XV Conferenza della Società Italiana degli Urbanisti (SIU)
L’urbanistica che cambia. Rischi e valori
Pescara, 10-11 maggio 2012 – Dipartimento di Architettura di Pescara
Comitato scientiico
Alessandro Balducci (segretario SIU), Massimo Angrilli (Responsabile
Scientiico XV Conferenza), Alberto Clementi, Roberto Bobbio, Daniela
De Leo, Luca Gaeta, Elena Marchigiani, Daniela Poli, Michelangelo Russo,
Maurizio Tira
Segreteria organizzativa
Massimo Angrilli (Coordinamento), Cesare Corfone, Antonella de Candia,
Claudia Di Girolamo, Federico Di Lallo, Fabio Mancini, Mario Morrica,
Patrizia Toscano, Ester Zazzero (Mostra Piani di ricostruzione), Luciano Di
Falco (Assistenza tecnica)
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possono consultare il nostro sito Internet: www.francoangeli.it e iscriversi
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Il volume è stato pubblicato con i contributi della Società Italiana degli Urbanisti e
dell’Università degli studi G. d’Annunzio di Chieti-Pescara.
I disegni riprodotti in copertina e nel testo sono di Francesco Camillo Giorgino, in
arte Millo. Si ringrazia l’autore per la gentile concessione.
Francesco Camillo Giorgino (
[email protected]) nasce a Mesagne (BR) nel 1979. Consegue la laurea in Architettura e parallelamente porta avanti una personale ricerca
estetica nel campo della pittura, spaziando dalla micro alla macroscala “rivelando
la labilità dell’esistenza umana, sospesa a metà tra ciò che conosciamo e ciò che si
nasconde dentro di noi” (ziguline). Nel 2010 riceve diversi premi e riconoscimenti
in ambito nazionale, fra cui la pubblicazione all’interno del Catalogo di “Premio
Celeste 2010”.
In copertina: Millo, Non posso legarti ma provo a tenerti (stralcio), 2012
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Stampa: Tipomonza, via Merano 18, Milano.
Indice
Presentazione, di Alessandro Balducci
pag.
9
»
11
L’urbanistica dell’intensità. Quattro strategie per trasformare l’urbanizzazione diffusa in città, di Francesc Muñoz
»
19
Urbanizzazione globale. Una forza che plasma le città contemporanee, di Vedran Mimica
»
25
Rischi e valori. Un’agenda per la nuova urbanistica, di Alberto
Clementi
»
31
Rischi e valori dell’urbanistica oggi, di Silvano Tagliagambe
»
40
Il controverso rapporto tra rischio e futuro, di Carlo Gasparrini
»
63
Metabolizzazione del rischio. Piani di ricostruzione dei comuni
dell’altipiano delle Rocche, l’Aquila, di Lucina Caravaggi
»
70
Lo spazio del rischio, di Pepe Barbieri
»
80
Introduzione, di Massimo Angrilli
Parte prima
L’urbanistica che cambia
Sta cambiando l’urbanistica?
