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"Laicità e Laicismo" di Matteo Calisi

Pontificio Consiglio per i Laici - Città del Vaticano, 5 marzo 2005

Laicità e laicismo Un malinteso senso della "laicità" dello Stato talvolta ha portato alcuni a considerare l'esternazione della ragione di fede, quale la testimonianza cristiana nella cosa pubblica e l'esposizione dei simboli della fede, come delle mancanze di rispetto dei diritti di "tutti i cittadini" e del rispetto del dettame costituzionale dello Stato "laico", come quello italiano.

PROF. MATTEO CALISI1 Pontificio Consiglio per i Laici Città del Vaticano, 5 marzo 2005 Laicità e laicismo Un malinteso senso della “laicità” dello Stato talvolta ha portato alcuni a considerare l’esternazione della ragione di fede, quale la testimonianza cristiana nella cosa pubblica e l’esposizione dei simboli della fede, come delle mancanze di rispetto dei diritti di “tutti i cittadini” e del rispetto del dettame costituzionale dello Stato “laico”, come quello italiano. Tali “mancanze” favorirebbero disuguaglianza sociale, concorrenza sleale e discriminazione religiosa nei confronti dei credenti di altre fedi. Tali presunte “mancanze” richiamerebbero con forza quel principio di “laicità” dello Stato per cui, ad esempio, è proprio l’assenza di particolari simboli religiosi nello spazio pubblico a garantire tutte le comunità di fede della libertà religiosa e di un effettivo pluralismo. Il dibattito attuale dell’esposizione di simboli religiosi nello spazio pubblico è un tema assai delicato tanto per la sensibilità “laica” quanto per quella “religiosa”. In una società sempre più pluralista sotto il profilo religioso e culturale, è un problema che merita un attento Matteo Calisi è il Presidente della Comunità di Gesù e Presidente della Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships. 1 1 esame da parte sia delle comunità di fede sia delle istituzioni pubbliche. Indubbiamente, nel rispetto della libertà dello Stato “laico”, possono e debbono rimanere le differenze d’interpretazioni riguardo all’esposizione dei simboli religiosi nello spazio pubblico, in particolare a scuola, nei tribunali e negli uffici pubblici. Ma, spesso, alla base di talune interpretazioni c’è un palese pregiudizio, se non addirittura rifiuto e disprezzo, pur sempre nella nostra cosiddetta “società civile”, nei confronti dei simboli storici e tradizionali del cristianesimo, e del cattolicesimo in particolare, ispirate e alimentate da visioni di tipo liberali e massoniche. Tali visioni, non solo sono in palese contrasto e in contraddizione con le ragioni storiche della nostra società civile e religiosa ma sono anche una grave e palese violazione costituzionale dell’esercizio dei diritti umani, in materia di libertà religiosa, sanciti e difesi dallo Stato “laico” della Repubblica Italiana. In questa situazione s’innesta l’incessante richiamo ai cristiani europei, da parte del Santo Padre Giovanni Paolo II, “a non smarrire la loro anima” e ha riscoprire le radici cristiane del Continente. Non ingerenza nelle istituzioni politiche da parte della Chiesa, ma semplicemente l’esercizio evangelico del diritto-dovere di richiamare le coscienze circa le verità storiche e al rispetto dei diritti umani. Peraltro, l’esposizione dei simboli tradizionali della fede, come il crocifisso, hanno assunto valenza polisemica 2 e universalmente riconosciuta. Per noi cattolici italiani, è un simbolo irrinunciabile della nostra identità religiosa fondamentale. E’ un simbolo religioso che risponde al sentire più profondo della comunità nazionale e concorre a definirne l’identità, in quanto radicato nella storia e nella tradizione del Paese. La sua esposizione non contrasta pertanto con i principio di laicità, che “implica non l’indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni ma garanzie dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale” (Corte Costituzionale, sentenza n. 203/1989). Allo stesso tempo rileva il diritto e il dovere di una Chiesa di maggioranza, la Cattolica, nell’affermazione della propria identità nel contesto storico e culturale della società in cui è inserita. Per altri, anche non credenti, il crocifisso esprime i valori della solidarietà, dell’accoglienza, della sofferenza umana. Per questa ricchezza di significati, non necessariamente alternativi, la sua esposizione nei luoghi pubblici assume particolare rilievo non solo per la comunità dei credenti ma per l’intera società civile. Pertanto va sottolineato come il diritto alla libertà religiosa abbia un contenuto positivo da assicurare nelle sue molteplici dimensioni. Da qui, in particolare, l’esigenza di una lettura del principio di “laicità” che consenta di riconoscere anche la dimensione sociale e istituzionale dell’esperienza religiosa, di rispettare l’ordine proprio di tale esperienza e di assicurarne la positiva espressione in funzione delle esigenze della persona e delle comunità. 