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la letteratura in giudeospagnolo a Venezia.doc

Vivanti Carla La letteratura in giudeo-spagnolo a Venezia עבודה לקורס לאדינו למתקדמים (27830) של פרופ. דוד בוניס Gerusalemme, Università Ebraica, 2016 ‏Contenuto: 1.‏‭ ‬La tipografia ebraica in Italia‭; 1.1.‏‭ ‬La tipografia ebraica‭ ‬a Venezia‭; 2.‏‭ ‬La letteratura dei profughi spagnoli e portoghesi in Italia 2.1.‏‭ ‬La letteratura giudeo-spagnola‭ ‬a Venezia 3.‏‭ ‬Haggadah di Pessah,‭ ‬Venezia,‭ ‬1609 4.‏‭ ‬I diversi tipi di lingua 5.‏‭ ‬Conclusioni 6.‏‭ ‬Bibliografia 7.‏‭ ‬Illustrazioni 1.‏‭ ‬La tipografia ebraica in Italia ‏La tipografia ebraica in Italia inizia verso il‭ ‬1470,‭ ‬quando a Roma viene stampato il primo libro in caratteri ebraici‭ ‬Sefer ha-shorashim,‭ ‬un lessico ebraico‭ ‬di David Kimhi. ‏Nella seconda metà del Quattrocento,‭ ‬in alcune parti d'Italia,‭ ‬fiorisce‭ ‬una notevole produzione ebraica.‭ ‬A Piove di Sacco‭ (‬Padova‭)‬,‭ ‬il rabbino Meshulam Cusì‭ ‬ed‭ ‬i suoi figli‭ ‬pubblicano nel‭ ‬1475‭ ‬il primo libro ebraico del Veneto:‭ ‬gli‭ ‬Arbà Turim‭ ‬di Yaakov ben Asher,‭ ‬un compendio del Talmud. ‏Nel‭ ‬1475,‭ ‬a Reggio Calabria,‭ ‬esce presso il tipografo Abraham Ben Garton il‭ ‬Commentarius in Pentateuchum‭ ‬del rabbino Salomon ben Isaac. ‏A Venezia,‭ ‬Ferrara,‭ ‬Livorno,‭ ‬Mantova,‭ ‬Firenze,‭ ‬Riva di Trento,‭ ‬Sabbioneta,‭ ‬Pisa,‭ ‬Reggio Calabria,‭ ‬Roma,‭ ‬ecc.‭ ‬vengono pubblicate numerose opere liturgiche,‭ ‬halakhiche,‭ ‬esegetiche e filosofiche in lingua ebraica,‭ ‬secondo le tradizioni sefardita,‭ ‬italiana e tedesca,‭ ‬come:‭ ‬1486:‭ ‬il‭ ‬Sidurello‭ ‬secondo il rito romano,‭ ‬1490:‭ ‬a Napoli un‭ ‬Sidur‭ ‬di rito spagnolo,‭ ‬1503‭ ‬a Fano‭ «‬Elu me‭'‬a Brahot‭»‬,‭ ‬1509‭ ‬un‭ ‬Sidur‭ ‬tedesco,‭ ‬ecc.‭ ‏Tra il‭ ‬1483‭ ‬ed il‭ ‬1527‭ ‬opera in Italia‭ ‬il più grande e famoso stampatore ebreo Gershòm Soncino‭ ‬a Soncino,‭ ‬Brescia,‭ ‬Napoli,‭ ‬Pesaro,‭ ‬Fano,‭ ‬ecc.‭ ‬Soncino cercò di lavorare a Venezia,‭ ‬ma i regolamenti‭ ‬della Repubblica non lo permisero.‭ 1.2.‏‭ ‬La tipografia ebraica a‭ ‬Venezia ‏Gli ebrei a Venezia potevano svolgere solo poche attività,‭ ‬come prestito nei banchi di pegno,‭ ‬compravendita di cose usate e l'arte medica.‭ ‬A differenza di quanto avveniva altrove,‭ ‬fu vietata‭ ‬loro‭ ‬la stampa dei libri,‭ ‬attività che nel mondo ebraico era stata una vera vocazione,‭ ‬perché gli ebrei nei libri avevano trovato il modo di trasmettere la loro cultura e tradizione. ‏Venezia divenne il più importante centro editoriale ebraico d'Europa per volume,‭ ‬alto livello di‭ ‬qualità e fornitura di materiale librario alle comunità orientali ed occidentali,‭ ‬ma non per opera di stampatori ebrei,‭ ‬almeno ufficialmente.‭ ‬Gli ebrei potevano solo lavorare come curatori di testi,‭ ‬compositori e correttori di bozze. ‏Nel‭ ‬1501,‭ ‬Aldo Manuzio utilizzò dei caratteri ebraici nella sua Bibbia poliglotta‭ ‬ed in‭ ‬Introductio per brevis ad hebraicam linguam. ‏Nel‭ ‬1516,‭ ‬quando Bomberg iniziò la sua attività,‭ ‬Venezia chiudeva gli ebrei nel Ghetto.‭ ‬La coincidenza dei due avvenimenti,‭ ‬anche se indipendenti,‭ ‬finì per rivelarsi un fattore determinante a causa della presenza di una stabile comunità ricca di cultura e di tradizioni.‭ ‬La chiusura nel Ghetto‭ ‬significò per gli ebrei un incentivo verso uno sviluppo culturale e scientifico,‭ ‬come reazione allo stato di emarginazione.‭ ‬Nel ghetto si concentrarono molti ingegni,‭ ‬in grado di curare edizioni di testi. ‏La produzione libraria in ebraico trovò in Daniel Bomberg,‭ ‬un cristiano di Anversa,‭ ‬il suo più illustre promotore.‭ ‬Grazie ai suoi capitali,‭ ‬riuscì ad affermarsi come l'unico editore di cose ebraiche operante‭ ‬in laguna.‭ ‬Egli stampò,‭ ‬tra il‭ ‬1516‭ ‬e il‭ ‬1549,‭ ‬circa‭ ‬230‭ ‬volumi in ebraico,‭ ‬distribuiti in Italia ed in tutto il mondo ebraico,‭ ‬tra cui‭ ‬nel‭ ‬1517‭ ‬la prima Bibbia rabbinica‭ (‬Mikra'ot gedolot‭)‬.‭ ‬Tra il‭ ‬1524-1525‭ ‬realizzò l'edizione della Bibbia in‭ ‬4‭ ‬volumi in folio,‭ ‬curata da Yaakov ben Chayyìm,‭ ‬contenente il testo ebraico,‭ ‬la traduzione aramaica e i più importanti commenti,‭ ‬che la resero per secoli un testo‭ ‬fondamentale.‭ ‬Tra il‭ ‬1520‭ ‬e il‭ ‬1523‭ ‬apparvero i grossi volumi in folio del‭ ‬Talmud‭ ‬babilonese,‭ ‬tra il‭ ‬1522‭ ‬e il‭ ‬1523‭ ‬quello‭ ‬di Gerusalemme‭ ‬e il primo libro caraita.‭ ‬Le edizioni del Talmud furono memorabili,‭ ‬non solo per l'accuratezza filologica e la bellezza dei caratteri,‭ ‬ma anche per l'impaginazione,‭ ‬che poneva al centro il testo ebraico‭ "‬quadrato‭"‬,‭ ‬i commenti ai lati in corsivo rabbinico e l'indicazione delle pagine‭ (‬a‭ = ‬recto,‭ ‬b‭ = ‬verso‭) ‬secondo una numerazione ancor oggi utilizzata. ‏Non conoscendo l'ebraico‭ ‬ebbe‭ ‬bisogno di aiutanti ebrei‭ ‬o‭ ‬apostati,‭ ‬come Cornelius Adelkind‭ (‬Israel ben Baruch‭)‬. ‏L'attività di Bomberg cominciò a declinare verso la metà del secolo:‭ ‬la polemica antiebraica di papa Paolo III e il controllo sempre più severo dei Riformatori dello Studio lo costrinsero ad abbandonare la laguna,‭ ‬lasciando l'editoria nelle mani di alcuni patrizi veneziani,‭ ‬che operavano per motivi economici.‭ ‬La loro attività non fu facile,‭ ‬perché limitati da misure restrittive‭ ‬imposte dalla‭ ‬Repubblica‭ ‬nel‭ ‬1544-45‭ ‬e perché si facevano sempre più acuti gli attacchi della Chiesa contro il Talmud.‭ ‏Marco Antonio Giustiniani,‭ ‬aiutato da Cornelius Adelkind e da Meir ben Yaakov Parenzo,‭ ‬pubblicò in‭ ‬7‭ ‬anni di attività‭ (‬1545-1552‭)‬,‭ ‬86‭ ‬opere in ebraico,‭ ‬con marca tipografica raffigurante il Tempio di Gerusalemme,‭ ‬edizioni tutte di alta qualità. ‏Meir Parenzo fu l'unico ebreo ad aver avuto,‭ ‬tra il‭ ‬1545‭ ‬e il‭ ‬1549,‭ ‬la possibilità di stampare in proprio:‭ ‬avvalendosi della sua esperienza di correttore di bozze,‭ ‬pubblicò‭ ‬volumi di salmi,‭ ‬di ritualistica,‭ ‬testi scientifico-geografici,‭ ‬letterari e anche un'importante edizione della Mishnà commentata da Ovadyàh da Bertinoro. ‏Una disputa provocata da motivi economici tra il Giustiniani e Alvise Bragadin portò a risultati drammatici.‭ ‬Entrambi avevano pubblicato il‭ ‬Mishné Torà‭ ‬di Maimonide,‭ ‬con il commento del rabbino di Padova Meìr Katzenellenbogen,‭ ‬il Giustiniani‭ ‬senza il permesso del commentatore.‭ ‬I due editori si accusarono a vicenda,‭ ‬si appellarono a Roma,‭ ‬in un clima fortemente ostile alla cultura ebraica:‭ ‬la contesa finì per offrire nuovi pretesti agli attacchi all'ebraismo.‭ ‬Nel‭ ‬1553‭ ‬il papa Giulio III decretò la confisca e la distruzione del Talmud.‭ ‬Migliaia di libri ebraici furono pubblicamente bruciati‭ ‬a Roma e a Venezia.‭ ‬La stampa in ebraico fu sospesa a Venezia‭ ‬per‭ ‬10‭ ‬anni‭ ‬fino al‭ ‬1563,‭ ‬poi,‭ ‬nonostante i divieti,‭ ‬riprese lentamente. ‏Nobili famiglie veneziane,‭ ‬come i Bragadin e i di Gara,‭ ‬riportarono l'editoria veneziana a competere a livello europeo.‭ ‏Alvise Bragadin,‭ ‬che aveva già iniziato nel‭ ‬1550,‭ ‬ricominciò a stampare scritti biblici,‭ ‬commentari,‭ ‬a ristampare il suo Maimonide fino al‭ ‬1574.