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L'articolo è dedicato all'interpretazione di Paura seconda di Vittorio Se-reni. Dopo una dettagliata analisi stilistica, viene ipotizzata la presenza di una reminiscenza dalla Gerusalemme liberata, coincidente con la memoria involon-taria degli episodi della selva di Saron. La comparazione con Tasso permette, inoltre, di valorizzare numerosi aspetti del testo sereniano, quali l'animismo, l'autonominazione, la denegazione, il senso di colpa e la pulsione al suicidio (in linea col côté nichilistico di Stella variabile).
Se il caso gli farà cadere sotto gli occhi queste pagine, io so che esse troveranno nella sua intelligenza il loro posto piccolo e tranquillo; e forse un sorriso accompagnerà la formula, che definisca limpidamente le mie cogitazioni irrequiete 1 . È all'immagine del sorriso che Renato Serra ricorre più spesso, a rappresentare icastimente la complessità, l'obliquità del suo rapporto con Croce. Un rapporto tortuoso, gratificante e ingombrante, che al tempo stesso attrae e respinge: un piacere e un fastidio, un incontro e uno scontro, o almeno un urto, che dal 1908 al 1915 attraversa gran parte della vita (della breve vita) adulta di Serra. È ambiguo, il sorriso di Croce. Indispone, per lo più. Perché è peggio di un rifiuto («non rifiuta nulla del mondo»): è una comprensione che neutralizza nel momento stesso in cui accoglie; un desiderio autentico di sapere, una curiosità sincera, «non malevola», che però, alla fine, ti accetta solo dopo averti riconosciuto e superato, dopo averti distinto, catalogato e pacificato, svuotato della tua effettiva consistenza:
2010
www. argaza.it TUTTI I DIRITTI RISERVATI le illustrazioni sono di Daniele Panebarco Pietro Camminata in occasione del matrimonio del fi glio Giuseppe con Maria Luisa Orsani, Zattaglia, ottobre 1955. Pietro Camminata con il fi glio Giuseppe, la nuora Maria Luisa Orsani e il nipote Oriano, 1966 ca. 12 La descrizione di Camminata è piuttosto scarna e, pur riportando il dialogo tra la volpe e l'antagonista, è priva di indicazioni sul reale svolgimento; si veda la descrizione del gioco fornita da Bagnaresi, ivi, p. 118. 13 Ivi, pp. 185-187. Pietro Camminata e la nipote Teresa nel 1980, in occasione del diciottesimo compleanno di Teresa. 14 G. Sanga, I generi della narrativa popolare italiana, cit., pp. 49-54. 15 Una verifi ca puntuale in tutte le raccolte di fi abe effettuate in Romagna esula dallo scopo di questo lavoro, pertanto abbiamo consultato principalmente il Repertorio della narrativa popolare romagnola di Stefano Orioli (S. Orioli, Repertorio della narrativa popolare romagnola, Firenze, Olschki, 1984) integrandolo con i cinque volumi delle Fiabe di Romagna raccolte da Ermanno Silvestroni (Ravenna, Longo, 1993-1996); le Fiabe romagnole raccolte e trascritte da Stefano Orioli, Ravenna, Longo, 1991; quelle contenute in Romagna: le voci, a cura di Pietro Sassu, Ravenna, Longo, 1991, pp. 165-188; G. Bellosi, Bibliografi a della narrativa popolare romagnola in Fola, fulanda la narrativa popolare in Romagna, a cura di M. Turci, Santarcangelo di Romagna, Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna, 1998, pp. 71-110; le fi abe pubblicate da Loris Rambelli nella rivista «La Piê» (Fiabe della tradizione orale. Antöni bël, a cura di L. Rambelli, «La Piê», 57 (2008), pp. 111-116; Fiabe della tradizione orale. I dodici ladroni, a cura di L. Rambelli, «La Piê», 58 (2009), pp. 126-132; Fiabe della tradizione orale. La fôla di sët fradel, a cura di L. Rambelli, «La Piê», 58 (2009), pp. 248-252, Fiabe della tradizione orale. La bambina delle frittelle, «La Piê», 59 (2010), pp. 67-71) e quelle che aveva precedentemente pubblicato nell'ambito della propria attività didattica: Leombruno in Romagna, Conselice, Litografi a Comunale, 1985; Leombruno nei racconti per ragazzi, Conselice, Litografi a Comunale, 1986; Favole 1, a cura della Scuola media "Stoppani", Lavezzola, Edizioni del Centenario, 1990; Favole 2, a cura della Scuola media "Stoppani", Lavezzola, Edizioni del Centenario, 1991; e infi ne i tre volumi pubblicati dall'Istituto Friedrich Schürr e già usciti in questa collana (U j éra una vôlta..., a cura di R. Benedetti, Ravenna, Tipolitografi a Artestampa, 2003; L'ustarì dal sët burdëli, a cura di V. Budini, Cervia, Centro Grafi co Cervese, 2004, Streta la foja, lêrga la veja..., a cura di E. Lippi, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2007).
