per uno studio
materialistico
della letteratura
allegoria75
© G. B. Palumbo & C. Editore S.p.A. Palermo
• Direttore responsabile
Franco Petroni
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Editor-in-chief
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Facoltà di Lettere e Filosofia,
via Roma 56, 53100 Siena
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• Redattori
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Valentino Baldi
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Anna Baldini
Riccardo Castellana
Valeria Cavalloro
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Franco Petroni
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Michele Sisto
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Massimiliano Tortora
Emanuele Zinato
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•
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p.za Carlo Rosselli 27/28, 53100 Siena
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via Roma 56, 53100 Siena
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“Il libro in questione”
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“Tremilabattute”
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“Il tema” e “Teoria e critica” sono sottoposti a un regime di
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Italia: E 35,00; Estero: E 35,00 + spese di spedizione
Rivista semestrale
Autorizzazione del Tribunale di Palermo n. 2 del 4 febbraio 1993
ISSN 1122-1887
ISSN elettronico 2037-6499
Prezzo di un singolo fascicolo:
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per uno studio
materialistico
della letteratura
allegoria75
rivista semestrale
anno XXIX
terza serie
numero 75
gennaio/giugno 2017
G.
B.
P A L U M B O
E D I T O R E
Teoria e critica
• 7
Enrico Zucchi
Padri e figli nel romanzo
degli anni Zero.
Considerazioni critiche sul
«complesso di Telemaco»
• 23
William Marx
Avanguardie e
retroguardie: per una
complessità del
modernismo
• 35
John Searle
Literature and Language
between Fiction and non
Fiction: a Matter
of Commitment.
An interview with
John Searle
(by Angela Condello
and Tiziano Toracca)
Il presente
I Complete Works
di Primo Levi
Il libro in questione
a cura
di Anna Baldini
a cura
di Emanuele Zinato
• 53
Franco Baldasso
A ciascuno il suo.
La ricezione di The
Complete Works
of Primo Levi nel mondo
anglofono
• 65
Ann Goldstein
La poliedrica attenzione
di Primo Levi. Intervista ad
Ann Goldstein
(a cura di Franco Baldasso,
traduzione di Anna Baldini)
• 74
Domenico Scarpa
Primo Levi in 4D. Intervista
a Domenico Scarpa
(a cura di Anna Baldini)
Federico Bertoni
Universitaly.
La cultura in scatola
• 91
Valeria Pinto
La cultura in scatola e la
bêtise come nuovo regime
di prova
• 98
Mauro Moretti
Tempi e fattori di una crisi
• 105
Emanuele Zinato
Su F. Bertoni, Universitaly.
La cultura in scatola
• 112
Pierluigi Pellini
Né con l’Anvur né con
Foucault. Modeste
riflessioni del Professor
Homais
sommario gennaio/giugno 2017
Insegnare letteratura
• 121
Massimiliano Tortora
I classici a scuola: tra
dialogo e distanza
Tremila battute
• 131
Letteratura e arti
Herman Melville
Moby Dick o la balena
(Stefania D’Agata D’Ottavi)
Maurizio Cucchi
Poesie 1963-2015
(Damiano Frasca)
Giorgio Manganelli
Estrosità rigorose di un
consulente editoriale
(Stefano Guerriero)
Uwe Johnson
I giorni e gli anni (20
giugno 1968-20 agosto
1968) (Paola Quadrelli)
Thomas Mann
Doctor Faustus. La vita del
compositore tedesco
Adrian Leverkühn narrata
da un amico / La genesi
del Doctor Faustus.
Romanzo di un romanzo
(Michele Sisto)
Friedrich Hölderlin
Iperione o L’eremita in
Grecia (Marco Castellari)
Arno Schmidt
I profughi
(Irene Fantappiè)
Victoria Broackes,
Geoffrey Marsh (a cura
di), David Bowie is
(Elena Porciani)
Guy Cassiers
The Kindly Ones
(Gilda Policastro)
Roberto Saviano
La paranza dei bambini
(Raffaele Donnarumma)
Laura Benedetti
Un paese di carta
(Tiziana de Rogatis)
• 142
Saggi
Franco Moretti
Il borghese. Tra storia e
letteratura
(Alberto Comparini)
Alexander Kluge
Antico come la luce. Storie
del cinema
(Fabio Andreazza)
Federico Di Santo
Genealogia della mimesis.
Fra mimesis antica e
imitatio rinascimentale
(Cristina Savettieri)
Elisa Donzelli
Giorgio Caproni e gli altri.
Temi percorsi e incontri
nella poesia europea del
Novecento (Maria Borio)
Hartmut Rosa
Accelerazione e
alienazione. Per una teoria
critica del tempo nella
tarda modernità
(Felice Rappazzo)
David Le Breton
Fuggire da sé. Una
tentazione
contemporanea
(Guido Furci)
Karol Beffa
György Ligeti (Guido Furci)
Giuseppe Episcopo
L’eredità della fine.
