BIBLIOTECA DELL' «ARCHIVUM ROMANICUM»
Serie 1: Storia, Lerreratura, Paleografia
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FRANCESCO DI GIORGIO
ALLA CORTE DI
FEDERICO DA MONTEFELTRO
Atti del convegno internazionale di studi
Urbino, monastero di Santa Chiara
1113 ottobre 2001
II
a cura di
FRANCESCO PAOLO FIORE
LEO S. OLSCHKI EDITORE
MMIV
FRANCESCO BENELLI
BACcrO PONTELLI E FRANCESCO DI GIORGIO.
ALCUNI CONFRONTI
FRA ROCCHE, CHIESE, CAPPELLE E PALAZZI
Et quam saepe evenit,
ut etiam rebus allis occupati nequeamus non facere,
quin mente et animo aliquas aedificationes commentemur!
LEON BATIISTA ALBERTI,
De re aedzjicatoria, incipit, 3.
Non mancano motivi che inducano a confrontare Ie carriere dei due
architetti toscani, ma un'analisi di questa genere puo scivolare su equivoci
pericolosi dovuti soprattutto alla scarsa e a volte dubbia storiografia su
Baccio Pontelli, che dipende da un lato dalla difficolta ill reperire documenti sulla formazione fiorentina e la prima attivira pisana almeno fino
al 1476, e dall'altro dalla confusione creata da Giorgio Vasari che attribuisce a Baccio gran parte delle costruzioni romane commissionate da
Sisto IV.!
Desidero ringraziare il proEessore Francesco Paolo Fiore e il Comune di Urbino per I'opportunita datami eli panecipare aI convegno e eli scrivere questo saggio. Sono grato a Howard Burns,
Manuela Morresi e Richard Schofield per i consigli e 10 scambio di idee. Mi e stata anche utile
una conversazione con Joseph Connors su Francesco di Giorgio. Andrea Masciantonio ha prontamente e gentilmente trascritto due fogli del manoscritto Cod. Urb. Lat. 992. Matteo Ceriana mi
ha dato preziose notizie sui palazzo Varano eli Camerino. Infine, come aI solito ringrazio Pier Nicola Pagliara che, oltre a fornirmi di critiche e segnalazioni essenziali incluso il documento su
Pontelli, ha riletto il testo e 10 ha reso leggibile. Gli errori di sintassi e Ie inesattezze rimaste sono
eli mia responsabilita.
I Giorgio Vasari attribuisce a Baccio, architetto camerale sotto Sisto IV, Ie seguenti architetture commissionate dal Papa Della Rovere: la chiesa e convento di Santa Maria del Popolo e la
cappella aI suo interno del Cardinale Domenico Della Rovere, il Palazzo in Borgo del medesimo
Della Rovere, la Libreria nel palazzo di Nicolo V, la Cappella Sistina, I'Ospedale di Santo Spirito
in Sassia, Ponte Sisto, la Chiesa dei SS. Apostoli, quelle di San Pietro in Vincoli, S. Sisto, S. Aurea
ad Ostia e S. Pietro in Montorio (in maniera dubitativa), e lavori di consolidamento nella Basilica
di Assisi (unica opera citata aI di fuori eli Roma). CEr. G. VASARJ, Le vite... , a cura di G. Milanesi,
Firenze, Sansoni, i1878, vol. II, pp. 647665.
Per una bibliografia comprensiva e critica su Baccio Pontelli cfr. M. MORRESI, Baccio Pon-
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FRANCESCO BENELLI
DUE VITE A CONFRONTO
I destini di Baccio e Francesco di Giorgio Martini si incrociarono inizialmente ad Urbino nel 1479, quando Pontelli e per la prima volta documentato nella capitale montefeltresca, mentre Francesco era al servizio di
Federico gia da qualche anno, forse dalla fine del 1475 a dall'inizio del
1476 2 0 addirittura fin dal 1472. 3 Per molti altri anni Ie loro vite si sfioratelli tra romanico e romano: la chiesa di Santa Maria Nuova a Orciano di Pesaro, il Belvedere di
Innocenzo VIII e zl palazzo della Cancelleria, in «Architettura Storia e Documenti», 1991-96, pp.
99-151, in particolare p. 141. Alcuni aggiornamenti bibliografici si trovano in F. BENELLI, Baccio
セャ ・エョッp
Giovanni della Rovere, il convento e la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Senigallia, in
«Quaderni deli'Istituto di Storia deli'Architettura», n.s., 31,1998, pp. 13-26. Gli stucli degni di
nota in cui si esamina, anche indirettamente, I'opera del fiorentino .sono: L. Finocchi Ghersi,
scheda di recensione aM. MORRESI, Baccio Pontelli tra romanico e romano... , in «Roma nel Rinascimento», 1996, pp. 238-241. F. CANTATORE, La chiesa di San Pietro in Montorio aRoma.
ricerche ed ipotesi intorno alIa /abbrica Ira XVe XVI secolo, in «Quaderni deli'Istituto di Sroria
dell'Architettura», n.s., 24, 1994, pp. 3-34. c.L. FROMMEL, Roma, in «Storia dell'Architettura
Italiana. n Quattrocento», a cura di F.P. Fiore, Milano, Electa, 1998, pp. 374-433. E.F. LONDEI,
Progetti di Francesco di Giorgio per zl Monastero di Santa Chiara in Urbina, in <<Annali cli Architettura», 10-11, 1998-99, pp. 22-42. F. BENZI, Baccio Pontelli a Roma, in Sisto IV. Le Arti a
Rama nel primo Rinascimento, Atti del Convegno Internazionale di Studi, a cura di F. Benzi,
Roma, Associazione culturale Shakespeare and company, 2000, pp. 475-496. Quest'articolo tuttavia non ha nulla a che fare con I'attivitii di Baccio come architetto. N. RIEGEL, San Pietro in
Montorio in Rom, in «Romischen Jahrbuch del' Bibliotheca Hertziana», 32, 1997/98, pp.
295-318. F. BENELLI, La storza della castruzione del convento e della chiesa di Santa Marza delle
Grazie a Senigallla, da Baccio Pontelli a Gerolamo Genga, in «Annali di Architettura», 14, 2002,
pp. 93-107
2 LB. SUPINO, I maestrz' d'intaglio e di tama in legno nella primaziale di Pisa, in <<Archivio
Storico dell'Arte», VI, 3, pp. 153-179, in particolare p. 165. In questo articolo I'autore cita un documento che testimonia W1 pagamento avvenuto il27 aprile 1479 da Pisa in favore di Bartolomeo
Pontelli, in quel periodo ad Urbino. Per I'attivita di Baccio a Pisa cfr. M.A. GIUSTI, Architetture a
Pisa nella seconda meta del Quattrocento. It Palazzo Arcivescovile, in L'Architettura di Lorenzo il
Magmfico, a cura di G. Morolli, C. Acidini Luchinat, L. Moretti, Cinisello Balsamo, Silvana,
1992, pp. 199-206. Si e ipotizzato che Baccio abbandoni Firenze e poi Pisa per trasferirsi ad Urbino in seguito ad amici sOlti con Lorenzo de' Meclici, che non avrebbe grad ito illegame col vescovo di Pisa Francesco Salviati, giustiziato per rappresaglia in seguito alia congiura dei Pazzi. Cfr.
L. FINOCCHI GHERSI, Ornamenti "all'antica" in alcune /abbriche commissionate dal Cardinale Giuliano Della Rovere: architetti e problemi di stile, in «Quaderni PAU», III, 5-6,1993, pp. 71-96, in
particolare pp. 85-86. Quinterio anticipa l'arrivo ad Urbino, preceduto da quelio del fratello
Piero, al maggio 1478 (implicitamente dello stesso parere eLONDEI, Progetti di Francesco di Giorgio, cit., p. 33). F. QUINTERlO, GiulIano da Malano Grandissimo domestico, Roma, Officina, 1996,
p. 212. L'arrivo di Francesco di Giorgio ad Urbino forse giii dalla fine del 1475 0 inizi del 1476 e
suggerito da: F.P. FIORE, L'architettura civile di Francesco di Giorgio, in Francesco di Giorgio Architetto, a cura cli F.P. Fiore, M. Tafuri, Milano, Electa, 1995, pp. 62-113.
3 Nicholas Adams azzarda il1472 come anna delia prima visita cli Francesco ad Urbino per
sostituire Luciano Laurana. Cfr. N. ADAMS, L'architettura militare di Francesco di Giorgio, ibid.,
pp. 114-150. Se COS! fosse diventerebbe ancora piu feconda I'ipotesi di Arnaldo Bruschi a proposiro del ritorno di Bramante da Mantova nelia capitale feltresca avvenuto fra il1472 e il1474,
periodo nel quale per altro Piero della Francesca stava lavorando alia Pala Montefeltro. Bruschi
afferma che l'ipotetico rapporto fra Donato e Francesco doveva essere cli «reciproco scambio».
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO Dr GIORGIO
rono, quando non si incrociarono, nelle Marche e nel Regno degli Aragona. 4 Condivisero almeno tre committenti, Giovanni Della Rovere, Alfonso
d'Aragona e il Comune di Iesi. s Giovanni Della Rovere in particolare, fra-
Cfr. A. BRUSCHI, La /ormazione e gli eJOrdi di Bramante: dati, ipoteJi, problemi. in Bramante milaneJe, a cura eli CL. Fromme!, L. Giordano, R. SchofieJd, Venezia, Marsilio, 2002, pp. 45, 6465. Per il rapporto fra i due architetti efr. M. MORRESI, FranceJCO di Giorgio e Bramante. Onervazioni JU alctmi diJegni agli Uffizi e alla Laurenziana, in <<11 disegno di architettura», 1989, pp.
117-124. R. SCHOFIELD. Florentine and Roman Elements in Bramante'J Milanese Architecture. in
Florence and Mium: ComparimnJ and Re!4tionJ. Atti del convegno (Firenze. Villa i Tatti. 19821984), a cura di S. Bertelli, N. Rubistein, CH. Smith, Firenze, La Nuova Italia editrice, 1989, pp.
210 sgg.
4 La presenza di Baccio nelle Marche si elivide in 2 periodi: dal 1479 al 1482 fra Urbino e
Senigallia, e dal 1487 al1492 quando. nominato da Innocenzo VIII e riconfermato nel1490, r(copre la carica eli Commissa rio delle Rocche della Marca. BENELLl, Baccio Pontelli, cit., p. 24. E
piu complesso individuare periodi stabili nelle Marche per Francesco eli Giorgio dopo il suo ritomo ufficiale a Siena awenuto nel1485. I suoi viaggi nel territorio marchigiano furono molto
frequenti a causa dei numerosi incarichi 0 richieste di prestazioni almeno fino al luglio-ottobre
1487. quando Guidubaldo Montefe!tro 10 considera ancora suo architetto. Ne.l1500 e chiamato
a Loreto per lavori eli ingegnena. efr. F. CANTATORE, Biogra/ia cronologica di FranceJCO di Giorgio
Architetto, in FranceJco di Giorgio Architetto, cit., pp. 432-433. Baccio Pontelli testimoniato nel
regno di Napoli fra il giugno e il elicembre 1494, alle prese con il cantiere della rocca di Reggio
Calabria. Il documento viene pubblicato da G. CECl, Nuovi Documenti, in «Napoli nobilissima»,
IX, 1900, p. 83. Cfr. G. HERSEY, Aljonm II and the artiJtic renewal 0/ Naples, 1485-1495, New
Haven, Yale University Press, 1969. pp. 83-86. R. PANE. It RinaJcimento in Italia Meridionale. II,
Milano, Edizioni Comunita, 1977, pp. 211-212, 219, note 49, 50. 77. P.N. PAGLIARA, Grotta/errata e Giuliano Del!4 Rovere, in «Quaderni dell'Istituto di Storia dell'Architettura», n.s., 13,
1989, pp. 19-42. E stato propos to che Baccio sia stato indicato ad Alfonso II d'Aragona direttamente da Francesco di Giorgio. Cfr. CL. FROMMEL, Roma, in Storia dell'Architettura italiana. It
Quattrocento, CiL, p. 432. Si porrebbe peri'> proporre che il tramite sia stato Giovanni Della Rovere, soprattutto dopo il gennaio 1492, dara del riawicinamento eli Giuliano Della Rovere, fratello di Giovanni, e Ferdinando d'Aragona. Tuttavia e nota che nel1494 Alfonso definisce Baccio «antichissimo selvitore» de! nemico Giuliano e 10 invita a Sessa Aurunca per rimuoverlo dalI'incarico. Cfr. PAGLIARA, Grotta/errata e Giuliano Del!4 Rovere, cit., p. 39, n. 66. Per Ie vicende
diplomatiche fra i Della Rovere e gli Aragona efr. M. BONVINI MAZZANTI, Giovanni Della Rovere.
Un 'principe nuovo' nelle vicende italiane degli ultimi decenni del XV Jecolo. Senigallia, Edizioni
2G, 1983. p. 240. Francesco di Giorgio e per la prima volta attivo nel regno degli Aragona nel
1491. per poi tomarci nel1492 e nel1495. Non escluso che il senese vi si sia recato gia nel1485
e in seguito ne11497. ADAMS, L'Architettura militare di Francesco di Giorgio, cit., pp. 114-150, in
particolare p. 130. Per i presunti rapporti ostili fra Francesco di Giorgio e Baccio, efr. FRANCESCO
DI GIORGIO MARTINI. Trattati, a cura di C Maltese. Milano, Polifilo, 1,1967. p. 493. Maltese ne!
citare un passo del Senese nel quale definisce architetti [, ..1 omini ignoranti et ineJperti. appartenenti ad una patria nemica, individua in Baccio I'oggetto dell'accusa.
5 Per Giovanni Della Rovere Baccio realizzi'> sicuramente a Senigallia il completamento
della Rocca nel 1480 e il Convento di Santa Maria delle Grazie a partire dal 1491, ad Orciano
eli Pesaro la chiesa di Santa Mana Nuova presumibilmente, come afferma Morresi. Era il 1490
e il1492, anche se Frommel anticipa la costruzione al1482. Cfr. MORRESI, BawD PontelliIra Romano e Romanico, cit., p. 105. CL. FROMMEL, I chioJtri di S. Ambrogio e il cortile della Cancelleria
a Roma: un con/litto JtiliJtico, in «Arte lombarda», n.s., 79. 4, 1986, pp. 9-18. ill., Roma, cit., p.
409. BENELLI. Baccio Pontelli, Giovanni Della Rovere, cit., p. 24. Francesco Di Giorgio fu incarica to da Giovanni della costruzione delle rocche di Mondolfo 0483-90, distrutta) e Mondavio
(anni '90 del XV'secolo). Cfr. N. ADAMS, La Rocca RovereJca di Mondavio, in Francesco di Giorgio
architetto, cit., pp. 294-298. N. ADAMS, ]. KRASINKY, La Rocca roveresca di Mondol/o, Ibid.,
e
e
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FRANCESCO BE NELLI
tello di Giuliano, futuro Papa Giulio II e nipote di Sisto IV, mod due settimane prima di Francesco di Giorgio e i suoi incarichi condizionarono la
fortuna di Pontelli a cui dette modo di mettere in luce per la prima volta Ie
sue qualid di architetto indipendente. 6 Baccio ebbe una vita piu breve di
almeno quindici anni rispetto a quella di Francesco, rna nonostante questo
fu in grado di realizzare un numero elevato di architetture, alcune delle
quali, come nel caso della chiesa di Santa Maria Nuova di Orciano con
la Rocca di Mondavio, potevano addirittura 'guardarsi' vis a vis.