LO STRANO CASO DI FEDERICO II DI SVEVIA, 2008
L'INCIPIT DELLA PREFAZIONE --- «Professore, lei mi ha distrutto un mito!». Avevo appena finito di parlare, in una conferenza, della politica economica di Federico II nel regno di Sicilia. Lei, una signora di mezz'età, mi si era avvicinata col passo sinuoso delle baiadere, ostentando abiti firmati ed erudizione sommaria, la bocca dispiaciuta a cuoricino. Gli ori al collo e al braccio le tintinnavano di sdegno e delusione. Dopo avermi calato sul collo la sua frase, sibilante come la lama di una ghigliottina, era rimasta a guardarmi in silenzio per un po', svuotata di obiezioni e di punti di riferimento. Poi mi strinse la mano-ed era invece una dichiarazione di guerraraccolse il suo smarrimento e la sua dignità di "fan federiciana" ferita nel profondo, e si allontanò scuotendo il capo, il cuore e le collane. Non l'ho più rivista. In compenso, ogni volta che parlo in pubblico di Federico II mi si avvicinano le sue mille sorelle e i suoi mille fratelli, tutti a lamentarsi per il loro "mito" personale che io, parlando da storico di storia, avrei "distrutto". Ho imparato a riconoscerli, nel pubblico che mi ascolta, ancor prima di iniziare a parlare. Ho imparato a seguirne e capirne le smorfie di sofferenza. Ho imparato, anche, a rispondere ai loro lamenti... (segue)
PREFAZIONE 9 INTRODUZIONE 27 ALBERO GENEALOGICO DELLA FAMIGLIA BRESCIANI 29 PATRIE MEMORIE 29 Il castello di Cerea 62 I potestˆ del comune di Cerea nel XII e XIII secolo 69 Un notaio cronista del XIII secolo 75 Su come chiamare gli abitanti di Cerea 80 Lo stemma nelle vicende del comune di Cerea 91 ANTICHE VESTIGIA 91 Una chiesa romanica a Cerea 97 Un carme e un chiostro del carmelo 100 Due chiese, come erano e come appaiono al presente 104 Appunti per Cerea 109 ÒEl prˆ de la fieraÓ 115 VALLI ED ACQUE 115 Il ÒPre˜nÓ 120 Reminiscenze di acque passate 122 Il problema della bonifica nel veronese 129 La nostra valle 135 ORIZZONTI DI PAESE 135 Orizzonti di paese 176 Farmacie e spezierie: vecchie e nuove usanze 183 La famiglia Ormaneto e Cerea 192 Alessandro Bazzani e le sue poesie politiche e patriottiche 198 Brani di storia delle basse veronesi (1848-1915) 201 Bianchi Rossi e Neri 219 CARTOGRAFI, AGRIMENSORI E FARMACISTI. LA FAMIGLIA BRESCIANI A CEREA TRA XVIII E XX SECOLO. 209 BIBLIOGRAFIA DI BRUNO BRESCIANI INDICE AVVERTENZA DEL CURATORE: Gli articoli pubblicati nel volume riproducono fedelmente gli originali: per uniformare lÕuso delle lettere maiuscole e dei corsivi sono state apportate alcune modifiche del testo originale. Le note sono state invece riviste e corrette dal curatore che ha controllato, dove possibile, le corrispondenze con i testi citati, integrando i rimandi incompleti e i riferimenti alle edizioni prive di indicazioni topiche e cronologiche. RINGRAZIAMENTI: LÕAssociazione Culturale MNEME e il curatore desiderano ringraziare quanti hanno contribuito alla realizzazione del volume, in particolare: Annamaria Ghedini della Biblioteca Comunale ÒBruno BrescianiÓ di Cerea per il continuo e costante interessamento verso le iniziative di MNEME; Flavio Zonzin di ÒNuoviorizzontiÓ che con la disponibi-litˆ dimostrata ha contribuito ad aggiungere un altro piccolo tassello alla memoria e alla cultura del nostro territorio; il dr. Giuseppe Franco Viviani che ha accettato con entusiasmo di ricostruire la bibliografia di Bruno Bresciani; gli insostituibili amici e soci fondatori di MNEME, Luca Passuello per la correzione di parte delle bozze e la scansione di alcuni articoli, Giovanni Ponturo che oltre ad un aiuto con le bozze ha realizzato lÕintera campagna fotografica per il libro ed Elena Ferrarese per la revisione del testo; il dr. Giuseppe Ferrarini che ha fornito alcune delle immagini pubblicate; il