’Arca di
Noè fatta da Ugo di San Vittore sub specie di diagramma:
The Ark is presented in two projections, one as a flat plane seen from above […],
the other an elevation […] or crosssectional view, and Hugh moves between
these two as his purpose changes. Moreover, the details of the model are often
incoherent, impossible to graph completely because they shift and change. A
successful ekphrasis invites one to draw it, but it can only fully be so with the mind’s
eye, which is invited by the words to augment, to color, to fill in, and straighten out
their gaps and silences as part of the experience of hearing or seeing them.
And, indeed, Hugh’s picture only works as a mental encyclopedia, whose li
neaments can merge and separate and shufle about in the way that mental
images do, but ones fixed on a page cannot.26
24. La formula è infra ista rotam debet stare secunda [tertia, quarta] que sequetur. Nel
registrare le didascalie, l’autrice omette di riportare l’indicazione presente nel ter
zo schema.
25. Si tenga presente che disegni schematici come quelli del Landiano, quando
appartenenti al progetto originario, vengono normalmente apposti sul codice du
rante la fase di rubricatura, che può essere intrapresa dallo stesso copista principa
le del testo o da un suo collaboratore: in ogni caso, da qualcuno particolarmente
consapevole del senso del progetto editoriale che si sta concependo.
26. Carruthers, The Book of Memory, cit., pp. 29495 (‘L’Arca è presentata in due
318
l’illustrazione della commedia
È evidente dunque che gli inviti dell’illustratore del codice Landia
no a immaginare i suoi schemi uno sotto l’altro non sono, come
crede Pegoretti, il sintomo di una dificoltà o di un insuccesso nella
rappresentazione, ma, al contrario, corrispondono perfettamente a
quella strategia di appropriazione mentale del testo attraverso l’in
tima collaborazione di painture et parole.
Nell’ambito di IDP la possibilità dell’uso delle immagini di pro
getti iconograici come distinctio e insieme divisio memoriale del te
sto della Commedia sarà ovviamente indagata anche per le miniatu
re vere e proprie (iniziali, fregi, vignette/scene illustrative), sia che
il designator decida di orientare la lettura verso il senso morale elici
tato dal testo e dai suoi aggetti peri e paratestuali, come nel caso del
RiccardianoBraidense accennato sopra, e allora si interrogheran
no le codiicazioni proprie della tradizione illustrativa (giuridica,
scritturale) di riferimento, sia che invece opti, come succede con
maggiore frequenza nella tradizione trecentesca, per il senso lette
rale, e allora si studieranno le modalità di adeguamento delle im
magini al continuum narrativo. In particolare, si tenteranno piú pre
cise valutazioni delle possibili relazioni che le immagini intratten
gono tanto con il testo (e il paratesto) quanto con altre immagini pre
senti sulla pagina. Nello speciico, si procederà a
a) descrivere eventuali nessi dell’iniziale di cantica con altri elementi testuali
e paratestuali, per capire ad esempio se i minimi scarti operati nella scelta
del soggetto iconograico, tradizionalmente limitata per questa tipologia
decorativa e in alcuni ambiti condizionata dalla produzione seriale, non
proiezioni, la prima come una supericie piana vista dall’alto […], l’altra come una
elevazione, cioè in sezione trasversale, e Ugo muove tra queste due secondo i suoi
propositi. Inoltre, i dettagli del modello sono spesso incoerenti, impossibili da ren
dere graicamente nella loro completezza, in quanto mutevoli e cangianti. Una
ben riuscita digressione invita il lettore a disegnare lo schema, ma questo può esse
re realizzato compiutamente solo attraverso l’occhio della mente, la quale è invita
ta dalle parole di Ugo a aumentare, colorare, riempire, ricomporre le lacune e i
silenzi dei dettagli, come parte dell’esperienza dell’ascoltare e dell’osservare. E,
infatti, l’immagine di Ugo funziona unicamente come un’enciclopedia mentale, i
cui lineamenti possono fondersi, separarsi e riordinarsi nel modo in cui solo le
immagini mentali sono in grado di fare, ma non quelle issate sulla pagina’).
319
gennaro ferrante- ciro perna
possano talora essere suggeriti da altri elementi circostanti che contribui
scono a fornire un supporto sistemico all’atto della lettura;
b) registrare il segmento testuale cui l’illustrazione (iniziale, fregio, vignetta) si
riferisce sulle pagine del codice. Tale dato permetterà di delineare con maggio
re deinizione le scansioni della divisio iconica del poema e di confrontarle
tanto con quelle di apparati tipologicamente assimilabili, quanto con quel
le codiicate talora dalle rubriche, piú spesso dall’esegesi testuale vera e
propria.
Ad esempliicazione del modus operandi che si adotterà per l’ana
lisi degli apparati si consideri qui il caso delle illustrazioni del cele
bre codice Filippino (Napoli, Biblioteca Oratoriana del Girolamini,
CF 2 16), la cui adesione alla tendenza narrativa o letteralista – per
usare un’espressione introdotta da Dorothy Gillerman in un saggio
degli anni ’50 sugli illustratori trecenteschi della Commedia che pro
pone ipotesi tuttora interessanti –27 trova d’accordo praticamente
tutta la bibliograia specialistica: l’analisi partirà ovviamente dalle
ultime acquisizioni critiche sull’apparato iconograico, le quali ave
vano già opportunamente rimarcato la stretta collaborazione tra
illustratore e copista al livello della mise en page, e introdurrà alcuni
dati che il supporto informatico, come mostrerà di séguito Ciro
Perna, renderà facilmente visualizzabili e interoperabili con gli altri
già noti.28 Si consideri in particolare l’iniziale del Purgatorio del codi
ce (tav. 2) rafigurante Dante e Virgilio davanti a una porta socchiusa,
presumibilmente quella del purgatorio: ad una rapida ricerca nel
corpus di IDP pare trattarsi di un datum singulare dell’iconograia dan
tesca. Secondo il principio metodologico esposto qui sopra al punto
a, un esame piú attento delle relazioni intrattenute da tale immagi
27. D.H. Gillerman, Trecento Illustrators of the ‘Divina Commedia’, in « Annual
Report of the Dante Society », lxxvii 1959, pp. 140. Gillerman tratteggia – in ma
niera certo schematica, ma comunque utile per un primo inquadramento critico
– le prospettive di analisi a partire dai due assi principali dell’illustrazione dantesca
antica, quello orientato sul litteral meaning (che fa riferimento all’ambito della narrative art, basata sulla litteralness) e quello orientato sul moral meaning (che fa piuttosto
riferimento alla didactic art, basata sul didacticism).