Le poche notizie certe sulla loro giovinezza indicano che i due ebbero
percorsi educativi diversi: Baccio imparo l'arte di legnaiuolo, come Giuliano da Maiano e Giuliano da Sangalio, presso l'importante bottega fiorentina del Francione, mentre Francesco arrivo ad Urbino gia con una fama di
abile e affermato pittore, legato alia bottega del Vecchietta (se non suo diretto discepolo), e ingegnere del Comune di Siena. 7 Inoltre ebbe anche la
possibilita di entrare in contatto con i circoli universitari senesi e eli avere
sotto mana gli studi di meccanica del Taccola,8 mentre non ci sono documenti noti che consentano di accertare se Baccio ebbe altrettante opportupp. 300-302. Si evisto sopra che nel Regno di Napoli Baccio e documentato come sovrintendente
dei lavori alla rocca di Reggio Calabria fra iI giugno e iI elicembre del 1492 ed iI suo nome e stato propos to per I'attribuzione della cappella di Giovanni Pontano. Per a1tre ipotesi attributive
cfr. FROMMEL, Roma, cit., p. 432, n. 125. Per Francesco eli Giorgio non esistono documenti
che attestino attribuzioni certe nel regno eli Napoli, e comunque Ie opere 'sospette' vennero realizzate dal suo aiuto Antonio Marchesi da Settignano. Tuttavia e ragionevole pensare che siano
frutto dell'ingegno del senese iI recinto esterno di Castel Nuovo eli Napoli e Ie fonificazioni sul
lato est della citta, lavori pero terminati molto dopo la sua scomparsa. Per I'elenco completo delle
opere militari nel regno aragonese cfr. ADAMS, L'architettura militare di Francesco di Giorgio, cit.,
pp. 114-150, in particolare pp. 127-138. Wine a Iesi Baccio intervenne nella costruzione della
rocca mentre e di Francesco iI progetto per iI palazzo del Comune. P. GlANUIZZl, Dommenti relativi a Baccio Pontelli, in «Archivio Storieo dell'Arte», III, 1890, pp. 296-299. P.P. FIORE, II palazzo della Signoria di Iesi, in Francesco di Giorgio architetto, cit., pp. 274-278.
6 Per Giovanni Della Rovere e ancora indispensabile la biografia di BONVINI MAZZANTI,
Giovanni Della Rovere, cit.; F. PETRUCCI, Giovanni Della Rovere, in Dizionario Biogra/ico degli
Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 37,1989, pp. 347-350.
7 Per iI primo periodo di attivita professionale eli Baccio come legnaiuolo efr. SUPINO, Maestri della primiziale, cit., pp. 3 -179. G. DE FIORE, Baccio Pontelli Architetto fiorentino, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1963. GIUSTI, Architetture a Pzsa, cit. (con bibliografia), pp. 199-206. Per la
formazione di Francesco di Giorgio rimane insuperato H. BURNS, "Restaurator delle ruyne antiche": tradizione e studio delrantico nell'attivita di Francesco di Giorgio, in Francesco di Giorgio
architetto, cit., pp. 151-181. A.S. WELLER, Francesco di Giorgio, 1439-1501, Chicago, The University of Chicago Press, 1943; ADAMS, L'architettura militare di Francesco di Giorgio, cit., pp. 114115. Si segnala inoltre I'intervento dello stesso autore esposto nell'occasione del convegno Francesco di Giorgio alia corte di Federico Monte/eltro, Urbino, 11-13 Ottobre 2001, in questi Atti.
S Cfr. L. MICHELINI TOCCI, Dzsegni e appunti autogrqfi di Francesco di Giorgio in un Codice del Taccola, in Scritti di Storia delrArte in onore di Mario Salmi, II, Roma, De Luca, 1962,
pp. 203-212.
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO DI GIORGIO
nita 0 almeno se fosse attratto da questi studio In altre parole e impossibile
verificare quale sia stata e se ci sia stata una formazione teorica del fiorentino al di fuori di quella pratica compiuta nella bottega del padre e in quella
del Francione. 9
E noto che Baccio, nella famosa lettera che invio il 18 giugno 1481 a
Lorenzo il Magnifico, allegata ad un rilievo disperso del palazzo di Federico, si definiva ancora Baccio Pontelli da Firenze lignaiolo discepulo de Francione. 1o
L'analisi partira proprio da questa lettera e proseguira su basi comparative costituite dalle poche opere di sicura attribuzione, avvalendosi anche
del Trattato di architettura martiniano. Bisogna tenere conto, tuttavia, di
alcuni importanti aspetti che ostacolano il confronto, come l'assenza di disegni attribuibili a Baccio, la scarsita di edifici costruiti che non risentano di
preesistenze (con la conseguenza di un intervento meno riconoscibile e pili
condizionato), e l'impossibilita di accertare quanto egli abbia influito sullo
stile degli elementi lapidei, avendone, come del resto anche Francesco,
molte volte delegato l'ideazione e la realizzazione a scalpellini locali. 11
9 Diversa e anche la tradizione delle rispettive famiglie: Francesco di Giorgio e figlio di
Martino, pollaiolo e poi impiegato del comune eli Siena. padre di Baccio, Fino di Ventura, invece e legnaiuolo. Cfr. CANTATORE, Biogra/ia Cronologica di Francesco di Giorgio architello,
cit., p. 432. G. MILANESI, Commentario, in G. VASARI, Le vite, II, Firenze, Sansoni, 1878, pp.
659-660.
10 Cfr. G. GAYE, Carteggio inedito d'artisti dei secoli XIV, XV; XVI, I, Firenze, Molini,
1834, pp. 274-277. Fromme! invece la data al 1480, c.L. FROMMEL, Abitare altantica: il Palazzo
e la villa da Brunelleschi a Bramante, in Rinasczinento. Da Brunelleschi a Michelangelo, a cura di
H. Millon, V. Magnago Lampugnani, Milano, Bompiani, 1994, p. 103. Poche settimane prima
deUa data riportata sulla lettera, fra 1'8 e il 29 maggio 1481, Matteo Contugi da Volterra, amanuense presso Ja corte urbinate, realizzQ un rilievo di due dei piani del palazzo ducale per conto
di Federico Gonzaga. C. VASIC VATOVEC, Luca Fancelli Architello Epistolario gonzaghesco, Firenze, Uniedit, 1979, p. 237.
II Per Baccio questa si verifica sicuramente nelle opere senigalliesi e nella chiesa eli Orciano;
per Francesco di Giorgio nel palazzo comunale eli Iesi e nella chiesa deUa Madonna del Calcinaio
a Cortona. A. GIANNANDREA, II palazzo del Comune di Jesi, Jesi, Rocchetti, 1887. M. AGOSTINELLI, F. MARIANO, Francesco di Giorgio e il palazzo della Signoria di Jesi, Jesi, Cassa eli Risparmio
di Iesi, 1986. M. TAFURI, Le chiese di Francesco di Giorgio Martini, in Francesco di Giorgio Architello, cit., pp. 27-39. F.P. FIORE, II palazzo della signoria di Jesi. 1486 e sgg., ibzd., pp. 274-278.
Inoltre sia Baccio che Francesco non hanno una formazione da scalpellino ed e comunque frequente e necessario per architetti 'erranti' come loro affidare l'esecuzione rna anche l'ideazione
(quando questa non dipendeva strettamente dalla volonta del committente come nel caso di Giovanni Della Rovel-e) eli tali opere a maestranze locali. Cfr. BENELLI, Baccio Pontellz; Giovanni
Della Rovere, cit., pp. 13-26.
n
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FRANCESCO BENELLI
LE ARCHITETTURE A CONFRONTO
La lettera autografa di Baccio a Lorenzo il Magnifico rivela qualche
dettaglio utile per l'inizio di una analisi comparativa. Lorenzo mando a dire
a Baccio, per voce di Giuliano da Maiano, di inviargli un rilievo del palazzo
del Duca Federico. A rilievo ultimato COS1 Baccio scrisse al Magnifico:
[il rilievoJ Non l'ho possuto mandare piu presto a Vostra Magnificentia perche ce
e andato tempo assai a torre Ie mesure, acio la Vostra Magnificentia habbia el tutto
la qual vedra a stantia per stantia quanto e stato facto, e quanto se ha a fare per
fornire dicta Casa: la qual se Vostra Magnilicentia la vedesse, credo li pareria vedere una bella cosa per respecto a i cunei, intagli et altri ornamenti che sonno dentro. In sum quinto piano ce e disignato el pe naturale de Urbino et el pe piccolo,
cum quale ho facto dicto signo, accio la Vostra Magnificentia possa vedere quanto
sonno grassi li muri. 12
Nel 1481 Baccio era dunque in grado, al pari di Francesco, di eseguire
rilievi di edifici complessi e di restituirli in disegni accurati e in scala, non
sottovalutando l'importanza, anche in un grafico non esecutivo, di segnalare «quanto sonno grassi Ii muri», ovvero la variazione degli spessori murari
e di rappresentare, evidentemente con un tratto diverso, «quanto se ha da
fare per fomire dicta Casa». Accanto a questa precisione di informazioni,
Baccio tuttavia tralascio la rappresentazione dei dettagli decorativi, «cunci,
intagli et altri omament1», per cui sembrerebbe emergere un interesse concentrato maggiormente sugli aspetti architettonici che su quelli decorativi,
piG consoni ad uno scalpellino 0 legnaiuolo qual'era. Questa apparente
contraddizione potrebbe avere una ragione se si ammettesse che il fiorentino approfitto di tale incarico per prendere confidenza con aspetti dell'architettura a lui ancora ignoti che gli avrebbero permesso I'accesso al mestiere dell'architetto, tralasciando quelli di cui era pratico. Non e pero pos12 GAVE, Cal·teggio inedito di artisti, cit., pp. 274-277. Baccio il18 giugno si scusa col Magnifico per il tempo assai impiegato per la redazione dei illsegni che dovevano essere accurati e completi se cita anche la pianta ill un quinto piano. Matteo Contugi da Volterra invece impiega meno
di 21 giorni per complerare il riJievo di due piani del palazzo urbinate richiesto da Federico Gon,zaga il quale 10 riceve prima del 28 maggio. VASIC VATOVEC, Luca Fancelli architetto, cit., p. 237. E
dunque verosimile che Baccio e Matteo si siano incrociati, 0 addirittura abbiano collaborato alla
stesura del riJievo. Questa coincidenza cronologica farebbe pensare che intorno alia primavera di
quell'anno nel palazzo Ducale doveva essere completata una parte molto significativa della cosiddetta tena lase del cantiere. Cfr. P.P. FIORE, It PalaZ1.o Ducale di Urbino. Seconda meta del XV secolo e sgg, in Francesco di Giorgio architetto, cit., pp. 184-193. Eprobabile che in questa occasione
Matteo abbia descritto a Baccio i lavori in corso 0 appena ultimati della Domus Nova e delle vicende albertiane nella capitale gonzaghesca, am pliandogllla conoscenza sull'architettura di Leon
Battista al ill fuori ill Firenze. Per Matteo si veda il contributo in questi atti di Marcello Simonetta.
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BACClO PONTELLl E FRANCESCO OJ GIORGIO
sibi:le accertare se queste specifiche informazioni venissero espressamente
richieste da Lorenzo, che come e nota era un profondo intenditore di architettura,13 0 dipendessero dalla spontanea iniziativa di Baccio, che tuttavia si definiva ancora legnaiuolo (rna dimostrando a Lorenzo di saper intendersi di aspetti costruttivi dell'architettura) ed e probabile che proprio per
questa documentata capacita fosse stato chiamato a lavorare a Urbino. E
perc interessante notare che l'unico giudizio qualitativo che Pontelli si senti
di esprimere nella lettera riguardi proprio gli elementi decorativi che, data
la sua origine di legniauolo, poteva evidentemente meglio apprezzare.
E certo che per realizzare un tale lavoro sono necessarie doti teoriche e
tecniche non necessariamente note ad un legnaiuolo e che si acquisiscono
solo dopo un periodo di pratica dell'architettura. Anche se forse gia negli
anni pisani, che a fasi alterne vanno dal1470 al1476, Baccio ebbe qualche
esperienza (non docurnentata) come architetto,14 eindubbio che la decisiva
evoluzione del suo ruolo professionale avvenne nel triennio fra il 1479 e il
1481 attraverso alcune significative esperienze: una probabile collaborazione, fra il1478 0 1479 e il 1480, con Francesco di Giorgio nel convento di
Santa Chiara,15 il gia citato rilievo del palazzo ducale,J6 e l'incarico, fra il
1480 e il 1481, da parte di Giovanni della Rovere di terminare la Rocca
di Senigallia, cominciata nel XIV secolo dal cardinale Albornoz e ripresa
pochi anni prima da Luciano Laurana, che nel1479, poco prima di morire,
aveva realizzato almeno il ponte del fossato. l7 Come si vedra, ci sono indizi
che inducono a sospettare che Baccio abbia conosciuto a fondo e forse col-
13 Per la committenza laurenziana cfr. R. PACCIANI, Firenze nella seconda meta del secolo, in
Storia dell'Architettura Italiana II Quattrocento, cit., pp. 330-373 in particolare 343 -347, con
completa bibliografia sull'argomento.
14 Si sono fatte ipotesi che nel cantiere del palazzo Arcivescovile avesse gia avuto un ruolo
di architetto e non solo di legnaiuolo. Cfr. GIUSTI, Architetture a Pisa, cit., pp. 199-206. P. LICAN·
ORO GRAZIOLl, ContY/huto a Baccio Pontelli, in <<Antichita viva», 26, 5-6, 1988, pp. 43-45.
15 Per questo argomento cfr. H. BURNS, Progetti di Francesco di Giorgio per i conventi di San
Bernardino e di Santa Chiara di Urbina, in Studi Bramanteschi, Roma, De Luca, 1974, pp. 293311. P.P. FIORE, M. TAFURJ, II Monastero e la chiesa di Santa Chiara a Urbina. Anni ottanta
del XV secolo e sgg., in Francesco di Giorgio architetto, cit., pp. 280-288. Londei propone che Baccio lavori nel cantiere del convento delle Clarisse specialmente fra l'estate 1478 e la primavera
1480, biennio nel quale Francesco era spesso assente da Urbino, LaNDEI, Progetti di Francesco
di Giorgio, cit., p. 33.
16 n che vuol dire avere una conoscenza dettagliata del palazzo gia costruito, delle parti in
costruzione e probabilmente dei progetti stessi. Inoltre eseguire un rilievo architettonico significa
'smontare' un edificio lato per lato, O1attone per mattone attraverso l'acquisizione di tutte Ie sue
dimensioni e 'rimontarlo' per mezzo del disegno, processo che immedesima il rilevatore con il
percorso ーイッァ・エオセ
dell'architetto.
17 Per la rocca di Senigallia cfr. BONVINI MAZZANTI, Giovanni Della Rovere, cit., pp. 74-79.
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FRANCESCO BENELLI
laborato anche al progetto martiniano della chiesa di San Bernardino, il cui
cantiere comincio tuttavia dopo la sua partenza da Urbino conseguente alia
morte di Federico da Montefeltro avvenuta nel 1482. 18
n profilo di Baccio che si e tracciato fin qui dipende da notizie, documenti e idee in parte gia note. Tuttavia un documento pubblicato nel1907
e mai usato dagli storiografi dell' architetto fiorentino potrebbe cambiare
notevolmente il profilo della sua formazione. 19 Si tratta di un mandato della Camera Apostolica effettuato il 13 agosto 1480 per un pagamento di 115
ducati a seguito di lavori di natura imprecisata eseguiti da Baccio «architecto florentino» ali'interno del palazzo apostolico e in «allis locis iussu sanctissimi domini nostri pape».20 Questi dati, da usare comunque con cautela,
aumenterebbero di credibilira Ie affermazioni di Vasari sull'attivita romana
del fiorentino,21 che COS1 in pochissimo tempo, fra il27 aprile 1479 e prima
18 Baccio comunque avrebbe avuto Ia possibilita di vederla in costruzione tutre Ie volte che
si reco ad Urbino negli anni successivi. Secondo Howard Burns 10 studio del progetro comincio
prima del 1482 (una delle prime proposte potrebbe essere stata quella del disegno del codice
Ashburnham 1828 app. ff. 63v-64r) e il cantiere avrebbe avuto tempi molto lenti. efr. H. BURNS,
San Bernardino a Urbino. Annz ottanta del XV secolo e sgg., in Francesco di Giorgio architetto, cit.,
pp. 250-258. Londei contrariamente associa 10 stesso disegno ad un progetro iniziale per il Convento di Santa Chiara. LONDEI, Progetti di Francesco di Giorgio, cit., p. 29.
