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Estudos em homenagem a José Rogério Cruz e Tucci SUMÁRIO: 1. Introdução; 2. Restitutio in integrum no direito romano; 3. Restitutio in integrum nas fontes lusitanas; 4. Recepção da restitutio in integrum no Brasil; 5. Conclusão; 6. Bibliografia
2024
Mio amatissimo Benedetto Rivedo con trasporto i tuoi caratteri, e ti ringrazio col cuore delle affettuose parole con cui mi parli della nostra amicizia. Io te l'ho serbata sempre viva e profonda, perché sono convinto che nessuno piú di te è degno dell'amore e della stima dovuta a chi è costante negli affetti, che ama e pratica sempre la virtú. Ogni volta che vedevo il nostro caro e sventurato Giovanni, chiedea conto di te, e provava somma pena non avendo del tuo stato notizie conformi ai miei desideri. Mi era noto che stavi scrivendo un'opera ed ora son lieto che tra poco potrò avere il piacere di leggerla ed ammirarla. Dirigendoti a me per avere le notizie ed i giornali di cui abbisogni mi hai fatto un regalo, ma con passione e rincrescimento non ho potuto trovare la situazione di Mazzini, sebbene ne avessi fatto mille richieste. Non so Fortunato ove abbia potuto scovarla: del resto giacché le avrai o da me o da altri, vale lo stesso. Ti acchiudo una copia della Costituzione romana. Finora non ho potuto avere le leggi sul clero, ma ne continuerò le ricerche e subito avute te ne manderò le copie. Dei processati di Salerno sono stati messi in libertà quei dell'equipaggio, ma non tutti. Sento dire che abbiano ritenuto un macchinista inglese, un fuochista e due o tre altri, come sospetti di connivenza . Genovesi dipendenti dal capitano De Negri, che figuravano andare in Sardegna alle miniere sono stati tutti ritenuti compreso il Capitano in leggittimo stato di accusa. Giovanni fino a poco tempo dietro era stato in una prigione piuttosto buona, e gli erano curate le ferite da un chirurgo che andava da lui ogni giorno. Gli avevano assegnato un infermiere, e messo il rigore perché non trattasse con quei di fuori, gli si usava alquanta umanità. Da circa un mese, e ora si sa perché, lo han messo in un sotterraneo, gli han fatto diligenza piú volte, e non si sa se possa ottenere di tornare alla primiera prigione. Io sto palpitante sulla sua sorte ed è questo per me un pensiero che perennemente mi afflige. Giovanni era degno della stima di tutti pel suo carattere generoso e leale per la fermezza dei sentimenti; ma ora che è tanto sventurato per aver tentato un'impresa arditisssima a vantaggio del paese, io lo amo cento volte piú che prima e sono infelice di non poter fare per lui che vani desideri. Per la discussione delle cause dicesi che ci voglia ancora molto tempo. Ferdinando Bianchi è da piú tempo in prigione e sono state false le voci corse su lui. La condotta di Gioacchino Gaudio nel 48 non saprei definirla . Chi la dice buona chi cattiva. A me costa che egli nel 48 acquistò, per le persecuzioni politiche di cui era stato oggetto nel 37, molta influenza nella classe degli artigiani, che riunì in un circolo, ov'egli Presidente li dominava. Se non mi ricordo male, non abusò di questa influenza, e sosteneva i bisognosi secondo le sue forze. Nella lotta si mostrò ardentissimo, trattò con molta energia l'Intendente Cosentini che impediva il movimento . Andò a Paola, Maggiore. Poi quando tutto andò a monte, e che il Comitato fuggi a Tiriolo, Gaudio non li condusse con dignità, a farsi perdonare le offese recate fino a quel giorno al Governo, andò con Carlo Compagna ad accompagnare l'Arcivescovo a Castrovillari per chiedere clemenza a Busona. Ma s'ingannò; perché dopo qualche tempo fu arrestato e condannato a 25 anni di ferri, pena che sta ancora espiando, malgrado che andato il Re a Cosenza, gliel'abbia diminuita di uno o due gradi. Ma tu nella tua opera parlerai di Gioacchino Gaudio? Io credo che né si debba né si possa parlar di lui. L'asino di Guerrazzi non l'ho letto tutto, ne ho avuto tempo dietro otto fascicoli: gli altri non ho potuti averli. A tuo riguardo ne avrei compiuto la lettura, ma ammalato come sono veggo poca gente e non ho saputo a chi chiedere gli altri 17 fascicoli. Ma io credo che bastano gli otto per darne un giudizio. Esso fu il parto di una facile e brillante fantasia e lo sforzo di una mente erudita. La parte inventiva è poca cosa: è poi un emporio di ricorsi storici antichi e moderni, di politica, di filosofia, di religione ecc . ecc. Dimandi di che colore si mostri nell'asino? Fa esclamazioni liriche, apostrofi sperticate alla libertà, ma non definisce nulla nulla. È liberale ma non vuol dire come, ciò