prof. Augusto Ferrarini che ha fornito copia delle relazioni di Bruno Bresciani al ÒRotary ClubÓ di Legnago; il prof. Giorgio Borelli, presidente dellÕIstituto per gli Studi Storici Veronesi per lÕautorizzazione alla ristampa degli articoli giˆ apparsi in ÒStudi Storici Veronesi Luigi SimeoniÓ; la Societˆ Letteraria di Verona per lÕautorizzazione alla ristampa degli articoli pubblicati nel ÒBollettinoÓ; lÕAccademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona per lÕautorizzazione alla ristampa degli articoli apparsi negli ÒAttiÓ accademici; la signora Maria Gozzi che ha permesso di riprodurre gli scritti che Bruno Bresciani pubblic˜ privatamente; il dr. Franco Bonfante, sindaco di Cerea, per la disponibilitˆ alla consultazione del-lÕarchivio comunale; la Biblioteca Comunale di Cerea per lÕaccesso al ÒFondo Bruno BrescianiÓ e per la riproduzione delle fotografie e delle mappe ivi conservate; Michela Pesarin che ha realizzato lÕimpaginazione e la cura editoriale del volume. Se malgrado le ricerche effettuate e le autorizzazioni ricevute alcuni crediti non fossero stati riconosciuti, lÔEditore si impegna a soddisfare le eventuali richieste. 7 PREFAZIONE Associazione Culturale MNEME ÒLa parola al passatoÓ te la difficoltˆ, per il lettore interessato alla storia e alle tradizioni culturali locali, di reperire con facilitˆ le pubblicazioni del Bresciani che costituiscono, senza ombra di dubbio, un punto di stazione imprescindibile per chiunque voglia avvicinarsi alle memorie del proprio passato. Considerando quindi lÕimportanza dellÕopera storica di Bruno Bresciani e soprattutto la grande capacitˆ di divulgazione che la contraddistingue, lÕAssociazione MNEME ha ritenuto opportuno riunire in un unico volume lÕinsieme degli scritti dedicati da Bruno Bresciani alla storia di Cerea, consci che lÕiniziativa potrˆ sicuramente avvicinare i molti cultori ed amanti delle Òpatrie memorieÓ ad una conoscenza pi• approfondita del passato comune. Cerea, ottobre 1999 Associazione Culturale MNEME -Via Galvani, 2 -37053 Cerea (VR) 8 Il tempo, si sa, • un cattivo alleato della memoria. Il suo scorrere inesorabile, quotidiano, nega spesso al paziente ÒmestiereÓ dello storico la tranquillitˆ della ricerca. Bisogna scavare, ricercare, frugare umilmente tra ricordi, tra memorie, tra vecchie carte e libri per scoprire alla fine qualche brandello di una storia, qualche piccolo tassello di una vita, qualcosa scampato insomma alla lenta ma efficace opera del tempo. Di questo Bruno Bresciani era consapevole; era uno storico, un Òraccoglitore di notizie remoteÓ, un Òpeccatore impenitenteÓ 1 in perenne ricerca di indizi. Conosceva Òil ciclopico rullo del tempoÓ 2 , lÕinesorabile Òlogorio del tempo [che] cambia faccia ai luoghi ed alle coseÓ; sapeva che Òpoco per volta le memorie del passato si affievoliscono, le rovine si trasformano in ruderi, i monumenti decadono o mutano del primitivo aspetto, le opere dÕarte si disperdonoÓ 3 . Era anche conscio che il tempo che distrugge non agisce per˜ da solo; trova anzi un degno complice nellÕuomo che Òper proprio conto • proclive, in ogni epoca, ad allearsi al tempo in questÕopera di disfacimentoÓ 4 . Tuttavia qualcosa di quello che scompare si conserva, una minuscola parte, un infinitesimo frammento riesce a scampare allÕoblio e diventa la ambita ÒpredaÓ dello storico, del cercatore che instancabile rovista tra le pieghe pi• riposte del passato. Quando Òil destino, per buona sorte, ha provveduto [É] a difendere e a conservare una miniera inesauribile di preziose notizie, di resti significativi e interessantiÓ 5 , allora, dÕun tratto, la storia, la memoria e il ricordo possono risorgere: • indubbio che anche Òquel poco che • rimasto, ravvivato da quanto venne fissato sui libri dagli storici e dagli