28. Cfr. A. Mazzucchi, Le immagini come guida alla lettura, in Chiose Filippine. Ms.
CF 2 16 della Biblioteca Oratoriana dei Girolamini di Napoli, a cura di A.M., Roma,
Salerno Editrice, 2002, 2 voll., i pp. 4771.
320
l’illustrazione della commedia
ne entro il suo originario “campo di inluenza” darebbe eventual
mente maggior conto di questa eccezionalità. Allargando lo sguar
do alla carta precedente, infatti (c. 86v), l’occhio cade con tutta evi
denza su una porta chiusa presente al centro dello schema del purga
torio, cui è afiancata la didascalia « Incipit purgatorium ».29 L’autore
dello schema purgatoriale è, secondo l’expertise di Giancarlo Savino,
identiicabile col copista della Commedia (mano α), il quale collabo
ra con il miniatore « a contatto di gomito in dalla rigatura dei fasci
coli, accordandosi sull’impaginazione, sulla spartizione degli spazi
da destinare alla scrittura e alla pittura, e sui limiti di quest’impresa
a due mani, ma anche dando prova, a lavoro inito, di aver comme
so qualche errore di calcolo nell’economia generale del libro ».30
Ebbene, in questo caso è probabile che il miniatore abbia voluto
rimediare proprio ad uno di quegli errori di calcolo, cioè la manca
ta assegnazione di spazi per le rubriche di cantica e di canto, inne
scando con la scelta di questa particolare scelta iconograica un con
tatto iconicotestuale con la porta del diagramma e con la contigua
etichetta « Incipit purgatorium », e assolvendo suppletivamente al
la funzione di rubrica incipitaria.31 Il valore eminentemente distin
tivo di tale scelta è stato poi sapientemente armonizzato con la di
mensione illustrativa nella mise en scène (il personaggio/poeta Dante
davanti alla porta socchiusa del purgatorio), che stabilisce un rap
porto di pregnanza semantica col verso contiguo di Purg., i 4 («e can
terò di quel secondo regno »).
Quanto alla prospettiva di indagine descritta invece nel punto b
sopra elencato, la schematizzazione di seguito proposta del rappor
29. Si consideri sempre l’importanza dell’impostazione a “libro aperto” nella
lettura delle illustrazioni su codice. I diagrammi di purgatorio e paradiso del codi
ce Filippino sono iconograicamente molto simili a quelli del ms. Madrid, Biblio
teca Nacional de España, 10057 (cfr. risp. le cc. 64r, 126v): per il purgatorio, cfr. qui
la tav. 3. Il testimone spagnolo presenta, tra l’altro, una serie di chiose tardotrecen
tesche di origine presumibilmente meridionale. Due elementi che suggeriscono
un’analisi piú approfondita dei suoi eventuali rapporti col Filippino.
30. G. Savino, Stratigrafia del Dante Filippino, in Chiose Filippine, cit., i pp. 7383, a
p. 79.
31. La quale tuttavia verrà comunque aggiunta, questa volta “verbalmente”, dal
copista sul margine destro di c. 86v.
321
gennaro ferrante- ciro perna
to delle vignette di Inf., i, del Filippino (tavv. 46) con i segmenti te
stuali del poema con esse piú verosimilmente correlati permette di
rivelare informazioni preziose sulle dinamiche di lettura di un libro
le cui illustrazioni sono scandite da mouvances piuttosto narrative,
mettendo in evidenza, tra l’altro, la frequenza delle illustrazioni sul
la carta (ino a due per foglio), il rapporto di precedenza sulla pagina
(cfr. la piú frequente precedenza del testo rispetto all’immagine) e,
dal punto di vista della scansione scenica del récit, la notevole corri
spondenza delle illustrazioni con segmenti testuali deitticamente
marcati (« Ed eccho »; « Questi »; « Questa »; « dinançi algli occhi »;
« questa »; « là »):
Didascalia
(Mazzucchi)
Carta
Posizione del
testo rispetto
all’immagine
Testo
Dante con
la lonza
c. 1v
Sopra la
vignetta
Ed eccho quasi al cominciare dell’erta
una lonça leggera et presta molto
che di pel maculato era coverta
Dante con
il leone
c. 1v
Sopra la
vignetta
Questi parea che ’ncontro a me venisse
con la testa alta e con rabbiosa fame
sí che parea che l’aere ne temesse
Dante
c. 2r
risospinto
verso il basso
dalla lupa
Sotto la
vignetta
Questa mi porse tanto di graveça
che la paura uscía di mia vista
ch’io perdei la speranza del’alteçça
A Dante
c. 2r
disteso a terra
appare
Virgilio
Sopra la
vignetta
Mentre ch’io rovinava in basso loco
dinançi algli occhi mi si fu offerto
chi per lungo silençio parea iocho
Dante e
Virgilio
di fronte
alla lupa
c. 2v
Sopra la
vignetta
Che questa bestia per la qual tu gride
non lascia altrui passar per la sua via
ma tanto lo ’mpedisce che l’uccide
Dante e
Virgilio
intraprendo
no il viaggio
c. 3v
Accanto alla
vignetta
Che tu mi meni là dove or dicesti
sí ch’io veggia la porta di San Pietro
e color cui tu fai cotanto mesti.
Allor si mosse e io li tenni dietro
Si propone qui inine un’ultima questione, concernente questa
322
l’illustrazione della commedia
volta piú propriamente la descrizione iconograica. A integrazione
di quella prassi descrittiva che a partire dal citato lavoro di Brieger
MeissSingleton ino ai commentari piú recenti alle recensioni illu
strate tre e quattrocentesche della Commedia è diventato ormai qua
si uno standard di catalogazione dell’iconograica dantesca, il grup
po di IDP, facendo proprio un auspicio di Andrea Mazzucchi di or
mai diversi anni fa, si è recentemente interrogato sull’utilità di una
prossemica dei personaggi della Commedia, principalmente in quei
casi di gesti e movimenti corporali che possono considerarsi dotati
di particolare signiicatività.32 Si tratta di un lavoro non facile, so
prattutto se si tiene conto della tendenziale inerzialità degli illustra
tori nella rappresentazione di contesti scenici e situazioni mimiche
simili, come appare di frequente, ad esempio, proprio nel Filippino.
Ciò detto, una maggiore attenzione all’elemento gestuale potrebbe
senz’altro contribuire a dare una piú vivida consistenza alla « voce
delle immagini »,33 rimasta troppo spesso “ioca” nei passati approc
ci iconograici.