‭ ‬Il suo prestigio resta legato all'edizione del‭ ‬Shulchàn Arùch‭ ‬di Yosef Karo,‭ ‬che,‭ ‬con le aggiunte del‭ ‬1578‭ ‬di Moshé Isserles,‭ ‬diverrà uno dei testi più importanti della cultura ebraica. ‏Nel‭ ‬1575‭ ‬ad Alvise successe il figlio Giovanni,‭ ‬che stampò una quindicina di libri,‭ ‬solo‭ ‬ristampa di opere già note o testi illustri con nuovi apparati,‭ ‬a causa‭ ‬delle difficili condizioni in cui operava la stampa di fine secolo.‭ ‬Nel‭ ‬1571,‭ ‬un nuovo divieto proibiva agli ebrei non solo di stampare libri,‭ ‬ma anche di fare i compositori o di servirsi di prestanomi cristiani.‭ ‬La confisca e la distruzione,‭ ‬nel‭ ‬1568,‭ ‬di circa‭ ‬8.000‭ ‬libri della‭ ‬Comunità‭ ‬ebraica,‭ ‬sospettata di simpatie verso il nemico turco,‭ ‬causò un disastro economico ai commercianti di libri‭ ‬ed agli ebrei. ‏Altri tentarono in quegli anni difficili la via dell'editoria,‭ ‬come gli Zanetti,‭ ‬il Cavalli,‭ ‬il Grifio.‭ ‬Nel‭ ‬1593‭ ‬la Chiesa condannò nuovamente il Talmud e nel‭ ‬1595‭ ‬pubblicò il‭ ‬Sefer ha-Ziqqùq‭ (‬Libro della purificazione‭) ‬con l'elenco dei passi che dovevano essere cancellati dai libri ebraici. ‏Giorgio de Cavalli pubblicò‭ ‬20‭ ‬titoli‭ (‬1565-1567‭)‬,‭ ‬Giovanni Grifio‭ ‬10‭ ‬titoli‭ (‬1564-1567‭)‬,‭ ‬alcuni membri della famiglia Zanetti‭ ‬riuscirono a pubblicare più di‭ ‬60‭ ‬titoli tra il‭ ‬1567‭ ‬e il‭ ‬1608. ‏Il più interessante editore di fine‭ '‬500‭ –‬inizio‭ '‬600‭ ‬è Giovanni di Gara,‭ ‬che aveva lavorato con Bomberg e stampa,‭ ‬tra il‭ ‬1564‭ ‬e il‭ ‬1611‭ ‬circa‭ ‬270‭ ‬titoli.‭ ‬Le ragioni del suo successo si devono,‭ ‬in gran parte,‭ ‬all'uso dei caratteri di Bomberg,‭ ‬alla collaborazione di curatori di alto prestigio come Leone da Modena,‭ ‬alla pubblicazione di autori molto noti.‭ ‬La sua fama rimane legata alla stampa,‭ ‬nel‭ ‬1599‭ ‬e nel‭ ‬1609,‭ ‬dei primi testi illustrati dell'editoria ebraica veneziana,‭ ‬come la celebre Haggadah di Pessah,‭ ‬le cui‭ ‬xilografie‭ ‬furono poi riprese in tutte le più famose Haggadoth veneziane‭ (‬Fortis‭ ‬1991‭)‬. ‏Nel‭ ‬1600,‭ ‬Venezia con Amsterdam sono le capitali dell'editoria ebraica in Europa e stampano da‭ ‬600‭ ‬a‭ ‬700‭ ‬titoli.‭ ‬Venezia resta nel‭ '‬600‭ ‬la più importante‭ ‬sede della stamperia ebraica,‭ ‬anche per l'alta qualità della stampa. ‏La stamperia Bragadina è la più importante del periodo:‭ ‬Giovanni continua l'attività fino al‭ ‬1614,‭ ‬poi lo sostituiranno il figlio Pietro e fratelli,‭ ‬e successivamente i nipoti Vincenzo II ed Alvise III. ‏Nel‭ ‬1631‭ ‬sorge una nuova stamperia ebraica ad opera di Giovanni Vendramin,‭ ‬che si fonde in seguito,‭ ‬nel corso del‭ ‬1700,‭ ‬con quella dei Bragadin. ‏Dalla seconda metà del‭ '‬600‭ ‬si assiste al declino dell'editoria ebraica‭ ‬a Venezia‭ (‬Campos:‭ ‬2‭)‬.‭ ‏Appaiono nuovi piccoli editori,‭ ‬come Domenico Bona,‭ ‬David Buoeno,‭ ‬Giovanni Cajun,‭ ‬Giovanni Calleoni o Coleoni,‭ ‬ecc.‭ (‬Pavoncello‭ ‬1990‭)‬.‭ ‏Nel‭ '‬700‭ ‬furono attivi a Venezia i Foa di Sabbioneta,‭ ‬celebri stampatori‭ ‬ebrei‭ ‬da secoli.‭ ‬Gad ben Yitzhaq Foa pubblicò‭ ‬una raccolta di preghiere penitenziali‭ ‬e una Bibbia presso la Bragadina ed altre due opere nel‭ ‬1760-1762.‭ ‬Fino al‭ ‬1795‭ ‬sembra che egli abbia tenuto una tipografia propria.‭ ‬Prestarono la propria opera nel ramo‭ ‬tipografico‭ ‬anche alcuni membri della famiglia Aboab nel‭ '‬600‭ ‬e‭ '‬700.‭ (‬Venezia,‭ ‬in‭ ‬Italia Judaica:‭ ‬10‭)‬. 2.‏‭ ‬La letteratura‭ ‬dei profughi spagnoli e portoghesi‭ ‬in‭ ‬Italia ‏Nella vita culturale degli ebrei espulsi dai regni iberici alla fine del sec.‭ ‬XV,‭ ‬l'esperienza svoltasi in Italia riveste un ruolo di primo piano.‭ ‬Qui gli esuli trovano un terreno propizio ad attività di mediazione culturale.‭ ‬Senza sottovalutare la produzione nel campo degli studi ebraici,‭ ‬è importante riconoscere‭ ‬il valore della loro attività di traduzione e pubblicazione anche di testi spagnoli e portoghesi.‭ ‬Gli ebrei sefarditi sono spesso,‭ ‬nei territori italiani dove è permesso loro di risiedere,‭ ‬un elemento propulsore della vita intellettuale,‭ ‬segnalandosi in particolare nel campo dell'editoria come traduttori e tipografi‭; ‬rappresentano un anello di congiunzione tra la cultura italiana e l'iberica e partecipano,‭ ‬in forme e modi peculiari,‭ ‬al complesso fenomeno del Rinascimento‭ (‬Minervini‭ ‬1993:‭ ‬35‭)‬.‭ ‏La loro‭ ‬attività,‭ ‬concentrata principalmente a Ferrara,‭ ‬Venezia e Livorno,‭ ‬fu importante sia dal punto di vista culturale che da quello editoriale.‭ ‬Per provvedere alla rieducazione di quanti si erano convertiti al cristianesimo,‭ ‬perché costretti dalle circostanze,‭ ‬e che ora vogliono tornare all'ebraismo ma non sanno leggere l'ebraico,‭ ‬vengono tradotti in spagnolo testi liturgici e fonti ebraiche classiche:‭ ‬Bibbia,‭ ‬letteratura rabbinica,‭ ‬opere filosofiche medievali,‭ ‬trattati di precettistica,‭ ‬codici di Halachà,‭ ‬ecc.‭ ‬Si costituisce così il primo importante corpus di pensiero ebraico in una lingua moderna europea,‭ ‬lo spagnolo,‭ ‬che acquista un ruolo fondamentale in tutta la diaspora sefardita,‭ ‬assumendo la funzione di lingua della comunicazione scritta‭ ‬e parlata‭ ‬in ambito religioso e intellettuale. ‏Le tipografie ferraresi,‭ ‬veneziane e livornesi sono al centro di una complessa rete di scambi di manoscritti,‭ ‬libri,‭ ‬idee,‭ ‬uomini ed esperienze:‭ ‬a volte lo stesso libro viene stampato a Salonicco o Istanbul e poi ristampato in Italia o in Olanda.‭ ‬La produzione locale è solo in piccola parte destinata al mercato italiano:‭ ‬Venezia‭ ‬stampa‭ ‬per‭ ‬l'Oriente,‭ ‬Livorno,‭ ‬a partire dalla metà del Seicento,‭ ‬servirà soprattutto le comunità del‭ ‬Nord Africa‭ (‬Bonfil‭ ‬1992:‭ ‬233‭)‬. ‏Il risultato più importante di questa attività è la traduzione della‭ ‬Biblia‭ ‬en lengua españyola traduzida palabra por palabra dela verdad hebrayca,‭ ‬edita a Ferrara nel‭ ‬1553,‭ ‬presso la tipografia di Yomtov ben Levi Atias ed Abraham Usque.‭ ‬Ne esiste anche una versione dedicata al duca di Ferrara,‭ ‬don Ercole da Este,‭ ‬dove i traduttori‭ ‬si chiamano Jeronimo de Vargas e Duarte Pinel,‭ ‬i nomi cristiani di Atias ed Usque.‭ ‬I traduttori ferraresi‭ ‬sono consapevoli di seguire un'antica tradizione di volgarizzamenti biblici,‭ ‬di cui restano solo testimonianze indirette:‭ ‬le Bibbie spagnole medievali,‭ ‬destinate ai cristiani ma tradotte dal testo ebraico,‭ ‬quindi con la collaborazione di ebrei‭ (‬Minervini‭ ‬1993:‭ ‬230‭)‬.‭ ‬Mi sembra strano che‭ ‬i cristiani spagnoli‭ ‬traducano dall'ebraico:‭ ‬perché‭ ‬non traducono dalla Vulgata‭ ‬o dai Settanta‭? ‏Usque ed Atias‭ ‬ricalcano la struttura del testo ebraico,‭ ‬con una tecnica letteralista‭ «‬muy differente del polido que en nuestros tiempos se usa‭» ‬e spiegano nell'introduzione che non si poteva far diversamente‭ «‬por que queriendo seguir verbo a verbo y no declarar un vocablo por dos,‭ ‬lo que es muy dificultoso,‭ ‬ni anteponer ni posponer uno a otro,‭ ‬fue forçado seguir el lenguaje que los antiguos Hebreos Espanñoles usaron‭» ‬,‭ ‬il che testimonia che esistevano traduzioni spagnole precedenti‭ (‬Minervini‭ ‬1995:‭ ‬230‭)‬.