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L’Epigravettiano antico di Grotta delle Mura-Monopoli (Bari)

2017, Studi di Preistoria e Protostoria - Preistoria e Protostoria della Puglia

Abstract

l livello oggetto di questa nota è presente a Grotta delle Mura in entrambi i saggi indagati, dove si colloca a diretto contatto, in basso, con un livello appartenente al Musteriano, mentre a tetto risulta differente nelle due aree a causa di uno scorrimento di acque interno alla grotta che ha provocato l'asportazione ab antiquo di alcuni livelli nell'area “A” che invece sono ben documentati nel secondo saggio. Nell'area “A” lo strato qui presentato è sormontato da un livello riferibile all'Epigravettiano finale di facies romanelliana,mentre nell'area “B”, prima di questo livello, sono documentati uno strato dell'Epigravettiano finale di facies non romanelliana ed un secondo livello sempre Epigravettiano, ancora in fase di studio, che potrebbe essere riferito alla fase evoluta dello stesso. I dati paleoecologici e sedimentari, seppur preliminari concordano nell'inquadrare lo strato in oggetto in un momento freddo arido. Nella macrofauna si nota il netto predominio degli Equidi mentre i sedimenti, di matrice sabbiosa, risultano essere depositati in grotta direttamente dal vento. L'industria litica, piuttosto abbondante, è ricavata quasi esclusivamente da selce di buona qualità. La distribuzione verticale non è risultata omogenea, ma si sono notate due U.S. di particolare concentrazione,fattore che ha suggerito la presentazione dell'industria in due accorpamenti distinti. Dal punto di vista culturale l'industria è riferibile all'Epigravettiano antico sottofase a “crans”. Oltre che dalla presenza, seppur scarsa, degli strumenti tipici di questa sottofase essa è caratterizzata da un rapporto B/G in netto favore dei primi e da una bassa presenza di dorsi e troncatura. Caratteristiche imputabili, forse, alla dislocazione geografica delle grotta sono le ridotte dimensioni dello strumentario e la prevalenza all'interno dei grattatoi delle forme corte sulle lunghe. L'attribuzione culturale è suffragata anche da una datazione radiocarbonica ottenuta per una delle due unità stratigrafiche di massima concentrazione. I giacimenti pugliesi che hanno restituito materiali riconducibili a questa fase sono Grotta Paglicci (FG), Taurisano (LE) e Riparo C delle Cpolliane (LE). Mentre con i primi sussistono forti diversità, soprattutto per quanto riguarda la consistenza di elementi a “cran”, con l'ultimo giacimento citato i punti di contatto sono numerosi.

Studi di Preistoria e Protostoria - 4 - Preistoria e Protostoria della Puglia - 2017 MAURO CALATTINI* - LAURA MORABITO* - CARLO TESSARO* L’Epigravettiano antico di Grotta delle Mura (Monopoli, Bari) RIASSUNTO - L’EPIGRAVETTIANO ANTICO DI GROTTA DELLE MURA, MONOPOLI-BARI. - Si descrive nel presente contributo l’industria litica relativa alle US 62-74 e 142-144 del sito di Grotta delle Mura. L’analisi tipologica, integrata anche da dati tipometrici e da analisi spaziali, ha permesso un’attribuzione del livello ad un Epigravettiano antico a cran. L’insieme litico si caratterizza dal punto di vista tipologico per la presenza di strumenti a cran, seppure non molto numerosi, rapporto B/G positivo, bassa presenza dei dorsi troncati ed elevata incidenza del substrato. L’ipotesi paletnologica è confermata da una datazione assoluta (15.860+/80 BP) e dai dati paleocologici raccolti. SUMMARY - EARLY EPIGRAVETTIAN OF GROTTA DELLE MURA, MONOPOLI-BARI. This paper presents the results of the typological and typometrical analysis of the lithic industries coming from of Grotta delle Mura (SU 62-64 and 142-144), with an highlight on spatial analysis in order to better understand the cave organization. The lithic assemblage is characterized by the presence of cran instruments, low burins/scrapers index, low presence of backed blades and truncations and high incidence of the substratum. The hypotheses to refer the assemblage to the ancient phase of Epigravettian is also confirmed by paleo-ecological data and by 14C dating (15.860+/80 BP). INTRODUZIONE Il sito di Grotta delle Mura, situato nel centro della cittadina di Monopoli (Bari), è stato oggetto di indagini archeologiche, seppur in