A tale proposito si prenda come esempio un’altra iniziale di Purgatorio (tavv. 78), questa volta presente su un manoscritto (Paris, Bi
bliothèque Nationale de France, Italien 539, c. 29r) di cui è nota l’af
ferenza ad un nutrito gruppo di codici trecenteschi – i Danti del
Cento – particolarmente uniformi dal punto di vista codicologico,
paleograico e anche iconograico.34 I soggetti rafigurati nelle illu
32. Cfr. A. Mazzucchi, Le fiche di Vanni Fucci (‘Inf’., xxv 13). Il contributo dell’iconografia a una disputa recente, in Id., Tra ‘Convivio’ e ‘Commedia’. Sondaggi di filologia e critica dantesca, Roma, Salerno Editrice, 2004, pp. 12744, a p. 131. Cfr. ora E. Aubert,
Gestes et postures corporelles, in Les images, cit., pp. 26374 (con relativa bibliograia).
33. C. Frugoni, La voce delle immagini. Pillole iconografiche del Medioevo, Torino,
Einaudi, 2010.
34. Per un proilo complessivo dei miniatori iorentini impegnati sui Danti del
Cento si veda l’ultimo contributo di F. Pasut, I miniatori fiorentini e la ‘Commedia’
dantesca nei codici dell’antica vulgata: personalità e datazioni, in Dante visualizzato. Carte
ridenti i: XIV secolo, a cura di R. Arqués Corominas e M. Ciccuto, Firenze, Cesa
ti, 2017, pp. 2944; sull’uniformità codicologica di questi mss. si veda il classico lavo
ro di M. Boschi Rotiroti, Codicologia trecentesca della ‘Commedia’. Entro e oltre l’antica
vulgata, Roma, Viella, 2004, pp. 7780; sulla collaborazione dei copisti nel partico
lare tipo di scriptorium da cui origina questo gruppo, cfr. ora I. CeccheriniT. De
Robertis, Scriptoria e cancellerie nella Firenze del XIV secolo, in Scriptorium. Wesen - Funk-
323
gennaro ferrante- ciro perna
strazioni di questi “Danti” dovrebbero riservare – e in effetti riser
vano, salvo rare e ben note eccezioni – poche sorprese dal punto di
vista dell’originalità della rappresentazione: tuttavia anche qui lo
studio degli scarti riprodotti nella serie anche in relazione alla ge
stualità dei personaggi permetterebbe forse di evidenziare la signi
icatività – e quindi la marcatezza – di alcuni tratti. Il grado zero
della descrizione di questa iniziale, in linea con la prassi iconograi
ca che si è piú o meno consolidata, potrebbe essere « Dante e Virgi
lio a bordo di un’imbarcazione»,35 con marcatura delle categorie Dante, imbarcazione, mare, Virgilio. Ci si è domandato tuttavia se non sa
rebbe forse opportuno integrare questo tipo di descrizione icono
graica “minimale” (nello stesso campo del soggetto, o meglio, nel
le corrispondenti categorie iconograiche) con la segnalazione dei
gesti dei singoli personaggi (« Virgilio indicante verso l’alto »; « Dan
te con le mani incrociate sul petto »), quando questi forniscano indizi supplementari non del tutto trascurabili nell’analisi del rapporto
testoimmagine. Il gesto di Dante, che occorre spesso nell’icono
graia della Commedia (ed è frequentissimo nell’iconograia medie
vale) rappresenta il « tipico gesto dell’umiltà »,36 e piú in particolare
di sottomissione e adesione al divino. Riferendosi il gesto di Vir
gilio « all’alto dei cieli », ad un livello di interpretazione piú pro
priamente “letteralista” esso potrebbe far speciico riferimento al
l’ascensione al cielo descritta nei primi versi del Purg., i (46), men
tre il gesto di Dante rappresenterebbe l’indegnità che precede l’in
contro con Dio (liturgicamente, l’assunzione eucaristica, cfr. Mt., 8
8: « Domine, non sum dignus »):
e canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.
tion - Eigenheiten. Comité international de paléographie latine, xviii. Kolloquium,
St. Gallen, 11.14. September 2013, hrsg. von A. Nievergelt et alii, München, Ba
yerische Akademie der WissenschaftenBeck, 2015, pp. 14169, alle pp. 14347 e
relativa appendice (pp. 16467).
35. Cosí appare in effetti nelle prime prove di visualizzazione della piattaforma
di www.dante.unina.it.
36. Frugoni, La voce, cit., p. 9.
324
l’illustrazione della commedia
Ma entrambi i gesti potrebbero essere riportati ad un livello di in
terpretazione metaletteraria (forse meno probabile, ma non del tut
to escludibile), per cui Virgilio potrebbe voler indicare la resurrectio
stilistica verso le sante Muse della poesia divina, alle quali Dante di
chiara, nei versi subito seguenti quelli appena citati, la sua sottomissione (Purg., i 78):
Ma qui la morta poesí resurga,
o sante Muse, poi che vostro sono.
Altri livelli di interpretazione sembrerebbero possibili – sebbene
forse piú suggestivi che congrui – a dimostrare la ricchezza di pro
spettive che può offrire un tipo di analisi che include anche lo studio
della gestualità nelle illustrazioni della Commedia.37 Ad ogni modo,
nell’intento di spiegare gesti talora non immediatamente perspicui
rispetto alla lettera del testo, o anche solo per riscontrare differenze
di soluzioni rappresentative, supporti particolarmente interessanti
risultano essere gli elenchi degli indicia monasterialia, repertori di se
gni in uso nei conventi di osservanza cluniacense e cistercense, la
cui relazione con la tradizione iconograica tanto sacra quanto pro
fana era stata del resto autorevolmente proposta da Michael Baxan
dall.38 Basti qui solo notare come, sfogliando una preziosa edizione
37. Ad esempio, non si potrebbe neppure del tutto escludere che la stessa imma
gine, per la peculiare posizione della igura di Virgilio (con il braccio debordante
dal campo della istoria rappresentato dall’occhiello della P), possa avere anche qui
una funzione piú propriamente distintiva, per cui Virgilio indicherebbe piuttosto
il contenuto della rubrica sulla carta del codice, dove si parla chiaramente dell’atto
della confessione: « Comincia la seconda parte overo cantica de la Comedia di Dan
te Allaghieri di Firenze, ne la quale parte si purgano li commessi peccati e vizi de’
quali l’uomo è confesso e pentuto con animo di sodisfazione; e contiene xxxiii
canti. Qui sono quelli che sperano di venire quando che sia a le beate genti ». Su
questo piano interpretativo la igura di Dante corrisponderebbe all’uomo « confes
so e pentuto », mentre quella del poeta latino si identiicherebbe (in absentia) con la
guida spirituale, il confessore o, se se si vuole, con la disposizione razionale che in
duce alla contritio cordis prima del ricevimento della grazia. Alla confessione come
tema d’apertura del Purgatorio rinviano tra l’altro con piú evidenza (insistendo sul
motivo dell’ignis purgatorius) altre iniziali istoriate di questo gruppo, come si può
vedere nelle tavv. 9 e 10.