Rischi, valori, pianiicazione
Rischi e pianiicazione
5
Le side e le speranze dell’urbanistica italiana
Introduzione, di Alessandro Balducci
pag. 87
Le side e le speranze dell’urbanistica italiana, di Bernardo Secchi
»
88
Verso il rinnovamento del patrimonio disciplinare: urbanistica e
progetto del territorio, di Alberto Magnaghi
»
92
Serve una speranza ostinata per lanciare side vincenti, di Attilio
Belli
» 102
Amministrare l’urbanistica in tempo di crisi. Un dialogo a più voci
Conversazione con Patrizia Gabellini, Anna Marson, Ezio Micelli,
di Elena Marchigiani
» 108
Parte seconda
Idee per il cambiamento
Atelier 1
Bio-logic city. Infrastrutture ecologiche e digitali, di Massimo
Angrilli, Aldo Casciana
» 131
Smart city? No grazie!, di Paolo Fusero
» 140
Atelier 2
Accessibilità e cittadinanza, di Roberto Bobbio
» 147
Trasformazioni della città e accessibilità, di Giovanni Laino
» 153
Atelier 3
Teorie e pratiche della pianiicazione e conlitti, di Daniela De Leo
» 159
Alcune questioni aperte su pianiicazione e conlitti, di Francesco
Lo Piccolo
» 165
Atelier 4
Rischio sismico e urbanistica della ricostruzione, di Matteo di Venosa, Roberta Di Ceglie
» 171
Urbanistica della ricostruzione. Questioni aperte, di Valter Fabietti
» 177
6
Atelier 5
La pianiicazione urbanistica tra governo e mercato, di Luca Gaeta,
Ezio Micelli, Paola Savoldi
pag. 184
Atelier 6
Contenimento del consumo di suolo, approcci e forme di riuso dell’esistente, di Sara Basso, Elena Marchigiani
» 195
Atelier 7
Patrimonio e progetto di territorio, di David Fanfani, Daniela Poli
» 204
Esercizi progettuali intorno al territorio inteso come patrimonio,
di Anna Marson
» 212
Atelier 8
Il paesaggio come sfondo del progetto urbanistico contemporaneo,
di Michelangelo Russo
» 218
Landscape and urbanism: tentativi di avvicinamento, di Enrico
Formato
» 226
L’urbanista del paesaggio, un po’ bricoleur un po’ hacker, di Carlo
Gasparrini
» 232
Atelier 9
La geograia dei rischi e gli effetti ambientali dei piani, di Maurizio Tira, Michele Zazzi
» 244
Lettera del Presidente
L’urbanistica che cambia, di Nicola Giuliano Leone
7
» 254
Presentazione
Alessandro Balducci
Siamo giunti alla XV edizione della Conferenza annuale della Società
italiana degli urbanisti. Un incontro che è diventato ormai un appuntamento
isso per la comunità accademica degli urbanisti italiani. Un appuntamento
che consente a studiosi provenienti dalle diverse università italiane di confrontarsi consentendo anche ai giovani che si affacciano alla ricerca durante
e dopo il loro dottorato di collocare il proprio lavoro in un quadro più ampio
di riferimenti, sia nazionale sia internazionale. È un ruolo importante e tipico
delle società scientiiche da sempre e in tutto il mondo. È uno dei modi importanti attraverso i quali si costruisce un linguaggio comune, si sollevano
nuove questioni, si discutono criticamente i risultati della ricerca.
È un ruolo particolarmente importante in un momento di profonde trasformazioni dell’università italiana, interessata da una riforma che rischia di
assorbire grandi energie nel ridisegno dei dipartimenti, nella continua riorganizzazione della didattica, nella revisione degli statuti e dei regolamenti, nello sforzo di introdurre meccanismi di valutazione della ricerca ancora lontani
dall’assumere quel ruolo di stimolo cui sono prioritariamente destinati. In
questo contesto non perdere di vista la sostanza del nostro lavoro è essenziale. Continuare a rilettere sul senso e sul signiicato dell’urbanistica è un
dovere che ci dobbiamo assumere, anche in considerazione della crisi che il
Paese sta attraversando di cui si vedono soprattutto gli aspetti minacciosi, ma
che può essere un’occasione per ripensare a un uso prudente delle risorse e a
forme dello sviluppo realmente sostenibili.
Il direttivo della Società italiana degli urbanisti che coordino come segretario, costituito da Massimo Angrilli, Roberto Bobbio, Daniela De Leo, Luca
Gaeta, Elena Marchigiani, Daniela Poli, Michelangelo Russo, Maurizio Tira,
ha lavorato intensamente per rendere la Conferenza annuale sempre più densa e rilevante e allo stesso tempo per offrire un secondo appuntamento an-
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nuale nel quale discutere dei grandi temi della ricerca, della valutazione e del
dottorato. Un appuntamento che per il 2012 si è svolto a Roma in febbraio
con pieno successo e i cui risultati sono riportati nel nostro sito web.
Insomma la Siu con la XV Conferenza sta uscendo da una fase di progressiva strutturazione – la sua adolescenza – per offrirsi come un servizio
maturo nei confronti della comunità degli urbanisti: una società accademica
che vuole ospitare il confronto e rappresentare verso l’esterno il contributo
che questa comunità è in grado di dare al trattamento e alla soluzione dei
problemi della città e del territorio a partire dalla speciicità della ricca tradizione italiana.