maniera non continuativa, sin dagli anni cinquanta del secolo scorso; dopo un ventennio circa di interruzione delle ricerche, gli scavi sono ripresi dalla metà degli anni Ottanta ad opera del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università degli Studi di Siena sotto la direzione del Dott. M. Calattini fino al 2006. Queste ultime campagne di scavo hanno consentito un’indagine approfondita della stratigrafia in due aree contigue e perpendicolari tra loro denominate A e B, evidenziando come la frequentazione del sito occupi un arco cronologico comprendente le fasi dal Musteriano all’epoca olocenica. La stratigrafia dell’area A è composta da cinque livelli: strato uno, assegnato al locale Neolitico antico; strato due, assegnato alla fase Sauveterriana del Mesolitico (8.290 ± 50 BP; 8240 ± 120 BP); strato tre, attribuibile ad un Epigravettiano Finale di facies romanelliana (10.540 ± 140 BP; 10.850 ± 100 BP); alla sua base è stato possibile individuare un episodio di erosione provocato da uno scorrimento di acque ab antiquo, che ha provocato l’asportazione di parte della stratigrafia. Il successivo livello identificato, lo strato quattro, risulta assegnabile alle fasi finali dell’Epigra* Dipartimento di Scienze Storiche e Beni Culturali, Università degli Studi di Siena, Via Roma 56, 53100 Siena; [email protected]; [email protected]; [email protected] vettiano di sottofacies a cran; l’ultimo livello indagato, lo strato cinque, risulta inquadrabile negli aspetti di un Musteriano tipico. Per quanto riguarda l’area B, essa presenta la medesima articolazione stratigrafica appena descritta, con la sola eccezione della presenza delle unità stratigrafiche attribuibili ai livelli erosi dell’area A, riferibili ad un Epigravettiano finale preRomanelliano ed all’Epigravettiano evoluto. L’oggetto di questo contributo è costituito dall’analisi tipologica dell’industrie litiche provenienti dai livelli attribuibili all’Epigravettiano antico di entrambe le aree di scavo. Le US hanno fornito importanti dati per quanto riguarda la ricostruzione paleoambientale, grazie alle analisi antracologiche ed archeozoologiche 1, rendendo possibile l’ipotesi di un ambiente tendenzialmente freddo che passa da un momento leggermente più umido (nella parte inferiore del deposito) ad uno più arido (nella parte superiore), dalla vegetazione composta quasi esclusivamente da conifere e popolato da una fauna che mostra una netta prevalenza di Equidi (principalmente Equus Caballus), a fronte di una ridotta percentuale di bovidi e carnivori (all’interno dei quali è da segnalare la presenza di Panthera Leo). I dati paleoambientali e, come verrà più ampiamente argomentato in fase di analisi, quelli paletnologici sono supportati da una datazione radiocarbonica (15.860 ± Le analisi sono attribuibili rispettivamente al prof. G. Fiorentino (Università del Salento) ed al prof. P. Boscato (Università di Siena) (Calattini, Marconi 2003). 1 70 M. CALATTINI - L. MORABITO - C. TESSARO 80 BP) (Beta 1713539) che risulta essere coerente con gli aspetti evidenziati. Lo studio oggetto di questa comunicazione, partendo dall’analisi degli aspetti tipologici e tipometrici, si è avvalso inoltre dell’applicazione di analisi statisticospaziali al fine di corroborare le ipotesi interpretative formulate in corso d’opera, fornendo agli autori una nuova chiave di lettura dei dati emersi. LM L’INDUSTRIA LITICA L’analisi qui presentata è limitata alla sola componente ritoccata, uno studio di carattere tecnologico è tuttora in corso. L’insieme litico risulta composto da un totale di 836 strumenti ritoccati, 50 elementi con ritocco inframarginale e 14 nuclei. Le misure sono ridotte e la dimensione massima non supera mai i 4 cm. La materia prima impiegata è quasi esclusivamente selce di ottima qualità, a grana molto fine, più raramente il calcare (8 casi) e solamente 3 elementi sono in diaspro, di colore verde, tra i quali vi è un nucleo. Il numero di frammenti nell’industria è piuttosto elevato (circa il 60%), coinvolge prevalentemente la categoria delle armature, ed ha chiaramente in parte alterato l’analisi tipometrica. In generale per quanto concerne l’ambito dimensionale possiamo comunque affermare che prevalgono i supporti microlitici (16-25 mm - 39,9%) seguiti