‭ ‏Mentre il Pentateuco di Costantinopoli‭ (‬1547‭) ‬è in caratteri ebraici,‭ ‬i redattori della Bibbia di Ferrara,‭ ‬scegliendo l'alfabeto latino,‭ ‬si rivolgono‭ ‬ai marrani,‭ ‬e quindi‭ ‬lo spagnolo usato è povero di ebraismi e vicino allo spagnolo contemporaneo. ‏All'attività della tipografia Atias-Usque‭ ‬di Ferrara‭ ‬si deve la traduzione dall'ebraico del Libro dei Salmi‭ (‬Psalterium de Dauid en Hebraico dicho Thehylim‭ ‬1553‭) ‬e‭ ‬di alcuni rituali,‭ ‬tutti in caratteri latini‭ ‬:‭ ‬Libro de Oracyones de todo el año,‭ ‬1552‭; ‬Sedur de oraciones de mes,‭ ‬1552‭; ‬Orden de Silhoth,‭ ‬1552‭; ‬Orden de Roshashanah y Kipur,‭ ‬1553‭; ‬Orden de oraciones de mes arreos sin boltar de una a otra parte.‭ ‬Y la orden de Hanucah,‭ ‬Purim y‭ ‬Pasquas de Pesah,‭ ‬Sebuoth y Succoth,‭ ‬1555. ‏Nel‭ ‬1552‭ ‬Shemuel figlio di Askarâ Sarfati stampa a Ferrara un‭ ‬Mahzor‭ ‬di‭ ‬rito sefardita per i Giorni Penitenziali‭ (‬Piattelli‭ ‬1996‭)‬.‭ ‏Nel‭ ‬1552‭ ‬fu pubblicata a Venezia la traduzione spagnola delle‭ ‬Slihot,‭ ‬le suppliche per i giorni penitenziali,‭ ‬senza il testo ebraico,‭ ‬con pochissime parole in caratteri ebraici inserite nella volgarizzazione:‭ ‬Celihot Segùn la orden del uso español hebraico.Delos quarentas dias ante del dia de Quipur.‭ ‬El qual va seguido de luengo sin tornar atras,‭ ‬En Venecia,‭ ‬Alvise Bragadin,‭ ‬MDLII.‭ ‬Mancano i nomi del traduttore e del compositore,‭ ‬forse perché nel‭ ‬1550‭ ‬Venezia aveva cacciato i marrani‭ ‬ed erano iniziati i processi dell'Inquisizione contro i giudaizzanti,‭ ‬così‭ ‬gli‭ ‬ex-cristiani preferivano non essere nominati.‭ ‏Isac Cavallero pubblica a Venezia:‭ ‬Orden de oraciones segundo el uso ebreo en lengua ebraica y vulguar español,‭ ‬traduzido por el dotor Isac fijo de Dom Sem tov Cavallero,‭ ‬Venecia,‭ ‬senza data‭ ‬e senza casa editrice,‭ ‬ma‭ ‬secondo Leoni,‭ ‬che ha trovato un esemplare con la data,‭ ‬è del‭ ‬1552.‭ ‬Ci sono testo‭ ‬ebraico e traduzione spagnola nella pagina a lato‭ (‬Leoni‭ ‬2001:‭ ‬47-51,‭ ‬fot.‭ ‬44‭)‬.‭ ‬Sempre nel‭ ‬1552‭ ‬a Venezia,‭ ‬Cavallero pubblica‭ ‬Ordenanca delas oraciones del Cedur del mes‭ ‬Ebraico‭ ‬y vulgar español,‭ ‬presso Alvise Bragadin.‭ ‏Questi‭ ‬Sidurim‭ ‬sono in ladino‭ ‬o in spagnolo‭? ‏Secondo l'articolo di Cohen,‭ ‬a Ferrara e Venezia sono stati stampati due‭ ‬Mahzorim‭ ‬in ladino nel‭ ‬1552,‭ ‬quindi devono essere‭ ‬quelli‭ ‬di Cavallero e di Usque,‭ ‬ma quali‭? (‬Cohen‭ ‬2007:‭ ‬151‭)‬.‭ ‏Questi libri di preghiere,‭ ‬sono all'origine di una serie di ristampe e riadattamenti,‭ ‬che si susseguono per alcuni secoli,‭ ‬contribuendo all'affermazione dello spagnolo,‭ ‬assieme all'ebraico,‭ ‬come lingua liturgica dell'ebraismo sefardita‭ ‬ed‭ ‬anche‭ ‬delle‭ ‬comunità portoghesi del Nordeuropa. ‏Le più antiche traduzioni‭ ‬dei‭ ‬Pirqê‭ '‬Avôt‭ ‬e del‭ ‬Seder Haggadah shel Pesah‭ ‬sono incluse‭ ‬nel‭ ‬Libro de Oraciones de todo el anyo,‭ ‬edito a Ferrara‭ (‬1552‭)‬. ‏Dei‭ ‬Pirqê‭ '‬Avôt‭ ‬si pubblicano a Venezia nel‭ '‬600‭ ‬tre diverse traduzioni,‭ ‬due in caratteri ebraici‭ (‬1601,‭ ‬1696‭)‬,‭ ‬una in caratteri latini‭ (‬1651‭)‬.‭ ‏La traduzione‭ ‬ladina‭ ‬dell‭'‬Haggadah,‭ ‬edita per la prima volta in caratteri ebraici a Venezia nel‭ ‬1609,‭ ‬fa parte di un'antica tradizione,‭ ‬anteriore all'espulsione dalla Spagna,‭ ‬che si trasmette senza differenze sostanziali sia alla diaspora orientale che a quella occidentale‭ (‬Schwarzwald‭ ‬1993‭)‬.‭ ‏Esistono infatti testi in castigliano dell'Haggadah precedenti all'espulsione,‭ ‬come‭ «‬Rituales de Pascua‭» ‬in un Mahzor della fine del XIII secolo.‭ (‬Minervini‭ ‬1993a‭)‬. ‏Fra le numerose traduzioni di‭ ‬Haggadôt,‭ ‬figura quella‭ ‬di Livorno del‭ ‬1654,‭ ‬in caratteri latini:‭ ‬Orden de la Hagadah de Noche de Pascoa de Pesah Traducida:‭ ‬questa pubblicazione inaugura la stagione dell'editoria giudeo-spagnola della città,‭ ‬che avrà nel secolo successivo la sua massima fioritura‭ (‬Toaff‭ ‬1990:‭ ‬359-360‭)‬. ‏Dopo la traduzione della‭ ‬Biblia‭ ‬di Ferrara,‭ ‬non ci saranno altre traduzioni complete della Bibbia,‭ ‬ma solo di libri singoli,‭ ‬come il‭ ‬Libro dei Salmi‭ (‬Ferrara‭ ‬1553,‭ ‬Livorno‭ ‬1655‭) ‬e il‭ ‬Cantico dei Cantici‭ (‬Venezia‭ ‬1609‭)‬.‭ ‬Vengono pubblicati alcuni glossari della Bibbia,‭ ‬come il‭ ‬Sefer Hesheq Shelomoh.‭ ‬Libro de ladinos de los bierbos caros de toda la Miqrà entitulado Cobdisia de Shelomoh,‭ ‬in caratteri ebraici,‭ ‬pubblicato a Venezia nel‭ ‬1588,‭ ‬e di nuovo nel‭ ‬1617,‭ ‬a cura di Gedalyah ben Mosheh Cordovero.‭ ‬Nell'introduzione Cordovero afferma che il glossario‭ ‬è‭ ‬stato scritto da un autore ignoto ed edito nel Levante‭ (‬verso il‭ ‬1572-1588‭ ‬ca.‭)‬,‭ ‬questo è confermato dalla varietà dello spagnolo usato,‭ ‬che corrisponde agli sviluppi iniziali del giudeo-spagnolo come documentato da testi di provenienza orientale‭ (‬Bunis‭ ‬1992‭)‬. ‏Nel‭ ‬1606‭ ‬a Venezia,‭ ‬Abraham de Reuben ben Nahman,‭ ‬proveniente dal‭ ‬Marocco,‭ ‬fa stampare le‭ ‬Misnajot con el comento de el Haham,‭ ‬la Aquila grande,‭ ‬Rabbenu Moseh hijo de Maimon,‭ ‬y perficionó‭ ‬despues‭ ‬del Haham el Rab Obadia de Bartenora.‭ ‬Si tratta di un'edizione della‭ ‬Mishnah‭ ‬in ebraico,‭ ‬con il commento di Maimonide e‭ '‬Ovadyah da Bertinoro,‭ ‬con traduzione spagnola parziale in caratteri latini. ‏Negli stessi anni appaiono le traduzioni di alcuni importanti trattati di normativa religiosa:‭ ‬nel‭ ‬1602‭ ‬si pubblica a Venezia una traduzione-riadattamento dello‭ ‬Shulhan‭ '‬aruk‭ ‬di Yosef Caro‭ (‬XVI sec.‭)‬,‭ ‬già edita a Salonicco nel‭ ‬1568:‭ ‬Libro llamado en lashon ha-qodesh Sefer sulhan ha-panim y en ladino Mesa del alma.‭ ‬L'opera è scritta in caratteri ebraici‭ ‬ed è,‭ ‬insieme allo‭ ‬Hesheq Shelomoh,‭ ‬una delle più precoci testimonianze linguistiche del giudeospagnolo.‭ ‬Secondo Cohen,‭ ‬l'autore è rabbi Meir‭ ‬ben Shmuel Benvenisti‭ (‬Cohen‭ ‬2011:‭ ‬178-‭ ‬185‭)‬.‭ ‏Nel‭ ‬1609,‭ ‬a Venezia,‭ ‬Mosè Altaras fa pubblicare una versione in alfabeto latino‭ ‬della‭ ‬Meza del alma,‭ ‬affinché‭ ‬possa essere letto da quelli che non sanno leggere l'ebraico,‭ ‬come spiega nell'introduzione del suo‭ ‬Libro de Mantenimiento de la alma enel qual se contiene el modo con que se à de regir el Iudio en todas sus actiones traduzido dal hebraico al spagnol: ‏‭« ‬por ver‭ ‬que ay muchos que non saben leer ottra letra que la presente‭» (‬Altaras‭ ‬1609:‭ ‬2r.‭)‬.‭ ‬La lingua usata da Altaras risente dell'influenza del giudeospagnolo e si allontana spesso dallo spagnolo letterario del tempo. ‏Sempre per quelli che non sanno l'ebraico si espongono‭ «‬en letra y lenguage espanyol‭» ‬i‭ ‬613‭ ‬comandamenti,‭ ‬spiegati sul modello del‭ ‬Sefer ha-mizvot:‭ ‬Tesoro de preceptos donde se encierran las‭ ‬joyas de los Seys cientos y treze Preceptos,‭ ‬que encomendó‭ ‬el Señor‭ ‬à‭ ‬su Pueblo Israel con su declaración,‭ ‬Razón y Diním,‭ (‬Venezia,‭ ‬1627‭)‬.‭ ‬È‭ ‬opera del rabbino Yizhaq Atias di Amburgo,‭ ‬che nell'introduzione spiega di aver scritto in spagnolo,‭ ‬anziché in portoghese,‭ ‬sua lingua materna,‭ ‬perché in spagnolo è stata tradotta la Bibbia.‭ ‏Nel‭ ‬1639,‭ ‬vede la luce‭ ‬a Venezia‭ ‬un'edizione della Bibbia ebraica con commento,‭ ‬in ebraico,‭ ‬di Ya'aqov Lumbrozo,‭ ‬in cui sono glossati in spagnolo molti termini difficili.