38. M. Baxandall, Painting and Experience in Fifteenth Century Italy, Oxford, Ox
325
gennaro ferrante- ciro perna
di tali liste fornita nel 1954 da Gérard van Rijnberk e credo mai pre
sa in considerazione per l’iconograia dantesca, all’interno del folto
repertorio di azioni, situazioni e oggetti che godono di una tradu
zione gestuale si possono incontrare voci con possibili ricadute igu
rative nella tradizione iconograica della Commedia, come ad esem
pio alleluja, amicus/amicitia, anima, argentum, audire, avarum, beata virgo
(Maria), bestia, biblia, bibere, Biblia, cadaver, caliditas, canis, cantus, e via
dicendo ino a virga, virtus, voluntas e vulnera.39
2. Se « la pratica del tradurre in immagini visive la Commedia è
di lunga, lunghissima durata»,40 e considerato che, come insegnava
Gianfranco Contini, il Poema è stato sin dalla prima diffusione con
cepito come « un libro illustrabile, perché contiene passi capitali in
cui si è invitati a una rappresentazione visuale »,41 sorprende che so
lo a partire dalla ine del XIX secolo, con i lavori di Volkmann e di
Kraus, si sia tentata una prima sistemazione tipologica del corredo
illustrativo dei codici miniati della Commedia.42 Si dovrà attendere
poi il 1969 per l’impresa piú analitica e di vasto respiro, ovvero Illuminated Manuscripts of the ‘Divine Comedy’, ancora oggi fondamenta
le strumento di avvio per le indagini sulla tradizione miniaturistica
del Poema.43
È a partire da questi presupposti che negli ultimi decenni si è
moltiplicato il numero degli studi relativi all’iconograia dantesca,
ford Univ. Press, 1972, trad. it. (da cui si cita) Pittura ed esperienze sociali nell’Italia del
Quattrocento, Torino, Einaudi, 20012, p. 69.
39. G. van Rijnberk, Le langage des signes chez les moines, Amsterdam, North
Holland Publishing Company, 1954, passim.
40. L. Battaglia Ricci, Ai margini del testo: considerazioni sulla tradizione del Dante
illustrato, in « Italianistica », xxxviii 2009, n. 2 pp. 3958, a p. 39.
41. G. Contini, Un nodo della cultura medievale: la serie ‘Roman de la Rose’‘Fiore’
‘Divina Commedia’, in Id., Un’idea di Dante. Saggi danteschi, Torino, Einaudi, 1976, pp.
24583, a p. 278.
42. Cfr. F.X. Kraus, Dante. Sein Leben und sein Werk, sein Verhältnis zur Kunst und
zur Politik, Berlin, Groete’sche, 1897, e L. Volkmann, Iconografia dantesca. Le rappresentazioni figurative della ‘Divina Commedia’, ed. it. a cura di G. Locella, Firenze,
Olschki, 1898.
43. BriegerMeissSingleton, The Illuminated Manuscripts of the ‘Divine Comedy’, cit.
326
1. Piacenza, Biblioteca Passerini Landi, ms. 190, cc. iiv-iiir: Forma sive figura totius Inferni, secundum ‘Comediam’ Dantis.
2. Napoli, Biblioteca Oratoriana del Girolamini, ms. CF 2 16, cc. 86v-87r: diagramma del Purgatorio
e iniziale istoriata di Purgatorio.
3. Madrid, Biblioteca Nacional de España, ms. 10057, c. 64r: diagramma del
Purgatorio.
4. Napoli, Biblioteca Oratoriana del Girolamini, ms. CF 2 16, cc. 1v-2r: illustrazioni di Inf., I (sin.
Dante con la lonza; Dante con il leone; dx. Dante risospinto verso il basso dalla lupa; A Dante disteso a
terra appare Virgilio).
5. Ivi, cc. 2v-3r: illustrazioni di Inf., i (Dante e Virgilio di fronte alla lupa).
6. Ivi, cc. 3v-4r: illustrazioni di Inf., i (Dante e Virgilio intraprendono il viaggio).
7. Paris, Bibliothèque Nationale de France, ms. Italien 539, c. 29r: iniziale istoriata di Purgatorio.
8. Ivi, iniziale istoriata di Purgatorio
(partic.).
9. Berlin, Staatsibliothek, ms. Hamilton 202, c. 43r: iniziale istoriata di Purgatorio (partic.).
10. Ivi, ms. Hamilton 204, c. 30r: iniziale istoriata di Purgatorio (partic.).
gennaro ferrante- ciro perna
di tali liste fornita nel 1954 da Gérard van Rijnberk e credo mai pre
sa in considerazione per l’iconograia dantesca, all’interno del folto
repertorio di azioni, situazioni e oggetti che godono di una tradu
zione gestuale si possono incontrare voci con possibili ricadute igu
rative nella tradizione iconograica della Commedia, come ad esem
pio alleluja, amicus/amicitia, anima, argentum, audire, avarum, beata virgo
(Maria), bestia, biblia, bibere, Biblia, cadaver, caliditas, canis, cantus, e via
dicendo ino a virga, virtus, voluntas e vulnera.39
2. Se « la pratica del tradurre in immagini visive la Commedia è
di lunga, lunghissima durata»,40 e considerato che, come insegnava
Gianfranco Contini, il Poema è stato sin dalla prima diffusione con
cepito come « un libro illustrabile, perché contiene passi capitali in
cui si è invitati a una rappresentazione visuale »,41 sorprende che so
lo a partire dalla ine del XIX secolo, con i lavori di Volkmann e di
Kraus, si sia tentata una prima sistemazione tipologica del corredo
illustrativo dei codici miniati della Commedia.42 Si dovrà attendere
poi il 1969 per l’impresa piú analitica e di vasto respiro, ovvero Illuminated Manuscripts of the ‘Divine Comedy’, ancora oggi fondamenta
le strumento di avvio per le indagini sulla tradizione miniaturistica
del Poema.43
È a partire da questi presupposti che negli ultimi decenni si è
moltiplicato il numero degli studi relativi all’iconograia dantesca,
ford Univ. Press, 1972, trad. it. (da cui si cita) Pittura ed esperienze sociali nell’Italia del
Quattrocento, Torino, Einaudi, 20012, p. 69.
