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Saggio neo-marxista, di Massimo Morigi
Saggio neomarxista, di Massimo Morigi
Saggio marxista, di Massimo Morigi
Saggio neomarxista, di Massimo Morigi
Breve dissertazione di Massimo Morigi sul neo-marxismo, sulla teoria marxiana del plusvalore e sulla teoria della distruzione del valore
Saggio neomarxista sul conflittualismo dialettico del Repubblicanesimo Geopolitico
Saggio neo-marxista, di Massimo Morigi
Saggio post-marxista e neo-repubblicano sul Repubblicanesimo Geopolitico, di Massimo Morigi
Quaternary Science Reviews, 2020
Far'ah II is an open-air site in the north western Negev desert (Israel). Previous excavations in the 1970's revealed a rich, in situ Middle Paleolithic (MP) assemblage composed of flint and limestone artifacts, animal bones and charcoal. Renewed excavation at the site were undertaken in 2017, to re-date it and provide a more accurate constrain to the sites' age, as well as collect samples for paleoclimatic proxies. Our new Optically Stimulated Luminescence and 14 C ages together with the stable oxygen isotope signature of the loess sediments, constrain the age of the upper archaeological horizon to <49 ka. This age agrees with the younger limit of 60e50 ka, obtained by Electron Spin Resonance ages, measured in the 1990's. The heavy d 18 O values in carbonates point to cooler climatic conditions than those that prevailed during the preceding short, warm episode between 58 and 49 ka. The fauna, pollen and charcoal collected during the excavation portray a savanna-like environment with a mix of Irano-Turanian and Saharo-Arabian elements and a minor Mediterranean component. The lithic assemblage exhibits large technological variability typical of the Late MP (LMP), amongst which are technological traits that are clearly present in the Initial Upper Paleolithic (IUP) assemblages at the nearby, and roughly contemporaneous, site of Boker Tachtit. If population replacement was the trigger to the MP-UP transition, we would have expected to see a clear break in the cultural material at the onset of the Upper Paleolithic. The semi-arid north western Negev, as an interim region between the Mediterranean and Saharo-Arabian ecozones could have facilitated interaction between populations moving north or south due to fluctuating climatic conditions and changes in population pressures, possibly leading to the emergence of new technological traditions that are observed in the later UP.
The DG406 is a 16 channel single-ended analog multiplexer designed to connect one of sixteen inputs to a common output as determined by a 4-bit binary address. The DG407 selects one of eight differential inputs to a common differential output. Break-before-make switching action protects against momentary shorting of inputs.
2012
We present DIAL, a model of group dynamics and opinion dynamics. It features dialogues, in which agents put their reputation at stake. Intra-group radicalisation of opinions appears to be an emergent phenomenon. We position this model within the theoretical literature on opinion dynamics and social influence. Moreover, we investigate the effect of argumentation on group structure by simulation experiments. We compare runs of the model with varying influence of the outcome of debates on the reputation of the agents. ...
(Scritto nel gennaio 2015 -Caricato su Internet Archive il 18 febbraio 2017)
Se giustamente, ma con intento nemmeno tanto nascostamente denigratorio, il pensiero di Carl Schmitt è stato definito 'decisionismo', Walter Benjamin apre al pensiero politico la dimensione dell'iperdecisionismo. Questo iperdecisionismo è un aspetto del pensiero di Walter Benjamin che finora non ha ricevuto alcuna attenzione. Sì, è vero che molto è stato scritto sui rapporti fra Walter Benjamin e Carl Schmitt, molta acribia filologica è stata spesa sull'argomento ma quello che è totalmente mancato è un discorso sul significato in Benjamin di una visione iperdecisionista e sul significato per noi dell'iperdecisionismo benjaminiano. Quella che è mancata, insomma, è un'autentica visione filosofico-politica, un vuoto di pensiero che è segno, prima ancora di una incomprensione di Benjamin, della totale cecità dell'attuale pensiero politico, tutto, sui tempi che stiamo vivendo. "L'idea di storia da cui proviene non sta più in piedi", quello che per Benjamin era letteralmente spazzatura, una propaganda ancor peggio del fascismo, era il concetto che la storia fosse un processo immancabilmente tendente al progresso, un progresso che avrebbe