‭ ‬La lingua è in una varietà di spagnolo fra la lingua letteraria di Spagna e il giudeospagnolo di‭ ‬Hesheq Shelomoh‭ (‬Bunis‭ ‬1994‭)‬. ‏Nel‭ ‬1656‭ ‬a Livorno,‭ ‬Ya'aqov Hagiz,‭ ‬capo di un'accademia rabbinica a Gerusalemme,‭ ‬pubblica la traduzione spagnola in caratteri latini del‭ ‬Menorat ha-ma'ôr‭ ‬di Yishaq Aboab‭ (‬XIV sec.‭)‬.‭ ‬La chiama:‭ ‬Almenara de luz.‭ ‬Tratado de mucho‭ ‬provecho de Isac Aboab nuebamente traducido en lengua vulgar. ‏Benché‭ ‬i libri di argomento religioso‭ ‬siano‭ ‬i più numerosi‭ ‬in questo ambiente di‭ ‬conversos,‭ ‬si pubblicano anche opere di argomento profano. ‏Così,‭ ‬per esempio,‭ ‬nel‭ ‬1554‭ ‬Abraham Usque pubblica a Ferrara la prima edizione del romanzo pastorale-cavalleresco‭ ‬Menina e Moça‭ ‬di Bernardim Ribeiro:‭ ‬il perché un autore cristiano‭ ‬portoghese‭ ‬faccia pubblicare la sua opera da un ebreo in Italia,‭ ‬fa sorgere dubbi sulla sua origine‭ ‬e religione‭ (‬Faiolo‭ ‬2010:‭ ‬178-189‭)‬.‭ ‏Salomon Usque traduce in spagnolo i Sonetti del Petrarca:‭ ‬De los sonetos canciones mandriales y sextinas‭ ‬del gran poeta y orador Francesco Petrarca‭ ‬Traduzidos de Toscano por Salusque Lusitano,‭ ‬parte primera,‭ ‬Venezia‭ ‬1567. ‏Usque,‭ ‬emigrato poi a Istanbul,‭ ‬è anche autore,‭ ‬insieme a Lazzaro di Graziano Levi,‭ ‬della commedia‭ ‬Ester‭ (‬1559‭)‬,‭ ‬il più antico dramma ebraico in italiano.‭ ‬Ha scritto inoltre un sonetto in spagnolo ed un poemetto in italiano,‭ ‬Canzone sull‭' ‬opera de‭' ‬sei giorni,‭ ‬comparso in un'antologia nel‭ ‬1572‭ (‬Piattelli‭ ‬1968‭)‬.‭ ‏Negli stessi anni,‭ ‬Yosef Sarfatti prepara una versione ebraica della commedia spagnola‭ ‬Celestina,‭ ‬di Fernando de Rojas,‭ ‬anche lui un cristiano nuovo. ‏Ludovico Ariosto abita a Ferrara,‭ ‬sede di un comunità ebraica importante,‭ ‬ed ha un grande successo tra gli ebrei.‭ ‬Leone Modena traduce in ebraico alcuni canti dell‭' ‬Orlando Furioso,‭ ‬Leone de‭' ‬Sommi‭ ‬s'ispira alla‭ ‬Lena‭ ‬per la sua‭ ‬Zahût bedîhûta‭' ‬de-qiddushin,‭ ‬che segna la nascita del teatro in lingua‭ ‬ebraica.‭ ‏In Italia le volgarizzazioni in lingua iberica ebbero anche un certa diffusione in forma manoscritta:‭ ‬un manoscritto in portoghese è conservato nella Biblioteca di Piacenza,‭ ‬catalogato come‭ «‬Ordo precum iudaicarum‭ ‬lingua‭ ‬lusitana versus‭» (‬Leoni‭ ‬2001:‭ ‬60‭)‬.‭ ‏Un‭ ‬altro manoscritto,‭ ‬che‭ ‬testimonia‭ ‬il‭ ‬successo dell'Ariosto,‭ ‬è conservato alla Bodleian Library di Oxford‭ (‬MS Canonici Oriental‭ ‬6‭)‬:‭ ‬vi si trova,‭ ‬assieme ad altri testi in ebraico,‭ ‬spagnolo e portoghese,‭ ‬la trascrizione in caratteri ebraici dei primi‭ ‬36‭ ‬canti dell‭' ‬Orlando Furioso,‭ ‬nella traduzione castigliana di‭ ‬Jéronimo de‭ ‬Urrea.‭ ‬L'anonimo redattore usa la seconda edizione,‭ ‬pubblicata ad Anversa nel‭ ‬1554‭; ‬il manoscritto non è datato,‭ ‬solo al f.‭ ‬199v figura la data‭ ‬5360,‭ ‬che corrisponde al‭ ‬1600.‭ ‬Il manoscritto è in corsivo italiano‭ (‬Neubauer‭ ‬1886:‭ ‬687‭) ‬e secondo Cecil Roth apparteneva alla comunità sefardita di Venezia‭ (‬Roth‭ ‬1984:‭ ‬307‭)‬. ‏La trascrizione è di grande interesse linguistico perché riflette la pronuncia spagnola del redattore‭; ‬questo‭ ‬Orlando Furioso‭ ‬risulta un esempio precoce della varietà linguistica poi conosciuta come giudeospagnolo o‭ ‬giudezmo,‭ ‬che appare qui già differenziata dal castigliano di Urrea‭ (‬Minervini‭ ‬1993‭)‬. ‏La letteratura profana esercita una grande attrazione sugli ebrei del tempo:‭ ‬nel‭ ‬1652,‭ ‬Ya'aqov Alpron premette ai‭ ‬Doveri delle donne,‭ ‬traduzione italiana del‭ ‬Seder mizvot nashim‭ (‬1577‭)‬,‭ ‬di Benjamin‭ '‬Aharon Slonik,‭ ‬questa introduzione:‭"…‬e assai manco male sarà che leggano questo libretto,‭ ‬che l'Ariosto,‭ ‬le cento novelle,‭ ‬Amadis de Gaula e simili libri profani,‭ ‬che non è lecito leggerli al sabbat…e che da quelli non s'impara se non lascività,‭ ‬e cose vane‭" (‬Sholod‭ ‬1982:‭ ‬40‭)‬.‭ ‏L'articolo di Dov Cohen su‭ ‬400‭ ‬anni di stampa‭ ‬ladina‭ ‬in Italia‭ ‬si occupa di numeri e statistiche,‭ ‬è generico e‭ ‬contiene errori,‭ ‬come:‭ «‬El primer livro en Italia ke kontiene tekstos en ladino se estampò en el anyo‭ ‬1544‭ ‬en Venecia.‭ ‬Se trata de un livro de orasiones entitulado‭ ‬Temunot Tehinot Tefilot Sefarad‭»‬,‭ (‬Coen‭ ‬2007:‭ ‬149‭)‬,‭ ‬mentre invece questa è la seconda edizione,‭ ‬la prima è del‭ ‬1524.‭ ‬L'errore è stato poi‭ ‬corretto nella‭ ‬sua tesi‭ (‬Cohen‭ ‬2011:‭ ‬54‭)‬. ‏Nella tesi‭ ‬Dov Cohen ha esaminato alcune delle principali biblioteche del mondo e raccolto tutti i libri in giudeospagnolo che ha trovato:‭ ‬questo non significa che le sue statistiche siano complete,‭ ‬perché non ha esaminato tutte le biblioteche,‭ ‬anzi:‭ ‬non esiste un capitolo sull'Italia‭ (‬Coen‭ ‬2011‭)‬.‭ ‏Stranamente brillano per la loro assenza biblioteche‭ ‬italiane come‭ ‬Padova‭ (‬Tamani‭ ‬2005‭)‬,‭ ‬Venezia‭ (‬Tamani‭ ‬1972‭)‬,‭ ‬Mantova‭ (‬Busi‭ ‬1996‭)‬,‭ ‬le Biblioteche Nazionali Centrali di Venezia,‭ ‬Firenze,‭ ‬Roma,‭ ‬Napoli,‭ ‬le biblioteche delle Comunità ebraiche di Livorno‭ (‬Piattelli‭ ‬1992‭)‬,‭ ‬Venezia,‭ ‬Ferrara‭ (‬Busi‭ ‬1987‭)‬,‭ ‬le Biblioteche di‭ ‬Roma,‭ ‬le‭ ‬Biblioteche Vaticane,‭ ‬di cui parte si trova on-line,‭ ‬anche se in trascrizione latina.‭ ‏Inoltre,‭ ‬poiché non pubblica la lista dei libri che ha trovato,‭ ‬non si può sapere che libri manchino:‭ ‬per esempio‭ ‬nella tesi‭ ‬scrive che a Ferrara è stato pubblicato un solo libro in ladino,‭ ‬penso sia‭ ‬la Bibbia‭ (‬Cohen‭ ‬2011:‭ ‬142‭)‬,‭ ‬mentre‭ ‬nell'articolo scrive che ne sono stati pubblicati‭ ‬2‭ (‬Cohen‭ ‬2007:‭ ‬150‭)‬.‭ ‏Tutti‭ ‬i libri‭ ‬di preghiera‭ ‬pubblicati dalla tipografia Atias-Usque‭ ‬a Ferrara non sono in ladino‭? ‬Qual'è la differenza tra quest'ultimi e la Bibbia,‭ ‬visto che sono‭ ‬tutti‭ ‬scritti in spagnolo e in alfabeto latino‭? ‏Nella‭ ‬tesi‭ ‬di Dov Cohen‭ ‬non esiste un indice per‭ ‬paese,‭ ‬città,‭ ‬tipografi,‭ ‬autori o titoli‭ ‬ed è difficile rintracciare le opere.‭ ‬Dalle citazioni bibliografiche ha eliminato la casa editrice,‭ ‬perché secondo lui è inutile‭ (‬Cohen‭ ‬2011:‭ ‬tet-zain‭)‬. ‏Cohen ha eliminato tutti i libri scritti in alfabeto latino‭ ‬stampati prima del XIX secolo,‭ ‬così buona parte della letteratura giudeo-spagnola viene‭ ‬ignorata‭ ‬e così risolve‭ ‬anche‭ ‬il problema se‭ ‬si tratta di ladino,‭ ‬giudeo-spagnolo o spagnolo‭ (‬Cohen‭ ‬2011:‭ ‬107‭)‬. 2.1‏‭ ‬La Letteratura giudeospagnola a Venezia‭ ‏Secondo le statistiche di Cohen,‭ ‬a Venezia sono stati pubblicati in ladino‭ ‬105‭ ‬libri,‭ ‬però senza quelli in caratteri latini‭ (‬Cohen‭ ‬2011:‭ ‬138‭)‬. ‏Non è sempre facile per me distinguere tra spagnolo e ladino:‭ ‬è ladino solo‭ ‏quello scritto in caratteri ebraici‭? ‬Allora perché la Bibbia di Ferrara è in ladino e gli altri libri stampati da Usque o da Cavallero no‭? ‏I principali‭ ‬libri pubblicati a Venezia,‭ ‬in spagnolo o ladino,‭ ‬che ho trovato nelle varie‭ ‬pubblicazioni consultate‭ ‬di D.‭ ‬Cohen,‭ ‬Leoni,‭ ‬Yaari,‭ ‬Minervini sono: ‏a‭) ‬testi biblici: 1619:‏‭ ‬Sir ha-shirim,‭ ‬tradotto‭ ‬in ladino‭ ‬da A.Laniado col titolo:‭ ‬Sefer nequdot‭ ‬ha-kesef,‭ ‬Venezia,‭ ‬Bragadin e‭ ‬Giovanni Cajon,‭ ‬1619:‭ ‬in caratteri ebraici. 