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Introduzione
Massimo Angrilli
La XV Conferenza Siu ha affrontato il tema dei cambiamenti che interessano oggi – e interesseranno sempre di più nel prossimo futuro – l’urbanistica italiana. In particolare i cambiamenti che toccano la sostanza del suo
agire, e cioè i valori posti a fondamento delle scelte dei piani e progetti, e al
tempo stesso i rischi che minacciano la città contemporanea, da prevenire
e fronteggiare con nuovi approcci disciplinari. Questo tema è stato scelto
avendo ormai maturato la consapevolezza che le condizioni rispetto cui si
è costruita l’urbanistica della modernità stanno mutando radicalmente. E se
compito dell’urbanistica è, oggi come nel passato, contribuire a dare risposte
alle preoccupazioni e alle aspirazioni che gli abitanti esprimono nei confronti
del proprio ambiente di vita, allora occorre tornare a rilettere criticamente
sui concetti posti a fondamento dell’agire urbanistico, per riformularli alla
luce dei nuovi scenari urbani e territoriali.
L’urbanistica moderna rinvia a una società ormai lontana, con problemi
ed esigenze diversi dagli attuali, affrontati con una tensione etica e un impegno sociale oggi dificilmente riproducibili. In un’epoca di grandi speranze
e di iducia verso il futuro, il modello imperante era quello della crescita
urbana illimitata cui doveva corrispondere un governo del territorio impositivo e deterministico, afidato al primato del pubblico, associato alla convinzione di poter risolvere bisogni primari e forme di disagio sociale attraverso
strategie redistributive incardinate sull’uso dello spazio; questi principi sono
stati determinanti nel forgiare la disciplina urbanistica, ispirandone teorie e
applicazioni.
E ancora oggi, di fronte allo stato di crisi in cui versa il governo del territorio nel nostro Paese, in larga misura riferito tuttora a quei principi fondativi, autorevoli prese di posizione si richiamano polemicamente al programma
originario della disciplina, per lamentarne il fallimento a fronte delle profon-
11
de distorsioni conosciute dal territorio contemporaneo. Il principio-speranza
si rovescia così nel suo opposto, il principio-disperazione, in cui tende a
rifugiarsi chi denuncia l’impotenza dell’urbanistica nel costruire la città contemporanea secondo quel sistema di valori.
Queste posizioni, emerse tra l’altro anche nel corso delle due precedenti conferenze Siu di Roma e Torino, chiedono risposte coraggiose. La crisi
di legittimità stessa dell’urbanistica, oggi percepita diffusamente come una
pratica burocratica vessatoria ed estranea alle pratiche reali, non può essere
risolta con un rassicurante appel à l’ordre, che di fatto tende a riproporre nostalgicamente un approccio dagli esiti assai discutibili, oggi sfasato rispetto
alle profonde trasformazioni della società, dell’economia e delle istituzioni nel governo del territorio, al crocevia tra pressioni della globalizzazione
e istanze di radicamento locale. Occorre trovare nuovi contenuti e valori,
più aderenti alle mutate domande sociali e alle nuove condizioni ambientali,
economiche, culturali e dell’abitare, profondamente diverse rispetto a quelle
dell’Europa della prima modernità.
Del resto, le argomentazioni impiegate a sostegno delle scelte più recenti
di pianiicazione e progettazione, stanno chiamando sempre più spesso in
causa temi poco o per nulla affrontati prima dalla disciplina: come agire
in condizioni di aleatorietà dei processi e d’incertezza per gli stessi ini da
perseguire; come difenderci dai cambiamenti climatici; come perseguire la
sostenibilità evitando il consumo delle risorse non riproducibili; come mantenere la coesione sociale e integrare le differenze di fronte al formarsi di società multiculturali; come far fronte al drammatico taglio degli investimenti
pubblici nei servizi e alla crisi del welfare; come mettere in sicurezza gli
spazi urbani; come ridisegnare il sistema della governance territoriale, dagli
Enti locali alle Regioni, a favore della sempliicazione dei procedimenti, della razionalizzazione delle funzioni e del contenimento della spesa pubblica.
Anche la pratica professionale si sta modiicando: nuovi strumenti si aggiungono o si sostituiscono a quelli tradizionali.