da quelli di piccole dimensioni (26-50 mm - 44,96%), ed un buon numero di iper-microliti (12,6%), valore da relazionarsi principalmente alla categoria tipologica degli erti differenziati, nessun pezzo supera il limite dimensionale dei 10 cm di dimensione massima. La laminarità generale non è così spiccata come nei livelli più recenti del giacimento ed il suo indice è pari allo 0,7 e seppure gran parte dei supporti ha un rapporto di laminarità che si aggira attorno a 2, la categoria maggiormente rappresentata è quella delle schegge (33,1%), seguono poi le lame-strette (22,4%) e le lame (16,3%). La distribuzione dei valori del carenaggio invece è piuttosto sparsa, indice di una scarsa omogeneità morfometrica sotto l’aspetto del profilo trasversale. I valori sono infatti ben distribuiti all’interno delle varie classi, seppure si delinea una preferenza alla confezione di supporti spessi (58,3%). mario sono i B5 i più rappresentati seguiti da quelli su ritocco, B6 (8) e B7 (7). Il rapporto bulini su ritocco e bulini semplici si colloca intorno all’unità (1,2). Le dimensioni, come quelle del restante dell’industria sono piccole e variano nei pezzi interi tra 11 e 48 mm. I distacchi per lo più sono corti ed il biseau è prevalentemente rettilineo ed ortogonale alla faccia ventrale. Il tipo poligonale misto è presente solo in quattro elementi. Da segnalare la presenza di un elemento di incerta attribuzione al limite fra i bulini ed i nuclei prismatici. Sono presenti tre casi di associazione fra bulini e grattatoi oppure con altri tipi primari (troncature, denticolati e scagliati). Grattatoi (39-4,7%) Famiglia importante e significativa, anche questa mediamente rappresentata come i bulini. Tra le varie classi è da notare la netta predominanza dei frontali (25) con al loro interno la prevalenza dei corti (16) sui lunghi (9), così che il rapporto Gfl/Gfc è pari allo 0,6. Importante è l’assenza delle forme circolari. I grattatoi a muso, sia normali che carenati sono rappresentati da cinque elementi 2. Le dimensioni sono anche qui assai ridotte collocandosi per la maggiore parte tra 20 e 39 mm di lunghezza. Solo un elemento ha dimensioni maggiori di 40 mm. Da segnalare un caso in cui si ha una forte tendenza alla denticolatura del fronte ed in un altro la presenza di una scarpatella naturale sul lato destro dello strumento. Becchi (2-0,2%) Sono presenti due elementi per lo più di difficile lettura (Bc2) ricavati entrambi sul lato sinistro del supporto con degli incavi ottenuti attraverso del ritocco erto profondo. Troncature (29-3,5%) Tipo primario ben documentato. Quelle a ritocco profondo (17) mostrano una leggera convessità sul disegno della troncatura rispetto a quelle a ritocco marginale. All’interno delle prime nettissimo è il predominio delle forme ortogonali rispetto a quelle oblique. Presenti alcuni elementi a ritocco parziale. A causa dell’alto numero di strumenti frammentari la distribuzione della lunghezza delle varie classi è di difficile interpretazione variando tra 10 e 40 mm. Da segnalare uno strumento multiplo su troncatura opposto a punta profonda (P2) che supera i 50 mm di lunghezza. TIPOLOGIA (fig. 1) Bulini (45-5.4%) Famiglia mediamente rappresentata. Al suo interno si nota un certo equilibrio fra le varie classi: i semplici sono presenti con 13 elementi, quelli su frattura con 16 casi come per i bulini su ritocco. A livello di tipo pri- Punte a dorso (75-9,0%) Sono uno dei gruppi più numerosi dell’intero complesso e sicuramente il più consistente della famiglia dei RAD (sensu Laplace ).Tra i vari tipi quello dei PD4 è il più rappresentato (22) seguito da quello delle punte a ritocco parziale (PD2) (9), poi pochi elementi 2 I frammenti per i quali non è possibile formulare un preciso inquadramento sono 8. Tutti appartenenti alla classe dei frontali. Il rapporto con la famiglia dei bulini vede una leggera prevalenza di questi ultimi sui grattatoi (B/G = 1.15). L’Epigravettiano antico di Grotta delle Mura (Monopoli, Bari) 71 Fig. 1 - Grotta delle Mura (Monopoli): 1-4. bulini, 5-7. grattatoi, 8,9, 11. punte a dorso, 12, 13. lame a dorso, 16, 15, 10. lame a cran, 16, 17. dorsi e troncatura, 18. geometrico, 19. elemento nucleiforme (scagliato), 20. frammento di raschiatoio, 21. punta, 22. scagliato (scala 1:1) (disegni di F. Caramia). 