La villa di Domiziano
a Castel Gandolfo
Paolo Liverani
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Fig. 1 - Pianta della villa di Domiziano nell’area di Villa Barberini: 1. teatro della villa, 2. nicchioni della sostruzione tra i
terrazzamenti superiore e mediano, 3. criptoportico di sostruzione tra i terrazzamenti mediano e inferiore, 4 area del palazzo
imperiale (da Liverani 1989)
L’
Albanum Domitiani, la villa che l’imperatore s’era costruito presso l’attuale
Castel Gandolfo, si trovava nel cuore
di una vastissima proprietà imperiale che, in
base a quanto attestano le fonti, abbracciava
praticamente tutto il lago di Albano.1
Il corpo centrale della proprietà si può localizzare nell’area oggi compresa nella villa
pontificia, già Barberini, (ig. 1) subito a sud
della cittadina di Castel Gandolfo e – in parte
– nell’ambito della villa della Congregazione
di Propaganda Fide, a est della proprietà pontificia. Tale area comprende dunque la cresta
del cratere vulcanico occupato dal lago di Albano e il declivio che scende verso sud-ovest
in direzione del mare.
Tale declivio fu suddiviso in terrazzamenti
che formano tre ripiani principiali. Almeno per
uno di essi, quello mediano, abbiamo tracce di
un terrazzamento in opera reticolata anteriore
all’intervento di Domiziano, che si riconosce
in alcuni tratti dove il muraglione del grande
criptoportico flavio ha ceduto, all’altezza del
giardino degli aranci.
Sul ripiano superiore si trovano le conserve
d’acqua, una delle quali particolarmente notevole rientra nella proprietà di Propaganda
Fide. Esse dovevano essere rifornite dall’acqua
piovana e, grazie alla loro posizione elevata, potevano distribuire acqua a tutti gli edifici della
villa imperiale. Il resto del pianoro superiore,
invece, non doveva essere utilizzato dall’imperatore, visto che vi si sono trovate le tracce di
un sepolcreto utilizzato per i servi della tenuta.
L’evidenza andrebbe però riesaminata per capire la fase di utilizzo, in relazione alle tombe
Residenze Imperiali del Lazio, Atti della Giornata di Studio (Monte Porzio Catone, 3 aprile 2004)
a cura di M. Valenti (Tusculana - Quaderni del Museo di Monte Porzio Catone, 2) Frascati 2008
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Figg. 2-3 - G.B. P, 1762: vedute delle sostruzioni della villa di Domiziano (Foto Musei Vaticani)
rinvenute in altre parti della villa, di cui si dirà
più avanti.
Il ripiano più importante era certamente quello mediano. Qui si concentravano le
La villa di Domiziano a Castel Gandolfo
strutture di maggiore impegno monumentale
e di rappresentanza. Vi trovava posto il corpo
principale del palazzo imperiale, attualmente
diviso tra la proprietà pontificia e quella di
Paolo Liverani
Fig. 4 - Il teatro della villa di Domiziano (Foto Musei Vaticani)
Propaganda Fide. Si tratta della parte meno
nota di tutto il complesso, ricostruibile nelle
grandi linee solo sulla base dei vecchi rilievi
ottocenteschi del Rosa,2 che vide i resti in uno
stato probabilmente migliore dell’attuale.
Dopo gli studi ancora fondamentali del
Lugli sono poche le acquisizioni significative. Ricordo solo i saggi di Filippo Magi sul
lato occidentale del palazzo, all’angolo con le
sostruzioni del ripiano superiore.3 Secondo il
Rosa si potevano riconoscere almeno tre piani
che coprivano il salto di quota tra il ripiano
superiore e quello mediano.
A nord-ovest del palazzo si estende la
grandiosa sostruzione che sorregge il ripiano
superiore, animata da quattro grandi nicchioni che servivano da ninfei4 e che da sempre
formano uno degli elementi più caratteristici
e suggestivi della villa imperiale. Ne restano
numerose riproduzioni da parte di turisti e di
artisti: ricordo diversi disegni seicenteschi in
codici vaticani5 o nel Museo Cartaceo di Cassiano del Pozzo,6 nonché le famosissime vedute del Piranesi (igg. 2-3).7
A metà circa di questo muraglione è il cunicolo che attraversa la cresta del cratere e che
serviva come scorciatoia all’imperatore quando voleva recarsi al lago.8
All’estremità nord-occidentale della sostruzione si trova il piccolo teatro della villa (ig.