19 Trascritto e pubblicato da V. FEDERICI, Autogra!i d'artisti dei secoli XV-XVII, in <<Archivio della R. Societa Romana di Storia Patria», XXX, 1907, pp. 486-495 (489-490). Si veda appendice documentaria. Ringrazio Pier Nicola Pagliara per avermi generosamente segnalato l'esistenza di questo documento.
20 Le ragioni per diffidare del documento, del quale tuttavia conosco solo la trascrizione
pubblicata nel 1907, possono nascere dal tipo di fondo al quale esso appartiene, una raccolta
di documenti sciolti riguardanti solo artisti famosi del XV e XVI secolo, conservato presso l'archivio privato Camuccini di Cantalupo Sabina. Questo genere di raccolte diffuse nell'Ottocento
potevano essere create ad hoc da falsari e destinate ad essere vendute ill collezionisti di autografi.
E anche poco spiegabile il motivo per il quale nel 1480 Baccio venga nominato dalla Camera
Apostolica come architecto /lorentino e lui stesso si definisca architectore mentre I'anno dopo,
nella lettera a Lorenzo il Magnifico, allegata al rilievo del palazzo urbinate, si titoli ancora legnaiuolo pur svolgendo un incarico da architetto. Confrontando il pagamento con quelli contemporanei pubblicati dal MUntz, risalta come in questi ultimi si usi il termine solvatis (0 solvi 0 solVZlnus) per spiegare la natura del pagamento solo in alcuni mandati riguardanti la cappella Sistina
e la basilica. E. MONTZ, Les arts ala cour des Papes, vol. XIII, Paris, Ernest Thorin, 1882, pp. 111144. Ringrazio Richard Schofield per i preziosi consigli riguardanti soprattutto 10 stile della serittura. Non sembra comunque di poter individuare elementi decisivi per considerare il documento
un falso, sebbene sia prudente usarlo con una certa cautela.
21 Ma avvalorerebbero anche la datazione al1482 della chiesa di Santa Maria nuova di Orciano proposta da Frommel in quanto gia prima di quell'anno Baccio sarebbe stato a conoscenza
dell'architettura romana. Cfr. FROMMEL, I chiostri di Sant'Ambrogio, cit., p. 18, n. 18. Inoltre andrebbe a favore delle ipotesi formulate da Finocchi Ghersi, soprattutto quelle che riguardano San
Pietro in Vincoli e SS. Apostoli. FINOCCHI GHERSI, Ornamenti "alrantica", cit., pp. 71, 91, in
particolare pp. 85-87. Se Baccio Fosse veramente presente aRoma nel1480 si puo suggerire anche un intervento, come colJaboratore, ai lavori di costruzione della cappella Sistina che nel
marzo 1481 non era ancora ultimata.]' SHEARMAN, La stona della cappella Sistina, in Michelangelo
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO Dr GIORGIO
del 18 giugno 1481, sarebbe sorprendentemente attivo a Urbino, Roma e
Senigaliia gia con un ruolo di architetto. Quando Baccio arrivo ad Urbino
non era dunque quell'inesperto apprendista-architetto che la storiografia
ci ha tramandato, rna probabilmente aveva alle spalle gia qualche rilevante
esperienza. Le ulteriori prove di cantiere e di rilievo, unite alla collaborazione col pili colto ed esperto Francesco di Giorgio,22 la comune conoscenza
delle architetture locali del Laurana,23 la frequentazione della corte urbinate, e probabilmente di quella papale, costituiscono elementi sufficienti a
spiegare i motivi della sua veloce evoluzione. Non e possibile accertare tuttavia quanto Baccio abbia potuto conoscere e studiare l'architettura antica
nel suo eventuale soggiorno aRoma nel1480, anche perche questo sarebbe
stato comunque breve. 24 Tali acquisite doti personali, unite alia difficold di
assumere in quegli anni Francesco di Giorgio troppo impegnato nel Montefeltro e spesso a Siena, dovettero attrarre l'attenzione di Giovanni Della
Rovere, che ripiego sul piu giovane rna promettente Baccio, forse consighato direttamente dal senese, da Federico da Montefeltro 0 dallo zio Sisto IV.
e la Sistina, Roma, Palombi Editori, 1990, pp. 19-28. Pagliara circoscrive chiaramente gli interventi sistini nella cappella e candivide I'esattezza dell'attribuzione a Giovanni de' Dolci. P.N. PA·
GLIAM, La costruzione della cappella sistina, in Michelangelo. La cappella Sistina, Novara, Istituto
Geografico De Agostini, 1994, pp. 15-19, can bibliografia sull'attribuzione. Sulla portata di questo documento, per ragioni di spazio, ci Iimitiamo a queste considerazioni, rna sarebbe necessario, aUa luce di questi nuovi dati, riesaminare tutte Ie opere romane di committenza sistina in cantiere fra iJ 1479 e l' agosto del 1480 in cui Baccio avrebbe potuto essere coinvolto.
22 n contatto con Francesco avvenne peraltro durante il periodo (1478-1480 circa) nel quale
castui verosimilmente cominciava la traduzione del De Architectura di Vitruvio, contenuto nel
Trattato di architettura civile e militare, Firenze, Biblioteca Nazionale, cod ice Magliabechiano
ll.I.141, ff. 103-192. In FRANCESCO DI GIORGIO MARTINI, Trattati, cit. Si veda anche M. MUSSINI,
La trattatistica di Francesco di Giorgio: un problema critico aperto, in Francesco di Giorgio architetto,
cit., pp. 378·379. F.P. FIORE, Citta e macchine del '400 nei disegni di Francesco di Giorgio Martini,
Firenze, Olschki, 1978, pp. 57 -75. Gustina Scaglia posticipa la traduzione a11485. G. SCAGLIA, It
'Vitruvio Magliabechiano', Firenze, Gonnelli, 1985. P.N. PAGLIAM, Vitruvio da testo a canone, in
Memoria deltantico nell'arte italiana, a cura di S. Settis, Ill, Torino, Einaudi, pp. 24-27.
23 Baccio oltre al palazzo urbinate, prima di intervenire nella rocca senigalliese, non poteva
non aver analizzato iJ cantiere della Rocca Costanza di Pesaro, cominciata il 3 giugno 1474 e a
buon pun to nel 1479. Un recente e documentato studio di Giovanni Scatena e propenso ad attribuire iJ progetto-al Dalmata rna suggerisce che I'ideatore potesse anche essere stato Giorgio
Marchesi da Settignano, gia costruttore delle simili rocche eli Fori! e Irnala e padre di Antonio,
esecutore delle opere di Francesco eli Giorgio nel Regno di Napoli e che nel1494 sostitui proprio
Baccio nei lavori della rocca di Reggio Calabria. Laurana e comunque documentato nel cantiere
dal1476 al1479, anno della morte. Cfr. G. SCATENA, La rocca Costanza di Pesaro, Cagli, Paleani,
2000, in particolare pp. 15-37. Per Antonio Marchesi a Reggio Calabria: PANE, It Rinascimento
nell'Italia Meridionale, cit., II, p. 212.
24 Forse pera, giovanissimo, potrebbe aver seguito il Francione nel suo viaggio eli studio
delle rovine antiche romane assieme a Giuliano da Sangallo avvenuta fra il 1467 e iJ 1472.
Cfr. FIORE, Citta セ macchine del '400, cit., p. 27. Francesco di Giorgio invece oltre ad aver studiato il trattato vitruviano si sarebbe recato aRoma gia nel decennio precedente.
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FRANCESCO BENELLI
Giovanni Della Rovere, definito «filium dilectissimum» di Federico da
Montefeltro 25 nonche suo genero Oa moglie Giovanna era una delle figlie
del Duca), aveva eletto il Duca di Urbino come modello da imitare anche
ne! campo della committenza di opere architettoniche. 26 Investito della Signoria di Senigallia da Sisto IV nel1474, si impegno subito in un imponente programma di rinnovamento della citta, fra cui il completamento della
menzionata Rocca affidato a Luciano Laurana (fig. 1). Baccio, secondo
una cronaca coeva locale, lavoro in questo cantiere fra 1'80 e 1'81 succedendo quindi all'arcrutetto dalmata, morto ne!1479. 27 L'intervento del fiorentino e confermato dalla testimonianza di Frate Grazia di Francia, priore del
Convento di Santa Maria delle Grazie e biografo di Giovanni e del figlio
Francesco Maria F8 L'incarico costitu! la vera fortuna di Pontelli, che COS!
ebbe la possibilira di esprimere per la prima volta Ie sue capacita di architetto e costruttore militare, e 10 porto, tramite Giovanni, ad essere assunto
a Roma circa due anni dopo dal fratello Giuliano e da Sisto IV. Al contrario, Francesco di Giorgio non divenne mai architetto papale.
La disponibilita di Giovanni ad assumere un architetto senza documentata esperienza di edilizia militare si giustificherebbe con il fatto che Baccio
avrebbe dovuto sovrintendere solo alla realizzazione del progetto del Laurana; infatti sotto la guida del Fiorentino vennero realizzati i quattro torrioni
angolari,29 molto simili, per forma e proporzioni, a quelli della rocca Costanza di Pesaro, di quella di Volterra e di numerose altre di area romagnola. 3D Si deve porre cautela quindi nel considerare la rocca senigalliese come
25 COS! Giovanni edescritto da Ferdinando di Aragona, re di Napoli, nella Bolla eli investitura
del ducato di Sora i124 novembre 1475. ARCHlVIO SEGRETO VATICANO, Fondo Boncompagni, prot.
n. 38, Sene di investiture del Ducato diSoralaue dai Re di Sicilia e/avore della /amiglia Della Rovere,
1472-1550, ff. h-llr. Trascritto da BONVlNI MAZZANTI, Giovanni Della Rovere, cit., pp. 58-59.
26 Per Giovanni Della Rovere si veda la biografia di BONVINI MAZZANTI, ibid.
27 Biblioteca Apostolica Vaticana (BAV), Cod. Urbinate Latino n. 992, Anonimo, Cronica
senigalliese, ff. 42r-v. Ringrazio iI dott. Andrea Masciantonio per la trascrizione di questi due fogli. Siena anticipa la fine dei lavori al 1480. P.L. SIENA, Storia della ciua di Senigallia, Senigallia,
1746, p. 157. BONVINI MAZZANTI, Giovanni Della Rovere, cit., pp. 72-79.
28 Frate Grazia tuttavia non specifica la data. Tale informazione e contenuta in W1 manoserino cominciato da Frate Grazia di Francia denominato Cronicheua, custoelito in Falconara
(AN), Archivio Provinciale dei Frati Minori delle Marche, f. 3r. Emerge da questi fatti la caratteristica di Giovanni Della Rovere di assurnere gli stessi architetti giii operanti alia corre urbinate.
Un recente e documentato intervento di Marinella Bonvini Mazzanti ha messo in luce una serie di
altri architetti minori impiegati in lavori a Senigallia. Gr. M. BONVINI MAZZANTI, Giovanni Della
Rovere: la /ondazione dello stato di un principe nuovo, Convegno internazionale di studi Francesco
di Giorgio alia Corte di Federico da Monte/eltro, Urbino, 11-13 ottobre 2001.
29 La testimonianza della costruzione dei torrioni
in BAV, Codice Urbinate Latino n. 992,
cit., ff. 42r-v. Pubblicato da BONVINI MAZZANTI, Giovanni della Rovere, cit., pp. 77-78.
30 I torrioni della rocca di Pesaro (cominciata circa nel 1474) dovevano essere coronati da
e
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO Dr GIORGIO
1. Senigallia, Rocca di Giovanni Della Rovere, veduta da est.
W1a serie di beccatelli in pietra d'lstria commissionati nel1478, molto simili a quelli senigalliesi e
probabilmente mai messi in opera. Scatena pubblica un documento nel quaJe vengono descritte
Ie forme e indicate Ie dimensioni. Cfr. SCATENA, La rocca costanza di Pesaro, cit., p. 34. Negli anni
'70 del XV secolo soprattutto in aree pianeggianti della Romagna si assiste ad una certa diffusione di rocche a pianta quadrangolare con torrioni angolari circolari e scarpati: si segnaJano
quelle ill Ravenna (iniziata nel1457), ForU (1472) e !mola (1472-73) con beccatelli in pietra, Farlimpopoli, Riolo (quest' ultima Forse pero piu tarda e non di forma rettangolare rna con 10 stesso
tipo di torrioni), Montepoggiolo (1471, ill Giuliano da Maiano) e in generale quelle di tutta I'area
riariesca. Cfl'. F. CECCARELLI, La rocca negli anni della Signoria di Girolamo Riario, in La Rocca.
Architettura e storia dell'edificio, a cura ill C. Pedrini, Musei Civici di lmola, !mola, Cassa ill Rispannio di ImoJa, 2001, pp. 67-103. Un identico tipo ill tarrione venne impiegato nello stesso
decennio a Volterra (1472, con beccatelli in pietra) e nella rocca di Colle VaJ d'Elsa (1479) e alla
fine degli anni '80 a Sarzana, tutte opere del Francione. FiORE, Citta e macchine del '400, cit., pp.
48-51. F. BUSELLl, Documenti SIIlla edificazione della jortezza di Sarzana (1487-1492), Firenze,
Centro D, 1970. F. BONATTI, M. RATTI, Sarzana, Genova, SAGEP, 1991. lnoltre resta sempre
valida I'ipotesi che Baccio, anche se sia stato I'autore del progetto della rocca senigalliese, si Fosse
paJesemente ispirato alla rocca pesarese. Oppure e possibile che anche Laurana, verso la fine
della sua carriera, sia stato influenzato dalla diffusione di questo modello. Per I'architettura di
questo tipo di roccbe cfr. L.c. FORTI, La matrice tecnico-specialistica della nuova jortezza nell'eta
dei Della Rovere, in Sisto IV e Giulio II mecenati e promotori di cultura, Ani del convegno (Savona, 1985), a cura di S. Bottaro, A. Dagnino, G. Rotondi Tenniniello, Savona, Coop Tipograf,
1989, pp. 109-q6. F.P. FIORE, Francesco di Giorgio e Ie origini della nuova architettura militare,
in L'architettura militare veneta del Cinquecento, Atti del convegno CISA, a cura ill S. Polano,
Milano, Electa, 1988, pp. 62-75.
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FRANCESCO BENELLI
elemento dal quale traspare in Baccio per la prima volta la lezione martiniana. Sarebbe pili corretto invece pensarla come laboratorio nel quale il
Fiorentino pote da un lato fare esperienza nella pratica costruttiva e nei problemi tecnici trasmessi dal cantiere lauranesco e dall'altro nelle nuove forme dell'architettura militare che la rocca eredito, per via di quella pesarese,
da quelle di area tosco-romagnola, slegate dall'influenza di Francesco di
Giorgio, rna ancora vicine a quelle del Francione, Giuliano da Maiano e
della famiglia settignanese dei Marchesi. 3! Come elementi puramente martiniani possiamo piuttosto distinguere gli eleganti beccatelli modanati e gli
archetti in pietra d'Istria a tutto sesto che li uniscono,32 uguali a quelli all'interno del cortile del palazzo ducale di Gubbio 33 e simili, rna pili elaborati, a quelli della rocca di San Leo.
Nel1482, subito dopo la motte di Federico, Baccio lascio Urbino e nel
'83 era gia al servizio di Sisto IV aRoma e definito nuovamente «ArchitectuS».34 Nel 1486 avrebbe verosimilmente concluso la costruzione della
31 Stefano Zaggia tuttavia individua nella parte della rocca di Imola detta 'il Paradiso' alcuni
motivi architettonici riconducibili ali'attivita degli anni '80 di Francesco di Giorgio: S. ZAGGIA,
Una piazza per la citta del Principe. Strategie urbane e architettura a Imola durante la Signona di
Girolamo Rlario (1473-1488), Roma, Officina, 1999, pp. 76-77. Date Ie scarse notizie riguardanti
Ie opere di Laurana e la difficolta di delineare un profilo sufficientemente completo delia sua attivita rimane complicato definire quale sia stata I'influenza che questi abbia avuto su Francesco di
Giorgio e Baccio Pontelli. L'unico tentativo di confronto fra il dalmata ed il senese e state fatto
da Francesco Paolo Fiore per Ie architetture civiL. Cfr. FIORE, L'architettura civile di Francesco di
Giorgio, cit., pp. 66-68. Manca invece totalmente WJ confronto fra Laurana e Pontelli.