72 M. CALATTINI - L. MORABITO - C. TESSARO Tipologia bulini B1 B2 B3 B5 B6 B7 B9 grattatoi fr. G fr. G1/G3 fr. G2/G4 G1 G2 G3 G4 G7 G8 G9 becchi BC2 troncature T1 T2 T3 punte a dorso PD PD2/4 PD2 PD3 PD4 PD5 PD6 lama a dorso LD1 LD2 LD3 fr. pd/ld dorsi e troncatura DT DT1 DT2 DT3 DT4 N. 45 4 4 5 16 8 7 1 39 4 1 1 4 9 9 5 3 2 1 2 2 29 13 14 2 75 3 16 25 1 26 3 1 59 13 42 4 17 44 30 11 5 0 3 % 5,4% 4,7 0,2 3,5 9 7,1 2 5,3 Tipologia DT5 DT6 DT7 DT8 geometrici GM1 fr. di dorso foliati F4 F10 punte P1 P2 P3 P4 P5 lame L1 L2 L3 raschiatoi R1 R2 R3 R4 R5 fr. plr erti ind. A1 A2 denticolati D1 D2 D4 D5 D6 D7 D8 scagliati E1 E2 E3 N. 2 0 3 0 3 3 160 3 1 2 25 2 20 1 0 1 84 43 30 1 134 62 58 8 6 0 7 6 2 4 18 4 12 1 1 0 0 1 86 77 4 5 totale 836 % 0,4 19,2 0,4 3 10 16 0,8 0,7 2,2 10,3 Tab. I - Tipologia dell’industria litica. di PD5 (3) e le PD4 con un unico esemplare. Molto alto è il numero dei frammenti (39) e si tratta per lo più della parte apicale. Le dimensioni variano fra i 12 e 51 mm. Da segnalare che gli strumenti di dimensioni più ridotte sono sempre delle doppie punte bilaterali, delle vere e proprio sauveterres. Molto frequente la presenza di ritocchi complementari. Particolare rilevanza assumono i tre elementi a dorso e cran adiacente (PD5). tocco frammentario (LD2), presenti anche se in numero minore le forme a ritocco marginale. Importante la presenza di dorsi ed elementi a cran (4). Pochi i pezzi interi la cui dimensione varia fra i 9 e 46 mm mentre la maggiore parte si concentra fra i 20 e 30 mm. Il dorso è sempre ottenuto con un ritocco erto diretto e solo in pochissimi esemplari questo è bipolare. Il rapporto con le punte a dorso è superiore all’unità (PD/LD = 1,3). Lame a dorso (59-7,0%) Sono rappresentati quasi esclusivamente dal tipo a ri- Dorsi e troncatura (44-5,3%) Oltre il 50% dei pezzi si trova (30) si trova allo stato L’Epigravettiano antico di Grotta delle Mura (Monopoli, Bari) frammentario e quindi manca di una precisa classificazione. Tra i tipi primari riconoscibili i DT1 (11) sono i più numerosi seguiti dai DT2 (5) e dai DT4 (3). Da segnalare la presenza di due punte a dorso con troncatura normale (DT7). Le dimensioni nei pezzi interi variano tra i 12 ed i 37 mm ma al di sopra dei 20 mm è presente un solo elemento. Geometrici (3-0,4%) Sono rappresentati da tre strumenti, tutti riferibili al tipo primario Gm1. La presenza di un ritocco complementare sul lato rettilineo di uno di essi crea il dubbio se attribuire lo stesso alle punte a dorso. Le dimensioni non superano i 10 mm di lunghezza. Frammenti di dorso generici (160-19,2%) I frammenti di dorso che a causa del loro stato non sono attribuibili con precisione ad un tipo primario sono ben 160. Si tratta nella quasi totalità di frammenti mediani di dimensioni oramai ridotte. Il ritocco, sempre erto profondo è ottenuto prevalentemente da un lato, abbastanza rari i casi di ritocchi bilaterali. Foliati (3-0,36%) Presenti con tre elementi, un’ ogiva foliata e due raschiatoi. Il ritocco piatto, nei raschiatoi è assai parziale e limitato ad un solo lato. Un poco più accurato quello dell’ogiva anche se limitato alla sola parte distale rotondeggiante dello strumento. Punte (25-3,0%) È presente quasi esclusivamente la punta dritta a ritocco profondo (20). Consistente il numero dei frammenti (7) (apici). I quattro tipi rimanenti sono due punte a ritocco marginale, una punta dejété ed una punta carenata. Da segnalare la tendenza della punta dejété alla punta a dorso ed un elemento opposto ad una troncatura dalla fattura assai accurata. Le dimensioni variano nei pezzi interi fra i 10 e 55 mm con un solo elemento sotto i 25 mm. La laminarità è assai bassa. Lame-raschiatoio (84-10,0%) Gruppo mediamente rappresentato all’interno della famiglia del substrato (sensu Laplace). Dei tipi previsti il più numeroso è quello ottenuto con ritocco marginale (43) segue il tipo a ritocco profondo (30) mentre il tipo carenato annovera un solo elemento. A questi vanno sommati sei supporti le cui dimensioni non ci danno una risposta certa, ma la cui morfologia lascia chiaramente intendere che sono dei frammenti di lama (quattro sono a ritocco profondo e due s ritocco marginale). Le dimensioni dei pezzi interi variano fra 