39. G. van Rijnberk, Le langage des signes chez les moines, Amsterdam, North
Holland Publishing Company, 1954, passim.
40. L. Battaglia Ricci, Ai margini del testo: considerazioni sulla tradizione del Dante
illustrato, in « Italianistica », xxxviii 2009, n. 2 pp. 3958, a p. 39.
41. G. Contini, Un nodo della cultura medievale: la serie ‘Roman de la Rose’‘Fiore’
‘Divina Commedia’, in Id., Un’idea di Dante. Saggi danteschi, Torino, Einaudi, 1976, pp.
24583, a p. 278.
42. Cfr. F.X. Kraus, Dante. Sein Leben und sein Werk, sein Verhältnis zur Kunst und
zur Politik, Berlin, Groete’sche, 1897, e L. Volkmann, Iconografia dantesca. Le rappresentazioni figurative della ‘Divina Commedia’, ed. it. a cura di G. Locella, Firenze,
Olschki, 1898.
43. BriegerMeissSingleton, The Illuminated Manuscripts of the ‘Divine Comedy’, cit.
326
l’illustrazione della commedia
dal punto di vista storicoartistico, codicologico, esegetico: proprio
in riferimento a quest’ultimo aspetto, l’impresa dell’Edizione Na
zionale dei Commenti danteschi promossa dal Centro Pio Rajna, e i
commenti sinora pubblicati, hanno confermato non solo l’ “illustra
bilità” di cui parlava Contini, ma anche e soprattutto un valore spes
so interpretativo, oltre che naturalmente rappresentativo, delle mi
niature dantesche.44 Siano esse parte di un progetto codicologico uni
tario (come ad esempio il Dante di Chantilly), o inserite in un se
condo momento e comunque non previste nella confezione inizia
le del manufatto (come invece l’M676 della Morgan Library & Mu
seum),45 è indubbio che i corredi illustrativi, in particolare di carat
tere “elevato” – secondo le categorie issate da Marisa Boschi Roti
roti –,46 possono talvolta rappresentare una vera e propria esegesi
iconograica al Poema. Esegesi che invase margini in forma tabel
lare o libera, l’intercolonnio, talvolta persino spazi generalmente
destinati alla scrittura, si posizionò nelle iniziali – di cantica, di can
to o anche di commento –, e che naturalmente, come già ha sotto
lineato Luisa Miglio, poteva dipendere e spesso dipendeva « tanto
da chi era destinato a possedere, utilizzare, leggere, un manoscritto,
quanto da chi lo produsse, materialmente riempiendo di parole e
immagini le carte o concettualmente ideandone l’architettura e l’or
ganizzazione interna ».47 Committenza e genio artistico.
Non a caso si è scelto di menzionare i manoscritti Cha e M676 a
cui vale la pena aggiungere, ancora a titolo esempliicativo, il cele
44. Basti al proposito menzionare due edizioni come le Chiose Palatine e le Chiose Filippine, con i rispettivi studi sull’iconograia che arricchisce i testimoni dei com
menti.
45. Per una approfondita disamina dei corredi illustrativi che impreziosiscono i
due mss. menzionati cfr. C. Balbarini, L’ ‘Inferno’ di Chantilly. Cultura artistica e letteraria a Pisa nella prima metà del Trecento, Roma, Salerno Editrice, 2011, e P. Papillo,
Illuminating the ‘Comedy’. Artistic strategy and rhetoric in Pierpont Morgan Library’s MS
M676 and Botticelli’s Dante, New York, Columbia Univ. Press, 2003.
46. Boschi Rotiroti, Codicologia trecentesca della ‘Commedia’, cit., p. 153 e passim.
47. L. Miglio, I commenti danteschi: i commenti figurati, in Intorno al testo. Tipologie del
corredo esegetico e soluzioni editoriali. Atti del Convegno di Urbino, 13 ottobre 2001,
Roma, Salerno Editrice, 2003, pp. 377401, a p. 386.
327
gennaro ferrante- ciro perna
berrimo codice CF 2 16 della Biblioteca Oratoriana dei Girolami
ni di Napoli: si tratta, infatti, di manufatti che bene rappresentano
quello che Lucia Battaglia Ricci deiniva come « sistema esegetico
complesso »,48 ovvero una interessantissima rete di relazioni, rinvii,
contraddizioni, insomma un vero e proprio dialogo, che veniva a
crearsi tra le tre entità possibili coesistenti sulla cartapecora, cioè en
decasillabi danteschi, commento verbale e commento visuale. Un
dialogo che poteva fondarsi sulla consonanza, ossia una tendenza
esegetica pienamente in sintonia, come nel caso di Traini e dei mae
stri traineschi con Guido da Pisa per il manoscritto 597;49 su una
smentita, un contrasto, come nel caso della glossa del chiosatore A
del Filippino, che corregge la miniatura a c. 61r, dove Caco è impro
priamente rafigurato come una specie di drago e non « ad modum
centauri cum serpentibus »;50 o su una vera e propria distanza, come
nel caso dei « quattro in umile paruta » di Purg., xxix 142, che l’illu
stratore napoletano dell’M676 (che illuminò il manoscritto dopo
che Andrea Lancia ebbe copiato il testo della Commedia con le chio
se dell’Amico dell’Ottimo), rafigurò a c. 83v il primo con la tiara
papale, due con la mitria e l’ultimo col cappello cardinalizio, mo
strando cosí di recepire l’interpretazione vulgata in papa Gregorio,
Agostino, Ambrogio e Geronimo, e allontanandosi al contempo dal
la glossa che poteva leggere alla carta successiva, cioè: « Vuole alcu
no che questi sieno iiii principali profeti che piú profondamente
profetaro di Cristo, cioè Isaia, Ieremia, Ezechiel e Daniel ».51
Solo questi pochi e notissimi esempi possono essere suficienti a
dimostrare quanto sia complesso il rapporto tra le diverse modalità
di lettura del testo dantesco, tra i vari attori, cioè, di un copione er
meneutico cosí articolato: un rapporto che non può non tener con
48. L. Battaglia Ricci, Un sistema esegetico complesso: il Dante Chantilly di Guido
da Pisa, in « Rivista di studi danteschi », viii 2008, pp. 83100.