S’impone un ripensamento che, oltre il contingente, vada agli assunti e
alle inalità della disciplina, a partire da un riconoscimento dei rischi e dei
valori cui agganciare le pratiche.
La struttura del volume è semplice: la prima parte “L’urbanistica che
cambia”, raccoglie gli interventi svolti nelle sessioni plenarie e nella tavola
rotonda, proponendosi di declinare il tema generale nei diversi proili riconducibili a ciascuno dei momenti di lavoro che si sono succeduti nel corso
della conferenza.
La prima sessione, intitolata “Sta cambiando l’urbanistica?”, tentava di
dare risposte a un interrogativo che ha attraversato tutta la conferenza e che
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nasceva dalla constatazione di come il campo di applicazione delle pratiche
urbanistiche, ovvero la città in tutte le sue forme, sia profondamente mutato e
stia ancor più radicalmente mutando per effetto di innumerevoli fattori, quali
le pressioni della globalizzazione, la concentrazione della popolazione del
pianeta nelle città, le profonde trasformazioni della società, dell’economia
e delle istituzioni di governo e non ultima la profonda crisi che attraversa
l’Europa. Rispetto a questa fenomenologia delle trasformazioni urbane e territoriali, l’urbanistica appare in qualche misura sfasata. Si chiedeva dunque
ai relatori (Francesc Muñoz, Erwin Van der Krabben e Vedran Mimica) se
questa sfasatura fosse attribuibile a un indebolimento concettuale dell’urbanistica, un indebolimento visto come il portato di alcune derive che negli
ultimi anni hanno distratto l’urbanistica dai suoi obiettivi fondanti. Sebbene
l’urbanistica sia una disciplina “giovane” e come tale soggetta a continue
evoluzioni per la sua naturale connotazione fortemente legata alle dinamiche
della società in tutte le sue manifestazioni, culturali, economiche, ambientali,
urbane e sociali, oggi sembra che questi cambiamenti investano la stessa matrice disciplinare della nostra comunità scientiica, per effetto dell’emergere
di nuovi modelli di sviluppo che ci invitano a ripensare il senso e il ruolo
dell’urbanistica. La domanda implicita nel titolo era anche: “Stanno cambiando gli urbanisti?”. E si può continuare a credere che in questo cambiamento un ruolo decisivo possa essere giocato dall’urbanistica del progetto?
L’approccio progettuale può consentire di continuare ad adattare in modo
creativo i propri strumenti concettuali e operativi al mutare dei contesti e
delle condizioni in cui di volta in volta ci si trova a operare?
Dunque i cambiamenti dell’urbanistica che si auspicava poter riconoscere
nel corso della conferenza sono soprattutto quelle innovazioni concettuali
che aspirano a rafforzare l’apparato di intervento dell’urbanistica e i suoi
proili di utilità sociale e che possono indicare la via per un cambio di paradigma.
Dalla seconda sessione ci si attendeva di precisare meglio le coordinate
entro cui i cambiamenti dell’urbanistica, di fronte alle nuove condizioni imposte dal mutare dei rischi da fronteggiare e dei nuovi valori a cui ispirare il
lavoro dell’urbanistica, potevano prendere forma, per fare questo la Società
italiana degli urbanisti ha coinvolto l’urbanista Alberto Clementi e il ilosofo Silvano Tagliagambe. Dal punto di vista dei nuovi rischi le premesse di
questa sessione si fondavano sulla constatazione che sono molteplici le side
rispetto a cui sono chiamate sempre più spesso a misurarsi le città italiane.
Tra queste: la crescita delle disuguaglianze con l’emergere di nuove forme
diffuse di povertà che interessano i ceti medi; la grave crisi economica e
inanziaria che contrassegna la grande recessione in atto e che in particola13
re mette in dificoltà le forme tradizionali di democrazia locale; l’abnorme
consumo di suolo cui corrisponde una sottoutilizzazione crescente del patrimonio abitativo esistente; la dispersione urbana che genera territori informi
e anonimi, i quali inducono la marginalizzazione dei centri preesistenti; la
crescente disparità nelle condizioni di mobilità e di accesso alle reti di servizi sia materiali sia immateriali; l’inquinamento, la scarsità di energia e le
calamità naturali.