1639:‏‭ ‬Hamishà Humshei Torà,‭ ‬Venezia,‭ ‬Vendramin,‭ ‬testo ebraico con spiegazioni in ladino a cura di Y.‭ ‬Lumbrozo‭; ‏b‭) ‬Glossari della Bibbia‭ ‬in ladino: 1588:‏‭ ‬Sefer Hesheq Shlomo,‭ ‬Libro de ladinos de los bierbos caros de toda la‭ ‬Miqrà entitulato Cobdisia de Shelomoh,‭ ‬in caratteri ebraici pubblicato nel‭ ‬1588‭ ‬e‭ ‬nel‭ ‬1617‭ ‬a cura di Gedalya ben Mosheh Cordovero. ‏c‭) ‬Liturgia‭ ‬e letteratura rabbinica: 1524:‏‭ ‬Temunot Tehinot Tefilot Sefarad,‭ ‬cioè‭ «‬Immagini,‭ ‬Suppliche e Preghiere di Sefarad‭»‬,‭ ‬curato da Cornelio Adelkind per Daniel Bomberg,‭ ‬secondo D.‭ ‬Cohen in ladino,‭ ‬secondo Leoni in ebraico‭ (‬Leoni‭ ‬2001:‭ ‬37‭)‬:‭ ‬in realtà ci sono alcune spiegazioni in ladino all'Haggadah di Pessah. 1552:‏‭ ‬Orden de Oraciones‭ ‬segundo el uso ebrèo en lengua ebraica y vulguar espanyol:‭ ‬traduzido por‭ ‬el dotor‭ ‬Isac‭ ‬fijo de Dom Sem tov Cavallero,‭ ‬en Venecia:‭ ‬senza data,‭ ‬senza casa editrice.‭ ‬Secondo Leoni,‭ ‬che ha trovato un‭ ‬esemplare col frontespizio a New York nella Biblioteca del Jewish Theological Seminary,‭ ‬è del‭ ‬1552.‭ ‬Il testo ebraico e spagnolo sono a fronte,‭ ‬il traduttore fa una traduzione‭ "‬calco‭"‬,‭ ‬seguendo parola per parola l'ebraico,‭ ‬usando molte abbreviazioni‭ ‬affinché ogni riga dello spagnolo coincida con l'ebraico:‭ ‬è ladino o no‭? (‬fot.45‭) 1552:‏‭ ‬Celihot,‭ ‬Segun la orden del uso español hebraico.‭ ‬Delos quarenta dias antes del dia de Quipur.‭ ‬El qual va seguido de luengo sin tornar atras.‭ ‬En Venecia,‭ ‬Alvise Bragadin,‭ ‬MDLII.‭ 1552:‏‭ ‬Ordenança delas Oraciones‭ ‬di Isac Cavallero,‭ ‬Venezia,‭ ‬Alvise Bragadin,‭ ‬che costituisce una variante ampliata del precedente. 1585:‏‭ ‬Luah Halahot,‭ ‬Zuan de Gara,‭ ‬Venezia,‭ ‬ca.‭ ‬1585‭ (‬Cohen‭ ‬2011:‭ ‬197‭)‬. 1590:‏‭ ‬Seder Arba‭' ‬Ta'niot,‭ ‬Venezia,‭ ‬Zuan de Gara,‭ ‬1590.‭ ‬Aftarat‭ ‬9‭ ‬di Av in ebraico e ladino,‭ ‬versetto dopo versetto‭ (‬Yaari‭ ‬1934:‭ ‬23‭)‬. 1601:‏‭ ‬Pirké Aboth,‭ ‬si pubblicano a Venezia nel corso del‭ '‬600‭ ‬tre diverse traduzioni,‭ ‬due in caratteri ebraici‭ (‬1601,‭ ‬1696‭)‬,‭ ‬una in caratteri latini‭ (‬1651‭)‬.‭ ‬La versione del‭ ‬1601‭ ‬si segnala per alcune caratteristiche che la distinguono da tutte le versioni successive,‭ ‬raggruppate,‭ ‬su base linguistica,‭ ‬in due famiglie,‭ ‬orientale e occidentale:‭ ‬si deve forse a queste particolarità,‭ ‬che la connotano in senso arcaico e popolare,‭ ‬se la traduzione del‭ ‬1601‭ ‬non serve da modello a nessuna di quelle posteriori‭ (‬Schwarzwald‭ ‬1990‭)‬.‭ ‬Non si conoscono gli autori delle traduzioni.‭ 1602:‏‭ ‬Shulhan ha-panim,‭ ‬o libro llamado en ladino‭ «‬Meza de el alma‭»‬,‭ ‬trasladado del libro del Gaon Rabbi Josef Karo,‭ ‬lo truzo a la estampa Moshé ben R.‭ ‬Shlomo Aschkenazi,‭ ‬Venezia,‭ ‬Stamperia Bragadina,‭ ‬1602.‭ ‬L'opera,‭ ‬scritta in caratteri ebraici è,‭ ‬insieme allo‭ ‬Hesheq Shelomoh,‭ ‬una delle più precoci testimonianze linguistiche del giudeospagnolo.‭ ‬Non si tratta‭ ‬solamente‭ ‬di‭ ‬una traduzione,‭ ‬il libro contiene riassunti,‭ ‬elaborazioni ed anche parti originali.‭ ‬Cohen ha stabilito che l'autore è Meir ben Shemuel Benvenisti,‭ ‬in base ad un altro libro dell'autore‭ ‬Seder Qeddushà‭ ‬dove figura il nome‭ (‬Coen‭ ‬2001:‭ ‬183-185‭)‬. 1606:‏‭ ‬Misnajot con el comento de el Haham,‭ ‬la Aquila grande,‭ ‬Rabbenu Moseh hijo de Maimon,‭ ‬y perficionò‭ ‬después del Haham el Rab Obadia de Bartenora,‭ ‬Venezia,‭ ‬1606.‭ ‮ 1609:‏‭ ‬Orden de Oraciones del mes arréo,‭ ‬di Abraham Usque‭ (‬1555‭)‬,‭ ‬viene ristampato a Venezia da Pietro e Lorenzo Bragadin. 1609:‏‭ ‬Libro de Mantenimiento de la alma‭ ‬enel qual se contiene el modo con que se à a regir el Iudío en todas sus actiones,‭ ‬traduzido dal hebraico al spagnol:‭ ‬è una versione in alfabeto latino di‭ ‬Mesa del Alma,‭ ‬fatta da Mosè Altaras,‭ ‬perché ci sono molti che non sanno leggere l'ebraico,‭ ‬come scrive nell'introduzione.‭ ‬La lingua usata da Altaras risente l'influenza del giudeospagnolo,‭ ‬allontanandosi dallo spagnolo classico.‭ 1609:‏‭ ‬Seder Haggadah shel Pesah con su ladino‭…‬mizmorim shel Pessah u-Birkat ha-mazon,‭ ‬a cura di Israel Zifroni,‭ ‬Venezia,‭ ‬Joani di Gara‭ (‬Yaari‭ ‬1934:‭ ‬18‭)‬.‭ ‬Sembra sia la prima‭ ‬Haggadah‭ ‬in ladino in caratteri ebraici.‭ ‬Giovanni di Gara pubblica un‭' ‬Haggadah‭ ‬in ebraico in tre diverse versioni secondo il rito italiano,‭ ‬ashkenazita e sefardita,‭ ‬con traduzione,‭ ‬rispettivamente,‭ ‬in italiano,‭ ‬in yiddish e ladino‭ ‬in lettere ebraiche utilizzando,‭ ‬per la parte comune,‭ ‬lo stesso impianto stampa.‭ ‬È illustrata con incisioni su legno e servirà da modello per molti anni.‭ ‬Non si conoscono gli autori delle traduzioni in ladino,‭ ‬italiano e tedesco.‭ ‬Verrà ristampata anche su pergamena e con il commento in ebraico di Leone da Modena al posto delle‭ ‬traduzioni nelle tre lingue‭ (‬Yaari‭ ‬1955:‭ ‬113-117‭)‬. 1614:‏‭ ‬Seder Arba Ta'aniot‭ ‬halo hem‭ '‬Assarà be-tevet…Venezia,‭ ‬Joani Cajon.‭ ‬Aftarat‭ ‬9‭ ‬be-Av in ebraico e ladino.‭ 1620:‏‭ ‬Haggadah‭ ‬shel Pessah:‭ ‬appare a Venezia una volgarizzazione spagnola in caratteri latini‭ (‬Leoni‭ ‬2001:60‭)‬.‭ 1622:‏‭ ‬La Declaracion de los Puntos‭ ‬è un prontuario di preghiere in lingua ebraica con traduzione spagnola.‭ ‬Fu pubblicato a Venezia,‭ ‬nella tipografia dei Bragadin,‭ ‬da Abraham Netto,‭ ‬però è attribuito a Isac Cavallero e quindi questa deve essere una ristampa.‭ ‬Lo stile della traduzione e la scelta dei vocaboli sono tipicamente quelli di Cavallero‭ (‬Leoni‭ ‬2011:‭ ‬55‭)‬. 1627:‏‭ ‬Tesoro de preceptos‭ ‬donde se encierran las joyas de los Seys y treze‭ ‬Preceptos,‭ ‬que encomendó‭ ‬el Señor à su Pueblo Israel con su declaración,‭ ‬Razón y Diním,‭ ‬Venezia,‭ ‬1627.‭ ‬È opera del rabbino Izhaq Atias di Amburgo,‭ ‬che è di madre lingua portoghese,‭ ‬ma scrive in spagnolo perché è la lingua più diffusa‭ (‬Atias‭ ‬1627:‭ ‬4v.‭)‬.‭ ‬La dichiarazione di Atias conferma il ruolo svolto dalla traduzione della Bibbia e dei testi liturgici nella diffusione dello spagnolo presso le comunità portoghesi. 1629:‏‭ ‬Seder Haggadah shel Pessah be-lashon ha-kodesh u-pitrono be-lashon‭ ‬sefardim‭…‬mossif al ha-rishonim‭ …‬don Izhak Abarbanel,‭ ‬Venezia,‭ ‬Joani‭ ‬Calleoni‭ (‬Yaari‭ ‬1934:‭ ‬18‭)‬. 1638:‏‭ ‬Seder Arbà Ta'aniot,‭…‬Venezia,‭ ‬be-mizvat ha-comisaria shel ha-sar Joani Vendramin,‭ ‬Joani Martinelli.‭ ‬Aftarat‭ ‬9‭ ‬be-Av in ebraico e ladino in lettere quadrate‭ (‬Yaari‭ ‬1934:‭ ‬23‭)‬. 1642:‏‭ ‬Seder arba'a T'aniot,‭ ‬ke minhag k"k Sefardim‭…‬be lashon sfaradì,‭ ‬ha-madpis Meshulam Aschkenazi Finzi,‭ ‬Venezia,‭ ‬Bragadina.‭ ‬Ebraico e ladino,‭ ‬il ladino in lettere Rashi. 1696‏‭; ‬Pirké Aboth con su ladino,‭ ‬Venezia,‭ ‬Bragadin‭ (‬JNL‭) 1703:‏‭ ‬Seder Tefilot‭…‬ke-minhag kahal kadosh sefardim‭…‬a cura di Israel Isserl ben Elikim Ge"z,‭ ‬Venezia,‭ ‬Bragadin‭ (‬Yaari‭ ‬1934:‭ ‬23‭)‬.‭ 1706:‏‭ ‬Pirké Aboth.‭ ‬Estos son los Perakim los quales se dizen los Sabathoth que ay entre Pesah y Sebuoth cada Sabath uno,‭ ‬Venezia,‭ ‬nella Stamparia Bragadina.