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Gramsci e la Storia d'Italia

Al Gramsci storico della nazione italiana è stato dedicato un numero decisamente inferiore di studi ed analisi critiche rispetto ad altre dimensioni del suo pensiero: quella filosofica, politica o culturale. Ma anche quando, negli anni passati, l'attenzione è caduta sulla dimensione storiografica della riflessione gramsciana, l'ottica prevalente o pressoché esclusiva è stata quella politica.

GRAMSCI E LA STORIA DELLA NAZIONE ITALIANA NEI QUADERNI DEL CARCERE Marzio Zanantoni Al Gramsci storico della nazione italiana è stato dedicato un numero decisamente inferiore di studi ed analisi critiche rispetto ad altre dimensioni del suo pensiero: quella filosofica, politica o culturale. Ma anche quando, negli anni passati, l’attenzione è caduta sulla dimensione storiografica della riflessione gramsciana, l’ottica prevalente o pressoché esclusiva è stata quella politica. Eppure la prima indicazione che era giunta a Togliatti circa il contenuto dei Quaderni del carcere, attraverso Piero Sraffa, l’economista amico di Gramsci e che tanto aveva fatto per lui durante la sua carcerazione, era stata quella di una «rappresentazione materialistica della storia d’Italia» 1. Che questo fosse uno dei filoni che più emergeva dalla lettura dei Quaderni è testimoniato anche da una delle prime iniziative editoriali gramsciane di cui abbiamo notizia: «una breve storia d’Italia, ricavata dalle varie note e frammenti di Gramsci, riuniti in antologia, corredate di note e introdotti 1 Cosi infatti Togliatti scriveva al “caro com pagno Manuilskij” – allora funzionario del Com intern a Mosca – in una lettera dell’11 giugno 1937 (Gram sci era deceduto il 27 aprile) , nella quale chiedeva che i «30 Quaderni» di Gram sci «arrivino nelle nostre m ani intatti e il più rapidamente possibile», lettera riportata in Chiara Daniele (a cura di), Togliatti editore di Gram sci, Carocci, 20 0 5, p. 17. La lettera di Piero Sfraffa a cui si fa riferim ento è la risposta alla richiesta di Togliatti del 20 m aggio ‘37 in cui egli chiedeva all’am ico e confidente di Gram sci lum i circa le disposizioni lasciata dal leader del Partito comunista circa «la pubblicazione eventuale, e in ogni caso per lo studio e la utilizzazione, dei suoi scritti». La risposta di Sfraffa è andata perduta e, come scrive Chiara Danieli, la «sua perdita costituisce la lacuna più grave per la ricostruzione dell’origine delle edizioni togliattiane degli scriti di Gram sci», ibidem . 174 M. ZANANTONI da una prefazione» 2 che il comunista Fabrizio Onofri aveva proposto alla Einaudi. Ma già alla loro pubblicazione i Quaderni sembravano rispondere principalmente a quel «ripensamento in chiave marxista della storia d’Italia» che Felice Balbo vedeva necessario e mancante discutendone con lo storico Delio Cantimori già nel ‘47 : «L’italia manca fino ad oggi di un’opera storica marxista nel senso più profondo ed esatto che dia la reale fisionomia della sua storia dall’indipendenza ai giorni nostri» 3 . Pur rivelandosi pieni di altri filoni di studio, è fuor di dubbio che i Quaderni del carcere rappresentino un momento fondamentale e, purtroppo, conclusivo circa il modo di Gramsci di «pensare l’Italia». Una rappresentazione della nazione italiana che attraversa l’intera riflessione gramsciana, dagli scritti giovanili sino ai Quaderni. E che si snoda attraverso tre momenti essenziali: la riflessione sul fascismo, la «quistione meridionale» e i limiti del Risor- 2 Si trattava di una proposta di Fabrizio Onofri, che Am brogio Donini, dell’istituto Gram sci di Rom a, presentava a Giulio Einaudi in una lettera del 7 gennaio 1951, da «includere nelle tua Piccola biblioteca scientificoletteraria», in Daniele, cit., p. 114. Dopo una prim a risposta positiva di Giulio Einaudi, gium geva a Onofri, con lettera del 7 m aggio 1951, una ulteriore risposta di Giulio Bollati, redattore della casa editrice, risposta molto argom entata che esprimeva perplessità sulla stessa im postazione della antologia (Danieli, cit., pp.115-116). Qualche giorno dopo, ancora Einaudi, rivolgendosi questa volta a Felice Platone, curatore delle opere di Gram sci in pubblicazione presso la stessa Einaudi, dicendosi d’accordo con la risposta negativa di Bollati, esprim eva la preoccupazione