immancabilmente sollevato l'uomo, in virtù di regole e leggi sempre più razionali, dalla fatica della decisione extra legem. Sconfitto il fascismo, le società del secondo dopoguerra, quelle capitalistiche e quelle socialiste indifferentemente, sono state basate proprio su questo principio, il principio cioè che la norma ( che assumesse più o meno una forma giuridica, poco importa: le società socialiste avevano un rapporto più sciolto con la lettera della legge ma assolutamente ferreo sulla loro costituzione materiale, l'impossibilità cioè di mettere in discussione il ruolo del partito) non poteva essere messa in discussione se non soppiantandola con un'altra norma successiva generata secondo determinate regole elettorali del "gioco democratico" (o del "gioco" della democrazia socialista, nei paesi nella sfera d'influenza sovietica o politicamente organizzati sulla scia della tradizione politica della rivoluzione bolscevica). Su questo principio si sono edificate le liberaldemocrazie e i cosiddetti regimi del socialismo reale ma si tratta di un principio, come ben aveva visto Benjamin, che non sta letteralmente in piedi e svolge unicamente la funzione di mascheramento dei rapporti di dominio (rapporti di dominio che anche se disvelati si cerca di giustificare, da parte dell'intellighenzia e dai detentori del potere politico dediti alla riproduzione e mantenimento di questi rapporti, col dire che costituiscono un progresso rispetto al passato: un passo verso sempre maggiore democrazia o un passo verso il comunismo nei defunti paesi socialisti). Causa, principalmente, la loro inefficienza economica e rapporti di dominio all'interno di queste società non proprio così totalitari come la pubblicistica e la scienza politica democratiche hanno sempre voluto far credere, le società socialiste sono finite nel mitico bidone della storia e quindi oggigiorno, eredi della vittoria sul nazifascismo, rimangono su piazza le cosiddette società liberaldemocratiche. A chiunque sia onesto e non voglia ragliare le scemenze sulla libertà e la democrazia che queste società consentirebbero, risulta solarmente evidente che la democrazia in queste società è del tutto allucinatoria mentre la libertà è, per dirla brevemente e senza bisogno di far sfoggio di tanta dottrina, per molti strati della popolazione, la libertà di morire di fame e di essere emarginati da qualsiasi processo decisionale. 3 Se i ragli ideologici sono però utili per stabilizzare presso i ceti intellettuali, che è meglio definire per la loro intima somaraggine ceti semicolti, la teodicea della liberaldemocrazia, per gli strati con un livello di istruzione inferiore è necessario qualcosa di 3 Su cosa sia realmente la democrazia nessuno meglio di Gianfranco La Grassa ha saputo cogliere nel segno: «In linea teorica, poiché la sedicente "democrazia" non è certo mai stata il "governo del popolo" (una bugia invereconda), si potrebbe sostenere che la tendenza migliore (o meno peggiore), riguardo alla (molto) futura evoluzione dei rapporti sociali, sarebbe quella in cui apparisse infine alla luce del Solee senza condensazione e concentrazione di potere nei "macrocorpi" esistenti nelle sfere politica o economica o ideologico-culturalela politica, quale rete di strategie conflittuali tra vari centri di elaborazione delle stesse, centri rappresentanti i diversi gruppi sociali. Non un "Repubblica dei Saggi" (ideologia in quanto "falsa coscienza", che predica invano la possibilità di equilibrio sociale nel dialogo), ma una rete di scoperto, luminoso conflitto tra visibili strategie, apprestate da questi centri di elaborazione in difesa degli interessi di differenti gruppi sociali componenti una complessa formazione sociale.» (Gianfranco La Grassa, Oltre l'orizzonte. Verso una nuova teoria dei capitalismi, Nardò, Besa Editrice, 2011, p.169). dell'Alieno e del Terrorista e Repubblicanesimo Geopolitico), p.5 di 9 (Scritto nel gennaio 2015 -Caricato su Internet Archive il 18 febbraio 2017) diverso e di un livello ancora più basso non tanto per celare la natura dei rapporti di dominio ma nel loro caso per celare la presenza stessa di questi rapporti. Tralasciando in questa sede i risaputi discorsi sul Panem et circenses (per la verità, man mano che le democrazie elettoralistiche tradiscono le loro promesse, sempre meno panem e sempre più circenses), è un su un particolare aspetto della società dello spettacolo che vogliamo focalizzare la nostra attenzione, un aspetto che come vedremo è intimamente legato, per quanto in maniera deviata e degradata, con la percezione benjaminiana