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S. Giulitta Convegno Rovereto 2015

The fortified site of Santa Giulitta, in south-west Piedmont and close to Liguria, stands in an important position both for the Tanaro valley and linking paths from the plain to the see coast. According to some clues, it can be supposed that the castrum belonged to the Early Middle Ages, maybe to the Byzantine defensive system, but a more recent dating cannot be excluded.

PAOLO DEMEGLIO IL SITO FORTIFICATO DI SANTA GIULITTA A BAGNASCO (ALTA VAL TANARO, CN) ABSTRACT - The fortified site of Santa Giulitta, in south-west Piedmont and close to Liguria, stands in an important position both for the Tanaro valley and linking paths from the plain to the see coast. According to some clues, it can be supposed that the castrum belonged to the Early Middle Ages, maybe to the Byzantine defensive system, but a more recent dating cannot be excluded. KEY WORDS - Fortifications, Early Middle Ages. RIASSUNTO - Il sito fortificato di Santa Giulitta, situato nel Piemonte sud-occidentale, vicino al confine con la Liguria, si trova in una posizione importante sia per la valle del Tanaro sia per i percorsi di collegamento tra la pianura cuneese e l’area costiera. Alcuni indizi consentono di ipotizzare una sua collocazione in ambito altomedievale, forse un’appartenenza al sistema difensivo bizantino, ma non si può escludere una datazione più recente. PAROLE CHIAVE - Fortificazioni, Alto medioevo. Le indagini svolte nel sito di Santa Giulitta, posto nel comune di Bagnasco, si inseriscono in un programma di studio della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Torino, che ha riguardato l’alta val Tanaro – in particolare i comuni di Nucetto, Bagnasco, Priola, Garessio e Ormea – nel biennio 2012-13 (responsabili: Chiara Devoti e Carlo Tosco) e ha analizzato più aspetti della questione in una dinamica di lungo periodo, tra l’età romana e l’epoca contemporanea: dai dati archeologici alle emergenze architettoniche e artistiche, dal tessuto insediativo ai centri produttivi, dalle caratteristiche geomorfologiche al patrimonio arboreo, dai siti industriali dismessi alle ipotesi di valorizzazione del territorio. Le attività hanno previsto diversi sopralluoghi, in collaborazione con il Fondo Storico «Alberto 168 Atti Acc. Rov. Agiati, a. 264 (2014), ser. IX, vol. IV, A, fasc. II Fiore» di Garessio, volti a una migliore conoscenza della zona e all’individuazione dei siti dove concentrare e approfondire le ricerche. In questa sede si intendono proporre alcune osservazioni preliminari derivanti dall’analisi degli elevati – in assenza, al momento, di operazioni di scavo – e limitate alle strutture fortificate presenti a Santa Giulitta, che costituiscono una parte, ma non la totalità, delle emergenze presenti nel sito in oggetto: infatti, in un’area che misura circa 360 x 60 m, si trovano anche la cappella omonima (oggi con l’associazione del culto di San Quirico), in forme romaniche con interventi successivi (851 m slm); una chiesa adiacente e in parte sovrapposta, di maggiori dimensioni, dedicata agli stessi Santi e di avanzata età barocca; infine, a una quota sensibilmente più bassa, resti di edifici probabilmente collegati ad alcune attività post-medievali (1). Nonostante la complessità e la varietà delle strutture che si concentrano nel luogo, nessuna citazione nelle fonti documentarie precede l’età moderna (2). Il sito, come già ricordato, si trova nel territorio comunale di Bagnasco, cioè nella parte alta della valle del Tanaro, che è definita dal territorio di Ceva a nord e da quello di Briga Alta a sud (Fig. 1). La morfologia della valle è caratterizzata, nel tratto più settentrionale, circa fino a Garessio, da un andamento tendenzialmente nord/sud, mentre proseguendo verso il colle di Nava l’asse prevalente diventa quello nord-est/sudovest; da Ormea poi si diparte la valle del torrente Negrone, dove l’orientamento, sempre in un quadro sintetico e semplificato, risulta essere est/ ovest, seppure più tortuoso perché posto in ambito alpino. Rilevante è la presenza di due strettoie rocciose che, precedentemente agli interventi di età moderna, hanno condizionato il transito