studiosi, • [É] degno di essere ricordato. Testimonianza superstite di epoche di famoso splendore, fa rivivere ancora alla mente un mondo, pi• o meno remoto, del maggiore interesse, dove le travagliate vicende di popoli inquieti, e in frequente contesa fra di loro, sono, non di rado, illuminate da bagliori dÕarte, da fremiti di poesiaÓ 6 . Le ÒvestigiaÓ che si sono sottratte al loro sorte si identificano -per Bresciani -con quei Òruderi accigliati, o castelli medievali, che paiono in cruccio per il perduto dominioÓ, con quelle Òchiesuole romaniche, che serbano intatta la originaria, piacevole grazia e suadono alla preghieraÓ e con le numerose Òville settecentesche, che un poco hanno pigliato volto campagnolo, quandÕanco non sia solo una verdeggiante piana, dove lÕantico bellico furore si placa, fra fruscianti pioppi e salici verdelucentiÓ: alla luce di questa prospettiva Òtutto parla del passato che quivi risorge, si ridesta ed ha voce che 9 INTRODUZIONE TRA STORIA E MEMORIA Bruno Bresciani (1881-1977) attrae e seduceÓ 7 perchŽ origina delle ÒvisioniÓ che, nostalgiche e malinconiche, non invidiano affatto i moti dÕanimo e le ÒveduteÓ tanto cari allo spirito inquieto del romanticismo. Il tempo rovina. Rimangono per˜ delle pietre, dei monumenti, che salvate da quegli occhi attenti, a cui ancora suscitano commozione, divengono testimonianze preziose di tempi e di uomini di cui si • perduto quasi completamente il ricordo. Il recupero di questi residui del tempo da vita al fatto storico che • testimoniato dai libri, dalle cronache e dalle pietre: il fatto storico nasce da ci˜ che • scampato al tempo, • un superstite memore di antichi splendori e di avite civiltˆ. La storia non si limita per˜ ai soli fatti; un secondo ingrediente, la memoria -legata al ricordo pi• personale, intimo -si mescola nellÕesperienza del Bresciani alle vicende, e crea la storia. La storia si compone quindi di fatti e di memorie; • un continuo oscillare tra la rievocazione intimista del ricordo personale e il recupero delle vicende e degli eventi testimoniati da sicure prove: i castelli, le chiese, le ville e gli oratori, le torri, le pergamene e i libri. I fatti e i ricordi sono i due momenti che compenetrano ogni pagina della storiografia di Bruno Bresciani; in un modulato ÒcontinuumÓ la narrazione delle vicende del passato, degli eventi importanti che si sono susseguiti nel territorio delimitato dalla bassa pianura veronese, si mescola con le ÒricordanzeÓ, con gli aneddoti del paese, con ombre di personaggi singolari che, riaffiorati dai ricordi dÕinfanzia dello storico-scrittore, calcano di nuovo la scena. Il significato di Òfare storiaÓ • tutto qui, racchiuso in questÕamalgama di tempo storico e tempo privato sapientemente fusi assieme. Al contrario dei fatti, nessun monumento e nessuna carta parlano dei ricordi che rimangono indissolubilmente legati alle esperienze del singolo, alle sensazioni provate in particolari ed irripetibili circostanze; la memoria individuale trova riscontro nelle miriadi di immagini evocate da un oggetto, da un pensiero velocemente apparso e altrettanto in fretta volatilizzato. ÒI ricordi costituiscono una folla multicolore, varia, un grosso albo, dove prendono le immagini di persone, talune sfumate neÕ contorni, come dal tempo sbiadite, riproducendo scene e scenette vissute col cuore tre-pidante o sereno, ed anche episodi di maggiore rilievo, neÕ quali chiaramente sono fissati i particolari e ben distinte le figure degli attori. Ogni luogo, a cui il destino addusse, ogni peregrinazione che trasport˜ or qua or lˆ [É] hanno avvinto strettamente la nostra memoria, lasciandovi indistruttibili reminescenze. Quante cose non vedemmo mai, e quanta mai gente non conoscemmo!Ó 8 Ma purtroppo anche sulla memoria e sul...