8 e 50 mm fa eccezione un supporto per di più frammentario che misura 55 mm. Raschiatoi (134-16,0%) Sono di gran lunga il tipo primario più rappresentato, 73 sia all’interno del substrato, sia dell’intero complesso. Al loro interno il tipo a ritocco marginale è il più consistente (44) seguito da vicino da tipo a ritocco profondo laterale (35). Le forme a ritocco trasversale e latero-trasversale sono relativamente scarse, solo 6 elementi. I frammenti ammontano a trentasette. A questi vanno aggiunti dieci pezzi di incerta attribuzione la lunghezza varia, nei supporti interi, fra i 14 e 47 mm. Sono presenti alcuni pezzi in cui la larghezza supera la lunghezza. Erti indifferenziati (6-0,7%) Le schegge che presentano un ritocco erto sono sette. Sei a ritocco profondo ed un solo elemento con ritocco marginale. In tutti i casi il ritocco è sempre parziale. Denticolati (18-2,2%) Tipo scarsamente documentato. Il tipo primario più rappresentato è quello dei raschiatoi – denticolati (12), seguono le enchoches semplici (4), gli altri tipi sono presenti con un solo elemento sono un grattatoio-denticolato, un incavo carenoide ed un grattatoio denticolato carenato. L’encoche carenata è ottenuta su un frammento di lastrina di calcare le cui dimensioni variano tra i 11 ed i 35 mm. Scagliati (86-10,3%) Tipologia di strumenti non prevista originariamente dalla lista tipologica utilizzata (Laplace 1964), ma codificata successivamente (Cremilleux, Livache 1976). Il ritocco sempre profondo è insistito e risulta molto spesso bifacciale. La collocazione sul supporto è di preferenza bi-trasversale ma può essere anche bilaterale. In alcuni strumenti (18) si osserva ad una oppure ad ambedue le estremità dei distacchi più lunghi che hanno l’aspetto di un colpo di bulino. Questa morfologia è conosciuta da tempo, soprattutto in Puglia, ed avrà la sua massima diffusione nelle ultime fasi dell’Epigravettiano locale. In due casi la scagliatura, essendo esattamente contrapposta ad una estremità funzionale del supporto, potrebbe essere interpretata come una conseguenza di uso. La lunghezza varia fra i 12 ed i 48 mm. Strumenti a ritocco inframarginale Gli strumenti a ritocco inframarginale, non conteggiati tra i tipi sopradescritti sono cinquanta. Si distribuiscono tra i raschiatoi (23), le lame-raschiatoio (21) e le troncature (6). MC ANALISI SPAZIALI L’analisi spaziale è sviluppata attraverso due modelli distinti di indagine: uno iniziale con lo scopo unico di identificare dei modelli distributivi (patterns), ed un secondo dedicato all’indagine della struttura interna di questi. Le proprietà generali dell’analisi sono 74 Q I32 I33 I34 L31 L32 L33 L34 I35 L35 L36 M35 M36 M37 N36 N37 ! M. CALATTINI - L. MORABITO - C. TESSARO ! 19 81 62 5 66 212 33 20 28 19 27 47 31 8 5 663 m" 0.03 0.53 0.52 0.03 0.29 0.56 0.52 0.59 0.61 0.07 0.90 0.98 0.46 0.54 0.49 7.12 D. m" NC 152.8 119.23 227.58 378.6 63.46 33.9 45.9 30.0 48.0 67.4 14.8 10.2 - !f (|ogni 2 u.) !f dens. (| ogni 4) |||||||||| - |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||| ||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||| || - ||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||| ||||||||||||||| |||||||||| ||||||||| ||||||||||||||||||| |||||||||| ||||||||| - ||||||||||||||| ||||||||| |||||||||||||||||||||||||||| ||||||||||| ||||||||||||||||| ||||||||||||||| ||||| ||| |||| || - - Tab.!II - Distribuzione degli strumenti ritoccati per quadrati (Q), frequenze assolute (∑) e densità (D.m²). basate unicamente su una distribuzione per celle quadrangolari, relative ai quadrati dello scavo archeologico (larghezza 1m²) (Hodder, Orton 1976). La distribuzione generale della componente litica ritoccata manifesta una modello per addensamenti (cluster), all’interno di entrambe le aree, identificata dai valori molto alti sia delle frequenze che della densità (per m²) nelle celle I33, L31 e L32 ed M36 (tab. II e III). Questa visione è anche ben supportata dall’indice elevato del rapporto tra la varianza e la media aritmetica, pari a 44,2 3. Di particolare interesse è l’approfondimento del modello distributivo per classi tipologiche, il quale denota dei clusters di specifiche categorie di strumenti. Un primo riferimento alla struttura essenziale (Laplace 1964) delinea un