32 Tali archetti sana ancora a sesto acuto e in laterizio nelle rocche riariesche di Imola, Bagnara e Dozza e in quelle di Volterra e Sarzana. Si segnalano inoltre, per somiglianza, i beccatelli
dei torricini lauraneschi del palazzo ducale di Urbino e quelli del corridoio SOttO il coronamento
delia basilica di Loreto attribuiti alio stesso Baccio e datati agli anni posteriori al 1490. efr. F.
QUINTERIO, Giuliano da Maiano 'grandissimo domestico', cit., p. 341. Su Loreto nel XV secolo
cfr. Eva Renzulli, tesi di dottorato, IUAV, 2002.
33 Somiglianza gia notata da FIORE, L'architettura civile di Francesco di Giorgio, cit., p. 86.
34 Viene cos1 definito il27 luglio 1483 quando ispeziona, su mandato di Sisto IV, la rocca di
Civitavecchia. efr. MORRESI, Baccio Pontelli, cit., p. 143 con bibliografia. Sui tempi e modalita dell'arrivo di Baccio a Roma, prima del ritrovamento del documento del 1480 qui pubblicato, Ie ipotesi sana diverse: secondo Frommel Baccio giunse attraverso Raffaele Riario che 10 avrebbe conosciuto durante il periodo trascorso ad Urbino tra il 1480 e il 1481. c.L. FROMMEL, Chi era rArchitetto di Palazzo Venezia?, in Studi in Onore di Gil/lio Carlo Argan, II, Roma, Multigrafica,
1984, p. 51. Lo stesso autore suggerisce che il primo incarico romano potrebbe essere stato, nel
1482, ali'interno del palazzo di Giuliano Delia Rovere ai SS. Apostoli. ill., Roma, cit., p. 409. lorenzo Finocchi Ghersi suggerisce che gia nel 1478-80 10 stesso Raffaele Riario chiama Baccio a
Roma rna direttamente da Pisa, nella quale citta era arcivescovo non residente. In questa maniera
I' au tore, concordemente con GIUSTI, Architetture a Pisa, cit., darebbe attendibilita alie ipotesi attributive di Vasari e confermerebbe la validita del documento in appendice. FINOCCHI GHERSI,
Ornamenti "all'antica", cit., pp. 85-86. ill., recensione a M. MORRESI, Baccio Pontelli tra romanico
e romano, cit., p. 240. Pagliara infine propone il febbraio 1482 come data post quem della venuta di
Baccio, 'incaricato da Giuliano Delia Rovere delia costruzione delle fortificazioni deli'abbazia di
Grottaferrata. PAGLlARA, Grotta/errata e Giuhano Della Rovere, cit., p. 25, con bibliografia.
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Rocca di Ostia e della chiesa di Sant'Aurea, Ie prime sue opere certe, come
vedremo, nella capitale pontificia. Fra il 1483 ed il 1486 bisogna pero inserire almeno quattro opere romane in cui il nome di Pontelli e spesso ricorrente: la chiesa di Santa Maria della Pace,35 quella di San Pietro in Montorio,36 Ie fortificazioni dell'abbazia di San Nilo a Grottaferrata 37 e, in un
periodo immediatamente posteriore, il Belvedere di Innocenzo VIIps Tra
queste Santa Maria della Pace, cominciata verso la fine del 1482, ha un impianto planimetrico con aula rettangolare a due campate che si innesta in
un tiburio ottagonale coperto da una cupola. Non sembra esserci alcun evidente riferimento stilistico diretto con i precedenti montefeltreschi martiniani 0 di Pontelli, tuttavia il rilievo fa emergere l'esatta coincidenza dimensionale dell'aula con quella di San Bernardino di Urbino, tanto che potrebbero sovrapporsi perfettamente. 39
L'incarico di Baccio a Ostia, fra il1482-83 e il1486 circa, porto alia realizzazione della Rocca e della chiesa eli Sant'Aurea, commissionate da Giuliano Della Rovere. 4o Sul fregio del portale della rocca, come enoto, einciso
35 Per Santa Maria della Pace c£r. M.L. RICCARDI, La chiesa e il convento di Santa Marta della
Pace, in «Quaderni dell'Istituto di Storia dell'Architettura», 163-168, 1982, pp. 5-90 in particolare p. 13 per I'attribuzione. Sostengono la paternitii pontelliana anche: G. URBAN, Die Kirkenbaukunst des Quattrocento in Rom, in «Romisches Jahrbuch fur Klillstgeschichte», XIX, 196162, pp. 196 e 214. P. TOMEI, Architettura aRoma nel Quattrocento, Roma, Palombi, 1942, pp.
129-133. Pili cauti: L. HEYDENREICH, Architecture in Italy 1400-1500, revised by Paul Davies,
New Haven & London, Yale University Press, 1996, pp. 64-65. FROMMEL, Roma, cit., pp.
374-433.
36 I recenti stucli su questa chiesa, che hanno perfettamente chiarito Ie fasi di costruzione,
non portano tuttavia e1ementi nuovi per una certa attribuzione a Pontelli e concordano con i
dubbi espressi da Vasari, CANTATORE, La chiesa di San Pietro in Montorio, cit., p. 23. Inoltre
si veda RIEGEL, San Pietro in Montorio in Rom, cit., pp. 309-316.
37 PAGLIARA, Grotta/errata e Giulzano Della Rovere, cit., pp. 19-42.
38 Tale edificio, come e noto, non ha trovato gli storici concordi sull'attribuzione. Per una
sintesi delle vicende, compreso lill possibile intervento di Baccio e la bibliografia, C£r. MORRESI,
Baccio Pontelli tra romanico e romano, cit., pp. 126-128.
39 Per Santa Maria della Pace si e fatto uso del rilievo eseguito da RICCARDI, La chiesa e il
convento di Santa Maria della Pace, cit., pp. 5-90. Per quello di San Bernardino e stato esaminato
quello realizzato per conto della SBAAS Marche da M. de Paris, G. Cannella, S. Cicero pubblicato in E. BATTISTI, Piero della Francesca, nuova edizione rivista con il coordinamento scientifico
cli M. Dalai Emiliani, I-II, Milano, Electa, 1992, II, pp. 510-511. E scontato che la larghezza e la
llillghezza del tiburio, di forma molto vicina all'ottagono regolare, non possono essere modulari
con quelle dell' aula. Come e noto, infatti, in figure geometriche con pili di 4lati, gli assi hanno lill
rapporto incommensurabile con illato. Questo spiega I'assenza di lill rapporto modulare fra le
dimensioni dell'aula e quelle del tiburio, mentre esso esiste in San Bernardino dove la crociera
e lill quadrato.
40 M.G. AURIGEMMA, La rocca e un labirinto. Nascita e sviluppo del presidio ostiense, in It
Borgo di Ostza da Sisto N a Giulio II, a cura cli S. Danesi Squarzina, G. Borghini, Roma, De Luca,
1981, pp. 69-87. U. 'BROCCOLI, Una /ondazione roveresca ad Ostia antica: Ie vicende della rocca di
Giulio II tra storia locale ed archeologica, in Sisto N e Giulio II mecenati e promotori di cultura, cit.,
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in piccoli caratteri «Baccio Pontello florent architecto» (fig. 2).41 Baccio segUl una linea che proseguiva, ahneno nella forma dei torrioni circolari, l'impronta delle rocche di Pesaro e Senigallia con tori in travertino, preferendo
pero beccatelli lineari in mattoni e l'uso della merlatura (fig. 3). Le dimensioni dei torrioni, sia quelle generali che di dettaglio, come 10 sporto dei beecatelli, sono compatibili con quelle indicate dal trattato martiniano. 42 Per la
planimetria, condizionata dalluogo, applico una rara forma triangolare della quale Francesco, al pari dei torrioni a pianta circolare, consiglia l'uso in
2. Ostia, Rocca di Giuliano della Rovere, particolare del portale con l'incisione
BACCIO PON·
TELLO FLORENT ARCH/TECTO.
pp. 117 -126. c.1. FROMMEL, Kirche und Tempel Giuliano della Roveres Kathedrale Sant'Aurea in
Ostia, in Festschrift jUr Nikolaus Himmelman. Beitrage zur Ikonographie und Hermeneuttk, a cura
di H.D. Cain, H. Gabelman, D. Salzmann, Mainz, Philipp Von Zabern, 1989, pp. 491-505.
41 L'iscrizione
apparsa dopo una ri'pulitura awenuta fra iI 1897 e il 1898 e ha Farro supporre che Baccio Fosse stato l'esecurore del solo portale. Cfr. DE FIORE, Bacczo Pontelli, CiL, p. 69.
V. GOLZIO, G. ZANDER, L'arte aRoma nel secolo XV, Bologna, Cappelli, 1968, cap. XI. AURI.
GEMMA, La rocca un labirinto, cit., pp. 69-87.
42 FRANCESCO Dl GIORGIO, Trattati, cit., II, p. 437. Tuttavia e bene ricordare che queste misure sono riscontrabili anche nelle rocche di Senigallia e di Pesaro quineli probabilmeme Francesco e1enca dimensioni consuete per questo tipo eli edifici. Per il rilievo della rocca di Pesaro cfr.
SCATENA, La rocca Costanza di Pesaro, cit., pp. 86 sgg.
e
e
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3. Ostia, veduta della rocca (foto Hertziana).
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particolari situazioni morfologiche del terreno (<<intra Ie altre figure assai mi
piace la triangulare») 43 e che anche il Francione, maestro di Baccio, adottera per la fortezza di Sarzanello castruita a partire dal1493. 44 Inoltre Baccio
introduce al piano terreno l'uso di casematte, assenti nella rocca senigalliese
e innovative per Ie fortificazioni di area romana. 45
Sanl'Aurea e la prima architettura che possiede quei requisiti per un
confronto sostenibile can I'opera martiniana e che annuncia alcune caratteristiche sul modo di progettare che Pontelli sviluppera nel corso della
carriera (fig. 4). L'inizio del cantiere ostiense, avvenuto verso il1483, equasi contemporaneo a quello di San Bernardino e di poco anteriore a que110
di Santa Maria delle Grazie del Calcinaio a Cortona. 46 Non esistono del resto documenti che accertino la partecipazione di Baccio al progetto del
mausolea di Federico che comincio ad essere edificato intorno al periodo
della partenza del fiorentino da Urbina, COS! come probabilmente non vide
mai il madelia ligneo che Francesco realizzo nel 1484 per la chiesa cortonese. Sanl'Aurea ha un aspetta esterno malta innovativo per la Roma di
inizio anni Ottanta, essendo la prima chiesa, nota Christoph Frommel, ad
essere castruita a forma di tempio antico. 47 Dal rilievo pubblicato dallo
stesso autore emerge che la pianta rettangolare e dimensionata tramite l' accostamento di 2 quadrati, come e anche consigliato da Alberti per un possibile proporzionamento del tempio 48 ed e dotata di scarsella scartata da
43 <£ stata aprovata dalli antiqui la rotunelitii delle torri e circuiti eli mura. La quale alle terri
io confirmo essere utile e necessaria, perch€: pili resiste [per la rotunditii] e meno riceve Ie percosse della bombarda», FRANCESCO DI GIORGIO MARTINI, Trattati, cit., II, p. 430. Per Ie piante a
forma triangolare efr. ibid., II, p. 447 sgg. Per questi argomenti efr. anche B. REPETTO, L'architettura militare neL periodo di transizione do Sisto N ad ALessandro VI, in Le rocche aLessandrine e
La rocca di Civita CasteLLana, Atti del convegno (Viterbo 19-20 marzo 2001), Roma, Roma nel Rinascimento, 2003, pp. 173 -190.
44 La somiglianza della rocca senigalliese con quella che il Francione costrul a Colle Val
d 'Elsa e a Sarzanello puo far pensare che Baccio anche dopo il trasferimento ad U rbino e poi
a Roma non perse i contatti col suo vecchio maestro. Per il fone di Sarzanello cfr. BUSELLI, 00cumenti suLIa edilieazione deLLa Fortezza di Sarzana, cit., pp. 67-84.
45 AURIGEMMA, La Rocca e un Labirinto, cit., pp. 77-79. L'uso delle casematte tuttavia non
denva da una scelta dell'architetto rna dal tipo eli attrezzatura bellica e dalle consuetuelini militari
di un esercito.
46 Per Sant'Aurea: FROMMEL, Kirche und TernpeL, cit., pp. 491-505 (con bibliografia). w.,
Ramo, cit., pp. 408-416. San Bernardino: TAFURI, Le chiese di Francesco di Giorgio, cit., pp.
23-27. BURNS, San Bernardino a U/'bino, cit., pp. 250-258. Per Santa Maria delle Grazie al Calcinaio cfr. TAFURI, Le chiese di Francesco di Giorgio, cit., pp. 27-34. M. GORI SASSOLl, Santa Maria
deLLe Grazie aL CaLcinaio, Cortona. 1484-1490, in Francesco di Giorgio architetto, cit., pp. 264-269.
47 FROMMEL, Kirche und TempeL, cit., p. 493. ill., Roma, cit., pp. 409-410.
48 !).EON BATTISTA ALBERTI, De re aed/ficatoria, libro VII, cap. IV, trad. di G. Orlandi,
Milano, Polifilo, 1989, p. 294.
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO Dr GIORGIO
4. Ostia, chiesa di Sant'Aurea (foto Hertziana).
una coppia di ambienti simmetrici. Questa elisposizione coincide, come e
gia stato detto in altra sede, anche con gli esempi michelozzeschi della cappella del Noviziato a Santa Croce a Firenze e eli quella del castello mediceo
del Trebbio, che Baccio probabilmente aveva visto dal vero. 49 La volumetria, come la pianta, e regolata da rapporti semplici: due cubi accostati, soluzione gia diffusa in molte chiese di ordini mendicanti gia dal XIV secolo,
soprattutto nel centro Italia. 50 L'architetto fiorentino rivesti questo volume
elementare in mattoni e un sistema di ordini in travertino, facendogli assumere un aspetto simile a quello di un tempio antico, forse per volere dello
stesso Giuliano Della Rovere. Per la prima volta Baccio affrontava autonomamente il tema del rivestimento eli una massa muraria con una partizione
ritmica di orelini in pietra, un problema architettonico che a Francesco di
Giorgio non si era ancora presentato, ahneno nella pratica, rna che avrebbe
Bawo Pontellt; Giovanni Della Rovere, cit., p. 16.
49
BENELLI,
50
C. BOZZON!, Le tipologie, in Francesco d'Anisi, Chiese e Conventi, Milano, Electa, 1982,
pp. 143-149.
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FRANCESCO BENELLI
affrontato pOCO dopo, a partire dal 1484, con il progetto della chiesa di
Santa Maria delle Grazie al Calcinaio di Cortona. 51 Quello che Baccio porto con se di martiniano nel progetto di Sant'Aurea, puo derivare quindi pili
da discussioni con il senese sull'architettura antica e su Vitruvio,52 awenute
durante Ie giornate urbinati, rna soprattutto valse 10 studio diretto sia degli
edifici antichi romani che di quelli moderni, che evidentemente 10 stavano
sempre di piu appassionando. Un processo di comprensione dell'antico,
appena agli inizi, anche se rapido, che 10 porto ad un risultato, come dimostra Frommel, linguisticamente avanzato rna, si potrebbe aggiungere, non
privo di contraddizioni: oltre agli scarti notati da Frommel dovuti all'uso
di elementi e dimensioni basate sull'unid di misura fiorentina rna realizzate
col mattone romano, sembrerebbe che il progetto, partendo dal dimensionamento della volumetria,53 costringa l'ordine architettonico ad adeguarsi,
51 E incerto iI molo svolto dall'architetto senese nel progetto della chiesa di San Bernardino
all'Osservanza presso la Capriola, nelle vicinanze eli Siena e cominciata nel1474, nella quale gia si
riscontra una corrispondenza fra i pilastri-contrafforti esterni e la suddivisione delle campate interne. M. CORDARO, L'architet/ura della Basilica e del Convento dell'Osservanza, in L'Osservanza
dlSlena, Electa, Milano, 1984, pp. 21-50. TAFURI, Le chiese di Francesco di Giorgio, cit., pp. 2526. Francesco aveva sfiorato iI problematico rapporto tra strutture interne ed esterne nel secondo
livello del cortile del palazzo ducale eli Gubbio, che pero risulta una replica eli quello lauranesco
del palazzo urbinate e non implica uno studio di corrispondenza fra elementi esterni ed interni in
quanto dietro alla facciata scorre un corridoio. n convento di Santa Chiara ad Urbino, anche se
presenta una serie di ordini astratti sulla facciata verso valle, costituisce un caso non paragonabile
a quello di Sant'Aurea 0 del Calcinaio perche i pilastri non rivestono una massa muraria piena rna
strutturano una facciata a scheletro in buona parte costituita da vuoti.