‭ ‬Stampato in ebraico e ladino in lettere latine,‭ ‬a cura di Moshé ben Josef Venturin‭ (‬Yaari‭ ‬1934:‭ ‬13‭)‬. 1713:‏‭ ‬Sefer Shulhan ha-Panim,‭ ‬libro llamado en ladino Meza de el Alma‭ ‬porké es konpuesto de todos los dinim nesesarios para el ombre,‭ ‬trasladado del libro de Gaon Rabbi Josef Karo‭… ‬lo trujo a la estampa el sinyor Moshé ben rav Shlomo Ashkenazi,‭ ‬Venezia,‭ ‬Bragadina‭ (‬in caratteri ebraici‭); (‬Repertorio‭ ‬1970:‭ ‬264‭)‬. 1713:‏‭ ‬Sefer hovat ha-Levavot:‭ ‬Bachye ben Yosef‭ ‬Ibn Paquda,‭ ‬Obligación de‭ ‬los Coraçones.‭ ‬Trasladó‭ ‬esto‭ ‬libro‭ ‬di‭ ‬Bechaiji R.B.‭ ‬Josef‭ ‬in‭ ‬ladino porque esta lengua es la màs usada entre nosostros R.Zaddik Formon.‭ ‬Lo tragó‭ ‬al istampa Mosé‭ ‬ben R.‭ ‬Shlomo‭ ‬Aschkenasi.‭ ‬Venezia,‭ ‬Stamperia Bragadina,‭ (‬esto,‭ ‬di,‭ ‬in:‭ ‬sono‭ ‬così‭ ‬nel testo‭); (‬Repertorio‭ ‬1970:‭ ‬56‭) 1738:‏‭ ‬Sefer arba'a essrim:‭ ‬Torah Neviim Ketubim,‭ ‬pirush ha-milot be-lashon ha-sefardim,‭ ‬le-teshukat Izhaq Foa,‭ ‬Venezia,‭ ‬Bragadina,‭ ‬1738‭ 1739-1941:‏‭ ‬Kelalè‭ ‬diqduqè‭ ‬leshon‭ '‬ever,‭ ‬di Simone Simhah Calimani,‭ ‬Venezia,‭ ‬Bragadin,‭ ‬in lettere ebraiche,‭ ‬ci sono esemplari con glosse in italiano ed altri con glosse in spagnolo. 1753:‏‭ ‬Ketuba le-Hag ha-Shevu'ot,‭…‬en ladino en lengua espanyiola...stampato a cura di Gad ben Shmuel Foa,‭ ‬Venezia,‭ ‬Stamparia Bragadina,‭ ‬in caratteri ebraici‭ (‬Yaari‭ ‬1934:‭ ‬56‭)‬. 1756:‏‭ ‬Mahzor le iamim ha-noraim ke-minhag k‭"‬k sefardim‭…‬nidpas le-tesukat ha-bahur Mordehai ben ha-rofé Shlomo Foa,‭ ‬Venezia,‭ ‬Stamperia Bragadina,‭ ‬1756‭ ‬:‭ ‬il ladino in lettere Rashi‭ (‬Yaari‭ ‬1934:‭ ‬15-16‭)‬.‭ ‏d‭) ‬Teatro: 1590‏‭ ‬Ma'assé Yossef,‭ ‬Venezia,‭ ‬1590‭ ‬ca.‭ ‬:‭ ‬alcuni‭ ‬resti di questa commedia sono stati trovati da‭ ‬Avner‭ ‬Perez nella rilegatura di un libro.‭ ‬Perez ha stabilito questo titolo,‭ ‬perché figura in una lista di libri di Mantova del‭ ‬1595‭ ‏‭(‬Cohen‭ ‬2011:‭ ‬154‭) 1590:‏‭ ‬Aquilana,‭ ‬Venezia,‭ ‬1590‭ ‬ca.‭ ‬È‭ ‬la‭ ‬traduzione in giudeospagnolo della commedia‭ ‬Aquilana‭ ‬di Bartolomé‭ ‬de Torres Naharro‭ (‬1480‭ ‬ca.-1530‭)‬.‭ ‬La traduzione è stata stampata per la prima volta a Napoli nel‭ ‬1520‭ ‬ca.‭ ‬Nella Genizah del Cairo ne è stata trovata una pagina‭ ‬di Venezia‭ (‬Gutwirth‭ ‬1992‭)‬.‭ 3.‏‭ ‬L'Haggadah di Pessah,‭ ‬Venezia,‭ ‬1609 ‏L‭'‬Haggadah‭ ‬con traduzione in ladino è una delle tre‭ ‬Haggadoth‭ ‬stampate a Venezia nel‭ ‬1609‭ ‬presso lo‭ ‬stesso editore,‭ ‬Giovanni di Gara‭ (‬Habermann‭ ‬1982:‭ ‬128-129‭)‬,‭ ‬a cura di‭ ‬Israël‭ ‬ben Daniel Haziforni‭ ‬secondo la Schwarzwald‭ (‬Schwarzwald‭ ‬1991:‭ ‬51‭)‬,‭ ‬Israel ben rav Daniel‭ ‬Zifroni‭ ‬da Guastalla‭ ‬secondo la‭ ‬Biblioteca Nazionale Ebraica‭ (‬JNL‭)‬. ‏La prima‭ ‬Haggadah‭ ‬ha una traduzione in giudeoitaliano,‭ ‬la seconda in yiddish e la terza in ladino.‭ ‬Tutte e tre le edizioni hanno le stesse illustrazioni e la stessa impaginazione:‭ ‬il testo ebraico è stampato al centro di un edificio a copertura a timpano‭ (‬e non‭ ‬a capitello come dice la Schwarzwald‭)‬,‭ ‬mentre le traduzioni si trovano sui lati,‭ ‬dentro alle colonne di sostegno‭ (‬Foto‭ ‬2‭)‬.‭ ‬Solo la‭ ‬Birkat ha-mazon‭ (‬pag.31‭) ‬è su una pagina senza decorazioni architettoniche.‭ ‏In molti casi ci sono illustrazioni sotto le colonne,‭ ‬a volte anche sopra le colonne,‭ ‬al posto del timpano,‭ ‬che spiegano gli episodi salienti del Seder. 3.‏‭ ‬1.‭ ‬L'Haggadah in ladino‭ ‏L'Haggadah in ladino ha‭ ‬43‭ ‬pagine,‭ ‬44‭ ‬con il frontespizio,‭ ‬le altre ne hanno‭ ‬44.‭ ‬Ci sono delle differenze nei canti e le benedizioni tra le tre edizioni,‭ ‬l'ordine delle quattro domande di‭ ‬Ma nishtanà‭ ‬è diverso. ‏I passaggi in ladino comprendono la traduzione del testo ebraico,‭ ‬le direttive per lo svolgimento del‭ ‬Seder‭ ‬e le‭ ‬diciture‭ ‬delle‭ ‬illustrazioni.‭ ‬Mentre la traduzione è molto vicina al testo ebraico,‭ ‬lo spagnolo usato per le spiegazioni delle illustrazioni,‭ ‬spesso in rima,‭ ‬e le direttive per il‭ ‬Seder‭ ‬sono in una lingua libera da ogni riferimento all'ebraico. ‏La maggior parte del frontespizio è in ebraico,‭ ‬con la sola eccezione‭ ‬dell'intestazione:‭ «‬seder hagadah shel Pessah kon su ladino‭»‬,‭ ‬dove‭ «‬kon su ladino‭» ‬è in ladino.‭ ‬L'unica scritta in‭ ‬lettere latine‭ ‬è‭ « ‬con licentia de‭' ‬superiori‭»‬.‭ ‏Sul frontespizio‭ ‬ci sono‭ ‬quattro immagini con‭ ‬spiegazioni in italiano. ‏Da destra in alto:‭ ‬1‭) «‬la bona dona ke va‭ ‬tuta‭ ‬via kasheriando la sua masaria‭» = ‬la buona donna che sta cascerizzando tutta la sua‭ ‬masseria,‭ ‬2‭) «‬e questa ke il suo rame‭ ‬è‭ ‬molto‭ ‬vekio,‭ ‬frega per‭ ‬moed,‭ ‬lustro kome un spekio‭» = ‬e questa che il suo rame è molto vecchio‭ ‬sfrega‭ ‬per mo'ed‭ ‬lustro come uno specchio.‭ ‬Da sinistra in alto:‭ ‬3‭) «‬questaltra kui‭ ‬fa‭ ‬pessah ala‭ ‬kasa‭ ‬e niente di hamez dentro ci lasa‭ » = ‬quest'altra‭ ‬qui‭ ‬fa Pessah alla‭ ‬cassa‭ ‬e niente di hamez dentro ci lascia‭; ‬4‭) «‬questa buratta la farina,‭ ‬è il fiore,‭ ‬per le mazot kava,‭ ‬de tuto‭ ‬kore‭» = ‬questa setaccia la farina,‭ ‬è il fiore,‭ ‬cava‭ (‬estrae‭) ‬per le mazot,‭ ‬con tutto il cuore. ‏La lingua mi sembra italiano,‭ ‬non giudeo-italiano e non veneziano,‭ ‬a parte alcune parole in ebraico:‭ ‬mo'ed,‭ ‬hamez,‭ ‬mazot,‭ ‬cascerare.‭ ‏‭«‬Mazot‭» ‬è strano perché in italiano si dice‭ «‬azzime‭»‬,‭ ‬a Roma‭ «‬azzimelle‭»‬.‭ «‬Masseria‭» ‬in it.‭ = «‬fattoria,‭ ‬casa colonica‭»‬,‭ ‬non‭ ‬è‭ ‬un termine‭ ‬che si usa a Venezia,‭ ‬forse la traduzione è stata fatta sulla terraferma.‭ ‏Forse‭ «‬va via‭ ‬+‭ ‬gerundio‭» ‬è dialettale veneto.‭ ‏Sembra che la prima edizione‭ ‬dell‭'‬Haggadah‭ ‬fosse‭ ‬quella‭ ‬in italiano e‭ ‬che‭ ‬le altre siano state copiate,‭ ‬dimenticando di tradurre le spiegazioni del frontespizio. 3.2.‏‭ ‬Le lingue dell'Haggadah in ladino ‏Oltre alla traduzione del testo ebraico e alle spiegazioni delle illustrazioni,‭ ‬la nostra Haggadah comprende delle direttive in ebraico e ladino per aiutare nello svolgimento del‭ ‬Seder.‭ ‬Lo stesso apparato di traduzioni,‭ ‬spiegazioni e direttive si trova anche nelle altre edizioni. 3.2.1:‏‭ ‬Direttive che non traducono un testo ebraico:‭ ‬pag.3‭ ‏Nota:‭ ‬ch‭= ‬ch spagnolo,‭ ‬problemi con la traslitterazione di zain e zadiq,‭ ‬het,‭ ‬caf,‭ ‬quf. 1‏‭) «‬Kadesh:‭ ‬hinchirá‭ ‬el bazo de vino i dirá‭ ‬el kidush‭» = ‬riempirà il bicchiere di vino e dirà il qiddush‭; 2‏‭) «‬u-rehaz:‭ ‬labará‭ ‬las manos i no dira‭ '‬al netilat yadayim‭» = ‬laverà le mani e non dirà al netilat yadaym‭; 3‏‭) «‬Karpas:‭ ‬tomará‭ ‬del apyo i entenyera enel vin agre i dirá‭ ‬baruk‭ '‬ata A‭…» = ‬prenderà il sedano lo immergerà nell'aceto e dirà‭ "‬baruh atà‭"…; 4‏‭) «‬Yahaz‭ ‬:‭ ‬partirá‭ ‬la maza de‭ ‬medyo,‭ ‬i ponrá‭ ‬la medya entre la dos,‭ ‬i la otra‭ ‬medya ponrá‭ ‬son los manteles para afikoman‭» = ‬dividerà l‭'‬azzima‭ ‬del mezzo,‭ ‬e metterà la metà tra le due e l'altra metà la metterà tra le tovaglie per l'afikoman‭; 3.2.2:‏‭ ‬Direttive che traducono un testo ebraico:‭ ‬pag.‭ ‬4-5 5‏‭) « ‬ve-ahar kah‭ ‬mozegin kos rishon ve-yvarek al hayayin‭» = ‬poi versano‭ (‬presente ind.‭ ‬pl.‭) ‬il primo bicchiere e benedirà‭ (‬futuro ind.