4), dove si svolgevano abitualmente i ludi scenici per celebrare i Quinquatria Minervae, la
festività che ricorreva dal 19 al 23 marzo. È
probabile che anche le gare poetiche e oratorie
che si tenevano in quest’occasione si svolgessero nello stesso luogo.9
Le prime notizie sullo scavo risalgono al
1657. In questi scavi10 si rinvennero i quattro esemplari del satiro versante di Prassitele,11 che entrarono nella collezione Chigi.12
Attualmente sono divisi tra Dresda, il British
Museum e il Museo Getty. Vennero inoltre
alla luce un paio di fistole plumbee13 ed è probabile che dagli stessi scavi vengano anche il
cornicione e l’architrave disegnati in un codice barberiniano della Biblioteca Vaticana,14
in quanto appaiono identici ai frammenti architettonici rinvenuti successivamente (ig. 5) ,
probabilmente durante gli scavi Lanciani della
fine dell’800.15
Tra Otto- e Novecento, in diverse riprese,
è stata messa alla luce tutta l’orchestra, buona
parte della cavea, con il sottostante corridoio,
Fig. 5 - Cornicione probabilmente dalla porticus del teatro di Domiziano (Foto Musei Vaticani)
Residenze Imperiali nel Lazio
Tusculana 2
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il pulpito e una piccolissima parte della scena.16 Alle spalle di quest’ultima doveva estendersi un portico sostenuto dai terrazzamenti
che tuttora sostengono il moderno piazzale.
Henner von Hesberg ha in corso di pubblicazione uno studio con la ricostruzione del
teatro e della sua decorazione architettonica,
presentato in via preliminare alcuni anni fa17
e più di recente in un seminario dell’Istituto
Archeologico Germanico di Roma.18 I frammenti architettonici sono esposti parte sul posto e parte nel piccolo antiquarium della villa
pontificia.
Nel muraglione con i nicchioni, in un punto adiacente al teatro erano murati anche alcuni frammenti interessanti non solo in sé, ma
anche perché furono disegnati da Piranesi: alludo in particolare a un rilievo con scena di sacrificio e a un cumulo d’armi. Di recente sono
stati restaurati e portati nell’antiquarium per
difenderli dalle intemperie.19
Il terzo terrazzamento, infine, era quello
più vasto e articolato. Lo divideva dal ripiano mediano un colossale criptoportico (ig. 6),
uno dei più monumentali del mondo romano,
che – come si è accennato – sostituiva in parte
un terrazzamento anteriore più modesto. Del
grande criptoportico domizianeo si conser-
Fig. 6 - Criptoportico, veduta dell’interno (Foto Musei Vaticani)
La villa di Domiziano a Castel Gandolfo
va piuttosto bene solo la parte sud-orientale,
che costituisce circa un terzo dell’originaria
lunghezza, mentre quella nord-occidentale
appare crollata fin dalle prime immagini che
possediamo della villa.20
Un indizio sull’epoca del crollo si può trovare nel diario di viaggio di una nobildonna
tedesca che nel 1806 visitò villa Barberini. La
contessa Elisa von der Recke, infatti, riferisce
che – in epoca di poco anteriore alla sua visita –
era stata scoperta una necropoli all’interno del
criptoportico e che il “castellano” – verosimilmente il principe Barberini – le aveva raccontato che le teste degli scheletri erano protette
da tegole e avevano talvolta monete in bocca,
alcune delle quali la contessa ebbe in dono. Si
trattava di una piccola moneta d’argento con
l’immagine di Faustina e di due in bronzo
in cui si leggeva il nome di Settimio Severo
e Caracalla e si riconosceva il loro ritratto.21
Se dunque un monumento che pure conserva
tracce della sua lussuosa ornamentazione era
stato declassato a luogo di sepoltura, è lecito pensare che già verso la fine del II – inizi
del III sec. fosse stato danneggiato da uno dei
terremoti non infrequenti in questa zona, anche se in genere non molto violenti. La parte
crollata è infatti quella nord-occidentale che, a
differenza della sezione sopravvissuta, in questo tratto aveva larghe finestre che ne indebolivano la struttura.