lungo il corso del fiume: la prima a sud di Ceva, tale da mettere in discussione in quel punto, per l’età antica, un collegamento diretto con la vicina pianura; la seconda tra Bagnasco e Pievetta, con la possibilità che lì il tracciato viario abbandonasse la fascia adiacente al Tanaro per salire a mezza costa e superare così lo sbarramento naturale, come sembrano confermare alcuni ritrovamenti archeologici inediti – in particolare pochi frammenti ceramici e (1) Per una sintesi iniziale sulle operazioni svolte in località Santa Giulitta nel 20122013 si vedano DEMEGLIO 2013 e DEMEGLIO 2014; per un primo inquadramento su tutto il territorio oggetto di studio da parte della Scuola di Specializzazione cfr. P. Demeglio, Insediamenti e archeologia in Alta Val Tanaro: dal transito al presidio, relazione presentata alla Giornata di Studio Studi e ricerche per il sistema territoriale alpino occidentale, Torino 13 dicembre 2013, a cura dell’Associazione Nazionale Centri Storico-Artistici - sezione Piemonte e Valle d’Aosta, ora in corso di stampa. (2) Vd. COCCOLUTO 2012, pp. 154-6; lo stesso testo è rilevante per alcune osservazioni sui percorsi qui di seguito. P. DEMEGLIO: Il sito fortificato di Santa Giulitta a Bagnasco (alta val Tanaro, CN) 169 Fig. 1 - Panoramica da Santa Giulitta verso Ceva. un asse in rame di Caligola per Agrippa – di cui ora è stata data una prima notizia (3). Se si amplia lo sguardo sulle aree limitrofe, non v’è dubbio che il transito sia stata una delle caratteristiche dominanti di questa zona, tale da condizionarne le scelte insediative. Si può notare che i percorsi verso la costa ligure, in particolare verso Finale e Albenga, sono posti per lo più in senso nord-ovest/sud-est, con tendenza a diventare nord/sud per quelli che partono da Ormea e dalle zone più occidentali (comune di Briga Alta e valli del Negrone e del Tanarello) e che si collegano poi con (3) Le strettoie sono state opportunamente evidenziate in RAVOTTO 2006-2007 p. 280, dove si avanza l’ipotesi che la zona di Bagnasco abbia potuto soffrire di un ritardo culturale rispetto ad altri tratti della valle proprio a causa della sua posizione chiusa e isolata; per una prima segnalazione dei dati inediti raccolti, i quali gettano nuova luce su quest’area, che non pare possa più essere considerata periferica rispetto al resto della valle, cfr. i testi citati a nota 1. 170 Atti Acc. Rov. Agiati, a. 264 (2014), ser. IX, vol. IV, A, fasc. II l’area tra Imperia e Ventimiglia. Infine, la stessa inclinazione nord-ovest/ sud-est, almeno nel tratto iniziale, caratterizza i collegamenti verso il Cuneese, sia con i centri urbani gravitanti sul Tanaro, come Augusta Bagiennorum/Benevagienna, Pollentia/Pollenzo, e Alba Pompeia/Alba, sia con gli agglomerati pedemontani, come Pedona/Borgo San Dalmazzo e Forum Germa/Caraglio (4). Il sito di Santa Giulitta si trova circa 2,5 km a sud dell’abitato di Bagnasco, lungo un crinale con direzione nord-ovest/sud-est, detto Costa della Capra, che presenta un andamento in salita fino alla punta omonima (m 1193) e di lì prima al monte Rossotta (m 1173), poi al monte Sotta (m 1204), il quale segna il confine attuale tra Piemonte e Liguria (5). Tale divisione amministrativa moderna divide l’alta valle Tanaro, in territorio piemontese, dall’alta valle Bormida, posta in Liguria, ma non segue la linea spartiacque dei bacini idrografici: le acque della Bormida appartengono infatti al versante padano e non a quello rivolto al mare. Lo stesso sito si trova oggi su percorsi secondari e sterrati, ormai poco frequentati, ma ancora attivi, secondo le notizie orali, alcuni decenni or sono. Questi sentieri conducono, dopo la bocchetta di Vetria, dapprima all’omonima località e quindi a Calizzano, in valle Bormida, da dove, attraverso il colle del Melogno, si raggiunge agevolmente il Finalese. Si tratta dunque di un tracciato di cresta, alternativo a quello oggi segnato dalla strada asfaltata che parte dalla piana di Bagnasco, poco a nord del centro abitato (frazione Piana), e arriva alla stessa Calizzano dopo aver superato il più basso colle dei Giovetti (m 912). Il sistema di valli e vallette, passi e colli, corsi d’acqua e crinali in salita sarà