‭ ‬sing.‭) ‬sul vino‭; ‏‭«‬Kadesh:‭ ‬i‭ ‬inchiran el primer vazo i diran kidush‭» = ‬Kadesh‭ – ‬e riempiranno‭ ‬il primo bicchiere e diranno Qiddush‭; 6‏‭) «‬Im hal Pessah lihyot be-hol‭ '‬omerim ze‭ = ‬i si kaesió‭ ‬paskwa en dia dela semana diran este‭» = ‬e se cadde Pessah in un giorno della settimana diranno questo‭; 7‏‭) «‬ve-shotim be-hasibat shemol‭= ‬i beberan kada uno su vazo areskobdado‭» = ‬e berranno ognuno‭ ‬il suo bicchiere‭ ‬appoggiato sul gomito‭; 8‏‭) ‬pag.‭ ‬5:‭ «‬ve-rohez yadav ve-eino mevarek‭ = ‬u-rehaz-‭ ‬despwes se lavaran‭ (‬pl.‭) ‬las manos i en esta lavadura no dirá‭ (‬sing.‭) ‬beraka porke no es obligado dela dezir‭» = ‬poi si laveranno le mani e in questo lavaggio non dirà berakà perché non è obbligato a dirla‭; 9‏‭) ‬pag.‭ ‬5:‭ «‬ve-yikah‭ ‬ha-apyio‭ (‬in spagnolo nel testo ebraico‭) ‬ve-yitbol ba-haroset u-mevarek baruk ata‭» = ‬e prenderà il sedano e lo immergerà nel‭ ‬haroset e benedice‭ "‬baruh atà‭»; ‏‭«‬Karpas-‭ ‬i tomarà‭ ‬del apyo i entenyera en el vinagre.‭ ‬I si no tubyere vinagre sale de obligasyon kon tinyer en agua de sal.‭ ‬I dira esta beraka:‭ ‬baruk ata‭» = ‬e prenderà il sedano e immergerà nell'aceto.‭ ‬E se non avesse‭ (‬tenesse:‭ ‬imperfetto cong.‭ ‬di tener‭) ‬aceto,‭ ‬esce di obbligo intingendo in acqua di sale.‭ ‬E dirà questa berakà‭ "‬Baruh atà‭»‬. 10‏‭) ‬pag.5:‭« ‬u-bozea‭ ‬maza ha-emza'it min haslosha lishnaim ve-noten hezya be-zad ha-shulhan la-afikomen ve-hezya yahzor ben shetei ha-shelemot‭» = ‬e rompe l'azzima di mezzo tra le tre a metà e dà metà sul lato del tavolo per l'afikomen e metà tornerà tra le due intere‭; ‏‭«‬Yahaz:‭ ‬i partirá‭ ‬la‭ ‬maza de enmedyo.‭ ‬i‭ ‬desara‭ ‬la medya en su lugar i la otra medya‭ ‬metera debaso del mantel‭ ‬para afikomen‭» = ‬e dividerà in due l‭'‬azzima‭ ‬del mezzo,‭ ‬e‭ ‬lascerà la metà al suo posto‭ ‬e l'altra metà metterà sotto la tovaglia‭ ‬per l'afikomen. ‏Possiamo vedere che la traduzione non sempre è fedele al testo ebraico:‭ ‬per esempio nella direttiva‭ ‬5,‭ ‬nel testo ebraico si passa dal plurale al singolare,‭ ‬mentre nella traduzione i due verbi sono al plurale.‭ ‬Nella direttiva‭ ‬8,‭ ‬il testo ebraico è al singolare,‭ ‬mentre la traduzione è più‭ ‬lunga e dettagliata e passa dal plurale al singolare. ‏Lo stesso nella direttiva‭ ‬9:‭ ‬la spiegazione della‭ ‬halakha‭ ‬sul sedano e l'acqua salata è più dettagliata‭ ‬di quella della direttiva‭ ‬3.‭ ‬La traduzione non rispetta nemmeno l'ordine del‭ ‬Seder‭ ‬del testo ebraico.‭ ‬Ci sono anche differenze di rito tra la descrizione dell‭'‬illustrazione‭ ‬in‭ ‬4‭ ‬e la direttiva in‭ ‬9.‭ ‬Perciò‭ ‬possiamo dire che la lingua delle direttive in ladino non aderisce alla versione ebraica delle direttive che è comune alle altre Haggadoth del‭ ‬1609. ‏Ci sono anche differenze di ordine ortografico tra le prime e le seconde direttive:‭ ‬in‭ ‬5‭ ‬è scritto‭ ‬inchir,‭ ‬che è l'ortografia della lingua parlata,‭ ‬mentre‭ ‬in‭ ‬1‭ ‬abbiamo‭ ‬hinchir‭ (‬sp.‭ ‬henchir‭) ‬che è la lingua letteraria.‭ ‏Sempre in‭ ‬5‭ ‬c'è‭ ‬vazo,‭ ‬mentre in‭ ‬7‭ ‬è‭ ‬b'azo‭ ‬e‭ ‬in‭ ‬1‭ ‬bazo‭ (‬sp.‭ ‬vaso‭)‬. ‏In‭ ‬8,‭ ‬l'ortografia di lavare è‭ ‬lavar,‭ ‬e in‭ ‬2‭ ‬labar‭ (‬sp.‭ ‬lavar‭)‬:‭ ‬tutte queste ortografie rappresentano il suono‭ «‬v‭»‬. ‏Nell'esempio‭ ‬9‭ ‬l'ortografia di aceto è‭ ‬vinagre,‭ ‬mentre in‭ ‬3‭ ‬è in due parole‭ ‬vin‭ ‬agre 3.2.3.‏‭ ‬Descrizione delle incisioni che non traducono un testo ebraico. 11‏‭) ‬pag.‭ ‬7:‭ «‬los g'iudyos esklavos a par'o en‭ ‬eg‭'‬yto‭» = ‬gli ebrei schiavi del Faraone in Egitto‭; 12‏‭) ‬pag.‭ ‬8:‭ «‬lo ke‭ ‬akontesyo a ribi‭ '‬el'azar i sus kompaniero‭(‬s‭)» = ‬quello che successe a Rabbi Eleazar e ai suoi compagni‭; 13‏‭) ‬pag‭ ‬15‭ ‬in alto:‭ «‬la mucha afreisyon lazeryo i apretamyento.‭ ‬ke en eg'yfto les davan kon grande tormyento‭» = ‬la grande afflizione,‭ ‬lavoro penoso e angoscia,‭ ‬che in Egitto gli davano con gran tormento‭; 14‏‭) ‬pag.19:‭ «‬zefardea‭ ‬:‭ ‬ranas-‭ ‬las ranas ke en ayfto ub'yeron.‭ ‬Sobre las personas sub'yeron‭» = ‬le rane che‭ ‬furono‭ ‬in Egitto sopra le persone salirono. ‏‭«‬Ubyeron‭» = ‬perfetto indicativo di haber,‭ ‬sp.‭ ‬hubieron‭ = ‬it.‭ ‬ebbero,‭ ‬ma in italiano si usa l'ausiliare‭ «‬essere‭» ‬e non‭ «‬avere‭»‬.‭ 15‏‭) ‬pag.19:‭ «'‬arov:‭ ‬mestura‭ –‬manyas malas i serpentes en mestura.‭ ‬Ke en ayfto fwe kontra natura‭» = ‬miscuglio‭ – ‬animali feroci e serpenti in miscuglio,‭ ‬che in Egitto fù contro natura.‭ ‏Non è chiaro cosa è‭ ‬manyas.‭ ‬L'illustrazione mostra bestie feroci,‭ ‬forse è abbreviazione di‭ ‬alimanyas,‭ ‬deformazione di‭ ‬animalia‭? 16‏‭) ‬pag.19:‭ «‬makat bekorot:‭ ‬ferida de mayores-‭ ‬por los primos g'enitos todos‭ ‬lyoravan,‭ ‬ke mwertos la manyana los falyavan‭ » = ‬ferita dei maggiori‭ ‬:‭ ‬per i promogeniti tutti piangevano,‭ ‬perché morti il mattino‭ ‬/‭ ‬l'indomani li trovavano.‭ ‏‭«‬Falyavan‭» = ‬imperfetto indicatico di sp.‭ ‬hallar‭ ‏Les incisioni‭ ‬1-4,‭ ‬pag.3,‭ ‬spiegano la cerimonia,‭ ‬l'incisione‭ ‬12‭ ‬illustra il testo e il resto è costituito da istruzioni varie:‭ ‬pag.‭ ‬2‭ «‬l'ordine‭ ‬de bushkar el hamez i de kemarlo‭» = ‬l'ordine di cercare il hamez e di bruciarlo.‭ ‏Nota‭ «‬l'ordine‭» ‬in italiano. ‏Pag.‭ ‬6‭ ‬:‭ ‬tutti sono seduti a tavola ed uno va ad aprire la porta‭ ‬per‭ «‬kol difkin‭»= «‬chiunque ha fame venga e mangi‭» ‬e non ci sono sottotitoli. ‏Oppure‭ ‬le incisioni‭ ‬illustrano episodi biblici e midrascici.‭ ‬Negli angoli delle pagine in basso ci sono le figure di Mosé e Aronne o di Davide e Salomone.‭ ‏Dei‭ ‬16‭ ‬esempi citati sopra,‭ ‬solo quattro,‭ ‬da‭ ‬13‭ ‬a‭ ‬16‭ ‬sono in rima.‭ ‬La versificazione si trova solo nelle‭ ‬diciture‭ ‬delle illustrazioni in alto e in basso della pagina,‭ ‬così come alla pag.19,‭ ‬la pagina delle piaghe d'Egitto. ‏I titoli delle illustrazioni a volte sono‭ ‬dettagliati,‭ ‬a volte brevi,‭ ‬e non tutti sono in rima,‭ ‬come a pag.‭ ‬14,‭ ‬che descrive le città che gli ebrei hanno costruito in Egitto:‭ ‬Pitom e Ramses,‭ ‬con edifici italiani del Rinascimento‭! 17‏‭) ‬pag.11‭ ‬in alto:‭ «‬la tyenda de ketura i sus fig'os,‭ ‬tyenda de avraham i sarah i izhak.‭ ‬Tienda de hagar y isma'el‭» = ‬la tenda di‭ ‬Ketura e i suoi figli.‭ ‬Tenda di Abramo e Sara e Isacco.‭ ‬Tenda di Agar e Ismael. ‏Fig'o‭=‬lat.‭ ‬filius,‭ ‬sp.‭ ‬hijo, 18‏‭) ‬p.‭ ‬11‭ ‬in basso:‭ «‬denota la‭ '‬akeda de izhak:‭ ‬i izhak‭ ‬kon Ya'akov i‭ '‬esav‭» = ‬mostra‭ ‬il sacrificio di Isacco:‭ ‬Isacco con Giacobbe ed Esaù.‭ ‬. 4.‏‭ ‬I diversi tipi di lingua dell'Haggadah 4.1.‏‭ ‬Il ladino della traduzione‭ ‬dall'ebraico‭ ‏Il ladino della traduzione‭ ‬dall'ebraico‭ ‬o dall'aramaico‭ ‬segue da molto vicino la sintassi ebraica:‭ ‬è una lingua‭ ‬che cerca di essere fedele all'ebraico e conserva certi tratti arcaici dello spagnolo medievale,‭ ‬assenti dal giudeo-spagnolo e dallo spagnolo moderno. ‏Pag.‭ ‬6:‭ ‬1‭) «‬Ha lahma‭ '‬anya‭ ‬di akalu avhatana‭»‬:‭ ‬la frase aramaica è senza verbo,‭ ‬la traduzione non introduce il verbo essere‭ ‬:‭ «‬este el pan de la‭ '‬afreision ke comyeron nuestros padres‭» = ‬questo‭ ‬il pane di miseria che mangiarono i nostri padri. ‏Pag.‭ ‬6,‭ ‬2‭) «‬be-‭'‬ar'a de-mizraim.