In questo modo si spiegano forse anche le
sepolture di tipo simile, ma di età imprecisata,
che furono rinvenute nel 1909 nel piazzale dietro alla scena del teatro,22 che – come s’è detto
– nell’epoca di splendore della villa doveva essere occupato da un quadriportico. D’altronde
già Lugli aveva ipotizzato una decadenza della villa in età severiana, quando cioè nell’area
della tenuta imperiale – in corrispondenza
dell’attuale cittadina di Albano – erano stati
edificati da Settimio Severo i Castra Albana
per la fedelissima seconda Legione Partica,
che l’imperatore si era portato dall’oriente per
evidenti ragioni di sicurezza.
Per continuare l’analisi del ripiano inferiore della villa, si deve ricordare almeno la
presenza, a sud-ovest del nucleo del palazzo,
Paolo Liverani
Fig. 7 - Monumento equestre (Foto Musei Vaticani)
del cosiddetto Ippodromo: un’area recintata
da due murature parallele, allineate con le sostruzioni dei ripiani e chiusa a nord-ovest a
semicerchio, mentre non è chiara la sua conclusione sud-orientale. In realtà si tratta di una
sistemazione a giardino e non di un vero ippodromo,23 anche se verso il 1930 l’illusione del
nome era stata rafforzata dal rinvenimento, in
questa zona, di un monumento equestre (ig.
7).24 Esso sembrava particolarmente adatto a
un ippodromo, ma in realtà un esame più attento mostra la presenza di una serie di integrazioni seicentesche, per cui dobbiamo ritenere che sia stato posto qui dai Barberini e che
sia successivamente caduto e rimasto sepolto,
così da dare l’illusione di una sua pertinenza
alla decorazione originale della villa imperiale.25 Di recente il monumento è stato spostato
nei giardini della villa pontificia per dargli un
maggiore risalto e allo stesso tempo una migliore protezione dalle infestazioni di lichene
che lo avevano aggredito.
A conclusione di questa rapida panoramica
si possono dare alcune indicazioni riassuntive
Residenze Imperiali nel Lazio
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Fig. 8 - Arianna tipo Valentini (Foto Musei Vaticani)
sulla decorazione scultorea, che doveva arredare il parco della villa. Conosciamo infatti il
luogo di rinvenimento di alcune sculture venute alla luce tra il 1930 e il 1932 durante i lavori
di adeguamento, eseguiti dopo l’acquisizione
da parte della Santa Sede. Vicino al bordo del
terrazzamento mediano, a sud del palazzo imperiale, fu rinvenuta una statua tipo Arianna
Valentini (ig. 8), attualmente esposta nell’atrio
di Villa Barberini.26 Una decina d’anni fa la
scultura è stata nuovamente restaurata e in
Tusculana 2
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Fig. 10 - Torso in basanite, tipo atleta di Efeso (Foto Musei
Vaticani)
Fig. 9 - Efebo tipo Westmacott (Foto Musei Vaticani)
quell’occasione si è potuto constatare come
anche questa scultura sia da datare all’età di
La villa di Domiziano a Castel Gandolfo
Domiziano, contrariamente a quanto riteneva
l’autore dello studio più esauriente sul tipo, il
Bielefeld, che pensava a una datazione in età
antonina.
Poco più a nord-ovest nel ripiano inferiore, a breve distanza dal muro di terrazzamento
che sostiene il ripiano mediano, furono rinvenute diverse altre sculture, anch’esse di notevole livello qualitativo: si tratta di una replica
del Marsia mironiano,27 attualmente esposta
nel Museo Gregoriano Profano in Vaticano,
Paolo Liverani
di una dell’Efebo tipo Westmacott28 (ig. 9) e
di un magnifico torso in basanite tipo atleta
di Efeso (ig. 10).29 Possiamo immaginare che
tali statue siano cadute dal margine del terrazzamento superiore.