che Onofri desse com unque ad altro editore il suo lavoro ed esprim eva l’esigenza di pensare ad una antologia di testi gram sciani «fatta secondo criteri più soddisfacenti e tali da rispondere realmente alle esigenze da tanta parti avanzate di una guida alla lettura degli scritti di Gram sci», in Danieli, cit., p.117, lettera del 9 m aggio 1951. Il 23 m aggio, Platone si dichiarava d’accordo con Einaudi sia sul rifiuto per il Profilo di Onofri, sia per una futura diversa antologia gram sciana. Qualche m ese dopo Corrado De Vita, direttore del quotidiano «Milano Sera», e direttore della COLIP, la cooperativa del libro popolare, dom andava il m anoscritto di Onofri per la Universale econom ica. Comunque il Profilo di Onofri non venne mai pubblicato e copia del dattiloscritto è conservata nell’Archivio della fondazione Istituto Gram sci. 3 Lettera di Felice Balbo a Delio Cantimori del 27 giugno 1947, cit. in Luisa Mangoni, Civiltà della crisi. Gli intellettuali tra fascism o e antifascim o, «Storia dell’Italia repubblicana», vol. 1, La costruzione della dem ocrazia, Einaudi 1994, p. 699. Gram sci e la storia della nazione italiana 175 gimento italiano4 , il tutto dentro il “grande libro di storia” contenuto nei Quaderni del carcere. Una “storia dell’Occidente borghese”, o “più semplicemente del m ondo m oderno”, come ha messo organicamente in rilievo Alberto Burgio in un libro dal significativo titolo di Gram sci storico5. Ciò che in questo intervento m i propongo di fare è dunque una ricognizione dell’indagine storiografica di Gramsci inerente una parte del m ondo occidentale: la form azione dell’identità della m oderna nazione italiana e di alcuni caratteri degli italiani ad essa connessi. In m odo particolare, le chiavi di lettura gram sciana della storia d’Italia saranno quelle di cosm opolitism o/ snazionalizzazione opposte a tradizione/ nazionalizzazione. Punto di partenza è il progetto di ricerca di Gram sci espresso nella pagina iniziale, assai nota, del Quaderno speciale 19 dedicato al Risorgim ento italiano. Scrive Gram sci: Una doppia serie di ricerche. Una sull’Età del Risorgim ento e una seconda sulla precedente storia che ha avuto luogo nella penisola italiana [...] Questa seconda serie dovrebbe essere una raccolta di saggi su quelle epoche della storia europea e m ondiale che hanno avuto un riflesso nella penisola. Per esem pio: 1) I diversi significati che ha avuto la parola ‘Italia’ nei diversi tem pi [...] 2) Il periodo di storia rom ana che segna il passaggio dalla Repubblica all’Im pero in quanto crea la cornice generale di alcune tendenze ideologiche della futura nazione italiana [...] 3) Medio Evo o Età dei Com uni, in cui si costituiscono m oderatam ente i nuovi gruppi sociali cittadini [...] 4 Sono questi i m omenti salienti presentati da Giuseppe Vacca nell’antologia di scritti gram sciani intitolata Pensare l’Italia, edizione fuori com m ercio L’Unità, 20 0 9. 5 A. Burgio, Gram sci storico. Una lettura dei “Quaderni del carcere”, Laterza, 20 0 3. Sul Gram sci storico sono da vedere anche Attilio Baldan, Gram sci com e storico. Studio sulle fonti dei “Quaderni del carcere”, Dedalo, 1978, G. D’Agostino, Gram sci e la storia, in Modern tim es. Gram sci e la critica all’am ericanism o, Diffusioni 84, 1989, p. 429 e la sezione, affidata a Roberto Cessi, «Lo storicism o e i problemi della storia d’Italia nell’opera di Gram sci», in Studi gram sciani, Ed. Riuniti, 1958, 1973 2 ). Di Alberto Burgio è ora anche da vedere «Le rivoluzioni passive in Italia», in Tornare a Gram sci. Una cultura per l’Italia, Avverbi edizioni, 20 10 , pp. 281-315. 176 M. ZANANTONI 4) Età del mercantilism o e delle m onarchie assolute che appunto in Italia ha m anifestazioni di scarsa portata nazionale perché la penisola è sotto l’influsso straniero [...] 