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III.02. Ceram. vernice nera

Abstract

prematuro ipotizzare una commercializzazione della produzione rurale chiusina fino all'Etruria meridionale, nei territori delle città di Sovana, Cosa e Norchia dove sono comunque ravvisabili numerose affinità con le ceramiche di Marcianella (Palermo 1998, p. 122, nota 11).

2. LA CERAMICA A VERNICE NERA di Maria Aprosio e Antonio Pizzo 2.1. La ceramica a vernice nera dei periodi 1-3 1 Cuomo di Caprio 1985, p. 113. 2 Morel 1985, p. 172. 3 Ponzi Bonomi 1977. 4 Marchetti, t.l. 5 Sembra forse prematuro ipotizzare una commercializzazione della produzione rurale chiusina fino all’Etruria meridionale, nei territori delle città di Sovana, Cosa e Norchia dove sono comunque ravvisabili numerose affinità con le ceramiche di Marcianella (Palermo 1998, p. 122, nota 11). Le caratteristiche generali delle ceramiche a vernice nera prodotte a Marcianella, cui sopra si è già accennato e che verranno di seguito più diffusamente illustrate, sono proprie di una produzione di valore medio: il repertorio non è molto ampio e comprende soprattutto stoviglie da mensa e d’uso quotidiano in cucina. La fattura non è particolarmente curata né nella modellazione del corpo del vaso né nella composizione e stesura del rivestimento. La vernice è nel complesso di colore grigio scuro-nero, non brillante, mai metallica. Si possono però riscontrare una serie di piccole variazioni di tonalità che, probabilmente, dipendono dalla densità della vernice applicata e forse anche dagli strumenti utilizzati per distribuire l’ingobbio sulle superfici. In alcuni casi, infatti, è evidente l’uso di spugne o pennelli, che lasciano deboli striature, mentre nella maggior parte dei vasi la verniciatura dovette avvenire per immersione: questo procedimento prevedeva l’immersione del vaso nella vernice capovolto e tenuto dal piede che, assai di frequente, è ricoperto solo dalle colature della vernice seguite al rovesciamento del vaso stesso 1. I difetti più comuni nella qualità del rivestimento riguardano il momento stesso della verniciatura, che è applicata sommariamente, lasciando ampi risparmi casuali e la cottura, durante la quale i periodi di ossidazione e riduzione all’interno del forno sono stati controllati male, provocando una pigmentazione irregolare delle superfici che, talvolta, presentano sullo stesso vaso chiazze di colore rosso e nero. Talvolta il processo di riduzione si è trasformato del tutto in ossidazione dando luogo a vasi completamente rossi invece che neri. Nell’introduzione alla produzione delle ceramiche di Marcianella dei periodi 1-3, è stato più volte ripetuto quanto pesi l’assenza di conoscenze precise sulla distribuzione dei manufatti di questa fornace per una migliore comprensione della produzione stessa e dell’impatto commerciale di un simile insediamento produttivo. La diffusione dei prodotti delle fornaci di Marcianella non è stata verificata da indagini archeometriche, che sole possono verificare l’appartenenza ad un centro produttivo in assenza di dati epigrafici, e pertanto allo stato attuale delle conoscenze è impossibile definire più precisamente fino a dove si estendeva il raggio della commercializzazione di questi vasi: si può comunque ragionevolmente supporre che, visto che si tratta di materiali di uso comune, assai semplici, questa officina servisse un mercato locale che, nella fattispecie, doveva essere la città di Chiusi e le campagne circostanti 2. Dall’osservazione di alcuni contesti di consumo coevi ai primi periodi di vita delle fornaci di Marcianella, quali le necropoli del Trasimeno 3 o i materiali provenienti dagli scavi urbani di Chiusi 4 si sono potute riscontrare numerose affinità con i materiali qui analizzati 5. L’esame dei contesti funerari del Trasimeno, che sembra essere strettamente legato sotto il profilo culturale al panorama chiusino, ha inoltre permesso di formulare alcune osservazioni più generali su alcuni aspetti riguardanti la produzione delle ceramiche a vernice nera tardo etrusche. I corredi funerari qui considerati sono generalmente composti da un numero più o meno cospicuo di oggetti di uso comune che rientrano nei tipi e nella qualità media dei prodotti di © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 91 Le fornaci di Marcianella: i materiali Percentuali di vernice nera per forno. 6 Palermo 1998, p. 122. Morel 1981, p. 43; Palermo 1998, pp. 120-122. 7 92 Marcianella: a questi si affiancano pochi esemplari di vasi dalle forme più complesse quali kantaroi o coppe ansate, apparentemente di ottima qualità, estranei alla produzione rurale che qui si analizza. Questo aspetto potrebbe sottintendere una differenziazione dei repertori a seconda del tenore e del rango dell’impianto produttivo: si potrebbe supporre che le ceramiche di qualità, dalle forme della tradizione ellenistica, venissero prodotte in officine specializzate, forse ubicate nei centri urbani, rivolte verso una commercializzazione più ampia rispetto alle figline rurali che, a loro volta, concentravano la loro produzione e il loro repertorio nelle stoviglie domestiche d’uso quotidiano, quelle che sono state definite “fabbriche secondarie” 6. Il fatto che a Chiusi e nel suo territorio vi fossero diversi centri produttivi è messo in evidenza in questo stesso volume (cfr. Paolucci, I.2), ma non si può escludere che alcuni prodotti di buona manifattura potessero essere comunque acquistati anche dalle vicine città. La presenza di importazioni a Chiusi di ceramiche prodotte ad Arezzo nella seconda metà del II secolo a.C. è stata di recente messa in evidenza 7, ed è possibile che i flussi commerciali fra queste due città fossero già in corso fra la fine del III e la prima metà del II secolo a.C. L’individuazione di una più o meno netta differenza fra le produzioni urbane e quelle rurali e la definizione di queste ultime come più rozze e semplificate potrebbe essere una chiave di lettura per interpretare il carattere generale della produzione della fornace di Marcianella nei primi periodi della sua attività. Si è potuto osservare infatti che nell’officina qui analizzata la maggior parte dei tipi non corrisponda esattamente alle coeve produzioni di ceramica a vernice nera, tanto più se appartenenti a figline urbane quali ad esempio la produzione volterrana di Malacena. Per questo motivo, in più di un’occasione, l’attribuzione di un tipo noto, come ad esempio alla classificazione di Morel 1981, è risultata solamente indicativa, priva cioè di precisi riscontri. La variabilità dei tipi deve essere considerata naturalmente anche in relazione al carattere della lavorazione e alla tecnologia disponibile nelle campagne dell’Etruria romanizzata, soprattutto per quanto riguarda la prima fase della produzione di Marcianella, cioè quando ancora il sistema di produzione standardizzato non aveva preso il sopravvento. I ceramisti che operavano a Marcianella nei primi tre periodi di attività del centro produttivo dovettero in un qualche modo operare una sorta di “sintesi tipologica”, esprimendo, in una gamma circoscritta di forme, tendenze generali dell’epoca. Si può aggiungere che per alcuni vasi che presentano migliori qualità tecniche, e che quindi probabilmente hanno richiesto un maggiore impegno nella lavorazione, sono più numerosi i confronti puntuali con produzioni su scala regionale, quali quelle di Volterra o dell’Etruria meridionale (Vd. VN I.6.1; II.1.1-2). Il processo di semplificazione delle forme rispetto al panorama generale della produzione di fine III/inizi-metà II secolo a.C. osservato nei periodi 1, 2 e 3 assume le caratteristiche proprie della standardizzazione della produzione nei periodi successivi alla metà del II secolo a.C. (cfr. Pizzo, III.1.2, 2.2). Nella produzione dei forni C, E e F, infatti, continua a persistere una certa © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera varietà nei dettagli morfologici, anche all’interno dello stesso tipo, che tende a sparire nella monotonia di forme e tipi che caratterizza la produzione dei forni A1, A2 e B. 8 Sono stati proposti numerosi disegni, fra loro anche molto simili, nel tentativo di offrire una visione quanto più ampia possibile del repertorio delle fornaci di Marcianella, ritenendo, come si è più volte ripetuto, che l’estrema variabilità dei dettagli dipenda dalla natura stessa dell’insediamento produttivo. La classificazione è stata organizzata secondo un sistema aperto organizzato gerarchicamente prima per forme funzionali, contrassegnate da un numero romano che prescinde la classe, seguito da un numero di tipo progressivo per ogni classe, contrassegnato da un numero arabo; infine un terzo numero arabo indica l’insieme degli esemplari che presentano caratteristiche morfologiche affini, la cui individuazione ha portato alla definizione del tipo stesso 8. Per quanto riguarda i contesti di riferimento, in primo luogo si è cercato, per quanto possibile, di fare riferimento a Morel 1981, quindi è stata accordata la preferenza alle produzioni dell’Etruria interna che presentavano caratteristiche di produzione locale analoghe a quelle di Marcianella. Elenco delle forme funzionali I. II. III. IV. V. VI. VII. VIII. IX. X. XI. XII. Piatto Coppa Coppetta Bicchiere Catino Tegame Forma aperta non identificata Olla Boccale Brocca Bottiglia Askos XIII. Vasetto miniaturistico XIV. Grande contenitore da conserva o da lavorazione XV. Salvadanaio XVI. Forma chiusa non identificata XVII. Coperchio XVIII. Lucerna XIX. Anfora XX. Peso da telaio XXI. Elementi di sostegno nella cottura XXII. Tubulo Abbreviazioni A = anfore CC = ceramica comune PS = pareti sottili RT = rozza terracotta L = lucerna PT = peso da telaio VN = vernice nera VR = vernice rossa D = distanziatori T = tubuli * Nelle tavole i materiali sono rappresentati in scala 1:2; i disegni si devono agli autori dei singoli paragrafi. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 93 TAVOLA I 94 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale I. Piatto Tipo VN I.1 Piatto ad orlo più o meno ripiegato verso l’esterno, caratterizzato da un ingrossamento all’estremità e da un ampio solco sulla superficie superiore; il fondo è apodo. Piatti analoghi a quelli di Marcianella sono attestati in Etruria nella necropoli di Monte Rosello di Sovana nella tomba 10, della fine del III-metà II secolo a.C., e nella tomba 18 in cui è conservato un piatto ombelicato simile all’esemplare Marcianella VN I.2.2 (Pasquinucci 1971, tomba 10, fig. 46, SMR 10/17, p. 106; tomba 18, fig. 46, 18/6, p. 123). Un altro esemplare proviene ancora da Sovana, nella necropoli di Costone della Folonia, dove è datato alla prima metà del II secolo a.C. per confronti con materiale cosano, ma in generale la tomba si riferisce ad un panorama cronologico della fine del III-tardo II secolo a.C. (Pancrazzi 1971, tomba 1, fig. 2, SF 1/61, p. 144). Questo tipo è prodotto anche in vernice rossa e in rozza terracotta (VR I.1; RT I.1). Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN I.1.1 Orlo di grandi dimensioni attraversato da un ampio solco sulla faccia superiore. VN I.1.2 Orlo leggermente rivolto verso l’alto e estremità estremamente ingrossata. VN I.1.3 Orlo piccolo, poco sagomato, ed evidenti linee di tornio all’esterno. b VN I.1.4 Fondo, apodo. L’attribuzione del fondo all’orlo si basa sul confronto con gli analoghi esemplari in vernice rossa. Tipo VN I.2 Patera dalle pareti molto svasate, o del tutto schiacciate, con orlo più o meno ampio che forma con la parete uno scalino che, in alcuni casi, viene riprodotto anche sulla faccia inferiore del piatto. L’orlo è ricurvo e l’estremità può essere sottolineata da un solco posto talvolta anche in prossimità dell’attacco del bordo alla parete. Il centro della vasca presenta una depressione centrale. Il fondo ha un piede ad anello con una superficie esterna dritta e la faccia inferiore caratterizzata da un ingrossamento a cono. Il diametro varia da un massimo di 26 cm ad un minimo di 16 cm; la dimensione media si aggira fra 20-21 cm Il tipo corrisponde alle specie 1310-1330 di Morel, caratteristiche dell’Etruria del III secolo a.C. Patere dalle analoghe caratteristiche sono attestate a Gravisca (Valentini 1993 tav. 29, 274-276), probabilmente prodotte localmente fra la fine del IV e la prima metà del III a.C. (305-265 a.C.) e ancora a Tarquinia, dove sembrano essere di produzione locale, datate al secondo venticinquennio del III a.C. (Serra Ridgway 1996, tav. CCXVIII, 120). Un piatto simile al tipo chiusino è conservata al Museo Nazionale Romano (Bernardini 1986, tav. III, 58-59, pp. 37-38; tav. VI, 75, p. 43) prodotta dall’atelier des petites estampilles. Questo tipo è attestato anche nella produzione falisca (Schippa 1980, tav. XII, 61, 64, 63). Nella produzione delle fornaci di Aesis il piatto non presenta il fondo ombelicato ed è attestata in contesti della seconda metà III-prima metà II secolo a.C. (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 58.35-36, p.114). Nella produzione di Marcianella questo tipo sembra essere prodotto soprattutto nella fase finale della produzione del forno E e nel forno F . Datazione: Fine III-metà del II secolo a.C. VN I.2.1a Questo insieme corrisponde al piatto Morel 1315 b 1. Un esemplare analogo a quello qui descritto proviene dagli scavi urbani di Chiusi S. Maria (Marchetti t.l., tav. XXVI, 48 , XXXV, 142). VN I.2.1b Questo insieme presenta caratteristiche analoghe al piatto Morel 1315 c 1 tipico dell’Etruria e Morel 1324 b 1 proveniente da Adria, prodotto su scala © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 95 Le fornaci di Marcianella: i materiali locale o regionale. Le due patere sono datate rispettivamente al 200±50 a.C. e al III secolo a.C. b appartengono gli esemplari di Papena che ben si distinguono, secondo la Phillips, da quelli di Chiusi e Perugia, per l’impasto e per la vernice. Le tombe di Papena sono datate alla seconda metà del III prima metà del II a.C. (Phillips 1967, fig. 6.26, pp. 25-28). Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN I.3.1 Si veda la descrizione generale del tipo. VN I.2.2 Il passaggio dall’orlo e la parete non e sottolineato da alcuno spigolo. VN I.2.3 Orlo rivolto verso l’alto e piuttosto bombato. VN I.2.4 L’orlo presenta un solco all’estremità e il punto in cui si congiunge con la vasca è sottolineato da un leggero listello. Questo esemplare ha confronti con il tipo Morel 1331 c 1, caratteristico della produzione dei dintorni di Roma del III secolo a.C. VN I.2.5 Le dimensioni complessive del piatto sono superiori rispetto alla media e presenta anche una certa rozzezza nella fattura, come il brusco taglio dell’estremità dell’orlo. Tipo VN I.3 Patera a pareti fortemente svasate, ma non rettilinee, con orlo pendente e bombato. Un solco corre sulla superficie interna, nella parte superiore della parete, poco al di sotto del punto in cui questa si unisce all’orlo. Il fondo non è conservato. Il tipo corrisponde all’esemplare Morel 1531e1 proveniente da Roselle e datato nella seconda metà del II secolo a.C. Il piatto è attestato a Papena (Siena) in differenti produzioni fra cui alcune a vernice rossa. Il tipo sembra essere caratteristico delle produzioni volterrane, cui 96 Tipo VN I.4 Patera a pareti molto svasate e rettilinee, con piccolo bordo pendente. Il fondo non è conservato. Queste patere possono essere genericamente avvicinate all’esemplare Morel 1274b 1 prodotto in Etruria settentrionale nella prima metà del II secolo a.C. Molto simile all’esemplare chiusino è un piatto rinvenuto a Siena negli scavi urbani di Piazza DuomoSanta Maria della Scala (Milanese 1991, tav. V, 415, p. 289). Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN I.4.1a Orlo pendente leggermente appuntito all’estremità e nettamente ripiegato verso il basso. VN I.4.1b Orlo quasi a tesa e leggermente piegato verso il basso. VN I.4.2 Orlo appena accennato e leggermente piegato verso il basso. 