che lo stato di eccezione in cui viviamo è la regola. In breve: riservata fino a non molto tempo fa ai racconti e ai film di fantascienza, è ora in corso, attraverso documentari televisivi che trattano l'argomento con un taglio apparentemente scientifico, una imponente invasione di alieni. E se alcuni di questi prodotti televisivi riescono, nonostante tutto, a non sbragare completamente e a trattare la questione quasi unicamente dal punto di vista della esobiologia, la maggior parte di questi dà l'invasione come un fatto già avvenuto e ancora non universalmente riconosciuto come vero perché le autorità, quelle militari in primis, avrebbero compiuto una costante opera di insabbiamento della verità. E, in effetti, quello della manipolazione della verità da parte delle autorità è la pura e semplice verità, solo che, per somma ironia, in senso diametralmente opposto rispetto a quello che credono gli ingenui ufologi. In altre parole, oltre che dall'esame delle fonti in merito, è di tutta evidenza che le apparizioni ufologiche sono legate allo svolgimento di esperimenti nel campo delle nuove armi e che lo smentire, da parte delle autorità militari, l'esistenza degli UFO non è altro che una loro astuta mossa per far credere in un insabbiamento dell'esistenza dell'extraterrestre mentre quello che in realtà si vuole celare è l'esperimento militare. E dal punto di vista dei detentori del potere (siano essi militari o civili) un altro non disprezzato frutto della credenza dell'invasione aliena è che, comunque, di un potere c'è un dannato bisogno per proteggere l'umanità da una tale terribile minaccia (quello che vogliono gli ufologi non è tanto mettere in discussione le autorità ma metterle di fronte alle loro responsabilità dichiarando che siamo in presenza di una minaccia aliena e perché chiedano espressamente al popolo il suo aiuto per fronteggiarla). 4 Perché, al di là di questa funzione di soggiogamento delle masse indòtte, questi 4 Lo stile retorico e comunicativo dei documentari televisivi sugli UFO segue, nella maggior parte dei casi, schemi pesantemente paratattici che più a trasmissioni vagamente informative li fa assomigliare a comunicazioni di tipo religiosopreghiere e funzioni religiosecon iterazioni ad nauseam degli stessi concetti, immagini e suggestioni senza che fra questi elementi vengano mai stabiliti legami logici significativi. Ma qui non ci vogliamo soffermare sul fenomeno UFO inteso come una sorta di religione sostitutiva (dove gli alieni, a seconda dei gusti, possono assumere il ruolo degli angeli o dei demoni) ma sul fatto che questo fenomeno è arrivato ad interessare, e fin qui nulla di strano, anche il massimo esponente vivente della teoria delle relazioni internazionali, il costruttivista Alexander Wendt. In Sovereignty and the UFO, agli URL http://ptx.sagepub.com/content/36/4/607.full.pdf (WebCite: http://www.webcitation.org/6dt6pJRsx e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fptx.sagepub.com%2Fcontent%2F36%2F4%2F607.full.pdf&d ate=2015-12-19; Internet Archive: https://archive.org/details/SovereigntyAndTheUFO, https://ia601507.us.archive.org/16/items/SovereigntyAndTheUFO/Sovereignty_and_the_UFO.pdf) ), Alexander Wendt afferma che il fenomeno UFO, si creda o no nell'esistenza effettiva degli extraterrestri, ha l'effetto di provocare una diminutio di sovranità delle vecchie autorità terrestri a favore di quelle ipotetiche provenienti da altri mondi. In linea di principio potremmo anche concordare su questa fenomenologia dei rapporti di dominio di fronte al fenomeno UFO ma Wendt ignora completamente che, all'atto pratico, la gran massa degli ufologi e dei credenti negli omini verdi, sono dei patrioti fedeli alle autorità costituite che chiedono una sola cosa: che le autorità prendano il toro per le corna stabilendo un contatto con queste entità e all'occorrenza, dove queste dovessero risultare ostili, per combatterle più efficacemente denunciando pubblicamente il pericolo e chiedendo l'aiuto e la collaborazione del popolo precedentemente tenuto avventatamente all'oscuro. In pratica, quindi, contrariamente a quanto sostiene Wendt, il fenomeno UFO consolida le autorità costituite e la translatio della sovranità verso gli extraterrestri rimane un fatto più virtuale che reale. Questo sul piano delle istituzioni diciamo secolari. Per non parlare poi del fenomeno UFO come una sorta di religione sostitutiva. In questo caso vale il caso di ripristinare la marxiana religione oppio dei popoli … e quando l'oppio viene percepito di scarsa qualità (crisi delle religioni tradizionali), ci si rivolge ad altri fornitori, con massima soddisfazione dei consumatori di queste frottole e degli agenti strategici che non chiedono nulla di meglio di dominati tranquilli (anche se un po' troppo allucinati). dell'Alieno e del Terrorista e Repubblicanesimo Geopolitico), p.6 di 9