6 . Innanzitutto Gram sci si pone una questione di metodo relativa alla “storia com e ‘biografia’ nazionale” e l’im postazione generale del problem a credo vada ritrovata in una nota del Q. 19 sul Risorgim ento, che non a caso egli intitolava Criteri introduttivi. Specificatam ente nelle osservazioni successive di questo paragrafo si nota certamente la necessità polem ica più contingente di contraddire una storiografia risorgim entale “oleografica”, “pedagogica” e “antistorica”. Ma rim ane tuttavia, com e questione di fondo, il problem a della legittim ità, o m eno, di una storia della nazione italiana, slegata da connotazioni o condizionamenti ideologici. La questione è approfondita da Gram sci in uno dei prim i paragrafi nello stesso Q. 19 dedicato alla Interpretazione del Risorgim ento 7. Da un lato è ulteriorm ente sottolineata la sua critica negativa a quella “interpretazione del passato italiano e la serie di costruzioni ideologiche e di rom anzi storici che ne sono derivati” in quanto prevalentemente legati “alla «pretesa» di trovare una unità nazionale, alm eno di fatto, in tutto il periodo da Rom a a oggi”8 . Dall’altro lato, non viene m eno, per Gram sci, la necessità scientifica della narrazione storica unitaria. In questo senso diviene term ine importante di confronto Antonio Labriola, anche se riletto attraverso Benedetto Croce 9 . Nell’incom piuto quarto saggio sulla concezione m aterialistica della storia Da un secolo all’altro appare chiaro com e l’unità della storia d’Italia venga contestata da Labriola nella form a della coscienza dei letterati e non certo nella possibilità o 6 A. Gram sci, Quaderni del carcere, Edizione critica a cura di V. Gerratana, Einaudi, 1975, pp. 1959-1960 , § 1 (d’ora in avanti Ec). Il § 1 del Q. 19 (scritto tra il 1934 e gli inizi del ‘35) riprende e am plia notevolm ente il § 89 del Quaderno m iscellaneo 9 (1932), all’interno del quale era riservata una sezione già dedicata a Note sul Risorgim ento italiano. È interessante notare com e, nell’ampliam ento dall’uno all’altro Quaderno, sia stato aggiunto il punto 2, relativo al passato romano. 7 Ivi, pp. 1974-1989, in particolare pp. 1979-1982. 8 Ivi, p. 1979. 9 I riferim enti alle opere di Labriola vengono ricavati da Gram sci dalla crociana Storia della storiografia italiana nel secolo XIX , Laterza, 1921 (cfr. C. Vivanti, Q. 19. Risorgim ento italiano, Einaudi, 1977, pp. 55-57, nn. 31-34. Gram sci e la storia della nazione italiana 177 necessità di una narrazione storica del soggetto Italia 10 . Il revisionism o crocian o, m istifican do le osservazion i labriolan e 11, “aveva assolutizzato questa contestazione al di là della sua argom entazione concreta, fino ad arrivare alla negazione di una storia d’Italia che non si riducesse alla storia dello Stato unitario italiano, o degli Stati italiani che lo avevano preceduto”12 . Nello stesso saggio Da un secolo all’altro Labriola, in realtà, invocava alcune avvertenze, contenutistiche e m etodologiche insieme, che interessavano a Gram sci, il quale coglieva fondam entalmente il senso dell’avvertenza labrioliana prospettando il proprio lavoro storiografico com e il “problem a di ricercare le origini storiche di un evento concreto e circostanziato”.13 Le parallele sottolineature stanno ad evidenziare la com une prospettiva metodologica: le “tracce vere e positive” di Labriola divengono la gramsciana ricerca di origini concrete e circostanziate di eventi determinati, contro il carattere “intellettuale e astratto” di ricostruzioni alla Oriani e alla Gioberti. Altri diventano allora, per Gram sci, i riferim enti storiografici: Augustin Thierry14 , ad esem pio; Gaetano Salvem ini e la sua indagine sulla lotta della Firenze medioevale e appunto Antonio Labriola e la sua esigenza di concretezza e di m aterialistica positività. Alla luce di questi richiami è possibile rievocare – riflettendoci di nuovo – analisi e interpretazioni circa reali o pregiudi10 A. Labriola, Da un secolo all’altro, in Scritti filosofici e politici, a cura di F. Sbarberi, Einaudi, 1973, p. 855. 11 È da tener presente, in tal senso, E. Ragionieri, «Fine del “Risorgimento”? Alcune considerazioni sul centenario dell’Unità d’Italia», in Luigi Masella, Passato e presente nel dibattito storiografico. Storici m arxisti e m utam enti della società italiana 1955-1970 . Antologia critica, De Donato, 1979, p. 134. Il Croce attribuendo in realtà a Labriola la propria interpretazione storiografica circa la “critica im possibilità” di una storia unitaria della nazione, riassum eva le osservazioni del filosofo di Cassino nei term ini seguenti: egli, nel saggio Da un secolo all’altro, “scoteva l’annota utopia di una Storia generale d’Italia disegnando a contrasto quel che dovrebbe essere una storia dell’Italia che ora esiste, nell’Italia form atasi col Risorgimento” (cfr. Ec, p. 2852, § 10 6, n. 2). Gram sci, Q. 19, § 6 (Ec, p. 1981), riporta correttam ente la citazione crociana, attribuendola al legittimo proprietario. Non mi sembra felice invece, la sintesi che ne fa Luigi Del Pane, Antonio Labriola nella politica e nella cultura italiana, Einaudi, 1975, p. 40 7. 