LO STRANO CASO DI FEDERICO II DI SVEVIA. UN MITO MEDIEVALE NELLA CULTURA DI MASSA, 2008
«Professore, lei mi ha distrutto un mito!». Avevo appena finito di parlare, in una conferenza, della politica economica di Federico II nel regno di Sicilia. Lei, una signora di mezz'età, mi si era avvicinata col passo sinuoso delle baiadere, ostentando abiti firmati ed erudizione sommaria, la bocca dispiaciuta a cuoricino. Gli ori al collo e al braccio le tintinnavano di sdegno e delusione. Dopo avermi calato sul collo la sua frase, sibilante come la lama di una ghigliottina, era rimasta a guardarmi in silenzio per un po', svuotata di obiezioni e di punti di riferimento. Poi mi strinse la mano-ed era invece una dichiarazione di guerra-raccolse il suo smarrimento e la sua dignità di "fan federiciana" ferita nel profondo, e si allontanò scuotendo il capo, il cuore e le collane. Non l'ho più rivista. In compenso, ogni volta che parlo in pubblico di Federico II mi si avvicinano le sue mille sorelle e i suoi mille fratelli, tutti a lamentarsi per il loro "mito" personale che io, parlando da storico di storia, avrei "distrutto". Ho imparato a riconoscerli, nel pubblico che mi ascolta, ancor prima di iniziare a parlare. Ho imparato a seguirne e capirne le smorfie di sofferenza. Ho imparato, anche, a rispondere ai loro lamenti. «Professore, ma lei così mi distrugge un mito!». Nossignori, rispondo ora, non vi ho distrutto alcun mito, perché per voi Federico II non è un mito, è un sogno a colori... (Incipit della prefazione)
2018
Questo è un articolo per la Festschrift in onore di Vero Tarca.
Rinascimento visto da Sud, 2019
TARTACZNA. STUDIUM ŻYCIA PRZEDLOKACYJNEGO GDAŃSKA, 2024
Vendée Gothique : Comprendre, conserver, valoriser. Journée d'études organisée par le Centre vendéen de recherches historiques, 2024
Archeologické rozhledy, 2024
KÜLTEPE'NİN HELLENİSTİK DÖNEM SERAMİKLERİ, 2022
Breve biografia di Choza Bönmo, 2024
Romanian Journal of Communication and Public Relations, 2024
Language, 2007
Revista Direitos Sociais e Políticas Públicas (UNIFAFIBE), 2021
Revista Debates , 2023
Fabrica Litterarum Polono-Italica, 2022
Modelos femeninos en la literatura y el cine en el mundo hispánico. Peter Lang, 2024
International Journal of Environmental Research and Public Health, 2017
International Journal of Gynecology & Obstetrics, 2017
National Journal of Community Medicine, 2016
INTERNATIONAL CONFERENCE ON BIOMEDICAL ENGINEERING (ICoBE 2021)
Proceedings of the 29th ACM SIGSOFT International Symposium on Software Testing and Analysis, 2020
Journal of Medical Case Reports, 2007
Drug Development and Industrial Pharmacy, 1995
Comparative Biochemistry and Physiology Part A: Physiology, 1989