49. Cfr. Balbarini, L’ ‘Inferno’ di Chantilly, cit., pp. 4657.
50. Cfr. Chiose Filippine, cit., p. 52 dell’Introduzione.
51. Cfr. L. Azzetta, Andrea Lancia copista dell’ ‘Ottimo Commento’. Il ms. New York,
Pierpont Morgan Library, M 676, in « Rivista di studi danteschi », x 2010, pp. 11631,
alle pp. 12627. La glossa è invece leggibile in Amico dell’Ottimo, Chiose sopra la
‘Comedia’, a cura di C. Perna, Roma, Salerno Editrice, 2018, pp. 44344.
328
l’illustrazione della commedia
to di un altro fondamentale aspetto, ovvero il background di chi, per
verba et imagines, interpretava la Commedia. Se per i commenti e le
chiose il retroterra culturale sembra sempre piú delineato, ancora
in gran parte è da scoprire, invece, se le miniature dantesche possa
no ricondursi a un qualche particolare modello paradigmatico. Ab
biamo certo gli studi di Francesca Pasut, in particolare per i Danti
del Cento e per una igura di rilievo come Pacino di Bonaguida, o
quelli piú recenti di Chiara Ponchia sulla miniatura padana trecen
tesca, o ancora alcune preziose edizioni facsimilari con commenta
rio, ma tanto, tantissimo, è ancora da indagare.52
E, si badi bene, si tratta di un’indagine che oltre agli ovvi risvolti
storicoartistici, potrebbe avere certamente anche delle ricadute sul
la comprensione delle scelte illustrativoesegetiche. Per rimanere,
infatti, tra i manoscritti presi ad esempio: perché l’illustratore del
l’M676, a c. 27r, rappresenta Dante e Virgilio in groppa a Gerione
con il primo vicino alla coda, nonostante il Duca affermi (Inf., xvii
8384): « monta dinanzi, ch’i’ voglio esser mezzo / sí che la coda non
possa far male »? 53 O ancora, perché nel ms. 1102 della Biblioteca
Angelica il Maestro della cerchia di Simone dei Crociissi sceglie di
rafigurare gli avari e i prodighi senza macigni e in atto di combat
tere, armati di bilance? Può rintracciarsi, insomma, una spiegazione
a quelle che Paul Papillo deiniva « unwanted images » in qualche
modello iconograico seguíto nella rappresentazione dell’aldilà dan
tesco? 54 Possono quelli che apparentemente sembrano dei cortocir
cuiti tra testo e interprete avere, insomma, un valore? Essere cioè
inluenzati da un qualche ascendente?
52. Cfr. almeno F. Pasut, Codici miniati della ‘Commedia’ a Firenze attorno al 1330:
questioni attributive e di cronologia, in « Rivista di studi danteschi », vi 2006, pp. 379409;
Ead., Pacino di Bonaguida e le miniature della ‘Divina Commedia’: un percorso tra codici
poco noti, in Da Giotto a Botticelli. Pittura fiorentina tra Gotico e Rinascimento. Atti del
Convegno internazionale di Firenze, 2021 maggio 2005, a cura di F.P. e J. Tripps,
Firenze, Giunti, 2008, pp. 4162; C. Ponchia, Frammenti dell’aldilà. Miniature trecentesche della ‘Divina Commedia’, Padova, Il Poligrafo, 2015.
53. La posizione dei viatores sul dorso di Gerione è chiara anche alla luce dei
successivi vv. 9193: « I’ m’assettai in su quelle spallacce; / sí volli dir, ma la voce non
venne / com’io credetti: Fa che tu m’abbracce ».
54. Cfr. Papillo, Illuminating the ‘Comedy’, cit., pp. 6983.
329
gennaro ferrante- ciro perna
È da questi interrogativi, dal convincimento che, come afferma
va Jérôme Baschet, « […] le immagini e la cultura medievale nel lo
ro complesso si fondino sul principio di tradizionalità »,55 e natu
ralmente, ancor prima, dalla necessità, largamente percepita, di un
catalogo completo, speciicatamente inalizzato allo studio delle im
magini in relazione al testo, che è nata l’idea del progetto IDP Illuminated Dante Project. Finanziato nel 2015 come start up dalla Com
pagnia di San Paolo e con sede presso il Dipartimento di Studi Uma
nistici dell’Università « Federico II » di Napoli, IDP ambisce a riuni
re in un unico archivio, con relativo database openaccess, tutta l’ico
nograia dantesca prodotta sui manoscritti del XIV e XV secolo, in
tendendo per manoscritti miniati quelli con almeno una delle tre
iniziali istoriate e di conseguenza tenendo fuori dal computo, per
ora, quelli con un livello decorativo “elementare”, di nuovo secon
do la classiicazione Boschi Rotiroti,56 ovvero con pura e semplice
decorazione afidata a lettere iligranate e toccate di colore o a bian
chi girari e al limite accompagnate da fregi itomori.
Sono stati individuati per la fase uno del progetto, ovvero il XIV
secolo, 145 items con un livello decorativo e un grado di complessità
che va dalle iniziali al ciclo continuo, cioè dalle N, P e L istoriate dei
Danti del Cento alle piú complesse, ricche e articolate prove della
miniatura dantesca trecentesca. Il nodo fondamentale da affrontare
nella creazione di un archivio di questo tipo, soprattutto rispetto al
fermo e imprescindibile ideale dell’openaccess, è innanzitutto quello
del copyright.
Se per i manoscritti conservati nelle biblioteche statali italiane,
ovvero piú della metà del corpus, la convenzione stipulata con il Mi
BACT – Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali,57 libe
ra il copyright con l’autorizzazione a pubblicare e diffondere le imma
gini, per un’altra serie di manoscritti l’accesso e la fruizione avver
ranno – in attesa di ulteriori e piú cospicui inanziamenti, che po
55. Baschet, L’iconografia medievale, cit., p. 150.
56. Cfr. sopra, n. 46.
57. Vd. http://www.librari.beniculturali.it/opencms/opencms/it/news/novi
ta/novita_0693.html.
330
l’illustrazione della commedia
tranno permettere eventualmente l’acquisto delle riproduzioni e dei
diritti di diffusione on line – attraverso l’inclusione di IDP (primo
ente italiano) nel consorzio IIIF - International Image Interoperability
Framework, una grande webcommunity sviluppata nel 2012 dalla Stan
ford University, a cui hanno aderito istituzioni come la Bibliothè
que Nationale de France, la Biblioteca Apostolica Vaticana o la Bri
tish Library.58 Il principio di IIIF è lo sharing, l’interoperabilità, la con
divisione libera di immagini (librarie e non) in alta risoluzione: se
IDP da un lato renderà disponibili tutte le riproduzioni dei codici
custoditi nelle biblioteche statali italiane di cui sopra, dall’altro, attra
verso l’istallazione del viewer opensource Mirador sul database,59 potrà,
con un semplice collegamento ipertestuale, accedere al patrimonio
manoscritto dantesco digitale degli enti coinvolti.