12 A. Labriola, Da un secolo all’altro, in Scritti filosofici e politici, cit., p. 855. 13 Ec. § 19, p. 1981. Corsivi nostri. 14 Ec, Q. 14, § 39, p. 1696; § 72, p. 1740 . 178 M. ZANANTONI ziali fratture o continuità tra Labriola e Gram sci intorno alla filosofia della storia. Non si tratta di contrapporre o unire entro la categoria dello storicism o concezioni filosofiche o culture politiche, m a di individuarne con più attenzione i caratteri. Le riflessioni labriolane richiam ate da Gram sci conferm ano quella visione antifinalistica e critico-em pirica della storia legata alla consapevolezza della m orfologica peculiarità di ogni form azione sociale. Ciò perm ette a Labriola di accentuare naturalm ente i segni di discontinuità e di regresso del procedere storico e della sua narrazione e di sottolineare il carattere di “m etodo di ricerca e di concezione”15 della sua dottrina. Diversa è l’im postazione gram sciana, connessa – com e è noto – alla com plessa, articolata identificazione di filosofia e politica e quindi di una franca accettazione del carattere di contem poraneità di ogni ricerca storica 16 . Non va tuttavia dim enticato che tale metodo di storicism o integrale o “assoluto” è im m ediatam ente legato, per Gram sci, alla sua polem ica contro lo storicism o speculativo idealistico, polem ica nella quale – di contro alla nozione m etafisica di divenire – Gram sci poneva in m odo antideterm inistico e antimetafisico il problem a dell’intendim ento storico reale. In questo senso credo vada riconsiderato con più attenzione il recupero antim etafisico di Labriola da parte di Gram sci: non solo quindi sul terreno – spesso evidenziato – del pensiero labriolano in quanto fondam entale precursore in Italia della ricerca della autonom ia filosofica del m arxism o, m a anche quale punto di riferim ento di una filosofia della storia in grado, su oggetti specifici, dell’intendimento storico (in questo caso la storia della nazione italiana), di offrire una metodologia di com prensione e di narrazione antiideologica. 15 A. Labriola, Del m aterialism o storico, in Scritti filosofici e politici, cit., p. 560 . Non richiam o, ovviamente, l’insiem e della bibliografia di Labriola inerente a questioni fondam entali com e queste che sono am piamente presenti non foss’altro nella Introduzione dei vari curatori – da Garin a Sbarberi delle opere del Corsinate. Mi lim ito a ricordare gli accenni più recenti in tal senso: P. Favilli, Storia del m arxism o italiano. Dalle origini alla grande guerra, F. Angeli, 1996, pp. 28 4-285; G. Cacciatore, Labriola: da un secolo all’altro, in Antonio Labriola filosofo e politico, Guerini, 1986, pp. 213-215. 16 Su questi aspetti il riferim ento obbligatorio e – a m io parere condivisibile – è alle interpretazioni di N. Badoloni e C. Luporini. Gram sci e la storia della nazione italiana 179 Alle origini dell’Italia m oderna Ritorniam o per un m om ento alla “doppia serie di ricerche” im postata da Gram sci nel § 1 del Q. 19 sul Risorgim ento italiano, scritto tra il ‘34 e il ‘35. Il testo riprende il § 89 del Q. 9 com pilato all’incirca a m età del ‘32 con l’aggiunta significativa del punto 2, poc’anzi già citato nelle sue righe iniziali e che riprendiam o più am piam ente per una m igliore com prensione: Il periodo di storia rom ana che segna il passaggio dalla Repubblica all’Im pero, in quanto crea la cornice generale di alcune tendenze ideologiche della futura nazione italiana. Non pare sia com preso che proprio Cesare ed Augusto in realtà m odificano radicalm ente la posizione relativa di Rom a e della penisola nell’equilibrio del m ondo classico, togliendo all’Italia l’egem onia “territoriale” e trasferendo la funzione egem onica a una classe “im periale” cioè supernazionale [...] Questo nesso storico è della m assima im portanza per la storia della penisola e di Rom a, poiché è l’inizio del processo di “snazionalizzazione” di Rom a e della penisola e del suo diventare un “terreno cosm opolitico”17. Queste annotazioni di