52 Probabilmente Francesco e Baccio conobbero ad Urbino Giovanni Sulpicio, residente
nella citta montefeltresca tra iI 1474 ed il 1480, editore nel 1486 della prima edizione a stampa
di Vitruvio. M. DALY DAVIS, 'Opus isodomum' at the Palazzo della Cancelleria: Vitruvian Studies
and Archaeological and Antiquancm Interests at the Court 0/ Raffaele Riario, in Roma centro ideale
della cultura dell'Antlco nei secoli XV e XVI. Da Martino Val Sacco dl Roma, /417-1527, Atti del
Convegno internaziona!e di slUeli su Umanesimo e Rinascimento (Roma, 25-30 nov. 1985), a cura
di S. Danesi Squarzina, Milano, Electa, 1989, pp. 448-449. PAGLIARA, Vitmvlo da testo a canone,
cit., pp. 38 sgg.
53 Queste misure totali in pianta, secondo iI rilievo di Frommel, sono pari a 18 per 37 braccia fiorentine. L'a!tezza, da terra fino alla somrnita della trabeazione, di nuovo 18 braccia.
FROMMEL, Klrche und Temple, cit., p. 499. La relazione che determina la lunghezza dellato lungo
come doppia di quella della facciata aumentata di un'unita, deriva da lli1 procedimento compositivo ambiguo che si basa su una trama planimetrica disegnata a fli eli ferro, come si sa familiare
anche a Francesco di Giorgio: mentre si fanno coincidere i profili esterni dei muri laterali con
quelli dello schema a fil eli ferro, quelli dei lati corti, anteriore e posteriore, vengono invece posizionati, rispetto allo schema filiforme, sull'asse. U braccio in piu che risulta da! rilievo e quindi
data dalla somma delle due meta dello spessore dei lati corti che sporgono dallo schema geometrico rettangolare. Questo uso ambiguo della griglia 10 si ritrova anche nella planimetria del convento eli Santa Maria delle Grazie a Senigallia e viene rilevato da Morresi anche nella chiesa eli
Santa Maria Nuova di Orciano. BENELLI, Baccio Pontellz; Giovanni della Rovere, cit., p. 16. MORRES1, Bacciq Pontelli tra romamco e romano, cit., p. 110 e n. 25_ Sarebbe un ragionamento troppo
sofisticato pensare che Baccio conoscesse la regola classica che determina iI numero delle colonne
e
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO DI GIORGIO
privandolo del valore originale, soprattutto in un tempio antico, di fondare
Ie proporzioni di tutti gli elementi e Ie misure planovolumetriche generali
su multipli del diametro della base del fustO. 54 Come conseguenza eli questo modo di procedere Ie paraste sarebbero divenute troppo slanciate, e
per ovviare a questo inconveniente Baccio intervenne incrementando I'altezza dei piedistalli, espediente che potrebbe aver studiato, fra i numerosi
monumenti antichi che l' adottano, negli archi di Costantino e Settimio Severo, rna gia usato nel Quattrocento e noto nella teoria di Francesco di
Giorgio. 55 Dall'esame della pianta risulta moItre che Ie paraste del portale
che all'interno incornicia la scarsella non sono allineate ne con quelle esterne posteriori, ne con quelle che delimitano l'ultima campata esterna laterale 56 (fig. 5) e contengono una campata leggermente pili larga per accogliere
dei lati di un tempio greco, n = 2n + 1 (che comunque Vitruvio non riporta nel suo trartato) e la
applicasse all'unita eli misura. Per i problemi di elimensionamento dei templi greci cfr.].]. COUL·
TON, Ancient Greek Architects at Work, Cornell University Press, Ithaca NY 1977, pp. 51-73.
54 Questo adeguamento spiega perche il modulo di base della parasta non セ intero rna pari a
0,94 braccia fiorentine e Ie differenze delle misure degli intercolumni laterali. E COS! giustificata
l'affermazione di Fromme!: «Der Architekt gab demnach der Stimmigkeit idealer numerischer
Verhaltnisse keineswegs absoluten Vorrang», FROMMEL, Kirche tlnd Tempel, cit., p. 498. Per il
elimensionamento dei templi antichi romani cfr. M. WILSON JONES, Principles 0/ Roman Architecture, Yale-New Haven, Yale University Press, 2000, pp. 64-65.
55 Per un'utile panoramica sugli archi trionfali, ricca di rillevi: P. GROS, L'Architecture Romane. Du debut du III siecle avo I-C. a 14 fin du Haunt-Empire, Paris, Picard, 1996, pp. 56-94
(trad. it., L'architettura romana' dagli inizi del III secolo A.c. alla fine dell'alto impero, Milano,
Longanesi, 2001). In particolare per i criteri proporzionali e di climensionamento dell'arco di Costantino cfr. M. WILSON JONES, Genesis and Mimesis. The Design 0/ the Arch 0/ Costantine in
Rome, in <<Journal of the Society of Architectural Historians», 59,1,2000, pp. 50-77. I piedistalli
sorto Ie paraste di Sant'Aurea hanno decorazioni scolpite similmente agli archi di Costantino e
Settimio Severo e eli proporzione molto vicina alla cosiddetta proportione dup14 descritta da Sebastiano Serlio. S. SERLIO, L'Architettura. I libri 1-VII e Extraordinario nelle prime edizioni, a cura
di F.P. Fiore, 2 voll., Milano, Polifilo, 2001, I, ff. VIr-v. I piedistalli di questi archi sono molto pill
slanciati eli quelli de! Colosseo. In architetrure quattrocentesche romane pieelistalli allungati, anche se meno eli quelli ostiensi, si potevano trovare nella Loggia delle Beneelizioni e sono visibili
ne! Palazzo Venezia ne! primo ordine del cortile (con decorazioni scolpite) e nel portale dell'ingresso sertentrionale. Pieelistalli scolpiti ricorrono frequentemente anche in molte cappelle parietali di Andrea Bregno (Santa Maria de! Popolo, San Clemente ecc.). Francesco eli Giorgio, che
definisce i pieelistalli steriobata, conosee teoricamente illoro valore 'telescopico' e consiglia che
esso «posto sotto la colonna per ornamento ad essa, et alcuna volta per elevare essa colonna accio
che a qualche loco pill alto d'essa pervenire possa», FRANCESCO DI GIORGIO, Trattati, cit., II, pp.
385-386. Nella pratica invece, il senese sembra usarli solo nelle architetture urbinati, nella facciata ad ali de! palazzo ducale (con decorazioni scolpite) e, molto astratti, nella facciata verso valle
del convento eli Santa Chiara. In San Bernardino sono cubici nel portale d'entrata e all'interno,
sotto Ie quattro colonne libere che sostengono la cupola, al posto di slanciarli eccessivamente,
Francesco preferisce aggiungere un'insolita spessa cornice fra la sommita ed il plinto sotto la
base. U prototipo urbinate del pieelistallo si trova nel portale eli San Domenico.
56 L'anomalia e celata dal fatto che la partitura esterna non si riflerte all'interno. Anzi se non
Fosse per il portale rhe incomicia la scarsella e Ie nicchie aggiunte pill tareli, 10 spazio liscio dell' aula avrebbe un asperto ancora meelievale, molto contrastante con quello esterno.
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FRANCESCO BENELLl
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5. Pianta della chiesa di Sant'Aurea ad Ostia (da
c.L. Frommel,
1989).
la scarsella incorniciata da un arco trionfale. Questa larghezza, alla quale
risponde uno siancio in altezza del portale, non porta tuttavia Ia sua trabeazione a coincidere con quella esterna, sotto l'imposta del tetto, rna con Ia
quota sottostante relativa ai capitelli. Nemmeno Ia coerente corrispondenza
strutturale delle paraste esterne con Ie capriate del tetto viene rivelata all'interno. 57 Baccio non arriva quindi a coniugare perfettamente l' esterno con
I'interno, aspetto della composizione che comunque non gli e estraneo,
rna prudentememe cerca di evitare questa probiematica corrispondenza,
anche in un caso semplice come questo, trovando forse una giustificazione
nel fatto che e normale all'interno di celIe di templi antichi medio-piccoli
trovare pareti Iiscie. 58 Vedremo come il rapporto esterno-interno si affini
57 Questa coerenza strutturale e visiva era gia apparsa nella a1bertiana cappella Rucellai e
sara adottata a Santa Maria del Calcinaio, nelle quali pero la volta e a botte. All'interno di queste
due chiese Ie paraste nei lati dell'aula (paraste e colonne nella cappella Eiorentina) sono unite da
costoloni che ritmano la volta. Leon Battista Alberti consiglia colonne addossate ai mud interni
per aiutare a sostenere la copertura. LEON BATTISTA ALBERTI, De re aedlficatoria, CiL, p. 332.
58 Fra questi si possono includere i tre temp Ii presso S. Nicola in Carcere aI foro Olitorio e
molti a1tri riportati nei rilievi di Baldassarre Peruzzi. H. WURM, Baldassarre Peruzzi Archltekturzeichnutlgen, Tubingen, Ernst Wasmuth, 1984, p. 458. Per Ja corrispondenza Era esterno e·interno riell'architettura quattrocentesca toscana, che secondo Massimo Bulgarelli trova uno dei
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO DI GIORGIO
progressivamente nel convento delle Grazie di Senigaliia, nel palazzo Varano di Camerino fino a giungere vicino alia compiutezza nella chiesa eli Santa Maria Nuova di Orciano.
IT processo progettuale del Pontelli parte quineli da un'impostazione
della composizione ancora di tipo medievale, rna che riesce ad aggiornarsi
in itinere eli un linguaggio preso indistintamente dali'andco e dagli esempi
romani contemporanei. Solo il mestiere, la furbizia e la rapidita di apprendimento permettono a Pontelli di ovviare agli inconvenienti dovuti a questo cambiamento, sino a trasformarsi da legnaiolo in architetto modemo.
Baccio e abile, in questa fase della carriera, nello scegliere forme ed elementi architettonici, presi indifferentemente dali'antico e dal contemporaneo,
da edifici civili 0 religiosi, pubblici 0 privati, e nell'assemblarli e manipolarli
con grande maestria per raggiungere l'intento. L'architettura antica e contemporanea diventano per il fiorentino un unico, grande, indistinto patrimonio di forme da combinare e montare, al fine di realizzare un edificio
moderno.
In San Bernardino, COS1 come in Santa Maria delle Grazie al Calcinaio,
Ie istanze che regolano il progetto martiniano sono ben diverse da quelle
pontelliane, e piu complessi si presentano i problemi compositivi. Per la
chiesa urbinate di San Bernardino Manfredo Tafuri 59 evidenzia la scelta
di una tipologia composta da elementi derivanti dagli antichi martyria,
dal battistero di Firenze e da exempla paleocristiani, il che significa una colta selezione di motivi presi con accuratezza da un patrimonio di forme coerend ali'interno della storia dell'architettura cristiana. Howard Burns invece sottolinea come ali'esterno Francesco risolva elegantemente tramite l'uso
dei ricinti l'unita delle masse volumetriche e come il dimensionamento del10 spazio interno dell'aula derivi da accorgimenti ottici che permettono,
varcata la soglia, «di abbracciare con 10 sguardo l'intero organismo». Rileva
inoltre i criteri e l'importanza, la novita visiva, sintattica e strutturale delle
quattro colonne che sorreggono la cupola. 60
Sono tutte prove che esaltano non solo la dimensione colta dell'architetto che conosce a fondo, organizza, seleziona e comprende il patrimonio delle
forme architettoniche rna anche quella creativa. In Santa Maria del Calcinaio
primi esempi nel battisrero fiorenrino di San Giovanni, efr. M. BULGARELLl, La cappella Cardini a
Pesaa, in M. BULGARELLl, M. CERlANA, All'ombra delle volte, Milano, Electa, 1996, pp. 79-80.
S9 TAFURl, Le chiese di Francelco di Giorgio, cit., p. 25.
60 BURNS, San Bernardino a Urbino, cit., p. 251. Richard Schofield nota molti dettagli comuni
Era San Bernardino e liincisione Prevedari, suggerendo una conoscenza diretta fra Bramante e Francesco Di Giorgio. SCHOFIELD, Bramante e un Rinalcimento locale all'antica, cit., pp. 61-62.
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FRANCESCO BE NELLI
il compito e reso ancora pili complicato per via dell'introduzione degli ordini architettonici che ritmano Ie pareti esterne ed interne. Come dimostra ancora una volta Tafuri, Francesco sembra «concepire l'esterno come proiezione dell'interno» 61 e non nasconde quindi l'impossibilid, data dagli spessori murari, eli ottenere all'esterno quella simmetria delle finestre rispetto alIe paraste, che si manifesta internamente. Le elissonanze, al contrario,
vengono volontariamente trasformate in motivi architettonici evidenti.
Francesco ha la consapevolezza, e non esita a mostrarla, che l'architettura puo non essere un teorema perfetto evidenziando cosl uno spirito, almeno sotto tale aspetto, sorprendentemente antidogmatico. Baccio, al contrario, in Sant'Aurea cerca ancora di nascondere Ie imperfezioni 0 Ie eventuali dissonanze che possono sorgere in un processo compositivo. Mentre
Baccio considera un edificio all'antica come un assemblaggio meccanico,
paratattico, anche se efficace, di elementi architettonici presi dal repertorio
classico e contemporaneo in cui 10 spazio e una risultante di questo processo, Francesco va oltre: 10 spazio interno non risulta pili solo come un montaggio di elementi, di tipo tettonico, rna aggiunge il plusvalore, di tipo architettonico, della percezione spaziale, come successione armonica di volumi, di vuoti e di pieni.
Colpisce dunque che per dimensionare il volume elementare di Sant'Aurea, Baccio si affidi a dimensioni quasi uguali a quelle dell'aula di
San Bernardino, che evidentemente conosceva tramite i elisegni eli progetto. 62 Dalla sovrapposizione del rilievo della planimetria della chiesa ostiense con quello della chiesa urbinate emerge infatti una sorprendente relazione dimensionale: 63 esse hanno la stessa identica larghezza e la profondira
della prima coincide con l'asse che congiunge il centro delle due esedre laterali. Quest'asse costituisce un elemento geometrico astratto, non percepibile ad occhio nudo e di scarsa rilevanza spaziale, perche non coincide con
alcuna parte costruita, rna e nondimeno essenziale per un architetto che si
accinga a comporre una pianta e apprezzabile solo attraverso l'esame di disegni planimetrici da parte di chi e pratico degli aspetti geometrici e dimen-
61 TAFURI, Le chlese dl Francesco dl Giorgio Martini, cit" p, 40, Cfr. E,M, WOLF, The Ecclesiastical Architecture of Francesco dl Giorgio Martini: a Study of Theory and Practise, Ph.D, Dis-
sertation, Harvard University, Cambridge Ma USA, 1998,
62 A sfavore eli questo argomento esiste il fatro che Sant'Aurea venne edificata su una chiesa
gia esistente, della quale Baccio potrebbe avere utilizzato parte 0 tutre le fondazioni, Non si
conoscono tuttavia Ie dimensioni della chiesa antica e rimane comunque certa la coincidenza
dimensionale,
63 PlOr il rilievo eli San Bernardino si e usato quello pubblicato in BATTISTI, Plero della Francesca, cit., II, pp, 510-511.