mostra che non è democratico. Sento dire che sia in buone relazioni con questo governo; e l'anno scorso, essendo morto un professore di lettereratura nella Università di Torino si parlava pubblicamente di sostituirlo con Tommaseo o Guerrazzi . La voce può essere falsa, ma prova qualche cosa . Ultimamente si è protestato contro gli abusi che il governo commette contro l'emigrazione e si chiese la firma a Guerrazzi. Egli volontariamente ricusò, sebbene avessero firmato Amari. . . . ed altri moderati suoi amici. Nella parte dell'Asino da me letta non parla del suo governo, né dei colleghi; e mi dice un amico che non ne parla giammai nel corso dell'opera. Si lagna molto dei magistrati che lo fecero mettere in carcere e ve lo fecero languire tre o quattro anni. Se Guerrazzi non lo fa da democratico non si dichiara neppure francamente costituzionale e molto meno monarchico. Vuol essere buono in avvenire per tutti i partiti, perché non sa chi possa vincere . Forse dimorando piú a lungo in Piemonte, se ambirà qualche carica diverrà certo. Di Napoli non si hanno notizie. Finisco per non aggravare troppo la lettera. Ti abbraccio di cuore e ti reco i saluti di Curzio, e di un siciliano, Cesare Civelli, il quale non ti conosce, ma gli ha parlato molto di te Salvatore Guomena, neocompagno nella rivoluzione di Bentivegna. Civelli fuggi, Guomena fu preso e condannato a 14 anni di ferri. Tuo affezzionatissimo sempre LUIGI MICELI Genova 23 gen(naio) 1858 Archivio Musolino : Cartella n . 19 Già pubblicata nel Carteggio di Musolino con la data errata 23 gennaio 1857, ma è evidente dal contenuto che si riferisce all'anno successivo Archivio di stato di Salerno, lettera di Giovanni Nicotera a Gaetana Poerio, datata in fondo dopo la firma di Nicotera 11 novembre 1857 senza timbro postale Trascrizione dall'autografo: "La causa si tratterrà sicuramente nella prima quindicina dell'entrante mese, adesso si stanno raccogliendo i costituiti. Siederemo sullo sgabello dei rei circa in 400 dei quali sulla base dell'atto di accusa temo ne saremmo condannati a morte venti e più. Nina mia, tu devi amarti di tutto il coraggio e disporre il tuo animo a qualunque sventura. Voglio a questo proposito dirti, sicuro che non ne insuperbirai, che qui sei invidiata da molte gentil signorine e ritenuta dalle anime nobili qual novella Clarina perché si crede che generosamente mi hai incitato al bene della Patria, sacrificando il più grande dei tuoi beni lo sposo e colle proprie tue mani mi hai dato un ferro e messo sul cappello calabro una coccarda. Nina io non so per quale ragione tutto in un momento si è mutato il perfetto abbandono in cui viveva in mille attestati di stima e di affetto. La mia squallida stanzetta è adorna spesso di fiori e a gran copia mi giungono doni di dolci, vini e rosolio che mi fan desiderare la compagnia di Giuseppe e Guglielmo, ma anche biglietti di lodi che io sento assolutamente di non meritare ed esibizioni di ogni sorta. In poche parole io mi veggo talmente circondato di amici che sembra mi vivere in una congrega di angioli. Ieri io stava sdraiato sul letto, intesi un rumore al mio cancello, mi vi accosti e trovai una magnifica pizza dolce a forma di cuore sulla quale vi erano il tuo è il mio nome in caratteri di tre colori ed un bigliettino che, se non fossi trattenuto dal sentimento di prudenza te lo avrei rimesso. Quello che più mi ha fatto piacere è stato un biglietto segnato così: alcuni vostri ammiratori. In esso mi si dice tra le altre cose che coloro che scrivono erano murattiani perché gli si era fatto credere che questo arrecare del bene al paese, ma che dopo aver saputo [conosciuto] i miei principi santissimi non vogliono più appartenere ad un partito disonesto, che sarebbero pronti a combatterlo e che sperano che io voglia accoglierli quali miei fratelli e perdonarli. Nina io sono oltremodo lieto di vedere apprezzato dai miei concittadini il mio sacrificio e anche se dovessi perire la mia coscienza rimarrebbe soddisfatta perché porto con me la ferma convinzione di aver operato bene e aver contribuito a salvare il paese da una grave sventura. Oh se i miei detrattori potessero per brevi momenti far capolino in questa cara terra, come rimarrebbero scornati ed umiliati. Io ho sempre benedetta la mia sventura, ma ora mi credo generosamente compensato di tutto. Ho voluto informarti di queste cose per farti meglio apprezzare questo sventurato paese e per darti un qualche conforto. Spero che ti sarà pervenuta l'altra mia in data del 24 o 28 del mese passato. Continua...
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