Gram sci – connesse, al punto 1) dello stesso paragrafo, all’esigenza di indagare «i diversi significati che ha avuto la parola ‘Italia’» – pongono l’obbiettivo di una ricerca sulla precedente storia della nazione italiana al fine di ridefinire quegli elementi culturali che si sono ripercorsi nella vita della nazione form atasi dopo il Risorgim ento. Il punto di partenza di quella gram sciana “biografia” nazionale antiideologica è da individuare dunque nel significato prim o di Italia, che Gram sci ricorda attraverso un “noto saggio” di Carlo Cipolla 18 . È da sottolineare com e il saggio di Cipolla venga richiam ato da Gram sci in periodi e contesti diversi19 , m a sem pre – com e nel Q. 19 – con l’intento di rim arcare m etodologicam ente quel “concetto di distinzione” e di “concretezza individua” precedentemente richiamati. Anche il nom e Italia 20 cioè viene Ec, pp. 1959-1960 . Cfr. Ec, p. 2594, C. Vivanti, Quaderno 19, cit., p. 5; L. Cracco Ruggini e G. Cracco, «L’eredità di Roma», in Storia d’Italia, vol. 5, t. I, Einaudi 1973, p. 7. 19 Ec, p. 325; p. 10 17. 20 Cfr. Cracco Ruggini-Cracco, «L’eredità di Rom a», cit. in particolare pp. 31-37. Su questo tema cfr. anche W.V. Harris, Quando e com e l’Italia divenne per la prim a volta Italia ? Un saggio sulla politica dell’identità, in «Studi Storici», n. 2, aprile-giugno 20 0 7, pp. 30 1-322. Qui l’Autore si sof17 18 180 M. ZANANTONI inteso da Gram sci quale concreto ed “effettuale” docum ento (geografico-territoriale) da cui ricavare, nell’ambito di quella storia nazionale alla quale si accinge, il genetico strutturarsi di realtà politico-am m inistrative e culturali diverse. Il saggio di Cipolla viene quindi utilizzato come individuazione delle m atrici più antiche della nozione di Italia e delle sue stratificazioni in età rom ana, in una dialettica Rom a-Italia che ha i suoi poli da un lato nell’unitario “concetto etnico-geografico, culturale e politico di Italia” e dall’altro “nell’universalism o sovranazionale im plicito nella realtà e nel m ito di Roma”21. È, questo, uno dei fili che costituisce quel “nesso storico” che Gram sci richiam ava e che definisce com plessivamente con il term ine di snazionalizzazione. Il m om ento storico è da lui precisam ente individuato e richiam ato nel § 1 del Q. 19, già ricordato. Il periodo storico è quello del I sec. a.C., il passaggio cioè della Repubblica all’Im pero, tra l’età di Cesare e quella di Augusto. Il problem a posto da Gram sci tende ad individuare in quel periodo di storia rom ana l’inizio del cosmopolitismo territoriale e culturale della nazione italiana e in Cesare, per un lato il continuatore di un m ovimento “italico” dem ocratico e, per l’altro, l’iniziatore del processo di “snazionalizzazione” della penisola italica, grazie al porsi territorialmente e politicam ente in una dim ensione im periale che confinava l’Italia e Rom a ad una provincia secondaria. Questa duplicità della figura e dell’azione di Cesare aveva per Gram sci caratteri fondam entalmente positivi che si configuravano in luoghi e tem pi diversi nei Quaderni. Una riflessione analoga a quella svolta nel Q. 19 la si trova nel Q. 17 (com pilato poco più di un anno prim a, nel 1933) § 21, in cui Gram sci inquadra la figura di Cesare quale espressione della “snazionalizzazione” dell’Italia e del divenire di Rom a “città cosmopolita e della penisola italica “centro di una cosm opoli”22 . Nello stesso Q., in un paragrafo successivo – il § 32 – in ferm a in particolare ad indagare la diffusione del nom e «Italia» dalla Calabria moderna all’intera penisola, dalla punta dello stivale sino ai fiumi Arno ed Esino. 21 Cracco Ruggini-Cracco, «L’eredità di Roma», cit., pp. 36-37. Un’utile e, per alcuni punti, diversa prospettiva, di porsi lo stesso problem a la si trova nel saggio di Ettore Lepore, «Per una “storia della società italiana” in età antica», in Storia della società italiana, 1, “Dalla preistoria all’espansione di Roma”, Teti, 1981, pp. 87-10 3. 