12 Tipo VN I.5 Il piatto ha pareti piuttosto svasate e leggermente concave. L’orlo pendente è del tutto ripiegato verso il © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera basso e forma con la parete uno spigolo vivo. Il fondo non è conservato, ma dal confronto con il tipo I.6 si ritiene possa essere ombelicato. Il piatto corrisponde alla specie 1130 di Morel, tipica dell’Etruria della fine del III-inizio del II secolo a.C. Nel territorio di Siena questo piatto è documentato nella necropoli del podere Verdina, alle porte di Siena, dove è datata all’inizio del II secolo, in associazione con un piattello di vernice rossa e coppe che corrispondono ai tipi VN III.1 e VN II.1 di Marcianella (Cimino 1979, p. 48, fig. 47). Tipo VN I.6 Patera con pareti molto svasate e rettilinee. L’orlo di forma triangolare, del tutto ripiegato verso il basso, forma con la parete uno spigolo vivo. Il fondo della vasca è ombelicato, il piede non è conservato. La qualità dell’argilla e della vernice sono superiori al resto della produzione di Marcianalla. Il piatto corrisponde alla serie di Morel 1123 tipica dell’Etruria settentrionale della fine del III o degli inizi del II secolo a.C. Datazione: fine III-inizi II secolo a.C. Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN I.6.1 Si veda la descrizione generale del tipo. VN I.5.1 Gli esemplari si caratterizzano per le pareti concave ed un sottile orlo leggermente bombato. 12 VN I.5.2 Il piatto ha un bordo piuttosto ampio che forma con la vasca uno spigolo ben pronunciato, le pareti sono piuttosto spesse rispetto agli altri esemplari relativi a questo tipo; inoltre si può osservare che il vaso presenta fori di sospensione all’estremità della parete, poco al di sotto dello spigolo di congiungimento con il bordo. Anche nelle produzioni tiberine della prima metà del III secolo, attribuite agli ateliers des petites estampilles, queste patere presentano fori passanti, posti direttamente sull’orlo del vaso (Bernardini 1986, p. 35, tav II, 38-39). 12 VN I.5.3 Questo piatto, oltre ad essere di dimensioni assai più piccole dei due precedenti, sembra avere la vasca leggermente più profonda e il piccolo orlo è solo leggermente ripiegato verso il basso: più precisi confronti sono possibili con un piatto rinvenuto negli scavi urbani di Chiusi-Santa Maria (Marchetti t. l., tav. XXVII, 53). Tipo VN I.7 Patera a pareti piuttosto svasate e con andamento rettilineo. L’orlo, piegato all’esterno, è perfettamente piatto. Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN I.7.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN I.8 Patera con pareti rettilinee, molto svasate, che terminano in un piccolo orlo ingrossato, che forma con la superficie interna della parete un piccolo solco all’altezza dell’attaccatura. Per il tipo si veda la serie di Morel 1534 tipica dell’Etruria e del Lazio. Un esemplare analogo a quello di Marcianella proviene da Gravisca (Valentini 1993, tav. 29, 279, p. 119) dove è datato sulla base del confronto con la serie di Morel alla prima metà del II secolo a.C. Ad Aesis vi sono due vasi che si possono affiancare all’esemplare chiusino: nella fornace marchigiana questi due tipi sono ben attestati nei contesti di appartenenza che vanno dalla metà del III alla prima metà del II a.C. (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 60. 49; 61. 61, p. 117-118). Datazione: fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN I.8.1 Si veda la descrizione generale del tipo. 4 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 97 TAVOLA II 98 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera II. Coppa Tipo VN II.1 Coppa con pareti concave e piuttosto svasate. Il bordo è pendente, ricurvo, e in alcuni casi presenta una modanatura a spigoli vivi nel punto in cui si congiunge con la parete. Il fondo non è conservato, ma dall’esemplare II.1.4 si può immaginare che in alcuni casi la parete in prossimità del piede possa diventare moderatamente più spessa rispetto alla vasca. Il tipo corrisponde alle serie 1262 e 1265 di Morel, prodotte in area etrusca fra la fine del III e la prima metà del II secolo a.C. Nella necropoli di podere Verdina, alle porte di Siena, proviene un esemplare di questa coppa datato all’inizio del II secolo a.C. ed associato a un piattello in vernice rossa ed a una coppa tipo Marcianella III.1 ed un piatto tipo Marcianella I.5 (Cimino 1979, p. 48, n. 49). Dalla necropoli di Guistrigona, nei pressi di Castelnuovo Berardenga, proviene un esemplare di questa coppa datata fra III e II secolo a.C. (Cimino 1979a, p.84, n. 116-117) Un esemplare simile a quello qui descritto proviene dalla necropoli di Papena, ancora nel senese, ed è datato sulla base del contesto fra il 205 e il 155 a.C. A proposito di questa produzione, la Phillips sostiene che il tipo sia caratteristico dell’Etruria interna (Arezzo, Siena, Colla Val d’Elsa, Asciano, Volterra) dove è possibile distinguere differenti aree di produzione sulla base degli impasti (Phillips 1967, fig. 6.28, p. 30). Ad Aesis il tipo è poco attestato e si ritrova negli strati datati fra 250/40-180/70 a.C. (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 60. 41-42, p.115). Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN II.1.1 Questo insieme corrisponde a Morel 1265b 1, prodotto a Volterra fra la fine IV-prima metà del III secolo a.C. Una coppa dello stesso tipo è attestata nella tomba dei Narchni a Chiusi, datata sulla base del contesto alla fine del III secolo a.C. (Cfr. Michelucci 1977, Grafico 1, p. 95). 20 b VN II.1.2 Questo insieme si differenzia dal precedente per l’assenza di sagomatura nella congiunzione fra orlo e parete. VN II.1.3 Questa coppa ha la vasca particolarmente profonda rispetto agli altri esemplari appartenenti allo stesso tipo ed un orlo più piccolo e ricurvo. VN II.1.4 Orlo quasi a tesa, leggermente pendente, che si congiunge con la parete attraverso un leggero spigolo. Verso il fondo, la parete della vasca raggiunge uno spessore quasi doppio rispetto alla parte superiore. 12 Tipo VN II.2 Coppa con pareti quasi verticali e concave che fanno sì che l’imboccatura del vaso risulti leggermente più stretta rispetto alla dimensione massima della pancia. L’orlo è a mandorla, piccolo, estroflesso e leggermente piegato verso il basso. Il fondo non è conservato. All’esterno le pareti sono solcate da una scanalatura continua e accentuata. Genericamente si può accostate il tipo di Marcianella all’esemplare di Morel 1266a 1, prodotto a Volterra a cavallo fra III e II secolo a.C. Un esemplare analogo a quello di Marcianella proviene dall’insediamento di località i Poggi nei pressi di Torrita di Siena dove viene assegnato ad una produzione locale e datato, per confronto con l’esemplare di Morel, alla fine del III secolo a.C. (Firmati 1992, tav. V, 23, p. 18). Anche nella necropoli di Papena vi è un vaso simile a quello di Marcianella, ma più profondo. Il contesto di rinvenimento è datato al 205-155 a.C. (Phillips 1967, fig. 6.31, p. 32). Il tipo è poco attestato ad Aesis, dove uno dei rari esemplari sembra essere importato da una officina etrusco-laziale. La maggior parte delle attestazioni nell’impianto produttivo esinate provengono da strati della seconda metà del III-primi due decenni del II secolo © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 99 Le fornaci di Marcianella: i materiali a.C. (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 82. 300, pp. 153154). Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN II.2.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN II.3 Scodella a pareti verticali su ampio fondo piano. Il bordo è leggermente estroflesso ed appena ingrossato. Il fondo non è conservato. Il tipo rimanda genericamente alle specie Morel 2641-2644. Una simile scodella è stata rinvenuta nel sacello di località Pantanelli, nei pressi di Torrita di Siena, associata a materiale in prevalenza datato al III e in parte alla prima metà del II secolo a.C. (Firmati 1992, tav II, 9, p. 12). Questa coppa è documentata anche negli scavi urbani Chiusi-Ospedale Vecchio (Marchetti t.l., tav. I,5, p. 51). Un esemplare analogo a quello di Marcianella proviene da Gravisca dove viene associato alla serie di Morel 2681 e datato alla prima metà del III secolo a.C. (Valentini 1993, tav. 15, 121; tav. 19, 177). Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN II.3.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN II.4 Coppa a pareti svasate, con orlo appena ingrossato all’estremità e sottolineato da una leggera depressione che corre nella parte superiore della superficie esterna. Il tipo corrisponde vagamente alle coppe Morel 2646, ma in generale rientra nelle coppe descritte al tipo II.6. VN II.4.1 È attestato un solo esemplare per il quale si veda la descrizione generale del tipo. 100 Tipo VN II.5 Coppa a profilo troncoconico, piuttosto profonda. L’andamento delle pareti è rettilineo e a circa la metà si può distinguere una carena interna, appena accennata, da cui scaturisce un ingrossamento del fondo. Il piede ad anello è leggermente modanato all’esterno attraverso due spigoli. Coppe così profonde sono caratteristiche della produzione Campana A e documentate genericamente nella serie 2977 di Morel. In generale sulle coppe ad orlo indistinto vd. il tipo VN II.6. Datazione: Fine III-inizi II secolo a.C. VN II.5.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN II.6 Coppa a profilo troncoconico, molto profonda, con pareti leggermente svasate dall’andamento rettilineo. Il piede ad anello è leggermente modanato all’esterno attraverso due spigoli appena accennati. La coppa ha confronti con le serie di Morel 29512955 e 2973-2978, che comprendono diverse produzioni locali della fine del III secolo a.C. e la Campana A. Sotto i tipi VN II.4-II.10 sono state raggruppate coppe che presentano relativamente sottili variazioni tipologiche che riguardano la forma della vasca e la caratterizzazione dell’orlo. La varietà nella morfologia di queste coppe può essere attribuita solo in parte al carattere artigianale della produzione delle fornaci di Marcianella nei periodi 1, 2 e 3: le variazioni nei caratteri generali degli esemplari di seguito descritti sono da mettere piuttosto in relazione ad una trasformazione morfologica dai tipi tradizionali della fine del III secolo a.C., più profondi, con pareti verticali e orlo indistinto (VN II.5.1), verso le coppe più aperte con piccoli orli piegati verso l’esterno e le pareti sagomate (VN II.10. 1) (Si veda l’introduzione alla produzione del forno E, Aprosio, III.1.1). A Chiusi la coppa tipo VN II.6 è ben attestata negli scavi urbani di Ospedale Vecchio e Santa Maria (Marchetti t.l., Ospedale Vecchio, tav. III, 15, p. 58; S. Maria, tav. XXVIII, 61, 62; tav. XXIX, 88, tav. XXXI, 94). Nell’insediamento di Località i Poggi, nei pressi di Torrita di Siena è stata rinvenuta una coppa analoga a quella qui descritta e datata sulla base del confronto con la serie Morel 2977 al III-II secolo a.C. (Firmati 1992, tav. IV, 9, p. 16-19). © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale TAVOLA III © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 101 TAVOLA IV 102 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera Una coppa tipo II.6 proviene dalla necropoli senese di Campansi, datata fra III e II secolo a.C. sulla base della stretta relazione di questi materiali con quelli coevi di produzione volterrana (Cimino 1979b, p. 36, fig. 17a). Dalle necropoli di Sovana provengono diversi esemplari di questa coppa: dalla tomba 25 della necropoli di Monte Rosello (Pasquinucci 1971, tomba 25, fig. 45, 25/4; 25/5, pp.128-129.); dalla tomba 5 di Costone della Folonia, dove la coppa è associata a materiale databile fra la fine del III ed il II secolo a.C.(Pancrazzi 1971, tomba 5, fig. 85, SF 4/26, p. 136, 158). Questa coppa, che rappresenta il prodotto più attestato dei periodi II e III delle fornaci di Marcianella, è del tutto assente nelle contemporanee fornaci di Aesis. Nelle fornaci di Marcianella la coppa viene prodotta anche in ceramica comune dipinta (vd. CC I.1 e per le considerazioni generali sulla evoluzione della forma vd. Aprosio, II.1.1). Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN II.6.3 In questi esemplari l’orlo è assolutamente indifferenziato e non distinto in alcun modo dalla parete. VN II.6.4 Questo fondo è stato attribuito alle coppe di tipo II.6 in quanto le pareti hanno un profilo piuttosto rettilineo e verticale, aspetto che distingue questo tipo dalle più aperte coppe tipo II.10. VN II.6.1 Si veda la descrizione generale del tipo. 20 b 12 20 b Tipo VN II.7 Coppa con pareti ad andamento rettilineo, molto aperte. L’orlo indistinto rispetto alla parete si caratterizza per un deciso assottigliamento all’apice. La parte inferiore ed il fondo del vaso non sono conservati. La coppa rientra nella specie di Morel 2970, con alcune affinità con la serie 2942, prodotta in Campana A nel I secolo a.C. Datazione: Fine III-inizi/primo venticinquennio del II secolo a.C. VN II.7.1 Si veda la descrizione generale del tipo. VN II.6.2 Questi vasi presentano un orlo meno ingrossato rispetto a quelli del gruppo VN II.6.1 e le pareti sono leggermente più aperte. Tipo VN II.8 Coppa a pareti molto svasate ed andamento rettilineo. L’orlo è ingrossato ed arrotondato all’apice. La parte inferiore ed il fondo del vaso non sono conservati. Datazione: Primo venticinquennio del II secolo a.C. VN II.8.1 Si veda la descrizione generale del tipo. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 103 Le fornaci di Marcianella: i materiali Tipo VN II.9 Coppa con pareti concave e piuttosto aperte, orlo indistinto, leggermente arrotondato ed ingrossato all’apice. La parte inferiore ed il fondo del vaso non sono conservati. La coppa rientra nella specie di Morel 2970 e si distingue dal tipo VN II.6 per la maggiore curvatura ed apertura delle pareti. Datazione: Primo venticinquennio del II secolo a.C. 4 74 a 7 VN II.10.1b Questa coppa si distingue dal gruppo VN II.10.1a per la presenza di una decorazione a rotella sulla parete esterna subito al di sotto dell’orlo. VN II.9.1 È attestato un solo esemplare per il quale si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN II.10 Coppa con profilo troncoconico, pareti piuttosto svasate e concave. L’orlo, appena arrotondato, è leggermente piegato verso l’esterno. Il piede ad anello non presenta modanature esterne e un solco sottolinea il passaggio fra la parete ed il piede. La coppa rientra anch’essa nella specie Morel 2970. Si può aggiungere che, probabilmente, questo tipo presenta maggiori affinità con le coppe della serie 2974, le meno profonde e con le pareti più bombate. La serie 2974 viene prodotta in Campana A nella seconda metà del II secolo a.C. Negli scavi urbani di Chiusi Santa Maria è stata rinvenuta una sola coppa riferibile al tipo qui descritto (Cfr. Marchetti t.l., tav. XXX, 85.86.87, 91). La coppa è attestata anche a Gravisca dove si ritiene venga prodotta localmente fra III e metà II secolo a.C. in virtù del confronto con le coppe di Morel 2973 (Valentini 1993, tav. 23, 232, p. 113). A Cosa la coppa è datata a prima del 167 a.C. (Taylor 1957, BB3, pl. XXVI, pp. 91-94). (Per le considerazioni generali sulla evoluzione della forma vd. Aprosio III.1.1) Datazione: Inizi-metà II secolo a.C. VN II.10.1a Si veda la descrizione generale del tipo. 104 VN II.10.2 Fondo attribuito per dimensioni, forma e andamento delle pareti al tipo VN II.10. Tipo VN II.11 La coppa ha un profilo troncoconico, sembra essere piuttosto profonda, con pareti concave ed orlo appena ingrossato. Le anse, a sezione circolare, sono impostate sotto l’orlo e ripiegate verso l’alto. La coppa permette vaghi confronti con la serie Morel 4384, tipica dell’Italia Settentrionale del III secolo a.C., ma le dimensioni dell’esemplare chiusino sono notevolmente maggiori. Coppe “skyphoidi” tipo Marcianella II.11 sono prodotte anche nelle fornaci di Aesis datate fra la metà del III e i primi due-tre decenni del II secolo a.C., ma anche in questo caso i vasi sono di dimensioni minori. (Cfr. Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 90. 374, p. 169). Non si esclude che il numero di esemplari appartenenti a questo tipo siano di gran lunga maggiori rispetto a quelli sotto riportati, in quanto l’identificazione dei frammenti che non conservano le anse presume che vi sia una porzione della parete sufficiente ad escludere che si tratti delle coppe della forma VN II.4-II.10 molto meno profonda. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera Datazione: Primo venticinquennio-metà del II secolo a.C. VN II.11.1 Coppa troncoconica con piccolo orlo particolarmente appuntito all’esterno. Questa coppa è stata attribuita al tipo XIV.4 per la profondità della vasca che la distingue dalle coppe della forma Marcianella VN II.4-II.10 cui potrebbe essere assimilata. VN II.11.2 Si veda la descrizione generale del tipo. III. Coppetta Tipo VN III.1 Coppetta con pareti concave piuttosto aperte. L’orlo è ingrossato in maniera più o meno evidente rispetto alla parete e talvolta è sottolineato da un solco sulla superficie esterna. La parte centrale della vasca ed il fondo non sono conservati. La coppetta rientra nella serie 2538 di Morel, caratteristica dell’Etruria, dell’Italia del Nord e del Piceno, per lo più prodotte nella seconda metà del III secolo a.C. Negli scavi urbani di Chiusi la coppetta è nota in diversi esemplari (Marchetti t.l., Chiusi S. Maria, tav. XXIV, 6; XXV, 22, 38; XXVI, 46; XXVII, 52; XXVIII, 57, 59 ; XXXI, 101; Chiusi Ospedale Vecchio; tav. I, 2; I, 3, p. 50). Nei dintorni di Chiusi la coppetta è attestata nella necropoli della Gioiella sul lago Trasimeno dove è datata al III secolo a.C., con la seconda deposizione del nicchiotto n. 1 (Ponzi Bonomi 1977, tomba 8, fig. 68, p. 108). Nelle necropoli di Sovana la coppetta tipo III,1 di Marcianella è attestata nella tomba del Sileno, datata alla fine del III-metà II secolo a.C., (Arias 1971, fig. 35, SMR 1/p10, p. 80) e nella necropoli di Monte Rosello, datata alla metà del II secolo a.C., sulla base dei confronti con i materiali di Sutri (Pasquinucci 1971, fig. 45 SMR 6/9, p. 100). Dalla zona di Arezzo questa coppa è documentata in un ampio insediamento nei pressi di Castiglion Fiorentino, in località Brolio-Melmone, che ha restituito, oltre a materiali di età protostorica ed arcaica, anche mate- riale ellenistico (Territorio Castiglionese, fig. 62, p. 9). L’esemplare castiglionese presenta una vernice a chiazze, nera e rossa, di buona qualità, coprente e piuttosto lucida ed è associato ad una brocchetta tipo Marcianella VN XII.4: tutti questi materiali sono databili fra la fine del III e la prima metà/inizi II secolo a.C. Nelle fornaci di Aesis questa coppetta è prodotta dalla metà del III alla metà del II secolo a.C. (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 76.242, pp. 143-145). Nelle fornaci marchigiane è stato possibile distinguere due differenti fasi produttive di questa coppa una maggiormente attestata negli strati della fine del III- inizi II secolo e un’altra, assente a Marcianella, caratteristica del secondo venticinquennio del II secolo e soprattutto della seconda metà del II secolo a.C. (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 91). Questa coppetta può anche presentare un fondo su alto piede come mostra l’esemplare Morel 2538e1, proveniente da Adria e datato al terzo quarto del III secolo a.C.. Una coppetta con orlo simile a quello del tipo III.1 ed alto piede proviene dalla necropoli senese di Campansi dove è datata al III-II secolo a.C., per i confronti con il materiale coevo di produzione volterrana (Cimino 1979b, p. 37, fig. 18). Ancora da Siena, dalla necropoli di Podere Verdina, un’altra coppa presenta un fondo su alto piede ed è datata, con il materiale della necropoli, alla prima metà del II secolo a.C. la coppa è associata ad un piattello con orlo solcato in vernice rossa (vd. Marcianella tipo VR I.1.), una coppa tipo Marcianella VN II.1 e ad un piatto tipo Marcianella VN I.5) (Cimino 1979, p. 49, fig. 51). Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN III.1.1 La coppetta ha pareti piuttosto chiuse, orlo a mandorla segnato da un solco all’attacco con la parete. Dalla necropoli di Guistrigona nei pressi di Castelnuovo Berardenga proviene un esemplare analogo a quello di Marcianella datato fra III e II secolo a.C. (Cimino 1979a, p. 84, n. 114). 20 b VN III.1.2 Questo insieme presenta l’orlo di maggiori dimensioni e leggermente rientrante. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 105 TAVOLA V 106 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera VN III.1.3 Questo insieme si distingue per una decorazione a rotella subito al di sotto dell’orlo sulla superficie esterna e per le dimensioni minori dell’orlo rispetto alla parete. VN III.1.4 In questo caso l’orlo è appena rigonfio ed il solco che lo sottolinea più profondo. Questo insieme può essere avvicinato alla coppa Morel 2571a 1 da Papena (Phillips 1967, fig. 6, 29, pp. 30, 32), datata alla prima metà del II secolo a.C. Dalla necropoli di Guistrigona, nei pressi di Castelnuovo Berardenga, un esemplare di questa coppa è datato fra III e II secolo a.C. (Cimino 1979a, p. 84, n. 115). VN III.1.5 Questa coppa è conservata in esemplari di dimensioni assai esigue che non permettono un corretto orientamento della parete, che comunque si distingue dagli altri tipi per un orlo leggermente appuntito all’estremità, che rimanda al tipo Morel 2538d1 proveniente da Volterra e datato al terzo quarto del III secolo a. C. Tipo VN III.2 Coppa con orlo rientrante, leggermente ingrossato, che in alcuni casi può anche assumere una forma triangolare. La conformazione dell’orlo fa sì che in alcuni casi sulla superficie esterna sia delineato uno spigolo appena accennato. La profondità della vasca è piuttosto variabile e appena ricostruibile dai frammenti superstiti che salvo in un caso, peraltro deformato dalla cottura, non conservano il fondo. Questo tipo non è di facile identificazione: nella classificazione di Morel la coppa tipo III.2 può essere associata alle serie 2722-2725 prodotte in Etruria e Sicilia fra la fine del IV e la prima metà del III secolo a.C. Negli scavi urbani di Chiusi è possibile rinvenire coppe analoghe a quelle di Marcianella negli scavi di Ospedale Vecchio e di S. Maria (Marchetti t.l., tav. II, 1, p. 53 ; tav. III, 12, p. 56; XXVIII, 60, di piccole dimensioni). A Gravisca esistono tre soli esemplari di questo tipo, datati nell’ambito della produzione falisca che risale alla fine del IV secolo a.C. (Valentini 1993, tav. 18, 160-162, p. 104). A Aesis queste coppe non sono molto documentate, ma i pochi esemplari rinvenuti sono attestati in contesti del 250/40-180/70 a.C. (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 83. 302, 306, pp.154155). A Marcianella sembra che questa coppa sia prodotta soprattutto dal forno C. Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN III.2.1 Coppetta con piccolo orlo leggermente rientrante e arrotondato. La vasca sembra essere abbastanza profonda. VN III.1.6 La coppa ha un orlo ingrossato, appuntito all’estremità, sottolineato all’esterno da un ampio solco che determina uno scalino. Rispetto alle altre coppe appartenenti a questo tipo le dimensioni del diametro sembrano essere maggiori. Una coppa simile, con vasca più profonda proviene dalla necropoli di Monte Rosello di Sovana (Pasquinucci 1971, tomba 6, SMR 6/9, fig. 45, p. 94) dove è datata alla metà del II secolo a.C. Secondo Morel, che inserisce il vaso di Sovana nella sua tipologia, la datazione può salire alla prima metà del II secolo a.C. (Morel 1981, p. 181, 2538j). VN III.2.2 Coppa ad orlo leggermente arrotondato ed appena rientrante. La vasca sembra essere molto profonda. VN III.2.3 Coppa con orlo assottigliato all’estremità, che forma sulla superficie esterna un angolo appena pronunciato. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 107 Le fornaci di Marcianella: i materiali 20 b 34 4 VN III.2.4 Coppa con orlo piccolo, a sezione vagamente triangolare che genera all’esterno uno spigolo con la parete. Questo esemplare è il meglio attestato nella fornace di Marcianella e quello che trova più riscontri nel territorio. Nelle necropoli dei dintorni di Chiusi sono state rinvenute coppe del tipo III.2.4: dalla tomba dei Nachrni a Chiusi (Michelucci 1977, Grafico 2, p. 95) e nella necropoli della Gioiella al Trasimeno, dove vengono datate fra III e inizi II secolo a.C. per confronti con materiale di Cosa e di Veio (Ponzi Bonomi 1977, tomba 1, fig. 43, p. 104; tomba 2 fig. 49, pp. 104-105; tomba 3 fig. 50 p. 105; tomba 5, fig. 53, pp. 105-106; tomba 5 corredo dell’urna 5 p. 106). 20 b 12 12 4 74 a VN III.2.5 Coppa con orlo estremamente sviluppato rispetto al corpo del vaso, che si distingue dalle altre coppe del tipo VN III.2 anche per un fondo del tutto piatto. L’argilla di questo esemplare si presenta di colore grigio e probabilmente è stata sottoposta a una cottura eccessiva che potrebbe averne determinato anche lo schiacciamento. Questo esemplare è l’unico che presenta conservato il fondo caratterizzato da un piccolo piede arrotondato. 108 VN III.2.6 Questa coppa, di dimensioni maggiori rispetto alle altre dello stesso tipo, si caratterizza per un grosso orlo quasi a sezione triangolare. Questo insieme trova confronti con una coppa di Cosa presente in un deposito datato fra 110/100-40/30 a.C. (Taylor 1957, pl. XLI, E5 b1, p. 136), ma probabilmente a Marcianella venne prodotto fin dalla fine del IIIinizi del II secolo a.C. vista la presenza della coppetta negli strati relativi alla produzione del forno C. 20 b 87 6 Tipo VN III.3 Coppetta non molto profonda, con pareti che nel quarto superiore subiscono leggero ripiegamento, fino a diventare verticali. L’orlo è indistinto, più o meno arrotondato all’estremità. Nessun esemplare conserva il fondo. Le dimensioni di queste coppette sono piuttosto contenute e non oscillano oltre i 12/14 centimetri di diametro. La coppetta rientra nel genere delle coppette ad “inflexion brusque” di Morel, e più propriamente alla specie 2830. Dagli scavi urbani di Chiusi Ospedale Vecchio proviene una coppetta tipo Marcianella III.3 genericamente riferibile ad una produzione locale (Marchetti t.l.; tav. II, 11, p. 56). Dall’insediamento di località i Poggi, nei pressi di Torrita di Siena, vi è un’altra attestazione di questo tipo, attribuito anch’esso ad una produzione locale, datata fra la metà del III e gli inizi del II secolo a.C. (Firmati 1992, tav. V, 21-22, p. 18). Dalla necropoli del Costone della Folonia di Sovana, nella tomba 4, datata alla seconda metà del III-prima metà del II secolo a.C., proviene una coppa analoga al tipo Marcianella III.3, datata al II secolo a.C. (Pancrazzi 1971, fig. 85, SF 4/22, p. 136; 158). A Cosa la coppetta è attestata in strati datati fra il 225 e il 167 a.C. (Taylor 1957, pl. XXIV, A 21 d, p. 84). Ad Aesis la coppa è molto ben documentata: il periodo di produzione copre tutta la seconda metà del III secolo e almeno la prima metà del II, forse anche oltre (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 84, 322-325, p. 157). Datazione: Fine III-metà del II secolo a.C. VN III.3.1 Coppetta con pareti appena ripiegate verso l’alto, non del tutto verticali; l’estremità dell’orlo è arrotondata. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera VN III.3.5 L’orlo è caratterizzato da un ripiegamento piuttosto netto nella parte superiore che determina due leggeri spigoli sulla superficie esterna. L’estremità dell’orlo è caratterizzata da un leggero ingrossamento. 12 20 b 20 b 14 1 C 74 a VN III.3.2 Questo insieme si distingue per la forma dell’orlo che all’estremità presenta una superficie piatta inclinata verso l’interno. Questa caratteristica avvicina la coppa alle produzioni più antiche di Campana A del relitto di Punta Scaletta di Giannutri, databile alla metà o al terzo quarto del II secolo a.C. (Morel 2825b 1). VN III.3.3 Coppetta con pareti concave che bruscamente si raddrizzano nella parte superiore, determinando all’esterno una carena, non sottolineata da alcuno spigolo. 12 VN III.3.4 La coppetta, con le pareti piuttosto aperte, termina con un brusco raddrizzamento dell’orlo, leggermente sagomato all’esterno e all’interno. La coppetta corrisponde all’esemplare Morel 2825c 1, prodotto in Campana A fra la metà ed il terzo quarto del II secolo a.C. La coppetta è attestata anche a Sovana, nella tomba 3 della necropoli di Monte Rosello, dove viene datata al III secolo a.C. per le ottime qualità della vernice (Pasquinucci 1971, fig. 45, 3/3, pp. 92-93). Tipo VN III.4 Coppetta a pareti piuttosto aperte che si chiudono nella parte superiore del vaso senza bruschi ripiegamenti. L’orlo è indistinto e termina con un arrotondamento più o meno accentuato. Il piede, ad anello, è conservato solo nell’esemplare VN III.4.1 e presenta un semplice arrotondamento all’esterno ed un depressione centrale nella faccia inferiore. Il diametro non sembra oscillare oltre i 12-14 cm. La coppetta può essere associata all’esemplare di Morel 2913b 1 prodotto in Etruria a cavallo fra la fine del III e gli inizi del II secolo a.C.. Tipiche dell’Etruria centro meridionale della fine del III-II a.C., queste coppette sono ben documentate anche nelle fornaci di vernice nera di Iesi in strati della fine del III fino alla metà del 1 a.C. (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 85. 331-336, p. 159). L’andamento delle pareti non distingue questa coppetta da quelle ansate, sia con anse ad anello tipo Marcianella VN III.11 sia da quelle con anse ad orecchia tipo Marcianella VN III.12, non è escluso quindi che il numero di esemplari qui di seguito riportato possa comprendere anche altri tipi non identificabili. Datazione: Fine III-metà del II secolo a.C. VN III.4.1 Coppetta dalle pareti estremamente aperte e orlo leggermente sfuggente all’estremità. Il piccolo fondo ad anello è caratterizzato da un profilo esterno arrotondato e leggermente rastremato verso l’alto. Al centro la vasca presenta una debole depressione. 12 34 4 31 a © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 109 TAVOLA VI 110 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera VN III.4.2 Questo esemplare si distingue per la forma dell’orlo maggiormente affusolata all’estremità. Dal sacello di località Pantanelli nei pressi di Torrita di Siena, proviene una coppetta simile all’esemplare di Marcianella, datata al III-II secolo a.C. (Firmati 1992, tav. II, 7, p. 12). 20 b Tipo VN III.6 Coppetta a profilo troncoconico, piuttosto profonda, con orlo indistinto, piatto all’estremità. Il fondo non è conservato. La qualità del manufatto sembra piuttosto scadente e l’esiguità del frammento non consente la ricostruzione del diametro. L’esemplare ha confronti con un frammento di ceramica comune da Cosa, dove questo tipo è prodotto sia in vernice nera sia in ceramica comune (Dyson 1976, fig. 36, PD 98, pp. 100-101): la datazione del deposito cosano va dal 110 al 40 a.C. Datazione: secondo venticinquennio del II secolo a.C. VN III.6.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN III.5 Coppetta dalle pareti piuttosto svasate che si ripiegano appena verso l’estremità superiore del vaso. Lo spessore delle pareti è circa il doppio rispetto agli esemplari del tipo III.4 dai quali questa coppa è stata distinta anche per una maggiore profondità della vasca. Oltre ai riferimenti bibliografici già citati per il tipo III.4, si possono aggiungere anche ulteriori riscontri nelle vicinanze di Chiusi e nell’Etruria interna: dalla necropoli della Gioiella, sul lago Trasimeno una coppetta con vernice scadente è stata datata, in base al contesto, al III secolo a.C. (Ponzi Bonomi 1977, tomba 8, nicchiotto 1, fig. 68, p. 108). Nella stipe del santuario di Esculapio a Fregellae proviene un’altra coppetta simile all’esemplare di Marcianella: si tratta anche in quel caso di una produzione scadente, probabilmente locale, datata al III a.C., periodo iniziale della formazione del deposito votivo del santuario (Comella 1986, tav. XLV, A34, p. 78; per la dazione dei depositi vd. Pinna 1986, pp. 143-144). Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN III.5.1 Si veda la descrizione generale del tipo 12 Tipo VN III.7 Coppetta a profilo biconico: le pareti compiono un angolo a circa metà del corpo del vaso, determinando una carena, raramente sottolineata da uno spigolo all’esterno. Il piede ad anello si caratterizza per un profilo appena arrotondato. La coppetta corrisponde alla serie Morel 2742, prodotta in Italia centro settentrionale nel III secolo a.C. Nel volterrano la coppetta viene datata tra la fine del III e la metà del I secolo a.C.: nel periodo che va dalla metà del II al I secolo questo vaso è prodotto anche in vernice rossa (Pasquinucci 1972, fig. 1, 129, pp. 323325; Michelucci 1979, p. 97). Nelle fornaci di Aesis una coppetta con le pareti con stesso andamento di quelle di Marcianella è attestata in un solo esemplare di dimensioni molto piccole, in uno strato datato fra 250/40-180/70 a.C. (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 83. 304, p. 154). Il tipo di Marcianella trova confronti anche con un’altra coppa prodotta a Iesi durante il secondo venticinquennio del II secolo a.C. (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 83. 308, p. 156). La coppetta a Marcianella è attestata soprattutto nell’attività 18 relativa alla colmata di fronte al prefurnio del forno E ed attribuita alla produzione del forno F risalente al secondo venticinquennio del II secolo a.C. Nel periodo V, relativo alla produzione del forno A2, vengono prodotte coppette non dissimili nel complesso da quelle del tipo VN III.7, ma che hanno perso del tutto la caratterizzazione del corpo biconico e hanno pareti verticali su fondo piatto (Tipo VN III.14). Datazione: Fine III-metà del II secolo a.C. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 111 Le fornaci di Marcianella: i materiali VN III.7.1 Questa coppetta si caratterizza per una accentuata concavità all’interno del vaso in corrispondenza della carena. Tipo VN III.8 Coppetta con pareti quasi del tutto verticali, solo leggermente rientranti e spesso fondo piatto. Il piede non è conservato. La coppetta rientra nella specie Morel 2740. Per i riferimenti bibliografici si veda la il tipo VN III.7. Datazione: Fine III-metà del II secolo a.C. VN III.8.1 Si veda in generale la descrizione del tipo. VN III.7.2a In questa coppetta la carenatura è appena accennata e la porzione di fondo conservata sembra avere un andamento quasi piatto. VN III.7.2b In questa coppetta le pareti sono più verticali e massicce rispetto agli esemplari precedentemente descritti. Una coppa molto simile a quella qui descritta proviene dagli scavi urbani di Chiusi- Santa Maria (Marchetti t.l., tav. XXX, 93) VN III.7.3 Il fondo qui descritto è stato associato agli orli di coppette a profilo biconico per l’andamento delle pareti conservate. Le dimensioni sembrano essere relative soprattutto agli esemplari VN III.7.1, VN III.7.2. VN III.7.4 In questa coppetta l’orlo è leggermente rigonfio e sottolineato sulla superficie interna da una linea incisa. Il piede ed il fondo non sono conservati. Il frammento illustrato è relativo ad uno scarto di produzione che presenta le pareti estremamente schiacciate verso l’interno. 112 Tipo VN III.9 Coppetta con ampio bordo a fascia rientrante ed aggettante sulla superficie esterna. Il piede ad anello leggermente svasato verso il basso, presenta la faccia esterna liscia. La coppetta rientra nella serie Morel 2524 che è ben attestata in tutta l’Etruria fino a Roma negli ultimi decenni del III e nei primi decenni del II secolo a.C., quando viene prodotta anche a livello locale, come sembrano dimostrare alcuni degli esemplari conservati a Tarquinia (Serra Ridgway 1996, tav. CCXVII, 95, p. 248). Nell’Etruria meridionale tiberina (Bernardini 1986, tav. XL, 538, p. 152) sono molto ben attestate le coppette che presentano una piccola vasca sul fondo e decorazioni sull’orlo (Morel 2522-2523) la cui datazione rientra ancora nel periodo compreso fra la fine del III e gli inizi del II secolo a.C. Dagli scavi urbani di Chiusi è noto un solo esemplare della coppetta VN III.9, che sembra avere dimensioni maggiori di quello prodotto a Marcianella (Marchetti t.l., tav. XXVI, 45). Nel volterrano questo tipo è ben attestato e, in virtù dei confronti con rinvenimenti di Cosa e della pianura padana, la datazione è stata assegnata alla fine del III- inizi II secolo a.C. (Pasquinucci 1972, fig. 1, 135, p. 344). A Cosa, dove la coppetta è prodotta, ha la datazione si pone fra la seconda metà del III e si ferma nei contesti del II secolo a.C. avanzato (Taylor 1957, Type IV, pl. XXVII, B 13, pp. 184-185). Anche nelle fornaci di Aesis la coppetta tipo VN III.9 viene prodotta per un lungo periodo di tempo, che va dalla metà del III a.C. fino a tutta la prima metà del II secolo a.C., durante il quale sembra essere molto ben attestata (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 74. 208-211, p. 140). Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera VN III.9.1 Si veda la descrizione generale del tipo. La presenza di questa coppa è rara sul sito di Marcianella e da riferirsi probabilmente alla fase di produzione del forno C. Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. 12 III.11.1 Si veda la descrizione generale del tipo Tipo VN III.10 Coppetta con ampio orlo a fascia appena aggettante all’esterno e pareti concave poco profonde. Il fondo ed il piede non sono conservati. La coppetta può essere riferita alla serie Morel 2526 ben attestata in Etruria nel corso della prima metà del II secolo a.C. Nelle fornaci di Aesis la coppetta viene prodotta come il tipo VN III.9 dalla metà del III alla metà del II secolo a.C. (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 219, pp. 140-141). Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN III.10.1 Si veda la descrizione generale del tipo. 20 b Tipo VN III.11 Coppa ad orlo indistinto e anse orizzontali impostate immediatamente all’esterno dell’orlo. Le pareti ed il fondo non sono conservati. La coppa può essere riferita alla serie 4115 di Morel, prodotta nelle officine dell’Italia centrale fra III e metà II secolo a.C. Questa coppa è attestata negli scavi urbani di Chiusi (Marchetti, t.l., Ospedale vecchio, tav. III A, p. 6, 52; S. Maria tav. XXVI ,41.f ). Nel territorio di Torrita di Siena la coppa è attestata nell’insediamento di località i Poggi (Firmati 1992, tav. 4, 11, p. 17). La coppa è stata prodotta un po’ ovunque nell’Etruria interna, anche nelle officine delle “coppe con anse ad orecchia”, fra III e metà II secolo a.C.: le produzioni volterrane sono caratterizzate da decorazioni e particolari tecnici di produzione nettamente superiori a quelli che caratterizzano i materiali di Marcianella (Pasquinucci 1972, forma 82, fig. 2, 16, pp. 364-372). Tipo VN III.12.1 Ansa “ad orecchia” di qualità molto buona, vernice lucida, spessa e con leggero riflesso metallico. La produzione delle anse ad orecchia rientra nella serie 4111 di Morel; per quanto riguarda la produzione volterrana si veda Pasquinucci 1972, forma 82 A, fig. 2, 4, 6, pp. 361-364. Nelle vicinanze di Chiusi le coppe con anse ad orecchia sono documentate nella necropoli della Gioiella al Trasimeno datata fra III –inizi II secolo a.C. (Ponzi Bonomi 1977, tomba 5, nicchiotto 1, fig. 57, p. 106; tomba 7 camera principale, fig. 61, p. 107). Come già evidenziato nell’introduzione, resta ancora da verificare se questo tipo di materiale, che presenta caratteristiche tecniche superiori alla media di quelle riscontrate a Marcianella sia prodotto nell’insediamento qui studiato. Datazione: Prima metà del II secolo a.C. VN III.12.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN III.13 Ansa a sezione rettangolare con apicatura esterna nella porzione superiore, pertinente ad una coppa ad anse verticali. La produzione sembra di qualità elevata con una buona vernice, spessa e metallica, non comune a Marcianella. La coppa rientra nelle serie di Morel 3171 tipica dell’Etruria settentrionale fra la fine del III e la prima metà del II secolo a.C. A Volterra viene prodotta dalla fine del IV fino a tutto il II secolo a.C. (Pasquinucci 1972, forma 48, fig. 4, 30-32, pp. 338-340). © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 113 TAVOLA VII VN II.11.1 VN II.1.2 VN III.12.1 VN III.11.1 VN VII.2.1 VN VII.1.1 VN VII.4.1 VN VII.3.1 VN VII.5.1 114 VN III.13.1 VN VII.5.2 VN VII.5.3 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera La Phillips, descrivendo il rinvenimento di questa coppa nella necropoli di Papena afferma che, oltre ad una buona produzione di Volterra e Malignano, vi sia una produzione di queste coppe a Chiusi (Phillips 1967, fig. 7.37, p. 34). La tomba di Papena è datata tra la fine del III e la prima metà del II secolo a.C. Per quanto riguarda questa produzione si vedano le osservazioni sul tipo VN III.13 e l’introduzione a questo capitolo. Datazione: Primo venticinquennio del II secolo a.C. Tipo VN VII.3 Fondo di forma aperta caratterizzato da un piede svasato e sottile, sagomato quasi all’altezza del piano di appoggio, con uno spigolo. Nella faccia inferiore emerge una leggera protuberanza a cono. VN VII.3.1 Si veda la descrizione generale del tipo. 12 VN III.13.1 Si veda la descrizione generale del tipo. VII. Forma aperta non identificata Tipo VN VII.1 Fondo di forma aperta, caratterizzato da un profilo esterno convesso e striato da linee di tornio molto evidenti e da una pronunciata ingrossatura a cono nella faccia inferiore. Il fondo della vasca, quasi del tutto piatto, è caratterizzato da solchi concentrici. VII.1.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN VII.2 Fondo di forma aperta, con un piede dal profilo esterno leggermente svasato ed arrotondato, con un leggerissimo ingrossamento nella faccia inferiore. Le pareti sono molto aperte e concave. VN VII.2.1 Si veda la descrizione generale del tipo. 12 4 Tipo VN VII.4 Fondo di forma aperta caratterizzato da un piede ad anello dal profilo esterno svasato ed ingrossato alla base. Il fondo della vasca è concavo e molto aperto. VII.4.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN VII.5 Fondi di coppa con decorazione a cerchi concentrici, rotelle e stampini; la vernice è coprente, nera, metallica: queste caratteristiche lasciano pensare che i tre fondi non siano stati prodotti nelle fornaci di Marcianella. Non si sono proposti confronti per i tre insiemi che seguono, ma le affinità sono stringenti con i materiali di Chiusi Giardino Vecchio che occupano tutto il II secolo e l’inizio del I a.C., prodotti forse ad Arezzo (Palermo 1998, pp. 122-123, fig. 3). La cronologia di questi frammenti si basa sul fatto che sono stati rinvenuti nei depositi del forno C e quindi si propone una datazione fra la fine del III e gli inizi del II secolo a.C. VN VII.5.1 Fondo di coppa rivestita da una vernice nera, lucida e metallica. Il fondo della vasca è decorato con cinque cerchi concentrici a rotella, delimitati all’esterno da un solco. Al centro della vasca è visibile uno stampino forse a palmetta. 1 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 115 TAVOLA VIII 116 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera VN VII.5.2 Frammento di fondo di coppa rivestita da una vernice nera, lucida e metallica. Il fondo della vasca è decorato con cinque cerchi concentrici a rotella, delimitati all’esterno da un solco. Al centro della vasca sono visibili due stampini probabilmente a palmetta. 1 VN VII.5.3 Fondo di coppa decorata da cinque cerchi concentrici a rotella delimitati da due solchi alle estremità. Il fondo della vasca è decorato da stampini a palmetta e a giglio. La vernice è nera, coprente e non molto lucida. Nelle fornaci di Aesis questa olletta è documentata, sia con le anse sia senza, in strati datati fra la metà del III e i primi due decenni del II secolo a.C. (Brecciaroli Taborelli 1998, pp. 166, 362-363). Datazione: Fine III-metà del II secolo a.C. VN VIII.1.1 L’olla presenta un orlo indifferenziato, leggermente piegato verso l’esterno ed un cordone, sottile, che sottolinea la spalla (Vd. i riferimenti con le olle della necropoli della Gioella al Trasimeno nella descrizione del tipo). VN VIII.1.2 L’olla si distingue dall’esemplare VN VIII.1.1 per un ingrossamento dell’orlo e per l’assenza del cordone. 20 b 12 VIII. Olla Tipo VN VIII.1 Olla di medie dimensioni, con piccolo orlo leggermente piegato verso l’esterno, talvolta evidenziato da un solco sulla superficie esterna. La spalla può essere sottolineata da un sottile cordone. Non è possibile l’associazione degli orli di questo gruppo ad un fondo noto. Il diametro dell’orlo oscilla fra 10 e 11 cm ±1. Questa forma chiusa presenta caratteri morfologici estremamente semplici e pertanto una sua precisa attribuzione può risultare assai vaga: in linea generale il tipo qui descritto corrisponde alla forma 134.c di Volterra prodotta nelle fabbriche di Malacena a partire dal IV-III a.C. (Pasquinucci 1972, fig. 6, 94, 99, p. 413). Nelle immediate vicinanze di Chiusi questo tipo sembra essere ben attestato soprattutto nell’esemplare che presenta un cordone sulla spalla. Dalla necropoli della Gioiella sul Trasimeno provengono numerosi esemplari di questa olla nelle tombe 2, 3, 5, 7. (Ponzi Bonomi 1977, tomba 3, fig. 50, p. 105; tomba 2, fig. 49, p. 104-105; tomba 5 camera principale fig. 53, pp. 105-106; tomba 5 nicchiotto 3, fig. 60, pp. 106-107, tomba 7, fig. 62, p. 107). Nella necropoli del Trasimeno sono associati alle olle numerosi vasi che trovano riscontro nella produzione di Marcianella come le coppe tipo VN III.2 e le brocchette tipo VN XXII,4 VN VIII.1.3 Il frammento di orlo permette di osservare che queste olle potevano avere l’estremità dell’orlo leggermente ingrossata e sottolineata da un solco sulla superficie esterna. Un esemplare simile proviene da una necropoli di Sarteano dove l’olla è datata in base al contesto e alla tipologia della sepoltura alla fine del II-I secolo a.C. (Paolucci 1988, fig. 101, 3, p. 194). Tipo VN VIII.2 Olletta con orlo leggermente estroflesso ed assottigliato all’apice. Il corpo ed il fondo non sono conservati. Per i confronti vd. in generale le osservazioni sul tipo VIII.1. Datazione: Prima metà del II secolo a.C. VN VIII.2.1 Si veda la descrizione generale del tipo. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 117 Le fornaci di Marcianella: i materiali Tipo VN VIII.3 Olletta con pareti piuttosto sottili e orlo dal profilo ad “S”: una leggera sagomatura all’estremità dell’orlo determina uno spigolo esterno. Il corpo ed il fondo non sono conservati. Datazione: Primo venticinquennio del II secolo a.C. VN VIII.3.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN VIII.4 Olletta con pareti piuttosto sottili e orlo fortemente estroflesso. Il corpo ed il fondo non sono conservati. Datazione: Secondo venticinquennio del II secolo a.C. datata fra III e II secolo a.C. (Pasquinucci 1972, fig. 16, 305, 323; forma 58, pp. 346-350). Datazione: Prima metà del II secolo a.C. VN VIII.6.1 Le pareti esterne di questo esemplare sono scandite da evidenti linee di tornio. Questa olla presenta alcune analogie con alcuni vasi di Cosa attestati nei depositi datati fra 167 e 140 a.C. (Taylor 1957, pl XXXII, pp. 116). VN VIII.6.2 Questo esemplare presenta un collo appena accennato ed un orlo leggermente appuntito all’estremità. VN VIII.4.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN VIII.5 Olletta con pareti piuttosto sottili, corpo a tronco di cono, e spalla carenata da cui parte un orlo che si ripiega leggermente verso l’esterno. Il fondo non è conservato. Un confronto è possibile con l’olla Morel 5352a 1, prodotta in area egea o in Attica nel corso del II secolo a.C. Datazione: Secondo venticinquennio del II secolo a.C. VN VIII.5.