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO Dr GIORGIO
sionali dell' architettura. Sembrerebbe che Baccio, nell'affrontare la sua prima opera autonoma di carattere religioso, si sia affidato a dimensioni planimetriche note, adatte ad una chiesa di piccole dimensioni, dimostrando
con questa citazione una conoscenza diretta dei disegni martiniani oppure
di aver avuto un ruolo attivo nei lavori di tracciamento e fondazione della
pianta che in questo caso avve1U1e subito prima della morte di Federico. 64
Baccio, riprendendo solo alcune fondamentali dimensioni planimetriche, si
baso quindi su un aspetto nascosto dell' architettura di Francesco rna altrettanto strutturale e fondativo, difficilmente desumibile da un'analisi visiva
dei due edifici, non direttamente confrontabili.
Le dimensioni planovolumetriche di Sant'Aurea, come e noto, verranno esattamente riprese nella chiesa del Convento di Santa Maria delle
Grazie a Senigallia, che Giovanni della Rovere fonda nel 1491 per i frati
Minori Osservanti Francescani, probabilmente per farne il mausoleo funebre di famiglia. 65 La chiesa prevista da Baccio nel primo progetto del
complesso delle Grazie ora costituisce il coro di un impianto pio ampio
progettato poco prima del 1538 da Girolamo Genga e realizzato in fasi
successive conclusesi nel 1626. Essa aveva un aspetto esterno completamente spoglio, con 10 stesso tipo di copertura a capriate presente in Sant'Aurea e consono alle architetture osservanti (fig. 6). L'attitudine di Baccio di reiterare dimensioni conosciute e quindi uno strumento che gli facilita notevolmente Ie procedure compositive perche gli effetti spaziali
previsti sarebbero in questo modo gia prefigurati e verificati nella mente
dell' architetto.
E minore nel Fiorentino la capacira di invenzione che invece muove
gran parte dellavoro di Francesco di Giorgio,66 rna vi e una grande maestria nello scegliere, scomporre e ricomporre elementi, caratteristiche e stili
dell'architettura gia noti, fino a raggiungere a volte risultati inediti. La padronanza di tale processo sintetico, per un architetto di quel tempo, e una
qualira che gli permette da un lato di avere doti di conoscenza, di analisi e
64 Elecito chiedersi se il disegno Ashburnam 1828 app. f. 87r, n. 124, che rappresenta una
prospettiva dell'interno di San Bernardino ed attribuito ad un ignoto collaboratore possa essere
di mana del fiorentino, che COS! avrebbe anche svolto un molo attivo al progetto. efr. H. BURNS,
scheda IX.I.1, in Francesco di Giorgio architetto, cit., pp. 258.
65 Per l'intervento di Pontelli in Santa Maria delle Grazie a Senigallia dr. F. BENELLI, Baccio
Pontellz; Giovanni della セ・イカッr
cit., pp. 13-26. In., La storia della costrz/1.ione del Convento e
della chiesa di Santa Maria delle Grave a Senigallia, cit., pp. 93-99.
66 Francesco di Giorgio scrive chiaramente a proposito dell'invenzione: «adunque e da ordenare veduro el sito" ricercando nove invenzioni [.oO]», FRANCESCO DI GIORGIO, Trattati, cit., I,
p. 239.
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10
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FRANCESCO BENELLI
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6. Gherardo Cibo (anr.), Veduta della chiesa e del convento da sud-ovest (in P. Ridolfi, Senogallia et comitis historiarum libri duo, 1596, Senigallia, Biblioteca Comunale Antonellianal.
comprensione di un' architettura. 67 Dall'altro lato, nell'atto del progetto,
Baccio dimostra di saper dosare e comporre questi spunti in maniera originale, rapida ed efficiente. Nel capitolo sui conventi per gli Osservanti nel
trattato martiniano non emerge, almeno nel testo, alcuna novita che riguardi I'architettura, e infatti Ie descrizioni possono coincidere con l'aspetto di
innumerevoli monasteri sparsi in tutta Italia, anche medievali. 68 E un capitolo molto diverso da quello che riguarda Ie fortificazioni nel quale Francesco raccomanda «originalita e invenzioni».69 Nelle ultime righe del paragrafo dedicato ai conventi, egli afferma che <Ja forma s'aspetta al sito e luogo e quella l'architetto debba con ragione partire, colle distribuizion sue
sicondo il sito collocare poi aggiunge che e necessario che Ie ragioni lora
[dei frati] son da conservare», ammettendo implicitamente che il compito
67 E utile confrontare iI metodo pontelliano con Ie considerazioni di Burns su quello di
Francesco di Giorgio: BURNS, "Restaurator delle ruyne antiche", cit., in particolare pp. 167176. Per iJ tema dell'invenzione: p. 173 en. 179.
68 FRANCESCO DJ GIORGIO, Trattati, cit., I, pp. 236239. Per altre considerazioni su planimetrie di conventi per Minori Osservanti efr. F. BENELLI, II Codice 2/17 dell'Archivio dei Minori
Francescani di Sant'Isidoro in Roma, in <<11 Disegno di Architettura», 15, 1997, pp. 7681.
69 FRANCESCO DJ GIORGIO, Trattati, cit., II, pp. 414484. Cfr. F.P. FIORE, Gull e macchine
del '400, cit., p. 17. eEr. anche P. MARCONI, Una chiave per l'interpretazione dell'urbanistica rinascimentale.! La cittadella come microcosmo, in «Quaderni dell'Istituto eli Storia dell' Architettura»,
XV, 8590, 1968, pp. 5394
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO Dr GIORGIO
dell'architetto, in un organismo conventuale, e quello di organizzare razionalmente Ie consuetudini e Ie necessita dei frati, invariate da molto tempo
addietro. 70 La vera novid, per i conventi, sta tutta e solo nei disegni di planimetrie ideali che rappresentano proprio I'organizzazione razionale e moderna delle funzioni di tale tipo di edificio. 71 In questo caso il confronto fra
i due architetti regge solo se si basa sull'edificio pontelliano costruito e i
disegni martiniani. Nell'impostazione planimetrica del convento pontelliano delle Grazie si rileva una vicinanza con tali principi martiniani che assomigliano a lora volta a quelli enunciati da Vitruvio per la domus antica.
L'area, 0 meglio la vitruviana natura loci, sulla quale Baccio si trovo ad operare, doveva essere priva di quelle impeditiones che derivano da particolari
situazioni morfologiche 0 da preesistenze ingombranti, potendo applicare
il pili possibile quei criteri di symmetria che regolavano Ie piante delle domus antiche. 72
I contatti 0 Ie differenze a questo punto emergono proprio dalle scelte
architettoniche che i due architetti toscani riescono a separare dalle costrizioni funzionali dettate dalle necessita dei frati ossia, di nuovo, il vitruviano
usus, e non da ultimo dai percorsi interni, argomenti gia discussi in altra
sede. 73
Negli schemi idealizzati martiniani Ie stanze e Ie celle hanno una maggiore diversificazione delle dimensioni, che possono avere grandezze multiple intere di un modulo 0 di 2/3 che Baccio non usa maio Esse sono disposte creando ritmi alternati 0 corrispondenze di 2 a 3, sempre pero all'intemo di un senso di generale simmetria. 74 Nel convento delle Grazie invece
Ie dimensioni delle stanze sono meno varie, awicinandosi a quelle dei conventi martiniani urbinati. Per Ie celle esistono solo due tipi di grandezze,
rna e molto efficace e poco martiniana la soluzione con cui viene risolta
la disposizione del piano superiore: quattro celle di dimensioni maggiori
FRANCESCO Dr GIORGIO, Trattati, cit., I, p. 239.
Codice Torinese Saluzziano 148, ff. 65r-v. FRANCESCO Dr GIORGIO, Trattati, cit., I, taw.
121-122.
12 VITRUVIO, De Architettura, a cura di P. Gros, II, Torino, Einaudi, 1997, libro VI,
pp. 834-835.
73 Per questi argomenti cfr. F. BENELLI, Baccio Pontellz; Giovanni Della Rovere... , cit.,
pp. 13-26.
74 Quando il senese affronta problemi reali come il convento di San Bernardino e quello di
Santa Chiara ad Urbino 0 nel clisegno del coclice Ashburnham 1828 app. ff. 63v-64r, Ie pJanimetrie cliventano piu rigide, con meno variazioni dimensionali delle stanze. Per quest'ultimo disegno
cfr. la scheda, con bibliografia di H. Burns, lX.1.2, in Francesco di Giorgio architetto, cit., pp.
258-260.
70
71
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FRANCESCO BE NELLI
vengono disposte a svastica permettendo 10 spazio sufficiente per una finestra suI chiostro e all'interno di recuperare l' allineamento del corridoio. In
questa maniera Baccio ottiene un incastro inedito, formalmente e funzionalmente piu avanzato di quello martiniano, aumentando il senso di centralita del chiostro e di circolarita del percorso dei corridoi e che gli consente
di ottenere all'esterno un ritmo di piccole finestre rispondente all'asse centrale della facciata, che regola anche quello delle arcate del portico (fig. 7).
Agli inizi della nona decade del XV secolo Pontelli, come numero di
incarichi, era uno dei piu affermati architetti italiani e aveva raggiunto il
pieno della maturazione professionale. Contemporaneamente al cantiere
del convento di Senigallia era sicuramente impegnato anche in altri due significativi progetti: il palazzo di Giulio Cesare Varano, signore di Camerino, e la chiesa di Santa Maria Nuova di Orciano commessa da Giovanni
Della Rovere. 75
Giulio Cesare incarico Baccio di ampliare il palazzo esistente, costruito
a fianco di quello medievale a partire dal1468 e terminato verso il1475, sul
modello di quello del Duca di Urbino. 76 L'intervento e verosimilmente collocabile fra il1489 ed il1491 e riguarda 1'espansione dell'edificio verso sudovest, con un volume dotato di un cortile rettangolare porticato che occupa
la maggior parte del lotto (fig. 8). E evidente che il committente mirava ad
avere un grande spazio aperto di rappresentanza piuttosto che un elevato
numero di nuovi ambienti. L'edificio doveva sorgere su un lotto a forma
di rettangolo irregolare, delimitato a sud dallo strapiombo sul quale il palazzo incombeva, a ovest da un vicolo preesistente, a nord dalla piazza e
ad est dalla dimora medievale. Secondo il testamento di Rodolfo III del
75 Per il palazzo di Camenno cfr. C. Lu..r, Dell'Historia di Camerino, Macerata, A. Grisei
stampatore (Ristampa: Camerino, Tipografia Sarti 1835), 1652. B. FELICIANGELI, Cenni Stond
suI Palazzo dei Varano in Camerino, in «Atti e Memorie della Regia Deputazione di Storia Patria
per Ie Provincie delle Marche», n.s., VIII, 1912, pp. 2161. S. CORRADINI, II Palazzo di Ciulio
Cesare Varano e l'architetto Baccio Pontelli, in Studi Maceratesl; Civilta del Rinasdmento nel Maceratese, Atti del V Convegno del Centro di Studi Storici Maceratesi, Macerata, Centro Studi Storici maceratesi, 1976, pp. 186220. L. SERRA, L'arte nelle Marche, II, Pesaro, G. Federici, s.d., pp.
69 sgg. S. CORRADINI, Camerino e i Borgia: Cronistoria dell'ocCllpazione e inventario del Ducato
(luglio 1502-agosto 1503), in Studi Camerti in onore di Ciacomo Boccanera, a cura di G. Tomassini, Camerino, 1993, pp. 55103. M. CERlANA, Note sull'architettura e la sCIIltura nella Camerino
di Ciulio Cesare da Varano, in II Quattrocento a Camerino, a cura di A. De Marchi, M. Giannatiempo Lopez, Milano, Federico Motta Editore, 2002, pp. 98115. E. TAGLIACOLLO, II palazzo da
Varano nella prima meta del Cinquecento: ricostruzione attraverso due inventan, ibid., pp. 270272. F. BENELLI, II palazzo ducale di Camerino, zbid., pp. 273274.
76 Per la Figura d.i Giulio Cesare Varano, i suoi stretti rapporti con la corte montefeltresca, le
ipotesi su come abbia contattato Baccio Pontelli e una cronologia del cantiere, si veda la bibliografia alia hota precedente in particolare CORRADlNI, II palazzo di Ciulio Cesare Varano, cit.,
pp. 186196.
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8. Pianta schematica del palazzo Varano a Camerino allivello della piazza (in nero il palazzo
eli Venanzio, tratteggiato l'ampliamento pomelliano di Giulio Cesare Varano, Disegno dell'a.),
1418 sullotto c'erano alcune costruzioni rimaste incompiute fra cui un muro rettilineo paralielo alio strapiombo che delimitava un vicolo in discesa
verso est,77 Baccio quindi doveva agire entro limiti planimetrici non modificabili. Un ulteriore vincolo era dato dal muro rettilineo sulle fondamenta,
sul quale vennero appoggiate Ie colonne delle arcate dellato sud. 11 grande
cortile loggiato occupa tutta la profondita del corpo di fabbrica i cui lati
corti al piano terreno sono circondati da una serie di stanze che a est incernierano e raccordano il corpo preesistente e ad ovest separano il palazzo dal
vicolo, assorbendo il disassamento fra questo ed il nuovo cortile. Tali sequenze di stanze agiscono come ammortizzatori delle irregolarita e preparanG la forma di rettangolo regolare del cortile con lati suddivisi in 3 e 4
arcate. 78 L'esigua profondita del corpo di fabbrica al piano terreno non
77 FELlCIANGELl, Cenni stond suI Palazzo dei Varano in Camerino, cit., p. 26. n muro rettilineo e testirnoniato in un rilievo planimetrico gentilmente concessomi da Matteo Ceriana che
ringrazio. J
78
numero delle arcate stabilito da un problema di dimensionamento: se Ie campate fos-
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO Dr GIORGIO
permetteva di ricavare altro che il cortile loggiato, al quale si accede direttamente dalla strada senza il filtro di un vestibolo. 79 Non si sa in che misura
Baccio, costretto ad eliminare l'atrio, sia consapevole di applicare una sequenza vitruviana spuria tratta dalla pianta della domus antica,80 quest'oltima gia ampiamente nota e diffusa nel Quattrocento e che lui stesso avrebbe
adottato nella planimetria del palazzo della Cancelleria oltre che in quella
del convento delle Grazie a Senigallia. 81 Localizzando la nuova entrata al
cortile in asse con il portico dellato corto a scapito di una lontananza dalla
nuova scala sollato opposto,82 ottenne almeno tre vantaggi: disporre l'accesso in corrispondenza del centro dellato della piazza antistante e in posizione baricentrica fra il vecchio palazzo e la nuova espansione, mentre
l'entrata in asse con il braccio del portico creava un effetto prospettico penetrante che sostituiva in qualche misura la funzione dell' atrio. Se Baccio
fosse stato veramente consapevole di tale aspetto avrebbe dato sfoggio, nell'oltima parte della carriera, di un'acquisita raffinatezza nelle scelte compositive che andrebbe sommata alle sue gia note doti pragmatiche.
Poco 0 nulla e noto della facciata estema, profondamente modificata
nel XVIII secolo, se non che probabilmente era prowista di arcaiche finestre a bifora con comici e colonnina in pietra sol tipo di quelle del palazzetto urbinate della Jole rna anche come quelle di Sant'Aurea e probabil-
sero state di numero inferiore (2 e 3) 0 superiore (4 e 5) l'altezza del primo piano sarebbe stata 0
troppo alta 0 troppo bassa, e comunque incompatibile con quella del palazzo preesistente.
posta in cor79 Lo stesso caso awiene nel palazzo ducale di Gubbio, dove perC> l'entrata
rispondenza della terza campata del lato corto. efr. F.P. FIORE, It Palauo Ducate di Gubbio, in
Francesco di Giorgio architetto, cit., pp. 200-204. Un caso pili pertinente, anch'esso noto a Baccio,
quello nel viridarium del palazzetto Venezia nella sua posizione originale, in cui la serie di ambienti a fianco del lato sud si restringe per compensare iI disassamento fra iI cortile e la strada. In
pili, anche in questo caso, l'entrata non prowista di vestibolo ed in asse allato nord-sud.