22 Ec, p. 1924. Gram sci e la storia della nazione italiana 181 polem ica con un saggio di Augusto Rostagni tendente a definire “essenzialm ente nazionale” la letteratura latina” già dal II secolo a.C., Gram sci opponeva che quella letteratura avesse anch’essa, invece, una dim ensione assolutamente cosm opolita, radicando così – in quel tem po storico – quell’orientamento cosm opolitico della cultura italiana che durerà sino al Settecento 23 . Che tale progetto, storico e culturale insieme, fosse consapevolm ente ideato da Cesare viene sottolineato da Gram sci in un paragrafo del Q. 8 (1932) sugli Intellettuali nell’Im pero Rom ano. L’opera di Cesare viene letta allo stesso tem po com e iniziatrice della costituzione della “categoria” degli intellettuali in funzione della creazione di una organizzazione culturale e di tradizionali categorie di intellettuali “im periali”, cosm opoliti appunto, che lascerà tracce fondam entali e durature nella com plessiva storia della cultura italiana 24 . Cesare dunque nella lettura gram sciana sta all’origine della tradizione universalistica della politica e della cultura italiana e non solo. In un passo del già citato § 5 del Q. 19, Gram sci, evidenziando com e il popolo italiano sia quel popolo che “nazionalm ente è più interessato a una m oderna form a di cosm opolitism o”, sottolinea che “è nella tradizione del popolo italiano e della storia italiana” ricostruire il m ondo “econom icam ente in m odo unitario” e che all’origine di tale tradizione vi è Cesare 25. Cesare crea dunque una tradizione italiana proprio nel m om ento in cui il suo progetto consapevole spinge Roma e l’Italia in una dimensione della storia e della cultura non nazionale, anche se ciò per Gram sci non costituisce di per sé un aspetto negativo, bensì, se ripresa nella form a m oderna dell’internazionalism o, un carattere m oderatam ente positivo 26 . Ivi, p. 1935. Ivi, p. 954, § 22. 25 Ivi, pp. 1988-1989. Il testo riprende il § 127 del Q 9 anche se va notato com e lì manchi del tutto l’accenno a Cesare. 26 Cfr. la lettura che delle categorie di cosm opolitism o e internazionalism o viene fatta da Mario Spinella in Gram sci. Le sue idee nel nostro tem po, L’Unità, 1987, pp. 84-86. 23 24 182 M. ZANANTONI Caratteri italiani. Tra cosm opolitism o e sciovinism o nazionale Definite le linee guida per tracciare le origini di una possibile storia della nazione Italia, a Gram sci interessa ora individuare quei caratteri nazionali, quelle form e m entali e com portam entali del popolo italiano che ritroviam o soprattutto all’interno di quella rubrica – che attraversa trasversalm ente pressoché tutti i Quaderni – denom inata Passato e presente. Gram sci nei Quaderni individua elementi “oggettivi” costituenti le identità del sentim ento nazionale italiano. In una nota del Q. 6 (§ 94, Cultura italiana) egli ne traccia un elenco significativo: la lingua, la “coltura”, i partiti politici, i giornali, la Chiesa, la m onarchia, il Parlamento, l’Università e la scuola, la città, la m assoneria, l’Università popolare, l’esercito, i sindacati operai, la scienza (medici, cattedre am bulanti, ospedali), il teatro, il libro.27 In ciascuno di questi elementi si intrecciano e si riversano sentim enti, com portamenti, m odi di essere italiani e Gram sci ne ha percorso, per quanto ha potuto, radici e riferim enti culturali. La m ia attenzione si concentrerà per evidenti ragioni solo su un nucleo di tali caratteri, i quali, attraverso stretti rim andi dialettici, delineano alcuni modi di essere della m odernità e della contem poraneità italiana che con m aggiore incisività sono penetrati nella costituzione politica e civile della nazione e che perm ettono a Gram sci di dar conto, secondo il program m a annunciato a Tatiana nella lettera del 3 agosto 1931 “di alcuni aspetti dello sviluppo storico del popolo italiano”. Tali categorie sono quelle di sovversivism o, sciovinism o, apoliticism o, individualism o. Proprio attraverso la categoria di individualità/ individualism o, Gram sci legge un “carattere” specifico degli italiani e rileva la necessità di una valutazione attenta, non generica, dell’individualism o di cui prospetta diverse form e “più progressive, m eno progressive, corrispondenti a diversi tipi di civiltà e di vita cul27 Ec, p. 769. Circa i «caratteri» dell’identità italiana, num erosi sono orm ai i lavori che danno ne danno conto, da diverse angolature. Tra quelli maggiormente considerati, vanno citati : G. Bollati, L’italiano, Einaudi, 1996; U. Cerroni, L’identità civile degli italiani, P. Manni editore, 1996; E. Galli Della Loggia, L’identità italiana, Il Mulino, 1998; E. Di Ciomm o, I