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La monetazione Romano-Campana

Storia, descrizione e riconoscimento delle monete prodotte in Campania a nome dei romani nel IV secolo.

2014 Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Simone Certelli [ LA MONETAZIONE ROMANO-CAMPANA ] Storia, descrizione e riconoscimento delle monete prodotte in Campania a nome dei romani nel IV secolo. Nella prima fase della sua produzione monetaria Roma conia in argento e in bronzo monete che, in un primo tempo, verranno affiancate all’aes signatum e all’aes grave, legate alla tradizione medio - italica della fusione. Emerge, la necessità considerare e analiticamente le varie serie, analizzandone i singoli aspetti , le monete esaminate sono rappresentate da un ‘unica serie con l’etnico in lettere greche e da due gruppi con l’etnico in latino e contraddistinti dalla leggenda ROMANO e ROMA. Monete a leggenda PΩMAIΩN: Testa di Apollo laureato/ PΩMAIΩN. Protome di toro androprosopo (RRC1). 3,20 gr. L’opinione prevalente la vuole emessa dalla zecca di Neapolis, mentre le divergenze si registrano per la cronologia, a seconda che la si colleghi al foedus aequum del 326, o se la si vuole sganciata da tale avvenimento, viene proposta un’altra data, il 280, contemporaneamente o prima dell’emissione del didrammo Marte/ Testa di cavallo. Altre cronologie la danno al 343, riferendo la serie ai campani di Capua dopo la deditio nel medesimo anno, oppure sempre a Capua ma dopo la concessione della cittadinanza romana nel 338 (Beloch, Mommsen, Pedroni). Il bronzo è rappresentato da un’unica serie con entrambi i tipi rivolti a destra. Sulla groppa del toro si distingue un astro a 8 raggi, mentre la leggenda PΩMAIΩN è posta sul rovescio in alto, il peso è di 3,20 gr. calcolato su 10 esemplari. La serie si collega a Neapolis per coerenza tipologia e ponderale con il gruppo ponderale definito “protome con astro a 8 raggi” ed ha in comune, con un’altra serie il nome dell’etnico in genitivo plurale, attestato per la prima volta sul bronzo di questa zecca. L’identificazione del nominale è ancora incerta ma si pensa che sia ¼ di un’unità non coniata di circa 11-12 gr, sebbene il suo peso sia più alto ma sempre inferiore a 1/3. Le discrepanze ponderali potrebbero essere il frutto di due unità ponderali differenti ma in ogni caso sono convertibili con un’unità monetaria in vigore nella Magna Grecia e per la precisione in Sicilia nella seconda metà del IV secolo. L’inizio della seconda fase trova un’importante motivo di riferimento, quello dei quattro delfini intorno al tipo del dritto, ricorrenti non solo su uno delle prime emissioni ma anche su coevi tipi del dritto con testa a destra, di chiara derivazione siracusana ai tempi di Agatocle. Il gruppo ha carattere occasionale ed eccezionale non solo per la serie limitata (5 serie) ma perché tre di questi sono influenzati dalla monetazione tarantina, ravvisabile per le onde sotto la protome, fenomeno già presente prima del foedus aequum del 326 su alcune monete in metallo prezioso come il tipo del cavaliere del 328 o quello di Eracle che strozza il leone del 330, le altre due sembrano essere ricollegate alla leggenda PΩMAIΩN non solo per il profilo tecnico ma anche per la leggenda scritta in genitivo plurale, che può rappresentare un elemento di distinzione in quanto presenti solo nella fase di transizione che, in base al confronto del sistema di controllo, risulterebbe coeva con il foedus aequum del 326. Monete a leggenda ROMANO: Testa Femminile con elmo attico/Toro androprosopo (RRC2) Il bronzo con il toro rappresenta un unicum con entrambi i tipi a destra, sul rovescio compare un astro a 8 raggi e la leggenda è posta in esergo. In queste monete, la connessione con Neapolis non è universalmente condivisa da tutti e sono state avanzate diverse ipotesi per il riconoscimento della zecca: dal tipo del rovescio al tipo del dritto ai caratteri della leggenda. La moltitudine delle proposte spazia da una zecca non identificata nell’Italia meridionale (Thomsen e Crawford) a Thurium (Mattingly) ad Arpi (Pedroni) a Neapolis (Breglia, Crawford 1985, Burnett) o addirittura a Roma. Quella di Neapolis risulta risulta errata in quanto in questo periodo nella città si coniano pezzi di peso inferiore, circa 4 gr., anche se applica l’astro a 8 raggi e la collocazione dell’etnico in esergo, tipica neapolitana. Se questa ipotesi trovasse conferma, si verrebbe a porre allo scorcio del IV secolo un momento dove si rinsaldano i rapporti con Roma, non solo per l’infittirsi delle alleanze , ma anche dopo il Foedus Aequum e la campagna filo romana del 308 dalla lega