andamento omogeneo delle due principali famiglie, quella del substrato e dei RAD, i quali hanno una distribuzione piuttosto omogenea in tutte le celle accompagnando le maggiori o minori frequenze dell’intera popolazione, ad esclusione dei quadrati M35, L35 ed I35 dell’area B, dove la tendenza distributiva registra una variazione nell’andamento degli erti differenziati. Il substrato continua qui infatti ad avere una frequenza relativa paragonabile a quella delle altre celle dell’area B, mentre i RAD subiscono un netto incremento, rappresentando solamente in questa area più del 60% dell’intera frequenza relativa all’area B. Gli assetti delle strutture tipologiche a confronto, quindi tra l’area delle celle I-L35 e l’esterno, manifestano alterazioni strutturali alquanto consistenti non solo di tipo quantitativo, ma anche tipologico. Questa realtà non era affatto descritta all’interno dei tre cluster identificati 3 In presenza di una distribuzione a cluster il valore espresso dall’indice tende ad aumentare in modo esponenziale rispetto ad una distribuzione di reperti a maglia regolare; il calcolo è infatti espresso dal rapporto del valore di un range di dispersione (σ²) e la misura della tendenza centrale (η). In un contesto dove la distribuzione è random, l’indice esprimerà un valore compreso tra 0 e 1. con la prima analisi, dove l’unica differenza era correlata alle frequenze assolute. Provando ad assimilare le strutture ad insiemi codificati di classi, è misurabile il loro grado di omogeneità nel codice ancora prima di delineare l’informazione in essi contenuta. Il dato statistico ottenuto in questo caso è libero da errori selettivi. Un insieme strutturale può essere specificato da tre termini; la ricchezza(s) delle classi tipologiche (Jones et alii 1983), l’omogeneità (E) della popolazione e l’eterogeneità dell’insieme (Whittaker 1972). Il primo termine si risolve nel totale delle classi, il secondo rappresenta l’equilibrio di distribuzione degli oggetti di ciascun tipo, mentre la terza definizione comprende l’integrazione delle due misure (tab. II). La diversità tra gli insiemi è stata calcolata con un modello di analisi legato alla ricchezza ed al tempo stesso all’omogeneità dell’assemblaggio litico. La valutazione quantitativa di questi caratteri è qui basata sui valori derivati dalla formula di Brillouin 4 e di Shannon -Wheaver 5 (Pielou 1966). I dati dell’analisi delineano un alto grado di specializzazione tipologica per l’area delle celle I-L35, accompagnata da una bassa omogeneità del campione statistico. La misurazione calcolata con l’equazione di Brillouin nel primo caso ha riportato un valore molto basso pari a 0,33 e 0,643, relativamente il primo per la struttura elementare, il secondo per la struttura essenziale; mentre l’equazione di Shannon e Wheaver applicata esclusivamente all’insieme litico rimanente ha dato valori più elevati, di 0,447 per la struttura essenziale e 1,0323 per la struttura elementare. Questo aspetto quantitativo delinea un carattere di iperspecificità 4 $ ' n è il numero di elementi; da applicare in presenza di &" s # ni!) !1 % i!s ( popolazioni chiuse, dove ogni elemento è conteggiato ! E = log n [ni!] (Pielou op cit.). 5 ! s E = " pilogpi ! i!1 per insiemi infiniti o non determinati, dove il conteggio esatto della popolazione non è stato possibile (Pielou op. cit). 75 L’Epigravettiano antico di Grotta delle Mura (Monopoli, Bari) Gr. !* !* |=2u !est !est |=2u Fam !* !* |=5u !est !est |= 5u! |||||||||||||||||||||||| | |||||||||! B 1 | 39 B 1 39 |||||||||||||| || |||||! G 9 |||| 25 G 9 25 |||||||||||||||||| T -! 29 ! |! Bc -! 1 ! |||||||||||||||||||||||||||||||||! PD 3 | 66 ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||! ||||||||||||||||||||||||! RAD 56 |||||||||||| 301 LD 6 ||| 43 |||||||||||||||||||! DT 8 ||||| 33 |! Gm -! 3 ! ||||||||||||||||| 126 ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| " 39 |! |! ! F -! 3 F -! 3 ! |||||||||||| P 2 | 21 |||||||||||||||||||||||||||||||||||! L 7 ||| 58 R 3 | 125 ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||! ||!! SUB 12 || 307 PLR | 5 |! A | 3 ||||||||||! D | 17 |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||! E -! 78 ! ! ! 78! ! 665! ! 78! ! 