confini dell’identità. Teorie e m odelli di nazione in Italia, Laterza, 20 0 5; D. Bidussa (a cura di), Siam o italiani, Chiarelettere editore, 20 0 7. Gram sci e la storia della nazione italiana 183 turale”28 . In un paragrafo di un Quaderno successivo, il 9, m a di poco posteriore (aprile-m aggio ‘32) Gram sci riprendeva e approfondiva l’argom ento ribadendo i “due aspetti, negativo e positivo, dell’individualism o”, e sottolineando il suo essere una questione da porre quindi “storicam ente e non astrattam ente”29 . Qui Gram sci entrava nel cuore e nelle fondamenta della m odernità, collocando opportunam ente la categoria dell’individualism o nel crinale storicam ente determ inato tra Riform a e controriform a 30 ed evidenziando com e la questione vada posta diversam ente “nei paesi che hanno avuto la riform a o che sono stati penalizzati dalla controriform a”. L’aspetto, del tutto positivo e progressista, dell’individualism o veniva così a coincidere con il sorgere, del tutto moderno, della coscienza critica e con il “fiorire della individualità”31, dando vita a un rinnovato rapporto tra l’uom o e la realtà non più, o non solo, mediato, da una casta sacerdotale, bensì diretto e personale. Se in questa nota così centrale del Q. 9 Gram sci valorizzava quella “fase dello svolgim ento progressivo” nella form azione dell’uomo m oderno proponendo un percorso didattico ed ideale che attraverso “una fase di sviluppo di individualità e personalità critica” giunta “all’uom ocollettivo”32 , nel passo del Q. 6 più sopra ricordato, la sua attenzione era rivolta al lato più negativo e arretrato, corrispondente a una form a di “apoliticismo”. Si trattava in realtà, chiariva Gram sci, di una form a apparente di “individualism o”, per cui la non partecipazione attiva alla vita collettiva e statale non corrispondeva a uno “splendido isolam ento del singolo individuo che conta solo su se stesso per creare la sua vita econom ica e m orale”33 . Ec, Q 6, § 162, p. 814. Ec, Q 3, § 23, p. 1110 . 30 Spunti illuminanti in questo senso provengono da Michele Ciliberto, «Rinascim ento e riforma nei “Quaderni” di Gram sci», in AA.VV., Filosofia e cultura. Per Eugenio Garin, vol. II, Ed. Riuniti, 1991, pp. 759-788. Un accenno di carattere filosofico al così detto “individualismo” si trova in Gram sci anche nel Q 15, § 29, Ec, pp. 1784-1785. 31 Ec, p. 1110 . Su questo punto rim ando alla mia sintetica ricostruzione del contesto storico-culturale presente in M. Zanantoni, Anarchism o, Ed. Bibliografica, 1996, in particolare pp. 15-18. 32 Ec, p. 1111. 33 Ivi, p. 815. Un più approfondito esam e del rapporto tra individuo/ individui e società politica/ Stato è svolto da Gram sci nel § 142 delle note m iscellanee del Q 8 (Ec, pp. 10 28-10 29). 28 29 M. ZANANTONI 184 Significa – spiegava la nota – che al partito politico e al sindacato econom ico “moderni”, com e cioè sono stati elaborati dallo sviluppo delle forze produttive più progressive, si “preferiscono” form e organizzative di altro tipo, e precisam ente del tipo “m alavita”, quindi le cricche, le cam orre, le m afie, sia popolari, sia legate alle classi alte [...] Questo “individualism o” italiano [...] è proprio di una fase in cui i bisogni più im m ediati econom ici non possono trovare soddisfazione regolare perm anentem ente... La ragione di questo stato di cose ha origini storiche lontane 34 . La corrispondenza, prim a richiam ata, tra l’individualism o più retrivo e l’apoliticism o del popolo italiano è un’altra di quelle corrispondenze che ritornano più volte nei Quaderni. È interessante notare come Gram sci im postava quel rapporto fondam entalmente nei term ini di uno scontro tra m odernità e antim odernism o, tra form e m oderne di partecipazione e aggregazione politiche e form e reazionarie e conservatrici di distacco da esse. Una riflessione esplicita in questa direzione è quella svolta in una nota m iscellanea su Machiavelli nel Q. 1535. Discutendo del concetto generale contenuto nell’espressione “spirito statale”, Gram sci ne sottolineava l’essenza nei term ini di responsabilità, solidarietà e continuità nei confronti di una tradizione da trasm ettere alle e nelle generazioni presenti e future. Altre e pericolose, precisava ancora, erano le “deform azioni di esso e deviazioni da esso”: l’individualism o “gretto e piccino”, il settarism o, l’individualism o che “è solo apoliticism o anim alesco”36 . E che Gram sci avesse ben presente la pericolosità e l’esito fascista di quella estraneazione del popolo italiano dallo spirito statale em ergeva chiaram ente nella disam ina del Q 9 (più sopra ricordata) riguardo la popolarità “politica” di G. D’Annunzio, laddove, tra gli elem enti sottolineati, rimarcava l’apoliticità fondam entale del popolo italiano [...], apoliticità irrequieta, riottosa, che perm etteva ogni avventura, che dava a ogni avventuriero la possibilità di avere un seguito di qualche decina di m igliaia di uom i- Ibidem . Ec, pp. 1752-1755. 