3 In questo quadro, occorre costruire uno Stato che non sia un “coacervo anonimo degli indistinti”, bensì una casa capace di accogliere uomini e donne con convinzioni ed orientamenti religiosi che non coincidono, ma possono e devono pacificamente coesistere. In questo contesto è di fondamentale importanza la figura del Christifideles laico, singolo o associato che sia, nel difendere, rafforzare e nel ridare nuovo slancio alle sue ragioni di fede nella società civile ed ecclesiale. Nel nostro caso specifico, le Nuove Comunità sorte all’interno del Rinnovamento Carismatico Cattolico, ripropongono il Primato di Dio nella vita della Chiesa e nella società. La spiritualità del Rinnovamento Carismatico ha le sue radici nell'evento di Pentecoste descrittoci da Luca nel Libro degli Atti, dove lo Spirito Santo fa irruzione nella vita della Chiesa nascente e genera tre frutti: Presenza Potenza - Lode! (cfr. At 2,1 ss.) Così, il Rinnovamento carismatico ripropone ai cristiani una nuova apertura all'irruzione della Presenza di Dio ai nostri giorni quando prega per un rinnovato "Battesimo nello Spirito Santo" (cfr. At 1,5).2 È proprio cfr. Kilian McDonnel, George T. Montague, Iniziazione cristiana e Battesimo nello Spirito Santo, testimonianza dei primi otto secoli, Edizioni Dehoniane Roma, 1993 e Ravvivare la fiamma dello Spirito, Che relazione esiste tra il Battesimo nello Spirito Santo e l'iniziazione cristiana? RnS Roma 1992; Giuseppe Bentivegna sj, Il Battesimo nello Spirito Santo, Testimonianze dalla Chiesa dei Padri, Coop. RnS Roma 1995 ed Effusione dello Spirito Santo e doni carismatici, La testimonianza di Sant'Agostino, Coop. RnS Roma 1995. 2 4 questo "Battesimo nello Spirito Santo" a segnare il discorso fondamentale del Primato di Dio. Gesù ha detto: prima "riceverete lo Spirito Santo e" poi "mi sarete testimoni" (cfr. At 1,8)... perché "senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5). Non si può, infatti, costruire la Chiesa senza il Signore: carismi, doni e ministeri vengono da Dio, vengono dallo Spirito! (cfr. 1 Cor 12,4-11) Perché se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori! (Sal 127,1) Per questo dirà Paolo che "siamo battezzati nello Spirito per formare un solo corpo" (1 Cor 12,13) il Corpo di Cristo, la Chiesa. Tale irruzione della Presenza di Dio conduce il Popolo ad un forte desiderio di Dio, ad un desiderio insaziabile di Dio. La gente ha fame di cose spirituali, ha fame di preghiera, ha fame della Parola di Dio, ha fame dei doni dello Spirito, ha fame dei sacramenti, ha fame di Chiesa, ha fame dei Santi, ha fame dei Pastori, ha fame, ha fame insaziabile! Così, il Rinnovamento si presenta come un movimento contemporaneo di "ricerca di Dio", come è accaduto nel passato con i grandi movimenti di riforma della Chiesa - come gli ordini mendicanti nel medioevo, il movimento di Francesco d'Assisi ed altri ancora - dove la gente non è mai abbastanza sazia di Dio. Ci ha detto il Papa: voi "avete riscoperto la Potenza dello Spirito, i carismi, le grazie soprannaturali, i doni, la 5 fede, il gusto della preghiera, la forza e la bellezza della Parola di Dio, la missione, l'evangelizzazione..." Il Rinnovamento Carismatico diviene così una ricerca "angosciosa" della presenza di Dio, come diceva S. Francesco: "Dio mai abbastanza"! L'audacia del Rinnovamento è quella di proclamare che l'uomo può fare l'esperienza di Dio, perché la Scrittura afferma che è giusto fare l'esperienza di Dio. In sintesi, il Rinnovamento è questa irruzione del soprannaturale in una società che aveva decretato la "morte di Dio" ed anche di una Chiesa minacciata dalla secolarizzazione. Cosa vuol dirci, dunque, il Signore attraverso il Rinnovamento Carismatico e attraverso tutte le nuove comunità e i movimenti ecclesiali? Essi sono la risposta provvidenziale dello Spirito a queste situazioni storiche. Esse sono una sorta di "contestazione" dello Spirito ad una visione secolare di un mondo chiuso, ripiegato su se stesso e senza Dio, che ha smesso di cercare Dio e si è rivolto all'adorazione di falsi dei che rendono l'uomo schiavo del denaro, del sesso e del potere nella religione dell'edonismo. In modo innato, le Nuove comunità, "contestano" qualsiasi società che riduce l'uomo alla sua esistenza terrena ed alienata da Dio, però la loro "contestazione" non è a parole - specie quando si constata spesso un'inflazione di linguaggi e il mondo non é più disposto ad ascoltare 6 prediche - ma con la vita, con la preghiera pubblica o con l’esposizione dei simboli religiosi negli spazi pubblici. Infatti, attraverso le loro manifestazioni, le Nuove Comunità, proclamano pubblicamente che Dio è vivo, che Egli viene incontro a noi nel Cristo e che questo incontro personale con lui riempie pienamente l'uomo. Inoltre, affermano che l'universo non è chiuso e che l'umanità cammina verso il proprio compimento. La "contestazione", allora, avviene nell'attenzione che Dio ama gli uomini e che li chiama a salvezza. L'atteggiamento delle Nuove Comunità si può interpretare nel modo seguente: "Poiché non è possibile parlare al mondo di Dio, non è meglio parlare direttamente a Dio nella preghiera e manifestare pubblicamente che Egli è vivente nella Sua Chiesa e che la Sua Chiesa è viva? Davanti alla difficoltà di tenere un discorso su Dio le Nuove Comunità non argomentano, piuttosto testimoniano, espongono la loro esperienza spirituale, la conversione, con spontaneità e semplicità. Questa testimonianza, è così “contestazione” di una società che tende a "tacere su Dio"! “Contestazione” come profezia! "Contestazione", non attraverso ragionamenti e discorsi sapienti, ma pregando, partecipando alle celebrazioni sacramentali e testimoniando attraverso la gioia di credere la gran verità - contro ogni menzogna del nemico che ha ridotto l'esistenza dell'uomo 7 del nostro secolo a schiavitù - che solo la fede dà un valore all'esistenza dell'uomo e il gusto di vivere per Dio. 8