oggetto di approfondimenti e riconsiderazioni (6). Le variegate emergenze storiche di Santa Giulitta, sopra tratteggiate brevemente, si trovano in un ambiente boschivo con rocce affioranti, disposte a quote altimetriche progressive lungo la costa già ricordata, e raggiungono i 900 m slm nel punto più elevato, dove si trovano i resti di una torre. Lo spazio relativo alla fortificazione, che occupa la parte più elevata del sito, risulta sviluppato più in lunghezza che in larghezza e segue l’andamento del crinale su cui si organizza. I resti visibili non sono (4) Per la viabilità della zona risulta fondamentale COCCOLUTO 2004. (5) La Costa della Capra divide il rio Gambulogna a nord dal rio dei Saraceni a sud, entrambi affluenti del Tanaro. (6) Interessanti riflessioni sui collegamenti tra area costiera e valli alpine, in particolare tra Ventimiglia e la val Vermenagna, sono proposte da Frida Occelli in GANDOLFI, MARTINO & OCCELLI in stampa; ringrazio Frida Occelli per avermi concesso la lettura del testo inviato per gli Atti del Convegno. P. DEMEGLIO: Il sito fortificato di Santa Giulitta a Bagnasco (alta val Tanaro, CN) 171 continui, bensì divisi da interruzioni in tre nuclei principali: la cortina che ne costituisce il limite nord-orientale, una torre all’estremità sud-est, con lacerti delle mura ad essa collegate e infine tratti della cortina sudovest; al momento non è stata trovata traccia del limite nord-ovest, quello situato alla quota inferiore e opposto alla torre, che potrà essere indagato in futuro con diversi metodi, qualora non sia stato del tutto obliterato in occasione dello spianamento operato per realizzare la chiesa barocca. Analizzando più in dettaglio i tre nuclei principali relativi alle strutture difensive, la cortina nord-orientale risulta conservata per un lungo tratto, fino a congiungersi a monte, dopo una breve interruzione che accoglie un sentiero, con la torre; protegge il sito dal lato più accessibile, poiché digradante verso la pianura e il rio Gambulogna in modo non troppo ripido, solcato oggi da una tracciato percorribile con fuoristrada. Come già accennato, non è possibile individuare il suo limite a valle, anche se alcune tracce di malta rinvenute sul terreno nel corso di una ricognizione fanno presupporre che proseguisse verso lo spazio occupato dalle due chiese. L’elemento di maggior spicco di questo tratto è un’apertura che doveva essere terminata ad arco, come si può dedurre sia dall’andamento degli elevati (7) sia da alcuni blocchi lapidei presenti a terra nelle vicinanze: l’ipotesi più probabile è che l’arco stesso fosse a tutto sesto, anche se non si può escludere un andamento diverso (Figg. 2-4). La cortina, dopo aver svoltato verso sud, si collega alla torre a metà circa del suo lato nord: a una prima osservazione le murature sembrano realizzate in un’unica fase, ma saranno necessari ulteriori approfondimenti per verificare eventuali interventi differiti nel tempo (8). La struttura che si trova alla quota più elevata del complesso fortificatorio – anche se il crinale continua poi a salire verso sud-est – è una torre quadrangolare con un’apertura verso l’interno dell’area. Non sorge isolata ma, come già sottolineato, è collegata alla cortina muraria, seppure in modo asimmetrico: le mura che proseguono verso sud non si originano infatti dalla metà del lato della torre, come per quello settentrionale sopra descritto, ma costituiscono un prolungamento del perimetro più esterno della torre stessa (9). Tale prolungamento doveva poi addossarsi e collegarsi alla vicina parete rocciosa, in cui sono evidenti alcuni fori operati per raccogliere verosimilmente travi lignei: è stata così (7) UUSSMM 2001 e 2004 a monte; 2002 e 2003 a valle. (8) Cortina: UUSSMM 3011 e 3012; torre: UUSSMM 3010 e 3013. (9) UUSSMM 3005, 3006 e 3007. 