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN VIII.6 L’olla ha corpo piriforme, pareti piuttosto sottili, con evidenti tracce di tornio all’interno e talvolta anche all’esterno. L’orlo è concavo e si unisce al corpo direttamente o mediante un breve collo troncoconico, appena distinto dalla spalla tramite una linea di tornio più pronunciata. Non sono conservati la metà inferiore ed il fondo del vaso. Gli esemplari di Marcianella non presentano tracce di una possibile presenza di anse. La forma del corpo di questo vaso può genericamente rimandare alla brocchetta “tipicamente volterrana” 118 VN VIII.6.3 Il collo è maggiormente pronunciato e sottolineato da un leggero spigolo al congiungimento con il corpo. IX. Boccale Tipo VN IX.1 Vaso con collo cilindrico, orlo estroflesso e carena all’altezza della spalla. Le anse sono a sezione rettangolare, con la parete interna concava. Non sono conservati il corpo e il fondo. Questo vaso è molto ben attestato a Volterra e diffuso nell’Etruria centrale fra III e metà II secolo a.C. (Pasquinucci 1972, Forma129, fig. 5, 405, pp. 408409). Nelle vicinanze di Chiusi il vaso è attestato nella necropoli della Gioiella nella tomba 5, nicchiotto 3, associato ad un askos, ad una coppa ansata tipo Marcianella VN III.13, e ad una brocchetta tipo Marcianella VN X.2, databili fra la fine del III e la metà del II secolo a.C. (Ponzi Bonomi 1977, fig. 60, pp. 106-107). Un vaso ansato di questo tipo proviene dalla necropoli di Monte Rosello di Sovana, datato alla prima metà del II secolo a.C. per le caratteristiche tecniche tipiche della ceramica di Malacena. La tomba in cui è © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera stato rinvenuto è datata per il contesto alla fine del IIIII secolo a.C. (Pasquinucci 1971, tomba 10, fig. 45, SMR 10/11, pp. 105-106). Un esemplare che presenta alcune analogie con i vasi di Marcianella proviene dalla necropoli senese di Campansi ed è datato al II secolo a.C. (Cimino 1979b, p. 35, fig. 15): la ceramica della necropoli senese è attribuita alla produzione volterrana datata fra il III ed il II secolo a.C. Datazione: Secondo venticinquennio del II secolo a.C. tante all’esterno ed è concavo nella faccia interna. La scarsa porzione di parete superstite sembra presentare una leggera carena nel terzo superiore del vaso. La conformazione e l’andamento superiore della parete avvicinano questo al tipo PS IX.1.1 prodotto in pareti sottili. Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN IX.3.1 Si veda la descrizione generale del tipo. VN IX.1.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN IX.2 Vaso ansato con corpo forse di forma globulare. L’ampio orlo ad imbuto è sottolineato all’altezza della spalla da un leggero solco; le anse sono segnate da un solco longitudinale e si impostano sulla massima dimensione della pancia. Il fondo non è conosciuto. Questo vaso corrisponde alle serie Morel 34313432, prodotte nell’Etruria centro-meridionale alla fine del IV secolo a.C. A Volterra questo vaso è datato, sulla base del confronto con materiale proveniente da Adria, al III-II secolo a.C. (Pasquinucci 1972, fig. 6, forma 134, 8283, p. 412). Nelle fornaci di vernice nera di Aesis viene prodotto questo tipo soprattutto nella prima metà del II secolo a.C. e può essere anche senza anse (Brecciaroli Taborelli 1998, fig. 95. 419, p. 177). Non è certo che anche a Chiusi questo vaso sia prodotto sia con le anse sia senza, in quanto la maggior parte dei frammenti si riferisce a piccole porzioni dell’orlo. VN IX.2.1 Si veda la descrizione generale del tipo. 12 Tipo VN IX.3 Vasetto a corpo globulare con pareti molto sottili; l’orlo è sagomato in modo da formare una fascia agget- Tipo VN IX.4 Boccalino con pareti molto sottili, corpo globulare, orlo leggermente estroflesso e sottolineato all’esterno da un leggero solco. Il fondo è quasi del tutto piano e all’esterno presenta una sagomatura convessa. Questa forma ha stretti rapporti con le ollette prodotte in pareti sottili (vd. PS IX.3) Datazione: Primo venticinquennio del II secolo a.C. VN IX.4.1 Si veda la descrizione generale del tipo X. Brocca Tipo VN X.1 Brocca a corpo piriforme con ansa non conservata. L’orlo diritto è concavo all’interno, il fondo piatto presenta la faccia inferiore leggermente concava. La brochetta può essere avvicinata al tipo Morel 5212, caratteristico di Volterra (Pasquinucci 1972, forma 149), databile fra IV e III secolo a.C., che però presenta un corpo piriforme, articolato in modo differente rispetto a quello di Marcianella. Datazione: Fine III-metà II a.C. VN X.1.1 Si veda la descrizione generale del tipo. 21 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 119 Le fornaci di Marcianella: i materiali Tipo VN X.2 Brocchetta con orlo leggermente piegato verso l’esterno, spalla sottolineata da un leggero cordone e corpo globulare. L’ansa parte dall’interno dell’orlo e, per la breve porzione conservata, sembra essere rimontante. La brocchetta corrisponde genericamente alla forma 155 di Volterra (Pasquinucci 1972, fig. 16, 315, pp. 488490) datata in maniera incerta fra III e II secolo a.C. Nelle vicinanze di Chiusi, nella necropoli della Gioiella al Trasimeno, la brocchetta è attestata nella tomba 3 e nella tomba 5, nicchiotto 3, dove è associata a materiale databile fra la fine del III e la metà del II secolo a.C., fra cui anche alcune forme simili a quelle prodotte a Marcianella (Ponzi Bonomi 1977, figg. 50, p. 105; 60 pp. 106-107). Una brocchetta del tipo VN X.1 di Marcianella proviene da un ampio insediamento nel territorio di Castiglion Fiorentino, in località Brolio-Melmone (Territorio Castiglionese, fig. 61, p. 9). Questo esemplare presenta una vernice a chiazze nera e rossa, di buona qualità, coprente e piuttosto lucida ed è associato ad una coppa che corrisponde al tipo VN III.1 di Marcianella. Datazione: Prima metà del II secolo a.C. VN X.2.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN X.3.1 Brocchetta? della quale si conserva solo parte della spalla, segnata da un cordone e una porzione assai ridotta dell’ansa, a sezione circolare, che dalle tracce rimaste sulla superficie del vaso sembra essere ad anello verticale. Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. mettono associazioni con alcuna delle forme chiuse finora descritte. Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN X.4.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN X.5 Ansa a sezione circolare con travicello orizzontale. Queste anse con travicello all’interno sono ben attestate nel territorio di Chiusi nelle necropoli del Trasimeno: nella tomba dei Nachrni, datata fra fine IV-inizi III e fra la fine del III e il II secolo a.C., (Michelucci 1977, grafico 1, p. 94) e nella camera principale della tomba 7 della necropoli della Gioiella datata alla seconda metà del III-inizi del II a.C. (Ponzi Bonomi 1977, fig. 61, p. 107). Nelle necropoli del Trasimeno questi vasetti con ansa con bastoncello sono presenti nelle tombe che conservano nel corredo anche vasetti miniaturistici, che a Marcianella sono prodotti nel forno F, tipo VN XIII.1, e nel periodo V dal forno A 2 (Pizzo XIII.1-9). Sulla base dei confronti è possibile osservare che la forma generale della brocchetta dovrebbe essere non dissimile alla Forma 155 di Volterra (Pasquinucci 1972, fig. 16, 306, 315, pp. 488-489). Dalla necropoli in località la Pedata, nei pressi di Cianciano Terme, il corredo della tomba 4 conserva una serie di vasetti in bucchero grigio fra i quali è compreso un kyathos con ansa rimontate con travicello. Il contesto della tomba è datato al V secolo a.C. (Paolucci 1992, pp. 25-26). Datazione: Secondo venticinquennio del II secolo a.C. VN X.5.1 Si veda la descrizione generale del tipo. VN X.3.1 Si veda la descrizione generale del tipo. XI. Bottiglia 5-6 Tipo VN X.4 Ansa a sezione circolare, piegata a gomito, rastremata verso il basso. Le dimensioni di questa ansa non per120 Tipo VN XI.1 Bottiglia con collo troncoconico e orlo leggermente estroflesso e concavo. È visibile una linea di tornio all’interno dell’orlo, all’attacco con la parete e alcune linee di tornio, molto evidenti, all’esterno dell’orlo stesso. Il corpo e il fondo non sono conservati. Datazione: Fine III-primo venticinquennio II sec. a.C. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera VN XI.1.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Datazione: Secondo venticinquennio del II secolo a.C. XIII.1.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN XI.2 Orlo di bottiglia leggermente svasato con una depressione in prossimità dell’estremità. L’ansa è rimontante e si imposta sulla superficie esterna dell’orlo. XIII.1.2 Ansa di vasetto miniaturistico modellata sommariamente a tortiglione. VN XI.2.1 Si veda la descrizione generale del tipo. XVI. Forma chiusa non identificata XII. Askos Tipo VN XVI.1 Fondo di forma chiusa con corpo ovoidale e piede appena accennato dal profilo esterno a toro. La superficie inferiore è leggermente concava. Le dimensioni del diametro possono variare fra 3,5 e 6,5 cm Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN XVI.1.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN XII.1 Piccolo orlo svasato, con breve strozzatura da cui si aprono le pareti del corpo non conservate. L’ansa, non conservata anch’essa, si imposta sulla superficie esterna dell’orlo. Sebbene il frammento sia di dimensioni estremamente ridotte deve essere forse riferito ad un askos. La porzione del frammento è di dimensioni così limitate che ogni confronto ad altro materiale è scarsamente significativo. Si segnala comunque la presenza di un askos con un orlo simile nella necropoli della Gioiella al Trasimeno, tomba 5, nicchiotto 3, datata alla fine del III- metà del II secolo a.C. (Ponzi Bonomi 1977, fig. 60, pp. 106-107) che si riferisce genericamente alla forma 107 di Volterra datata fra III e II secolo a.C. (Pasquinucci 1972, figg. 17, 109, 108, pp. 379-381). Datazione: Fine III-metà II a.C. Tipo VN XVI.2 Piede a tacco di forma chiusa di dimensioni assai ampie. L’interno del vaso presenta, sul fondo, una depressione molto accentuata. Datazione: Secondo venticinquennio del II secolo a.C. XII.1.1 Si veda la descrizione generale del tipo. VN XVI.2.1 Si veda la descrizione generale del tipo. 3 XIII. Vaso miniaturistico Tipo VN XIII.1 Ansa di vasetto miniaturistico modellata sommariamente. Per la datazione e la produzione si vedano le osservazioni riguardo al tipo VN X.5. Tipo VN XVI.3 Fondo apodo di contenitore di forma chiusa a corpo apparentemente cilindrico. Datazione: Primo venticinquennio del II secolo a.C. VN XVI.3.1 Si veda la descrizione generale del tipo. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 121 TAVOLA IX 122 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera Tipo VN XVI.4 Fondo con piccolo piede ad anello, dal profilo esterno non sagomato. Le porzioni di pareti conservate lasciano pensare che si tratti di un contenitore di forma chiusa, dal corpo globulare. Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. probabilmente va cercata più fra le forme chiuse che fra quelle aperte, non è infatti stata trovata alcuna parete che presenta una apertura che possa essere messa in relazione con il diametro piuttosto ridotto del fondo dei vasi di tipo VN XVI.6. Datazione: Prima metà del II secolo a.C. VN XVI.4.1 Si veda la descrizione generale del tipo. VN XVI.6.1 Piede rialzato, fortemente rastremato verso l’alto con parte del fondo conservata. All’interno il fondo del corpo è caratterizzato da una forte depressione centrale. Tipo VN XVI.5 Fondo con piccolo piede ad anello appena rilavato dalla superficie di appoggio. La parte inferiore del fondo è piatta. La superficie interna del vaso, sul fondo, presenta evidenti tracce di tornio. VN XVI.6.2 Piede ad anello leggermente rialzato, fortemente rastremato verso l’alto, con parte del fondo conservata. All’interno il fondo del corpo è caratterizzato da una forte depressione centrale. Datazione: fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN XVI.5.1 Si veda la descrizione generale del tipo. 20 a Tipo VN XVI.6 Fondo su alto piede troncoconico, più o meno rilevato rispetto al piano di appoggio. L’interno della vasca presenta una depressione centrale assai accentuata. Il profilo esterno del piede può essere variamente articolato. Nella classificazione di Morel questo piede è presente nell’esemplare di skyphos 4393a 1 proveniente da Chieti e datato a cavallo fra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. Un altro esemplare proviene dalla stipe votiva del tempio di Esculapio a Fregellae dove è datato, con la classificazione di Morel, al periodo a cavallo fra IV e II secolo a.C., ma il deposito è datato fra III e II secolo a.C. (Comella 1986, tav. XLV, A41, p. 78). Questo piede, con i tipi XVI.7-XVI.9, corrisponde ad un tipo di contenitore di cui a Marcianella non vi sono tracce molto evidenti, fatta eccezione per le coppe ansate tipo Marcianella VN II.11 delle quali non si conosce il fondo, ma che per l’andamento della parete sembra difficile che possano essere messe in relazione con i fondi qui descritti. Pertanto si deve pensare che questi appartengano ad una forma non identificata, che VN XVI.6.3 Piede ad anello molto pronunciato, rialzato, fortemente rastremato verso l’alto. L’interno del fondo è caratterizzato da una depressione centrale. Tipo VN XVI.7 Fondo su alto piede troncoconico, rialzato rispetto al piano di appoggio. Il profilo esterno del piede presenta una base ingrossata rispetto al corpo e la parte inferiore del fondo è perfettamente piatta. Un piede analogo a quello qui descritto si ritrova nello skyphos Morel 4391a 1, proveniente da Adria e datato fra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. Datazione: Secondo venticinquennio del II secolo a.C. VN XVI.7.1 Piede troncoconico, con una evidente ingrossatura della base sul piano di appoggio VN XVI.7.2 Si veda la descrizione generale del tipo. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 123 Le fornaci di Marcianella: i materiali Tipo VN XVI.8 Piede ad anello, rilevato dal piano di appoggio, a profilo convesso. Fondo inferiore piatto. Per le considerazioni sul tipo si vedano i tipi VN XVI.6-XVI.7. Datazione: Primo venticinquennio del II secolo a.C. VN XVI.8.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN XVI.9 Piede ad anello molto rilevato dal piano di appoggio, con profilo convesso e caratterizzato da evidenti linee di tornio. La parte inferiore del fondo presenta una leggera protuberanza a cono. Datazione: Primo venticinquennio del II secolo a.C. VN XVI.9.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Tipo VN XVI.10 Fondo con piede ad anello assai basso e leggermente svasato alla base. La parte inferiore del vaso è del tutto piatta, mentre le pareti indicano che il corpo, non conservato, dovette avere un andamento leggermente svasato. Questo fondo è attestato nella ceramica prodotta ad Aesis a coppe ansate di medie e grandi dimensioni (Brecciaroli Taborelli 1998, pp. 169-170, 376, 378). Datazione: Fine III-primo venticinquennio del II secolo a.C. VN XVI.10.1 Si veda la descrizione generale del tipo. (M. Aprosio) 124 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera 2.2. La ceramica a vernice nera dei periodi 4-6 8 Cfr. Aprosio, III.2.1. Sulle definizioni di Campana B e B-oide si veda Morel 1981, p. 46; Morel 1990, pp. 400-401 e Morel 1998, pp. 1213. 10 Cfr. Valentini 1993, p. 93 11 Stabilire legami tra il centro di produzione e i mercati circostanti è difficile anche per l’assenza di dati epigrafici nella produzione a vernice nera delle nostre fornaci 12 Nel catalogo delle forme a vernice nera la descrizione della vernice è inserita in quei tipi che presentano un rivestimento diverso da quello canonico documentato nella maggior parte dei manufatti e descritto in questa stessa introduzione. 13 Cfr. Cuomo di Caprio 1985, p. 113. 