«Gravity’s Rainbow» di
Thomas Pynchon e
«Horcynus Orca» di
Stefano D’Arrigo
(Massimiliano Pecora)
Tremila battute
• Letteratura e arti
Raffaele Donnarumma
Roberto Saviano
La paranza dei bambini
[ Feltrinelli, Milano 2016 ]
Saviano sa raccontare. Ha il senso della costruzione
e del ritmo; fa muovere i suoi personaggi in spazi
psichici e concreti definiti; fa sentire la loro voce;
sceglie per l’azione scenari spesso memorabili; teatralizza conflitti elementari, passioni decisive, destini in cui si riflettono le vicende di interi ambienti sociali e storici; e ci chiede di regredire, sospendendo
le categorie morali per immedesimarci in ragazzini
ciechi e assassini, promuovendoli a nostri eroi. Si potrà obiettare sulla coerenza e l’adeguatezza di qualche particolare, ma credo sia difficile contestare la
tenuta narrativa complessiva della Paranza dei bambini, romanzo che segue la nascita e l’affermarsi di
un gruppo di giovanissimi camorristi napoletani (la
paranza del titolo) guidati da Nicolas detto ’o Maraja.
Eppure, Saviano appartiene a quella specie di romanzieri che non hanno un pieno dominio dei propri
mezzi stilistici e, soprattutto, della propria voce di
narratori. L’oratoria sarà anche il vizio di grandi come
Balzac o Hugo; ma resta un vizio. Certe sbavature si
perdonano quando fanno risuonare la stessa musica in cui vivono questi ragazzi venuti su a PlayStation, film d’azione e cantanti neomelodici (la relazione scolastica di Nicolas sul Principe, anche se sottrae con intelligenza sociologica il personaggio allo
stereotipo dell’omicida bestiale, è però un po’ parodica). Ma quando il narratore si assume la responsabilità di un discorso proprio, gli stridori sono poco
giustificati e meno tollerabili. Certo, da sempre Saviano fa da guida al suo pubblico: una guida che insiste anzitutto sul coinvolgimento emotivo e su uno
sdegno primario, prepolitico; ma a volte dà ai suoi
lettori troppi sussidi, e fa come il padre che, a furia di
conservare le rotelle alla bici del figlio, non gli permetterà di pedalare da solo. Ci sono, soprattutto nei
primi capitoli, troppo didascalismo e troppa enfasi
visto che, a differenza di quando parla in tv, quando
scrive Saviano non sa correggersi assumendo l’aria
simpaticamente sbruffona di chi la spara grossa. An-
140
che quando cerca toni da elegia (come nella scena
d’amore fra Nicolas e Letizia sulla nave), ripiega su
mezzi a buon mercato. Oppure, nei corsivi che aprono ciascuna delle tre parti, cede alla tentazione di
un’allegoria poetizzante che, però, riesce tanto insistente quanto bislacca (cos’è quella tirata sulla frittura di paranza?). È vero che, rispetto a un libro non
riuscito come ZeroZeroZero, Saviano qui sa disciplinarsi di più: rinuncia a qualunque moralismo nei
confronti dei suoi personaggi, e si mette dentro il loro mondo, senza emettere giudizi; ma non sa rinunciare al paternalismo con i suoi lettori.
Resta il fatto che, libero dai limiti della non fiction (limiti nei quali si è sempre mosso a modo suo, ricevendo critiche anche feroci), libero dall’obbligo della
distanza morale da assassini reali, e finalmente abbandonato all’ambiguità che ogni rappresentazione
finzionale fomenta, quando è in buona Saviano trova un passo davvero spedito; e allora, come non
stargli dietro? Solo in apparenza è un narratore onnisciente tradizionale, cautamente disposto all’indiretto libero o a qualche slogatura modernista (e il
suo modello non sarebbe affatto naturalista, ma risalirebbe al realismo romantico). Come molti romanzieri di oggi che qualcuno taccia affrettatamente di arretratezza ottocentesca, ha un immaginario
e un senso del racconto del tutto contemporanei.
Anni fa, si disse che i cannibali erano i primi scrittori
italiani che davvero avessero una cultura fatta, più
che di letteratura, di cinema, di fumetti, di musica
pop e rock. Era vero solo in parte; e i risultati erano
spesso dilettanteschi. La Paranza invece è integralmente nell’osmosi di scrittura e media: è già un film
o un serial, è davvero nutrito di cultura e subcultura
mediatica, ed è davvero un romanzo. Se solo si mettesse risolutamente dietro la macchina da presa, se
si mordesse la lingua prima di far sentire la sua voce,
se ricordasse che i grandi narratori amano i loro personaggi (persino i più abietti e i più vili), ma di nascosto, Saviano sarebbe anche più bravo.