172 Atti Acc. Rov. Agiati, a. 264 (2014), ser. IX, vol. IV, A, fasc. II Fig. 2 - Area della porta, muro a valle (USM 2003). realizzata un’integrazione ottimale tra le strutture manufatte e gli elementi naturali del luogo, al fine di ottenere un sistema di difesa più completo ed efficace. Infine, il terzo nucleo, piuttosto articolato, costituisce il limite sudoccidentale del sito fortificato, ma non è stato finora indagato: si trova in P. DEMEGLIO: Il sito fortificato di Santa Giulitta a Bagnasco (alta val Tanaro, CN) 173 Fig. 3 - Area della porta, muro a monte (USM 2004). un tratto più impervio e difficilmente raggiungibile, caratterizzato da forti pendenze e talvolta ripidi strapiombi che giungono fino al rio dei Saraceni e al tratto pianeggiante adiacente al fiume Tanaro. Le murature conservate possono raggiungere lo spessore di oltre un metro e sono conservate in elevato in alcuni tratti per un’altezza che 174 Atti Acc. Rov. Agiati, a. 264 (2014), ser. IX, vol. IV, A, fasc. II Fig. 4 - Area della porta, ipotesi di ricostruzione (a cura di A. Pugno). arriva fino quasi a 5 m; risultano costitute all’esterno da blocchi lapidei spaccati e sbozzati di dimensioni variabili, disposti in filari non troppo regolari, mentre nel nucleo interno si trovano elementi lapidei informi, forse lo scarto delle operazioni per ricavare il paramento esterno: in questo modo si poteva ottenere una resa ottimale dallo sfruttamento dei materiali da costruzione e dalle diverse fasi di lavorazione. In ogni caso, non vi è traccia di un’attenta squadratura poiché i conci non presentano angoli retti e facce piane: si può quindi ipotizzare l’opera esclusiva di muratori, per quanto non privi di buone capacità e valida esperienza per organizzare un’opportuna disposizione delle pietre, finalizzata a una costruzione efficace e stabile, senza postulare la partecipazione di artigiani più raffinati nella litotecnica. Solo gli elementi angolari della torre, di grandi dimensioni, e quelli relativi all’apertura ad arco evidenziano una maggior rifinitura (10). (10) Osservazioni analoghe sono state avanzate per S. Antonino di Perti (CAGNANA 2001, p. 205). P. DEMEGLIO: Il sito fortificato di Santa Giulitta a Bagnasco (alta val Tanaro, CN) 175 La malta che funge da legante risulta tenace e di un colore leggermente variabile tra il grigio chiaro e il crema chiaro, con evidenti calcinelli e rari frammenti laterizi (alcuni piccoli frammenti laterizi si trovano talvolta sulla superficie dell’area); è stesa in letti e giunti che raggiungono anche i 5 cm all’esterno, mentre all’interno è molto abbondante: la notevole quantità di malta impiegata è conseguenza della tecnica costruttiva utlizzata, con la posa di elementi lapidei sommariamente selezionati, semilavorati e non squadrati. Si deve poi notare come la tessitura muraria della torre appaia più curata e regolare rispetto a quella delle cortine, con evidenti tracce di allineamenti equidistanti (circa 55-60 cm) e di fori pontai posti allo stesso livello, dovuti a diverse fasi di cantiere e finalizzati a ottenere orizzontamenti per regolarizzare la muratura e agevolare la posa in opera dei blocchi; i cantonali risultano inoltre di maggiori dimensioni per garantire una buona stabilità alla struttura (11) (Fig. 5). Infine, nel perimetrale della torre rivolto all’esterno (12) si conservano evidenti tracce di una finestra strombata, con i due lati che presentano un grado di inclinazione differente l’uno dall’altro (Figg. 6-7). Lo studio parziale degli elevati conservati ha visto un significativo approfondimento nel corso di una tesi presentata alla Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio sugli aspetti materiali del manufatto (13). L’evidente problematicità a reperire il materiale da costruzione a causa delle caratteristiche geomorfologiche del sito, della sua posizione isolata e in quota e della difficoltà a raggiungerlo ha spinto a considerare l’ipotesi che si fossero utilizzate risorse locali, naturalmente affioranti nelle vicinanze. Si è quindi proceduto a un’analisi degli elementi lapidei naturali e di quelli artificiali, avviando un processo di diagnostica fondamentale per verificare tale ipotesi di lavoro. Nel corso di due sopralluoghi e della settimana di attività sul campo svolta nel luglio 2013 si sono operate attente analisi autoptiche, la cui importanza non può essere sottovalutata o ridimensionata, che sono risultate indispensabili sia per avanzare alcune importanti osservazioni preliminari, sia per selezionare i punti da cui effettuare i prelievi dei campioni da analizzare, tenendo in considerazione le caratteristiche e le alterazioni, oltre che il degrado, della struttura. In seguito, gli stessi campioni sono stati sottoposti ad alcune indagini all’interno del Laboratorio di analisi chimiche e mineralogiche presso (11) Vd. in particolare l’USM 3002. (12) UUSSMM 3006 e 3007. (13) SABA 2014: si riassumono qui di seguito alcuni dei risultati più significativi del lavoro, dal punto di vista archeologico. 