‭ ‬Kol dikfin yete ve-yekul‭ » = « ‬en tyera de egipto.‭ ‬Todo kyen tubyere fambre venga y koma‭» = ‬in terra d'Egitto.‭ ‬Chiunque avesse‭ (‬tenesse‭) ‬fame,‭ ‬venga e mangi. ‏Tubyere‭= ‬sp.‭ ‬tuviera‭ = ‬congiuntivo imperfetto di‭ «‬tener‭»‬.‭ ‬In italiano si usa‭ «‬avere‭» ‬e non‭ «‬tenere‭» ‏Pag.‭ ‬6,‭ ‬3‭) «‬Kol dizrik yete ve-yekul‭» = «‬todo kyen tubyere de menester venga y pasqwe‭» = ‬chiunque tenesse bisogno,‭ ‬venga e faccia Pasqua. ‏Pag.‭ ‬6,‭ ‬4‭) «‬ha-shata‭ ‬haka,‭ ‬le-shana ha-ba'a be-‭'‬ar'a de-iyisra'el‭» = «‬este anyo aki,‭ ‬ael anyo el vinyen en tyera de israel‭» = ‬quest'anno qui,‭ ‬l'anno‭ ‬che viene‭ (‬prossimo‭) ‬in terra d'Israele. -‏‭«‬este anyo akì‭»‬:‭ ‬senza ausiliare come l'originale aramaico‭; -‏‭«‬le-shana ha-ba'a‭» ‬è tradotto‭ «‬el anyo el vinyen‭» ‬usa un presente arcaico‭ ‬vinyen‭ = ‬sp.‭ ‬vinien,‭ ‬invece di‭ ‬viniente,‭ ‬mentre la forma usuale in spagnolo e in giudeo-spagnolo è‭ ‬el ano que viene‭; «‬el‭ ‬vinyen‭» ‬mette l'articolo perché c'è in‭ «‬ha-ba'a‭»‬. ‏Pag.‭ ‬6,‭ ‬5‭) «‬ha-shata haka‭ '‬avde‭ – ‬le-shana ha-ba'a be-‭'‬ar'a de-yisra'el‭» = «‬este anyo aki syerbos,‭ ‬ael anyo el vinyen en tyera de israel‭ » = ‬quest'anno qui servi,‭ ‬l'anno che viene in terra d'Israele. 4.‏‭ ‬2.‭ ‬La lingua delle istruzioni e dei sottotitoli‭ ‏La lingua delle direttive e‭ ‬delle spiegazioni è completamente libera e non rispetta la sintassi dell'ebraico,‭ ‬come dimostrano gli‭ ‬esempi da‭ ‬1‭ ‬a‭ ‬12.‭ ‏Gli esempi da‭ ‬5‭ ‬a‭ ‬10‭ ‬mostrano che,‭ ‬nonstante il testo ebraico di partenza della direttiva,‭ ‬il ladino della traduzione non lo segue.‭ ‬Ugualmente la lingua dei sottotitoli non versificati mostra una certa autonomia,‭ ‬anche se il vocabolario utilizzato è quello dei racconti biblici. 22‏‭) ‬pag.‭ ‬12:‭ «‬lavan el arami kuando lo persegito a ya'akov‭» = ‬Labano l'arameo quando‭ ‬lo‭ ‬inseguì‭ ‬a‭ ‬Giacobbe‭; 23‏‭) ‬pag.‭ ‬13‭ ‬in alto:‭ «‬los ermanos de yosef kuando disheron a par'o por pelegrinar en la tyera venimos‭» = ‬i fratelli di Giuseppe quando dissero a Faraone per pellegrinare/‭ ‬abitare nella terra venimmo‭; 24‏‭) ‬pag.‭ ‬13‭ ‬in basso:‭ «‬denota ke muchiguavan en kantitad‭» = ‬mostra che‭ ‬aumentavano in quantità. 25‏‭) ‬pag.17:‭ «‬denota la mortandad ke fue en la alimaryas de los eg'ipsanos‭» = ‬mostra la mortalità che fu negli animali degli egiziani. ‏Qui‭ ‬mortandad,‭ ‬ma nella stessa pagina,‭ ‬nella traduzione dall'ebraico,‭ ‬si ha‭ ‬mortaldad. ‏Nei sottotitoli,‭ ‬si usa‭ ‬egipsanos‭ ‬o‭ ‬mizriyin,‭ ‬designazione abituale nel giudeo-spagnolo,‭ ‬mentre nel ladino delle traduzioni si usa‭ ‬eg'iftanos. 26‏‭) ‬pag.18‭ « ‬par'o ke se‭ ‬lavava ne la sangre de los ninyos por guarir la sarna‭» = ‬Faraone che si lavava nel sangue dei bambini per guarir la scabbia. -‏‭«‬guarir‭» = ‬mi sembra italiano,‭ ‬perché in sp.‭ ‬sanar,‭ ‬curar,‭ ‬giudeo-sp.‭ ‬amahar. -‏‭« ‬ne la‭ » = ‬è veneziano,‭ ‬italiano‭ ‬nella 27‏‭) ‬pag.27‭ «‬los mizriyim las vidas de los g'udyos amargaron,‭ ‬ke kon baro i kon adobes byen los kargaron‭» = ‬gli egiziani la vita‭ ‬degli ebrei amareggiarono,‭ ‬che con fango e mattoni crudi li caricarono. ‏Alcuni sottotitoli hanno il verbo,‭ ‬altri no,‭ ‬come in‭ ‬11,‭ ‬17‭ ‬e‭ ‬18‭ ‬ed altri: 28‏‭) ‬pag.‭ ‬19‭ «‬hoshek‭ ‬:‭ ‬eskuridad-‭ ‬tres dias de tenyebla i eskuridad,‭ ‬i los g'udios kon gran claridad‭» = ‬oscurità‭ – ‬tre giorni di tenebra e buio,‭ ‬e gli ebrei con grande chiarità/‭ ‬luce‭; 29‏‭) ‬pag.‭ ‬20‭ «‬los mizriyim kon limunyo i negrigura,‭ ‬i israel alegres i kon buena figura‭» = ‬gli egiziani‭ ‬con lutto e male,‭ ‬gli ebrei allegri e con faccia buona‭; ‏C'è un unico caso in cui il titolo‭ ‬di un'illustrazione‭ ‬è‭ ‬in ladino,‭ ‬cioè‭ ‬traduzione fedele del testo ebraico:‭ ‬l'incisione rappresenta a destra una madre che allatta due gemelli ed è circondata da molti bambini.‭ ‬A sinistra,‭ ‬sotto un melo,‭ ‬siedono un uomo ed una donna,‭ ‬la donna legge un libro:‭ 30‏‭) ‬pag.‭ ‬14‭ «‬lo ke dize:‭ ‬milarya komo ermolyo del kanpo te di‭ – ‬i loke dize:‭ ‬debaso del mansano te desperti‭» = ‬è detto‭ ‬:‭ ‬moltitudine come germoglio del campo ti ho‭ ‬dato‭ (= ‬ti ho moltiplicata come‭ ‬l'erba‭ ‬del campo‭); ‬ed‭ ‬è detto‭ ‬:‭ ‬sotto un melo ti ho risvegliata. ‏Questo‭ ‬titolo,‭ ‬che sta sopra l'immagine,‭ ‬è formato da due citazioni bibliche:‭ ‬Ezechiele‭ ‬16,‭ ‬7‭ ‬e Cantico dei Cantici‭ ‬8,‭ ‬5.‭ ‬Le citazioni sono introdotte da‭ «‬lo ke dize‭» ‬cioè‭ «‬come sta scritto‭»‬. ‏C'è una certa libertà nella lingua versificata per rapporto alla sintassi ebraica. ‏Secondo la terminologia di H.V.Sephiha,‭ ‬si tratta di giudeo-spagnolo vernacolare. 5‏‭) ‬Conclusioni ‏L'Haggadah del‭ ‬1609‭ ‬in ladino è interessante dal punto di vista linguistico,‭ ‬perché comprende diversi tipi di giudeo-spagnolo:‭ ‬il‭ ‬ladino‭ ‬della traduzione del testo ebraico,‭ ‬la lingua delle direttive per lo svolgimento del Seder e la lingua delle diciture delle illustrazioni. ‏Il ladino calca in modo fedele la sintassi dell'ebraico‭ (‬Schwarzwald‭ ‬1989:‭ ‬6-15‭)‬.‭ ‬La lingua delle direttive è libera:‭ ‬anche quando ci sono delle direttive in ebraico,‭ ‬le direttive in giudeo-spagnolo non sono calcate sul testo ebraico.‭ ‏Le diciture delle illustrazioni‭ ‬rappresentano un altro aspetto della lingua‭ ‬degli esiliati spagnoli:‭ ‬riflettono il giudeo-spagnolo scritto,‭ ‬che è diverso dal ladino di traduzione‭ (‬Schwarzwald‭ ‬1991‭)‬.‭ 6.‏‭ ‬Bibliografia ‏Altaras‭ ‬1609‭ = ‬Altaras,‭ ‬Mosè,‭ ‬Libro de mantenimiento de la alma‭ ‬enel qual se contiene el modo con que se à a de regir el Iudio en todas sus actiones traduzido dal hebraico al spagnol,‭ ‬Venetia,‭ ‬Baldiserà Bonibelli,‭ ‬5369‭ (‬1609‭)‬. ‏Amram,‭ ‬D.W.‭ ‬,‭ ‬The makers of Hebrew books in Italy,‭ ‬being chapters in the history of the Hebrew printing press,‭ ‬London,‭ ‬The Holland press,‭ ‬1963 ‏Atias‭ ‬1627‭ = ‬Atias,‭ ‬Ishaq,‭ ‬Tesoro de preceptos donde se encierran las joyas de los Seys cientos y treze Preceptos,‭ ‬Venecia,‭ ‬Giovanni Calleoni,‭ ‬1627 ‏Bonfil‭ ‬1992‭ = ‬Bonfil,‭ ‬Roberto,‭ "‬The History of Spanish and Portuguese Jews in Italy‭"‬,‭ ‬The Sephardi Legacy,‭ ‬a cura di H.‭ ‬Beinart,‭ ‬Jerusalem,‭ ‬Magnes Press,‭ ‬1992:‭ ‬217-239 ‏Bunis‭ ‬1992‭ = ‬Bunis,‭ ‬David M.,‭ "‬The Language of the Sephardim:‭ ‬A Historical Overview‭"‬,‭ ‬in‭ ‬The Sephardi Legacy,‭ ‬a cura di H.‭ ‬Beinhart,‭ ‬Jerusalem,‭ ‬Magnes Press,‭ ‬1992:‭ ‬399-422 ‏Bunis‭ ‬1994‭ = ‬Bunis,‭ ‬David M.,‭ "‬Tres modelos de traducciòn de la‭ ‬Biblia en ladino en la Italia renacentista‭"‬,‭ ‬Simposio internacional sobre la Biblia de Ferrara,‭ (‬Sevilla:‭ ‬1991‭)‬,‭ ‬Iacob.‭ ‬M.‭ ‬Hassan‭ ‬ed.‭ ‬,‭ ‬Madrid,‭ ‬Comisiòn Nacional Quinto Centenario,‭ ‬CSIC,‭ ‬1994 ‏Busi‭ ‬1987‭ = ‬Busi,‭ ‬Giulio,‭ ‬Edizioni ebraiche del XVI secolo nelle biblioteche dell'Emilia Romagna:‭ ‬Ferrara,‭ ‬Bologna,‭ ‬Edizioni Analisi,‭ ‬1987. ‏Busi‭ ‬1996‭ = ‬Busi,‭ ‬Giulio,‭ ‬Le edizioni del XVI secolo nella biblioteca della Comunità Ebraica di Mantova,‭ ‬Fiesole,‭ ‬Cadmo,‭ ‬1996.‭ ‏Campos,‭ ‬Anna,‭ ‬Note sull'editoria ebraica a Venezia,‭ ‬Venezia,‭ ‬Biblioteca Nazionale‭ ‬Marciana,‭ 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