A queste side corrisponde altrettanto spesso l’insorgere di rischi inediti, o
piuttosto “insicurezze e casualità indotte e introdotte dalla modernità stessa”
(Beck, 2000) che producono nuovi contesti per l’azione, costringendoci a
ripensare paradigmi consolidati e a ricercare nuove modalità d’impostazione
del piano e del progetto, in termini sia di contenuti sia di processo. Oltre a
nuovi rischi, i cambiamenti generano anche nuovi valori, o modi diversi di
intendere i principi che tradizionalmente ispirano l’azione dell’urbanistica.
Tra questi, i valori dell’ambiente, del governo ecologico delle città e poi
quelli della qualità del paesaggio, che chiedono di impostare un nuovo rapporto tra cultura e natura, ispirato alla jonasiana etica delle responsabilità a
favore del superamento dell’antropocentrismo e di un ritrovato equilibrio
tra mondo artiiciale e mondo naturale; del riciclaggio sistematico dei beni
e dei prodotti, in nome di uno sviluppo meno predatorio e più attento al
risparmio delle risorse; dell’integrazione sociale degli individui e della convivenza tra diverse culture nella prospettiva di un cosmopolitismo compiuto; della partecipazione e condivisione delle decisioni nella direzione di una
democrazia che responsabilizza la cittadinanza; dell’etica professionale, con
l’assunzione di nuove responsabilità nei confronti delle conseguenze delle
proprie scelte; e, non ultimo, del ritorno a uno Stato autorevole, rafforzato
da un’amministrazione capace ed eficiente, contro le tendenze all’anti-stato
che hanno ormai prevalso, lacerando drammaticamente il tessuto di vita civile non soltanto nelle città del Mezzogiorno.
La terza sessione, “Rischi e pianiicazione”, ha discusso il tema del rapporto tra rischi e urbanistica entro i conini della pianiicazione post-sisma,
quest’ultima assunta come campo di indagine per l’esplorazione della seguente ipotesi: i rischi si rilettono sul modo d’intendere la pianiicazione
territoriale e urbanistica, e se sì, inducono alla ricerca di nuovi paradigmi
disciplinari e all’innovazione delle pratiche d’azione? L’occasione è stata
la concentrazione di attività di pianiicazione post-sisma in Abruzzo, con
Piani di ricostruzione a cui è stato chiesto, oltre alla riparazione dei danni
subiti dal patrimonio insediativo, di occuparsi anche della ripresa economica
dei territori colpiti dal terremoto. I piani hanno conseguentemente assunto
la forma dello strumento integrato, con valenze di sostegno allo sviluppo e
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alla coesione sociale, proprie della programmazione strategica, oltre a quelle
conformative, più proprie dell’urbanistica.
La quarta e ultima sessione, “Le side e le speranze dell’urbanistica”, rivolgeva ai relatori (Attilio Belli, Alberto Magnaghi e Bernardo Secchi) l’invito a sgombrare il campo dal pessimismo che sempre di più aleggia sulla
nostra disciplina, e a dare, soprattutto ai giovani, segnali di speranza. Il titolo alludeva quindi apertamente all’esigenza di raccogliere le side che i
mutamenti del contesto pongono all’urbanistica, sostenuti da un’attitudine
positiva che è tipica di chi pratica quotidianamente l’esercizio del progetto, riconosciuto come un antidoto al pessimismo e come portatore di una
“speranza ostinata per il cambiamento” (Belli, in questo volume) con cui
“superare le rigidezze del mercato del lavoro dell’urbanistica” (Magnaghi,
in questo volume). Le visioni per il futuro che coraggiosamente, noncuranti
della crisi, molti Paesi europei stanno elaborando testimoniano del ruolo che
il progetto urbanistico può continuare ad avere e confermano come “il senso
profondo delle azioni locali è quello di mettere la questione urbana al centro
delle rilessioni” (Secchi, in questo volume).