176 Atti Acc. Rov. Agiati, a. 264 (2014), ser. IX, vol. IV, A, fasc. II Fig. 5 - Torre, USM 3002. il Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura dell’Università degli Studi di Cagliari (14). Dopo aver operato delle sezioni sottili e aver ottenuto la disgregazione delle malte per separare la frazione legante dall’aggregato, sono state eseguite osservazioni al microscopio otti- (14) Le operazioni si sono svolte con la collaborazione della prof.ssa Silvana M. Grillo e l’assistenza del sig. Claudio Zara, tecnico di laboratorio. P. DEMEGLIO: Il sito fortificato di Santa Giulitta a Bagnasco (alta val Tanaro, CN) Fig. 6 - Torre, finestra strombata dall’interno. Fig. 7 - Torre, finestra strombata dall’alto. 177 178 Atti Acc. Rov. Agiati, a. 264 (2014), ser. IX, vol. IV, A, fasc. II co, analisi granulometriche e analisi difrattometriche. Gli obiettivi posti riguardavano la definizione petrografia, l’individuazione delle cave o almeno della zona di approvvigionamento e la descrizione delle principali caratteristiche fisiche e meccaniche per quanto concerne il materiale lapideo; infine, relativamente al legante, la definizione del tipo di malta in base ai suoi componenti e al loro rapporto, la localizzazione della provenienza dell’aggregato e la misura delle principali caratteristiche fisiche e meccaniche. Si è quindi potuto confermare che il materiale lapideo utilizzato è di provenienza locale: si tratta di una roccia metamorfica, le dolomie del vicino Monte Rossotta, a cui si possono attribuire anche alcuni elementi che presentano apparenti anomalie, quali una maggior porosità con abbondanza di piccole cavità vacuolari e alcune venature di colore rossobrunastro con evidente scistosità. Nello stesso sito di Santa Giulitta si nota del resto la presenza di alcuni affioramenti rocciosi da cui la pietra poteva essere facilmente ricavata; inoltre, pare di poter cogliere alcune tracce di strumenti adatti a tale scopo, ma l’indagine dovrà essere approfondita. Altre tracce di lavorazione sono presenti su alcuni blocchi posti in opera nella muratura, soprattutto nei pressi della porta, ma anche in questo caso si tratta di osservazioni preliminari e occorreranno indagini più sistematiche e approfondite al fine di verificare l’ipotesi e proporre l’individuazione degli strumenti utilizzati. Per quanto riguarda il legante, si tratta di una malta costituita da calce aerea e da un aggregato sabbioso di tipo fluviale: in alcuni casi tale inerte è compatibile sia con la sabbia del Tanaro sia con quella del rio Gambulogna; in altri, soprattutto in certi tratti della torre, è più probabile sia stato utilizzato il secondo, più vicino e di più agevole accesso. Un’ulteriore osservazione sulle malte della torre è che queste, sulla base dei campioni finora prelevati e analizzati, risultano di qualità superiore rispetto a quelle della cortina: infatti, le analisi granulometriche hanno dimostrato come in questo caso il rapporto tra le dimensioni e la percentuale degli elementi dell’aggregato descriva un legante con scarsa porosità e buona densità, mentre in altre zone si sono registrate caratteristiche meno performanti. In ogni caso, è stata evidenziata la compresenza di malte con caratteristiche diverse, seppure con alcuni tratti analoghi. Poiché al momento non si sono rilevate fasi di costruzione differenti, tale disomogeneità potrebbe essere riferita alla presenza di varie maestranze o ancora più semplicemente al susseguirsi delle giornate di lavoro, con una maggiore attenzione posta negli elementi più importanti, come la torre di colmo, dove già si sono evidenziati accorgimenti di particolare cura nella realizzazione della tessitura muraria. In conclusione, P. DEMEGLIO: Il sito fortificato di Santa Giulitta a Bagnasco (alta val Tanaro, CN) 