Se a questi dati più sicuri aggiungiamo con
cautela anche i rinvenimenti di altre sculture, di
cui non è purtroppo conservata la provenienza esatta, sembra di poter riconoscere alcune
linee di tendenza e di indovinare qualche elemento del progetto originario.30 Innanzitutto
è chiaro che Domiziano, o meglio i suoi architetti e arredatori, utilizzarono sia sculture fatte
eseguire appositamente per la villa, sia sculture
già esistenti, provenienti da altre proprietà imperiali o forse da ville acquisite in vari modi
nell’area. Tra queste sculture più antiche dobbiamo per esempio annoverare proprio l’efebo
tipo Westmacott e il Marsia. In secondo luogo
è possibile aggregare tematicamente o stilisticamente dei nuclei di sculture. All’efebo e al
torso in basanite già citati, infatti, possiamo
accostare due torsi tipo fanciullo di Dresda:31
si tratta in tutti questi casi di sculture che risentono in maniera diretta o indiretta dell’influsso policleteo e che sembrano abbastanza
coerenti per un programma di decorazione a
carattere atletico.
Meno caratterizzate da un punto tematico e
più genericamente decorative sono alcune statue di dimensioni minori del vero che costituiscono repliche da prototipi medio ellenistici,
come un satiro, che faceva parte di un gruppo
con una ninfa,32 una Venere tipo Anadyomene,33 un torso di Dioniso, parte di un gruppo
in cui il dio ebbro veniva sorretto da un satirello,34 e infine un’erma dell’inverno,35 parte di
una serie rappresentante le quattro stagioni.
NOTE
1 Ancora fondamentale G. L, La villa di Domiziano sui
Colli Albani, parte I, BullCom XLVII, 1917, pp. 5-54; L
1918.
2 L 1918, tav. I; G. L, La villa di Domiziano sui Colli
Albani, parte III, BullCom XLIX, 1919, pp. 153-205.
3 F. M, Omaggio a Venere (su architrave domizianeo di Castel
Gandolfo), RM LXXXIII, 1976, pp. 157-164.
4 M. B, Roman Construction in Italy from Tiberius through
the Flavians, Washington 1959, pp. 135-136; N. N,
L’architettura delle fontane e dei ninfei dell’Italia antica, MemNapoli V, 1965, pp. 156-157, n. 75, figg. 34, 83; P. G,
Les jardins romains, Paris 1969, p. 305; A.G. MK, Houses,
villas and palaces in the Roman World, London 1975, p. 131; G.
H H, Studien zur römischen Nischenarchitektur, Leiden 1979, p. 72; H. M, Die Römische Villa.
Architektur und Lebensform, München 1987, p. 71, fig. 44; W.
L, Römische Brunnen und Nymphea in der westlichen
Reichshälfte, (diss.) Münster 1989, p. 308, n. 73.
5 Cod. barb. lat. 1871, fol. 44 (G. L, BullCom XLIX,
1919, p. 155, tav. XI; sul codice cfr. B. A - L. I, Monumenta Albani et locorum adiacentium, una raccolta di
disegni del XVII secolo, Palladio 16, luglio-dicembre 1995, pp.
107-126); acquerello sul frontespizio del cod. barb. lat. 4362,
contenente una raccolta di dipinti di fiori di Francesco Mingucci e datato 21 agosto 1639.
6 Windsor Library RL 10402: cfr. sulla serie di questi disegni
F. S, Sull’atelier di Cassiano dal Pozzo: metodi di ricerca
e documenti inediti, in QuadPuteani 3, 1992, specie pp. 57-60;
M. B, in QuadPuteani 4, 1993, p. 129, n. 82; B. A - L. I, Monumenti di Albano, Castel Gandolfo e
Residenze Imperiali nel Lazio
Nemi in alcuni disegno della collezione Dal Pozzo di Windsor
Castle, in Archeologia Laziale XII.2, Roma 1995, p. 502, n. 6
(vol. A12/186 f. 10365v); p. 504, n. 10, fig. 4 (vol. A12/186
f. 10402).
7 G.B. P, Di due spelonche ornate dagli antichi alla riva
del lago Albano, Roma 1762, tavv. 9-10.