Nucerina, composta dalle città di Neapolis, Ercolano, Pompei Stabia e Surrentum. Una coincidenza significativa data dalla coniazione di monete a leggenda IRNTHI ipoteticamente attribuiti a Surrentum. Per quanto riguarda il bronzo con i quattro delfini richiama la monetazione agatoclea della I fase (317/310-05) e non è solo un’influenza, ma una vera e propria fase i qui nespoli si aggancia alla moneta siceliota sia sul peso ponderale che su quello strutturale, come a esempio la sostituzione dell’obolo col triobolo, convertibile con la moneta siceliota Discordante anche la cronologia che oscilla tra l’ultimo ventennio del IV secolo all’età pirrica (282-274) Il peso è di 6,14 gr., mentre è errato quello di 10,15 proposto da Gabrici. Testa femminile/ Leone con spada corta tra le fauci (RRC16) Questa serie è rappresentata da tre serie distinte: A:è la più cospicua con 1606 esemplari ed un peso medio di 9,14 gr. calcolato su 1593 esemplari. B:Rappresentato da 158 esemplari per un peso medio di 8,7 gr. calcolato su 155 esemplari. C:di basso livello qualitativo è la più recente a giudicare il peso ridotto (8,00 gr.) calcolato su 14 esemplari. In tutte le serie la leggenda ROMANO è sempre in esergo, rari errori di grafia. Tradizionalmente si è riconosciuto Apollo ma l’interpretazione è stata confutata da Küthmann: il tipo del dritto rappresenta una testa femminile non tanto per la foggia dei capelli, presente anche sui didrammi con Apollo quanto per la presenza di una collana, visibile su alcuni conii. Non sono mancate alcune interpretazioni come quella di kore da Küthmann o di Venere da Anföldi, mentre Thomsen associa il didrammo Ercole/lupa con le monete di Agatocle con Ercole/leone e quello romano è datato al 269 ma anche qui le opinioni sono in disaccordo. Infatti studi recenti datano il bronzo al 273, mentre molti la datano addirittura al ridosso della I guerra punica (260) mentre l’ultima ricostruzione di Mattingly che, in linea col pensiero di Crawford e Burnett, lo ritiene anteriore al didrammo Ercole/cavallo. Secondo lo studio interpretativo dei dati di rinvenimento, Crawford ribalta l’opinione di Thomsen, infatti il didrammo con il leone risulta più antico di quello con la testa di cavallo, in quanto è l’unico che compare in associazione all’aes grave solo librale con le effigi di Apollo/Apollo e Dioscuro/Apollo in base al ripostiglio di Ardea datato al 275/270. In posizione analoga si attesta Burnett che localizza la zecca a Roma in base al numero dei rinvenimenti, nella maggior parte nelle vicinanze della città. Testa femminile con elmo corinzio crestato con paranuca lungo/testa di cavallo (RRC17) Il Bronzo è rappresentato da 4 gruppi di serie, distinti dalla posizione dei tipi: A:peso medio di 5,42 gr. calcolato su 1216 esemplari dei 1231 noti. B: peso medio di 5,48 gr. calcolato su 187 esemplari dei 193 noti. C:peso medio di 5,01 gr. calcolato su 52 esemplari dei 54 noti. D: peso medio di 4,98 gr. calcolato su 82 esemplari. Tradizionalmente associato al didrammo con lo stesso tipo del rovescio, che rappresenta la serie romano-campana ma antecedente alla serie ”ROMANO” con i tipi del leone e dell’aquila. A cronologia assoluta varia in base all’argento. Data alta ma ancora entro la fine del IV secolo: 335-312 per Grueber, Mitchell e Breglia o 269-242 per Mattingly e Sydenham. Thomsen propone, per i due metalli, la data del 280, che per il bronzo deriverebbe dalla riconiazione su un bronzo di Siracusa con Zeus Hellanios riferibile al regno di Iceta (289-288) con tentativi di imitazione da parte di Cosa, colonia latina nel 273, condivisa anche dal Pedroni che però la data al 275. Secondo la ricostruzione del Crawford del 1974, mentre il didrammo mantiene la data del 280 secondo Thomsen e la zecca localizzata a Metaponto, Crawford la vuole a Roma, dopo la fondazione di Cosa ma prima del 269, quindi tra il 273 ed il 270, per le differenze formali con la lupa. Sulla stessa linea si attesta Burnett che rafforza la connessione tra le due serie e arriva alla conclusione che esse furono coniate dalla stessa zecca, da datare all’inizio della I guerra punica mentre secondo Mattingly il didrammo è coevo con la serie con la vittoria e del bronzo con l’aquila del 250-240. Testa femminile con elmo corinzio/aquila retrospiciente (RRC23) Il tipo è rappresentato da un’unica serie con entrambi i tipi rivolti a sinistra; al rovescio compare il simbolo della spada e in esergo si legge, su alcune monete, la lettera K. Pertanto il peso medio è di 16,10 gr. calcolabile su 10 esemplari. L’iconografia del dritto caratterizzato dall’elmo corinzio crestato, richiama lo stile dei tipi molto diffusa