179 si pensa che i forni di cottura potessero essere nella zona del cantiere, grazie alla presenza di acqua sorgiva e alla facilità di approvvigionamento di legname dalla circostante area boschiva. Le caratteristiche della muratura appena descritta portano a collocarla nell’ambito di un opus incertum – cioè un paramento costituito da elementi lapidei non lavorati, di dimensioni eterogenee e tessitura irregolare – realizzato con sapienza e cura, per cui è probabile la partecipazione di maestranze locali. Tale opera muraria non può condurre di per sé a una collocazione cronologica precisa, ma occorre ricordare la sua diffusione in area ligure tra la tarda antichità e l’alto medioevo, in contesti funzionali diversi (15). Inoltre, a livello locale e a seguito di un’indagine preliminare, non trova riscontri con i castelli, gli apparati difensivi e gli edifici religiosi attribuibili ai secoli successivi. Un altro elemento significativo del complesso di S. Giulitta è una finestra che si apre nel lato orientale della torre sommatile, cioè nella parete che si affaccia, come sopra ricordato, su una piccola sella all’esterno della fortificazione, la quale interrompe, per un breve tratto, la risalita del crinale verso sud-est. Tale finestra, conservata solo parzialmente, si presenta con una strombatura, anche se i due limiti diagonali hanno inclinazioni leggermente differenti; è realizzata con cura ed è definita da elementi lapidei che hanno subito processi lavorativi sapienti, analoghi a quelli dei cantonali della stessa torre o della porta ad arco. Le aperture strombate caratterizzano, come è noto, la fase centrale o tarda del medioevo, mentre nel periodo precedente si privilegiano quelle a spalle rette, con una certa ampiezza, eventualmente con riseghe o ‘a fungo’. Non mancano tuttavia alcuni riferimenti più antichi, anche se geograficamente distanti. La chiesa di San Lorenzo di Zumelle, nel comune di Mel in provincia di Belluno, è legata alle vicende del castello omonimo, nel cui ambito si trova: esso, posto sulla sommità di un rilievo isolato non lontano dal Piave, è conservato oggi in alzato nella sua facies bassomedievale (X-XV secolo), ma alcuni resti, in parte attribuibili a una fortificazione e in parte a un luogo di culto, appartengono a una fase precedente. In particolare la chiesa, a navata unica leggermente trapezoidale, delimitata a sud da un perimetrale scandito all’esterno da lesene e con una recinzione presbiteriale in muratura (15,20 x 5,70 m), era terminata da un’abside semicircolare con un’apertura strombata leggermente decentrata. Un vano annesso nella zona meridionale ospitava alcune sepolture per la maggior parte in cassa litica e deposte dopo la costruzio- (15) Cfr. CAGNANA 2001. 180 Atti Acc. Rov. Agiati, a. 264 (2014), ser. IX, vol. IV, A, fasc. II ne della chiesa. Lo studio degli elementi appena ricordati, unito al rinvenimento di alcuni materiali in superficie, ha portato a una datazione al VI secolo, più probabilmente in età gota (16). Un’ulteriore suggestione viene dal sito fortificato di Sant’Ambrogio di Perledo, in provincia di Lecco, organizzato su tre terrazze successive: quella più elevata, posta a 690 m slm, ospita i resti una struttura rettangolare di 7 x 8 m, probabilmente una torre, mentre in quella mediana si trovano i ruderi della chiesa omonima, riferibili al XVII secolo anche se l’edificio è documentato già in precedenza. L’accesso avveniva dalla zona inferiore, dove sono conservate strutture murarie di dimensioni maggiori, con ‘feritoie’ purtroppo non meglio descritte e la cui definizione dovrà essere approfondita. In assenza di scavi sistematici, l’«unico dato materiale che consente un aggancio cronologico è una fibbia di cintura datata al VII secolo avanzato» (17). Solo il proseguimento delle ricerche potrà tentare di meglio delineare i termini di un’eventuale diffusione precoce, cioè in ambito altomedievale, di aperture caratterizzate dalle spalle convergenti, pur in un indubbio quadro di maggior presenza di spalle rette. Ulteriori indizi si derivano da due elementi rinvenuti in superficie in tempi e circostanze diversi, entrambi bisognosi di ulteriori approfondimenti. Il primo, posizionato non lontano