80 Sui tema della ricezione della pianta della domus antica nel Rinascimento e I'uso dell'atrio
efr. L. PELLECCHIA, Architects read Vitruvius: Renaissance Interpretations 0/ the Atrium 0/ the Ancient House, in <90urnal of the Society of Architectural Historians», LI, 1992, pp. 377 -416.
8\ Le ultime idee scritte di ChristofFrommel sull'architetto del palazzo della Cancelleria, propendono per un intervento iniziale di Baccio Pontelli al quale si deve la pianta e parte degli alzati.
FROMMEL, Roma, cit., pp. 411-412 con bibliografia. Fromme! inoltre aveva gia notato come Ie dimensioni delle colonne e delle luci delle arcate del piano terreno de! palazzo di Raffaele Riario, anche se realizzate dopo la morte dell'architetto fiorentino, corrispondano a quelle del cortile del Palazzo di Urbino. Si tratterebbe ancora una volta di una ripetizione da parte di Baccio di dimensioni
a lui note. Si ricorda inoltre che Ie restituzioni grafiche della Domus Antica da parte di Francesco di
Giorgio gli dovevano essere note. efr. FRANCESCO Dl GIORGIO MARTINI, Trattati, I, taw. 29-33.
82 La disposizione delle stanze e della scala e molto ordinata: questa e in asse con la campata
centrale del lato corto e divide sirnmetricamente una serie di stanze di dimensioni simili. Lo
stesso ordine e presente aI primo piano sui lato verso la piazza. La localizzazione della scala
sui lato est del cortile ha senso se si considera la fW1Zione pubblica dell'addizione quattrocentesca, in una posizione lontana dalla parte privata del palazzo.
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FRANCESCO BENELLI
mente quelle scomparse della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Senigallia 83 e eli un portale con colonne, trabeazione e un busto raffigurante Giulio Cesare Varano. 84 E invece molto significativa la maniera in cui Baccio
risolve il problema delle facciate del cortile. La profondita esigua del corpo
di fabbrica sullato verso la piazza e su quello ad ovest, al primo piano, non
lascia spazio per un corridoio, rna solo per una enfilade di tre stanze sullato
maggiore e due su quello minore. 85 Sullato opposto e su quello ovest, dove
arriva la scala, la profonelita e invece sufficiente per una fila eli ambienti serviti da un corridoio. Baccio si trova eli fronte ad un problema compositivo
di non facile risoluzione e che neanche Francesco eli Giorgio aveva mai affrontato: la sovrapposizione di finestre in numero minore di un'unita rispetto a quello delle arcate sottostanti. 86 La difficolra e aumentata dal carattere di rappresentanza e modernita che il cortile doveva assumere. Un
problema simile rna piu complesso a quello contemporaneo, 0 di poco posteriore, affrontato e risolto con risultati innovativi nel chiostro del convento delle Grazie a Senigallia e che 10 costringe questa volta a misurarsi col
rapporto intemo-esterno evitato in precedenza in Sant'Aurea. 87
La soluzione escogitata presenta un'inedita successione verticale di colonna-finestra e arcata-pieno, cioe una ritmica alternanza a scacchiera di
vuoti e pieni, interrotta da una fascia orizzontale delimitata in basso da
un vistoso marcapiano, in alto da un marcadavanzale e rafforzata da una
sequenza di stemmi rettangolari posti in asse con Ie finestre e il colmo degli
archi. 88 Questo tipo di composizione a scacchiera potrebbe essere una de-
83 In una descrizione settecentesca degli interni del palazzo nella cosiddetta Camera dei
Leoni compare una/ineslra colli conci de pietra e colonnello in mezzo. Nella stessa stanza e anche
presente sullato verso il cortile una finestra colli conci de pietra jalli a croce altanlica. Sono quindi
chiaramente due tipi di finestre diverse. Cfr. CORRADINI, Il palazzo di Giulio Cesare Varano, cit.,
p. 214. Per Ie moclifiche e i restauri, pp. 198-201.
84 Corradin.i tuttavia attribuisce il pOrlale, smontato nel1540, a Rocco da Vicenza, ibid., pp.
197-198.
85 Sono tre stanze di cui quelle laterali piu grandi, quadrate, di uguali dimensioni e dotate di
camini. Vengono denominate da ovest a est: Camera dei Leoni, Guardacamera (la piu piccola) e
Camera dei Pavoni, ibid., p. 214.
86 Francesco nel palazzo di Gubbio risolve il problema ispirandosi al palazzo di Urbino in
cui Ie camere al primo piano sono separate dalle facciate del cOrlile dai corridoi.
87 A Senigallia il conflitto fra i due livelli viene risolto adottando un ritmo diverso fra Ie finestre e Ie arcate, dominato pero dall'asse simmetrico della campata centrale. Tuttavia il compito
e qui facilitato dalle ridotte climensioni delle [mestre, adatte alle celle dei frati, che meno interferiscono con 1a successione imponente delle arcate. Per ulteriori dettagli dr. BENELLI, Baccio
PonlelLz; Giovanni Della Rovere, cit., pp. 18-19.
88 ¥atteo Ceriana mi fa gentilmente notare corne in realt:l. questa successione giii compaia
nell'Ospedale Maggiore di Milano del Filarete. In effetti sullato verso la chiesa di San Nazaro e
via Festa del Perdono il ritmo delle arcate non coincide con quello delle finestre superiori.
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO DI GIORGIO
rivazione da quella che Francesco di Giorgio aveva adottato nella facciata
ad ali del palazzo urbinate. 89 Rimasta inimitata, rivela un rinnovato coraggio
compositivo di Baccio, un ulteriore distacco da influenze medievali ed una
sicurezza che Francesco di Giorgio, come detto, aveva gia raggiunto in San
Bernardino ed in Santa Maria delle Grazie al Calcinaio: i problemi dovuti
agli scarti creati dal rapporto interno-esterno, non vengono pio evitati,
rna danno spunto alia creazione di nuove composizioni. 90 L'analisi degli elementi in gioco, in questa innovativa disposizione, ci porta ad ulteriori considerazioni. Le solide colonne monolitiche in arenaria sono provviste di capitelli compositi di tipo lombardo-adriatico, che sostengono archi con ghiera a
due fasce e gola. Le ghirlande tonde comprese fra gli archi e il marcadavanzale e tangenti a questo (sembrando appese), hanno un'origine fiorentina,9!
adottate poi nei cortili dei palazzi ducali di Gubbio e in quello di Urbino
(con qualche variame), nel cortile della sede arcivescovile di Pisa e nella facciata del palazzo Sforza di Pesaro (dove invece si appoggiano alie ghiere degli
archi).92 Potrebbe avere una derivazione fiorentina anche la serie di stemmi
senso tuttavia e diverso da quello del palazzo Varano: nella facciata milanese verso S. Nazaro si
sovrappongono sirnmetricamente, ai lati del blocco centrale, 10 finestre a 14 campate quantita
che non consentono una corrispondenza alternata come a Camerin(). Filarete sceglie quindi
due ritmi indipendenti fra i due livelli che creano un effetto 'slittato'. E un caso pill assirnilabile
a quello della facciata del palazzo dei Priori a Viterbo 0 al palazzo del Comune di Fano. Quello
che invece accomuna iI caso marchigiano a quello lombardo e che in entrambi i casi l'effetto, ancora molto medievale, e attutito introducendo una evidente fascia orizzontale delimitata da un
marcadavanzale ed un marcapiano, espediente inventato da Alberti per la facciata di S. Maria
Novella.
89 Per iI processo compositivo della facciata ad ali urbinate cfr. FIORE, L'architet/tlra civile di
Francesco di Giorgio, cit., p. 70. L'unico precedente di tale irnpostazione di facciata a me noto e
quello della loggia del consiglio di Verona, tuttavia probabilmente ignoto a Baccio.
90 Baccio astutamente evita l'uso di paraste fra Ie finestre come nei cortili dei palazzi di Urbino, Gubbio, e della sede arcivescovile di Pisa in quanto, oltre ad un notevole risparmio economico, esse si sarebbero dovute collocare in asse con iI colmo dell'arco, creando uno sgradevole
effetto visivo di un vuoto sotto ad un elemento strutturale. Inoltre si sarebbero creati due inutili
specchiature cieche in prossirnita dei cantoru. Accetta invece la corrispondenza assiale colonna
(pieno) finestra (vuoto), tettorucamente corretta.
91 FRANCESCO DI GIORGIO, Trat/ati, I, taw. 20, 26.
92 E interessante notare come sia indicativa la disposizione di questi tondi rispetto alIe
ghiere degL archi e alia cornice superiore, argomento gia trattato da M. TRACHTEMBERG, Michelozzo e fa cappeLLa dei Pazzi, in «Casabella», 642,1997, pp. 56-75. Trachtemberg distingue fra fa
disposizione dei medagLoni scelta da Brunelleschi che nell'Ospedaie degL Innocenti e tangente
alIe ghiere degli archi e aI marcapiano, dando loro una funzione e aspetto 'tettonico' (allo stesso
modo di quelli della Trinita di Masaccio) ancora di starn po gotico. Nella michelozzesca Loggia
di San Paolo invece essi sono staccati da questi profili lapidei, assumendo una funzione decorativa (in realta i medagLoni sono tangenti aI marcapianol. Se si accetta questa differenza, e consentito affermare che i medagLoni camerci appartengono pill aI tipo michelozzesco, in quanto
tangenti aI marcapiano, rna anche a quello del cortile del palazzo ducale eugubino. Nel cortile
urbinate invece essi sono completamente staccati dai profili lapidei, e iI forte contrasto fra la
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FRANCESCO BENELLI
compresi fra i marcapiani e accuratamente disposti in corrispondenza con gli
assi delle finestre e dei colmi degli archi, se Ia si compara con quella dei tondi
del cortile di Palazzo Medici, anch'essi disposti fra il marcapiano e il marcadavanzaIe, in asse con gli archi della loggia e Ie finestre. 93
In questa evidente impostazione alia fiorentina influenzata da echi lombardi, degli elementi del portico, accentuata dali'uso della pietra per i profiJi e Ie colonne. e dali'intonaco graffito per Ie pareti, spicca un primo elemento estraneo: la soluzione angolare delle colonne intersecate 'a cuore'.94
Per trovare angoli risolti in maniera simile e necessario cercare aRoma, e
precisamente nel chiostro di San Pietro in Vincoli, oppure azzardare che
l'elemento angolare sia una drastica semplificazione di quello urbinate. 95
Ma e al piano superiore che Baccio, adottando finestre a croce di tipo guel-
pietra d'Istria e i mattoni ne accentua la caratteristica. Diversamente nel cortile, ben nota a Pontelli, del palazzo arcivescovile di Pisa i tondi sono tangenti sia alle ghiere che al marcapiano. Per
argomenti simili cfr. B. ADORNI, Un lam'to bramantesco all'architettura "lombarda" fra quattrocento e cinquecento: l'alzato caratterizzato da decorazioni geometriche, in Bramante milanese, cit.,
pp. 99-109.
93 Le targhe lapidee del palazzo Varano altemano 10 stemma varanesco e quello malatestiano
in onore della moglie di Giulio Cesare, Giovanna Malatesta. Fra Ie targhe erano graffiti intrecci di
Sirene. Anche nei tondi di palazzo Medici compare 10 stemma di famiglia. U. WESTER, E. SIMON,
Die Reliefemedallions 1m Hofe des Palazzo Medici zu Florenz, in <<]ahrbuch del' Berliner Museen»,
1965, pp. 15-91. L HYMAN, Fifteenth Century Florentine Studies. The Palazzo Medici and the Ledger for the Church ofSan Lorenzo, New York & London, Garland Publishing Inc., 1977, pp. 193195. B. PREYER, L'architettura del palazzo mediceo, in It palazzo Medici Riccardi di Firenze, a cura di
Giovanni Cherubini, Giovanni Fanelli, Firenze, Giunti, 1990, pp. 58-75. Una fascia orizzontale
simile (che compare in alcune facciate quattrocentesche milanesi), rna con significative differenze,
si trova nel cortile del palazzo Costabili a Ferrara. Una serie di elementi lapidei orizzontali sono
posti in asse con il colmo dell' arco, dotato eli concio in chiave, e con Ie colonnine delle finestre
del piano superiore. Ad un arco corrispondono due finestre, cioe il cosiddetto sistema di facciata
detto 'alla lombarda'_ Tali elementi verticali pero qui assumono un valore strutturale assente in
quelli camerti in quanto possono essere considerati dei veri e propri pieelistalli.
94 E tipico nell'architettura quattrocentesca fiorentina che all'angolo di un cortile 0 eli un
chiostro ci sia una colonna singola. Fra Ie eccezioni di soluzione angolare con pilastro piegato
e semicolonne a Firenze e all'intemo della loggia Rucellai, in cui pero Ie semicolonne sono separate da una porzione di pilastro. Nel quadriportico di Santa Maria Maddalena di Pazzi si trova un
pilastro ad L.
95 Per la questione angolare nel Quattrocento cfr. FROMMEL, I chiostri di S. Ambrogio e il
cortile della Cancelleria a Roma, cit., pp. 9-18. BENELU, Baccio Pontellz; Giovanni Della Rovere,
cit., pp. 21-23. Per l'angolo del chiostro eli San Pietro in Vincoli che comunque, secondo Ippoliti,
non deriva da un progetto di Pontelli, si veda A. !PPOUTI, It Complesso di San Pietro in Vincoli e
la committenza Della Rovere (1467-1520), Roma, Archivio Guido Izzi, 1999, pp. 37-38. Aile notizie fomite da questa bibliografia si puo aggiungere che almeno una soluzione angolare 'a cuore'
antica esisteva (tuttora visibile) anche in area romana, nel cantone del triportico del tempio di
Ercole Vincitore a Tivoli. Giuliano da Sangallo rileva la stessa soluzione all'intemo della Basilica
Aemilia. BAV, GIULIANO DA SANGALLO, Codice Barberiniano 4424, f. 63v, in S. BORS!, Giuliano
da Sangallo. I disegni di archz'tettura e dell'antico, Roma, Officina, 1985, pp. 223-226. A Camerino, nel chi6stro dell'ex convento di San Domenico, I'angolo e invece costituito da un pilastro
a L con semicolonne poligonali addossate.
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fo,· si allontana decisamente da motivi fiorentini, per avvicinarsi ancora una
volta a forme diffuse soprattutto aRoma gia da almeno quattro decenni e
che connotano soprattutto i palazzi costruiti prima della Cancelleria. 96
Sembrerebbe che Baccio, verso la fine degli anni ottanta, subito dopo il periodo compreso tra la nomina nel 1487 a ispettore generale per Ie rocche
della Marca e l'intervento nel palazzo della Cancelleria (1488-89 circa),97
all'apice quindi della carriera, non abbia piu modo 0 tempo di aggiornarsi
suile novita architettoniche, sia teoriche che costruite, quando deve riposizionare il suo baricentro operativo verso Ie Marche. 98 E anche probabile
che i numerosi impegni, sparsi in una vasta area geografica, gli permettano solo la realizzazione di progetu di massima, composti da disegni privi
o quasi di dettagli la cui scelta veniva affidata, per necessid, alle maestranze locali.
E ora chiaro come il cortile del palazzo Varano diventi un esempio significativo del metodo progettuale pontelliano, in cui e netta la cesura fra
un talento compositivo sempre crescente, unito ad indubbie doti di pragmatismo, caratteristiche dovute all'intensa pratica professionale, e l'uso di
un vocabolario del quale forse non del tutto responsabile, composto di forme incoerenti e ormai arretrate. Questa frattura non e invece registrabile in
Francesco di Giorgio, che fino ai suoi ultimi interventi cerco instancabilmente soluzioni nuove, climostrando una costante viva curiosita ed una crescita del suo operare basata anche su riconsiderazioni di forme gia adottate
in passato. E il caso della chiesa senese di San Sebastiano in Vallepiatta,
commissionata dall'Arte dei Tessitori e cominciata a partire dal 1493, in
96 Per questa tipologia di f1J1estre e la loro cliffusione efr. TOMEI, L'Architettura aRoma nel
Quattrocento, cir., p. 49. S. VALTIERI, L'architettura aRoma nel XV secolo: tAntico come "imitazione" e come "interpretazione" nel suo processo formativo ed evolutivo, in Roma centro ideale,
cit., p. 253. Per un elenco eli edifici, civili e religiosi, con finestre guelfe: BENELLI, Baccio Pontelll;
Giovanni della Rovere, cit., p. 26, n. 81.