8 M. G, Una moneta di Tito nella Villa Pontiicia di
Castel Gandolfo, in RendPontAcc, XLIV 1971-72, pp. 167-172;
M.S. B, Via per montes excisa. Strade in galleria e passaggi
sotterranei nell’Italia Romana, Roma 1998, pp. 254-255.
9 Suet., Domit. 21; Plin., Paneg. 82.
10 R. L, I commentari di Frontino intorno alle acque e
gli acquedotti, MonAL s. III, IV, 1879-1880, p. 454; G. L,
StRom II, 1914, p. 27; E. B, I papi in campagna, Brescia 1982 (II ed.), pp. 379, 384 n. 31; L 1989, pp. 23,
38 n. 17. Cfr. anche Bartoli, in C. F, Miscellanea ilologica,
critica e antiquaria I, Roma 1790, memoria 147; R. L,
Storia degli scavi di Roma V, Roma 1994, pp. 151, 226.
11 N 1988, pp. 50, 141, n. 9.2, tav. 5; P. L,
RendPontAcc LXI, 1988-89, pp. 107-108 e nota 7.
12 Resta il conto, datato 22 giugno 1661 del loro trasporto da
Castel Gandolfo a Roma, al palazzo dei Ss. Apostoli pubblicato da V. Golzio, Documenti artistici sul Seicento nell’archivio
Chigi, Roma 1939, p. 312, n. 3781, cfr. anche p. 307.
13 CIL XIV 2304-2305 = XV 7819-7820; L, I commentarii, cit. a nota 10, pp. 453-454, nn. 202-203; Suarez, cod.
vat. 9136, ff. 209-213; 9140, ff. 47-48 (cit. da L 1918, p.
15); cod. Barb. lat. 2063, f. 109; cod. Chis. J VI 205, ff. 57-58
(già 56-57) con ottimi calchi; Suarez, cod. vat. lat. 9136, f.
Tusculana 2
59
264, ed. T. Schreiber, BerSächsGesellWissLeipzig 37, 1885, p.
122: “in agro Albano ad Castrum Gandolfi in Exc.mi Principis Praenestini [scil. Barberini] horto, tubo plumbeo ibidem
invento anno 1657 erat incisum IMP. CAESAR. DOMITIANI AVG. SVB CVRA ALYPII PROC. FEC. ESY[5
cerchietti]CHVS ET HERA, quod olim supplebant.”
14 Cod. Barb. lat. 4426, f. 56 (già 42). Benché miscellaneo il
codice contiene alcuni disegni che si possono approssimativamente datare: la sfinge (f. 22), il sarcofago di Villa Giulia
(ff. 27, 29) e quello strigilato (f. 28) sembrano essere stati rinvenuti durante il rifacimento di Piazza S. Pietro (1667?); il
mosaico del f. 44 viene probabilmente da scavi del 1670.
15 R. L, NSc 1886, p. 236; cfr. anche R. L,
Notes from Rome, s.l. 1988, p. 14, corrispondenza del 12.8.1876.
L 1918, p. 5, riporta la notizia dello scavo del teatro di S.
Bartoli in C. F, Miscellanea ilologica, critica e antiquaria I,
Roma 1790, memoria 147, ma la riferisce a un’ipotetica scala
di comunicazione tra il secondo e il terzo terrazzamento. Un
pagamento di casa Chigi dell’8 maggio 1662 a Adamo Bifronte “per aver fatto un busto d’Alabastro et restaurato una
testa d’imperatrice antica (...) di Castel Gandolfo” potrebbe
forse riferirsi agli stessi scavi (V. G, Documenti artistici
sul Seicento nell’archivio Chigi, Roma 1939, p. 313).
60
Berlin 1817, pp. 181-182.
22 L 1918, p. 38 nota 2, tav. II, H.
23 L 1918, p. 65.
24 L. C, L’Illustrazione Vaticana 4, 1933, p. 580, figg.
4-6; O. B, AA 1933, cc. 594-595, n. 6, fig. 9; B. N, RendPontAcc IX, 1933, p. 70; Id., Atti III Congr. Naz.