Il progetto IDP è altresí in partnership con l’ICCU Istituto Cen
trale per il Catalogo Unico, e in particolare con ManusOnLine
(MOL) e Internet Culturale (IC): l’accordo è quello di fornire al
primo database le descrizioni di tutti i manoscritti censiti, che con
luiranno in uno spazio ad hoc visualizzabile sulla nuova front page
del sito.60 Con il secondo ente, invece, l’accordo riguarda natural
mente le riproduzioni dei manoscritti conservati nelle biblioteche
statali italiane: i tecnici di IC lavoreranno le immagini ed elabore
ranno i metadati MAG per permettere agli utenti diverse possibili
tà di interrogazione e ricerca.
L’occasione di un Convegno internazionale è certamente utile al
team IDP per avere preziose indicazioni da potenziali utenti del
database: per questo motivo si presenterà la struttura del back office
nella sua versione ultima, ma naturalmente ancora aperta a possibi
li modiiche o migliorie, mostrando con quali criteri si è pensato di
descrivere (da un punto di vista codicologico, paleograico e icono
graico) e rendere interrogabili i codici.
Tutti i manoscritti censiti saranno visionati e descritti: le schede
prodotte in MOL verranno direttamente esportate in xml sul back
58. Vd. http://iiif.io/.
59. Vd. http://projectmirador.org/.
60. Vd. http://manus.iccu.sbn.it/progettiS.php?id=316.
331
gennaro ferrante- ciro perna
office IDP e integrate con le informazioni della ig. 1, che mancano
nelle griglie predisposte da MOL, cosí da renderle sensibili a una
ricerca speciica da parte degli utenti: si tratta dei numeri identiica
tivi dei manoscritti nei repertori di Roddewig, Boschi Rotiroti,
Censimento dei commenti danteschi e Bertelli,61 l’area di produzione,
per cui è possibile speciicare macroaree geograiche o la città, se no
ta, nonché, come si evince dalla ig. 2, la tipologia graica (con netta
prevalenza per il Trecento della bastarda cancelleresca), il numero
di terzine per carta, la classiicazione delle rubriche (latine o volga
ri, lunghe o brevi o, a limite, con spazi riservati) e dello stemma, qua
lora presente.
Si è pensato, altresí, di rendere indicizzabili anche altri dati codi
cologici, questa volta inseriti nelle griglie di MOL e da lí, come
detto, esportati nel database: la taglia e la proporzione delle dimen
sioni del codice, il numero di righe, la tecnica di rigatura, nonché il
fascicolo prevalente. Tutte informazioni, queste, che, come antici
pato, saranno sensibili a una ricerca mirata da parte degli utenti,
dati, cioè, marcati.
Sul fronte dell’illustrazione si è scelto di seguire invece una stra
da, o, per meglio dire, una struttura, che si discosta dalle soluzioni
offerte da MOL. Come noto, queste ultime si fondano sulle riles
sioni teoriche proposte nella guida Miniatura e decorazione dei manoscritti, integrata con la guida del 2006 Miniature e decorazioni dei manoscritti.62 Nell’ambito del modulo ›decodesc‹, per utilizzare la catego
61. Si tratta di M. Roddewig, Dante Alighieri. Die ‘Göttliche Komödie’. Vergleichende
Bestandsaufnahme der ‘Commedia’Handschriften, Stuttgart, Hiersemann, 1984; Boschi
Rotiroti, Codicologia trecentesca, cit.; Censimento dei commenti danteschi, cit.; S. Bertelli, La tradizione della ‘Commedia’. Dai manoscritti al testo. I codici trecenteschi (entro l’antica vulgata) conservati a Firenze, Firenze, Olschki, 2011; Id., La tradizione della ‘Commedia’. Dai manoscritti al testo. I codici trecenteschi (oltre l’antica vulgata) conservati a Firenze,
ivi, id., 2016.
62. Cfr. V. Pace, Miniatura e decorazione dei manoscritti, in Guida a una descrizione
uniforme dei manoscritti e al loro censimento, a cura di V. Jemolo e M. Morelli, Roma,
Arti graiche moderne, 1990, pp. 93102 (e cfr., inoltre, M.G. Ciardi Duprè Dal
Poggetto, A proposito della descrizione uniforme dei manoscritti miniati, in « Miniatura »,
iiiiv 19901991, pp. 12324), e Miniature e decorazioni dei manoscritti, a cura di E. Ambra, A. Dillon Bussi, M. Menna, Roma, Iccu, 2006.
332
l’illustrazione della commedia
rizzazione della codiica xml nota come TEIP5, è possibile distin
guere tra iniziali semplici e iniziali ornate in vario modo, con un
sistema di spunte e con la possibilità di fornire note integrative in
campo libero, insieme naturalmente a una sezione dedicata alla de
corazione delle pagine, ovvero alla descrizione delle eventuali mi
niature diverse dalle iniziali. Si tratta ovviamente di un sistema di
cui appare persino superluo sottolineare i meriti e nello stesso tem
po la destinazione trasversale, non solo dantesca: una soluzione di
compromesso, dunque, in cui, proprio per l’eterogeneità dei mano
scritti potenzialmente descrivibili, non poteva essere possibile issa
re piú di tanto (e marcare, indicizzare) le categorie, senza lasciare
campi liberi piú o meno ampi di descrizione.
La soluzione studiata per il database, in nome di una fruibilità il
piú possibile esaustiva e intuitiva da parte degli utenti, è stata una
strutturazione speciica dei dati, che tenga naturalmente conto di
tutte le recenti acquisizioni nel campo della miniatura e in partico
lare della miniatura dantesca, e di un lessico il piú possibile condi
viso e inequivocabile, di cui è garante la storica dell’arte dell’équipe
IDP, Francesca Pasut. Come si evince dalla ig. 3, il primo passaggio
riguarda il progetto decorativo in generale, dove si avrà la possibili
tà di speciicare innanzitutto se l’apparato iconograico è frutto di
un progetto unitario, il che non riguarda l’autorialità delle immagi
ni, quanto piuttosto l’esecuzione delle stesse in rapporto e in accor
do con tutta la confezione del codice: per rimanere negli esempi
menzionati, le illustrazioni del Dante di Chantilly saranno certa
mente da considerare frutto di un progetto unitario, nonostante,
come ha dimostrato Chiara Balbarini, non tutte le miniature sia
no attribuibili a Francesco Traini.63 È possibile, inoltre, spuntare al
tre due informazioni fondamentali, sempre di carattere generale,
ovvero se l’apparato iconograico sia completo, o meno, come ad
esempio il celebre manoscritto Pluteo 40 15, che presenta miniature
tabellari sino a Inf., x, ma previste per tutto il testo (e in questo sen
so i casi di codici con spazi riservati a miniature mai eseguite saran
no certamente molteplici), oppure se vi sia la presenza di aggiunte
63. Cfr. Balbarini, L’ ‘Inferno’ di Chantilly, cit., pp. 6670.
333
gennaro ferrante- ciro perna
seriori, cioè un apparato iconograico realizzato in due o piú fasi.