Inine, sotto forma di dialogo tra la coordinatrice Elena Marchigiani e gli
invitati, sono riportati i risultati della tavola rotonda “Amministrare l’urbanistica in tempo di crisi”. L’impegno in qualità di assessori nella macchina di
governo da parte di alcuni esponenti della ricerca nella nostra disciplina (Patrizia Gabellini, Elena Marchigiani, Anna Marson, Ezio Micelli) offriva l’occasione per gettare uno sguardo molto ravvicinato sulle condizioni di crisi
che attanaglia i territori urbani e regionali. Ne emerge una visione molto interessante che pone in luce soprattutto il ruolo degli amministratori nell’attuale
quadro di profonda crisi economica, che sembra rimettere in discussione i
fondamentali dell’urbanistica. La capacità di coniugare rilessione e azione
di chi proviene dal mondo della ricerca e si misura con il ruolo dell’amministratore, offre chiavi di lettura inedite, connesse proprio con la necessità di
elaborare idee innovative per imboccare la via di uscita dalla crisi.
La seconda parte del volume, “Idee per il cambiamento”, rielabora, attraverso i testi dei coordinatori e dei discussants, i risultati dei lavori svolti nei
nove Atelier paralleli, enucleando dai paper discussi le idee più fertili. Il faticoso lavoro che i coordinatori insieme ai discussants hanno dovuto compiere
per dare conto della ricchezza dei contributi pervenuti offre uno sguardo
molto denso e variegato dell’attività di ricerca che soprattutto i giovani ricercatori continuano a svolgere, nonostante le numerose dificoltà dell’attuale
situazione. Questa parte del libro può essere considerata complementare alla
pubblicazione on-line degli Atti della Conferenza (sono stati pubblicati 178
paper), su Planum. The Journal of Urbanism (2012, II, 25).
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Chiude il libro la lettera inviata, alla vigilia della conferenza, dal Presidente Siu Nicola Giuliano Leone per partecipare a distanza ai lavori e come
contributo alle attività svolte dal Segretario e dal Direttivo.
La rilessione critica su rischi e valori e sui cambiamenti dell’urbanistica,
svolta nel corso della XV Conferenza, ha offerto nuove chiavi di interpretazione dell’utilità sociale dell’urbanistica e nuove possibilità di riaffermare il
suo ruolo all’interno del governo responsabile del territorio. E ha consentito
anche di veriicare l’attualità dei principi che sono stati sottoscritti dalla Siu
nella sua Carta fondativa, aprendo lo spazio per un loro aggiornamento critico alla luce delle nuove condizioni.
Riferimenti bibliograici
AA.VV. (2012), “Atti della XV Conferenza della Società italiana degli urbanisti,
L’urbanistica che cambia. Rischi e valori”, Planum. The Journal of Urbanism,
II, 25.
Angrilli M. (2002), Reti verdi urbane, Fratelli Palombi, Roma.
Angrilli M. (2010), “Infrastrutture verdi e reti della sostenibilità”, Urbanistica Informazioni, 232, pp. 30-32.
Beck U. (2000), La società del rischio. Verso una seconda modernità, Carocci,
Roma.
Bello E.M., Stasi B., Vitale Brovarone E. (a cura di) (2012), Abitare l’Italia. Territori, economie, diseguaglianze, FrancoAngeli, Milano.
Bourdin A. (2010), L’urbanisme d’après crise, Editions de l’Aube, Paris.
Hargrove E.C. (1990), Fondamenti di etica ambientale, Franco Muzzio, Padova.
Hough M. (1995), Cities and Natural Process, Routledge, London.
Jonas H. (1990), Il principio di responsabilità, Einaudi, Torino.
Lahti P., Calderon E., Jones P., Rijsberman M., Stuip J. (ed.) (2006), Towards Sustainable Urban Infrastructure: Assessment, Tools and Good Practice, Cost and
Esf, Helsinki.
Passmore J. (1986), La nostra responsabilità per la natura, Feltrinelli, Milano.
Portinaro P.P. (2003), Il principio disperazione. Tre studi su Günther Anders, Bollati
Boringhieri, Torino.
Sorensen A., Marcotullio P.J., Grant J. (ed.) (2004), Towards Sustainable Cities. East
Asian, North American and European Perspectives on Managing Urban Regions,
Ashgate.
Wheeler S. (1998), Planning Sustainable and Livable Cities, Routledge, New York.
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