665! ! ! Tab. III - Distribuzione della struttura essenziale ed elementare all’interno dell’area delle celle I-M35 (*), e nelle celle esterne (est.) strutturale che investe l’area delle celle I-L35, la quale si traduce a livello tipologico nel netto incremento della famiglia dei RAD ed un impoverimento del grado di eterogeneità della ricchezza tipologica, strutturata essenzialmente su alcuni tipi prevalenti; un aspetto che svanisce in gran parte osservando le strutture dell’area esterna ove si percepisce invece uno sviluppo tipologico più generico, una ricchezza maggiore ed una distribuzione più ampia dei singoli tipi. Se la prima analisi aveva portato ad una semplice identificazione di alcuni cluster, i quali però non conservavano alcuna differenza strutturale e sembravano accostarsi piuttosto che ad una conseguenza artificiale della gestione dello spazio al corollario di una maggiore densità, dovuta all’estensione ed all’ispessimento della stratificazione; il secondo metodo ha descritto invece un’alterazione della realtà distributiva più netta e di valore. Se interpretiamo l’evidenza strutturale di un complesso litico come una composizione determinata da molteplici fattori antropici (Broglio 2005) allora nell’assetto tipologico dell’area I-L35, sussiste un chiaro rapporto di funzionalità tra attività svolte nel sito e tipologia dello strumentario, il quale si riflette nelle strutture e nelle relazioni tra le frequenze delle varie classi tipologiche (tab. III). In questo particolare caso l’assenza d’equilibrio strutturale tra le due aree sembra da imputarsi in gran parte ad una diversa frequenza dei RAD, molto più elevata all’interno delle tre celle dell’area A, contrapposto ad un aumento maggiore del substrato ed a seguire dei bulini nel resto della distribuzione. È comunque all’interno della variazione strutturale impostata tra gli erti differenziati ed il substrato che si descrive la prima causa di eterogeneità tra le industrie. La ricchezza è l’altra variabile che subisce una netta variazione all’interno delle due strutture; la sua relazione con l’omogeneità delinea una chiara povertà tipologica nei tre quadrati dell’area A, sviluppata essenzialmente su tre unici gruppi tipologici dei RAD e dall’alto numero di frammenti generici di dorso, mentre per l’altro insieme litico l’omogeneità degli elementi acquista senz’altro ampiezza, formando una struttura più omogenea, quindi più generica. CT CONCLUSIONI L’orizzonte archeologico comprendente l’insieme delle unità stratigrafiche 62-75 e 142-144 è da considerarsi come un aspetto culturale omogeneo riferibile ad un Epigravettiano antico a crans. La struttura tipologica si caratterizza per le frequenze relativamente simili dei RAD (47,8%) e del substrato (41,5) e per i valori più bassi dei bulini e dei grattatoi. Ad un grado maggiore di dettaglio gli aspetti più salienti possono essere così riassunti: bulini su ritocco predominanti sulle forme semplici (Br/Bs 1,33), tendenza all’equità all’interno dei grattatoi tra forme lunghe e corte (Gfl/Gfc 11,07), rapporto B/G pari a 1,33, valore non troppo elevato dell’indice ristretto delle troncature (IrT 7,4) e dei dorsi troncati (IrDT 13,1), frequenza dei crans molto bassa (IrCrans 2,5) e rari pezzi foliati (3,21%). Il quadro tipologico generale, nonostante alcune lievi divergenze non si distacca molto da quanto fu già pubblicato in una precedente nota da uno degli scriventi (Calattini, Marconi 2003). Questi caratteri, suffragati anche da una datazione radiocarbonica (15.860 +/- 80 BP) paiono senza difficoltà inserirsi all’interno dell’Epigravettiano antico. Se rapportiamo la presente struttura tipologica con i dati provenienti dagli orizzonti superiori riferibili all’Epigravettiano finale (Calattini 2005), ben notiamo come vi siano delle chiare discrepanze strutturali tra i due insiemi litici. Il rapporto delle frequenze fra i bulini ed i grattatoi si inverte (B/G 0,8-0,6-0,3), le forme corte dei grattatoi si fanno molto più numerose (Gfl/Gfc 0,30,3-0,2), sono presenti i tipi circolari, l’indice ristretto 76 M. CALATTINI - L. MORABITO - C. TESSARO Indici Mura Ep. Ant Mura Ep. Mura Ep. Mura Ep. Fin (12-23) Fin (3-11) Fin. (1-2) G. Cip. 4 Pagl. 14 Pagl. 13 a Pagl. 13 b Pagl. 12 Bulini 5,2 6,5 4,5 3,5 11,8 9,17 4,7 5,96 3,43 Br/Bs 0,87 0,7 0,9 0,5 2,8 0,6 0,7 1 0,3 