prodotti intratterrebbero allora un rapporto, per quanto malato, con lo stato di eccezione benjaminiano? Molto semplicemente perché se c'è una verità che essi ci consentono di cogliere, è che, anche a causa della (farlocca) invasione degli alieni, noi viviamo in un stato di eccezione permanente. Ovviamente per gli ingenui tremebondi dell'omino verde che si diverte a compiere esperimenti su poveretti rapiti e portati allo scopo sull'astronave aliena, lo stato di eccezione è scatenato da una forza esterna ma noi si sarebbe altrettanto ingenui se ci si limitasse a giudicare questa psicosi unicamente o come indotta da documentari spazzatura o, se si vuole andare più a fondo, come una sorta di despiritualizzazione delle forme della religione tradizionale dove il diavolo viene sostituito dall'omino verde. Al fondo c'è anche la percezione che i cosiddetti doni della liberaldemocrazia non sono per sempre e che il baratro è lì che ci aspetta ad un solo passo. Se almeno a livello di coscienza degli strati meno acculturati delle popolazioni appartenenti alle democrazie elettoralistiche occidentali esiste effettivamente la percezione di un disastro incombente (i bassi livelli di reddito se non generano una consapevolezza sui rapporti di forza che vigono nelle democrazie, sono comunque ben propedeutici a profondi stati d'ansia), a livello di scienza e di filosofia politica questa percezione è stata definitivamente rimossa. Per farla breve. Il pensiero marxista, nonostante negli ultimi anni si dica che assistiamo ad una sua rinascita, non è riuscito nemmeno a sviluppare una coerente analisi perché l'esperienza del socialismo realizzato sia miseramente franata. Alcune frange lunatiche che pretendono essere le eredi del grande pensatore di Treviri continuano a farfugliare di imminenti e terrificanti crisi del sistema capitalistico, ignorando i poverini che, come insegna Schumpeter, la crisi è il motore stesso del sistema capitalistico (distruzione creatrice et similia). Sul cosiddetto pensiero liberaldemocratico meglio stendere un velo pietoso, perché se storicamente dopo il secondo dopoguerra è servito nella sfera geopolitica di influenza statunitense a svolgere il ruolo di occultamento dei rapporti di dominio, oggi è totalmente incapace anche solo di svolgere questa funzione di mero occultamento. È un fenomeno riservato al dibattito accademico, per promuovere più o meno qualche carrieruzza in quest'ambito o, tuttalpiù per essere preso di rimbalzo da qualche giornalista trombone che diffondendo questa menzogna si vuole cucire qualche spallina da intellettuale per vantarsi di fronte ai colleghi che trattano la cronaca nera, ma per tenere dominate le masse, molto meglio una informazione di livello cavernicolo e totalmente eteroguidata , 5 qualche quiz, qualche film, pornografia internettiana a volontà e per i più 5 Vedi il caso di come viene trattato il fenomeno del cosiddetto terrorismo, prescindendo dal fondamentale aspetto geopolitico della questione. A questo proposito rimandiamo ai nostri interventi svolti sul blog "Il Corriere della Collera", dove a titolo di esempio, trattando all'URL http://corrieredellacollera.com/2015/01/19/antiterrorismo-e-natauna-stella-di-sceriffo-oppure-e-la-solita-truffa-allitaliana-buona-la-seconda-di-antonio-de-martini/#comment-51015 (WebCite: http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fcorrieredellacollera.com%2F2015%2F01%2F19%2Fantiterror ismo-e-nata-una-stella-di-sceriffo-oppure-e-la-solita-truffa-allitaliana-buona-la-seconda-di-antonio-de-martini%2F%23comment-51015&date=2015-04-19 e http://www.webcitation.org/6Xuok31dj) della recente isteria antiterroristica, il terrorista svolge il ruolo che in passato era affidato al diavolo (ed oggi, in gran parte, al suo valido compagno di merende, l'alieno: «Ad un livello immensamente più degradato di come l'intendeva Carl Schmitt, verrebbe voglia di citare, in relazione all'odierna isteria antiterroristica, la Politische Theologie, quando il giuspubblicista di Plettenberg affermava che "tutti i concetti più pregnanti della moderna dottrina dello Stato sono concetti teologici secolarizzati": tradotto, per comprendere il ruolo dell'odierna disinformatia, quando il terrorista prende, nell'immaginario secolarizzato, il ruolo del diavolo.