dal tratto di difesa sud-occidentale, cioè quello più impervio e analizzato in modo meno approfondito, è stato acquisito durante le attività della Scuola di Specializzazione nella campagna di luglio 2013: si tratta di un frammento di anfora di ridotte dimensioni e difficile riconoscimento, molto degradato per la sua lunga esposizione agli agenti atmosferici, su cui in questa sede non si avanzano ancora proposte di attribuzione e datazione. Il secondo, che si trova nel “Museo Storico di Nucetto e dell’Alta Val Tanaro” grazie all’osservazione attenta del suo responsabile, Filippo Nicolino, è un elemento in ferro che misura 60 mm di lunghezza, 95 mm di diametro massimo e meno di 2 mm nel punto più stretto (Fig. 8). Inizialmente interpretato come cannula conica cava, mancante della cuspide, riconducibile a una freccia o ‘a coda di rondine’ o con punta piana triangolare come alcuni esempi provenienti dal castrum di Sant’Antonino di Perti (18), parrebbe piuttosto un piccolo puntale o un porta candele o altro tipo di (16) POSSENTI 2009, pp. 38-40. (17) DOLCI & PRUNERI 2007, p. 127. (18) DE VINGO, FOSSATI & MURIALDO 2001, pp. 531-537; in particolare p. 537 (tipo 2.3b) e il n. 11 nella tav. 75, p. 535. P. DEMEGLIO: Il sito fortificato di Santa Giulitta a Bagnasco (alta val Tanaro, CN) 181 Fig. 8 - Elemento in ferro. oggetti: in attesa di ulteriori approfondimenti, lo si può collocare in un orizzonte medievale. In conclusione, il sito fortificato di Santa Giulitta si presenta come un complesso articolato, conservato parzialmente ma con alcune parti che, seppure ridotte a stato di rudere, permangono in elevato per alcuni metri. Rimane problematica la sua datazione, anche se alcuni indizi orientano verso l’alto medioevo: in particolare la posizione geografica, l’organizzazione spaziale e la tessitura muraria richiamano da un lato il noto castrum bizantino di Sant’Antonino di Perti (19), posto nel Finalese e quindi poco distante, dall’altra un insediamento difensivo meno noto come S. Bernardo di Millesimo, situato nella parte ligure della vicina val Bormida, inserito nello stesso orizzonte cronologico e politico, sebbene l’attribuzione manchi del supporto dello scavo stratigrafico e si basi sui materiali, ancorché significativi, raccolti nei pressi (20). Stesso orientamento sembrano confermare i materiali rinvenuti in superficie, ma il loro stato di conservazione non è ottimale e il loro numero decisamente esiguo. Per contro, la finestra strombata richiama ambiti più tardi, ma non è da escludere, come si è visto, una sua datazione anticipata; non si può dimenticare, inoltre, l’assenza del sito dalle fonti scritte di età medievale, che pure riportano liste e citazioni di castelli della zona. Il quadro complessivo risulta quindi ancora piuttosto nebuloso, ma alcuni indizi fanno scaturire suggestioni di indubbio interesse: l’ipotesi di lavoro più accreditata pare al momento essere quella di un castrum (19) S. Antonino 2001. (20) PALAZZI et al. 2006, PALAZZI et al. 2007; si ricorda che la Bormida appartiene, come il Tanaro, al bacino idrografico del Po. 182 Atti Acc. Rov. Agiati, a. 264 (2014), ser. IX, vol. IV, A, fasc. II edificato in età altomedievale, probabilmente dai Bizantini, per difendere un’area che, seppure posta oltregiogo, era con ogni probabilità sotto il loro controllo e apparteneva ancora alla diocesi di Albenga. La progressiva avanzata longobarda verso sud cambiò poi le appartenenze territoriali (21). Pare al momento prematuro spingersi oltre, come devono cautamente rimanere sullo sfondo questioni più generali quali quelle sull’organizzazione della fortificazione, la sua committenza, la sua gestione, il suo rapporto con il potere centrale e con la popolazione locale, il suo inserimento in un sistema difensivo più ampio e le caratteristiche etniche degli occupanti (22). Senza dimenticare che non si può escludere una collocazione cronologica più recente, con l’ovvia conseguenza di un profondo ripensamento generale del sito di Santa Giulitta. BIBLIOGRAFIA Ai confini, 2011 - Ai confini dell’Impero. Insediamenti e fortificazioni bizantine nel Mediterraneo occidentale (VI-VIII sec.). 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