Grattatoi 4,6 8,2 7,8 10,6 3,2 5,7 5,9 6,5 7,6 Gfl/Gfc 0,61 0,3 0,3 0,2 0,5 3,6 2,1 3,1 2,1 B/G 1,12 0,8 0,6 0,3 3,7 1,6 0,8 0,9 0,45 IR Crans 2,5 - - - 8,1 7,5 4,6 3,6 2,01 Ir DT 13,1 14,6 15,6 12,5 8 8,7 8,7 8,5 13,7 RAD 47,6 40,3 48,7 49,3 34,24 56,6 62,5 64,0 61,5 Substrato 41,5 36,2 38,6 44,8 49,3 24,5 24 20,7 25,1 Tab. ! IV - Principali indici tipologici. dei dorsi troncati tende ad aumentare, presenza dei geometrici (IrGm 16,3-3,6-6,8) e si assiste al crollo quantitativo del substrato (44,8%-38,6%-36,2%). I confronti possono essere estesi ai contesti più o meno coevi dell’area basso adriatico, come il Riparo delle Cipolliane (Gambassini 1971), Taurisano (Laplace 1966) e Grotta Paglicci (str. 16-13) (Palma di Cesnola, Bietti 1983) . Stando ai dati della cronologia assoluta ed a quelli paletnologici i siti salentini sarebbero relativi ad una fase tarda dell’Epigravettiano antico a cavallo tra il Dryas recente ed il Lascaux, mentre a Paglicci è presente una sequenza suddivisa in più orizzonti correlabile ad un momento iniziale della fase a cran terminante con leggero anticipo rispetto ai primi due, nel pieno dell’interstadio del Lascaux. La sequenza di Paglicci rimane comunque la più completa seppure non sufficentemente estesa per l’intero periodo in analisi. I dati tipologici principali si possono così riassumere: frequenza dei bulini e dei grattatoi piuttosto alte, rapporto B/G sempre maggiore all’unità, predominio delle forme lunghe dei grattoi, valori del substrato piuttosto bassi, frequenza dei dorsi troncati ridotta ed indice ristretto dei cran con valori medi che tendono a diminuire verso i livelli più tardi. La divergenza maggiore con il sito garganico è legata prevalentemente alla struttura essenziale, per un aspetto quantitativo ridotto del substrato, contrapposto alla maggiore incidenza dei RAD. Altre convergenze strutturali sono indentificabili pure con il sito salentino del Riparo delle Cipolliane (str. 4), il quale possiede una struttura essenziale quasi sovrapponibile, unica differenza un incremento non molto maggiore dei bulini, ma un valore dell’indice ristretto dei crans un poco più spiccato e laminarità dei grattatoi piuttosto ridotta. Ci asteniamo al momento da un confronto di dettaglio con Taurisiano causa le spiccate divergenze tipologiche che marcano le frequenze di alcuni gruppi tipologici, relative in particolare modo all’elevato indice ristretto degli strumenti a cran. Se condideriamo come aspetto paletnologico generale il degradare dell’indice ristretto dei cran come un carattere dell’evoluzione dell’ Epigravettiano antico allora Grotta delle Mura ne rappresenta uno stadio certamente tardo. La datazione al radiocarbonio è perfettamente coerente (15,860 +/- 80), così com’è quella relativa allo strato 3 (Epigravettiano evoluto) delle Cipolliane (livello direttamente sovrapposto allo strato 4), con valori che oscillano tra i 15.300 ed i 15.000 B.P. Se ai dati paletnologici affianchiamo l’informazioni paleoambientali, la possibilità di una fase recente, contemporanea o addirittura di poco successiva dello strato 4 delle Cipolliane si concretizza. I dati antracologici e faunistici documentano a Grotta delle Mura un’oscillazione climatica verso un clima freddo arido, con vegetazione formata da conifere e prevalenza degli equidi (60%) sul bove (20%). Aspetti presenti appunto anche nel giacimento salentino. L’aspetto paletnologico compreso nei livelli di Grotta delle Mura si delinea in un arco cronologico molto ristretto, relativo agli inizi del Dryas I, una fase oramai terminale della cultura dell’Epigravettiano antico, dove si manifesta un calo degli strumenti con cran, a favore di un’altra tipologia di strumentario, predispondendo in parte l’evoluzione strutturale della fase successiva evoluta/finale che vede all’interno della famiglia degli erti differenziati il forte incremento dei dorsi troncati e delle punte/lame a dorso, geometrici, e dei grattatoi, in particolare delle forme frontali corte e circolari sui bulini, nonche della scomparsa dei pochi strumenti confezionati attraverso del ritocco piatto; in generale di molti di quegli aspetti che legano le industrie litiche tardiglaciali alla cultura gravettiana (Tab. IV). 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