[Concludiamo] con un ulteriore rinvio a Carl Schmitt e al suo Theorie des Partisanen, dove il 'partigiano' è portatore di un'inimicizia assoluta, ma un'inimicizia assoluta di tipo veramente demoniaco, che ha la sua origine nella moderna guerra totale che ha distrutto la vecchia concezione di justus hostis. E così torniamo ai tagliagole mediorientali, figli non solo di una caotica strategia del caos statunitense che ha foraggiato per i suoi interessi geostrategici i demoni più distruttori presenti nell'area ma anche della nostra modernità politica che non può ammettere, pena la perdita totale della sua legittimità, l'esistenza di un justus hostis, ma solo l'esistenza, appunto, del nemico totale dell'umanità, il terrorista.» dell'Alieno e del Terrorista e Repubblicanesimo Geopolitico), p.7 di 9 (Scritto nel gennaio 2015 -Caricato su Internet Archive il 18 febbraio 2017) ansiosi e percettivi dello stato di eccezione permanente con le sue potenzialità catastrofiche, molto meglio le invasioni aliene. Peccheremmo però di falso per omissione se considerassimo il pensiero politico di questo inizio di terzo millennio come un immenso campo di macerie. In primo luogoprimo solo perché la responsabilità di questo indirizzo è direttamente e unicamente a noi ascrivibile -il 'repubblicanesimo geopolitico' 6 pur riconoscendo al neorepubblicanesimo alla Philip Pettit o alla Quentin Skinner il merito storico di aver iniziato un'operazione di progressivo distacco dal mainstream liberaldemocratico, da questo si allontana nettamente per aver messo l'accento sul problema del potere, dei conseguenti rapporti di dominio e su come democrazia non significhi, come nel neorepubblicanesimo, una difesa dal potere ma la suddivisione molecolaree felicemente conflittualedel potere stesso. Nel campo del pensiero marxista, fondamentale, per mettere in evidenza lo stato di eccezione permanente che informa tutta la vita politica e sociale, è il lavoro teorico svolto da Gianfranco la Grassa e le sue illuminanti riflessioni sulla razionalità strategica versus razionalità strumentale, sugli agenti strategici e sugli strateghi del capitale. 7 Sia il repubblicanesimo geopolitico sia il lavoro teorico di La Grassa sono quindi basati sul tentativo di svolgere un'analisi puntuale del potere, sia che questo si manifesti nei rapporti sociali sia nelle sue espressioni istituzionali, e dalla consapevolezza che ogni pratica politica volta ad aumentare il tasso di libertà all'interno della società non sia un fatto di enunciazione di eterni principi (enunciazioni che invece sono dissimulazioni di pratiche di dominio) ma di continui e pratici tentativi per effettuare una effettiva diffusione e parcellizzazione di questo potere. Inoltre sia in La Grassa che nel 'repubblicanesimo geopolitico', è centrale la consapevolezza, tratta dall'evidenza storica, che il capitale è solo un strumento attraverso il quale si svolgono le lotte di potere (il 'repubblicanesimo geopolitico' sostiene che la libertà, sia individuale che dei gruppi sociali, per essere esercitata necessita di un suo spazio vitale di esercizio ed espansione conflittuale e quindi, il repubblicanesimo geopolitico, ispirandosi alla terminologia della geopolitica tedesca, può essere definito, 'Lebensraum repubblicanesimo'; 8 mentre in La Grassa fondamentale è il ruolo svolto dagli
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Healthcare Quality Handbook, Vols 1&2: Professional Resource and Study Guide by Janet A Brown (Hardcover -Jan 1, 1900
Journal of Magnetic Resonance, 2008
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European Journal of Work and Organizational Psychology, 2003
Procedia - Social and Behavioral Sciences, 2012
Zenodo (CERN European Organization for Nuclear Research), 2023
Frontiers in Materials, 2021
Immunobiology, 2017
Cogitare Enfermagem, 2021
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Journal of Integrative Agriculture, 2019