St. Rom. I, Bologna 1934, pp. 35-36, tav. VI; G. G, RendPontAcc X, 1934, pp. 81-82, n. 1; H. R M, Antike Reiterstandbilder, Berlin 1958, p. 54, fig. 280; N.
G, BMusPont V, 1984, p. 163, figg. 7-8; N
1988, p. 143, n. 9.20; J. Bergemann, Römische Reiterstatuen,
Mainz a.R. 1990, pp. 63-64, P12, tavv. 20-23c.
25 L 1993, p. 123.
26 E. B, Antike Plastik XVII, 1978, pp. 59-61, n. 7,
tavv. 36c, 38-39, figg. 5, 8, 12-14, 18-21 (con bibliografia); il
restauro è stato diretto nel 1991 da chi scrive. Per il luogo di
rinvenimento cfr. L 1989, tav. I.2.
27 G. Daltrop, Il gruppo mironiano di Atena e Marsia nei Musei
Vaticani, Città del Vaticano 1980, p. 42, n. 2, tavv. V, VII, IX,
XI, XIII; N 1988, p. 142, n. 9.14; L 1989,
tav. I.2;
16 G. L, Il teatro della villa albana di Domiziano, StRom
II 1914, pp. 21-53; L 1918, pp. 37-57; F. M, I marmi
del teatro di Domiziano a Castel Gandolfo, RendPontAcc XLVI,
1973-74, pp. 63-77; H. von Hesberg, La scaenae frons del teatro nella villa di Domiziano a Castel Gandolfo, Archeologia Laziale IV, Roma 1981, pp. 176-180; L 1989, pp. 23-48.
28 L 1989, pp. 55-59, n. 21, tav. I.3; L 1993,
pp. 120-125.
17 H. von Hesberg, Zur Datierung des heaters in der Domitiansvilla von Castel Gandolfo, RendPontAcc LI-LII, 1979-81,
pp. 305-324; Id., La scaenae frons cit..
31 L 1989, pp. 63-64, nn. 24-25.
18 Il teatro nell’Albanum di Domiziano e la funzione dei teatri
nel contesto della villa romana (26-27 marzo 2001).
33 L 1989, pp. 91, n. 32.
19 Sono stati pubblicati recentemente da H. von Hesberg, E
cornu taurum. Zu Fragmenten von Staatsreliefs im Albanum
Domitiani, in Rome et ses provinces. Genèse et difusion d’une
image du pouvoir. Hommage a J.-Ch. Balty, Bruxelles 2001, pp.
237-357.
35 L 1989, pp. 96-97, n. 35.
20 Ai disegni già citati alle note 5-6, si aggiunga anche quello della Windsor Library pubblicato da Amendolea - Indrio,
Archeologia Laziale XII.2, cit. a nota 5, p. 506, n. 18, fig. 9 (vol.
A12/186 f. 10410), e ovviamente le vedute Di G.B. Piranesi, Descrizione e disegno dell’emissario del Lago Albano, Roma
1762, tav. IX. È in corso un rilevamento della struttura diretto
dal prof. von Hesberg.
21 E. R, Tagebuch einer Reise durch einen heil
Deutschlands und durch Italien in den Jahren 1804-1806, IV,
La villa di Domiziano a Castel Gandolfo
29 L 1989, pp. 59-60, n. 22, tav. I.4.
30 Su questo tema si veda N 1988, 139-144, n. 9;
L 1989, pp. 13-14; L 1993, pp. 122-125.
32 L 1989, pp. 92-96, n. 34.
34 L 1989, pp. 92, n. 33.
A B
L P. 1989: L’antiquarium di Villa Barberini a Castel
Gandolfo, Città del Vaticano
L P. 1993: Il Doriforo del Braccio Nuovo e l’Efebo tipo
Westmacott di Castel Gandolfo. Nota sul restauro e sul contesto,
in H. Beck - C.P. Bol (a cura di), Polykletforschungen, Berlin,
pp. 117-140
L G. 1918: La villa di Domiziano sui Colli Albani, parte II,
BullCom XLVIII, pp. 3-68
N R. 1988: Die Skulpturenausstattung römischer Villen in Italien, Mainz am Rhein
Paolo Liverani