Un riquadro per note in campo libero permetterà, poi, di aggiunge
re altre particolari informazioni relative alla descrizione generale
del progetto decorativo.
Per quanto concerne lo studio speciico delle immagini, che an
dranno catalogate nello step successivo, come dimostrano i dati esem
pliicativi della ig. 4, si è pensato di creare innanzitutto uno spazio
di razionalizzazione dei soggetti iconograici, distinguendo tra ini
ziali, fregio ed eventuali miniature. Ciascuna immagine, poi, sarà
analizzata secondo le tendine visibili nella parte alta della ig. 5: « Ge
nerale », qui aperta, ovvero il luogo in cui speciicare il numero di
carta e l’eventuale posizionamento in colonna, nonché dove ese
guire l’upload del ile; segue la sezione « Attribuzione » (ig. 6), dove
si avrà la possibilità di segnalare se l’illustratore, in questo caso Paci
no di Bonaguida (ma se anonimo potrà essere individuata almeno
la « Bottega di »), è attribuito (e nel campo libero si diranno le speci
iche coordinate bibliograiche), o documentato; la datazione, sta
bilita con intervalli temporali al quarto di secolo, nonché la prove
nienza geograica, con speciicazione di aree (settentrionale, centra
le, meridionale o insulare) o di regioni.
Nella ig. 7 sono visibili, invece, le articolazioni possibili relative
alla « Tecnica esecutiva » di ciascuna immagine, laddove si potrà di
stinguere tra disegno, cioè puro contorno senza tocchi di colore,
disegno acquerellato o tempera, con eventuale speciicazione di
ulteriori dettagli (a inchiostro, a tempera o tecnica mista), insieme
alla possibilità di spuntare le caselle « non inito » e « doratura este
sa ». Ancora un campo libero darà, poi, l’opportunità di aggiungere
eventuali notazioni in merito.
La sezione successiva, ovvero la « Tipologia decorativa » (ig. 8),
rappresenta in maniera emblematica l’ambizione a una profonda
analiticità rispetto ai tipi iconograici, che si tradurrà, naturalmente,
in maggiori e piú capillari modalità di ricerca per gli utenti. Per la
sottosezione « Iniziale » è prevista la possibilità di selezionare se di
cantica, di canto o di commento, con le seguenti tipologie: calligra
ica, iligranata, ornata foliata, ornata foliata a bianchi girari, ornata
animata e ornata istoriata, secondo le distinzioni del Vocabulaire codi334
l’illustrazione della commedia
cologique.64 La sottosezione « Illustrazione » prevede, invece, tre casi
stiche, ovvero miniatura a piena pagina (eventualmente con la pos
sibilità di spuntare la casella « Antiporta »), miniatura incorniciata e
non incorniciata.
La sottosezione « Fregio » (ig. 9) è articolata, invece, in due livel
li: il primo stabilirà la tipologia, ovvero foliato, animato o istoriato,
mentre il secondo la distribuzione spaziale sulla carta del mano
scritto (margini e/o intercolonnio).
Per quanto concerne i « Diagrammi » (ig. 10) si è scelto di consi
derare solo quei disegni che illustrano la Commedia o eventualmen
te il commento in maniera schematica (come la rappresentazione
dei tre regni con le relative ripartizioni e simili) e sarà dunque pos
sibile indicare il tipo (ovvero schema Inferno, schema Purgatorio, sche
ma Paradiso o altro), con un campo libero per aggiungere eventual
mente altri particolari. Per le ultime due tipologie decorative, ovve
ro l’« Immagine estemporanea » e il « Richiamo fascicolare iconico »
sono previsti, invece, solo campi liberi di descrizione.
Nell’ultima sezione, ovvero « Iconograia » (ig. 11), si procederà a
individuare i collegamenti con il testo poetico e con il commento –
se presente, segnalando la chiosa di riferimento nel campo libero –,
e tutto ciò che attiene al soggetto iconograico: una descrizione del
la scena, seguita da un elenco di parole chiave relative alla scena stes
sa nella sottosezione « Categorie ». Sarà inine spuntato il luogo dan
tesco di ambientazione, che naturalmente potrà collocarsi dalla sel
va all’Empireo. Il campo libero « Note » costituisce lo spazio desti
nato a possibili rilessioni sulle caratteristiche dell’immagine, sul di
svelamento di eventuali modelli, sui rapporti paciici o problema
tici con il testo.
Ritornando, inine, alle impostazioni globali relative al mano
scritto (ig. 3), le ultime due sezioni attengono propriamente alla bi
bliograia, ove saranno menzionati tutti gli studi relativi al mano
64. Il repertorio digitalizzato risulta disponibile, anche in italiano, all’indirizzo
http://vocabulaire.irht.cnrs.fr/ e si basa sul Vocabulaire codicologique. Répertoire méthodique des termes français relatifs aux manuscrits, cit., mentre la versione italiana si fonda
su Maniaci, Terminologia del libro manoscritto, cit.
335
gennaro ferrante- ciro perna
scritto in oggetto oltre alla segnalazione di possibili collegamenti
ipertestuali a facsimile o teche digitali che riproducono il codice.
La strada sembrerebbe tracciata: le griglie andranno implemen
tate con tutta la messe di dati in via di acquisizione tra le biblioteche
italiane ed estere. Negli auspici dell’équipe IDP il risultato potrà rap
presentare un ulteriore strumento utile alla comprensione della Commedia e della sua prima ricezione e circolazione, che, si spera, avrà
nel suo carattere trasversale, multidisciplinare, un importante pun
to di forza.
★
[FIGU RE]
Fig. 1
336
l’illustrazione della commedia
Fig. 2
Fig. 3
337
gennaro ferrante- ciro perna
Fig. 4
Fig. 5
338
l’illustrazione della commedia
Fig. 6
Fig. 7
339
gennaro ferrante- ciro perna
Fig. 8
Fig. 9
340
l’illustrazione della commedia
Fig. 10
Fig. 11
341