9 La seconda fase della produzione di ceramica a vernice nera delle fornaci di Chiusi-Marcianella rappresenta il 21,02% dell’intera attività ceramica delle fornaci, con un totale di 8453 frammenti. Le caratteristiche tecniche di realizzazione dei manufatti ceramici di questa classe ne fanno un prodotto non paragonabile ai primi contesti produttivi dei forni chiusini 8 né tanto meno alle grandi produzioni di ceramiche a vernice nera dette “Campana A” e “Campana B”. La persistenza di una certa varietà nei dettagli morfologici, testimoniata nei primi tre periodi di attività dell’officina, si trasforma in un processo di semplificazione delle forme che assume gli aspetti tipici della standardizzazione della produzione e il relativo abbandono dei parametri di qualità caratteristici delle manifatture ceramiche di fine III-inizi II secolo a.C. La ceramica a vernice nera di seconda fase a Chiusi-Marcianella si inquadra cronologicamente con le produzioni di Campana B e B-oide 9 con notevoli differenze qualitative che comunque sembrano interessare altri contesti geografici vicini al territorio chiusino. L’attività delle nostre fornaci si inquadra all’interno di quelle produzioni dette “locali” che in ambito etrusco interessano un’ampia porzione di territorio: Volterra, Populonia, Cosa, Vulci, Bolsena, Tuscania, Norchia, Tarquinia, Pyrgi 10; in questi centri i ritrovamenti databili al II secolo a.C. testimoniano morfologie semplificate e spesso standardizzate le cui caratteristiche tecniche diventano scadenti sia nella tornitura del prodotto che nella verniciatura. Gli aspetti tecnici, cui si è appena accennato, testimoniano dunque, un’attività produttiva di scarso valore, accompagnata da un repertorio morfologico limitato a oggetti molto semplici da realizzare e a rivestimenti di pessima qualità. Trovandoci a studiare materiale ceramico proveniente da fornaci e quindi materiale quasi certamente di scarto, viene difficile percepire quale doveva essere la qualità reale del prodotto finito e commercializzato. Anche se il repertorio delle forme è in gran parte ricostruibile interamente, vengono meno quelle notizie sulla qualità finale delle vernici, fondamentali per un corretto inquadramento commerciale del prodotto. A ciò si aggiunge la difficoltà di reperire informazioni circa la distribuzione di questi oggetti anonimi 11 che, verosimilmente, circolavano nel territorio chiusino; la possibile differenza tra gli scarti di fornace e l’oggetto commerciabile può incrementare ulteriormente tali difficoltà. I difetti riscontrati nei materiali recuperati non interessano la modellazione del corpo ceramico, ma il colore, la quantità e la distribuzione della vernice. Quest’ultima è documentata quasi sempre con un colore marrone o marronerosso, rare volte nerastra, poco coprente e poco aderente, la superficie è sempre leggermente ruvida 12. La distribuzione della vernice sul corpo è irregolare e sono diffuse sgocciolature disposte sempre dall’orlo verso il fondo; in questo senso, è evidente che la verniciatura avveniva per immersione rapida 13 senza particolare attenzione alla completa diffusione del rivestimento sull’oggetto: i © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 125 Le fornaci di Marcianella: i materiali 14 Pochi sono i frammenti che, in relazione all’entità di scarto dei manufatti, risultano completamente deformati e quasi vetrificati tanto da assumere un colore grigio-verde, tipico dei pezzi cotti eccessivamente. 15 Cfr. Cuomo di Caprio 1985, p. 106. 16 La composizione dei rivestimenti, il processo di cottura e le tecniche di ossido-riduzione sono spiegate accuratamente da Cuomo di Caprio 1985, pp. 104130. 17 Serra Ridgway 1996, p. 247, tav. CCXVII, fig. 85. 18 Phillips 1965, p. 25; 1967, pp. 23-40. 19 Mercando 1974, pp. 88141. 20 Parmeggiani 1981, p. 15, fig. 9. 21 Valentini 1993. 22 Frontini 1985. 23 Brecciaroli Taborelli 1983; 1998. 24 Per gli aspetti riguardanti le caratteristiche degli impasti e delle vernici si veda Gliozzo, Memmi, III.11.10; per i risultati delle analisi sul campione in vernice nera (CH13) vd. Gliozzo, III.11.2. 126 fondi dei vasi presentano sempre poche tracce di vernice, in considerazione del fatto che il piede veniva usato come punto di presa per l’operazione, dopo la quale il vaso veniva appoggiato ad asciugare, prima di essere infornato. Molti frammenti di piede, inoltre, mostrano all’interno un disco marrone-rosso più chiaro, effetto di una alterazione della vernice dovuta all’impilamento dei pezzi nel forno e all’isolamento durante la cottura della parte su cui poggiava l’oggetto soprastante. Durante lo scavo, infatti, non sono stati recuperati anelli o elementi distanziatori di altro tipo: i pezzi venivano certamente impilati uno sull’altro all’interno della camera di cottura per sveltire, forse, ancora di più i tempi di produzione. Quest’insieme di elementi, pur riferendosi a un prodotto mai finito sul mercato, ci segnala uno standard artigianale piuttosto scarso che non è in grado di creare una buona sospensione colloidale di argilla ferruginosa indispensabile alla riuscita finale della vernice, nè condizioni di cottura costanti nelle varie infornate e nelle varie parti del forno. È evidente, negli oggetti scartati, che il processo di riduzione, con il quale l’ossido di ferro presente nel rivestimento inziale si trasforma in magnetite veniva realizzato con difficoltà 14. La materia colorante era rappresentata dagli ossidi di ferro che durante il processo di riduzione si trasformavano da ossido di ferro (rosso) in magnetite (nera): dentro la fornace l’atmosfera era prevalentemente ossidante sino a circa 800°C, seguiva, poi, una fase riducente sino a un massimo di 900-920°C, con raffreddamento nuovamente in condizioni ossidanti 15, fase fondamentale, quest’ultima per la riuscita ottimale della vernice 16. In contesti esterni e diversi da quelli delle nostre fornaci gli stessi difetti nella verniciatura non sembrano una discriminante che escluderebbe i manufatti ceramici dalla commercializzazione; esemplari con le stesse caratteristiche sono presenti tra i materiali delle tombe di Tarquinia recentemente pubblicati da Serra Ridgway 17, in quelli provenienti dagli scavi effettuati da K. M. Phillips jr. nella provincia di Siena e in particolare da una sepoltura tardo-etrusca a Papena 18; aspetto analogo hanno i materiali di vari ritrovamenti effettuati nelle Marche 19 e in Emilia 20 in contesti datati al II secolo a.C. Se a ciò si aggiungono altri contesti di “produzioni locali” come quelli segnalati a Gravisca 21 i corredi tombali della Lombardia 22, i materiali di II secolo a.C. delle fornaci di Jesi 23, si assiste a una situazione generalizzata di scadimento della qualità dei manufatti (comunque commercializzati) che accompagna l’ultimo sviluppo della classe ceramica tra la fine del II secolo a.C. e gli inizi del I secolo a.C. La qualità di questi ultimi oggetti a vernice nera non è più confrontabile con le produzioni più antiche. L’argilla, ad un esame macroscopico, è abbastanza ben depurata per tutte le forme della classe ceramica, con rari inclusi calcarei bianchi; le tonalità di colore vanno dal beige rosato, al nocciola chiaro, all’arancio nei pezzi poco cotti, al grigio scuro in quelli cotti eccessivamente 24. Pur essendo tutte le forme prodotte nelle fornaci della Marcianella, confrontabili con gli esemplari riportati da Morel, è sembrato giusto creare, comunque, una tipologia interna autonoma della produzione, evitando di attribuire immediatamente i nostri esemplari al catalogo dello stesso Morel, al fine di stabilire morfologicamente le differenze produttive rispetto agli esemplari noti e per © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera poter dare un catalogo di forme chiaramente contestualizzabile sia cronologicamente che topograficamente. D’altra parte l’attribuzione non può spingersi, nella maggior parte dei casi, oltre la “serie”, e solo per pochi esemplari è possibile una precisa assimilazione ad uno dei tipi documentati da Morel. All’interno della stessa “serie”, è sembrato utile cercare ulteriormente un grado di variabilità, tenendo sempre presente, però, l’indicazione di Morel e procedendo alla differenziazione di tipi e varianti anche all’interno del suo stesso riferimento tipologico, per una maggiore evidenziazione degli aspetti di variazione che possono accompagnare la realizzazione dei manufatti ceramici nelle varie officine. Nel catalogo sono stati inclusi anche quei fondi le cui caratteristiche morfologiche sono differenti rispetto a quelle canoniche riscontrate durante la schedatura; si tratta sempre di esemplari unici certamente scartati per anomalie di forma. Il resto dei fondi non è identificabile dato che spesso uno stesso frammento attribuito a un certo tipo può anche appartenere a tipi diversi della stessa forma ma anche di forme differenti (ad esempio i piedi dei piatti sono spesso uguali a quelli delle coppe). I. Piatto Abbreviazioni: d. = diametro; h. = altezza; p. = piede Nell’ultima fase della produzione ceramica i piatti costituiscono il 5,71% delle forme complessivamente realizzate in vernice nera nelle fornaci di Chiusi-Marcianella. Tipo VN I.9.1 A questo primo gruppo di piatti appartengono esemplari caratterizzati da orlo verticale, carena tra orlo e parete; pareti rettilinee e piede ad anello. Il confronto di questo tipo con le “serie” 2264-2265 di Morel (1981, p. 156), indicato come produzione locale con varie attestazioni in Italia centrale e settentrionale di II secolo a.C. è stato già puntualizzato in PucciMascione 1993, p. 382. A Jesi (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 135, fig. 71, n° 135), piatti di questo tipo sono documentati come forme largamente prodotte tra la fine del II secolo a.C. e la metà del I secolo a.C. Esemplari dello stesso tipo sono documentati, infine, nei corredi tombali di Tarquinia (Serra Ridgway 1996, p. 250, tav. CCXXII, fig. 108), in contesti datati al II secolo a.C. Le dimensioni sono espresse in centimetri piede ad anello rientrante con punto di appoggio piatto. Scarto di fornace appartenente a un gruppo di tre patere impilate per la cottura senza elementi distanziatori. d. 20 h. 5.5 d.p. 6; varianti dimensionali: d. 19 - 21; h. 5.5 - 7; d.p. 5.7 - 7 Vernice marrone-rossa opaca, sottile, piuttosto aderente e uniforme. Sul fondo interno la vernice assume un colore più chiaro, tendente al rosso, per effetto dell’impilamento dei pezzi uno sull’altro nel forno per la cottura senza l’utilizzo di elementi distanziatori. Sono presenti anche sgocciolature all’esterno lungo le pareti dovute alla rapida immersione dei pezzi nella vernice. Datazione: metà II secolo a.C. - inizi I secolo a.C. 55 a 5-6 VN I.9.1 Piatto con orlo distinto, verticale, leggermente rientrante, arrotondato; vasca abbastanza profonda con pareti rettilinee e carena arrotondata tra orlo e parete; doppia solcatura concentrica all’interno in prossimità del fondo; © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 127 Le fornaci di Marcianella: i materiali Tipo VN I.10 A questa tipologia appartengono i piatti con tesa orizzontale ondulata, profilo delle pareti leggermente bombato e piede ad anello, confrontabili genericamente con le serie Morel 1442-1443 e documentati come produzioni di I secolo a.C. Questo piatto è attestato nei corredi tombali di Tarquinia datati al II secolo a.C. (Serra Ridgway 1996, p. 110, tav. CLIII, fig. 26). Piatti analoghi si trovano nelle Marche (Mercando 1974, p. 95, fig. 8) tra i rinvenimenti di età romana datati al II secolo a.C. Un confronto significativo e molto puntuale è rappresentato dalla presenza di piatti della stessa morfologia sul relitto recuperato nei pressi di Capo Graziano a Filicudi (Cavalier 1985, p. 116, fig. 134e), datato al primo trentennio del II secolo a.C. o alla metà dello stesso secolo (Lamboglia 1971, p. 371), in un contesto in cui alcune delle forme ritrovate nei resti della nave sembrano avere somiglianze interessanti con parte del repertorio di forme prodotto nelle fornaci di Chiusi-Marcianella nei periodi 4-7 (le coppe VN II.18.1, II.21.1, i piatti VN I.9.1, I.10.1 a vernice nera; il bicchiere PS IV.2.1 a pareti sottili; le olle CC VIII.6.1-VIII.6.4, i coperchi XVII.6.1, XVII.6.2, le bottiglie XI.2.1, XI.3.1, il bacino V.3.1 in ceramica comune), pur con notevoli differenze riguardanti le caratteristiche tecniche dei manufatti. Piatti dello stesso tipo, con una tesa leggermente più larga venivano prodotti anche nell’officina ceramica di Jesi (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 116, fig. 60, n° 45), nel periodo tra la metà del II secolo a.C. e la metà del I secolo a.C. A Milano, tra il materiale prodotto in Etruria settentrionale nel II secolo a.C., sono documentati esemplari della stessa tipologia (Scavi MM3, p. 25, tav. II, fig. 9-12). VN I.10.1 Orlo orizzontale a tesa ondulata, appuntita all’estremità; vasca poco profonda con pareti dal profilo concavo; doppia solcatura sul fondo interno; piede ad anello con lieve rigonfiamento all’esterno in prossimità del punto di appoggio presumibilmente piatto. Questo esemplare specifico trova un confronto generico con le "serie" Morel 1442a1-1443 (Morel 1981, p. 114), già puntualizzato in Pucci-Mascione (1993, p. 382) e indicato fra le produzioni di I secolo a.C. Un esemplare della stessa serie è stato trovato a Chiusi tra i materiali della cisterna in località I Forti (Turchi 1988, p. 153); in questo caso è forse possibile riconoscere un prodotto delle fornaci di Chiusi-Marcianella attestato 128 nella città di Chiusi dove, verosimilmente, una parte di questi prodotti doveva essere commercializzata. Dall’ambito territoriale chiusino provengono il piatto recuperato nei pressi di Chianciano Terme, nell’insediamento agricolo di Poggio Bacherina (Paolucci 1992, p. 38, fig. 3) e quello dall’Orto del Vescovo (Palermo 1998, p. 130, tav. 3, fig. 51) trovato in livelli datati nel II secolo a.C. d. 19; h. 4; d.p. 6; varianti dimensionali: d. 18 - 20; d.p. 6 - 6.5 Vernice marrone-nero opaca, sottile, piuttosto aderente e uniforme all’interno; all’esterno sgocciolature di colore marrone-rosso dovute alla immersione molto rapida dei pezzi nella vernice. Datazione: metà II - inizi I secolo a.C. 55 a 5-6 VN I.10.2 Frammento di orlo a tesa orizzontale leggermente pendente e arrotondata all’estremità. Unicum. d. 19.6 Datazione: metà II secolo a.C. 31 a Tipo VN I.11 Con questa morfologia sono stati distinti alcuni frammenti di piatti con orlo a tesa concavo-convessa ingrossata e arrotondata. Confronti specifici sono possibili con l’esemplare Morel 1461b1 (Morel 1981, p. 116), indicato come produzione dell’Italia centrale e settentrionale ; forme simili sono attestate nei corredi tomba- © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale TAVOLA X VN I.9.1 VN I.10.1 VN I.10.2 VN I.11.1 VN I.14.1 VN I.15.1 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 129 TAVOLA XI VN I.12.1 VN I.12.2 VN I.13.1 VN I.13.2 VN I.13.3 130 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera li di Tarquinia (Serra Ridgway 1996, p. 159, tav. CLXXX, fig. 24; p. 251, tav. CCXVII, fig. 118) dove vengono datate alla metà del II secolo a.C. VN I.11.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.19 Datazione: metà II secolo a.C. Tipo VN I.12 I piatti appartenenti a questa tipologia sono caratterizzati da una breve tesa arrotondata, dalla vasca più o meno profonda e dal piede ad anello. Essi trovano un confronto con gli esemplari Morel 1262a1-1263a1 (Morel 1981, p. 99) provenienti da Veio, indicati come produzione locale o regionale e datati genericamente alla fine del III secolo a.C. VN I.12.1 Piatto con orlo distinto, estroflesso a breve tesa convessa e arrotondata all’estremità; vasca poco profonda, pareti con carena a spigolo e piccola solcatura interna; il fondo interno presenta sei piccole solcature concentriche e una sporgenza centrale; piede ad anello leggermente svasato con punto di appoggio piatto. Confronti molto puntuali per questo specifico esemplare si possono stabilire con piatti analoghi provenienti da una tomba di Tarquinia (Serra Ridgway 1996, p. 22, tav. CX, fig. 6 e p. 252, tav. CCXVIII, fig. 121) datati tra la prima metà e la metà del II secolo a.C., e tra i materiali prodotti nell’officina di ceramica a vernice nera di Jesi (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 111, fig. 57, n° 26), documentati in modo cospicuo per tutta la prima metà del II secolo a.C. d. 18; h. 6.1; d.p. 6.1. Datazione: secondo quarto del II secolo a.C. - metà II secolo a.C. 31 a VN I.12.2 Piatto con orlo distinto, molto estroflesso, arrotondato; vasca piuttosto profonda con carena arrotondata; tripla solcatura concentrica sulla parete interna in prossimità del fondo; piede ad anello leggermente svasato con rigonfiamento esterno in prossimità del punto di appoggio piatto. Tipi piuttosto simili al nostro sono documentati nelle fornaci di ceramica a vernice nera di Jesi (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 136, fig 72, n° 193) come forme realizzate sistematicamente nella fase terminale della produzione (terzo quarto del I secolo a.C.). d. 19; h. 6.2; d.p. 6; varianti dimensionali: d. 17-19 Vernice marrone-nerastra opaca, sottile, abbastanza aderente e uniforme; rossastra sul fondo interno per effetto dell’impilamento dei pezzi uno sull’altro nel forno per la cottura. Datazione: inizi I secolo a.C. Tipo VN I.13 A questo gruppo appartengono i piatti con l’orlo a tesa obliqua, la vasca abbastanza profonda con carena arrotondata più o meno accentuata all’esterno. Un confronto generico è possibile con la serie Morel 2273 (Morel 1981, p. 159), indicata come produzione dell’Italia centrale di fine II secolo a.C.; gli esemplari documentati nelle nostre fornaci non sono caratterizzati da una carenatura viva all’esterno tipica, invece, delle forme riportate da Morel. VN I.13.1 Piatto con orlo a tesa obliqua appena distinto, leggermente ingrossato, arrotondato; vasca poco profonda con carena arrotondata esternamente e appena accennata all’interno da uno spigolo; piede ad anello leggermente svasato, rigonfiato e rientrante in prossimità del punto di appoggio piatto. Confronti abbastanza puntuali per questo esemplare specifico si trovano a Jesi (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 113, fig. 58, n° 34) tra i materiali prodotti nelle fornaci di ceramica a vernice nera dalla metà del III secolo a.C. fino alla metà del II secolo a.C. e a Sovana (Pancrazzi 1971, p. 147, SF 1/63), in contesti tombali datati al II secolo a.C. d. 19.6; h. 5.8; d.p. 7; varianti dimensionali: d. 18.5-20; d.p. 6-7. Vernice marrone opaca, sottile, abbastanza aderente all’interno e all’esterno; sul fondo interno si presenta con una colorazione più chiara, per effetto dell’impilamento dei pezzi uno sull’altro nel forno per la cottura, senza l’utilizzo di elementi distanziatori. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 131 Le fornaci di Marcianella: i materiali Datazione: metà II secolo a.C.-inizi del I secolo a.C. 55 a 5-6 VN I.13.2 Frammento di orlo a tesa obliqua non distinto, arrotondato. Esemplari simili sono documentati a Milano (Scavi MM3, pp. 24-25, tav. II, fig. 3-4) in contesti di età augustea. d. 19; h. 4; varianti dimensionali: d. 18-19 Datazione: fine II secolo a.C. VN I.13.3 Frammento di piatto con orlo a tesa obliqua, piatta nella parte superiore con lieve spigolo all’estremità; carena abbastanza accentuata e arrotondata. d.18 Datazione: inizi I secolo a.C. Tipo VN I.14 A questo gruppo appartiene un unico frammento di orlo appena distinto, squadrato all’estremità e leggermente appuntito. Non è stato possibile reperire confronti. VN I.14.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Unicum. d. 22 Vernice nera opaca, sottile, aderente e uniforme Datazione: inizi I secolo a.C. 92 132 Tipo VN I.15 L’unico frammento di piatto rappresentato in questo gruppo presenta l’orlo distinto, rientrante nella parte superiore. Si tratta di una forma anomala per la quale non è stato possibile reperire confronti precisi; un tipo simile è attestato tra i materiali a vernice di Ariminum (Riccioni 1972, p. 239, fig. 3-6A1), datato, insieme al resto delle forme documentate, tra la fine del III secolo a.C. e il II secolo a.C. VN I.15.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Unicum. d. non ricostruibile Datazione: fine del II secolo a.C. II. Coppa Nella seconda fase dell’attività della fornace di ChiusiMarcianella (periodi 4-9), le coppe rappresentano la forma maggiormente attestata tra tutti i materiali documentati. All’interno della ceramica a vernice nera questa forma è documentata con l’88,04% della produzione. Tipo VN II.12 Coppe caratterizzate da un orlo distinto, più o meno estroflesso, piatto nella parte superiore, arrotondato all’estremità o interamente; il profilo delle pareti è discontinuo; la vasca è sempre abbastanza profonda, con depressione centrale più o meno accentuata; il piede è generalmente ad anello; solo qualche esemplare presenta la forma a disco. Nel repertorio più recente dell’attività produttiva delle fornaci di Marcianella le coppe I.9 rappresentano l’oggetto maggiormente fabbricato, sia in relazione alle forme a vernice nera, sia in rapporto al resto degli oggetti documentati. La morfologia di queste coppe può essere confrontata con la serie Morel 2614, definita come "productions diverses, mais notamment vases étrusques du II s." (Morel 1981, p. 191). Corrisponde alla forma Lamboglia 28 (Lamboglia 1952a, p. 177), prodotta a partire dal II secolo a.C. e diventata una delle forme più comuni anche nelle varie produzioni regionali e locali (Morel 1981, pp. 202-203). Coppe dello stesso tipo sono molto ben attestate nel panorama dell’Etruria, ma anche nel resto dell’Italia centro-settentrionale, soprat- © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera tutto a partire dalla metà del II secolo a.C. A Chiusi tipi simili sono presenti tra i materiali dello scavo dell’Orto del Vescovo (Palermo 1998, p. 130, tav. 3 fig. 56), attribuiti a produzioni locali e datati lungo tutto il II secolo a.C. Si ritrova a Volterra (Fiumi 1972, p. 61; Cristofani 1976, p. 254), a Luni come tipo di fabbricazione locale (Luni II, p. 92) e a Cosa (Taylor 1957, p. 179, tav. 31), datato al secondo quarto del II secolo a.C. Un esemplare molto simile a quelli documentati nelle nostre fornaci è attestato anche ad Adria (Mangani 1982, p. 15, fig. 8h) in un contesto tombale datato alla seconda metà del II secolo a.C. Un confronto significativo e molto puntuale è rappresentato dalla presenza di coppe della stessa morfologia sul relitto recuperato nei pressi di Capo Graziano a Filicudi (Cavalier 1985, p. 116, fig. 134e), datato al primo trentennio del II secolo a.C. o alla metà dello stesso secolo (Lamboglia 1971, p. 371), in un contesto in cui alcune delle forme ritrovate nei resti della nave sembrano avere somiglianze interessanti con parte del repertorio di forme prodotto nelle fornaci di Chiusi-Marcianella nei periodi 4-7 (le coppe VN II.18.1, II.21.1, i piatti VN I.9.1, I.10.1 a vernice nera; il bicchiere PS IV.2.1 a pareti sottili; le olle CC VIII.6.1-VIII.6.4, i coperchi CC XVII.6.1, XVII.6.2, le bottiglie CC XI.2.1, XI.3.1, il bacino CC V.3.1 in ceramica comune) pur con notevoli differenze riguardanti la scarsa qualità della verniciatura nei manufatti chiusini a vernice nera. La presenza pressoché costante delle coppe VN I.9 in tutti gli strati esaminati, indica una notevole continuità e probabilmente un buon successo commerciale di questi oggetti. La loro produzione ha interessato tutta la seconda fase della vita dell’officina ceramica nei periodi compresi tra la fine della prima metà del II e gli inizi del I secolo a.C. (periodi 4-7). 31 a 53 53 52 55 a 5-6 6 6 6 VN II.12.1 Esemplare caratterizzato da un orlo distinto, leggermente estroflesso, piatto nella parte superiore, arrotondato all’estremità; il profilo delle pareti è discontinuo; vasca abbastanza profonda, con depressione centrale poco accentuata; piede ad anello leggermente svasato con punto di appoggio piatto. d.18; h.7.3; d.p. 7; varianti dimensionali: d. 16.5-19; h. 6.5-7.5; d.p. 6-7.7 Datazione: fine prima metà II - inizi I secolo a.C. VN II.12.2 Si differenzia per il piede ad anello svasato, sagomato esternamente. d. 18.5; h. 7.7; d.p. 7 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 133 Le fornaci di Marcianella: i materiali Vernice marrone opaca, sottile, piuttosto aderente internamente. Datazione: metà del II secolo a.C. 5-6 VN II.12.3 Esemplare con piede a disco. Unicum. d. 17.5; h. 7.5; d.p. 7 Datazione: metà del II secolo a.C. VN II.12.7 Coppa con orlo assottigliato a breve tesa orizzontale piatta nella parte superiore; depressione centrale della vasca piuttosto accentuata. d. 18; h. 6.8; d.p. 6.5; varianti dimensionali: d. 16.918.8; h. 6.8-7.4; d.p. 6.2-7.5 Coppe con le stesse caratteristiche morfologiche sono documentate a Sovana (Pancrazzi 1971, p. 149, fig. 85 SPG 95/29), datate alla metà del II secolo a.C. Datazione: metà II - fine II secolo a.C. 53 52 5-6 VN II.12.4 Coppa con piede a disco con punto di appoggio a spigolo. Unicum. d. 16.2; h. 7.4; d.p. 6.9 Datazione: metà II - fine II secolo a.C. 6 5-6 VN II.12.5 Questo esemplare presenta la vasca profonda con pareti poco svasate e netta curvatura del profilo in prossimità del fondo. Non si conserva il piede. Coppe molto simili a questo tipo documentato nelle nostre fornaci sono state rinvenute durante lo scavo delle officine ceramiche di Jesi (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 148, fig. 78, n° 265), dove risultano forme significative del ciclo produttivo compreso tra la metà del II secolo a.C. e l’età augustea. d. 16; h. 7.8 Datazione: metà II - fine II secolo a.C. 5-6 VN II.12.8 Questo esemplare, molto simile a VN I 9.7, è documentato con un piede ad anello molto basso con leggero rigonfiamento all’esterno, in prossimità del punto di appoggio piatto. Unicum. d. 18; h. 6.7; d.p. 6.4 Datazione: metà II - fine II secolo a.C 5-6 VN II.12.9 Questa coppa presenta l’orlo squadrato all’estremità, concavo nella parte superiore e il piede ad anello piuttosto alto, rientrante nella parte inferiore. d. 17.5; h. 6.5; d.p.7.2; varianti dimensionali: d. 17.018.0; h. 6.5-7.5; d.p. 7.2-7.8 Datazione: metà II - inizi I secolo a.C. 53 VN II.12.6 Coppa con orlo ingrossato, pendente verso l’esterno e piede a disco. d. 18; h. 6.7; d.p. 7.1 Datazione: metà II - fine II secolo a.C. 5-6 134 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 5-6 TAVOLA XII VN II.12.1 VN II.12.2 TAVOLA XIII VN II.12.5 VN II.12.6 VN II.12.7 VN II.12.3 VN II.12.4 VN II.12.8 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 135 TAVOLA XIV VN II.12.9 VN II.12.10 VN II.12.11 TAVOLA XV VN II.12.12 VN II.12.12a VN II.12.12c VN II.12.12b 136 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera VN II.12.10 Coppa con orlo concavo nella parte superiore e leggermente inclinato verso l’interno; la vasca è leggermente schiacciata. Unicum. La vernice, marrone su tutta la coppa, assume una colorazione rossa sul fondo interno per effetto dell’impilamento dei pezzi uno sull’altro senza uso di elementi distanziatori. d.18; h. 6.1; d.p. 6.5 Datazione: metà del II - fine II secolo a.C. 5-6 VN II.12.11 Orlo inclinato verso l’interno; la vasca presenta un profilo concavo continuo; piede ad anello molto svasato. d. 18; h. 7.2; d.p. 7.3; varianti dimensionali: d. 17 - 19; h. 6 - 7.5; d.p. 6 - 7.5 Datazione: fine prima metà II - inizi I secolo a.C. 53 VN II.12.12 Questo esemplare presenta l’orlo completamente arrotondato. In questo caso, all’interno della “serie” 2614 della classificazione di Morel, è possibile rimandare a un confronto puntuale con l’esemplare indicato nel tipo 2614 c1 (Morel 1981, p. 191), proveniente da una tomba di Aleria, definito come importazione dall’Etruria marittima e datato alla prima metà del II secolo a.C. Un altro tipo molto simile a quello prodotto nelle nostre fornaci si trova a Volterra (Cristofani 1975, p. 15, fig. 10, n° 5) tra i materiali datati tra il 180-160 a.C e il primo trentennio del I sec a.C. Esemplari simili sono attestati, infine, tra i materiali del Museo di Civita Castellana (Schippa 1980, p. 51, tav. II, n° 68), provenienti dalla necropoli de La Penna e datati alla prima metà del II secolo a.C. All’interno della variante 12 del tipo VN I.9 sono state individuate ulteriori variazioni dimensionali che sono illustrate nel catalogo. Gli esemplari, il cui profilo è stato interamente ricostruito, sono stati distinti con una lettera che indica esclusivamente la diversità dimensionale. d. 18; h.7.5; d.p. 6.5; varianti dimensionali: d. 17 - 19; h. 5.5 - 7.6; d.p. 5.5 - 6.5 Datazione: metà II - inizi I secolo a.C. 55 a 5-6 5-6 6 6 6 VN II.12.12a Esemplare con le stesse caratteristiche morfologiche di I.9.12; scarto di fornace che presenta sul fondo interno un altro piede ad anello della stessa tipologia, impilato per la cottura. Esemplare unico. Morel 2614 c1 d. 18; h. 7.6; d.p. 6 Datazione: inizi del I secolo a.C. VN II.12.12b Variante dimensionale di I.1.12a. Morel 2614 c1 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 137 Le fornaci di Marcianella: i materiali d.15; h.6.2; d.p.5.5 Datazione: metà II - inizi I secolo a.C. Datazione: fine della prima metà del II - inizi del I secolo a.C. 5-6 31 a 6 53 VN II.12.12c Variante dimensionale di I.1.12a. Morel 2614 c1. Unicum. d. 13; h. 5.2; d.p.5 Datazione: metà II - fine II secolo a.C. 5-6 VN II.12.13 Questa coppa è caratterizzata dall’orlo arrotondato all’estremità, piatto nella parte superiore, inclinato verso l’interno e da una solcatura interna. Unicum. d. 18.2; h. 8.; d.p. 6.1 Datazione: metà II - fine II secolo a.C. 5-6 VN II.12.14 Frammento di coppa con orlo arrotondato e pareti ondulate esternamente. Morel 2614 c1. d. 19; varianti dimensionali: 17 - 19 Datazione: metà II - inizi I secolo a.C. 5-6 VN II.12.15 Frammento di coppa con orlo arrotondato ed estroflesso; pareti leggermente ondulate. d. 18 Datazione: meta II - inizi I secolo a.C. VN II.12.16 Coppa con orlo non distinto, arrotondato. d. 18.4; h. 7; d.p. 6.5; varianti dimensionali: d. 16.5 18.4 138 Tipo VN II.13 Le coppe di questo tipo sono caratterizzate dall’orlo non distinto, arrotondato; pareti dal profilo continuo con unica curvatura in prossimità del fondo. Esse appartengono alla serie Morel 2615 e trovano un confronto abbastanza puntuale con l’esemplare 2615 c1 (Morel 1981, pp. 190-191), datato genericamente al II secolo a.C., attestato a Calvatone e indicato come “produzione locale e regionale”. VN II.13.1 Questo esemplare, privo del fondo, è documentato con pareti ondulate esternamente. Unicum. d. 19; varianti dimensionali: d. 18-19 Datazione: inizi del I secolo a.C. VN II.13.2 Frammento di coppa privo di fondo con vasca poco profonda e pareti molto svasate; diminuzione dello spessore in prossimità del fondo. d.18; varianti dimensionali: 17-18 Datazione: metà II - inizi I secolo a.C. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale TAVOLA XVI VN II.12.13 VN II.12.14 VN II.12.15 VN II.12.16 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 139 TAVOLA XVII VN II.13.1 VN II.13.2 VN II.14.1 VN II.14.2 VN II.14.3 140 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera Tipo VN II.14 Le coppe di questo tipo sono caratterizzate dall’orlo non distinto, piatto nella parte superiore; vasca piuttosto profonda con pareti svasate e rettilinee; piede ad anello. Un confronto generico può essere indicato nella serie Morel 2944 (Morel 1981, p. 237) con esemplari rinvenuti a Gera d’Adda, attribuiti a “produzioni locali o regionali” e datati genericamente al II secolo a.C. Il tipo è documentato anche a Luni (Luni II, pp. 94-95, tav. 70, 7) in contesti di II secolo a.C. VN II.14.1 Orlo piatto nella parte superiore, non inclinato; piede ad anello con rigonfiamento nella parte inferiore in prossimità del punto di appoggio piatto. d. 17.5; h. 6.7; d.p. 7.3; varianti dimensionali: d. 17 19; h. 6.7 - 8; d.p. 6 - 7.3 Datazione: fine prima metà del II - inizi I secolo a.C. 5-6 VN II.14.3 Coppa con orlo inclinato verso l’esterno. d. 17.5; h. 7.4; d.p.6.5; varianti dimensionali: d. 17 - 18.5; h. 6.5 - 7.4; d.p. 6.5 - 7 Datazione: metà II - fine II secolo a.C. VN II.14.4 Coppa con orlo non distinto, assottigliato all’estremità, piatto nella parte superiore inclinata verso l’interno; piede ad anello con rigonfiamento e punto di appoggio piatto. Non è possibile individuare confronti precisi con gli esemplari riportati da Morel; tuttavia è possibile riscontrare un riferimento puntuale con una coppa proveniente da Luni (Luni II, pp. 94-95, tav. 70, 9), purtroppo non datata. 55 a 5-6 d.14; h. 6; d.p. 4.3 Datazione: metà II - inizi I secolo a.C. 6 VN II.14.2 Questo frammento presenta un ingrossamento dell’orlo rispetto alle caratteristiche di II.14.2. d. 16; varianti dimensionali: d. 16 - 17.2 Datazione: metà II - inizi I secolo a.C. Tipo VN II.15 Coppe con orlo non distinto, leggermente convesso nella parte superiore; vasca profonda con pareti poco svasate; piede a disco. Le coppe di questo tipo trovano un confronto abbastanza puntuale con gli esemplari Morel 2841c1 e 2841d1 (Morel 1981, p. 231), indicati come produzioni della fine del II secolo a.C. a diffusione locale o regionale dell’Etruria meridionale. VN II.15.1 Per le caratteristiche morfologiche si veda la descrizione generale del tipo. Questo esemplare è documentato con piede a disco ombelicato con breve solcatura in prossimità del punto di appoggio a spigolo. d. 19.1; h. 8.1; d.p. 6.1; varianti dimensionali: d. 17.5 19.1 5-6 Datazione: metà II - fine II secolo a.C. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 141 Le fornaci di Marcianella: i materiali VN II.15.2 Variante dimensionale; piede a disco alto. d.14; h. 7.3; d.p.5.2; varianti dimensionali: d. 12.5 - 14; h. 6 - 7.3; d.p. 4.2 - 5.2 Datazione: metà II - inizi I secolo a.C. Tipo VN II.16 A questo gruppo appartiene un solo frammento di coppa con orlo distinto da una breve solcatura, sagomato e assottigliato nella parte superiore arrotondata. Non è stato possibile reperire confronti. VN II.16.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Unicum. d. 20 Datazione: inizi del I secolo a.C. Tipo VN II.17 Appartiene a questa tipologia un solo frammento di coppa con orlo non distinto, piatto nella parte superiore; pareti dal profilo emisferico nel tratto conservato. VN II.17.1 Si veda la descrizone generale del tipo. Unicum. d.17.2. 5-6 Tipo VN II.19 In questa tipologia rientra l’unico frammento di coppa con orlo appena distinto, piatto nella parte superiore, arrotondato all’estremità; il profilo della parete è rientrante esternamente, in prossimità dell’orlo e concavo all’interno. Il tipo può essere confrontato con un esemplare trovato a Populonia (Romualdi1984-1985, p. 45 fig. 37 n° 116), nelle necropoli i cui materiali sono datati agli inizi del II secolo a.C. e uno a Sovana (Pasquinucci 1971, p. 94 fig. 45, SMR 3/3), in contesti datati al II secolo a.C. Un confronto interessante è possibile con tipi simili recuperati tra i materiali delle fornaci di Jesi (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 121, fig. 62, nn° 78/80), 142 datati tra la fine del III secolo a.C. e la metà del II secolo a.C. e considerati come forme tipiche della produzione ceramica di questo periodo. VN II.19.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d. 17.4 Tipo VN II.21 Questo gruppo è rappresentato da coppe biansate con anse “a orecchio”; orlo non distinto, leggermente assottigliato e arrotondato; vasca profonda con pareti dal profilo concavo continuo; anse verticali a bastoncello con attacco superiore “a orecchio” impostate sull’orlo e sulla parete; piede ad anello rigonfiato a spigolo con punto di appoggio arrotondato. Esemplari di questa tipologia trovano confronto generico con la "specie" Morel 3120 (Morel 1981, p. 248), indicato come produzione dell’Italia centrale e settentrionale di II secolo a.C. Quest’attribuzione era già stata definita da Pucci-Mascione (1993, p. 381). Un esemplare della stessa serie è indicato a Chiusi fra i ritrovamenti di materiali all’interno della cisterna in località I Forti (Turchi 1988, pp. 151-152); in questo caso è possibile riconoscere verosimilmente uno dei prodotti delle fornaci nell’ambito della città di Chiusi dove, con ogni probabilità avveniva una parte della commercializzazione dei manufatti. Esemplari simili sono stati recuperati a Volterra (Cristofani 1975, p. 15, fig. 10, n° 2), datati tra il 180-160 a.C. e il primo trentennio del I secolo a.C. Un confronto significativo è dato dalla presenza di questa forma sul relitto di Capo Graziano a Filicudi (Cavalier 1985, p. 119, fig. 144b) insieme ad altre forme attestate nelle fornaci (le coppe VN I.1.1, I.5.3, i piatti VN III.1.1, III.2.1 a vernice nera; il bicchiere PS I.1.1 a pareti sottili; le olle CC II.1.1-II.1.4, i coperchi CC III.1.1, III.1.2, le bottiglie CC IV.1.1, IV.2.1, il bacino CC IX.1.1 in ceramica comune), datato nel primo trentennio del II secolo a.C. o nella metà dello stesso secolo (Lamboglia 1971, p. 371). Coppe dello steso tipo sono presenti tra i materiali della necropoli del Palazzone, a Perugia (Lippolis 1984, p. 24, tav. XIV, n° 8), datate tra la fine del III secolo a.C. e la metà del II secolo a.C. VN II.21.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.12; h. 5.5; d.p. 3.9; varianti dimensionali: 11.5 - 13; h. 5.5 - 7.5; d.p. 3.9 - 5 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale TAVOLA XVIII VN II.15.1 VN II.15.2 VN II.17.1 VN II.14.4 TAVOLA XIX VN II.16.1 VN II.19.1 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 143 TAVOLA XX VN II.22.1 VN II.21.1 VN III.14.1 VN III.14.3 VN III.14.2 VN III.14.4 144 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera Datazione: metà II - inizi I secolo a.C. 5-6 6 Tipo VN II.22 Gli esemplari riuniti in questo gruppo sono le coppecoperchio caratterizzate da orlo verticale e tre sporgenze triangolari, destinate all’appoggio sull’orlo del vaso da coprire. Non è stato possibile reperire confronti. VN II.22.1 Orlo verticale rientrante e arrotondato; carena ingrossata e arrotondata tra orlo e parete con tre sporgenze triangolari poste a distanza regolare lungo l’intera circonferenza; pareti rettilinee; presa-piede ad anello leggermente svasato. d.13; h. 4.5; d.p. 5.3; varianti dimensionali: d. 12.6 13; h. 4.5 - 6; d.p. 3.6 - 5.3 Datazione: metà II - inizi I secolo a.C. l’esemplare Morel 2751e1. I tipi appartenenti alla "serie" 2751 sono indicati come produzioni soprattutto dell’Italia meridionale e della Sicilia anche se esistono attestazioni ad Alba Fucens e Chieti (Morel 1981, p. 217) e vengono datate tra la fine del III secolo a.C. e il II secolo a.C. A Chiusi tipi simili sono documentati tra i materiali dello scavo dell’Orto del Vescovo (Palermo 1998, p. 129, tav. 2, fig. 22), in livelli di II secolo a.C. Un confronto puntuale è possibile inoltre con un esemplare ritrovato a Pergola in provincia di Pesaro (Mercando 1974, p. 98, fig. 14 d) in contesti tombali datati al II secolo a.C., molto simile al nostro sia per la morfologia che per le caratteristiche tecniche generali. Tipi simili sono documentati tra i materiali prodotti nelle fornaci rinvenute a Jesi (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 155, fig. 83, n° 310), datati tra il 180 a.C. e il 150 a.C. d.8; h. 5.6; d.p. 3.8; varianti dimensionali: d.7 - 9; h. 5.5 - 6.5; d.p. 3.3 - 4 Datazione: fine prima metà II - inizi I secolo a.C. 53 5-6 5-6 6 6 6 III. Coppetta Nella seconda fase dell’attività della fornace di ChiusiMarcianella (periodi 4-9), le coppette rappresentano il 6,12% della produzione complessiva di ceramica a vernice nera. Tipo VN III.14 La maggior parte delle coppette appartenenti a questa tipologia sono documentate con orlo generalmente non distinto; pareti leggermente rientranti e carenate; piede a disco o ad anello. Esse sono genericamente attribuibili alla serie Morel 2751 (Morel 1981, p. 217). VN III.14.1 Coppetta con orlo non distinto, carena a spigolo esternamente; pareti leggermente rientranti; piede a disco. Questa particolare forma può essere confrontata con VN III.14.2 Coppetta con orlo non distinto,vasca piuttosto schiacciata con carena arrotondata; piede ad anello con punto di appoggio piatto. L’esemplare corrisponde al tipo Morel 2751a1 (Morel 1981, p. 217), datato, come tutta la serie, tra la fine del III secolo a.C. e il II secolo a.C. Una presenza che potrebbe testimoniare la diffusione dei manufatti delle nostre fornaci nell’ambito urbano chiusino è documentata tra i materiali dello scavo del S. Maria (Marchetti t.l., tav. XXX, n° 93). Un ulteriore confronto per questo tipo è possibile con coppette simili recuperate nello scavo delle fornaci di Jesi (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 155, fig. 83, n° 312), datate tra la © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 145 Le fornaci di Marcianella: i materiali fine del III secolo a.C. e la metà del II secolo a.C., ma largamente attestate nella produzione del secondo quarto del II secolo a.C. d.8.6; h. 4.3; d.p. 4 Datazione: metà II secolo a.C. - inizi I secolo a.C. VN XII.2.2 Si veda la descrizione generale del tipo. Unicum. Datazione: metà II - fine II secolo a.C. 5-6 5-6 VII. Forma aperta non identificata Tipo VN VII.5 Piede di coppa ad anello svasato, rigonfiato con punto di appoggio arrotondato. VN III.14.3 Frammento di coppetta con orlo distinto, leggermente estroflesso, arrotondato; pareti leggermente bombate e carena arrotondata all’esterno con lieve solcatura. Unicum. d.13; h. conservata 3.7 Datazione: inizi I secolo a.C. VN III.14.4 Scarto di fornace pertinente a una coppetta. d.p. 4 Datazione: inizi del I secolo a.C. XII. Askos Tipo VN XII.2 Askos con orlo distinto, estroflesso, arrotondato, su un breve collo molto stretto (VN XII.2.1); il beccuccio è di forma cilindrica e l’ansa a nastro presenta, nell’esemplare VN XII.2.2 solcature longitudinali. Un confronto possibile è con la serie Morel 8210 e, probabilmente con l’esemplare 8211 a 1 (Morel 1981, p. 426), prodotti in area etruschizzante essenzialmente settentrionale tra l’inizio del II secolo a.C. e la metà dello stesso secolo. VN XII.2.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Unicum. d.3.8 Datazione: metà II - fine II secolo a.C. 146 VN VII.5.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 6.8 Datazione: metà del II secolo a.C. VN VII.5.2 Piede di coppa ad anello piuttosto basso con rigonfiamento esterno e punto di appoggio piatto. d.p. 6.5 Vernice marrone-rossa opaca, sottile, poco aderente, assente nel piede all’esterno (probabilmente per effetto della presa del vasaio per l’immersione nella vernice). Datazione: metà del II secolo a.C. Tipo VN VII.6 Piede di coppa ad anello non svasato dal profilo esterno rettilineo con lieve rientranza in prossimità del punto di appoggio arrotondato. Vernice rossa opaca, sottile, poco aderente, ben conservata nel piede esterno; presenta due zone di forma rettangolare dove risulta assente (probabilmente i due punti di presa per l’immersione). VN VII.6.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 6 Datazione: metà del II secolo a.C. Tipo VN VII.7 Piede di coppa ad anello, molto svasato, rigonfiato, arrotondato e rientrante con punto di appoggio piatto. VN VII. 7.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 7 Datazione: metà del II secolo a.C. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale TAVOLA XXI VN XII.2.1 VN XII.2.2 VN VII.5.1 VN VII.5.2 VN VII.6.1 VN VII.7.1 VN VII.7.2 VN VII.8.1 VN VII.8.2 VN VII.9.1 VN VII.9.2 VN VII.9.3 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 147 TAVOLA XXII VN VII.9.4 VN VII.10.1 VN VII.11.1 VN VII.11.3 VN VII.13.1 VN VII.15.1 148 VN VII.11.2 VN VII.12.1 VN VII.14.1 VN VII.16.1 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera VN VII.7.2 Piede di coppa ad anello, svasato, dal profilo squadrato a spigolo e rientrante con punto di appoggio piatto. d.p. 7.4 Datazione: metà del II secolo a.C. Tipo VN VII.8 Piede di coppa ad anello con strozzatura accentuata e squadrato nella parte inferiore, punto di appoggio piatto. Tipo VN VII.10 Piede di coppa ad anello con strozzatura, rigonfiamento e solcatura nel profilo esterno in prossimità del punto di appoggio piatto. VN VII.10.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 7 Datazione: metà del II secolo a.C. VN VII.8.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 7.5 Datazione: inizi del I secolo a.C. Tipo VN VII.11 Piede di coppa a disco leggermente svasato con due scanalature sul fondo esterno. VN VII.8.2 Piede di coppa ad anello con strozzatura poco accentuata, rientrante e squadrato nella parte inferiore, punto di appoggio piatto. d.p. 7.4 Vernice marrone opaca, sottile, abbastanza aderente e uniforme all’esterno e all’interno. Datazione: inizi del I secolo a.C. VN VII.11.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 7.4 Datazione: metà del II secolo a.C. Tipo VN VII.9 Piede di coppa ad anello leggermente svasato con punto di appoggio piatto; all’interno concavo con netta sporgenza. VN VII.9.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 6.8 Datazione: metà del II secolo a.C. VN VII.9.2 Piede di coppa ad anello leggermente svasato con punto di appoggio quasi a spigolo e scanalatura interna. d.p. 6.7 Datazione: metà del II secolo a.C. VN VII.9.3 Come VN VII.6.1, con solcatura interna. d.p. 6.4 Datazione: metà del II secolo a.C. VN VII.9.4 Piede di coppa ad anello piuttosto alto, svasato, leggermente rigonfiato, con punto di appoggio quasi a spigolo e scanalatura interna. d.p. 6.4 Datazione: metà del II secolo a.C. VN VII.11.2 Come VN VII.8.1, sul fondo interno due solchi concentrici. d.p. 8.3 Datazione: inizi del I secolo a.C. VN VII.11.3 Piede di coppa a disco leggermente svasato con due solcature sul fondo interno. d.p. 7.5 Datazione: metà del II secolo a.C. Tipo VN VII.12 Piede di coppa a disco con strozzatura e rigonfiamento esterno; due grandi solcature sul fondo esterno. VN VII.12.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 6.2 Datazione: metà del II secolo a.C. Tipo VN VII.13 Piede ad anello non identificabile, non svasato con punto di appoggio piatto; parete rientrante e assottigliata nella parte finale conservata; lieve solcatura tra piede e parete. VN VII.13.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 6.2 Datazione: inizi del I secolo a.C. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 149 Le fornaci di Marcianella: i materiali Tipo VN VII.14 Piede di piatto ad anello, non svasato dal profilo rettilineo esternamente con punto di appoggio piatto. VN VII.14.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d. 6.0 Datazione: metà del II secolo a.C. Tipo VN VII.15 Piede di coppa ad anello,svasato, dal profilo rettilineo con largo punto di appoggio piatto. VN VII.15.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 7 Datazione: metà del II secolo a.C. d.p. 4.6 Datazione: inizi del I secolo a.C. Tipo VN XVI.12 Piede di olletta ad anello, basso, rigonfiato con punto di appoggio piatto. VN XVI.12.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 6 Datazione: inizi del I secolo a.C. Tipo VN XVI.13 Piede di olletta non svasato con punto di appoggio piatto. Tipo VN VII.16 Piede di coppa a disco completamente piatto. VN XVI.13.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 5 Datazione: metà del II secolo a.C. VN VII.16.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 7 Datazione: metà del II secolo a.C. VN XVI.13.2 Piede di olletta ad anello non svasato, dal profilo rettilineo esternamente e punto di appoggio arrotondato. d.p. 4.6 Datazione: metà del II secolo a.C. Tipo VN VII.17 Piede di coppa a disco, svasato con una solcatura sul fondo interno e una esternamente tra il piede e la parete. VN VII. 17.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 6.8 Datazione: metà del II secolo a.C. VN VII.17.2 Piede di coppa a disco, svasato, rientrante con quattro solcature sul fondo interno. d.p. 6.8 Datazione: metà del II secolo a.C. VN XVI.13.3 Piede di olletta ad anello leggermente svasato con punto di appoggio a spigolo e scanalatura interna. d.p. 5.3 Datazione: inizi del I secolo a.C. Tipo VN XVI.14 Piede ad anello svasato con punto di appoggio arrotondato. Esemplare unico. VN XVI.14.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 6.4 Datazione: inizi del I secolo a.C. XVI. Forma chiusa non identificata Tipo VN XVI.11 Piede ad anello con rigonfiamento esterno, rientrante in prossimità del punto di appoggio arrotondato; pareti bombate nella parte conservata. VN XVI. 11.1 Si veda la descrizione generale del tipo. Esemplare unico. 150 Tipo VN XVI.15 Piede di olletta con rigonfiamento e scanalatura esterna, punto di appoggio piatto. VN XVI.15.1 Si veda la descrizione generale del tipo. d.p. 5 Datazione: inizi del I secolo a.C. © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale (A. Pizzo) Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera TAVOLA XXIII VN VII.17.1 VN VII.17.2 VN XVI.11.1 VN XVI.12.1 VN XVI.13.1 VN XVI.13.2 VN XVI.13.3 VN XVI.14.1 VN XVI.15.1 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 151 Dati quantitativi relativi ai fondi di vernice nera non identificati Dati quantitativi relativi ai frammenti di pareti a vernice nera non identificati 31 a 31 a 5-6 53 53 55 a 5-6 Dati quantitativi relativi ai frammenti di vernice nera deformati 5-6 152 © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Maria Aprosio e Antonio Pizzo - La ceramica a vernice nera © 2003 Casa Editrice Edipuglia, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 153