in età agatoclea, mentre per il rovescio si privilegia l’aquila retrospiciente introdotto da Tolemeo II nel 260 ca. Anche questo bronzo è oggetto di ipotesi molto diverse: Babelon, per le affinità con la monetazione dei Bretii tardi lo ritiene emesso durante la II guerra punica, forse a Cosentia per la presenza della lettera K sul rovescio, mentre Grueber, correlandolo al pezzo con testa di cavallo la collega al pezzo con testa di Marte, che da l’avvio alla prima monetazione romano-campana (335-312). Su un’altra linea di pensiero è invece Svoronos, che la associa al pezzo con la Vittoria, l’ultimo della serie “ROMANO” in quanto presenta influenze con la moneta tolemaica ravvisate per l’argento nel sistema di controllo e per la serie ènea per le affinità del tipo con l’aquila. Per Thomsen la data di emissione sarebbe il 270, mentre per Pedroni sarebbe il 272, con zecca ad Alessandria. Il Crawford la considera coeva al pezzo con la Vittoria ma entrambi emessi durante la I guerra punica. per il bronzo sarebbero significative alcuni esemplari rinvenuti in Sicilia; inoltre la corrispondenza con alcune monete dei Mamertini per l’uso dell’aquila su fulmine, per l’uso come segno di controllo e per il piede ponderale portano a localizzare la zecca a Messana nel 264. Secondo Burnett il pezzo è databile al 255-254 circa per le somiglianze nella tipo di Tolomeo II con zecca a Panormo dopo la conquista romana nel 254, Mattingly la data prima del 254 e la ritiene emessa da Roma. Emissioni a leggenda ROMA: il bronzo a leggenda ROMA comprende tre emissioni che riprendo gli stessi tipi e simboli dell’argento con la medesima forma dell’etnico. Testa di marte imberbe con elmo corinzio crestato/Testa di cavallo; falcetto (RRC 25,3) Il peso medio di questa moneta è di 3,16 gr. Calcolato su 108 esemplari dei 116 noti. Testa di Apollo laureato/cavallo libero (RRC 26,3) Il peso medio di questa moneta è di 2,99 gr. calcolato su 219 esemplari dei 229 noti. Testa di Marte con elmo corinzio crestato;clava/Cavallo Libero; clava (RRC 27,2) Il peso medio di questa moneta è di 2,99 gr. calcolato su 67 esemplari dei 78 noti. Due emissioni hanno, invece, tipi diversi: Testa di Ercole con leontè su clava/ Pegaso, clava o segno incuso (RRC 27,3,4) Che si articola in due serie: A: peso medio di 6,25 calcolato su 42 esemplari, contraddistinta per la clava. B:peso medio di 3,13 gr. calcolato su 5 esemplari, presenta al dritto la lettera L mentre al rovescio la clava è sostituita da un segno interpretabile come Epsilon Testa femminile con elmo Frigio/ Cane (RRC 26,4) Il peso medio è di 1,65 gr. calcolato su 131 esemplari dei 149 noti. La cronologia relativa sulle emissioni si è stabilizzata per il trittico Marte/testa di cavallo-Apollo/cavallo-Marte /cavallo e ad essi si associano le serie di aes grave di standard sub-librale con i tipi: Dioscuri/Mercurio, Apollo/Apollo, e Roma/Roma. Gli altri due tipi sono stati inquadrati nella fase dei bronzi a leggenda ROMANO. La cronologia assoluta segue quella dell’argento, pertanto la data “alta” del 312-290 di Grueber si oppose a quella “bassa” che prevede una successione ininterrotta iniziata durante la fine della guerra punica al 235 per Thomsen o sino al 225. Secondo Plinio Roma inizia a battere moneta nel 269 con l’emissione dei quadrigati, con cui venivano pagati i soldati, proposta anche dal Pedroni per l’apertura della zecca di Roma che inizierebbe la sua attività con le prime serie a leggenda ROMA. I bronzi a leggenda ROMA non rappresentano un fenomeno omogeneo: la discrepanza tra le serie con il cavallo che si collegano all’argento e le serie con il Pegaso ed il cane. Per quanto riguarda la serie con il cavallo, il legame che le correla con le serie in metallo prezioso si riscontra, non solo sul piano tipologico ma anche sul piano stilistico-iconografico, che ne giustificano l’attribuzione alla medesima zecca e agli stessi incisori. L’ unica differenza si riscontra per l’assenza del grifo sull’elmo di marte. La correlazione si ripete anche sul piano ponderale, infatti i pesi delle serie enee corrispondono a quelle delle dramme, la cui uniformità di peso e la omogeneità stilistico-tipologico fanno si che si possano confondere i pezzi nei due metalli. L’identificazione potrebbe essere confortata dal riscontro che queste unità monetarie trovano nella IV ed ultima fase della monetazione di Neapolis, che modifica l’assetto della III fase sotto il profilo strutturale, oltre che per il diverso meccanismo del sistema di controllo e per le innovazioni tipologiche che interrompono l’uniformità delle emissioni precedenti, concentrate sulle emissioni Apollo/toro.