97 E nota l'incertezza suile date del progetto e dell'inizio del cantiere del palazzo riariesco.
QueUe che si riferiscono al biennio 1488-89 sono Ie piu ricorrenti negli studi di Frommel fra i
quali si segnalano: FROMMEL, I chiostri di S. Ambrogio e il cortile della Cancelleria aRoma, pp.
9-18. ID., It palazzo della Cancelleria, in It Palazzo dal Rinascimento ad oggi, Atti del Convegno
Internazionale (Reggio Calabria 20-22 ottobre 1988), a cum di S. Valtieri, Roma, Gangemi Eelitore, 1989 pp. 29-54. ID., It Cardinal Raffaele Riario ed il palazzo della Cancellena, in Sisto N e
Giulio II, cit., pp. 73-85, in particolare p. 76. Si segnala tuttavia che recentemente 10 stesso aurore
anticipa tali date «a uno 0 due anni» prima del 1487-88. ID., Roma, cit., p. 411. efr. S. VALTIERI,
La fabbrica del palazzo del cardinale Raffaele Rlario (La Cancelleria), in «Quaderni dell'Istituto eli
Storia dell'Architettura», 27,1982, pp. 3-25. E. BENTIVOGLIO, Nel cantiere del palazzo del card
Raffaele Rlario (La Cancellena). Organizzazione, materiah maestrame, personaggi, ibid, pp. 27-34.
98 Nell'agosto del 1487 Baccio viene nominato da Innocenzo VITI ispettore generale per le
rocche della Marb incarico che viene riconfermato nel 1490. GIANUIZZI, Documenti relativi a
Baccio Pontelli, cit., DE FIORE, Baccio Pontelli, cir., p. 103.
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FRANCESCO BENELLI
cui, come ipotizza Tafuri,99 la planimetria e l'articolazione spaziale svelano
uno sviluppo costante di idee apparse in San Bernardino, perfezionate in
Santa Maria del Calcinaio e alimentate sia da wteriori studi sugli edifici antichi che dalla conoscenza, dal 1490, dell'architettura lombarda e dall'incontro con Leonardo da Vinci. 100 La storia del cantiere e complessa e ancora incerta COS! come il ruolo di Francesco di Giorgio, che potrebbe essere l'autore di un «desegno dato» modificato in seguito da Baldassarre Peruzzi. Aile considerazioni eli T afuri e utile aggiungere che anche l' architetto
senese, se si accetta l' attribuzione comunque plausibile della planimetria,
nella fase progettuale del dimensionamento, usa misure gia adottate in
San Bernardino ad Urbino: con Ie dovute approssimazioni causate dalla diversa unita di misura locale adottata, e dalle vicissitudini del cantiere senese, la sovrapposizione planimetrica delle due chiese evidenzia la coincidenza dimensionale delle awe e dei rispettivi spazi sotto la cupola. 101
Lo squilibrio qualitativo di Baccio fra la composizione e 10 stile emerge
chiaramente anche nella quasi contemporanea Chiesa di Santa Maria Nuova di Orciano, forse la sua pili complessa opera certa 102 (fig. 9). Resta poco
da aggiungere all'accurata analisi di Manuela Morresi che implicitamente
conferma Ie caratteristiche della figura del fiorentino fin qui emerse. l03 E
utile pera confrontare alcuni aspetti della chiesa roveresca con alcuni temi
emersi dalla analisi sin qui fatta dell'opera pontelliana. Un sodelisfacente e
chiaro rapporto fra interno-esterno degli elementi strutturali appare infatti
99
Tafuri tuttavia sottolinea I'intricato problema dell'attribuzione. La chiesa infatti sarebbe
il risultato di distorsioni di un progetto originario apparteneme al Martini. M. TAFURl, La chiesa'
di San Sebastiano in Vallepiatta a Siena. 1493 circa e sgg., in Francesco di Giorgio architetto, cit.,
pp. 322-332.
100 Tafuri in particolare delinea 10 sviluppo della pianta a triconco e Ie sue articolazioni spaziali. n prototipo dovrebbe derivare da edifici antichi, come quello romano detto 'Ie capocce',
che avrebbe ispirato anche una elaborazione fantastica del tempio creduto della Minerva Medica.
Nel viaggio in Lombardia del 1490 Francesco ebbe modo di conoscere Leonardo da Vinci che
nel coelice Atlantico ff. 717r e 265v-a e nel ms. B di Parigi disegna soluzioni triconche simili. Anche una pianta con terminazioni triconche caratterizza la Certosa di Pavia, luogo in cui i due si
incontrarono. TAFURl, La chiesa di San Sebastiano in Vallepiatta, cit., pp. 329-330.
101 Per il rilievo di San Bernardino si e utilizzato quello pubblicato in BATTISTI. Piero della
Francesca, cit., II, pp. 510-511. Per il rilievo di San Sebastiano: rilievo eseguito da Pizzi e Baldini
in TAFURI, La chiesa di San Sebastiano in Vallepiatta, cit., p. 324.
102 La chiesa di Orciano presenta somiglianze stringenti con il Tempio della Santissima Annunziata a Camerino. In gran parte costruita prima del 1508, dovrebbe derivare da un modello
risalente al 1493 ad opera eli Baccio, comunque in quegli anni gia lontano dalla citta e quineli
estraneo al cantiere. Cfr. M. CERIANA, II tempio della Santissima Annunziata, in II Quattrocento
a Camerino, cit., pp. 279-281.
103 M<DRRESI, Baccio Pontelli tra romanico e romano, cit., in particolare pp. 104-120. Cfr. anche G. VOLPE, S. Mana Novella a Orciano di Pesaro, Fano, Ed. Fortuna, 1991, con rilievo.
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esplicitato - novira nell'opera del fiorentino - da un uso specchiato di paraste sulle due pareti nord-est e sud-est dell'involucro che a lora volta
espandono raeliahnente Ie quattro colonne doriche centrali che sorreggono
il tamburo l04 (figg. 10, 11). Anche l'effetto a binocolo degli oculi di facciata che si allineano con quelli posti all'interno, sopra l'entrata delle cappelle
adiacenti al presbiterio, contribuiscono a legare l'interno con la facciata. l05
Baccio inoltre per la prima volta, come gia fece Francesco di Giorgio in San
Bernardino e al Calcinaio, non nasconde pili la posizione asimmetrica delle
finestre e degli oculi all'interno delle campate laterali della facciata principale. L'elenco dei motivi utilizzati nella chiesa orcianese porta anche Morresi ad includere fonti brunelleschiane, martiniane, fiorentine e urbinati, Ie
stesse quindi, disomogenee, che ispirarono palazzo Varano e il canvento
delle Grazie. 106
L'ultimo esempio dell'analisi dell'opera eli Pontelli comparata con quella eli Francesco di Giorgio ha per oggetto un edificio che la critica ha in
passato attribuito sia al fiorentino che al senese: la Cappella Pontano a Napoli castruita nel quinquennio fra il 1490 ed il 1495 107 (fig. 12). II suo
aspetto che deriva dai mausolei antichi non e un motivo decisivo per l'attribuzione, perche entrambi ne erano a conoscenza; ne puo esserlo l'uso
corretto degli elementi antichi, gia ben descritto da Pane e Frammel,108
pili coerenti di quelli di Sant'Aurea soprattutto per via delle finestre non
104 Questo tipo di dorico, come afferma Morresi, e mol to poco diffuso. Capitelli simili si
trovano tuttavia fra i materiali erratici antichi a fianco de! santuario di Forno presso Forll, e
fra quelli omologhi ne! nartece della basilica di Sant'Apollinare in Classe presso Ravenna. Tali
reperti, anche se isolati, dimostrano pero un certo usa nell'antichita adriatica e forse potrebbero
essere stati impiegati nella chiesa antica preesistente a quella roveresca, ipotizzata da Morresi, dei
quali Baccio avrebbe ripreso I'impostazione plano-volumetrica.
105 Gli oculi interni sono stati successivamente chiusi, privando la chiesa di un singolare effetto di illuminazione.
106 Morresi commenta che questa incongruenza di stili e caratteristica delle architetture
della cosiddetta «eta di mezzo» precedente alle codificazioni cinquecentesche, che non vuole
«cercare e ne imporre coerenze, di sapere con tenere e assorbire, con una flessibilita che viene
presto perduta, suggestioni in se stesse perdute», M. MORRESl, Baccio Pontelli tra romanico e romano, cit., p. 113.
107 Venturi attribwsce la cappella a Fra Giocondo: A. VENTURI, Storia dell'arte italiana. Architettura del Cinquecento, XI, parte I, Milano, Hoepli, 1938, p. 697 -698. Piu cautamente Heydenreych la colloca in un ambiente influenzato da Fra Giocondo. HEYDENREICH, Architecture in
Italy, 1400-1500, cit., pp. 134-135. Roberto Pane e Howard Burns propendono per Francesco di
Giorgio: PANE, Il Rinascimento nell'Italia meridionale, cit., II, pp. 199-205. BURNS, "Restaurator
n
delle ruyne antiche , cit., p. 162. Fromme! infine e dalla parte di Pontelli: FROMMEL, Kirche tmd
Temple, cit., pp. 496-498. Cfr. R. FILANGERI Dl CANDIDA, Il tempietto di Giovanni Pantano in
Napoli, Napoli, Ricciardi, 1926.
108 PANE, IlIRinascimento nell'Italia meridionale, cit., II, pp. 199-202. FROMMEL, Kirche und
Tempel, cit., pp. 496-498.
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9. Orciano di Pesaro, chiesa di Santa Maria Nuova, facciata. 10. Pianta schematica della
chiesa di Santa Maria Nuova a Orciano di Pesaro (disegno dell'a. suJla base del rilievo pubblicato da M.1Morresi, 1996). 11. Orciano di Pesaro, Santa Maria Nuova, fianco orientale.
Si noti la fascia modanata dello zoccolo.
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO DI GIORGIO
12. Napoli, cappella Pantano.
pili bifore rna antichizzanti, in quanto questi, nel caso che l'architetto fosse
stato Baccio, potrebbero essere stati suggeriti direttarnente da Giovanni
Pontano. I09 Ne infine i dettagli decorativi dei capitelli e delle paraste, gia
descritti da Pane, che potrebbero essere stati concepiti e realizzati dai nurnerosi scalpellini toscani attivi a Napoli, possono dare indicazioni utili al-
109 Per il profllo intellettuale e culturale di Giovanni Pantano dr. V. PRESTIPINO, Motivi del
pensiera umanistico e Giovanni Pantano, Milano, Marzorati, 1963. F. TATEO, Umanesimo etico di
Giovanni Pantano, Leece, Milella, 1972. Per Pantano e la sua conoscenza dell'arcrutettura antica:
n
BURNS, "Restaurator delle ruyne antiche • cit., pp. 162-163.
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FRANCESCO BENELLl
l'attribuzione. Colpisce pero la presenza di due elementi che diventano significativi al fine di un' attribuzione su dati stilistici. primo e l' attico al di
sopra della trabeazione che maschera la copertura a volta,uo Anche se alterato da un restauro moderno che 10 ricopre di intonaco, l'attico mantiene
la forma originale sulla quale e inserito un oculo centrale, combinazione
poco diffusa nell'architettura del Quattrocento, rna che compare, con la
stessa funzione, nella facciata della chiesa di Santa Maria Nuova di Orciano, sopra ad una prevista trabeazione mai realizzata.l1 1 II secondo elemento consiste nelle modanature toro inferiore - scozia - toro superiore della
base delle paraste che si estendono a form are una fascia continua per tutto
il perimetro della cappella, interrotta solo dai portali d'accesso. Essa poggia
su uno zoccolo delimitato in alto da un toro ed una guscia. Questa fascia ha
origini antiche e trova il suo prototipo nel cosidetto tempio del Dio redicolo 0 di Anna Regilla alia Caffarella aRoma, dal quale la cappella prende
molti spunti. A Firenze questa fascia compare sulla base dell'attico del Battistero e Alberti la usa nel primo livello di palazzo Rucellai. ARoma si trova
nella facciata della chiesa di S. Agostino. Essa Incrementa in maniera sottile, rna incisiva, il senso funerario della cappella; separando il volume con
ordini dallo zoccolo inferiore, che visibilmente si arretra rispetto a quest'ultimo, 10 aiuta ad «isolarsi» dal contesto urbano, evocando la tomba antica e
maggiormente il sarcofago. Tale fascia e impiegata alia stessa maniera, sopra 10 zoccolo, in S. Maria Nuova ad Orciano (fig. 11) aumentando il numero di elementi in comune con la cappella partenopea e gettando nuovi
appigli per un'ipotesi attributiva a Baccio su basi stilistiche. n periodo napoletano di Baccio fra il giugno e dicembre del 1492 112 che coincide con la
fine della sua carriera documentata, 10 riporta in un ambiente culturale e
artistico di alto livello dopo gli anni di esilio professionale nelle Marche,
culturalmente decadute nel periodo successivo alia morte di Federico da
Montefeltro. A Napoli, alia corte aragonese, ebbe probabilmente modo
di ritornare in contatto con Francesco di Giorgio e di conoscere Fra Gio-
n
110 Motivo comunque giii presente in mausolei antichi locali come Ie carceri vecchie di
Santa Maria Capua Vetere, rilevata da Giuliano da Sangallo. FROMMEL, Kirche und Tempel,
cit., p. 496.
III La somiglianza
accentuata dalle paraste astratte che proseguono in verticale sull'attico
queUe della facciata. II motivo di un attico ritmato da oculi e paraste e rintracciabile anche in
munerose architetture disegnate del trattato filaretiano. Roberto Pane individua un oculo inserito
in un attico in arcrutetture dipinte conservate aUa galleria degli Uffizi: in un frammento della Raccolta Berenson e in una delle storie di San Benedetto. PANE, It Rinascimento netl'Italia Meridionale, cit., II,. p. 200.
112 Cfr: n. 4.
e
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BACCIO PONTELLI E FRANCESCO DI GIORGIO
condo oltre che Giovanni Pontano, in un ambiente stimolante come quelli
urbinati, sistini e riarieschi che aveva attivamente frequentato in passato. Si
tratto di un breve e intenso periodo, intervallato dagli spostamenti con
Reggio Calabria dove era addetto alla costruzione della Rocca, che purtroppo nella sua vita arrivo troppo tardio
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FRANCESCO BENELLI
APPENDICE DOCUMENTARIA
Mandato camerale del 13 agosto 1480 a favore eli Baccio Pontelli
Thomas prepositus Phanensis, prothonotarius apostolicus et thesaurarius, vobis
domino Andree de Stoziis es sociis pecuniarium Camere apostolice depositariis salutem in Domino. De pecuniis penes vos existentibus solvatis magistro Bartholomea de Pontellis architecto Florentino ducatos auri in auro de Camera .CXV. ad
computum suorum laboreriorum tam in palacio apostolico quam in aliis locis iussu
sanctissimi domini nostri pape. Quos sic solutos in nostris computis admictemus.
Datum Rome, in Camera apostolica apud Sanctum Petrum, idibus augusti, pontificatus sanctissimi domini nostri Sixti anna decimo.
10 Baccio Pontelli da Firenza architectore del sanctissimo signior nostro et de la
sua Chamara ho ricieputi duchati ciento quinelici. Flores.
V.
FEDERleI,
Autografi d'artisti dei secoli XV-XVII, in Archivio della R. Societa Romana
eli Storia Patria, XXX, 1907, pp. 486495 (489490).
Documento appartenente ad una raccolta eli carte conservate ptesso l'archivio Camuccini in Cantalupo Sabina.
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