36 Ivi, pp. 1754-1755. Su questo aspetto vedi anche Silvana Patriarca, Italianità. La costruzione del carattere nazionale, Laterza 20 10 , p. 178. Nel volume, a Gramsci e alla sua lettura del «carattere» degli italiani sono dedicate alcune pagine (173-180 ). 34 35 Gram sci e la storia della nazione italiana 185 ni, specialm ente se la polizia lasciava fare o si opponeva solo debolm ente e senza m etodo 37. Tra gli altri elem enti che m ostravano in m odo evidente l’apoliticità italiana, Gram sci richiam ava ancora i tenaci residui di cam panilism o che, in quanto “m anifestazioni di un così detto spirito rissoso e fazioso”38 , rappresentava un agente di conservazione indiscutibile. In un suo recente scritto l’antropologo italiano Pietro Clem ente 39 ha opportunam ente m esso in rilievo il vigore critico della battaglia gram sciana contro lo “strapaese” di intellettuali e artisti come Soffici, Papini, Rosai, Maccari ed altri. La loro avversione contro “la città” non era altro – a giudizio di Gram sci – che “la spum a saponacea della polemica tra conservatorism o parassitario e le tendenze innovatrici della società italiana”40 : una sorta di qualunquism o antim odernista di cui il fascism o si era nutrito abbondantem ente. Secondo Gram sci i soli “progressi della civiltà” non erano garanzia del superam ento di quei fenomeni di “prim itivism o”, fenom eni che solo per il “diffondersi di una certa vita politica di partito che allargava gli interessi intellettuali e m orali del popolo”41 potevano essere contrastati e superati. Dim ostrazione ne era che, venendo meno quella vita politica a causa della dittatura fascista, l’Italia era di nuovo infestata dalle form e cam panilistiche più prim itive. Caratteristica com une delle riflessioni gram sciane su queste categorie m i sem bra essere la seguente: seppure esse appaiano indubbiam ente legate ad una contingenza storica specifica – il fascism o e i suoi caratteri ideologici – tuttavia il pensatore sardo si sforza di coglierne l’aspetto positivo, consistente, a m io parere, nel ricollocare quelle categorie nelle loro radici più autentiche e storiche. È il senso e il percorso della nazionalizzazione degli italiani che a Gram sci interessa. E appare chiaro com e egli interpretasse anche la m odernità italiana nell’orizzonte più classico del nesso individuo/ Stato: solo le form e di partecipazione Ivi, p. 120 1. Ivi, p. 1117. 39 Pietro Clemente, Paese/ Paesi, in Mario Isenghi (a cura di), I luoghi della m em oria. Strutture ed eventi dell’Italia unita, Laterza, 1997, pp. 539, in part. pp. 15-28. 40 Ec, p. 2151, Q 22. 41 Ivi, p. 1117. 37 38 186 M. ZANANTONI più collettive e civili integrano e, nello stesso tem po, esaltano e difendono le prerogative intellettuali e m ateriali dell’individualità. Al di fuori di questo rapporto, tutto da costruire e sem pre in pericolo, stanno le fazioni, lo spirito di corpo deteriore, le caste, i privilegi, le “associazioni a delinquere”. Gram sci non ha potuto vedere come la vittoria sul regim e fascista sia stata anche la riconquista di quel m oderno nesso individuo/ Stato così fortem ente com prom esso durante il regim e. Oggi, nel m om ento in cui è così presente la riflessione sull’identità nazionale del popolo italiano in una società m ultietnica, quella “biografia della nazione” tracciata, seppur som m ariam ente, da Antonio Gramsci può esserci d’aiuto per ricordarci che, senza quella tensione etico-politica così viva e lacerante che ha percorso la storia della m odernità, molto difficilmente potrà aprirsi, per la nazione Italia, pur nella dialettica civile fra gruppi dirigenti e forze d’opposizione, un nuovo periodo di progresso civile.